Academic literature on the topic 'Ischemia miocardica'

Create a spot-on reference in APA, MLA, Chicago, Harvard, and other styles

Select a source type:

Consult the lists of relevant articles, books, theses, conference reports, and other scholarly sources on the topic 'Ischemia miocardica.'

Next to every source in the list of references, there is an 'Add to bibliography' button. Press on it, and we will generate automatically the bibliographic reference to the chosen work in the citation style you need: APA, MLA, Harvard, Chicago, Vancouver, etc.

You can also download the full text of the academic publication as pdf and read online its abstract whenever available in the metadata.

Journal articles on the topic "Ischemia miocardica"

1

Locci, Giorgio. "Ipertensione Arteriosa da Anti VEGF: un problema da gestire." Cardiologia Ambulatoriale, no. 3 (November 30, 2020): 187–90. http://dx.doi.org/10.17473/1971-6818-2020-3-8.

Full text
Abstract:
I farmaci che inibiscono il Vascular Endothelian Growth Factor (Anti VEGF) hanno come effetto collaterale l’Iper-tensione Arteriosa fino a circa il 40% dei casi. Questo effetto sembra favorito dalla riduzione della densità dei capillari e delle arteriole, dal blocco della NO-sintetasi e dall’aumento di Endotelina, che determina un’alterazione dell’equi-librio tra vasodilatazione e vasocostrizione a favore di quest’ultima; essi inoltre possono determinare fenomeni trombotici con ischemia miocardica e, anche se raramente, scompenso cardiaco. Nei pazienti trattati con questi farmaci bisogna fare una Stratificazione del Rischio Cardiovascolare a 10 anni applicando la tabella dello SCORE come indicato nelle Linee Guida Europee ESC/ESH 2018. Per la terapia mirata anti-ipertensiva si possono usare i Beta bloccanti, gli Ace-Inibitori, i Sartani ed i Calcio antagonisti diidropiridinici. Mentre sono da evitare i calcio-antagonisti non diidro-piridinici come il Diltiazem ed il Verapamil per la loro Interferenza con il Citocromo p450. I diuretici vanno sconsigliati per gli effetti sull’equilibrio idroelettrolitico spesso compromesso in molti pazienti neoplastici.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
2

Aversa, Antonio. "Relazione tra disfunzione erettile e ischemia miocardica silente in pazienti diabetici: studio angiografico coronarico mediante tomografia assiale computerizzata multistrato." L'Endocrinologo 17, no. 6 (December 2016): 326. http://dx.doi.org/10.1007/s40619-016-0248-0.

Full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
3

Napoli, C., F. Di Gregorio, P. Sorice, M. Leccese, L. Mansi, and A. Liguori. "Ischemia Miocardica e Rilascio di Ormoni Vasoconstrittori Nell'ipertensione Associate ad Insufficienza Renale Cronica: Possibile Ruolo Della Malattia Coronarica Dei Piccoli Vasi." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 10, no. 1 (January 1, 1998): 25–31. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.1998.1717.

Full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
4

Napoli, C., F. Di Gregorio, P. Sorice, M. Leccese, L. Mansi, and A. Liguori. "Ischemia Miocardica e Rilascio di Ormoni Vasoconstrittori Nell'ipertensione Associate ad Insufficienza Renale Cronica: Possibile Ruolo Della Malattia Coronarica Dei Piccoli Vasi." Giornale di Tecniche Nefrologiche e Dialitiche 10, no. 1 (January 1998): 25–31. http://dx.doi.org/10.1177/039493629801000103.

Full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
5

Sevrukevitch, V. V., and F. I. Vismont. "CARDIOPROTECTIVE EFFICIENCY OF THE COMBINED APPLICATION OF REMOTE ISCHEMIC PRE- AND POST-CONDITIONING IN RATS IN CASE OF MIOCARDIAL ISCHEMIA/REPERFUSION." Emergency Cardiology and Cardiovascular Risks 4, no. 2 (2020): 1045–47. http://dx.doi.org/10.51922/2616-633x.2020.4.2.1045.

Full text
Abstract:
The cardioprotective efficacy of the combined use of remote ischemic preconditioning (RIPreC) and remote ischaemic postconditioning (RIPostC) in experimental myocardial ischemia/reperfusion was studied in rats. Experimental myocardial ischemia/reperfusion was reproduced by a 30-minute occlusion of the left coronary artery followed by a period of 120-minute reperfusion. Remote ischemic conditioning was reproduced by short-term occlusion of both femoral arteries followed by reperfusion of the extremities beginning at the following time points: RIPreC– 25 minutes before the end of the myocardial ischemia period, RIPostC - 10 minutes after the end of the myocardial ischemia period, RIPreC + RIPostC– 25 minutes before the start and 10 minutes after the end of myocardial ischemia. It was shown that the combined use of RIPreC and RIPostC had a comparable cardioprotective effect in comparison with each of these methods taken separately. Possible reasons explaining the lack of potentiation of the cardioprotective effect of the combined use of RIPreC with RIPostC can presumably be attributed to: 1) achieving maximum cardioprotection, i.e. the impossibility to further reduce the area of myocardial ischemia, 2) the effect on similar intracellular cardioprotective mechanisms in different conditioning modes.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
6

Sparacia, G., R. Lagalla, M. De Maria, and A. E. Cardinale. "La risonanza magnetica funzionale nello studio dell'ischemia cerebrale in fase iperacuta." Rivista di Neuroradiologia 9, no. 5 (October 1996): 529–40. http://dx.doi.org/10.1177/197140099600900504.

Full text
Abstract:
Nell'ambito delle potenzialità di studi funzionali con risonanza magnetica (fMRI), la tecnica «diffusion-weighted imaging» (DWI) – consentendo la misurazione «in vivo» delle alterazioni del coefficiente di diffusione apparente (ADC) delle molecole dell'acqua nel contesto del tessuto encefalico – riveste un ruolo di preminente importanza quale strumento di valutazione non invasivo del danno ischemico cerebrale in fase iperacuta. Nei pazienti affetti da ictus cerebrale il focolaio ischemico si dimostra, sin dai primi minuti dalla sua insorgenza, come area di iperintensità di segnale nelle immagini DWI in relazione alla riduzione del coefficiente di diffusione apparente che consegue al deficit energetico indotto dall'ipossia ischemica e all'associata insorgenza dell'edema citotossico. Attraverso la tecnica DWI è pertanto possibile identificare il focolaio ischemico con netto anticipo rispetto alla comparsa di anomalie di segnale nelle immagini RM convenzionali T2 ponderate. In questo articolo vengono discussi i principi fisici e i preliminari riferimenti metodologici di questa tecnica funzionale, nonché le potenzialità diagnostiche nella valutazione dell'ischemia cerebrale. In particolare, l'utilizzo di sequenze Eco-Planari (EPI) «diffusion-weighted» consente di ipotizzare larghe prospettive di impiego della tecnica DWI nel monitoraggio dell'evoluzione dell'ischemia cerebrale, con riferimento anche all'avvento di nuove strategie terapeutiche che consentano di realizzare in ambito neurologico quanto, in ambito cardiologico, è già stato messo in atto per il trattamento precoce dell'ischemia miocardica.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
7

Fimiani, Luigi, Giuseppe Andò, and Marta Belmonte. "Gestione della terapia antitrombotica dopo angioplastica coronarica nei pazienti complessi." CARDIOLOGIA AMBULATORIALE 30, no. 2 (October 14, 2021): 92–106. http://dx.doi.org/10.17473/1971-6818-2021-2-2.

Full text
Abstract:
La doppia terapia antiaggregante (DAPT) costituisce il gold standard del trattamento dei pazienti sottoposti a rivascolarizzazione miocardica percutanea (PCI), riducendo il rischio ischemico a breve ed a lungo termine, a costo di un aumento del rischio emorragico. Il rischio ischemico ed emorragico riconoscono cause comuni e spesso vanno contestualizzati nel quadro clinico globale di pazienti complessi, con plurime comorbidità. Verranno quindi delineati gli elementi da considerare per una adeguata gestione della DAPT in casi clinici complessi.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
8

Fimiani, Luigi, Giuseppe Andò, and Marta Belmonte. "Gestione della terapia antitrombotica dopo angioplastica coronarica nei pazienti complessi." CARDIOLOGIA AMBULATORIALE 30, no. 2 (October 14, 2021): 92–106. http://dx.doi.org/10.17473/1971-6818-2021-2-2.

