Academic literature on the topic 'Istituzioni democratiche'

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Journal articles on the topic "Istituzioni democratiche"

1

Linz, Juan J. "PLURINAZIONALISMO E DEMOCRAZIA." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 25, no. 1 (April 1995): 21–50. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200023327.

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Abstract:
IntroduzionePochi Stati sono Stati nazionali, e gran parte delle nazioni non sono destinate a raggiungere la condizione di Stato sovrano. Una trasformazione delle società plurinazionali in Stati nazionali «monocromatici» come quelli esistenti in passato è impossibile nel contesto di istituzioni liberaldemocratiche. La maggioranza delle cosiddette «nuove nazioni» sono in realtà Stati multinazionali o quantomeno multiculturali. Non solo i cittadini risiedono geograficamente in ambiti frammisti; le loro famiglie hanno un background eterogeneo e, dato non meno e forse più importante, hanno identità duali. Le istituzioni e i processi democratici devono riconoscere queste situazioni di fatto, questo tipo di pluralismo. In che misura, in uno Stato democratico, il pluralismo deve essere basato sulla rappresentanza e sui diritti di gruppo oppure sui diritti individuali? In che misura particolari soluzioni istituzionali rischiano di condurre ad un conflitto tra questi due principii ed approcci nel contesto della politica democratica? In che modo sarà protetta la libertà degli individui di scegliere la propria identità senza vedersi imporre identità inclusive? Questi sono problemi teorici e pratici sia per le democrazie contemporanee, sia per i paesi avviati verso la democrazia. Come potranno, gli Stati democratici multinazionali, guadagnarsi una legittimità sufficiente a rendere i processi decisionali democratici possibili e compatibili con il pluralismo nazionale e culturale? In particolare, come si potrà, in società di questo genere, rendere compatibile il federalismo con i diritti delle minoranze all'interno di unità territoriali, se in queste unità esistono maggioranze «nazionali»? Se non diamo soluzione a questi interrogativi, rischiamo di riprodurre in scala ridotta i problemi creati dai fondatori degli Stati nazionali in società multinazionali. Quali forme può assumere il pluralismo nazionale e culturale nelle società democratiche, e qual è il ruolo che le istituzioni e i processi democratici possono svolgere per rendere compatibili il pluralismo e la libertà individuale? Questi sono alcuni dei quesiti che dobbiamo sollevare e a cui dobbiamo dare risposta.
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2

Addante, Luca. "TRA SARTORI E LIJPHART: UNA TIPOLOGIA DELLE FORME DI GOVERNO DEMOCRATICHE." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 33, no. 2 (August 2003): 225–55. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200027167.

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Abstract:
IntroduzioneUno dei fenomeni più evidenti nell'evoluzione della scienza politica dell'ultimo ventennio è il ritorno alle tematiche istituzionali. Le forme di governo, i tipi di Stato, in breve — con tasso d'astrazione più elevato — le istituzioni politiche nel senso più classico del temine, hanno riacquistato status privilegiato nell'orizzonte dell'analisi politologica dopo un disinteresse durato diversi decenni (Linz e Valenzuela 1994; Pasquino 2001).
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Lehmbruch, Gerhard. "LA RICOSTRUZIONE ISTITUZIONALE DELLA GERMANIA ORIENTALE." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 22, no. 1 (April 1992): 5–40. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200018244.

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Abstract:
IntroduzioneLo sviluppo della Germania orientale comunista è stato contrassegnato da trasformazioni sociali e istituzionali per vari aspetti piò radicali di quelle avvenute in altri paesi dell'Europa orientale. Analogamente, anche l'attuale ricostruzione delle istituzioni democratiche e capitalistiche è contrassegnata da mutamenti radicali. è utile così riassumere alcune di queste caratteristiche se vogliamo mettere a confronto i processi che avvengono in Germania orientale con il resto dei paesi già appartenenti al campo del «socialismo reale».
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Cappelli, Ottorino. "LA RESISTIBILE ASCESA DELLA RAPPRESENTANZA POLITICA IN URSS." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 22, no. 1 (April 1992): 85–135. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200018268.

