Dissertations / Theses on the topic 'Investimenti finanziari'

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1

Busillo, Francesco <1995&gt. "Selezione e gestione degli investimenti sui mercati finanziari." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/16304.

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Abstract:
Questa tesi si propone di introdurre e analizzare a fondo il tema della gestione degli investimenti finanziari, affrontando temi come la gestione del rischio e l'ottimizzazione del rendimento dei portafogli da parte dell'investitore privato. Verrà, quindi, inizialmente trattato il tema del rischio e della redditività di un investimento, analizzando matematicamente il significato di tali concetti e come un investitore deve tenerne conto in maniera ottimale nella selezione del suo portafoglio e nella gestione delle sue posizioni a mercato. Sarà poi introdotto il concetto di analisi tecnica dei mercati e come essa si differenzia da un approccio matematico e quantitativo della gestione degli investimenti, ponendo particolare enfasi sull'utilizzo del famoso indicatore Ichimoku. Infine, verranno introdotti degli elementi di finanza comportamentale e di psicologia dell'investitore, con attenzione particolare all'influenza che elementi esterni hanno sulla razionalità dell'investitore privato e sulla sua capacità di valutazione degli investimenti in maniera oggettiva.
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2

Frare, Danilo <1990&gt. "Profilo degli investitori e asset allocation degli investimenti finanziari." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/7550.

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Abstract:
Questo lavoro ha lo scopo di analizzare il profilo dei clienti di una Banca di Credito Cooperativo e il processo di asset allocation relativo agli investimenti finanziari. Diversi studi hanno evidenziato che numerose famiglie non partecipano ai mercati azionari e pertanto non traggono vantaggio dal premio per il rischio. Le ricerche hanno dimostrato che questo fenomeno, noto con il termine di stock market participation puzzle, è influenzato da diversi fattori, tra i quali i costi di partecipazione, le conoscenze in materia finanziaria e le abilità cognitive di un individuo, il livello di reddito e di ricchezza, le aspettative e la fiducia di un investitore. In questo lavoro utilizzerò le informazioni derivanti dal questionario MiFID per esaminare i fattori che influenzano le decisioni di investimento dei clienti. Nello specifico prenderò in considerazione la conoscenza e l’esperienza in materia di investimento, il titolo di studio, la professione svolta, il reddito e la ricchezza, gli obiettivi di investimento e la reazione ai movimenti di mercato. Per prima cosa verranno esaminati i fattori che determinano la scelta da parte di un individuo di investire solamente in strumenti non rischiosi, mentre in seguito verranno studiati anche quelli relativi alla decisione di investire in azioni. Infine inserirò nell'analisi anche la composizione del portafoglio, suddividendo gli strumenti rischiosi da quelli non rischiosi e dalla liquidità.
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3

Scapin, Riccardo <1995&gt. "Evoluzione degli Investimenti ESG nell'industria del risparmio gestito." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/21090.

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Abstract:
Il tema della sostenibilità ha assunto una importanza sempre più crescente negli ultimi anni coinvolgendo molti aspetti della vita di consumatori, risparmiatori e istituti finanziari. La tesi vuole focalizzarsi su una analisi sull'evoluzione, sempre più presente, degli investimenti sostenibili nel mercato finanziario, con un particolare focus nell'industria del risparmio gestito e la presenza nello stesso mercato di sempre più numerosi prodotti "green". Tutto questo cercando di dimostrare il loro potenziale in termini di guadagno sia dal punto di vista economico sia dal punto di vista ambientale.
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4

Pecile, Marta <1992&gt. "Investimenti nel mercato dell'arte: analisi e sviluppo dell'Art Lending." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/15299.

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Abstract:
La tesi si focalizza sugli investimenti nel mercato dell’arte, settore sempre più in espansione che sta registrando trend favorevoli in diversi contesti geografici (Italia, Europa, America e Asia). In particolare, viene analizzato il fenomeno dell’Art Lending, ovvero la possibilità per gli investitori di ricevere un reddito fisso garantito da beni artistici. Nel primo capitolo è analizzato in maniera generale il mercato dell’arte, dai suoi esordi al significato che assume oggi l’investimento in ambito artistico (art banking, fondi, borse finanziarie, quotazioni). Il secondo capitolo è dedicato interamente alla descrizione del fenomeno dell’Art Lending, considerando gli attori convolti, il processo di valutazione delle opere, vantaggi e criticità del metodo. Il terzo capitolo affronta la tematica della legislazione dei beni artistici, in particolare verte sul confronto tra la regolamentazione italiana e americana, evidenziando i punti che hanno portato al pieno sviluppo del fenomeno negli Stati Uniti piuttosto che in Italia. La pratica dell’Art Lending permette la concessione di finanziamenti rimborsati tramite una garanzia che ha per oggetto un’opera artistica. Le motivazioni alla base di tale scelta sono diverse e dipendono da vari bisogni, sia da parte dei collezionisti che da clienti privati. I servizi di wealth management erogati dai gruppi bancari includono tale dinamica, tuttavia il settore consta un deficit importante a livello ordinale e legislativo. Nato negli ambienti finanziari statunitensi, il fenomeno dell’Art Lending sta diventando sempre più una realtà Europea.
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5

Speciale, Andrea <1995&gt. "La crescita degli investimenti responsabili in Giappone: analisi dei motori amministrativi e finanziari." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/16727.

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Abstract:
L’elaborato si pone l’obiettivo di analizzare le cause che hanno portato ad una significativa crescita degli investimenti responsabili (socially responsible investments, SRI) negli ultimi anni in Giappone. Lo studio pone il proprio focus sul mercato giapponese e rientra nel corpus della letteratura scientifica che lo riguarda. Esso è collocabile anche nella letteratura che si occupa dell’osservazione delle iniziative amministrative e delle performance a livello globale, identificate come due delle cause della crescita delle quote di SRI, con la peculiarità di fare riferimento al già citato mercato giapponese, poco trattato in questo ambito di studi. Le iniziative amministrative nazionali e internazionali, tra cui si può citare lo Stewardship Code voluto dal governo Abe e i Sustainable Development Goals dell’ONU, hanno non solo regolamentato una pratica nuova e conosciuta a pochi, supportando così gli investitori istituzionali, ma hanno anche intensificato il dialogo sulle tematiche sostenibili, diffondendo nuovi valori etici alla base della scelta degli investitori privati. Per quanto concerne la performance finanziaria dei SRI, gli ultimi studi concordano nell’affermare che gli investimenti sostenibili non hanno performance minori rispetto a quelli ortodossi, confutando la Modern Portfolio Theory, teoria che scredita l’approccio agli SRI. In particolare, nell’ultima parte dell’analisi vengono riportati casi di studi sia di compagnie con alti valori di sostenibilità che di indici SRI giapponesi per dimostrare questa teoria. I SRI, diffusi negli Stati Uniti già dagli anni venti, furono introdotti in Giappone solo alla fine degli anni novanta in seguito a forti cambiamenti economici e sociali. Sebbene nel primo decennio di sviluppo la crescita delle loro quote sia rimasta contenuta, dal 2016 in Giappone sia gli investitori privati che quelli istituzionali hanno iniziato a dedicare una parte sempre maggiore del loro portafogli ad investimenti di tipo sostenibile.
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6

Busetto, Marco <1996&gt. "Gli ETF Smart Beta: analisi e prospettive degli investimenti fattoriali." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/18882.

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Abstract:
Il lavoro si focalizza sull'analisi di una tipologia particolare di Exchange Traded Funds:gli Smart Beta. Questi fondi passivi scelgono un approccio di investimento di tipo ibrido, a metà tra la gestione passiva, tanto cara agli Etf, e la gestione attiva, tipica dei fondi di investimento, gestiti attivamente nella ricerca di sovraperformance rispetto al benchmark. L'opera va ad esplorare le origini accademiche alla base del factor investing, per poi soffermarsi sulle caratteristiche peculiari degli Smart Beta e le varie tipologie. Infine viene operato un confronto delle varie strategie di investimento e delle performance.
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7

Barison, Roberto <1993&gt. ""Rischio e rendimento degli investimenti sostenibili. Un'analisi del mercato azionario europeo"." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/15486.

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Abstract:
La finanza sostenibile sta ricevendo una crescente attenzione da parte delle principali società di gestione di fondi e da parte dei consulenti finanziari, ma non è chiaro se vi sia un vantaggio finanziario per il cliente oppure quale sia il costo che deve affrontare. L’obiettivo di questa tesi è individuare se vi sia un beneficio oppure uno svantaggio derivante dal tenere in considerazione gli aspetti non finanziari delle società in cui si investe o dei fondi che vengono acquistati; inoltre viene comparata la scelta di acquistare direttamente pacchetti di azioni di società sostenibili con un l’acquisto di un portafoglio di fondi comuni di investimento. Il punto di vista tenuto in considerazione è quello di un consulente indipendente interpellato da un cliente facoltoso per la costruzione di un portafoglio di investimento. La tecnica utilizzata è la minimizzazione della perdita cui l’investitore potrebbe incorrere in media nel dieci percento peggiore dei casi, ossia l’Expected Shortfall, con un rendimento minimo soddisfacente pari al rendimento medio conseguito dai principali Exchange-Traded Funds replicanti il mercato azionario europeo.
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8

Berengo, Giampiero <1994&gt. "Gli strumenti finanziari del Fondo europeo per gli investimenti a sostegno delle PMI europee." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/14147.

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Abstract:
L’Unione europea, nonostante le numerose difficoltà che sta incontrando negli ultimi anni, è sempre rimasta al fianco delle piccole e medie imprese che sono il motore della crescita economica degli Stati membri. Tramite la Banca Centrale europea e il Fondo europeo per gli investimenti, l’Europa mette a disposizione dei fondi per gli intermediari finanziari locali che vengono poi destinati alle imprese del territorio. Viene infatti periodicamente predisposto un Quadro Finanziario Pluriennale che contiene diversi obiettivi stabiliti dalla Commissione europea e che vedono le piccole e medie imprese innovative come principale destinatario finale per fornire il necessario sostegno al loro inserimento nei vari segmenti di mercato. Vi sono diversi metodi con cui il FEI supporta le imprese come i prestiti, l’erogazione di garanzie o la partecipazione diretta al capitale. Ulteriori tecniche che si stanno affermando sono rese possibili grazie allo sviluppo della tecnologia, come il crowdfunding. Il filo comune che lega questi strumenti finanziari è la presenza costante delle istituzioni europee a supporto delle PMI virtuose che possono contare su un valido appoggio finanziario esterno necessario per far fronte agli investimenti richiesti dal proprio business plan. I dati raccolti e analizzati dal FEI confermano l’efficacia di queste politiche finanziarie, anche se permangono ancora alcune situazioni di difficoltà causate da eccessivi squilibri economici ereditati dai periodi post-crisi. Il Quadro Finanziario Pluriennale per il periodo 2021-2027 punterà a ridurre queste asimmetrie e fronteggiare adeguatamente il mancato apporto del Regno Unito che si appresta ad uscire dall’UE.
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9

MOLINARO, GIUSEPPE. "La tassazione degli impieghi di capitale tra investimenti diretti ed intermediazione." Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2010. http://hdl.handle.net/2108/1355.

