Academic literature on the topic 'Investimento istituzionale'

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Journal articles on the topic "Investimento istituzionale"

1

Anessi Pessina, Eugenio, Americo Cicchetti, Federico Spandonaro, Barbara Polistena, Daniela D’Angela, Cristina Masella, Giuseppe Costa, et al. "Proposte per l'attuazione del PNRR in sanità: governance, riparto, fattori abilitanti e linee realizzative delle missioni." MECOSAN, no. 119 (November 2021): 89–117. http://dx.doi.org/10.3280/mesa2021-119005.

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Abstract:
Il PNRR è un documento di alta visione e di allocazione di importanti risorse di investimento per il SSN che devono garantire valore entro 5 anni, per ottenere l'effettivo riconoscimento finanziario da parte della EU e giustificare l'aumento del debito per le generazioni future. La partita attuativa è, quindi, solo iniziata e durerà 5 anni: un tempo breve in cui occorre definire la progettazione esecutiva per ogni misura, costruire pianificazioni regionali, attuare le politiche nelle singole aziende sanitarie locali. Il successo non può allora considerarsi scontato, richiedendo grande coesione di intenti, da perseguirsi con un forte impegno finalizzato a creare convergenze e collaborazione istituzionale. Nell'ottica descritta, un gruppo di studiosi di economia, management e politiche sanitarie, appartenenti a sei università, ha ritenuto di confrontarsi sul tema, ed esperire il tentativo di trovare una convergenza di visioni sul futuro del SSN (e del suo ruolo nelle politiche economiche e sociali del Paese), da consegnare alla valutazione delle istituzioni e al dibattito scientifico. Questa spontanea iniziativa ha permesso di elaborare delle proposte attuative sulla governance e sul riparto del PNRR, sull'autonomia e i vincoli per le regioni e le loro aziende, sullo sviluppo dei fattori abilitanti e sulla progettazione organizzativa e operativa delle diverse missioni del PNRR.
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2

Giannotti, Claudio, and Gianluca Mattarocci. "La scelta della misura di rischio nella classificazione dei fondi immobiliari italiani." ECONOMIA E DIRITTO DEL TERZIARIO, no. 3 (September 2011): 549–69. http://dx.doi.org/10.3280/ed2010-003008.

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Abstract:
Il mercato immobiliare europeo č cresciuto significativamente negli ultimi anni e la realtŕ italiana ha dimostrato una crescita dei prodotti disponibili sia per la clientela retail che istituzionale. La grande diffusione presso il pubblico ha evidenziato l'opportunitŕ di definire delle semplici misure di rendimento/rischio di facile comprensione anche per gli investitori con scarse competenze finanziarie. La soluzione solitamente adottata nell'industria del risparmio gestito č rappresentata dalle misure. La letteratura in materia ha evidenziato la capacitŕ di tali strumenti di selezionare le migliori opportunitŕ di investimento nell'ipotesi semplificatrice di distribuzione normale dei rendimenti. Considerando il mercato italiano, l'articolo esamina la performance dei fondi immobiliari italiani nel periodo 2001-2009 e sottopone a verifica l'ipotesi di normalitŕ dei rendimenti conseguiti. Evidenziati i limiti di tale ipotesi semplificatrice, il contributo confronta i ranking basati sull'indice di Sharpe con quelli ottenuti utilizzando misure Rap che adottano approcci di misurazione del rischio differenti. I risultati ottenuti evidenziano che i diversi ranking portano a risultati non strettamente comparabili e quelli piů stabili nel tempo sono quelli costruiti utilizzando misure di rischio che non assumono l'ipotesi semplificatrice della normalitŕ dei rendimenti. L'esigenza di utilizzare tali misure corrette č piů chiara quando i fondi immobiliari fanno maggiore ricorso al debito e/o sono scarsamente negoziati nel mercato.
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Casolari, Marzia. "ALLA RICERCA DI UNA SFERA DI INFLUENZA IN ASIA: LA POLITICA ITALIANA IN AFGHANISTAN TRA LE DUE GUERRE (1919-1928)." Il Politico 256, no. 1 (June 28, 2022): 46–70. http://dx.doi.org/10.4081/ilpolitico.2022.682.