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Abstract:
IntroduzioneLa caduta dei regimi comunisti in Europa nel 1989-1990 è stata in alcuni casi innescata, in altri sancita dallo svolgimento di libere elezioni. è stato l'imporsi del tema e della pratica della rappresentanza politica, unitamente all'estrema rapidità del processo, che ha spinto alcuni a parlare della transizione democratica in quest'area geopolitica come di una «rivoluzione». Per quei paesi almeno che fanno parte del bacino centro-orientale – esclusa dunque l'area balcanica – è oggi all'ordine del giorno l'obiettivo di completare l'instaurazione di istituzioni democratiche (quanto alla prospettiva di un loro rapido ed efficace consolidamento, non andrebbero invece trascurate le notevoli difficoltà che già stanno emergendo).
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5

Cattaneo, Fabrizio. "Democrazia costituzionale." DESC - Direito, Economia e Sociedade Contemporânea 2, no. 2 (February 21, 2020): 110–26. http://dx.doi.org/10.33389/desc.v2n2.2019.p110-126.

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Abstract:
Il saggio si focalizzerà sull’analisi del rapporto tra costituzione e democrazia, innanzitutto sotto un profilo teorico ricostruendo il modello della democrazia costituzionale secondo alcune delle più autorevoli linee di pensiero del costituzionalismo contemporaneo. La natura della democrazia costituzionale è infatti, come si cercherà di argomentare, innanzitutto concettuale, e designa un modello teorico che in parte fornisce elementi per una conoscenza analitica, in parte dà indicazioni normative alle costituzioni democratiche positive dei regimi politici contemporanei e agli embrioni di costituzioni democratiche delle istituzioni politiche sovranazionali come l’Unione Europea e l’Organizzazione delle Nazioni Unite. Il saggio si articolerà in due parti. La prima sarà dedicata alla ricostruzione del modello teorico della democrazia costituzionale, come si è detto seguendo alcune delle più autorevoli linee di pensiero del costituzionalismo contemporaneo: nello specifico ripercorrendo e ricostruendo sommariamente le teorie di Norberto Bobbio e Luigi Ferrajoli. La seconda parte sarà dedicata all’osservazione storico-empirica della ‘divaricazione deontica’ (Ferrajoli) tra il modello teorico e la realtà, cioè la distanza che si può osservare tra modello teorico e le costituzioni formali e ‘materiali’ dei regimi politici fondati su tale modello. Senza ovviamente pretendere minimamente un’analisi esaustiva, si tenterà di rintracciare una linea evolutiva (o involutiva?) nell’arco temporale che va dalla nascita delle democrazie costituzionali con costituzione rigida e forma di governo democratica, (sostanzialmente dunque dalla fine della seconda guerra mondiale) ai nostri giorni.
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6

Bagnasco, Arnaldo. "Per una sociologia ragionevole nel cambiamento sociale. Considerazioni sul lavoro dei sociologi." Sociología del Trabajo, no. 100 (May 13, 2022): 33–44. http://dx.doi.org/10.5209/stra.81998.

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Abstract:
L’articolo propone una breve ricostruzione delle vicende economiche e sociali negli anni di Sociologia del Trabajo. Il primo paragrafo è un riassunto del cambiamento economico, elaborato dal punto di vista della sociologia economica, vale a dire con riferimento agli assetti istituzionali che hanno regolato l’interazione degli interessi in gioco in momenti successivi; il secondo paragrafo prova invece a rendere conto di come è cambiata in quel processo la società, mostra l’evoluzione della sua struttura con riferimento alla ricerca sulla disuguaglianza sociale. L’ultima parte è una riflessione sul tipo di sociologia utile da praticare oggi, nel cambiamento descritto in precedenza. Con la scelta di alcuni riferimenti disponibili in una vasta letteratura di ricerca, cercati come segnavia o indizi, è proposto un percorso in direzione di una sociologia ragionevole, vale a dire una sociologia che ha senso della misura, è realista, riformista, impegnata. In un momento in cui ci sono segni ovunque di arretramento istituzionale, compito dei sociologi è collaborare al rafforzamento e rinnovamento delle istituzioni democratiche costruite con fatica, e a contribuire, per la loro parte, al progetto di assetti condivisi di regolazione nel cambiamento.
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7