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Abstract:
La tassazione dei redditi di natura finanziaria, tipicamente quelli derivanti dall’impiego del risparmio delle persone fisiche, riveste una fondamentale importanza nella politica tributaria dei Paesi evoluti sia in un’ottica interna (esigenze di gettito, contrasto di fenomeni elusivi, etc.) sia in un’ottica esterna (in primis, con l’attuazione di politiche difensive o aggressive sia per scongiurare il rischio di fughe sia per favorire l’attrazione di capitali). I modelli di tassazione di tali redditi si differenziano tra quelli applicabili al “risparmio diretto” e quelli applicabili al “risparmio intermediato”: i due comparti presentano aspetti e problematiche diverse, ma senza soluzione di continuità, poiché la disciplina fiscale del “risparmio intermediato” non può prescindere in alcun caso dalla ricognizione della disciplina fiscale del “risparmio diretto”. L’obiettivo principale del lavoro svolto è stato quindi quello di analizzare le peculiarità del nostro sistema di tassazione dei redditi finanziari, le attuali criticità, dovute principalmente alla disomogeneità del sistema stesso, e le possibili ipotesi di relativa evoluzione. In particolare, si è provveduto preliminarmente ad una ricognizione delle diverse forme di impiego in attività finanziarie della ricchezza degli italiani analizzando altresì la composizione del gettito erariale derivante dai “redditi finanziari”, che costituiscono un ideale “comparto reddituale” nel cui novero sono riconducibili due delle sei categorie di redditi previste dal Testo Unico: i redditi di capitale ed i redditi diversi di natura finanziaria. Come noto, non esiste una definizione paradigmatica delle menzionate categorie reddituali; per entrambe, infatti, il Testo Unico fornisce un’elencazione casistica, che include fattispecie puntuali e tassative di proventi finanziari rilevanti ai fini impositivi; astrattamente è possibile ricondurre la categoria dei redditi di capitale al concetto di redditi-prodotto (ovvero quei redditi che costituiscono il frutto – civile, come gli interessi o economico, come i dividendi – derivante dall’impiego di capitale) e le plusvalenze di natura finanziaria al concetto di redditi-entrata (ovvero quei proventi, anche differenziali, in cui il negozio di impiego del capitale sussiste ma non si pone come diretta causa produttiva dei proventi medesimi). Con particolare riferimento agli interessi – che costituiscono il reddito di capitale per eccellenza, assieme ai dividendi – si è altresì evidenziato che, da un punto di vista contabile ed in un’ottica di tassazione aziendale, tali proventi sono equiparabili a tutti gli altri costi mentre sotto un profilo più strettamente microeconomico, gli stessi costituiscono di fatto una rendita e, per questo, si differenziano dagli ordinari oneri per fattori della produzione. In un’ottica di teoria economica della remunerazione dei fattori produttivi, infatti, gli interessi sono, in un certo senso, equiparabili ai salari ed ai profitti. Pertanto, anche a livello macro-economico, gli interessi – a differenza dei proventi derivanti dalle attività produttive in senso stretto – non concorrono alla formazione del reddito nazionale (P.I.L.) costituendo una ripartizione, sotto forma di rendita, del valore aggiunto economico nazionale. Altro saliente tema trattato è quello della misura dell’aliquota di imposizione dei redditi finanziari che assume rilevanza centrale nel nostro sistema impositivo, in cui detti redditi percepiti da persone fisiche al di fuori dell’esercizio di attività d’impresa, di norma, non sono tassati come tutti gli altri proventi attraverso un’imposizione progressiva ma subiscono un prelievo proporzionale sostitutivo. La maggior parte delle fattispecie di redditi finanziari è infatti assoggettata all’aliquota del 12,50%, che potrebbe sembrare piuttosto modesta e, per questo, da più parti se ne prospetta un aumento. Tuttavia, si deve considerare che buona parte del rendimento finanziario non è reddito ma ricostituzione del capitale eroso dall’inflazione. In altri termini, il rendimento derivante dagli strumenti finanziari serve, in primo luogo, a salvaguardare il potere d’acquisto del capitale investito, nel senso che si può parlare di un provento vero e proprio solo se si riesce a coprire l’inflazione, altrimenti si determina una perdita di capitale reale. Pertanto, la decisione di attestarsi su una aliquota di livello piuttosto modesto, tenuto conto del criterio nominalistico del nostro regime impositivo che non prevede indicizzazioni, consente di favorire una sorta di compensazione per controbilanciare lo svantaggio derivante dall’erosione inflattiva. Si è altresì evidenziato che il “successo della tassazione” dei redditi finanziari è attribuibile in buona parte al modesto livello di aliquota fiscale ma anche al ruolo determinante degli intermediari che assumono in carico tutti (o quasi) gli obblighi strumentali e procedurali finalizzati all’assolvimento degli obblighi impositivi. E’ evidente, infatti, il ruolo centrale rivestito dagli intermediari-“grandi esattori” nel sistema di tassazione dei redditi finanziari, sia in sede di applicazione delle ritenute alla fonte o dell’imposta sostitutiva sui redditi di capitale sia nell’ambito dei regimi del risparmio amministrato e gestito per la tassazione dei redditi diversi di natura finanziaria (regimi a cui si è dato ampio risalto nell’ambito della trattazione). Come correttamente rilevato in dottrina, gli intermediari “garantiscono una certa sicurezza dell’investimento, ma ne tassano i redditi in una specie di apoteosi della tassazione aziendale, che vede un intervento veramente sporadico di un fisco che si fida totalmente degli intermediari, in genere con ragione. Al contrario, i redditi conseguiti fuori da queste strutture, tra privati e privati o aziende non strutturate, vengono di solito nascosti al fisco”. Gli intermediari finanziari che intervengono nella tassazione dei redditi finanziari – erogando direttamente o indirettamente redditi a diversi stakeholders (i.e. i dipendenti, i consulenti, gli azionisti, i clienti, etc.) e, in veste di sostituto d’imposta, operando le ritenute alla fonte a titolo di acconto o d’imposta e le imposte sostitutive sui redditi finanziari, nonché tutti i conseguenti onerosi adempimenti strumentali correlati – rappresentano la fattispecie di più rigida organizzazione amministrativo-aziendale; si tratta, infatti, di operatori economici di grandi o grandissime dimensioni, che si avvalgono di procedure standardizzate, complesse ed articolate, e sono soggetti ad una serie di controlli interni ed esterni . Si è quindi evidenziato che la tassazione delle rendite finanziarie, effettuata per il tramite dei c.d. “grandi contribuenti”, costituisce la massima espressione della tassazione aziendale, in quanto la “ricchezza finanziaria” viene canalizzata e tassata attraverso le imprese bancarie e finanziarie. Tuttavia, l’attuale sistema di tassazione dei redditi finanziari, per quanto discretamente efficiente risulta non omogeneo e, talvolta, non neutrale, evidenziando quindi dei margini di miglioramento. Ci si riferisce, tra gli altri, ai “disallineamenti” rappresentati dall’esistenza di un doppio (triplo, in realtà) livello di aliquote impositive, dalla disparità di timing della tassazione degli OICR italiani (tassati in base al risultato maturato) e degli OICR comunitari armonizzati (tassati al realizzo), nonché dalle differenti caratteristiche proprie dei diversi regimi di tassazione del risparmio (dichiarativo, amministrato e gestito). Attesa la sempre maggiore rilevanza della mobilità internazionale dei capitali, si è ritenuto opportuno, inoltre, analizzare brevemente il trattamento dei redditi finanziari transnazionali sia in uscita (c.d. outbound incomes) sia in entrata (c.d. inbound incomes).
The taxation of financial income, typically those arising from the investment of the savings of individuals, is of fundamental importance in tax policy of advanced countries in both domestic perspective (requirements of revenue, contrast elusive phenomena, etc..) and external perspective (especially with the implementation of defensive or aggressive policies to avoid the risk of escape and to facilitate the attraction of capital.) The models of taxation of such income are different from those applicable to "direct savings" and those applicable to "savings intermediated": the two sectors have different issues and aspects, but without interruption since the tax discipline of the "savings intermediated" cannot ignore in any case the recognition of the tax provisions of the "direct savings." The main objective of the work was made therefore to analyze the peculiarities of our system of taxation of financial income, current problems, mainly due to the discontinuity of the system, and any possible changes therein. In particular, it was done previously to recognition of different forms of employment in financial activities of the wealth of Italians also analyzing the composition of tax revenue derived from "investment income", which are an ideal "income fund" in that group are due two of the six categories of incomes provided by the Italian “TUIR”: capital gains and other income of financial nature. As known, there is not a paradigmatic definition of the mentioned income categories, for both, in fact, the Italian “TUIR” provides a list , which includes precise and stringent cases of financial incomes relevant for tax purposes ; abstractly, you can bring the abstract category of income the concept of capital-income products (ie those revenues which were the result - civil or economic interests as such as dividends - resulting from the capital) and capital gains of a financial nature to the concept of income-entry (ie those income, also differential, where the shop exists but use of capital does not arise as a direct result of the production proceeds thereof). With particular reference to the interests - that constitute the income of capital for excellence, together with dividends - has also shown that, from an accounting point of view and in a perspective of corporate taxation, these proceeds are comparable to all other costs while under a more strictly microeconomic, the same are in fact an income and, therefore, differ from ordinary charges for factors of production. From the perspective of economic theory of the remuneration of production factors, in fact, the interest is, in a sense, comparable to wages and profits. Therefore, even if at the macro-economic interests - unlike income from production activities in the strict sense - not contribute to the formation of national income (GDP) being a breakdown in the form of annuity, the national economic value added. Another salient theme is that the measure in the rate of taxation of financial income that assumes central importance in our tax system, where such income received by individuals outside the exercise of business activities, usually are not taxed as other income through progressive taxation but undergo a proportional levy replacement. Most of the cases in financial income is in fact assessed at 12.50%, which may seem rather modest and, therefore, from many it expects a rise. However, one must consider that much of the financial performance of the recovery is not income but capital eroded by inflation. In other words, the yield from the securities is, first, to preserve the purchasing power of invested capital in the sense that one can speak of a real income only if it manages to cover inflation, otherwise determines a loss of real capital. Therefore, the decision remained at a relatively low rate, given the nominalistic criterion of our tax system that provides indexing, grants a kind of compensation to offset the disadvantage of inflationary erosion. It was also revealed that the "success tax" of financial income is largely attributable to the low level of tax rate but also the role of intermediaries will be responsible for all (or almost) instrumental and procedural requirements intended for the performance tax obligations. It 's obvious fact, the central role of intermediaries-"great debt" in the system for taxation of financial income, both in the application of withholding tax or capital gains tax replacement under both regimes of savings managed and operated for the taxation of income, other financial in nature (schemes to which you have given wide coverage in the discussion). As correctly noted in the literature, the broker "provide a certain security of investment, but tax the income in a kind of apotheosis of corporate taxation, which sees very occasional action of a fiscal intermediaries who trusts completely, usually with reason. In contrast, income earned outside of these structures, private companies and private or unstructured, are usually hidden from the tax. " Financial intermediaries involved in the taxation of investment income – paying directly or indirectly income to various stakeholders (ie employees, consultants, shareholders, customers, etc..) and, as a tax substitute, making withholding source as an advance od'imposta and substitute taxes on investment income and all consequences arising from compliance-related equipment - represent the case of more rigid corporate-administrative organization; they are, in fact, operators of large or very large sizes, making use of standardized procedures, complex and are subject to a number of internal and external controls. It is therefore clear that the taxation of capital gains, made through CDs "Large taxpayers", is the excellence of corporate taxation, as the "financial wealth" is channeled and taxed through banking and other financial firms. However, the current system of taxation of financial income, as fairly efficient is not uniform and sometimes is not neutral, thus highlighting the scope for improvement. This refers, among others, the "mismatch" represented by the existence of a double (triple, actually) the level of tax rates, the difference in timing of the taxation of Italian investment funds (taxed under the income accruing) and of investment funds harmonized Community (taxed at realization) and the different characteristics of different systems of taxation of savings. Pending the increasing importance of international capital mobility, it was decided to also analyze briefly the treatment of transnational financial income and outgoing (outbound incomes) and incoming (inbound incomes).
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LIPPI, ANDREA. "Gli investimenti non finanziari nel private banking: scelte strategiche, aspetti tecnico-valutativi e modalità di customer relationship management." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2007. http://hdl.handle.net/10280/115.