Full text
Abstract:
La doppia terapia antiaggregante (DAPT) costituisce il gold standard del trattamento dei pazienti sottoposti a rivascolarizzazione miocardica percutanea (PCI), riducendo il rischio ischemico a breve ed a lungo termine, a costo di un aumento del rischio emorragico. Il rischio ischemico ed emorragico riconoscono cause comuni e spesso vanno contestualizzati nel quadro clinico globale di pazienti complessi, con plurime comorbidità. Verranno quindi delineati gli elementi da considerare per una adeguata gestione della DAPT in casi clinici complessi.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
9

BĂTĂILĂ, Vlad, Aura VÎJÎIAC, Lucian CÂLMÂC, and Maria DOROBANŢU. "Kounis syndrome – an unusual etiology of acute myocardial infarction." Romanian Journal of Medical Practice 10, no. 3 (September 30, 2015): 295–99. http://dx.doi.org/10.37897/rjmp.2015.3.15.

Full text
Abstract:
Kounis syndrome is defined as an association between an acute coronary syndrome and acute systemic allergy involving vasoactive mediators released during the activation of the mast cells. A 79 year old woman arrives at the emergency department with syncope; she was stung by a wasp an hour before symptoms’ onset. Clinical examination was normal, excepet her left upper limb which had important edema. The ECG revealed ST-segment elevation in the inferior leads and negative T waves in the anterior leads. Emergency coronary angiography was performed, which revealed a 40% stenotic plaque on the mid LAD. A conservative approach was decided. The patient received standard anti-ischemic treatment and she was safely discharged after 6 days. We considered this case a Kounis syndrome induced by a wasp sting associated with a silent inferior myocardial infarction.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
10

Aleksandrov, An, I. Bondarenko, S. Kukharenko, M. Yadrichinskaya, and I. Dedov. "Glimepiride and miocardial ischemia in diabetes mellitus Type 2." European Journal of Cardiovascular Prevention & Rehabilitation 13, Supplement 1 (May 2006): S40. http://dx.doi.org/10.1097/00149831-200605001-00161.

Full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles

Dissertations / Theses on the topic "Ischemia miocardica"

1

Silveira, Filho Lindemberg da Mota 1972. "Associação do trimetazidine a diferentes metodos de proteção miocardica : estudo experimental em porcos." [s.n.], 2006. http://repositorio.unicamp.br/jspui/handle/REPOSIP/311701.

Full text
Abstract:
Orientador: Reinaldo Wilson Vieira
Dissertação (mestrado) - Universidade Estadual de Campinas, Faculdade de Ciencias Medicas
Made available in DSpace on 2018-08-06T23:28:36Z (GMT). No. of bitstreams: 1 SilveiraFilho_LindembergdaMota_M.pdf: 22765856 bytes, checksum: 1ca4bc9b50a4a81b4aff9a1c376e5d98 (MD5) Previous issue date: 2006
Resumo: Introdução: A administração de diferentes agentes associados à cardioplegia tem sido realizada desde o surgimento da proteção miocárdica em Cirurgia Cardíaca. Qualquer medicamento que promova uma melhora na capacidade do coração operado resistir à isquemia, que se traduza em melhora hemodinâmica e de sobrevida, pode ter sua associação à cardioplegia justificada. O agente de manejo metabólico trimetazidine (TMZ), utilizado na prática clínica como agente anti-isquêmico, tem sido usado em pacientes cirúrgicos esporadicamente, não havendo comprovação de sua eficácia quando apenas associado à solução cardioplégica. Objetivo: Verificar em modelo experimental de coração isolado de suínos se a associação do trimetazidine à solução cardioplégica promove melhora no desempenho do coração Material e métodos: O modelo experimental utilizou suínos Large-White, com coração isolado perfundido por suporte de outro animal em modo de execução de trabalho ("working heart state"). Foram divididos em três grupos (n = 6), submetidos a isquemia regional seguido de isquemia global, que recebiam um dos três tratamentos: Solução St Thomas (ST), solução St Thomas acrescida de trimetazidine (TMZ) e grupo controle (Co). Durante período de reperfusão aos 30, 60 e 90 minutos foram medidos parâmetros hemodinâmicos de contratilidade e metabólicos, obtendo-se assim a elastância máxima (Emáx), o índice de trabalho sistólico pré-recrutável (PRSW), "dureza" do ventrículo (EDPRV), fluxo coronariano, consumo de oxigênio e dosagens de lactato e glicose. Os resultados foram analisados estatisticamente Resultados: Em relação aos parâmetros hemodinâmicos de contratilidade não houve diferença estatisticamente significante entre os três grupos. Houve produção crescente de lactato nos três grupos quanto maior o tempo de reperfusão de forma uniforme. O fluxo coronariano, o consumo de oxigênio e o consumo de glicose tiveram grande variação entre os diferentes tempos medidos mas sem diferença entre os três tratamentos. O peso final do ventrículo esquerdo foi significativamente menor no grupo trimetazidine (TMZ) que nos demais. Conclusão: A administração aguda do trimetazidine, associada simplesmente como adjuvante à solução cardioplégica não demonstrou benefício hemodinâmico ou metabólico em modelo experimental de coração isolado em porcos. Palavras-chave: Trimetazidine, coração isolado, solução cardioplégica
Abstract: Introduction: Many drugs have usually been associated to cardioplegia since beggining of myocardial protection in Cardiac Surgery in order to improve surgical outcome. Any medicine able to induce resistance to ischemia and better hemodinamic effects and survival may have its utilization justified. Trimetazidine is an agent currently available as anti-ischemic medicine for anginal symptoms acting by protective metabolic effects Its role to be used in heart surgical patients as an adjuvant to cardioplegia is yet not fully comprehended. Objective: Verify in an isolated working heart state animal model if the association of trimetazidine to cardioplegia improves heart performance. Materials and method: Swines were used in this working heart model. They were divided in three grups (n = 6) that underwent regional and global ischemia. Each group was selected to a different treatment. St Thomas Cardioplegia (ST), St Thomas associated to trimetazidine (TMZ) and control group (Co). Data was collected during reperfusion period at 30, 60 and 90 minutes and were measured: Hemodinamic parameters such as elastance contractility index (Emáx), preload recruitable stroke work relationship (PRSW) and heart "stiffness" (EDPRV). Other data included coronary flow, oxygen and glucose consumption and lactate. Results were statistically analysed. Results: All contractility data were not significantly different among three groups. Lactate became constantly higher according to time uniformly in all three groups Coronary flow, glucose consumption and oxygen consumption presented large variations during time periods but according to treatments showed no statistical differences in all three groups. Left ventricle final weight was significantly lower in trimetazidine group compared to both other groups. Conclusion: Acute administration of trimetazidine associated to cardioplegia as an adjuvant showed no hemodinamic or metabolic improvement in an isolated working heart experimental model in swines. Key-words: Trimetazidine; isolated working heart model; cardioplegia
Mestrado
Cirurgia
Mestre em Cirurgia
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
2

GRILLO, ANDREA. "Non-invasive evaluation of myocardial supply-demand balance from the analysis of pulse waveform: from validation to clinical application." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2019. http://hdl.handle.net/10281/241149.