Castaldo, Antonino. "Democratizzazione e sistemi partitici. Il caso della Repubblica federale tedesca." MONDO CONTEMPORANEO, no. 1 (June 2011): 115–47. http://dx.doi.org/10.3280/mon2011-001005.

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Abstract:
La nascita e la strutturazione dei sistemi partitici e, soprattutto, la loro importanza nei processi di democratizzazione sono da tempo oggetto di discussione nella letteratura internazionale. In questo saggio si analizza il processo di istituzionalizzazione del sistema partitico della Germania federale subito dopo la fine della seconda guerra mondiale. Sulla base di una serie di indicatori empirici tratti dalla letteratura, l'autore dimostra che questo sistema partitico appare pienamente strutturato a partire quantomeno dal 1957. Successivamente, si concentra l'attenzione su attori, fasi, strategie e motivazioni in grado di spiegare il processo di stabilizzazione del sistema partitico considerato. Infine, si valuta il peso che tale stabilizzazione ha avuto nel consolidamento democratico della Germania federale, giungendo a sostenere che il peso dei partiti e del sistema partitico č stato quanto mai consistente, alla luce della scarsa legittimazione di cui godevano le istituzioni democratiche tra la popolazione tedesca negli anni immediatamente successivi alla fine della seconda guerra mondiale.
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8

Baglioni, Guido. "Economia e societŕ a Gardone Val Trompia negli anni '40: una testimonianza." STORIA URBANA, no. 135 (February 2013): 43–63. http://dx.doi.org/10.3280/su2012-135003.

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Abstract:
L'autore ricostruisce la vita economica e sociale di Gardone Val Trompia negli anni '40 del secolo scorso, tra la fine della seconda guerra mondiale e la ripresa delle libertŕ democratiche. Gardone era un centro dominato dall'industria, da due o tre imprese, dalla prevalente popolazione operaia; con la cornice di istituzioni pubbliche e pochi servizi. Lo stile di vita appare frugale, non si sente ancora la prospettiva del benessere, manca un ceto borghese consistente. La vita familiare si fonda sulla riservatezza e sulla distinzione dei ruoli maschili da quelli femminili. Come nel resto del pae- se, si manifestano divisioni religiose, politiche, sindacali. L'elemento che unisce č il senso del lavoro, dell'impegno attivo, del saper fare le cose con precisione e competenza e, anche, con passione.
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9

Leonardi, Robert. "L'ASCESA DELL'EUROPA MERIDIONALE: CENTRO E PERIFERIA NELLA COMUNITÀ EUROPEA." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 23, no. 3 (December 1993): 475–512. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200022462.

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Abstract:
IntroduzioneLa ratifica del Trattato di Maastricht tra i dodici paesi membri della Comunità europea mette in evidenza una contraddizione sottesa agli studi e alle riflessioni sull'Europa meridionale. In passato gli stati di questa area - Grecia, Spagna, Portogallo e anche l'Italia - sono stati descritti come paesi periferici o semi-periferici. Nelle analisi delle loro strutture politiche ed economiche si è sottolineata la difficoltà che questi paesi hanno incontrato nell'inserirsi nel flusso dello sviluppo economico europeo, nel partecipare attivamente alla determinazione delle politiche all'interno dell'Europa e alla definizione della posizione europea sulle problematiche mondiali. La gestione delle vicende europee continua ad essere vista come un processo dominato dai paesi settentrionali, cioè da quei paesi che hanno una più antica tradizione di istituzioni democratiche e di economie robuste.
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Pellegrino, Vincenza. "Conflitti ambientali e nuovi soggetti politici. Le rivolte "eco-epidemiologiche"." SOCIETÀ DEGLI INDIVIDUI (LA), no. 42 (January 2012): 81–92. http://dx.doi.org/10.3280/las2011-042007.