Full text
Abstract:
L'obiettivo della ricerca è evidenziare se l'investimento in beni non finanziari è preso in considerazione dalle private banks operanti in Italia nella costruzione dei portafogli dei loro clienti facoltosi, se nel processo di ottimizzazione siano seguite le logiche della modern portfolio theory e quali modalità vengono adottate nella fase di presentazione delle performance. si procede quindi ad esaminare gli investimenti in oro, in arte, in diamanti, in vino e in immobili per verificarne gli impatti sulla rischiosità e sulle performance di portafoglio.
The goal of this thesis is to verify if private banks that operate in Italy use goods as investment for diversifying HNW or U-HNW individuals portfolio, if they take in consideration the modern portfolio theory for asset allocation and how performances are presented to investors. So it analyses the investment as gold, real estate, art, diamond and wine to achieve the impact of them on portfolio risk and performance.
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LIPPI, ANDREA. "Gli investimenti non finanziari nel private banking: scelte strategiche, aspetti tecnico-valutativi e modalità di customer relationship management." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2007. http://hdl.handle.net/10280/115.

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Abstract:
L'obiettivo della ricerca è evidenziare se l'investimento in beni non finanziari è preso in considerazione dalle private banks operanti in Italia nella costruzione dei portafogli dei loro clienti facoltosi, se nel processo di ottimizzazione siano seguite le logiche della modern portfolio theory e quali modalità vengono adottate nella fase di presentazione delle performance. si procede quindi ad esaminare gli investimenti in oro, in arte, in diamanti, in vino e in immobili per verificarne gli impatti sulla rischiosità e sulle performance di portafoglio.
The goal of this thesis is to verify if private banks that operate in Italy use goods as investment for diversifying HNW or U-HNW individuals portfolio, if they take in consideration the modern portfolio theory for asset allocation and how performances are presented to investors. So it analyses the investment as gold, real estate, art, diamond and wine to achieve the impact of them on portfolio risk and performance.
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Facchini, Nicolo' <1995&gt. "Machine learning ed investimenti finanziari - Studio ed elaborazione di trading system automatici basati su reinforcement learning ed analisi tecnica." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/16547.

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Abstract:
La presente tesi di laurea ha il fine di analizzare e rielaborare la letteratura scientifica in merito all’applicazione di modelli di reinforcement learning in trading system automatici. Dopo aver descritto le caratteristiche dei modelli di machine learning e dei trading system finanziari a tutto tondo (con particolare riguardo, rispettivamente, al reinforcement learning ed all’analisi tecnica), il lavoro di ricerca verterà sulla personale elaborazione di sistemi d’investimento basati su tali concetti. Nel primo capitolo il focus è sul tema del machine learning, analizzato nelle sue diverse varianti ed applicazioni, ovviamente con grande attenzione al reinforcement learning. Il secondo, invece, si concentra sulla descrizione dei trading system proposti nel corso degli anni, in particolare, con l’utilizzo di indicatori di analisi tecnica. Nel terzo capitolo vengono descritte la creazione ed applicazione di trading system automatici che combinano reinforcement learning, analisi tecnica e diverse soluzioni per l’implementazione dei modelli già proposti in letteratura. Con il quarto capitolo, infine, si espongono i risultati ottenuti, confrontando l’utilizzo dei modelli ideati con metodi tradizionali di investimento e trading system di origine precedente. Attraverso queste quattro fasi di approfondimento verranno proposti, in conclusione, una valutazione sull’applicazione dei suddetti modelli ed eventuali implementazioni future.
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SPINELLI, LUCA. "La selezione degli investimenti immobiliari nel settore alberghiero." Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2010. http://hdl.handle.net/2108/1289.

Full text
Abstract:
Il settore alberghiero ha conosciuto negli ultimi anni uno sviluppo significativo soprattutto in alcune economie, come l’Italia, in cui il movimento ha dimostrato quasi sempre una crescente capacità di produrre risultati positivi (Jones Lang Lasalle Hotels, 2009). In letteratura un criterio unico per definire le modalità con cui migliorare un portafoglio in base alla segmentazione settoriale (vedi Hartzell, 1986) e/o geografica (vedi ad esempio Mueller e Ziering, 1992) non è ancora disponibile. La presente tesi cerca attraverso due metodologie diverse (da una parte attraverso la diversificazione di portafoglio – Markovitz – e dall’altra attraverso una regressione lineare) di colmare questa lacuna e cercare di capire se questa diversificazione geo-settoriale possa portare benefici in questo specifico settore. Prendendo dunque spunto da alcuni lavori che hanno applicato l’approccio proposto da Markowitz agli investimenti immobiliari al fine di identificare la composizione ottimale di un portafoglio (tra gli altri Friedman, 1971), il contributo analizza i vantaggi e i limiti derivanti dalla diversificazione del rischio per gli investimenti nel settore alberghiero considerando le potenzialità della frontiera efficiente per la misurazione dell’impatto della diversificazione su un portafoglio di immobili destinati unicamente ad uso alberghiero. Lo studio dei benefici/costi della diversificazione completa, quindi, l’analisi delle performance degli investimenti realizzati da investitori istituzionali nel settore alberghiero fornendo indicazioni utili per la definizione dei criteri di costruzione un portafoglio di alberghi che massimizzi il risultato derivante dall’investimento e/o minimizzi la loro esposizione al rischio. Dall’altro lato usando un modello proposto da Heaston e Rouwenhorst (1994) la tesi analizza il ruolo dei fattori geo-settoriali nell’industria alberghiera italiana (uno dei mercati turistici più importanti al mondo). I risultati ottenuti dalla verifica empirica su uno dei mercati più importanti a livello mondiale (Italia)[1] dimostrano come la composizione di un portafoglio ottimale di investimenti alberghieri differisca significativamente in funzione della presenza o meno di vincoli di diversificazione. Il sacrificio collegato alla riduzione del rendimento per unità di rischio assunto può essere ritenuto accettabile anche in funzione della maggiore persistenza dei risultati che caratterizza i portafogli costruiti utilizzando vincoli di diversificazione visto che la distanza media dei portafogli identificati in passato rispetto alla frontiera efficiente corrente risulta più ridotta. Inoltre l’applicazione della regressione lineare dimostra come siano le caratteristiche geografiche più significative di altre variabili, sempre in relazione alla performance della struttura.
Hotel sectors represent an atypical real estate industry in which daily inflows and outflows are affected by some specific external factors that impact deeply on the demand and supply of the service. Literature considers these unpredictable dynamics related to some geographical and sectoral characteristics but an empirical study of the relative importance of these two factors is still not available. Following approaches proposed for stock market dynamics and applied also to the overall real estate industry, the paper study the relative importance of sector and geographical feature in explaining the hotel performance. In order to test this hypothesis the paper considers the Italian hotel industry, one of the most important world market for tourism and leisure, that is never analysed using these approaches. The paper proposed tries to evaluate the benefits related to a Markowitz’s diversification approach for the construction of a real estate portfolio specialized in the hotel real estate market. The thesis considers a database collected by AICA, Italian Association Hotel Companies, in order to evaluate revenue dynamics in the hotel real estate market. On the basis of Markowitz’s theory, the analysis proposed tries to define the best diversification strategy for the portfolio’s construction in the hotel real estate market. Results achieved demonstrate that the standard geo-sectorial diversification allows to achieve good results only if some concentration constraints are established because there are some cities and/or hotel categories that are outperforming for all the time period analysed. Using GOPPAR as a performance measure, the empirical analysis with the linear regression demonstrate that an overall national trend explains more than 50% of monthly performance of all Italian hotels and the regional features allow to explain better the misalignment respect to the national trend.
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Mattiello, Beatrice <1995&gt. "Investimenti ESG: una nuova moda o un nuovo standard nella gestione di portafoglio? Come i fattori ESG influiscono sull'asset allocation e sulle performance di portafoglio." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/20137.

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Abstract:
A livello globale gli investimenti ESG (Environmental, Social & Governance) rappresentano una fetta di mercato che non è più possibile ignorare. Considerando complessivamente gli investimenti a gestione attiva e passiva, Bloomberg riporta che, solamente in Europa, sono impegnati 12 mila miliardi di dollari nel Sustainable Investing. Risulta quindi evidente che sempre più spesso gli investitori decidono di tenere in considerazione gli ESG nei loro portafogli, ma numerosi analisti di mercato e ricercatori accademici si chiedono se incorporare l’ESG nelle proprie scelte d’investimento aumenti davvero le performance dei portafogli o li abbassi. Il presente lavoro cerca di rispondere a questa domanda attraverso l’analisi dell’impatto che genera l’inclusione dei criteri ESG all’interno del processo decisionale di costruzione di portafoglio. A tal proposito, partendo dalla teoria di portafoglio a media-varianza verranno considerati anche i punteggi ESG che rappresenteranno la terza dimensione (rendimento, rischio e score ESG) nella definizione della frontiera efficiente ESG e nella ricerca del portafoglio ottimo che massimizza lo Sharpe Ratio aggiustato per lo score “ESG Overall”. Si procederà quindi ad effettuare una comparazione empirica tra le frontiere efficienti risultanti dalla costruzione di portafogli basati su criteri tradizionali (media-varianza) e quelle create sulla base dei criteri ESG attraverso l’analisi dell’andamento di mercato delle componenti degli indici in esame (Eurostoxx50, Dow Jones e Topix100). Per quantificare lo score ESG Overall delle singole componenti dei suddetti indici, si ricorrerà all’uso dei rating calcolati con la metrica di MSCI. A conclusione della verifica empirica, verificheremo se i risultati ottenuti nella prima parte dell’analisi, rimarranno validi anche in caso di crisi di mercato (focalizzandoci sul periodo di pandemia globale COVID-19) alla luce del fatto che le società con rating ESG più elevati sono per definizione aziende di migliore qualità, più redditizie e quindi con utili meno volatili e di conseguenza dovrebbero fornire una maggiore protezione dai ribassi nelle fasi di tensione sui mercati.
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BAROS, ALEKSANDRA. "Saggi sulle Ristrutturazioni e gli Investimenti Aziendali." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2020. http://hdl.handle.net/10280/72358.

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Abstract:
La presente tesi di dottorato è composta da due capitoli indipendenti nei quali sono analizzate le ristrutturazioni aziendali e le politiche di investimento delle società quotate. Il primo capitolo esamina le motivazioni e gli effetti sul valore delle cessioni di asset che hanno luogo durante operazioni di acquisizioni. I risultati delle analisi condotte supportano l’ipotesi di efficienza delle ristrutturazioni associate ad acquisizioni e indicano che il 60% percento dei disinvestimenti avviene ad acquisizione completata. In media, questi disinvestimenti incrementano il valore creato con le acquisizioni dell’1.85%. In generale, la vendita di asset è uno strumento che facilita le acquisizioni e ne aumenta le sinergie. Il secondo capitolo studia l’impatto della diversificazione e della leadership di settore sulle politiche di investimento delle imprese durante periodi di contrazione. L’analisi suggerisce che le imprese diversificate non modificano significativamente il loro portafoglio di asset e adottano politiche d’investimento conservative, risultando in generale meno reattive agli shock. I risultati evidenziano l’assenza di strategie predatorie da parte delle imprese leader. Il vantaggio principale delle imprese diversificate e/o leader consiste nella possibilità di evitare vendite forzate durante crisi settoriali. Tuttavia, nonostante questo vantaggio, il mercato penalizza tali imprese per il loro comportamento passivo.
This dissertation consists of two independent essays that investigate corporate restructurings and the investment policy of listed firms. Chapter 1 studies the motives and the value effects of corporate assets sales that take place around acquisitions, providing support for the efficient restructuring view of acquisition-related divestitures. About 60% of these divestitures occur following the acquisition completion. On average, divestitures are associated with an increase of 1.85% in the value creation around focal acquisitions. Overall, asset sales are a tool to ease an acquisition and bolster the associated synergies. Chapter 2 studies how industry focus and leadership position within the industry impact the investment policy during industry downturn. I find that industry focus and leadership are important factors in explaining the firm’s investment decisions during downturns. Diversified firms are less responsive to shocks: they do not alter much their portfolio and adopt rather conservative investment behavior. I find no evidence supporting predation strategies by industry leaders during industry shocks. The main advantage of being diversified and/or leader consists in avoiding forced asset sales during downturns. Despite this advantage, the stock market penalizes industry leaders and diversified firms for their passive behavior.
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BAROS, ALEKSANDRA. "Saggi sulle Ristrutturazioni e gli Investimenti Aziendali." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2020. http://hdl.handle.net/10280/72358.