Full text
Abstract:
La valutazione del bilancio tra l'apporto e la domanda di ossigeno nel miocardio è utile per predire e diagnosticare l'ischemia miocardica e l'infarto miocardico di tipo 2, condizioni che rappresentano una parte crescente del carico sanitario delle malattie cardiovascolari e la cui incidenza è in rapido aumento a causa dell’invecchiamento. Nella sua valutazione originale, ottenuta mediante registrazioni invasive, questo equilibrio è calcolato come il rapporto tra l'apporto di ossigeno, definito come l'area tra la pressione aortica e quella ventricolare sinistra durante la diastole (indice diastolico di pressione-tempo) e il consumo di ossigeno, definito come l'area sotto la curva di pressione durante la sistole (indice sistolico di pressione-tempo). Questo rapporto è chiamato SEVR (Subendocardial Viability Ratio) e può anche essere calcolato dall'analisi dell'onda di pressione centrale ottenuta non-invasivamente dalla tonometria arteriosa carotidea, dividendo le aree tra le curve di pressione diastolica e sistolica. La valutazione non invasiva convenzionale del SEVR mediante tonometria arteriosa è influenzata da alcune limitazioni metodologiche, che sono l'esclusione dal calcolo del tempo di contrazione isovolumetrico nell'indice sistolico pressione-tempo e l'esclusione della pressione diastolica ventricolare sinistra dall'indice diastolico pressione-tempo. Inoltre, la calibrazione dell'onda di pressione centrale derivata dalla tonometria carotidea può essere influenzata dal modo di calcolare la pressione arteriosa media dalla pressione arteriosa brachiale, che è necessaria per scalare la forma d'onda centrale. Questa tesi presenta una serie di studi volti a superare queste limitazioni, al fine di elaborare una forma corretta del SEVR e di validarlo contro la sua controparte invasiva e come un predittore clinico. Viene presentata una metodologia per calcolare in modo affidabile gli intervalli di tempo sistolico (tempo di contrazione isovolumetrica e periodo pre-eiettivo) da tonometria arteriosa con ECG, eseguita a livello carotideo e femorale, e viene quindi applicata in soggetti con o senza malattia cardiovascolare. È stata quindi affrontata la questione del calcolo della pressione arteriosa media dalla pressione arteriosa brachiale, in quanto è stata evidenziata una considerevole variabilità interindividuale e intraindividuale nel fattore di forma della pressione brachiale, nella popolazione generale di diverse età e nei pazienti ipertesi. L'approccio migliore per la calibrazione della pressione centrale non invasiva risiede nell'integrazione delle forme d'onda di pressione o, quando non applicabile, nell'uso di un algoritmo appropriato per il calcolo del fattore di forma brachiale. È stata quindi dimostrata una buona correlazione del SEVR determinato in modo invasivo, in pazienti sottoposti a cateterismo cardiaco, con il nuovo SEVR non invasivo calcolato mediante tonometria arteriosa e corretto considerando i tempi sistolici e la pressione diastolica ventricolare sinistra. Un'equazione per la stima della pressione diastolica ventricolare sinistra è stata derivata da parametri non invasivi della tonometria arteriosa e dai dati invasivi. Il nuovo SEVR è stato infine applicato nella coorte PARTAGE, un ampio studio di popolazione di individui di età maggiore di 80 anni. SEVR è risultato essere un predittore indipendente della mortalità totale nei soggetti anziani. In questa popolazione si può considerare un valore soglia di 100 per il SEVR. In sintesi, è stata creata e validata clinicamente una nuova formulazione di un indice (SEVR) per la valutazione del bilancio tra domanda e offerta di ossigeno al miocardio, ottenibile mediante tonometria arteriosa non invasiva.
The evaluation of the balance between oxygen supply and demand in the myocardium is useful for predicting and diagnosing myocardial ischemia and type-2 myocardial infarction, conditions that represent a growing part of the health burden of cardiovascular disease, and whose incidence is rapidly increasing due to an ageing population. In its original assessment by invasive registrations, this balance is calculated as the ratio between the oxygen supply, defined as the area between the aortic and left ventricular pressures during diastole (diastolic pressure-time index), and the oxygen consumption, defined as the area under the pressure curve during systole (systolic pressure-time index). This ratio is called SEVR (Subendocardial Viability Ratio) and may also be calculated from the analysis of the non-invasively determined central pressure wave obtained by carotid arterial tonometry, by dividing areas between the diastolic and systolic pressure curves. The conventional non-invasive assessment of SEVR by arterial tonometry is affected by some methodological limitations, that are the exclusion from the calculation of isovolumetric systolic time in the systolic pressure-time index and the exclusion of left ventricular diastolic pressure from diastolic pressure-time index. Moreover, the calibration of central pressure wave derived from carotid tonometry can be affected by the way of calculating mean arterial pressure from brachial cuff blood pressure, which is necessary for scaling the central waveform. This thesis presents a series of studies conducted to overcome the limitations mentioned above, in order to elaborate a corrected form of the SEVR and to validate it against its invasive counterpart and as a clinical predictor. A methodology to reliably calculate the systolic-time intervals (isovolumetric ejection time and pre-ejection period) from ECG-gated arterial tonometry performed at the carotid and femoral levels, is presented and applied in subjects with or without cardiovascular disease. The issue of calculation of mean arterial pressure from brachial cuff blood pressure was then addressed, as a considerable interindividual and intraindividual variability in brachial pressure form-factor was evidenced in general population of different ages and in hypertensive patients. The best approach for calibration of non-invasive central blood pressure waveform resides in the integration of pressure waveforms, or, when not applicable, in the use of an appropriate algorithm for calculation of brachial form factor. A good correlation of the invasively determined SEVR, in patients undergoing cardiac catheterization, was then demonstrated with the new non-invasive SEVR calculated by arterial tonometry and corrected by considering systolic time intervals and the left ventricular diastolic pressure. An equation for the estimation of left ventricular diastolic pressure was derived from non-invasive parameters of arterial tonometry and the invasive data. The new SEVR was finally applied in the PARTAGE cohort, a large population study of individuals 80 years of age and older living in nursing homes. SEVR was found to be an independent predictor of total mortality in the elderly subjects. A threshold value for SEVR of 100 may be considered in this population. In summary, a new formulation of an index (SEVR) for the evaluation of myocardial supply-demand balance from non-invasive arterial tonometry was created and clinically validated.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
3

Vitali, Francesca <1979&gt. "Valutazione del danno miocardico nel neonato con encefalopatia ipossico-ischemica." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amsdottorato.unibo.it/7518/1/vitali_francesca_tesi.pdf.

Full text
Abstract:
Background. L’ asfissia perinatale determina spesso un quadro di encefalopatia associata a disfunzione cardiaca. L’ipotermia rappresenta l’unica terapia efficace nel ridurre il danno cerebrale. Non è noto se possa agire anche sul danno miocardico. Obiettivi. Definire il danno miocardico conseguente ad asfissia perinatale mediante metodiche TDI associate a tecniche ecocardiografiche tradizionali e valutarne l’ outcome a breve e lungo termine. Materiali e Metodi. Sono stati arruolati 15 neonati con encefalopatia ipossico-ischemica: 7 di grado severo-moderato raffreddati per 72 h e 8 di grado lieve non raffreddati. Entrambi i gruppi hanno eseguito dosaggio ematico di CPK, Troponina T e Pro-BPN entro le 6 h di vita, a 12, 24 h di vita e in 7° giornata; a tutti sono stati eseguiti ECG ed ecocardiografia tradizionale e TDI entro 6 h di vita, a 36 h, a 7 giorni ed a 12 mesi; nel gruppo 1 anche a 4 giorni e a 1, 6 e 18 mesi di vita. Risultati. Le concentrazioni sieriche dei markers studiati nelle diverse tempistiche sono risultate più elevate nei pazienti del gruppo 1 rispetto al gruppo 2. In maniera concorde tutti gli indici di funzionalità cardiaca (output ventricolari, TAPSE, velocità sistolica e diastoliche al TDI) sono risultati significativamente inferiori nel gruppo1 rispetto al gruppo2 nelle prime ore dopo l’ insulto ischemico per entrambi i ventricoli, per poi riallinearsi successivamente. In particolare per quanto riguarda la metodica TDI i rapporti E/Em ed Em/Am per la valvola mitrale sono risultati significativamente inferiori anche a 7 giorni nel gruppo 1. Conclusioni. Le misure eseguite con metodica TDI presentano maggiore sensibilità nel riconoscere alterazioni della funzionalità miocardica rispetto alle metodiche tradizionali; tali valori infatti si normalizzano più tardivamente. Riteniamo pertanto opportuno valutare la funzionalità miocardica almeno per alcuni giorni dopo il riscaldamento nei bambini affetti da encefalopatia moderato-severa sottoposti ad ipotermia.
Background. Perinatal asphyxia is commonly associated with hypoxic ischaemic encephalopathy and cardiovascular dysfunction. Therapeutic hypothermia has become standard treatment for moderate and severe neonatal hypoxic–ischemic encephalopathy to reduce cerebral morbidity and mortality. The effect on the heart is incompletely explored. Aim. To assess myocardial performance of infants with perinatal asphyxia using traditional and DTI echocardiographycs technique; evaluation of early and long-term myocardial outcome. Study design. Fifteen infants with hypoxic ischaemic encephalopathy were enrolled in the study: seven infants with moderate-severe hypoxic ischaemic encephalopathy cooled for 72 hours (group1); eight normothermic infants with mild hypoxic ischaemic encephalopathy (group2).
Biomarkers serum concentrations (CPK,TroponinT, PRO-BNP) were measured at 6, 12 , 24 h of life and on the seven day of life. ECG and echocardiographies (traditional and TDI mesaurements) were done in the first 6 h of life, at 36h, on day 7, at 12 month. In the cooled infants were done also on day 4, at 1, 6 and 18 month. Results. All sieric biomarkers were always higher in the group1 than group2. All functional myocardial indices (ventricular output, TAPSE, systolic velocity (Sm), early diastolic velocity (Em), late diastolic velocity (Am)) were lower for both ventricles in the first hours after hypoxic insult in the group1. Moreover we have also found that mitral E/Em ratio and Em/Am ratio were lower in the group 1 on day 7. Conclusion. The DTI technique appears more sensitive than traditional echocardiography to the subtle changes in cardiac performance that occur after perinatal asphyxia. In particular these value were lower for more time that conventional parameters. Moreover, in cooled infants with moderate-severe hypoxic ischaemic encephalopathy, it may be important examinated myocardial function at least for a few days after rewarming.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
4