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Abstract:
L’Afghanistan, dal 2001 al centro della politica internazionale, ha acquisito ulteriore rilevanza a seguito del ritiro del contingente NATO nell’ agosto 2021, dopo esattamente vent’anni di presenza nel paese. Fra le nazioni che hanno aderito alla coalizione, l’Italia ha svolto un ruolo di primo piano: la funzione del nostro paese si è concentrata sulla ricostruzione, soprattutto istituzionale e dei servizi rivolti alla popolazione. È evidente che il governo italiano ha messo in campo un notevole investimento in Afghanistan, in termini di persone impiegate, ma soprattutto in termini economici. A riprova dell’importanza della presenza italiana nel paese è la richiesta da parte del portavoce dei talebani, Zabiullah Mujahid, il 1 settembre 2021, di non chiudere l’Ambasciata d’Italia a Kabul1. Sorge spontaneo chiedersi da dove derivi l’importanza dell’Afghanistan per l’Italia, che si è così a lungo e tanto spesa in questo paese, e quale sia l’importanza dell’Italia per l’Afghanistan, al punto che da un esponente di primo piano di un governo non certo benevolo vero l’Occidente arrivi una simile richiesta. Una ricostruzione delle origini della presenza italiana in Afghanistan potrà aiutare a fornire risposte a questo quesito, in una prospettiva storica. Questo articolo abbraccia un arco cronologico che va dalle prime iniziative avviate in Afghanistan fin dalle fasi conclusive del quinto governo Giolitti, nella primavera 1921, alla vigilia della caduta di re Amanullah Khan e del suo esilio in Italia, nel 1929. Questa vicenda ha rappresentato uno spartiacque sia nella storia dell’Afghanistan, sia nella politica italiana in questo paese. Amanullah Khan fu il primo fra i regnanti e i capi di stato afghani a cercare di introdurre importanti riforme modernizzatrici. Nonostante questo tentativo sia in gran parte fallito, il regno di Amanullah ha segnato un’epoca e ha lasciato un segno profondo nella memoria storica dell’Afghanistan. Questo saggio si ferma alla vigilia degli anni Trenta, quando la politica italiana nella regione compresa tra Asia centrale e meridionale era ancora di cauta esplorazione e di interlocuzione con la Gran Bretagna.
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Lalli, Angelo. "Effetti istituzionali e strutturali dell'espansione dei golden powers." DIRITTO COSTITUZIONALE, no. 2 (July 2022): 77–101. http://dx.doi.org/10.3280/dc2022-002006.

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Abstract:
Lo scritto analizza le recenti normative che hanno incrementato i poteri speciali di controllo sugli investimenti esteri nel contesto dei rapporti tra Stato e mercato. Sono studiati i profili organizzativi che investono la Presidenza del Consiglio dei ministri; le procedure istruttorie e valutative, sia a livello nazionale, sia europeo; gli obblighi delle imprese. L'autore mette in luce come sia cambiata la ratio dell'istituto che, da eccezionale e limitato mezzo di protezione contro paventate aggressioni economiche provenienti da Paesi extra UE, è divenuto uno strumento di controllo esteso a pressoché tutto il sistema economico, finalizzato a proteggerlo nella sua interezza, anche in occasioni che prescindono del tutto dall'ingresso di capitali stranieri
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Ballabio, Andrea, Donato Berardi, Francesca Mazzarella, Maria Gerarda Mocella, and Nicolò Valle. "Acqua e rifiuti nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza." ECONOMIA PUBBLICA, no. 1 (March 2021): 77–103. http://dx.doi.org/10.3280/ep2021-001005.

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Abstract:
Gli autori analizzano la straordinaria possibilità di ripresa post-pandemica, apertasi con il varo del programma europeo Next Generation EU. Un'opportunità che, per essere colta pienamente, deve mettere al centro del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza italiano i settori regolati del servizio idrico e della gestione dei rifiuti, in quanto candidati ideali ad accogliere le riforme e gli investimenti richiesti. Come riconosciuto da Utilitalia, il potenziale attivabile è ingente, ma richiede un adeguato supporto. Parimenti consistente, è il decalogo delle linee di intervento, ove è necessario agire, per il rilancio dei settori analizzati, sia sul versante infrastrutturale sia su quello normativo-regolatorio. Affinché la ripresa possa attuarsi compiutamente, occorre affidare la regia ad ARERA, in veste di soggetto istituzionale che possiede un'expertise consolidata nel servizio idrico e nel ciclo dei rifiuti.
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Pasqui, Valdo. "Biblioteche digitali e trasformazione digitale della PA." DigItalia 16, no. 1 (June 2021): 9–37. http://dx.doi.org/10.36181/digitalia-00024.