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Abstract:
Questo saggio ha come oggetto di riflessione i conflitti ambientali, i nuovi soggetti politici che ne sono protagonisti e le visioni collettive che paiono centrarsi in maniera inedita sulla cattiva gestione delle risorse locali e sui conseguenti rischi per la salute pubblica. Nuovi soggetti politici appunto (comitati, associazioni, movimenti) che operano l'articolazione fra discorsi scientifici (dati sull'inquinamento, previsioni ecc.) e discorsi politici (orientamenti valoriali e dibattiti sulle decisioni da prendere per il futuro). A partire da alcuni casi di studio (la questione dei rifiuti in Campania, quella degli inceneritori in Emilia Romagna) l'articolo conduce una breve analisi sulle forme argomentative adottate da questi gruppi, sulle modalitÀ di intendere il rapporto con le istituzioni democratiche e con la scienza (con amministratori e\o con esperti), sui processi interni di leadership e sull'idea di ‘rivolta' da condurre.
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Dissertations / Theses on the topic "Istituzioni democratiche"

1

PERSICO, GRETA. "L'occasione di diventare mondo. Relazioni d'autorità tra gruppi rom ed istituzioni: proposte pedagogiche in un'analisi comparativa." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2013. http://hdl.handle.net/10281/47432.

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Abstract:
"THE CHANCE TO BECOME WORLD. Relationships of authority between Roma groups and institutions: pedagogical proposals in a comparative analysis" A democratic society, where different human groups live, deals every day with the challenge of coexistence. This possibility becomes actual on the one hand through the ability to maximize as much as possible the potential symbolic meeting space, on the other hand dealing consciously with the questions raised by a pluralistic society. What can pedagogy say on this subject? How can it help make this spaces a stream of chances for development and change? This theses is the result of the research which objective was to examine how the way minority groups and majority institutions interact affects the development of the persons. This has been done through the frame of authority. It has been chosen to consider three different groups that belong to the widest European minority: Roma people. Different processes of recognition of the internal authority are developed by the members of the minority groups as well as by the local institutions – especially schools, the police and local administration. How do these processes influence the way institutions act and the coexistence between Roma and gadjé? The research project was carry on in Italy with a qualitative ethnographic approach, inside a campo nomadi inhabited by Sinti families; in Romania, in a mahalla of a rural village, and in Brazil, in a neighborhood of a town in the State of Goais. Roma, Sinti and Calo have a full citizen status in their countries of residence, despite the different socioeconomic and juridical conditions concerning minority groups. The theoretical reference follows an interdisciplinary approach. In political and philosophical terms, some questions will be raisen concerning the necessity and limits that are incidental to the recognition of alterity in a democratic context. The historical reconstruction of the paths of the Roma groups and of the ways of coexistence between them and the gadjé allows to understand more deeply the present social conditions and living context analyzed in the three countries. The sociological and anthropological research also allows to reconstruct the epistemologies in the field of education, schooling and recognition of the leadership in the three groups. At the same time they are a necessary condition for a reflection which aim is to lead to co-constructed processes of education for citizenship. Within the scientific world, this research project is intended to add a missing piece to the existing work concerning authority and Roma groups, which is lacking at present with regard to the pedagogical perspective. Pedagogical reflection accompany the whole work. The intent is that of analyzing the implicit dimension of education as well as the effects of anthropogeny produced by the action of the institutions towards Roma and gadjé. The topic of authority has been contextualized mainly through the texts of the Brazilian pedagogist Paulo Freire, suggesting an imaginary dialog between him and the American sociologist Richard Sennet. Thanks to an important field study it has been possible to trace the different types of leadership existing in the considered groups and observe the way each group recognizes and refers to the Roma leaders. It has also been possible to examine how the institutions recognize and interact with those leaders and to make clear the consequences of these interactions on the subjects and on the collectivity. What emerges is an extremely varied and interesting picture. Institutions and their representatives rarely show awareness and consciousness of the effects of their choices on the collectivity. At the same time some stimulating experiences have emerged, where the mutual recognition of the social agents and of their requests has led to new strategies of meeting each other and of fulfillment of the requests. Furthermore, the analyzed cases underline the urgency of developing praxis. The thesis concludes with a double reflection: considered the variety of solutions available for the improvement of the situation, it is meaningful and alarming to observe the gap between the state of the art of the research and the everyday reality.
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Wiredu, Darlington Kwabena <1990&gt. "Three Essays on Democratic Theory and Practice." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021. http://amsdottorato.unibo.it/9897/1/Wiredu_PhDThesis%5BFinal%5D_07.10.2021.pdf.