Vitali, Francesca <1979&gt. "Valutazione del danno miocardico nel neonato con encefalopatia ipossico-ischemica." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amsdottorato.unibo.it/7518/.

Full text
Abstract:
Background. L’ asfissia perinatale determina spesso un quadro di encefalopatia associata a disfunzione cardiaca. L’ipotermia rappresenta l’unica terapia efficace nel ridurre il danno cerebrale. Non è noto se possa agire anche sul danno miocardico. Obiettivi. Definire il danno miocardico conseguente ad asfissia perinatale mediante metodiche TDI associate a tecniche ecocardiografiche tradizionali e valutarne l’ outcome a breve e lungo termine. Materiali e Metodi. Sono stati arruolati 15 neonati con encefalopatia ipossico-ischemica: 7 di grado severo-moderato raffreddati per 72 h e 8 di grado lieve non raffreddati. Entrambi i gruppi hanno eseguito dosaggio ematico di CPK, Troponina T e Pro-BPN entro le 6 h di vita, a 12, 24 h di vita e in 7° giornata; a tutti sono stati eseguiti ECG ed ecocardiografia tradizionale e TDI entro 6 h di vita, a 36 h, a 7 giorni ed a 12 mesi; nel gruppo 1 anche a 4 giorni e a 1, 6 e 18 mesi di vita. Risultati. Le concentrazioni sieriche dei markers studiati nelle diverse tempistiche sono risultate più elevate nei pazienti del gruppo 1 rispetto al gruppo 2. In maniera concorde tutti gli indici di funzionalità cardiaca (output ventricolari, TAPSE, velocità sistolica e diastoliche al TDI) sono risultati significativamente inferiori nel gruppo1 rispetto al gruppo2 nelle prime ore dopo l’ insulto ischemico per entrambi i ventricoli, per poi riallinearsi successivamente. In particolare per quanto riguarda la metodica TDI i rapporti E/Em ed Em/Am per la valvola mitrale sono risultati significativamente inferiori anche a 7 giorni nel gruppo 1. Conclusioni. Le misure eseguite con metodica TDI presentano maggiore sensibilità nel riconoscere alterazioni della funzionalità miocardica rispetto alle metodiche tradizionali; tali valori infatti si normalizzano più tardivamente. Riteniamo pertanto opportuno valutare la funzionalità miocardica almeno per alcuni giorni dopo il riscaldamento nei bambini affetti da encefalopatia moderato-severa sottoposti ad ipotermia.
Background. Perinatal asphyxia is commonly associated with hypoxic ischaemic encephalopathy and cardiovascular dysfunction. Therapeutic hypothermia has become standard treatment for moderate and severe neonatal hypoxic–ischemic encephalopathy to reduce cerebral morbidity and mortality. The effect on the heart is incompletely explored. Aim. To assess myocardial performance of infants with perinatal asphyxia using traditional and DTI echocardiographycs technique; evaluation of early and long-term myocardial outcome. Study design. Fifteen infants with hypoxic ischaemic encephalopathy were enrolled in the study: seven infants with moderate-severe hypoxic ischaemic encephalopathy cooled for 72 hours (group1); eight normothermic infants with mild hypoxic ischaemic encephalopathy (group2).
Biomarkers serum concentrations (CPK,TroponinT, PRO-BNP) were measured at 6, 12 , 24 h of life and on the seven day of life. ECG and echocardiographies (traditional and TDI mesaurements) were done in the first 6 h of life, at 36h, on day 7, at 12 month. In the cooled infants were done also on day 4, at 1, 6 and 18 month. Results. All sieric biomarkers were always higher in the group1 than group2. All functional myocardial indices (ventricular output, TAPSE, systolic velocity (Sm), early diastolic velocity (Em), late diastolic velocity (Am)) were lower for both ventricles in the first hours after hypoxic insult in the group1. Moreover we have also found that mitral E/Em ratio and Em/Am ratio were lower in the group 1 on day 7. Conclusion. The DTI technique appears more sensitive than traditional echocardiography to the subtle changes in cardiac performance that occur after perinatal asphyxia. In particular these value were lower for more time that conventional parameters. Moreover, in cooled infants with moderate-severe hypoxic ischaemic encephalopathy, it may be important examinated myocardial function at least for a few days after rewarming.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
5

Favaretto, Enrico. "Effect and Role of Post-conditioning During Coronary Angioplasty in Patients Affected by ST-Elevation Acute Myocardial Infarction." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2012. http://hdl.handle.net/11577/3422482.