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Abstract:
L’articolo prende in esame il ruolo delle biblioteche ed in particolare delle biblioteche digitali nell’ambito del processo di trasformazione digitale della Pubblica Amministrazione (PA). Dopo aver tracciato il quadro di riferimento dei principi, delle strategie, dei servizi e delle infrastrutture che caratterizzano il contesto europeo e quello italiano, vengono richiamate alcune delle criticità del processo nel nostro Paese e sono esaminate le relazioni tra i piani di trasformazione digitale e le biblioteche enucleando i contributi che il contesto bibliotecario può offrire, le ricadute che le linee di azione di questa trasformazione hanno sui servizi digitali delle biblioteche e alcune carenze che richiedono sviluppi e investimenti. Questi tre assi di riferimento meritano un adeguato e serio approfondimento con i soggetti istituzionali interessati e con l’Associazione italiana biblioteche (AIB), poiché consentono di attivare azioni volte a favorire la crescita delle competenze digitali, a potenziare i servizi esistenti e a sviluppare nuovi servizi per i cittadini che richiedono l’impegno di personale professionalmente qualificato, prospettando ricadute positive sul mondo del lavoro e offrendo l’opportunità di attivare sinergie tra il settore pubblico e le imprese.
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Magni, Carlo, and Eleonora Renda. "Universitŕ e lavoro nel circolo vizioso della crisi." QUADERNI DI ECONOMIA DEL LAVORO, no. 92 (October 2010): 83–122. http://dx.doi.org/10.3280/qua2010-092006.

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Abstract:
L'articolo intende affrontare il problema della difficile transizione dei giovani laureati dalla formazione universitaria al mercato del lavoro. Il tema della scarsa capacitŕ del sistema produttivo, specie in tempi di crisi, di valorizzare le competenze dei giovani laureati č di grande attualitŕ e ricco di implicazioni teoriche e di ricerca applicata sia in campo economico che sociale. Dopo una sommaria descrizione del contesto occupazionale generato dalla crisi, il lavoro illustra il quadro normativo di carattere prevalentemente nazionale che ha guidato la fase di attuazione delle politiche attive per il lavoro negli ultimi anni, con particolare riferimento a quelle che coinvolgono il sistema formativo universitario. Successivamente, sulla base dei dati raccolti, vengono esaminate e valutate le politiche nazionali di intermediazione universitaria divenute uno dei nuovi strumenti istituzionali per favorire l'incontro fra la domanda e l'offerta di lavoro. Inoltre č stato esaminato criticamente l'approccio tradizionalmente utilizzato per studiare il comportamento delle imprese e dei lavoratori nelle scelte di investimento in capitale umano e formazione per verificare se, tale approccio, č ancora in grado di interpretare adeguatamente la realtŕ emersa dalla crisi. Infine si giunge alla definizione di politiche desiderabili per favorire una buona occupazione e contrastare il consolidarsi degli effetti negativi della congiuntura sfavorevole sul mercato del lavoro, specie per le giovani generazioni di laureati.
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Locurcio, Marco, Francesco Tajani, Debora Anelli, and Rossana Ranieri. "A multi-criteria composite indicator to support sustainable investment choices in the built environment / Un indicatore composito multicriteriale a supporto delle decisioni di investimento sul patrimonio edificato." Valori e Valutazioni 30 (August 2022): 85–100. http://dx.doi.org/10.48264/vvsiev-20223006.