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Abstract:
La presente tesi di dottorato è composta da due capitoli indipendenti nei quali sono analizzate le ristrutturazioni aziendali e le politiche di investimento delle società quotate. Il primo capitolo esamina le motivazioni e gli effetti sul valore delle cessioni di asset che hanno luogo durante operazioni di acquisizioni. I risultati delle analisi condotte supportano l’ipotesi di efficienza delle ristrutturazioni associate ad acquisizioni e indicano che il 60% percento dei disinvestimenti avviene ad acquisizione completata. In media, questi disinvestimenti incrementano il valore creato con le acquisizioni dell’1.85%. In generale, la vendita di asset è uno strumento che facilita le acquisizioni e ne aumenta le sinergie. Il secondo capitolo studia l’impatto della diversificazione e della leadership di settore sulle politiche di investimento delle imprese durante periodi di contrazione. L’analisi suggerisce che le imprese diversificate non modificano significativamente il loro portafoglio di asset e adottano politiche d’investimento conservative, risultando in generale meno reattive agli shock. I risultati evidenziano l’assenza di strategie predatorie da parte delle imprese leader. Il vantaggio principale delle imprese diversificate e/o leader consiste nella possibilità di evitare vendite forzate durante crisi settoriali. Tuttavia, nonostante questo vantaggio, il mercato penalizza tali imprese per il loro comportamento passivo.
This dissertation consists of two independent essays that investigate corporate restructurings and the investment policy of listed firms. Chapter 1 studies the motives and the value effects of corporate assets sales that take place around acquisitions, providing support for the efficient restructuring view of acquisition-related divestitures. About 60% of these divestitures occur following the acquisition completion. On average, divestitures are associated with an increase of 1.85% in the value creation around focal acquisitions. Overall, asset sales are a tool to ease an acquisition and bolster the associated synergies. Chapter 2 studies how industry focus and leadership position within the industry impact the investment policy during industry downturn. I find that industry focus and leadership are important factors in explaining the firm’s investment decisions during downturns. Diversified firms are less responsive to shocks: they do not alter much their portfolio and adopt rather conservative investment behavior. I find no evidence supporting predation strategies by industry leaders during industry shocks. The main advantage of being diversified and/or leader consists in avoiding forced asset sales during downturns. Despite this advantage, the stock market penalizes industry leaders and diversified firms for their passive behavior.
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Serafin, Giulia <1984&gt. "Innovazione finanziaria: automazione dei servizi di investimento e governance dell’impresa." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/22065.

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Abstract:
La tesi analizza il crescente utilizzo dei big data e degli algoritmi di carattere non deterministico nella prestazione dei servizi di investimento. In particolare, il primo capitolo introduce il tema dell’innovazione finanziaria e del suo rapporto con la tecnologia per poi analizzare il c.d. fenomeno fintech, offrendo una ricognizione delle sue origini e dell’evoluzione dei sottostanti drivers socioeconomici, nonché le sue prime ricognizioni da parte delle Istituzioni europee. Il secondo capitolo si sofferma sull’inquadramento dei servizi finanziari che maggiormente utilizzano big data e algoritmi: la consulenza finanziaria e la gestione patrimoniale automatizzate. Dopo una prima ricognizione dal punto di vista operativo, si analizza il loro inquadramento nell’ambito dei servizi di investimento previsti dalla Direttiva relativa ai mercati sugli strumenti finanziari (Direttiva 2014/65/UE – MiFID II) e la conseguente applicazione delle diverse regole di condotta ivi previste alla luce dell’utilizzo delle più sofisticate tecnologie. Il terzo capitolo, prendendo le mosse dal fenomeno del trading algoritmico e dalla sua recente regolamentazione, propone un cambio di approccio al fine di meglio inquadrare la soluzione alle diverse criticità poste dall’automazione dei servizi di investimento, dove a prevalere devono essere le regole di natura organizzativa presidianti l’attività delle imprese di investimento.
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ACCETTELLA, FRANCESCO. "Servizio di collocamento degli strumenti finanziari." Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2010. http://hdl.handle.net/2108/202109.

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Abstract:
La tesi – intitolata Il servizio di collocamento degli strumenti finanziari – ha ad oggetto il servizio di investimento di cui all’art. 1, 5° comma, lett. c) e c-bis), t.u.f. Si compone di tre capitoli. Il capitolo primo si incentra sulla ricostruzione della nozione giuridica del servizio di collocamento. La ricostruzione prende avvio dall’esame delle differenti modalità di collocamento degli strumenti finanziari, con riferimento alla prassi dei paesi anglosassoni, prima, e all’ordinamento interno, poi. Al riguardo, si distinguono il “mero collocamento” (lett. c-bis), il collocamento con assunzione di garanzia e il collocamento con assunzione a fermo (lett. c). Viene invece negata la configurabilità di un servizio di “mera sottoscrizione”. Considerata l’assenza di una definizione legislativa, un ruolo centrale nella ricostruzione viene attribuito alla nozione di servizio di collocamento nella prassi applicativa della Consob. Da quest’ultima emerge la centralità dell’accordo tra emittente ed intermediario-collocatore. La seconda parte del capitolo è dedicata alla distinzione tra collocamento pubblico e collocamento riservato, con particolare attenzione all’ipotesi di successiva rivendita di strumenti finanziari inizialmente collocati presso investitori qualificati e alla fattispecie del c.d. “collocamento a catena”. In apertura del capitolo secondo si chiarisce che il servizio di collocamento si caratterizza, a differenza degli altri servizi di investimento, per la presenza di due relazioni giuridiche, l’una tra l’intermediario e l’investitore, e l’altra tra l’intermediario e l’emittente. All’esame di questa seconda relazione giuridica è dedicato il capitolo secondo. L’assenza di riferimenti normativi impone uno studio preliminare della prassi statunitense ed internazionale. Lo studio viene poi calato nel contesto dell’ordinamento italiano, affrontando il problema dell’inquadramento negoziale dell’accordo stipulato tra l’emittente e gli intermediari-collocatori. La valutazione dell’accordo alla luce delle diverse fattispecie di collocamento dimostra che, alla base di un’operazione di collocamento, vi è sempre una relazione negoziale riconducibile al contratto di mandato. Il capitolo si conclude considerando le principali operazioni societarie (la costituzione della s.p.a., l’aumento del capitale e l’emissione di obbligazioni) sottese al collocamento degli strumenti finanziari e la loro incidenza sull’accordo tra emittente ed intermediari-collocatori. Il capitolo terzo è dedicato al diverso rapporto tra l’intermediario-collocatore ed il cliente destinatario degli strumenti finanziari, rapporto del quale si rileva la necessaria natura contrattuale. In particolare, quando il servizio di collocamento è con assunzione a fermo, esso è ricondotto allo schema negoziale del “contratto quadro”. Si esamina poi la disciplina applicabile al rapporto in esame, a cominciare dagli artt. 23 t.u.f. e 37 reg. intermediari, nonché dalle regole di svolgimento del servizio. Una particolare attenzione è riservata al tema del conflitto di interessi nella prestazione del servizio di collocamento, in considerazione della specifica posizione dell’intermediario-collocatore e delle peculiari scelte di gestione degli stessi conflitti. Il tema dei rimedi in caso di violazione da parte dell’intermediario-collocatore della disciplina dei servizi di investimento è trattato esaminando le principali questioni toccate dalle sentenze delle Sezioni Unite della Cassazione del 2007 alla luce delle specificità del servizio di collocamento. I due paragrafi conclusivi hanno ad oggetto la disciplina applicabile al collocamento rivolto al pubblico, limitatamente ai profili che interessano gli intermediari-collocatori. Si esaminano al riguardo l’obbligo di pubblicazione del prospetto informativo, la connessa responsabilità da prospetto, nonché la responsabilità degli intermediari-collocatori in caso di rivendita sistematica ad investitori non qualificati di strumenti finanziari oggetto di un iniziale collocamento riservato.
The thesis – entitled Placing of Financial Instruments Service – is concerned with the investment service as set out in Article 1, paragraph 5, letters c) and c-bis), legislative decree No. 58/1998. It is composed of three Chapters. The first Chapter is about the identification of the juridical definition of placing service. The research starts from the examination of the different types of financial instruments placing, with reference to the general rules of Anglo-Saxon countries first and after to the Italian legal system. In this respect, the placing of financial instruments without a firm commitment basis (letter c-bis), the placing of financial instruments on a firm commitment basis and the underwriting and placing of financial instruments (letter c) are distinguished. Instead, the configuration of a simple underwriting service is not possible. Considering the absence of a legislative definition, a central role in the identification is assigned to the concept of placing service in the general rules of the Consob (Italian National Commission for Listed Companies and the Stock Exchange), which the importance of the agreement between the issuer and the underwriter emerges from. The second part of the Chapter is concerned with the distinction between public and private placement, with particular attention to the hypothesis of the subsequent resale of securities which were previously underwritten by qualified investors and to the paradigm of the “chain placing”. The placing service is characterized, differently from other investment services, by the presence of two juridical relationships, one between the intermediary and the investor, and the other between the intermediary and the issuer. This concept is discussed at the beginning of the second Chapter that is dedicated to the relationship between the issuer and the intermediary. The lack of legislative regulations imposes a preliminary study of the American and international general rules. The research then examines the context of the Italian legal system, facing the problem of the contractual definition of the underwriting agreement. The analysis of the agreement in the sphere of different types of placing proves that, at the basis of a placing operation there is always a contractual relation, referable to the mandate contract. The Chapter ends with the analysis of the principal company operations (constitution of the Italian Joint Stock Company, capital increase and bond emission) at the basis of the placing of financial instruments and their impact on the underwriting agreement. The third Chapter is concerned with the different relationship between the financial intermediary and the client receiver of financial instruments, relationship which has a contractual nature. In particular, when placing is preceded by a preliminary underwriting, the relationship in exam assumes the form of a “Master Agreement”. Legislative rules concerning this relationship, such as the Article 23 decree No. 58/1998, the Article 37 of Italian “Intermediary Regulations” and the pertinent rules of conduct are then examined. Particular attention is given to the theme of conflicts of interests related to the placing service, in consideration of the specific position of the financial intermediary and the particular arrangements to manage these conflicts of interests. The theme of the remedies in case of violation by the financial intermediary of the investment services rules is dealt with examining the principal issues raised by the sentences of the Joint Session of the Italian Supreme Court in 2007, in the light of the specificities of the placing service. The final part of third Chapter deals with the rules applicable to public placement within certain limits to the profiles underwriters are concerned with: the obligation to publish the prospectus, the responsibility for the information given in the prospectus, and the responsibility of underwriters in case of systematic resale to retail investors of securities placed privately.
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Forcellini, Michele <1990&gt. "Alfabetizzazione finanziaria e fiducia nei consulenti: influenze sul processo di investimento." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/5360.