Full text
Abstract:
Background Reperfusion is the mainstay treatment for patients presenting with ST-elevation myocardial infarction (STEMI). Nevertheless, reperfusion itself may exacerbate myocardial injury, a process termed “reperfusion injury”. Post-conditioning (PostC) has been suggested to reduce myocardial damage during primary percutaneous coronary intervention (PPCI), nevertheless clinical experience is limited. Objectives We aimed to review all the known strategies to limit the reperfusion injury; moreover we explored the cardioprotective effect of mechanical postconditioning conducting a randomized trial aimed to evalutate infarct size (IS) at cardiac magnetic resonance (CMR) in STEMI patients treated by PPCI. Methods A total of 78 patients with first STEMI (aged 59±12 years) referred for PPCI, were stratified for STEMI location and randomly assigned to conventional PPCI or PPCI with PostC. All patients, with occluded infarct related artery and no collateral circulation, received abciximab intravenously before PPCI. After reperfusion by effective direct stenting, control subjects underwent no further intervention, while in treated patients PostC was performed within 1 minute of reflow by 4 cycles of 1-minute inflation and 1-minute deflation of the angioplasty balloon. Primary end-point was IS reduction, expressed as percentage of left ventricle mass assessed by delayed enhancement on CMR at 30±10 days after index PPCI. Results All baseline characteristics but diabetes (p=0.06) were balanced between groups. Postconditioning patients trended towards a larger IS compared to those treated by standard PPCI (20±12% vs 14±10%, p=0.054). After exclusion of diabetics, PostC group still showed a trend to larger IS (p=0.116). Major adverse events seem to be more frequent in PostC group irrespective to diabetes status (p=0.053 and p=0.080, respectively). Conclusions This prospective, randomized trial suggests that PostC did not have the expected cardioprotective effect and, on the contrary, it might harm STEMI patients treated by PPCI plus abciximab. (Clinical Trial Registration-unique identifier: NCT01004289).
Razionale dello studio La terapia riperfusiva è la via principale per il trattamento di pazienti che si presentino con infarto miocardico con sopraslivellamento del tratto ST (ST-elevation myocardial infarction, STEMI). Tuttavia, la riperfusione di per sé può esacerbare il danno miocardico, un processo denominato “danno da riperfusione”. Il post-conditioning (PostC) é un processo che sembra possa ridurre il danno miocardico da riperfusione durante angioplastica primaria (primary percutaneous coronary intervention, PPCI), ciò nonostante l’esperienza clinical è limitata. Scopo dello studio Presentare e discutere tutte le strategie note in grado di limitare il danno riperfusivo; inoltre, valutare gli effetti cardioprotettivi del postconditioning ischemico meccanico mediante un trial clinico controllato randomizzato arruolante pazienti con STEMI e inviati a PPCI, con endpoint primario le dimensioni dell’infarto (infarct size, IS) finale alla risonanza magnetica cardiaca (cardiac magnetic resonance, CMR). Metodi Un totale di 78 pazienti con primo STEMI (età 59±12 anni) inviati per PPCI, sono stati stratificati per sede dello STEMI e successivamente randomizzati a PPCI convenzionale o PPCI con PostC. Tutti i pazienti, con arteria responsabile dell’infarto occlusa e assenza di circolo collaterale, hanno ricevuto abciximab endovena prima della PPCI. Successivamente alla riperfusione, avvenuta con tecnica direct stenting, i soggetti di controllo non sono stati sottoposti ad ulteriori interventi, mentre i soggetti nel gruppo PostC hanno rivevuto, entro un minuto dalla riperfusione, 4 cicli di 1 minuto di rigonfiaggio e 1 minuto di sgonfiaggio del pallone usato per l’angioplastica. L’endpoint primario oggetto dello studio, la riduzione dell’IS finale, veniva espresso come percentuale della massa ventricolare sinistra affetta, come possibile riconoscere ad una CMR con mezzo di contrasto eseguita a 30±10 giorni di distanza dalla procedura di PPCI indice. Risultati Tutte le caratteristiche di base, ad eccezione del diabete (p=0.06), risultavano ben bilanciate tra i gruppi di trattamento. I pazienti nel gruppo postconditioning tendevano ad avere un IS maggiore quando paragonati a quelli sottoposti a PPCI convenzionale (20±12% vs 14±10%, p=0.054). Dopo esclusione dei pazienti diabetici, il gruppo di pazienti PostC sembrava ancora associato ad IS finali di maggiori dimensioni (p=0.116). Gli eventi avversi cardiovascolari maggiori sono risultati essere più frequenti nel gruppo PostC, indipendentemente dal loro status diabetico (p=0.053 e p=0.080, rispettivamente). Conclusioni Questo trial clinico randomizzato prospettico suggerisce che il PostC non ha l’effetto cardioprotettivo atteso e, invece, potrebbe pure nuocere a pazienti affetti da STEMI e sottoposti a PPCI ed infuzione di abciximab. (Numero identificativo unico di registrazione del trial al sito clinicaltrial.gov: NCT01004289).
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
6

Warren, Rodríguez Mark. "Electrical impedance of normal and ischemic myocardium. Role on the genesis of ST segment changes and ventricular arrhythmias." Doctoral thesis, Universitat Autònoma de Barcelona, 1999. http://hdl.handle.net/10803/3357.

Full text
Abstract:
Las propiedades eléctricas pasivas del tejido cardiaco tienen un papel importante en determinar la propagación del impulso eléctrico a través del miocardio normal y patológico. La medida de la impedancia eléctrica miocárdica es usada para evaluar el papel de los cambios de la propiedades eléctricas pasivas cardiacas en la arritmogénesis y en los cambios del segmento ST durante la isquemia miocárdica. La isquemia aguda aumenta la resistividad y el ángulo de fase al cabo de aproximadamente 30 minutos de oclusión coronaria; ambas magnitudes alcanzan un plató después de 1 hora de isquemia. La cicatriz del infarto de miocardio se caracteriza por tener una resistividad aproximadamente un 50% menor que el tejido normal, y un ángulo de fase cercano a cero. Además, ambas magnitudes muestran una falta de dependencia en frecuencia en el rango de 1 kHz a 1MHz. La incidencia máxima de arritmias ventriculares de la fase Ib coincide temporalmente con el incremento abrupto de resistividad y ángulo de fase tisular. Además, el precondicionamiento miocárdico retrasa la pendiente máxima del incremento de ambas magnitudes paralelamente con el pico de arritmias de la fase Ib. En cambio, el aumento de la resistividad miocárdica no se asocia con una disminución de la elevación del segmento ST epicárdico. Sin embargo, la baja resistividad del tejido infartado es responsable de favorecer la transmisión de pulsos de corriente aplicados a través del tejido necrótico, y esto reafirma la hipótesis de que durante la isquemia preinfarto, la elevación del segmento ST de electrodos epicárdicos en tejido infartado carente de células viables, es por transmisión eléctrica pasiva de corrientes de lesión generadas en la zona limítrofe del tejido isquémico y normal. Finalmente, la medida de la impedancia eléctrica con un catéter percutáneo intracavitario de contacto permite diferenciar áreas de infarto transmural del tejido normal gracias a su espectro de impedancia particular.
The passive electrical properties of cardiac tissue play a major role in determining the propagation of the electrical impulse across the myocardium in both normal and pathologic conditions. Measurement of whole tissue electrical impedance is used to asses the role of the changes in cardiac passive electrical properties in arrhythmogenesis and ST segment changes during myocardial ischemia. Acute ischemia increases both resistivity and phase angle after approximately 30 minutes of coronary occlusion, and both reach plateau values after 1 hour of ischemia. Healed infarcted myocardium is characterized by an approximately 50% lower than normal resistivity and close to zero phase angle value. Furthermore, both variables depict a lack of frequency response in the 1 kHz to 1 MHz range. The peak incidence of phase Ib ventricular arrhythmias temporally coincides with the sharp increase of tissue resistivity and phase angle. Furthermore, myocardial preconditioning delays the maximum slope of the increase of both magnitudes as well as the peak of phase Ib arrhythmias in a parallel manner. In contrast, a rise in tissue resistivity is not accompanied by a decrease in epicardial ST segment elevation. However, the low resistivity of the infarcted tissue is responsible for the enhanced transmission of current pulses applied across the necrotic myocardium, which supports the hypothesis that during periinfarction ischemia the ST segment elevation measured in epicardial electrodes overlying infarcted tissue devoid of viable cells, is by passive electrical transmission of injury currents that are generated in the border of the ischemic and normal tissue. Finally, measurement of myocardial impedance with a contact intracavitary percutaneous catheter permits differentiation of areas of transmural infarction from normal tissue by their particular impedance spectrum.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
7

Govoni, Marco <1977&gt. "Riparazione del danno ischemico ostruttivo del miocardio mediante cellule staminali mesenchimali sottoposte a stimolazione elettromeccanica in bioreattore." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/1698/1/Govoni_Marco_tesi.pdf.