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Abstract:
The economic crisis generated by the current Covid-19 has scratched many of the certainties consolidated in the past, highlighting the fragility of the economic system and the need for a more efficient management of the investments. Extreme events, whether environmental, social, health and economic, trigger off shocks to which it is necessary to promptly react. Starting from these premises, many institutional investors are directing their capitals towards environmental interventions. In the real estate field this translates into promoting initiatives to improve the efficiency of the existing building heritage, in line with the concept of Circular Economy, and avoiding soil sealing. In the present research a composite indicator that allows to analyze the performance of different real estate investments (e.g. new construction, demolition and reconstruction, renovation, etc.) has been proposed. The performance is assessed with respect to the expected profitability, the specific characteristics of the market in which the initiatives are located and the different risk-return profiles that characterize the investors. The case study, relating to two different investments located in Rome (Italy), has allowed to test the effectiveness and the limits of the proposed indicator and the possible application fields. La crisi economica innescata dalla pandemia da Covid-19 ha determinato un diffuso clima di incertezza, evidenziando la fragilità del sistema economico e la necessità di una gestione maggiormente efficiente degli investimenti sul territorio. Eventi estremi (ambientali, sociali, sanitari, economici) generano shock ai quali è necessario reagire prontamente, e per tale ragione molti investitori istituzionali stanno indirizzando i loro capitali verso interventi sostenibili. Nel settore immobiliare questo trend si traduce nella promozione di iniziative finalizzate a migliorare l’efficienza del patrimonio edilizio esistente, coerentemente con i principi dell’economia circolare, e con il contrasto del consumo di suolo. Nella presente ricerca è stato proposto un indicatore composito, che consente di analizzare la performance di diversi investimenti immobiliari (nuove costruzioni, demolizioni e ricostruzioni, ristrutturazioni, ecc.), valutati rispetto alla redditività attesa, alle caratteristiche specifiche del mercato immobiliare di riferimento delle iniziative considerate ed ai diversi profili di rischio-rendimento degli investitori. Il caso studio, relativo a due differenti investimenti localizzati nella città di Roma (Italia), ha permesso di testare l’efficacia ed i limiti dell’indicatore proposto, oltre che i possibili campi di applicazione.
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Bernardi, Iara, and Maria José Rocha Lima. "Prima infanzia: la nuova agenda governativa." Revista Científica Multidisciplinar Núcleo do Conhecimento, September 18, 2020, 155–72. http://dx.doi.org/10.32749/nucleodoconhecimento.com.br/formazione-it/prima-infanzia.

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Abstract:
La cura istituzionale per i bambini piccoli, in tutta la storia del mondo, dell’America Latina e del Brasile, ha presentato diverse concezioni sulla loro funzione. La maggior parte di queste istituzioni erano destinate a servire solo i bambini poveri. Tuttavia, è molto recente l’istituzione di una politica nazionale per la prima infanzia, come investimento pedagogico, sociale, nella salute materna e infantile, economica ed educativa, che considera i bambini come soggetti di diritti e cittadini nel processo di sviluppo. Così, questo articolo intende ricostituire la traiettoria della nuova legislazione sulla prima infanzia, che obbliga i manager e i professionisti dell’istruzione, dell’assistenza sociale, della salute, della psicologia, della psichiatria in tutto il paese ad adattare le loro attività alle norme stabilite dalla legge. Detto questo, questo studio si basava su prove scientifiche; argomenti pedagogici e giuridici diffusi in Brasile negli ultimi tre decenni, soprattutto dopo la Costituzione dei cittadini del 1988, che ha promosso l’evoluzione della legislazione della prima infanzia. In cui è stato possibile osservare che solo nel 2006, con la creazione di FUNDEB, sono stati istituiti finanziamenti per l’istruzione della prima infanzia; nel 2016, il quadro giuridico della prima infanzia è stato sanzionato. E nel 2020, per la prima volta nella storia, l’infanzia è stata menzionata e inclusa negli allegati di tredici leggi dei piani plennali delle entità federate brasiliane, che es hanno effetto dal 2021 al 2023.
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Zedda, Stefano. "Assistenzialismo O Investimento? Una Esperienza Di Istituzione E Valutazione Di Incentivi Locali Alla Nascita Di Imprese (Welfarism or Investment? An Experience of Setting Up and Evaluating of Local Incentives to New Firms Starting-Up)." SSRN Electronic Journal, 2015. http://dx.doi.org/10.2139/ssrn.2595553.

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Dissertations / Theses on the topic "Investimento istituzionale"

1

Principi, Silvia. "Il ruolo dell’investimento istituzionale nel capitale di rischio delle family business: review empirica internazionale e caso italiano." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2012. http://hdl.handle.net/10077/7856.