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Abstract:
Lo scopo del seguente elaborato è di studiare il ruolo di due fattori, l'alfabetizzazione finanziaria e la fiducia, nelle scelte di investimento degli individui e nella partecipazione degli stessi al mercato finanziario. Questi due fattori sono considerati, infatti, fondamentali per poter investire consapevolmente in un mercato dei capitali sempre più complesso dal punto di vista degli strumenti finanziari, rischioso e con andamenti molto altalenanti. Come è stato dimostrato da molte ricerche empiriche, il livello generale di alfabetizzazione finanziaria degli individui è alquanto preoccupante e non sufficiente per poter investire in modo proficuo nel contesto odierno, portando conseguenze negative per esempio nell'accumulazione di ricchezza e nella pianificazione alla pensione. Sono state così avviate diverse iniziative di educazione finanziaria, sia da parte di enti nazionali che sovranazionali, per aumentare la capacità delle persone di prendere decisioni finanziarie adeguate in base alle proprie necessità e situazioni soggettive. Gli effetti positivi di tali iniziative sono tuttavia oggetto di discussione. Anche la fiducia nei confronti dei consulenti finanziari ha un ruolo di primo piano nell'incentivare le persone ad investire in titoli rischiosi, come dimostrato da numerose ricerche in materia. Vari fattori influenzano il grado di fiducia delle persone nei confronti di questi soggetti, dal capitale sociale alla cultura/credenze personali, portando gli individui ad avere un diverso approccio verso il mercato finanziario. Attraverso la somministrazione di un questionario ad un campione di 255 individui non esperti di finanza, si è cercato di verificare effettivamente quale sia l'effetto congiunto di alfabetizzazione finanziaria e di fiducia delle persone, nel momento in cui esse devono prendere delle decisioni di carattere finanziario. In particolare si è cercato di capire se la conoscenza del livello di alfabetizzazione della propria controparte influenza la partecipazione al mercato finanziario e in che modo.
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GIOBBI, MANUELA. "Contratti di investimento in strumenti finanziari, regole di comportamento e tutela del risparmiatore." Doctoral thesis, Università Politecnica delle Marche, 2010. http://hdl.handle.net/11566/241999.

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Barzi, Stefano <1987&gt. "Fondi comuni di investimento e investimento in derivati: un'analisi mediante l'approccio DEA." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2012. http://hdl.handle.net/10579/1586.

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Bocchialini, Elisa <1980&gt. "Le scelte di investimento dei fondi pensioni italiani: un’analisi degli asset immobiliari." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/974/1/Tesi_Bocchialini_Elisa.pdf.

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Abstract:
Il lavoro persegue l’obiettivo generale di indagare sulle scelte di investimento dei fondi pensione italiani. Per giungere al suddetto obiettivo il lavoro si articola in quattro capitoli principali corredati da premessa e conclusioni. Il primo capitolo si preoccupa di analizzare in quale modo le scelte operate dal legislatore italiano abbiano influenzato e influenzino le politiche di investimento dei fondi pensione. E’ indubbio, infatti, che l’intervento del legislatore abbia un forte ascendente sull’operatività dei fondi e possa limitarne o, viceversa, agevolarne l’attività. Alla luce di queste considerazioni, il secondo capitolo mira ad analizzare nel concreto l’influenza delle scelte operate dal legislatore sullo sviluppo del mercato dei fondi pensione italiani. In sostanza, l’obiettivo è quello di fornire informazioni circa il mercato italiano dei fondi pensione sviluppatosi in conseguenza alla normativa testé presentata. Il successivo capitolo, il terzo, propone un’analisi della letteratura che, nel contesto nazionale ed internazionale, ha analizzato la tematica dei fondi pensione. Più nel dettaglio, si propone una disamina dei riferimenti letterari che, affrontando il problema della gestione finanziaria dei fondi pensione, trattano delle politiche e delle scelte di investimento operate da questi. Il quarto capitolo riguarda un’analisi empirica mirata ad analizzare le politiche di investimento dei fondi pensione, in particolare quelle relative agli investimenti alternativi e soprattutto, tra questi, quelli immobiliari. L’obiettivo generale perseguito è quello di analizzare la composizione del patrimonio dei fondi appartenenti al campione considerato e ricavarne indicazioni circa le scelte manageriali operate dai fondi, nonché trarre indicazioni circa lo spazio riservato e/o riservabile alle asset class alternative, soprattutto a quelle di tipo immobiliare. Si evidenzia, infatti, che la verifica presentata riguarda prevalentemente gli investimenti immobiliari che rappresentano nella realtà italiana l’alternative class maggiormente diffusa. L’analisi si concentra, anche se in modo inferiore e con un approccio quasi esclusivamente qualitativo, su altre asset class alternative (hedge fund e private equity). Si precisa, inoltre, che la volontà di focalizzare la verifica sugli alternative investment limita l’analisi ai soli fondi pensione preesistenti che, ad oggi, rappresentano l’unica categoria alla quale è consentito effettuare investimenti di tipo alternativo. A differenza dei fondi di nuova generazione, tali fondi, infatti, non sono sottoposti a limitazioni nell’attività di investimento e, almeno in linea teorica, essi possono optare senza alcuna restrizione per l’asset allocation ritenuta più appropriata Tre sono le domande di ricerca a cui l’analisi proposta mira a dare risposta: Quale è la dimensione e la composizione del portafoglio dei fondi pensione preesistenti? Quale è la dimensione e la tipologia di investimento immobiliare all’interno del portafoglio dei fondi pensione preesistenti? Esiste uno “spazio” ulteriore per gli investimenti immobiliari e/o per altri alternative investment nel portafoglio dei fondi pensione preesistenti? L’analisi è condotta su un campione di dieci fondi preesistenti, che rappresenta il 60% dell’universo di riferimento (dei 29 fondi pensione preesistenti che investono in immobiliare) e la metodologia utilizzata è quella della case study. Le dieci case study, una per ogni fondo preesistente analizzato, sono condotte e presentate secondo uno schema quanto più standard e si basano su varie tipologie di informazioni reperite da tre differenti fonti. 2 La prima fonte informativa utilizzata è rappresentata dai bilanci o rendiconti annuali dei fondi analizzati. A questi si aggiungono i risultati di un’intervista svolta nei mesi di gennaio e febbraio 2008, ai direttori generali o ai direttori dell’area investimento dei fondi. Le interviste aggiungono informazioni prevalentemente di tipo qualitativo, in grado di descrivere le scelte manageriali operate dai fondi in tema di politica di investimento. Infine, laddove presente, sono state reperite informazioni anche dai siti internet che in taluni casi i fondi possiedono. Dalle case study condotte è possibile estrapolare una serie di risultati, che consentono di dare risposta alle tre domande di ricerca poste in precedenza. Relativamente alla prima domanda, è stato possibile stabilire che il portafoglio dei fondi pensione preesistenti analizzati cresce nel tempo. Esso si compone per almeno un terzo di titoli di debito, prevalentemente titoli di stato, e per un altro terzo di investimenti immobiliari di vario tipo. Il restante terzo è composto da altre asset class, prevalentemente investimenti in quote di OICR. Per quanto riguarda la politica d’investimento, si rileva che mediamente essa è caratterizzata da un’alta avversione al rischio e pochissimi sono i casi in cui i fondi prevedono linee di investimento aggressive. Relativamente alla seconda domanda, si osserva che la dimensione dell’asset class immobiliare all’interno del portafoglio raggiunge una quota decrescente nell’arco di tempo considerato, seppur rilevante. Al suo interno prevalgono nettamente gli investimenti diretti in immobili. Seguono le partecipazioni in società immobiliari. L’analisi ha permesso, poi, di approfondire il tema degli investimenti immobiliari consentendo di trarre indicazioni circa le loro caratteristiche. Infine, relativamente all’ultima domanda di ricerca, i dati ottenuti, soprattutto per mezzo delle interviste, permettono di stabilire che, almeno con riferimento al campione analizzato, l’investimento immobiliare perde quota e in parte interesse. Questo risulta vero soprattutto relativamente agli investimenti immobiliari di tipo diretto. I fondi con patrimoni immobiliari rilevanti, infatti, sono per la totalità nel mezzo di processi di dismissione degli asset, mirati, non tanto all’eliminazione dell’asset class, ma piuttosto ad una riduzione della stessa, conformemente anche a quanto richiesto dalle recenti normative. Le interviste hanno messo in luce, tuttavia, che a fronte di un’esigenza generale di contentere la quota investita, l’asset immobiliare è considerato positivamente soprattutto in termini di opportunità di diversificazione di portafoglio e buoni rendimenti nel lungo periodo. I fondi appaiono interessati in modo particolare a diversificare il portafoglio immobiliare, dismettendo parte degli asset detenuti direttamente e aumentando al contrario le altre tipologie di investimento immobiliare, soprattutto quote di OICR immobiliari. Altrettanto positivi i giudizi relativi alle altre asset class alternative. Pur restando ancora limitato il totale delle risorse destinate, tali investimenti sono percepiti come una buona opportunità di diversificazione del portafoglio. In generale, si è rilevato che, anche laddove l’investimento non è presente o è molto ridotto, nel breve periodo è intenzione del management aumentare la quota impiegata.
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Bocchialini, Elisa <1980&gt. "Le scelte di investimento dei fondi pensioni italiani: un’analisi degli asset immobiliari." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/974/.