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Abstract:
This dissertation is an attempt to expound on the meaning of democracy as “government of the people, by the people, and for the people.” It attempts in three essays to explore the depths of this all-encompassing ‘Lincoln’ definition of popular government. If democracy is government borne ‘of the people,’ how has it evolved and developed with the growth of the nation-state? And if it is crafted ‘by the people,’ what are its ascriptive features and characteristics? And if it is made ‘for the people,’ how is it perceived and practiced by them? The first essay focuses on the origins of democracy and the political revivals that have shaped its present development. It thus undertakes a study of the political systems of Classical Athens and Rome, and performs an analysis of the democratic revolutions that ensued in England, the United States, and France. The second essay explores some model theoretical constructs of representative democracy, as well as the conditions required for its functional practice. The third essay however moves away from theory to empirics, and performs a qualitative case study of democratic practice in Ghana, by which means it attempts to shed light on what Professor Harry Eckstein has called “the improbable combination of circumstances that make democracy work.”
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Boato, Matteo <1996&gt. "Unione Europea e Deficit Democratico: Le Radici Ordoliberali della Democrazia in Europa." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/21152.

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Abstract:
Il dibattito sulla democrazia ha sollevato fin dalla nascita della Comunità Europea un forte interesse da parte dell’ambiente accademico. Il processo di integrazione ha comportato ad un cambiamento nei sistemi di governance ed ha posto numerosi quesiti dati dalla caratterizzazione unica della politica europea, causando un dibattito crescente sulla questione della legittimità e sul deficit democratico. Scopo di questa tesi è quello di comprendere quali sono le radici storiche e concettuali del dibattito in corso. In particolare, si sosterrà che l’ideologia ordoliberale sia alla base del problema. Nella parte introduttiva verrà presentato il tema sul deficit democratico all’interno del contesto europeo. Si descriverà la metodologia utilizzata, si delineeranno i principali punti trattati e verrà presentata la struttura dello scritto. Nel primo capitolo verrà presentato il punto sul dibattito del deficit democratico, proponendo quali sono i diversi punti di vista esposti dalla letteratura in materia, dividendola in tre differenti livelli di analisi: istituzionale, costituzionale e socio-culturale. Nella seconda parte si analizzerà il rapporto fra democrazia e processo di integrazione europea, partendo da una strumentale definizione del concetto di democrazia. Il terzo ed ultimo capitolo è dedicato all’esame dell’ideologia ordoliberale come pratica di governo in rapporto alla democrazia e applicata al contesto europeo. La sezione conclusiva della tesi avrà l’obiettivo di richiamare il metodo di ragionamento seguito nel lavoro di ricerca e riportare i risultati raggiunti.
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4

MALINCONICO, DARIO. "L’incertezza democratica. Ideologia e potere in Claude Lefort." Doctoral thesis, Università del Piemonte Orientale, 2017. http://hdl.handle.net/11579/86899.