Full text
Abstract:
Nell’ambito dell’ingegneria dei tessuti, la possibilità di rigenerazione del miocardio post-infartuale è un argomento “caldo”, che suscita grandi speranze ma solleva altrettanto grandi interrogativi - sostenuti dal sussistere di dubbi di base sulle scelte operative praticabili. Esiste tuttavia concordanza nel considerare fondamentale l’utilizzo di un “supporto” che possa mantenere nella sede peri-infartuale le cellule competenti. Infatti, la semplice iniezione di cellule staminali per via endovenosa o direttamente nell’area infartuata non si è dimostrata particolarmente efficace, soprattutto a causa della cospicua perdita cellulare che si verifica rapidamente dopo il trapianto. Ci si orienta quindi verso la strategia di seminare cellule in grado di transdifferenziare in senso muscolare cardiaco su un materiale biocompatibile in vitro e di impiantare successivamente il costrutto ottenuto in vivo dove ci si attende il riassorbimento del biomateriale e l’integrazione delle cellule. Tuttavia, mentre in altri settori della medicina - quali ortopedia e dermatologia - l’impiego di pseudotessuti ingegnerizzati ha già permesso di conseguire ottimi risultati nella rigenerazione di tessuti danneggiati, allo stato attuale, i progressi ottenuti nell’ambito della rigenerazione del miocardio infartuato appaiono ancora aneddotici e distanti dall’ottenere protocolli condivisi per l’impiego in clinica. Il lavoro presentato in questa ricerca, condotto grazie alla sinergia di competenze interdisciplinari negli ambiti chimico, biologico e dell’ingegneria biomedica meccanica ed elettronica, è uno studio di fattibilità di una metodica standardizzata in grado di indirizzare cellule staminali mesenchimali (MSCs) indifferenziate verso l’acquisizione in vitro di caratteri fenotipici confrontabili con quelli delle cellule muscolari cardiache attraverso il paradigma della coltura dinamica in bioreattore. Il prototipo di bioreattore impiegato, in quanto sviluppato originalmente nel corso di questa attività di ricerca, presenta rispetto ad altri strumenti descritti l’innovazione e il vantaggio di non richiedere l’utilizzo di un incubatore, in quanto esso stesso permette di coltivare cellule al suo interno in condizioni controllate di temperatura, pH e concentrazione di CO2. La sua flessibilità operativa consente di impostare e controllare da personal computer leggi di moto di qualsiasi forma anche con cicliche molto veloci. Infine, la presenza di estensimetri in grado di misurare finemente la variazione di tensione esercitata sulla matrice polimerica utilizzata, posta in trazione tra due afferraggi, permette di applicare nel tempo una forza di stiramento costante, ottenendo deformazioni controllate e risultati riproducibili in termini di modificazioni cellulari. Il superamento delle problematiche sorte durante la fase di messa a punto del sistema, che deve essere ritenuto parte integrante del lavoro di sviluppo condotto, ha permesso di studiare l’adattamento di MSCs allo stiramento ciclico, mostrando che questo effettivamente determina alcune differenze fenotipiche rispetto al controllo statico. Inoltre le cellule hanno acquistato una disposizione orientata lungo l’asse longitudinale delle fibre, dato questo particolarmente importante se si considera la disposizione ordinata delle cellule del miocardio, le quali costituiscono un vero e proprio sincizio, indispensabile per una diffusione sincrona dell’impulso elettrico di contrazione. La creazione di uno pseudotessuto cardiaco ottimale richiederà ovviamente ulteriore lavoro, ma la metodica qui presentata si propone al tempo stesso come uno strumento di studio e come una strategia operativa per un approccio innovativo e standardizzabile alla medicina rigenerativa del miocardio.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
8

Govoni, Marco <1977&gt. "Riparazione del danno ischemico ostruttivo del miocardio mediante cellule staminali mesenchimali sottoposte a stimolazione elettromeccanica in bioreattore." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/1698/.

Full text
Abstract:
Nell’ambito dell’ingegneria dei tessuti, la possibilità di rigenerazione del miocardio post-infartuale è un argomento “caldo”, che suscita grandi speranze ma solleva altrettanto grandi interrogativi - sostenuti dal sussistere di dubbi di base sulle scelte operative praticabili. Esiste tuttavia concordanza nel considerare fondamentale l’utilizzo di un “supporto” che possa mantenere nella sede peri-infartuale le cellule competenti. Infatti, la semplice iniezione di cellule staminali per via endovenosa o direttamente nell’area infartuata non si è dimostrata particolarmente efficace, soprattutto a causa della cospicua perdita cellulare che si verifica rapidamente dopo il trapianto. Ci si orienta quindi verso la strategia di seminare cellule in grado di transdifferenziare in senso muscolare cardiaco su un materiale biocompatibile in vitro e di impiantare successivamente il costrutto ottenuto in vivo dove ci si attende il riassorbimento del biomateriale e l’integrazione delle cellule. Tuttavia, mentre in altri settori della medicina - quali ortopedia e dermatologia - l’impiego di pseudotessuti ingegnerizzati ha già permesso di conseguire ottimi risultati nella rigenerazione di tessuti danneggiati, allo stato attuale, i progressi ottenuti nell’ambito della rigenerazione del miocardio infartuato appaiono ancora aneddotici e distanti dall’ottenere protocolli condivisi per l’impiego in clinica. Il lavoro presentato in questa ricerca, condotto grazie alla sinergia di competenze interdisciplinari negli ambiti chimico, biologico e dell’ingegneria biomedica meccanica ed elettronica, è uno studio di fattibilità di una metodica standardizzata in grado di indirizzare cellule staminali mesenchimali (MSCs) indifferenziate verso l’acquisizione in vitro di caratteri fenotipici confrontabili con quelli delle cellule muscolari cardiache attraverso il paradigma della coltura dinamica in bioreattore. Il prototipo di bioreattore impiegato, in quanto sviluppato originalmente nel corso di questa attività di ricerca, presenta rispetto ad altri strumenti descritti l’innovazione e il vantaggio di non richiedere l’utilizzo di un incubatore, in quanto esso stesso permette di coltivare cellule al suo interno in condizioni controllate di temperatura, pH e concentrazione di CO2. La sua flessibilità operativa consente di impostare e controllare da personal computer leggi di moto di qualsiasi forma anche con cicliche molto veloci. Infine, la presenza di estensimetri in grado di misurare finemente la variazione di tensione esercitata sulla matrice polimerica utilizzata, posta in trazione tra due afferraggi, permette di applicare nel tempo una forza di stiramento costante, ottenendo deformazioni controllate e risultati riproducibili in termini di modificazioni cellulari. Il superamento delle problematiche sorte durante la fase di messa a punto del sistema, che deve essere ritenuto parte integrante del lavoro di sviluppo condotto, ha permesso di studiare l’adattamento di MSCs allo stiramento ciclico, mostrando che questo effettivamente determina alcune differenze fenotipiche rispetto al controllo statico. Inoltre le cellule hanno acquistato una disposizione orientata lungo l’asse longitudinale delle fibre, dato questo particolarmente importante se si considera la disposizione ordinata delle cellule del miocardio, le quali costituiscono un vero e proprio sincizio, indispensabile per una diffusione sincrona dell’impulso elettrico di contrazione. La creazione di uno pseudotessuto cardiaco ottimale richiederà ovviamente ulteriore lavoro, ma la metodica qui presentata si propone al tempo stesso come uno strumento di studio e come una strategia operativa per un approccio innovativo e standardizzabile alla medicina rigenerativa del miocardio.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
9

Alburquerque, Béjar Juan José. "Terapia combinada con condicionamiento isquémico remoto y tratamiento metabólico para la prevención del daño por reperfusión. Mecanismos implicados." Doctoral thesis, Universitat Autònoma de Barcelona, 2016. http://hdl.handle.net/10803/395206.