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Abstract:
Il lavoro persegue l’obiettivo generale di indagare sulle scelte di investimento dei fondi pensione italiani. Per giungere al suddetto obiettivo il lavoro si articola in quattro capitoli principali corredati da premessa e conclusioni. Il primo capitolo si preoccupa di analizzare in quale modo le scelte operate dal legislatore italiano abbiano influenzato e influenzino le politiche di investimento dei fondi pensione. E’ indubbio, infatti, che l’intervento del legislatore abbia un forte ascendente sull’operatività dei fondi e possa limitarne o, viceversa, agevolarne l’attività. Alla luce di queste considerazioni, il secondo capitolo mira ad analizzare nel concreto l’influenza delle scelte operate dal legislatore sullo sviluppo del mercato dei fondi pensione italiani. In sostanza, l’obiettivo è quello di fornire informazioni circa il mercato italiano dei fondi pensione sviluppatosi in conseguenza alla normativa testé presentata. Il successivo capitolo, il terzo, propone un’analisi della letteratura che, nel contesto nazionale ed internazionale, ha analizzato la tematica dei fondi pensione. Più nel dettaglio, si propone una disamina dei riferimenti letterari che, affrontando il problema della gestione finanziaria dei fondi pensione, trattano delle politiche e delle scelte di investimento operate da questi. Il quarto capitolo riguarda un’analisi empirica mirata ad analizzare le politiche di investimento dei fondi pensione, in particolare quelle relative agli investimenti alternativi e soprattutto, tra questi, quelli immobiliari. L’obiettivo generale perseguito è quello di analizzare la composizione del patrimonio dei fondi appartenenti al campione considerato e ricavarne indicazioni circa le scelte manageriali operate dai fondi, nonché trarre indicazioni circa lo spazio riservato e/o riservabile alle asset class alternative, soprattutto a quelle di tipo immobiliare. Si evidenzia, infatti, che la verifica presentata riguarda prevalentemente gli investimenti immobiliari che rappresentano nella realtà italiana l’alternative class maggiormente diffusa. L’analisi si concentra, anche se in modo inferiore e con un approccio quasi esclusivamente qualitativo, su altre asset class alternative (hedge fund e private equity). Si precisa, inoltre, che la volontà di focalizzare la verifica sugli alternative investment limita l’analisi ai soli fondi pensione preesistenti che, ad oggi, rappresentano l’unica categoria alla quale è consentito effettuare investimenti di tipo alternativo. A differenza dei fondi di nuova generazione, tali fondi, infatti, non sono sottoposti a limitazioni nell’attività di investimento e, almeno in linea teorica, essi possono optare senza alcuna restrizione per l’asset allocation ritenuta più appropriata Tre sono le domande di ricerca a cui l’analisi proposta mira a dare risposta: Quale è la dimensione e la composizione del portafoglio dei fondi pensione preesistenti? Quale è la dimensione e la tipologia di investimento immobiliare all’interno del portafoglio dei fondi pensione preesistenti? Esiste uno “spazio” ulteriore per gli investimenti immobiliari e/o per altri alternative investment nel portafoglio dei fondi pensione preesistenti? L’analisi è condotta su un campione di dieci fondi preesistenti, che rappresenta il 60% dell’universo di riferimento (dei 29 fondi pensione preesistenti che investono in immobiliare) e la metodologia utilizzata è quella della case study. Le dieci case study, una per ogni fondo preesistente analizzato, sono condotte e presentate secondo uno schema quanto più standard e si basano su varie tipologie di informazioni reperite da tre differenti fonti. 2 La prima fonte informativa utilizzata è rappresentata dai bilanci o rendiconti annuali dei fondi analizzati. A questi si aggiungono i risultati di un’intervista svolta nei mesi di gennaio e febbraio 2008, ai direttori generali o ai direttori dell’area investimento dei fondi. Le interviste aggiungono informazioni prevalentemente di tipo qualitativo, in grado di descrivere le scelte manageriali operate dai fondi in tema di politica di investimento. Infine, laddove presente, sono state reperite informazioni anche dai siti internet che in taluni casi i fondi possiedono. Dalle case study condotte è possibile estrapolare una serie di risultati, che consentono di dare risposta alle tre domande di ricerca poste in precedenza. Relativamente alla prima domanda, è stato possibile stabilire che il portafoglio dei fondi pensione preesistenti analizzati cresce nel tempo. Esso si compone per almeno un terzo di titoli di debito, prevalentemente titoli di stato, e per un altro terzo di investimenti immobiliari di vario tipo. Il restante terzo è composto da altre asset class, prevalentemente investimenti in quote di OICR. Per quanto riguarda la politica d’investimento, si rileva che mediamente essa è caratterizzata da un’alta avversione al rischio e pochissimi sono i casi in cui i fondi prevedono linee di investimento aggressive. Relativamente alla seconda domanda, si osserva che la dimensione dell’asset class immobiliare all’interno del portafoglio raggiunge una quota decrescente nell’arco di tempo considerato, seppur rilevante. Al suo interno prevalgono nettamente gli investimenti diretti in immobili. Seguono le partecipazioni in società immobiliari. L’analisi ha permesso, poi, di approfondire il tema degli investimenti immobiliari consentendo di trarre indicazioni circa le loro caratteristiche. Infine, relativamente all’ultima domanda di ricerca, i dati ottenuti, soprattutto per mezzo delle interviste, permettono di stabilire che, almeno con riferimento al campione analizzato, l’investimento immobiliare perde quota e in parte interesse. Questo risulta vero soprattutto relativamente agli investimenti immobiliari di tipo diretto. I fondi con patrimoni immobiliari rilevanti, infatti, sono per la totalità nel mezzo di processi di dismissione degli asset, mirati, non tanto all’eliminazione dell’asset class, ma piuttosto ad una riduzione della stessa, conformemente anche a quanto richiesto dalle recenti normative. Le interviste hanno messo in luce, tuttavia, che a fronte di un’esigenza generale di contentere la quota investita, l’asset immobiliare è considerato positivamente soprattutto in termini di opportunità di diversificazione di portafoglio e buoni rendimenti nel lungo periodo. I fondi appaiono interessati in modo particolare a diversificare il portafoglio immobiliare, dismettendo parte degli asset detenuti direttamente e aumentando al contrario le altre tipologie di investimento immobiliare, soprattutto quote di OICR immobiliari. Altrettanto positivi i giudizi relativi alle altre asset class alternative. Pur restando ancora limitato il totale delle risorse destinate, tali investimenti sono percepiti come una buona opportunità di diversificazione del portafoglio. In generale, si è rilevato che, anche laddove l’investimento non è presente o è molto ridotto, nel breve periodo è intenzione del management aumentare la quota impiegata.
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DI, NOIA JLENIA. "Potere di Mercato, Innovazione e Finanziarizzazione." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2021. http://hdl.handle.net/10280/108954.

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Abstract:
Questa tesi studia le cause e le implicazioni di due fenomeni in particolare: la finanziarizzazione e la digitalizzazione. Nello specifico, il primo capitolo contiene un'analisi empirica sulle determinanti del Surplus Wealth delle società (una misura del potere di mercato) e dell’impatto degli investimenti finanziari sugli investimenti in capitale. Complessivamente, i risultati supportano l'evidenza sulla shareholders' value orientation; in media, i profitti finanziari sembrano favorire sia gli investimenti in capitale fisico che intangibile, mentre emerge un effetto trade-off tra questi ultimi e gli investimenti finanziari (non per i monopolisti operanti nel settore IT). Nel secondo capitolo viene sviluppato un modello teorico ad agenti eterogenei che combina la crescita endogena (modello K+S) alle frizioni finanziarie (modello CATS) ed introduce un mercato obbligazionario dove le imprese possono emettere/acquistare obbligazioni societarie. L'innovazione avviene per mezzo del capitale intangibile IT, le cui proprietà intrinseche legate all’intelligenza artificiale favoriscono l'accumulazione di liquidità, accentuata poi dai profitti finanziari. Da una prospettiva macroeconomica, le simulazioni suggeriscono che gli investimenti in obbligazioni da parte delle imprese impattano negativamente sull'occupazione, frenando il progresso tecnologico e la crescita economica, salvo che la liquidità investita in bonds superi un certo valore-soglia (omogeneo tra le imprese), ma al costo di un maggior rischio di fallimento e di un incremento delle posizioni Ponzi.
The present thesis deals with two main phenomena: financialization and digitalization. The first chapter aims at empirically investigating the determinants of corporations' Surplus Wealth (a measure of market power) and the impact of financial investments on capital investment decisions. Overall, additional evidence on shareholders' value orientation is provided; on average, realized financial profits seem to be beneficial to both physical and intangible capital investment, whilst current financial investments appear to generate a trade-off effect (not for monopolists operating in the IT sector). The second chapter develops a theoretical agent-based model combining endogenous growth (K+S model) and financial frictions (CATS model) together with a market for corporate bonds where firms can both issue and purchase bonds. IT intangible capital is assumed to be the channel through which innovation propagates and its specific advertising properties stemming from artificial intelligence are able to foster liquidity accumulation, which is boosted when financial investments begin to play a role. Simulations suggest that, from a macroeconomic perspective, companies' purchase of corporate bonds is not beneficial to employment, technological progress and growth, except for the case where liquidity invested in bonds is beyond a common threshold across firms but at the cost of higher bankruptcy risk and Ponzi positions.
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Solivo, Matteo <1989&gt. "Profilo di rischio dei prodotti di investimento non-equity: aspetti tecnici e regolamentari." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/3780.

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Abstract:
La tesi affronta la problematica della trasparenza informativa dei prodotti di investimento non-equity. In particolar modo vengono presi in considerazione gli aspetti regolamentari in vigore e le possibili dinamiche future della normativa. Si analizzano inoltre i documenti contenenti le informazioni chiave destinate agli investitori previsti per i fondi di investimento regolamentati a livello europeo e per i fondi strutturati, concentrandosi sulla presentazione degli scenari futuri di performance. Si mettono in luce gli aspetti positivi e le principali criticità dell'approccio metodologico di presentazione degli scenari di disclosure scelto a livello europeo, detto approccio "what-if". Si propone, inoltre, una metodologia alternativa rappresentante gli scenari probabilistici. La parte finale della tesi è dedicata all'analisi di due case studies attraverso il confronto tra le due diverse metodologie di rappresentazione degli scenari futuri di performance, facendo ricorso a simulazioni numeriche sviluppate attraverso il software matlab.
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Masiero, Romina <1990&gt. "La crisi d’impresa e la ristrutturazione finanziaria. Investimenti di private equity e performance industriale in Italia." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/5008.

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Abstract:
Il presente elaborato intende analizzare le difficili situazioni di crisi o dissesto finanziario che continuano ad affliggere le imprese italiane dal crollo dei mercati finanziari nell’estate del 2007. In particolare si è deciso di porre un accento alla relazione tra imprese in difficoltà finanziaria e l’accesso ai finanziamenti necessari per rilanciare l’attività imprenditoriale. Si tratta, dunque, di un tema particolarmente attuale che richiede un’analisi estesa, non solo delle disfunzionalità aziendali che possono sfociare in dissesto e successivamente in crisi, ma anche delle asimmetrie che ostacolano gli interventi di ricorso al credito. La prima parte ha uno scopo introduttivo al problema e pertanto mira a definire la crisi d’impresa nella sua accezione più ampia attraverso la trattazione di aspetti economici e peculiarità aziendali che possano indurre un dissesto finanziario. Non solo si tratta di delineare una definizione il più possibile comprensiva del carattere multiforme del fenomeno “crisi”, ma si cerca oltretutto di ricercare le cause di tale dissesto e lo sviluppo dello stesso affinché si giunga alla comprensione del dissesto come un processo recuperabile alla luce di una costante misurazione dei rischi endogeni ed esogeni della realtà aziendale. Si passa dunque all’indagine più approfondita delle inefficienze, siano esse strutturali o indotte esternamente, per poi giungere ad un’analisi finanziaria che coniuga aspetti contabili e misurazioni finanziarie per comprendere le asimmetrie d’informazione che caratterizzano il rapporto tra le imprese e gli istituti finanziari esterni come le banche. Nella parte finale dell’elaborato si intraprende uno studio empirico che ha come oggetto d’analisi il confronto tra performance industriali dei settori italiani in presenza di investimenti di private equity. L’indagine empirica introduce una sezione dedicata alla letteratura di base che giustifica la domanda di ricerca e la selezione del campione in esame per poi proseguire nella determinazione del modello di riferimento. In quest’ultima parte si intende rispondere empiricamente alla tesi esposta nel resto dello studio: la presenza dei fondi privati di investimento ha degli effetti positivi anche sulla performance industriale? Lo scopo principale del lavoro è, dunque, di indagare il rapporto tra impresa in crisi e istituti finanziari, una relazione di vitale importanza in quanto entrambe le parti non possono sopravvivere senza l’attività dell’altra. Il fine di questo lavoro è di compendiare prima e analizzare poi la crisi finanziaria d’impresa e le interrelazioni con il mercato del finanziario, con lo scopo principale di veicolare il principio fondamentale che le imprese attuali vivono in ecosistemi di business che gli istituti di credito dovrebbero saper leggere in quanto essi stessi vi fanno parte. Inoltre si analizza la crescente presenza degli operatori di private equity come possibile soluzione alle problematiche gestionali e finanziarie esposte.
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ORIANI, ANDREA. "RISOLUZIONE PER INADEMPIMENTO E RESTITUZIONI NEI CONTRATTI DELL'INTERMEDIAZIONE FINANZIARIA." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2013. http://hdl.handle.net/2434/219667.

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Abstract:
This doctoral thesis focuses on conditions and effects of termination of contracts for the provision of investments. In light of their different features, investment services seem to be attributable to two different categories: management services, on one side, execution (of orders) services, on the other side, which two different kinds of contract correspond to. In any case, such contracts appear, from a structural point of view, identical; in particular, they seem mutual (“sinallagmatici”) so that, according to Article 1453 of the Italian Civil Code, the non breaching party (usually, the investor) is entitled to terminate it. Furthermore it seems possible for the investor to demand the partial termination of the contract in order to preserve the investments which have been correctly executed before the breach, provided that such breach is serious enough pursuant to Article 1455 of the Italian Civil Code. Partial termination entails that each party is compelled to return what it has received in execution of the terminated part of the contract. Therefore investor shall return financial instruments purchased while financial intermediary shall return their price, both increased of interests or profits accrued since the date of payment.
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Saretta, Andrea <1997&gt. "Investimenti sostenibili: studio della struttura e delle performance degli indici SRI." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/19936.