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Abstract:
La ricerca propone una duplice tesi interpretativa in rapporto al pensiero di Claude Lefort. In primo luogo, desume dall'opera di Lefort il concetto di "incertezza democratica", evidenziandone i tratti di originalità in riferimento alle teorie della democrazia di stampo normativo e realista. L'obiettivo è collocare tale concetto all'interno di una peculiare genealogia del politico, centrata sulla funzione simbolica del potere es sul ruolo istituente dei conflitti. In secondo luogo, il lavoro individua nella rielaborazione del concetto di ideologia - cui Lefort dedica diversi scritti negli anni Settanta - uno snodo teorico ancora fecondo per l'analisi di alcuni fenomeni politici contemporanei. La ricerca intende restituire in tal modo un'immagine unitaria della filosofia politica lefortiana, pur analizzandone diffusamente i momenti di discontinuità interna; al tempo stesso, prova a tematizzare le categorie-cardine del pensiero di Lefort in rapporto al dibattito attuale sulla crisi e sul futuro della democrazia.
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Carrieri, Ilenia <1998&gt. "South Korea’s democratic social movements: how they impacted South Korea’s history and consequently influenced its foreign policy with Japan." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/22035.

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Abstract:
Gli anni Ottanta hanno rappresentato un punto di svolta per la Corea del Sud rispetto ai tre decenni precedenti. Sebbene la Prima Repubblica della Corea del Sud sia nata come un governo democratico, nel tempo è diventata sempre più autocratica. Inoltre, dopo il suo crollo negli anni Sessanta, le quattro repubbliche sudcoreane successive furono guidate da governi militari autocratici che lasciavano spazio alla democrazia solo a livello teorico e non a livello pratico. L'assenza di democrazia e la persistenza nel governo di regimi autocratici oppressivi hanno alimentato un forte sentimento rivoluzionario non solo da parte dei cittadini ma anche da parte di personalità politiche di spicco. Il loro impegno per la causa democratica e talvolta il loro sacrificio in rivolte duramente represse hanno portato a una svolta politica fondamentale nel Paese che si è consolidata con la Sesta Repubblica all'alba degli anni Novanta. Si può affermare che i movimenti sociali sono in grado di intervenire nel processo decisionale di un Paese? Il focus principale di questa tesi è proprio sui movimenti sociali democratici presenti in Corea del Sud negli anni Ottanta, e sul modo in cui hanno avuto influenza non solo per quanto riguarda la politica interna del Paese ma soprattutto per quanto riguarda la politica estera. Pertanto, lo scopo principale di questa tesi è mostrare come i movimenti sociali, in questo caso i movimenti sociali democratici in Corea del Sud, siano stati in grado di intervenire e influenzare la politica e il processo decisionale del Paese. Nel caso specifico di questa tesi, si mostrerà come, sulla scia dei movimenti sociali per la democrazia nati negli anni Ottanta, si siano conseguentemente sviluppati diversi tipi di movimenti sociali per evidenziare importanti questioni irrisolte tra Giappone e Corea del Sud, influenzando così le relazioni internazionali tra i due paesi. Attraverso questa analisi si spiegherà come non solo la percezione nei confronti del Giappone ma anche le richieste nei confronti del Giappone siano cambiate a causa della riscoperta di questioni storiche e sociali precedentemente messe da parte dai regimi autocratici sudcoreani e anche grazie alla democrazia, che ha concesso ai cittadini la libertà di parola.
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6

PLEBANI, ANDREA. "Federale, indipendente e democratica? La complessità istituzionale ed etno-politica della repubblica irachena: una prospettiva storico-politica." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2012. http://hdl.handle.net/10280/1392.