Full text
Abstract:
El tratamiento de elección ante un paciente con infarto agudo de miocardio es la angioplastia primaria temprana. Esta restauración del flujo causa por sí misma un daño adicional al de la isquemia, el daño letal por reperfusión. Aunque se ha investigado una amplia gama de dianas terapéuticas en el ámbito experimental con el fin de reducirlo, su traslación a la clínica ha sido poco exitosa en muchas ocasiones. No obstante, ciertos ensayos con tratamientos como el condicionamiento isquémico remoto (RIC), o relacionados con la alteración del metabolismo cardiaco, han surgido como terapias más factibles. Una posibilidad para aumentar la validez de las maniobras cardioprotectoras sería utilizar terapias combinadas, aprovechando los efectos beneficiosos sinérgicos frente a posibles comorbilidades, las cuales podrían reducir la eficacia de alguno de los tratamientos individuales. Esta tesis investiga si la terapia combinada de RIC y modulación del metabolismo cardiaco resulta más beneficiosa que la administración de cada uno por separado. En una primera parte, se investigaron los efectos de RIC, GIK y exenatida, solos o combinados, sobre el tamaño del infarto y la incidencia de arritmias, en un modelo porcino in situ de isquemia-reperfusión transitoria de la arteria coronaria DA. Observamos que la terapia en combinación fue más efectiva limitando el daño por reperfusión que la aplicación individual de los diferentes tratamientos. En segundo lugar, se analizaron los mecanismos implicados en la reducción del daño, tanto en las terapias individuales como en las combinadas. Para ello, por un lado se investigó la activación de proteínas pertenecientes a las vías clásicas cardioprotectoras de señalización citosólica (RISK, SAFE o GMPc/PKG). La terapia con GIK aumentó la activación de la proteína Akt y eNOS, mientras que la exenatida limitó el tamaño del infarto provocando un cambio metabólico, con independencia de su acción sobre la liberación de insulina. Por su parte, RIC redujo la formación de residuos de nitrotirosina en las proteínas, indicando un menor estrés oxidativo en el tejido. Asimismo, también se observó que la huella metabólica de los extractos de miocardio era diferente entre los grupos que recibieron tratamiento metabólico y los grupos control y tratados con RIC. Por último, la tercera parte de la tesis ahonda en la investigación sobre el mecanismo de acción humoral de la maniobra de RIC. Se pretendió estudiar los factores implicados en la cardioprotección otorgada por un protocolo de RIC realizado sobre arteria femoral de cerdo. Para ello, se tomaron muestras sanguíneas de este animal, en estado basal y tras la maniobra de RIC (post-RIC), y el plasma fue extraído y dializado. Después se administró sobre un modelo de isquemia-reperfusión en corazones aislados de ratón. Los resultados mostraron una disminución significativa del tamaño del infarto cuando el dializado plasmático se administraba con anterioridad a la isquemia, pero no en el momento de la reperfusión. Por otro lado, el análisis mediante espectroscopía de 1H-RMN demostró niveles de glicina aumentados en el dializado plasmático post-RIC, con respecto al tomado en estado basal. Así, se realizaron experimentos adicionales con la adición de estricnina a los dializados plasmáticos, un inhibidor de su receptor. Su aplicación, previamente a la isquemia, logró abolir la reducción del infarto conseguida con anterioridad, demostrando la implicación de este aminoácido en la cardioprotección asociada al RIC. En conclusión, los resultados presentados en esta tesis demuestran que la terapia combinada puede resultar más ventajosa limitando el tamaño del infarto en pacientes con SCAEST. Como estas intervenciones son accesibles, económicas, y han resultado seguras y efectivas en ensayos clínicos, parece justificada la investigación de sus combinaciones en pacientes. Además, sugiere que la glicina es responsable, en parte, de la protección otorgada por el RIC.
Nowadays, the treatment of choice to reduce acute myocardial ischemic injury is timely reperfusion, mainly by primary percutaneous coronary interventions. However, flow restoration induces an additional myocardial damage, known as reperfusion injury. A wide number of experimental studies have demonstrated that several cardioprotective strategies are able to reduce reperfusion injury, but translation of adjunctive therapies to the clinical arena has been largely disappointing. Nevertheless, some recently published clinical trials have shown encouraging results, especially those related to therapies able to modulate myocardial metabolism or those that promote endogenous cardioprotection, as remote ischemic conditioning (RIC). In order to increase the effectiveness of adjunctive therapies, cardioprotective maneuvers can be combined. Treatment combinations can provide synergistic beneficial effects against myocardial infarction, but also avoid the interference of comorbidities with protection, that can potentially reduce the effects of individual treatments. This PhD thesis investigates whether a combination therapy consisting of drugs modulating myocardial metabolism and RIC have additive effects against reperfusion injury, resulting in reduced infarct size as compared with individual treatments. First, we investigated the effects of RIC, GIK and exenatide (a GLP-1 agonist), alone or in combination, on infarct size and arrhythmia incidence in an in situ pig model of transient coronary occlusion at the left anterior descending coronary artery. Our results demonstrate that combined therapy was more effective limiting reperfusion injury than individual treatments. Subsequently, the mechanisms involved in the cardioprotective actions observed were analyzed in every individual and combined therapy. Our data showed that RIC, GIK and exenatide have different impacts on key cardioprotective pathways. Thereby, RIC markedly reduced oxidative stress, as determined by nitrotyrosination of tissue proteins, whereas GIK shared with exenatide its effects modulating myocardial glucose metabolism, and, in addition, activated the Akt-eNOS axis (RISK pathway). Finally, the last part of this thesis was focussed on studying the possible humoral mechanisms of the RIC maneuver. Thus, blood factors involved in cardioprotection were examined in plasma obtained from pigs submitted to RIC (four short periods of occlusion and reperfusion at the femoral artery). Blood samples were obtained before and after the RIC maneuver, and plasma was extracted and dialysated. Then, plasma dialysates were administered to isolated mice hearts submitted to global ischemia and reperfusion. Infarct size was statistically reduced when post-RIC plasma was given before the global ischemia, but not when it was given at the onset of reperfusion. Moreover, when plasma dialysate was analyzed by 1H-NMR spectroscopy, we could observe that glycine concentrations were markedly increased in post-RIC dialysates compared to baseline levels. Additional experiments in isolated hearts were performed by adding strychninne, an inhibitor of glycine receptor, to plasma dialysates. Strychninne was able to abolish the infarct reduction achieved by glycine, when dialysates were administered before global ischemia, suggesting a role for this aminoacid in the cardioprotection elicited by RIC. In summary, results obtained in this work evidence that combined therapy with RIC and GIK or exenatide can be advantageous, as compared with individual treatments, limiting infarct size in patients with ST segment elevation myocardial infarction. Since these procedures are accessible, inexpensive and have shown to be safe and effective in clinical trials, investigation of this treatment combination in this patients appears warranted. Furthermore, this thesis shows that glycine can be responsible, at least in part, for the cardioprotective effects associated with RIC.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
10

Tejedor, Gascón Sandra. "Development of new advanced therapies to mitigate ischemia-reperfusion-induced injury during acute myocardial infarction." Doctoral thesis, Universitat Politècnica de València, 2023. http://hdl.handle.net/10251/171487.