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Abstract:
Nell’elaborato si intende svolgere un’analisi sull’universo SRI, concentrando l’attenzione verso gli indici azionari sostenibili più diffusi. Dopo un primo approfondimento sugli aspetti generali dell’investimento sostenibile e responsabile, si passa all’analisi degli indici azionari SRI. Nel capitolo introduttivo si presentano i fattori sottostanti a questa tipologia di investimento e la propria diffusione, andando ad esaminare le caratteristiche di diversi prodotti finanziari. Dato che il settore appare ancora in fase di profonda evoluzione, non manca un’esposizione delle maggiori criticità e di quelle che sono, o potrebbero essere, adeguate soluzioni. Nei successivi capitoli si approfondisce il tema degli indici azionari SRI, comunemente replicati da fondi di investimento. Analizzando la struttura di alcuni indici elaborati dai maggiori provider, si vogliono evidenziare i settori e i mercati finanziari verso i quali questi siano maggiormente esposti, e come la sostenibilità sia effettivamente integrata nella finanza mondiale. L’elaborato prevede anche una parte di analisi empirica in cui si propone un confronto fra gli indici azionari ESG e quelli tradizionali, sulla base di adeguati indicatori di rischio e misure di performance. Tramite queste analisi, inoltre, si intende dimostrare quali siano i mercati nei quali l’investimento sostenibile è ritenuto più sicuro e redditizio.
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Peruzzo, Pierangela <1998&gt. "La finanza sostenibile e i fondi di investimento classificati Art.8 e Art.9 secondo il Regolamento SFDR: analisi empirica." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/21423.

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Abstract:
Dopo l’entrata in vigore, nel 2021, del Regolamento SFDR, i fondi classificati ai sensi dell’Art.8 (promozione di caratteristiche ambientali) e dell’Art.9 (obbiettivo sostenibile) sono sensibilmente aumentati. L’obbiettivo di tale tesi è quello di indagare e approfondire questa tematica. Il documento propone, nella prima sezione, una panoramica della finanza sostenibile, le strategie di investimento adottate per implementarla e della normativa vigente, tra cui il Regolamento SFDR e il piano d’azione per la finanza sostenibile dell’Unione Europea. Il primo capitolo prosegue poi con un approfondimento di quelle che sono le motivazioni che spingono le varie società di Asset Management e non solo, a perseguire iniziative rivolte alla finanza sostenibile come l’implementazione dei fondi di investimento relativi a fattori ESG. Il secondo capitolo si concentra invece sugli strumenti che hanno a disposizione gli Asset Manager per giudicare l’operato delle società su cui investono, distinguendoli tra quelli messi a disposizione dalle stesse aziende, come la rendicontazione non finanziaria, e quelli proposti da soggetti terzi che possono essere organizzazioni internazionali e sovranazionali tramite certificazioni sostenibili oppure dalla stessa UE tramite la Tassonomia Europea in grado di dare uniformità dei criteri richiesti per poter essere definiti sostenibili. Infine, all’ultimo capitolo, dopo un esame delle metodologie e strategie utilizzate dalle società di Asset Management con la maggior quota di mercato in fondi sostenibili ai sensi dell’Art.8 e 9 in Europa, è proposto un confronto tra i vari KIID, ossia il documento maggiormente visionato dalla clientela interessata ad investire, tramite un Topic Model su più di 100 KIID selezionati con un criterio di rappresentatività e popolarità del fondo.
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Mera, Ergi <1996&gt. "L’impatto delle nuove tecnologie dell’industria 4.0 nel sistema moda: analisi finanziaria ed economica degli investimenti nel settore del tessile e dell’abbigliamento." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/17484.

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Abstract:
L’ambiente in cui le aziende operano è in continuo mutamento, una situazione che oggi è resa ancor più dinamica dai cambiamenti tecnologici e sociali che stanno accelerano ulteriormente questo processo. Un settore particolarmente importante che potrebbe subire importanti cambiamenti è il mondo del tessile e dell'abbigliamento. Il settore della moda è sempre stato infatti un settore definito da processi produttivi con importanti limiti dal punto di vista tecnologico, in cui si fa tuttora ampio uso della manodopera. Attraverso un analisi dei driver di cambiamento sociale e tecnologico che stanno influenzando l’industria, si cercherà quindi di individuare e cogliere quelle che potrebbero essere, più che opportunità, le direzioni che l’industria dovrà seguire. Successivamente, dopo lo studio delle caratteristiche strategiche e competitive del settore della moda, verranno approfondite le nuove tecnologie dell'industria 4.0 cercando di individuarne possibili applicazioni e benefici. In fine, grazie allo studio di un campione di imprese italiane del tessile e dell'abbigliamento, si effettuerà un analisi di capital budgeting per identificare gli effetti minimi che le tecnologie devono garantire per rendere convenienti, dal punto di vista economico-finanziario, tali investimenti.
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BERTELLI, BEATRICE. "Investimenti sostenibili: oltre o un passo indietro rispetto gli ESG?" Doctoral thesis, Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, 2023. https://hdl.handle.net/11380/1298326.

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Abstract:
Nel contesto dell'Agenda 2030 ONU e dei Principi per l'Investimento Responsabile (firmati nel 2006, PRI, 2006), la tesi affronta tre principali tematiche della finanza sostenibile riferite a differenti asset (obbligazioni e azioni) e differenti modelli (di pricing e di portafoglio). La prima tematica riguarda la green finance e analizza il pricing dei green bond. La seconda tematica è la performance dei portafogli azionari costruiti a partire da strategie di screening e ESG (Environmental, Social, Governance) score; la terza consiste nella costruzione di un portafoglio azionario ottimo in considerazione dei fattori ESG. Il primo capitolo della tesi contribuisce alla letteratura sui green bond proponendo un modello di pricing che include un fattore di rischio di mercato e uno di rischio sistemico riferito alla caratteristica green dei bond. Seguendo l'approccio di Fama e MacBeth su un campione di bond green e convenzionali denominati in Euro nel periodo 2014-2021, stimiamo il green premium e lo scomponiamo nelle sue componenti: quantità e prezzo del rischio green. Il prezzo del rischio green è in media positivo (62,5 bp/anno) e il green premium è in media positivo per i green bond e negativo per i bond convenzionali. Tuttavia, il prezzo del rischio green diventa negativo durante la pandemia del Covid-19, indicando che la caratteristica green è considerata un vantaggio nei periodi di stress del mercato. Il secondo capitolo contribuisce alla letteratura sugli investimenti socialmente responsabili (SRI) fornendo un’analisi sulla performance delle strategie di screening basate su score ESG e applicate a portafogli azionari. A tal fine, implementiamo strategie di screening negativo e positivo a partire dai titoli dell'indice EURO STOXX e dagli score ESG di Bloomberg e la performance dei portafogli ottenuti è valutata nel lungo periodo (2007-2021) e su quattro sotto-periodi tra cui la crisi del 2008 e quella del Covid-19. I risultati mostrano che le strategie di screening negativo sovraperformano una strategia passiva benchmark nel lungo periodo, ma tale sovraperformance non si verifica nel breve periodo e quando si adotta uno screening positivo. L'ultimo capitolo tratta il tema della composizione ottima di un portafoglio azionario considerando anche aspetti non strettamente finanziari come quelli ESG. Usiamo il modello di Varmaz et al. (2022) in cui si minimizza il rischio residuo del portafoglio imponendo un vincolo sul livello desiderato di rischio sistemico e ESG score (misurato con lo score di Bloomberg) e lo analizziamo sia su un campione formato dalle azioni dell’indice EURO STOXX nel periodo 2007-2022 sia su un sotto-campione in cui è stato implementato uno screening negativo. I risultati indicano che lo Sharpe ratio dei portafogli ottimi peggiora all'aumentare del livello ESG desiderato. Inoltre, con screening negativi si ha una performance superiore solo adottando uno screening molto severo. I risultati complessivi della tesi indicano che gli investimenti sostenibili sono sia oltre che un passo indietro rispetto agli ESG: "oltre" perché integrano tutte e tre le dimensioni E, S, G, mentre gli approcci ESG spesso si concentrano solo su un singolo aspetto; "un passo indietro" perché una parte rilevante degli investimenti sostenibili si basa ancora sulle semplici strategie (es. quelle di screening) che non sfruttano appieno le metriche che si stanno perfezionando sugli ESG. Tali risultati sono interessanti per vari stakeholder, in particolare per gli intermediari finanziari che sono chiamati dalla regolamentazione a gestire i loro portafogli tenendo conto del rischio climatico e per l'industria del risparmio gestito che, in linea con la revisione della direttiva MiFID II, deve considerare le preferenze di sostenibilità dei clienti.
Against the background of the UN 2030 Agenda and the Principles for Responsible Investment (signed in 2006, PRI, 2006), the thesis addresses three main issues in sustainable finance encompassing different types of assets (bonds and stocks) and different model’s objectives (pricing and portfolio). The first issue is the pricing of green bonds, which is central to green finance. The second issue is the performance of stock portfolios based on screening strategies and ESG (Environmental, Social and Governance) scores. The third issue is the setup of an optimal stock portfolio accounting for ESG requirements. The first chapter of the thesis contributes to the literature on green bonds by proposing an original model for bond pricing, which accounts for a systemic green risk factor beside a systemic market risk factor. Using the Fama and MacBeth approach on a sample of Euro-denominated green and conventional bonds over the period 2014-2021, the green premium is estimated disentangling its two components: the sensitivity to systemic greenness and the price of green risk. We find that the price of green risk is on average significant and positive (62.5 bps per annum) and the green premium is on average positive for green bonds and negative for conventional bonds. However, the green risk price becomes negative during Covid-19 pandemic, suggesting greenness is considered a benefit in periods of market stress. The second chapter, framed within the literature on socially responsible investments (SRI), specifically contributes to the literature on the performance of screening strategies for stock portfolios based on ESG scores. Negative and positive screening strategies based on Bloomberg ESG scores and different screening thresholds are set up from the stocks belonging to the EURO STOXX index in the period 2007-2021 and over four short-term subperiods including 2008 global recession and 2020 Covid-19 pandemic. Main results reveal that negative screening strategies overperform a benchmark passive strategy in the long term whereas overperformance is not verified in the short run and when positive screenings are adopted. The last chapter aims to address the optimal portfolio allocation problem over a sample of stocks by considering also non (strictly) financial aspects such as the ESG dimensions. We follow Varmaz et al. (2022) optimization model by minimizing portfolio residual risk and imposing a desired level of portfolio systemic risk and ESG score (measured by Bloomberg ESG score) over both an unscreened and a screened sample based on the stocks of the EURO STOXX Index in the period 2007 –2022. Main results indicate that, regardless of the level of portfolio systemic risk, the Sharpe ratio of the optimal portfolios worsens as the target ESG level increases. Further, negative screenings obtain a superior performance with respect to optimization over an unscreened sample only when adopting a very severe screening, implying that very virtuous companies allow investors to do well by doing good. In sum, overall thesis results suggest that sustainable investing can be considered both beyond and behind ESG: “beyond” because it integrates all E, S, G dimensions together while ESG approaches often focus on single dimensions only; “behind” because a relevant part of sustainable investing still consists of simple strategies (e.g. screening strategies) that do not fully exploit the metrics developing in connection with ESG. Thesis results are of interest for many stakeholders, in particular financial intermediaries that are called by the regulator to manage their portfolio in consideration of climate risk and the asset management industry that must consider clients’ sustainable preferences in compliance of the revision of the EU’s MiFID II directive.
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MARCHIONI, ANDREA. "Analisi di progetti ingegneristici e decisioni di investimento in condizioni di incertezza." Doctoral thesis, Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, 2021. http://hdl.handle.net/11380/1239423.