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Abstract:
La caduta di Baghdad per mano delle forze della Coalizione nell’aprile del 2003 ha segnato un momento di cesura fortissima nella storia della moderna sintesi statuale irachena, ponendo le basi per la creazione di un “nuovo Iraq” federale, unito e democratico, chiamato a risorgere dalle ceneri di una tra le più sanguinarie dittature della storia, per dar vita ad un nuovo ordine in grado di divenire un punto di riferimento per l’intero scenario regionale. A distanza di pochi anni, però, lo iato esistente tra l’Iraq “immaginato” dai sostenitori dell’operazione Iraqi Freedom e quello emerso dopo anni di fortissima instabilità interna si è palesato in tutta la sua eccezionale profondità, mettendo in dubbio le capacità di sopravvivenza stesse dello stato iracheno e la sua coerenza intrinseca. Il presente progetto di ricerca si pone l’obiettivo di contribuire al dibattito sviluppatosi negli ultimi anni attraverso l’adozione di un approccio storico-politico volto a prendere in esame le linee di continuità e discontinuità palesatesi lungo tutto il corso della storia della moderna sintesi statuale irachena.
The fall of Saddam Hussein’s regime in 2003 has represented an exceptional turning point in the history of the modern Iraqi State. The creation of a federal, united and democratic Iraq should have marked the beginning of a new era for the Iraqi people as well as for the whole region. A few years later, widespread violence and continuous political instability seemed to have swept away the above-mentioned scenario, sparking serious doubts about the very survivability of the Iraqi state, as well as its coherence. This thesis aims to contribute to the ongoing debate adopting an historical-political approach in order to delineate the continuities and discontinuities emerged during the modern history of Iraq and to match them with the current situation on the ground.
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7

PARIGI, GIOVANNI. "STATO E TRIBU' NEL MEDIO ORIENTE CONTEMPORANEO: DINAMICHE DI POTERE NELL'IRAQ DI OGGI." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2013. http://hdl.handle.net/10280/1873.

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Abstract:
Il tribalismo costituisce una caratteristica intrinseca delle società mediorientali, concorrendo insieme a cultura araba e religione islamica a comporne l’identità. In Iraq, da sempre, il tribalismo ha costituito sia una struttura organizzativa ed una modalità di relazione sociale, che una dinamica di potere. Durante il Mandato britannico e la monarchia, la manipolazione politica di cultura e strutture tribali ha rafforzato la legittimazione del governo; nella fase repubblicana, con l’emergere delle forze armate quale principale attore politico e l’impatto con la modernità, il tribalismo si è trasformato pur rimanendo radicato nella società. Nella fase iniziale del regime ba’thista, la cultura tribale è stata combattuta essendo considerata un retaggio arcaico. Senonchè, con le difficoltà legate alla guerra con l’Iran, l’invasione del Kuwait e il successivo embargo, il regime di Saddam Hussein sfruttò proprio il tribalismo sia come dinamica di presa e controllo del potere che come collante propagandistico e sociale. Nel vuoto politico seguito al crollo del regime, le tribù riemersero come “campo di battaglia” tra insurgency e forze della Coalizione. Con il Surge americano e la nascita della Sahwa quale reazione allo stragismo jihadista, le tribù hanno impresso una svolta che ha salvato il paese dalla guerra settaria. Anche al Maliki ha saputo abilmente avvantaggiarsi del fenomeno tribale. Oggi le tribù continuano a rappresentare sia una constituency imprescindibile per ogni partito politico, che una diversificata e trasversale forza politica attiva.
Tribalism is an intrinsic character of Middle Eastern’s societies, as it contributes, together with Arab culture and Islamic religion, to shape their identity. In Iraq, since ever, tribalism constituted an organizational structure and a pattern of social relations, as well as dynamic of power’s exercise. Under the British Mandate and the Monarchy, politic manipulation of tribal’s culture and structures strengthened government’s legitimation; during the Republican period, as the Army emerged as main political driver and the influence of Modernity, tribalism transformed itself even if its presence into the society was still very strong. In the initial phase of Ba’thist’s regime, tribal culture was opposed, since it was considered as an obsolete heritage. But, facing the difficulties stemming from the war with Iran, the invasion of Kuwait and the embargo, the regime of Saddam Hussein exploited tribalism as a dynamic of power’s control, as well as propaganda and social bond. In the political void ensuing to the collapse of the regime, the tribes surfaced as “battlefield” between insurgency and Coalition’s Forces. American Surge and the tribes’ intervention in the Sahwa, as a reaction to jihadist’s bloodbath, avoided a sectarian civil war. Also al Maliki was able to exploit the tribal system. Nowadays, tribes are still an invaluable constituency for every political party, as well as diversified and a cross-parties political force.
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Books on the topic "Istituzioni democratiche"