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Abstract:
2010/2011
L’obiettivo della tesi di dottorato è duplice: a. offrire un quadro sinottico della letteratura empirica internazionale sul ruolo dell’investimento istituzionale nel family business (FB), ponendo particolare attenzione al fenomeno dell’investimento da parte dei fondi di private equity (PE); b. verificare empiricamente su un campione di imprese familiari italiane qual è stato il ruolo nel periodo 2001-2010 del PE in termini di governance, struttura finanziaria e perfomance. La tesi si giustifica per l’esiguità degli studi italiani nel filone di studi inquadrato, per altro, sono studi focalizzati solo su alcuni aspetti e che non hanno periodi di indagine abbastanza recenti. Un’ulteriore giustificazione è da ricercarsi nelle peculiarità del mercato italiano sia in termini di caratteristiche delle imprese che di mercato del private equity.
La struttura industriale italiana è caratterizzata da un largo numero di imprese di dimensione medio-piccola per anni ritenuta una delle ragioni del successo economico dell’Italia; inoltre, il mercato dei capitali Italiano è sottodimensionato, sia in termini di capitalizzazione media che di numero di contrattazioni, rispetto a quello degli Stati Uniti, ma anche di altri Paesi europei. La combinazione dei due aspetti è ritenuto da più parti la causa di restrizioni finanziarie che possono limitare gli investimenti delle imprese e, in ultimo, la loro crescita. Non mancano, però, studi che evidenziano come causa della ridotta dimensione la riluttanza del proprietario che spesso è anche manager a condividere il controllo con membri non familiari. L’essere impresa familiare accentua tali criticità, ad esempio, poiché tradizionalmente sono imprese con scarsa capacità nel ricorso al finanziamento e all’apertura del capitale ad esterni non familiari, ridotta propensione innovativa e natura ereditaria dei ruoli di governance. Tali aspetti e punti deboli sono da relazionarsi anche ai molteplici bisogni di un patrimonio complesso come quello familiare, fatto di componenti tangibili ed intangibili: l’esigenza principale dell’impresa familiare è proteggere e gestire il capitale da rischi ed incertezze per assicurare continuità e sviluppo. Ciò conferma il notevole impatto della struttura istituzionale e proprietaria delle imprese all’accesso ai finanziamenti e soprattutto alle caratteristiche dello stesso debito bancario continua ad essere ritenuta la più importante fonte di finanziamento esterno per le imprese familiari (Sandri, Bigelli, Mengoli, 2001; Monteforte e La Rocca, 2003; Guiso, 2003; Sapienza, 1997; Venanzi, 2003, 2005; Nardi, 2008; Chiesa et al., 2009).
L’investimento istituzionale si può inquadrare quale valida alternativa all’indebitamento poichè ritenuto da più parti in grado di sopperire alle debolezze di quest’ultimo. In questo periodo più che mai il PE appare una valida alternativa: gli effetti della crisi che ha colpito i mercati finanziari si stanno manifestando nell’economia finanziaria e reale portando, tra le altre conseguenze, il fenomeno del credit crunch, come dimostrano le numerose e diffuse testimonianze imprenditoriali, che lamentano la lenta ed inesorabile riduzione degli affidamenti da parte delle banche, un più difficile utilizzo delle linee di credito in essere e l'impossibilità di avere nuove assegnazioni di fidi e finanziamenti. Il dibattito nella letteratura internazionale è molto vivo in considerazione sia della crescente diffusione del fenomeno del PE sia delle conclusioni non univoche raggiunte in merito al ruolo svolto da tali investitori ed agli effetti prodotti sulle imprese target. La letteratura accademica sembra essere orientata all’impatto positivo degli investitori istituzionali per le imprese e il tessuto imprenditoriale dei vari paesi, anche se ciò non può essere generalizzabile. Gli studi internazionali (tra i più recenti si citano Harris, Siegel, Wright, 2005; Strömberg, 2008; Wright, Amess, Weir, Girma, 2009; Wright, Bacon, Amess, 2009; Wright, Jackson, Frobisher, 2010), infatti, sono in prevalenza di origine anglosassone e si basano quindi su assunti e considerazioni di base differenti rispetto al contesto italiano e/o europeo: i differenti sistemi e condizioni istituzionali, economici e di governance non permettono a priori l’estensione dei risultati anche nel nostro Paese, considerando oltretutto l’ulteriore peculiarità italiana inerente il grande sviluppo di piccole e medie imprese, in prevalenza di natura familiare.
Oltre a tali motivazioni, la necessità di ulteriori sviluppi nella ricerca circa l’investimento istituzionale è anche avvalorata dal fatto che in Italia la letteratura è piuttosto scarna di lavori empirici. Recentemente il tema è tornato all’attenzione degli studiosi e diversi sono i contributi, anche se in prevalenza di natura teorica, che ampliano tale argomento (si citano tra gli altri le pubblicazioni dell’AIFI, Associazione Italiana del Private Equity e Venture Capital; Bollazzi e Soldati, 2005; Gervasoni e Bollazzi, 2007; Bronzetti e Sicoli, 2008; Covello e La Rocca, 2008; Buttignon et al., 2009; Conca, 2009; Fidanza, 2010; Conca, 2007, 2011). Comunque la diffusione e lo sviluppo della letteratura a livello italiano appaiono ancora lontani dai livelli raggiunti nei principali paesi europei ed anglosassoni, a maggior ragione per quanto riguarda l’ambito del family business. Nell’attuale contesto italiano si ha che, da un lato, le imprese, soprattutto quelle a carattere familiare, cominciano ad apprezzare in maniera positiva l’apporto di risorse, finanziarie e non, da