Full text
Abstract:
[ES] Las intervenciones actuales utilizadas en el ámbito clínico durante el infarto agudo de miocardio (IAM) se centran en la revascularización de la zona isquémica. Entre dichas estrategias, la angioplastia coronaria, procedimiento por el cual se utiliza un catéter para desobstruir la arteria ocluida, es el método más utilizado. Sin embargo, se ha descrito este proceso (conocido como reperfusión) desencadena un daño adicional en el miocardio, por lo que la combinación de dicha intervención con moléculas cardioprotectoras resulta de gran interés para tratar de reducir el tamaño del infarto. El presente trabajo propone dos nuevas moléculas con el fin de precondicionar el área isquémica antes de la reperfusión en el contexto del IAM. La primera estrategia propuesta se ha basado en el aporte de un ácido graso (diDHA) en la zona isquémica antes de la reperfusión para tratar de reducir el estrés de los cardiomiocitos y el número de células muertas antes de la reperfusión. Además, se han sintetizado nanoconjugados basados en la unión covalente de diDHA a un unido covalentemente a un esqueleto polimérico (ácido poli-L-glutámico, PGA) con el fin de incrementar la estabilidad del diDHA y conseguir una liberación controlada de la molécula. Los resultados obtenidos mostraron que la formulación PGA-diDHA6.4 fue la más optimizada, mostrando un mejor efecto en el precondicionamiento de los cardiomiocitos antes de la reperfusión en términos de reducción de apoptosis, generación de especies reactivas de oxígeno y mantenimiento de la función mitocondrial in vitro. Además, dicho nanoconjugado también mostró un modesto efecto terapéutico cuando se administró en modelos in vivo de isquemia-reperfusión en ratas y cerdos, reduciendo el tamaño final de infarto respecto a los grupos control. La segunda estrategia terapéutica propuesta se ha centrado en aumentar el potencial terapéutico de las vesículas celulares de pequeño tamaño (SEV o exosomas) procedentes de medio condicionado de células madre estromales (MSC). Numerosos estudios han descrito el papel terapéutico de factores paracrinos secretados por las MSC, donde se incluyen tanto factores solubles como vesículas extracelulares (EV) y, en especial, SEV. Diversas estrategias, como la modificación genética o precondicionamiento de estas células, han sido utilizadas para aumentar el potencial terapéutico de las mismas. En este trabajo se ha propuesto la modificación genética de las MSC con el objetivo de enriquecer las SEV en proteínas de interés que pudiesen potenciar el efecto terapéutico de las SEV nativas. En base a estudios previos, donde se ha visto que la oncostatina-M (OSM) podría jugar un papel anti-fibrótico en el contexto del IAM, se decidió incorporar dicha proteína en la superficie de las SEV derivadas de MSC mediante su fusión con proteínas presentes de forma natural en la superficie de las SEV, con el objetivo de desencadenar una respuesta en las células diana. La modificación de la secuencia de la OSM y su fusión con la tetraspanina CD81 permitieron cargar de manera efectiva la OSM en la superficie de las SEV, y los resultados preliminares en fibroblastos ventriculares cardíacos mostraron un efecto funcional beneficioso con respecto a los SEV control y los enriquecidos en CD81, reduciendo la tasa de proliferación de las células en condiciones de ayuno, y modificando la expresión y la liberación de la proteína telo-Col1α1 en las células después de ser estimuladas con TGFβ-1, α-dextrano y ácido ascórbico-L-sulfato En resumen, dos nuevas estrategias terapéuticas avanzadas libres de células han sido propuestas en el presente trabajo, donde se han mostrado resultados preliminares prometedores para reducir el daño en el miocardio tras el IAM en términos de reducción de apoptosis de cardiomiocitos y de activación de fibroblastos car
[CA] Les intervencions actuals utilitzades en l'àmbit clínic durant l'infart agut de miocardi (IAM) se centren en la revascularització de la zona isquèmica. Entre aquestes estratègies, l'angioplàstia coronària, procediment pel qual s'utilitza un catèter per a desobstruir l'artèria oclosa, és el procés més utilitzat. No obstant això, s'ha descrit que aquest procés (conegut com a reperfusió) desencadena un mal addicional en el miocardi. En conseqüència, la combinació d'aquesta intervenció amb molècules cardioprotectores resulta de gran interés per a tractar de reduir la grandària de l'infart. El present treball proposa dues noves molècules amb potencial cardioprotector en el context del IAM. Com a primera estratègia terapèutica, s'ha proposat l'aportació d'un àcid gras (diDHA) a la zona isquèmica del miocardio abans de la reperfusió per a tractar de reduir l'estrés dels cardiomiocitos i el nombre de cèl·lules mortes abans de la reperfusió. A més, s'han sintetitzat nanoconjugats basats en la unió covalent de diDHA a un esquelet polimèric (àcid poli-L-glutàmic, PGA) amb la finalitat d'incrementar l'estabilitat del diDHA i aconseguir un alliberament controlat de la molècula. Els resultats obtinguts van mostrar que la formulació PGA-diDHA6.4 va ser la més efectiva, mostrant un millor efecte en el precondicionament dels cardiomiocitos abans de la reperfusió en termes de reducció d'apoptosi, generació d'espècies reactives d'oxigen i manteniment de la funció mitocondrial in vitro. A més, el nanoconjugat PGA-diDHA6.4 també va mostrar un modest efecte terapèutic quan es va administrar en models in vivo d'isquèmia-reperfusió en rates i porcs, reduint la grandària final d'infart respecte als grups control. La segona estratègia proposada s'ha centrat en potenciar l'efect terapèutic de vesícules extracelul·lars de xicoteta grandària (SEV o exosomes) que son secretades per cèl·lules mare estromales. Nombrosos estudis han descrit el paper terapèutic de factors paracrinos secretats per les MSC, on s'inclouen tant factors solubles com vesícules extracelul·lars (EV) i, especialment, les SEV. Diverses estratègies, com la modificació genètica o el precondicionament de les MSC, s'han estudiat per augmentar el potencial terapèutic d'aquestes cèl·lules. En aquest treball, es va pensar en la modificació genètica de les MSC amb l'objectiu d'enriquir les SEV en proteïnes d'interés que pogueren potenciar l'efecte terapèutic de les SEV natives. Sobre la base d'estudis previs, on s'ha vist que la oncostatina-M (OSM) podria jugar un paper anti-fibròtic en el context del IAM, es va decidir incorporar aquesta proteïna en la superfície de les SEV derivades de MSC mitjançant la seua fusió amb proteïnes presents de manera natural en la superfície de les SEV, amb l'objectiu de desencadenar una resposta en les cèl·lules diana. La modificació de la seqüència de la OSM i la seua fusió amb la tetraspanina CD81 van permetre carregar de manera efectiva la OSM en la superfície de les SEV, i els resultats preliminars en fibroblastos ventriculars cardíacs van mostrar un efecte funcional respecte als SEV control i els enriquits en CD81, reduint la taxa de proliferació de les cèl·lules en condicions de dejuni, i modificant l'expressió i la secreció de la proteïna telo-Col1α1 en les cèl·lules després de ser estimulades amb TGFβ-1, α-dextran i àcid ascòrbic-L-sulfat, simulant una activació dels fibroblastos in vitro. En resum, dues noves estratègies terapèutiques avançades lliures de cèl·lules han sigut proposades en el present treball, on s'han mostrat resultats preliminars prometedors per a reduir el mal en el miocardi després del IAM en termes de reducció d'apoptosi de cardiomiocitos i d'activació de fibroblastos cardíacs.
[EN] Current therapeutic approaches against acute myocardial infarction (AMI) are focused on myocardial ischemic zone revascularization. The most common strategy is called primary angioplasty, in which a catheter is introduced to unblock the affected artery and restore blood flux, in a process called reperfusion. Nevertheless, an additional injury on cardiac tissue is caused after reperfusion, and the combination of primary angioplasty with the use of cardioprotective molecules has emerged as a potential strategy to reduce cardiac tissue injury. Two new cell-free therapeutic strategies to preconditionate myocardial ischemic area before reperfusion have been proposed to reduce cardiac injury after AMI. The first therapeutic strategy proposed consisted on the input of a free fatty acid (di-docosahexaenoic acid, diDHA) covalently bound to a polymeric backbone (poly-L-glutamic acid, PGA) in order to increase diDHA solubility and stability and modulate its effect on target cells. Results showed that PGA-diDHA6.4 conjugate administration during ischemia protected cardiomyocytes from reperfusion-induced injury, as apoptotic number of cells and oxidative stress was reduced, and mitochondrial function was less affected when compared to untreated cells. In addition to this, PGA-diDHA6.4 also showed therapeutic effects when locally administered in an ischemia-reperfusion in vivo model in rats and pigs, where a modest reduction of area at risk was observed compared to control groups. The second cell-free strategy proposed in this work was focused on enhancing the therapeutic potential of small extracellular vesicles (SEV or exosomes) isolated form mesenchymal stromal cells (MSC) conditioned media. Previous studies have described the therapeutic potential of paracrine factors released by MSC, where both soluble factors and vesicular components are included. In particular, SEV have gained special attention. Several stretegies, such as genetic modification or cell preconditioning, have been tested to enhance the MSC therapeutic potential. In this work, it was proposed MSC genetic modification in order to load proteins of interest on SEV and potentiate its native therapeutic potential. Based on previous findings, where it has been described a potential anti-fibrotic role of oncostatin-M (OSM) in AMI context, we decided to incorporate OSM on SEV surface by its fusion to CD81 tetraspanin, a protein naturally loaded on SEV surface, in order to trigger functional effects on target cells. OSM sequence modification was necessary in order to load the protein on SEV surface efficiently, and preliminary data showed that modified OSM-CD81 loaded on SEV had a functional effect on human ventricular cardiac fibroblasts. Concretely, decrease of proliferation rate after starvation and telo-Collagen1α1 location pattern modification was observed after stimulation with a pro-fibrotic cocktail (containing TGFβ-1, α-dextran and ascorbic-L-acid sulphate) in vitro when cells were treated with modified OSM-CD81- SEV compared to ctrl and CD81-loaded SEV treatments. Overall, two new advanced cell-free therapies with preliminary promising results have been proposed in order to reduce myocardial injury after AMI in terms of cardiomyocytes apoptosis reduction and fibrosis mitigation.
Tejedor Gascón, S. (2021). Development of new advanced therapies to mitigate ischemia-reperfusion-induced injury during acute myocardial infarction [Tesis doctoral]. Universitat Politècnica de València. https://doi.org/10.4995/Thesis/10251/171487
TESIS
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
We offer discounts on all premium plans for authors whose works are included in thematic literature selections. Contact us to get a unique promo code!

To the bibliography