1

Cingari, Salvatore, ed. Cultura democratica e istituzioni rappresentative. Florence: Firenze University Press, 2007. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-8453-561-0.

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Abstract:
Il volume è un testo interdisciplinare a più autori che effettua una comparazione fra le due differenti vie novecentesche alla modernizzazione di Italia e Romania - variamente ispirate da modelli esterni di riferimento -, dal punto di vista politologico, culturale-politico, politico-istituzionale e politico-economico, con particolare riferimento al problema della rappresentanza. Il volume si compone di sei saggi di diversa ispirazione metodologica ed ideologica ma accomunati dalla tematizzazione dei contesti culturali e giuridico-politici dei due paesi, intesi come sistemi in "transizione", sospesi fra ricerca delle proprie caratteristiche storiche e l'attenzione ai modelli più avanzati del mondo occidentale.
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2

Sergio, Bartole, and Grilli di Cortona Pietro, eds. Transizione e consolidamento democratico nell'Europa centro-orientale: Élites, istituzioni e partiti. Torino: G. Giappichelli, 1998.

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3

1966-, Cingari Salvatore, ed. Cultura democratica e istituzioni rappresentative: Due esempi a confronto : Italia e Romania. Firenze: Firenze University Press, 2007.

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4

1966-, Cingari Salvatore, ed. Cultura democratica e istituzioni rappresentative: Due esempi a confronto : Italia e Romania. Firenze: Firenze University Press, 2007.

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5

Bertaccini, Davide. La politica di polizia. Bononia University Press, 2021. http://dx.doi.org/10.30682/sg248.

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Abstract:
Il libro presenta uno studio sulla polizia, che ripercorre l’evoluzione del controllo sociale attraverso la forza pubblica dalla versione originaria nello stato moderno sino al volto maturo nella società contemporanea. L’oggetto centrale dell’opera è costituito dai modelli riformistici delle polizie occidentali dell’ultimo secolo – la polizia professionale (professional/professional law enforcement policing), la polizia di comunità (community/community-oriented policing), la polizia dei problemi (problemoriented/ problem-solving policing), la polizia dell’ordine (law and order/zero tolerance policing) e la polizia di prossimità (police de proximité, policía de proximidad) – che interessano il dispositivo poliziale nel suo complesso e si connotano per un apparato teorico che ne guida la progettualità concreta. L’orizzonte disciplinare di riferimento attinge dalle scienze giuridiche, sociologiche e politologiche, grazie alle quali si forniscono gli elementi conoscitivi e si analizzano i profili critici dell’organizzazione e dell’esercizio del potere di polizia. La cifra fondamentale del lavoro si sostanzia in una prospettiva realistica sulla polizia come istituzione e come professione, con cui si propone una politica poliziale in grado di realizzare un progresso democratico oltre la retorica riformistica
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Book chapters on the topic "Istituzioni democratiche"

1

Pierro, Mattia Di. "«Istituzione politica» e «istituzione democratica» in Claude Lefort." In Almanacco di Filosofia e Politica 2. Istituzione, 151–64. Quodlibet, 2020. http://dx.doi.org/10.2307/j.ctvxkn83w.12.

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2

Pipitone, Daniele. "4. Una grande riforma delle istituzioni." In Il socialismo democratico italiano fra la Liberazione e la legge truffa, 151–80. Ledizioni, 2013. http://dx.doi.org/10.4000/books.ledizioni.2330.

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