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Abstract:
Questa tesi propone strumenti innovativi per la valutazione economica di investimenti industriali, ingegneristici e finanziari, ispirati ai principi di razionalità economica e creazione di valore. Fondendo nozioni e tecniche tradizionalmente studiate nelle discipline di ingegneria economica, matematica, finanza e contabilità, la presente ricerca introduce, tra gli altri risultati, i) lo sviluppo di nuovi modelli di valutazione sia teorici sia applicativi per progetti di investimento in condizioni di incertezza, ii) la definizione di nuovi criteri e l'implementazione di nuovi strumenti a supporto di decisioni economicamente razionali, iii) l'applicazione dell'innovativo sistema logico introdotto in Magni (2020) per interconnettere stime operative e decisioni finanziarie, iv) nuove applicazioni di analisi di sensibilità alla redditività degli investimenti per individuare i principali fattori di rischio tecnici ed economici, e v) il raffinamento della misurazione a posteriori dei risultati economici per considerare l'interazione tra le variabili del modello. La tesi si struttura come una raccolta di articoli scientifici co-autorati durante il dottorato.
The present thesis investigates innovative tools for the economic valuation of industrial, engineering, and financial investments and for the selection of technical alternatives, inspired by principles of economic rationality and value creation. Mingling concepts and techniques from engineering economics, mathematics, finance, and accounting, the current research introduces, among other results, i) the development of new theoretical and applicative evaluation models for investment projects under uncertainty, ii) the definition of new rational criteria and the implementation of new tools for value-creating investment decisions, iii) the application of the innovative logical framework introduced in Magni (2020) connecting operating estimates and financial decisions, iv) new applications of sensitivity analysis to investments for detecting the most influential economic and technical risk factors, and v) refined tools for the ex-post performance measurement considering interactions among value drivers. The thesis is structured as a collection of academic papers co-authored during the doctoral course.
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De, Capitani Elisa. "Dalla linea al cerchio: traduzione dall'inglese all'italiano della guida all'economia circolare della Banca europea per gli investimenti." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019. http://amslaurea.unibo.it/19562/.

Full text
Abstract:
Oggetto di questa tesi è la traduzione dall'inglese all'italiano della guida all'economia circolare pubblicata dalla Banca europea per gli investimenti (BEI) a gennaio 2019. Lo scopo della guida è promuovere la conoscenza dell’economia circolare e illustrare come la BEI intende sostenere la transizione verso questo nuovo modello economico. Dopo una sezione dedicata all'economia circolare e ai relativi progetti già finanziati dalla BEI, nel documento vengono infatti presentati gli strumenti di finanziamento mirati e le condizioni necessarie per poterne usufruire. Inoltre, il documento si inserisce nel quadro delle politiche UE sull'economia circolare. L'elaborato si compone di sei capitoli. Il primo contiene una presentazione dell'istituzione autrice e una panoramica sull'economia circolare. Il secondo capitolo fornisce un inquadramento teorico dei linguaggi specialistici e della traduzione specializzata in ambito economico-finanziario, nelle istituzioni europee e nella BEI in particolare. Il terzo capitolo presenta un'analisi del testo di partenza focalizzata sulle caratteristiche testuali, sintattiche e lessicali. Nel quarto capitolo vengono descritte le risorse create e individuate come supporto alla traduzione, tra cui i corpora ad hoc e le risorse utilizzate durante il tirocinio svolto presso la DG Traduzione della Commissione europea. Il quinto capitolo ospita il testo di partenza e la traduzione in italiano, mentre l'ultimo capitolo contiene il commento alla traduzione, in cui vengono discusse le problematiche incontrate nel processo traduttivo e le strategie adottate per risolverle.
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TORTI, MARIA. "MICROCREDITO E AGRICOLTURA PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2015. http://hdl.handle.net/10280/6537.

Full text
Abstract:
Credito deriva etimologicamente da “credere”, cioè avere fiducia, confidare. Chi già possiede molto dimostra facilmente di essere in grado di restituire un prestito e di conseguenza non fa fatica ad ottenerlo. Chi invece non dispone di risorse finanziarie adeguate, chi non è “bancabile” viene escluso. È qui che entra in gioco la fiducia, perché ci si può sentire garantiti anche solo dalla conoscenza personale del debitore, dalla sua storia creditizia. Si parla in questi casi di garanzia solidale, alternativa. Se il credito è “micro”, la fiducia invece è “macro”. Oltre alla fiducia nel concetto di microcredito ci sono una serie di ingredienti fondamentali che non possono mancare. Innanzitutto ci deve essere un prestito di piccole dimensioni. Poi ci deve essere uno scopo diverso dal semplice consumo: l’avvio di attività produttive e commerciali, un aiuto a superare particolari e temporanee situazioni di crisi che possa fornire delle risorse minime fondamentali per interrompere il circolo della povertà e del necessario ricorso all’usura. Il microcredito che è nato nei Paesi sottosviluppati si è esteso rapidamente anche nelle economie moderne. Anche il legislatore italiano nel 2010 ha introdotto nell’ordinamento nazionale una disciplina del microcredito. Tuttavia ricondurre all’interno degli schemi bancari tradizionali uno strumento così complesso come il microcredito che unisce in sé aspetti non solo finanziari ma anche e soprattutto etici può risultare riduttivo e rischia di vanificare i risultati raggiunti fino ad oggi nella prassi. Anche nel settore agricolo il microcredito può costituire un valido aiuto per lo sviluppo. Le regole e la logica del microcredito se funzionano bene nelle economie rurali dei Paesi sottosviluppati, come dimostrato dai diversi progetti posti in essere ad esempio in Uganda, fanno più fatica ad essere recepite nelle economie moderne, soprattutto in ambito agricolo dove le caratteristiche stesse dell’attività da finanziare e gli ingenti capitali iniziali necessari rendono lo strumento del microcredito poco utilizzabile. Tuttavia occorre puntare sullo sviluppo di questo strumento che ha dimostrato di avere numerosi punti di forza che possono davvero costituire un valido strumento di lotta alla povertà anche nelle economie moderne.
Credit derives etymologically from "believe". People who have money can easily demonstrate to be able to repay a loan and therefore not is hard to get it. Those who do not have adequate financial resources, those who are not "bankable" are excluded. If the credit is "micro", trust instead is "macro". In addition to trust, in the concept of microcredit there are a number of essential ingredients that can not miss. First, there must be a loan small. Then, the start of production and business activities can help to overcome individual temporary crisis situations that may provide minimal resources essential to stop the cycle of poverty . Microcredit who was born in underdeveloped countries has expanded rapidly in modern economies. Even the Italian legislature in 2010 adopted national discipline of microcredit. However, it’s hard to find the rules to regulate the microcredit and the risk is to delete the results achieved in practice. Even in agriculture microcredit can be a valuable aid for development. The rules and logic of microcredit work well in rural economies of developing countries, as shown by several projects for example in Uganda, but in modern economies the characteristics of the activities and the enormous initial capital required make the instrument of microcredit little usable. However the development of this tool is very important because microcredit can really be a valuable tool for fighting poverty even in advanced economies.
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TORTI, MARIA. "MICROCREDITO E AGRICOLTURA PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2015. http://hdl.handle.net/10280/6537.

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Abstract:
Credito deriva etimologicamente da “credere”, cioè avere fiducia, confidare. Chi già possiede molto dimostra facilmente di essere in grado di restituire un prestito e di conseguenza non fa fatica ad ottenerlo. Chi invece non dispone di risorse finanziarie adeguate, chi non è “bancabile” viene escluso. È qui che entra in gioco la fiducia, perché ci si può sentire garantiti anche solo dalla conoscenza personale del debitore, dalla sua storia creditizia. Si parla in questi casi di garanzia solidale, alternativa. Se il credito è “micro”, la fiducia invece è “macro”. Oltre alla fiducia nel concetto di microcredito ci sono una serie di ingredienti fondamentali che non possono mancare. Innanzitutto ci deve essere un prestito di piccole dimensioni. Poi ci deve essere uno scopo diverso dal semplice consumo: l’avvio di attività produttive e commerciali, un aiuto a superare particolari e temporanee situazioni di crisi che possa fornire delle risorse minime fondamentali per interrompere il circolo della povertà e del necessario ricorso all’usura. Il microcredito che è nato nei Paesi sottosviluppati si è esteso rapidamente anche nelle economie moderne. Anche il legislatore italiano nel 2010 ha introdotto nell’ordinamento nazionale una disciplina del microcredito. Tuttavia ricondurre all’interno degli schemi bancari tradizionali uno strumento così complesso come il microcredito che unisce in sé aspetti non solo finanziari ma anche e soprattutto etici può risultare riduttivo e rischia di vanificare i risultati raggiunti fino ad oggi nella prassi. Anche nel settore agricolo il microcredito può costituire un valido aiuto per lo sviluppo. Le regole e la logica del microcredito se funzionano bene nelle economie rurali dei Paesi sottosviluppati, come dimostrato dai diversi progetti posti in essere ad esempio in Uganda, fanno più fatica ad essere recepite nelle economie moderne, soprattutto in ambito agricolo dove le caratteristiche stesse dell’attività da finanziare e gli ingenti capitali iniziali necessari rendono lo strumento del microcredito poco utilizzabile. Tuttavia occorre puntare sullo sviluppo di questo strumento che ha dimostrato di avere numerosi punti di forza che possono davvero costituire un valido strumento di lotta alla povertà anche nelle economie moderne.
Credit derives etymologically from "believe". People who have money can easily demonstrate to be able to repay a loan and therefore not is hard to get it. Those who do not have adequate financial resources, those who are not "bankable" are excluded. If the credit is "micro", trust instead is "macro". In addition to trust, in the concept of microcredit there are a number of essential ingredients that can not miss. First, there must be a loan small. Then, the start of production and business activities can help to overcome individual temporary crisis situations that may provide minimal resources essential to stop the cycle of poverty . Microcredit who was born in underdeveloped countries has expanded rapidly in modern economies. Even the Italian legislature in 2010 adopted national discipline of microcredit. However, it’s hard to find the rules to regulate the microcredit and the risk is to delete the results achieved in practice. Even in agriculture microcredit can be a valuable aid for development. The rules and logic of microcredit work well in rural economies of developing countries, as shown by several projects for example in Uganda, but in modern economies the characteristics of the activities and the enormous initial capital required make the instrument of microcredit little usable. However the development of this tool is very important because microcredit can really be a valuable tool for fighting poverty even in advanced economies.
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POLETTI, Lucia. "Equo e redditizio - Obiettivi sociali e obiettivi finanziari nella valutazione degli investimenti." Doctoral thesis, 2005. http://hdl.handle.net/11381/2380595.

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CARRER, STEFANO. "Efficacia ed efficienza dei criteri economico-finanziari di valutazione degli investimenti nei progetti di valorizzazione turistica del territorio." Doctoral thesis, 1993. http://hdl.handle.net/2158/593966.

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PAZIENZA, MARIA GRAZIA. "Determinanti finanziarie e fiscali delle decisioni di investimento: teorie, analisi empiriche e un'analisi con il modello probit." Doctoral thesis, 1996. http://hdl.handle.net/2158/676539.

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Abstract:
La tesi analizza la letteratura sugli effetti del sistema fiscale sulle decisioni finanziarie e di investimento delle imprese. Viene stimato l'effetto di una serie di variabili di lbilancio sulla probabilità di investimento delle imprese su una banca dati di bilanci di imprese.
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