parte degli investitori istituzionali e sono disposte ad allentare le forme di potere che per lungo tempo le hanno caratterizzate. Dall’altro lato si nota, però, uno scarso sviluppo di contributi empirici che, essendo ancora poco numerosi, non permettono un’analisi approfondita ed un quadro chiaro circa l’effetto dell’investimento istituzionale nel capitale di rischio delle imprese italiane in generale e delle imprese familiari in particolare. Carenza evidente soprattutto a fronte del fatto che le FB costituiscono un target di primaria importanza per gli operatori istituzionali rappresentando circa l’85% delle operazioni in capitali per lo sviluppo (fonte PEM; Gervasoni e Bollazzi, 2007). La precedente letteratura empirica italiana (Buttignon et al., 2005; Gervasoni e Bollazzi, 2007; Buttignon et al., 2009) sembra confermare l’impatto positivo dell’investimento istituzionale nell’ambito delle imprese familiari, supportando la tesi che i PE sono in grado di generare sviluppo e reddito nelle FB, anche se con risultati piuttosto differenziati.
Il presente lavoro di dottorato contribuisce a colmare la lacuna presente nell’ambito delle ricerche sull’impatto degli investitori istituzionali nelle imprese familiari e trova giustificazione, oltre che per l’ampliamento degli studi sul tema, anche nell’analisi dello stato attuale del fenomeno in Italia. Infatti i lavori italiani precedenti si fermano, come ultimo anno di acquisizione, al 2004 ovvero l’ultimo anno analizzato in cui avviene il deal è il 2004 ed il periodo di indagine post deal si ferma al 2006. La tesi si struttura in due parti. La prima parte più teorica e descrittiva contiene una review degli studi italiani ed internazionali distinti rispetto ai due seguenti temi di studi: - la corporate governance - si analizza soprattutto la concentrazione proprietaria e la proprietà manageriale, l’impatto non univoco sulla performance e gli effetti della struttura proprietaria sui diversi processi di governance e tematiche d’impresa, e successivamente la corporate governance e struttura finanziaria nelle imprese familiari (capitolo 1); - l’investimento istituzionale nel capitale di rischio - si illustra inizialmente definizione, modalità di intervento, classificazioni e motivazioni (capitolo 2) e poi si analizzano i legami tra investitori istituzionali e corporate governance e tra questi e la performance (capitolo 3). La seconda parte (capitolo 4) è dedicata all’analisi empirica. L’indagine è stata condotta su un campione di 65 imprese familiari italiane e di 35 imprese non familiari selezionate tra le imprese target di PE negli anni 2004, 2005, 2006 e 2007. Inoltre, per avere un quadro più completo del fenomeno italiano, è stato selezionato ed analizzato anche un campione di 72 imprese familiari comparabili non oggetto di PE. Gli obiettivi sono far emergere lo stato attuale del fenomeno dell’investimento istituzionale ed il trend delle operazioni negli ultimi anni, quali sono le caratteristiche delle target e le modalità di intervento, l’influenza che i PE hanno sulla corporate governance e l’impatto sui più importanti indicatori di perfomance operativa ed economica.
Da quanto è emerso nella presente indagine, appare confermarsi le ipotesi originariamente fatte, circa l’esistenza di differenze tra le strutture di corporate governance adottate dalle FB oggetto di PE e quelle presenti nelle FB comparabili. In particolare si può confermare sia l’ipotesi 1, in cui si afferma che le FB target adottano differenti strutture di corporate governance rispetto alle imprese familiari non oggetto di PE, che l’ipotesi 1a, ovvero le proxy delle caratteristiche del CdA assumono livelli più alti/bassi tra FB target e FB comparabili. L’ipotesi 2 (le imprese familiari target si comportano diversamente dalle imprese target non familiari), invece, non può essere confermata in tutte le variabili di governance in quanto le imprese familiari target non si comportano sempre diversamente dalle imprese target non familiari. In riferimento al turnover dell’AD, nel presente lavoro non si possono confermare le ipotesi testate. L’ipotesi 3 (il free cash flow precedente l’ingresso del PE è correlato positivamente con la probabilità di turnover dell’amministratore delegato dopo il deal) non può essere supportata in quanto il coefficiente di regressione relativo al free cash flow non risulta significativo. I risultati non supportano l’ipotesi 4 (il leverage precedente l’ingresso del PE è correlato negativamente con la probabilità di turnover dell’amministratore delegato dopo il deal), infatti il coefficiente di regressione positivo non conferma l’ipotizzata correlazione negativa tra il leverage precedente l’ingresso del PE e la probabilità di turnover dell’amministratore delegato dopo il deal. Per quanto riguarda l’analisi dell’impatto del PE sulla performance delle imprese target ed in particolare delle family business, in seguito all’ingresso dell’investitore istituzionale si registra una prevalente diminuzione di alcune variabili di performance, mentre vi è un miglioramento della performance sotto il profilo occupazionale, in quanto l’occupazione migliora con l’entrata del PE. Come prevedibile, in quanto imprese oggetto di investimento istituzionale, vi è un incremento del leverage (D/E ratio) e dell’equity. Dal confronto con le imprese non familiari target si evince che nelle FB gli effetti del PE sono più accentuati, mentre dal confronto con le imprese familiari non oggetto di PE emergono delle differenze tra i valori medi dei due sottocampioni.
XXIV Ciclo
1984
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2

De, Capitani Elisa. "Dalla linea al cerchio: traduzione dall'inglese all'italiano della guida all'economia circolare della Banca europea per gli investimenti." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019. http://amslaurea.unibo.it/19562/.

Full text
Abstract:
Oggetto di questa tesi è la traduzione dall'inglese all'italiano della guida all'economia circolare pubblicata dalla Banca europea per gli investimenti (BEI) a gennaio 2019. Lo scopo della guida è promuovere la conoscenza dell’economia circolare e illustrare come la BEI intende sostenere la transizione verso questo nuovo modello economico. Dopo una sezione dedicata all'economia circolare e ai relativi progetti già finanziati dalla BEI, nel documento vengono infatti presentati gli strumenti di finanziamento mirati e le condizioni necessarie per poterne usufruire. Inoltre, il documento si inserisce nel quadro delle politiche UE sull'economia circolare. L'elaborato si compone di sei capitoli. Il primo contiene una presentazione dell'istituzione autrice e una panoramica sull'economia circolare. Il secondo capitolo fornisce un inquadramento teorico dei linguaggi specialistici e della traduzione specializzata in ambito economico-finanziario, nelle istituzioni europee e nella BEI in particolare. Il terzo capitolo presenta un'analisi del testo di partenza focalizzata sulle caratteristiche testuali, sintattiche e lessicali. Nel quarto capitolo vengono descritte le risorse create e individuate come supporto alla traduzione, tra cui i corpora ad hoc e le risorse utilizzate durante il tirocinio svolto presso la DG Traduzione della Commissione europea. Il quinto capitolo ospita il testo di partenza e la traduzione in italiano, mentre l'ultimo capitolo contiene il commento alla traduzione, in cui vengono discusse le problematiche incontrate nel processo traduttivo e le strategie adottate per risolverle.
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