Academic literature on the topic 'Inibitoria'

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Journal articles on the topic "Inibitoria"

1

Casadonte, Annamaria, and Alberto Guariso. "L'azione civile contro la discriminazione: rassegna giurisprudenziale dei primi dieci anni." DIRITTO, IMMIGRAZIONE E CITTADINANZA, no. 2 (July 2010): 59–85. http://dx.doi.org/10.3280/diri2010-002004.

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Abstract:
Sommario:1. L'evoluzione normativa2. Il diritto alla parità di trattamento nella cornice dei diritti fondamentali3. Il "combinato disposto" degli artt. 43 TU n. 286/1998 e 2-3 d.lgs. 215/20034. La casistica giurisprudenziale: a) la c.d. emergenza nomadi; b) cittadinanza e lavoro pubblico5. I profili processuali: a) natura del procedimento; b) giurisdizione; c) legittimazione ad agire; d) interesse ad agire; e) poteri del giudice e provvedimento conclusivo: inibitoria e risarcimento; f) impugnazione
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2

Francesconi, Marco. "Ricordi in attesa di un pensatore. Memoria, trauma e ambiguitŕ." RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, no. 2 (July 2012): 75–98. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2012-002005.

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Abstract:
L'articolo si propone di esaminare il modello di memoria che emerge dai primi scritti freudiani, in particolare il "Progetto per una psicologia scientifica" e "L'interpretazione dei sogni", raccordandolo con alcune visioni delle neuroscienze. Freud appare assai moderno quando afferma la prioritŕ dell'elemento mnestico sulla percezione, la natura solo inibitoria dell'Io, rappresentato come sistema di rinuncia e controllo di fronte alla spontanea comparsa di ricordi/allucinazioni come prima risposta al bisogno-desiderio. I concetti freudiani di identitŕ percettiva e identitŕ di pensiero, antesignani della necessitŕ di correlazione e di continua ricategorizzazione della memoria sembrano un utile strumento nella elaborazione di un modello di mente che integri questi apporti a quanto le neuroscienze definiscono con maggiore rigore scientifico. Attraverso i concetti di ambiguitŕ e di metamorfosi si cerca inoltre di fornire una serie di spunti per meglio comprendere la portata dell'impatto traumatico sulla mente: viene discusso quanto si possa parlare di "irrappresentabilitŕ" dell'evento traumatico o quanto, piuttosto, si riattivino forme di rappresentazione arcaica appartenenti a funzionamenti primitivi della mente che non escludono la presenza di "fantasie inconsce". Attraverso i concetti di Sé alieno e Sé a nuclearitŕ indifferente, vengono, infine, proposti richiami a "stati primigeni della mente" che potrebbero essere visioni significative dello stato iniziale del pensiero, quando appare piů vulnerabile alle situazioni traumatiche.
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Stallone, G., B. Infante, and L. Gesualdo. "Malattia renale policistica autosomica dominante. Nuovi approcci terapeutici “Ottimisti per diritto”." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 22, no. 3 (January 24, 2018): 48–54. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2010.1233.

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Abstract:
La malattia renale policistica autosomica dominante (Autosomal Dominant Polycystic Kidney Disease, ADPKD), è la più comune forma di malattia renale cistica e rappresenta, nel mondo, la causa di terapia sostitutiva emodialitica nel 7–10% dei pazienti. Sono noti due tipi di malattia policistica: il tipo I è causato da mutazioni del gene PKD1, che codifica per la policistina-1, è la forma più diffusa e aggressiva e colpisce soggetti di età giovane; il tipo II è causato da mutazioni del gene PKD2 che codifica per la policistina-2 e rappresenta il 10–15% dei casi, a evoluzione più lenta. Clinicamente, le cisti si svilup-pano a livello renale, epatico, pancreatico e intestinale. Il dolore cronico, la chirurgia palliativa, l'insufficienza renale, la dialisi, il trapianto, come anche la morte, sono tutte conseguenze di questa malattia genetica che non ha ancora una terapia medica per rallentare o arrestare la sua progressione. Di grande interesse per il suo potenziale terapeutico, è la dimostrazione che la Policistina-1, formando un complesso con la tuberina (la proteina la cui mutazione causa la sclerosi tuberosa), agisce come un inibitore endogeno dell'attività del mammalian Target of Rapamycin (mTOR). Se mutato, come nell'ADPKD, tale meccanismo inibitorio viene compromesso e ciò favorirebbe lo sviluppo delle cisti. I recenti discordanti risultati di alcuni studi nell'uomo sull'uso di un inibitore di mTOR in pazienti affetti da ADPKD, possono generare interrogativi e confusione, ma diverse e molteplici possono essere le ragioni per cui tali studi hanno portato a conclusioni diverse fra di loro. A questo punto, è d'obbligo porsi l'interrogativo se questi risultati siano la fine o possano essere l'inizio di nuovi studi. Agli Autori piace considerare la seconda ipotesi, in quanto tutti gli studi di biologia molecolare, quelli preclinici, e su animali, hanno confermato la “bontà” del percorso intrapreso. Questa rassegna viene proposta per fare chiarezza sui risultati di tali studi e per dare una speranza concreta, secondo l'opinione degli Autori, sulla possibilità di riuscire a scoprire una cura per tale patologia.
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Nervo, Alice, Valentina D’Angelo, and Emanuela Arvat. "Ipofisite da inibitori dei checkpoint immunologici." L'Endocrinologo 22, no. 3 (May 13, 2021): 244–46. http://dx.doi.org/10.1007/s40619-021-00868-7.

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Patti, Luca, Laura Musso, Diego Ferone, and Manuela Albertelli. "Inibitori dei checkpoint immunitari e patologia tiroidea." L'Endocrinologo 23, no. 2 (March 29, 2022): 125–32. http://dx.doi.org/10.1007/s40619-022-01038-z.

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Abstract:
SommarioGli inibitori dei checkpoint immunitari (ICIs) causano frequentemente eventi avversi immuno-correlati di tipo endocrino. La tiroide, in particolare, è l’organo maggiormente interessato e l’ipotiroidismo risulta essere la disfunzione più comune durante la terapia con ICIs. È importante, quindi, effettuare un adeguato monitoraggio clinico e biochimico nei pazienti trattati con ICIs, in modo da ridurre le complicanze e ottenere una maggiore aderenza terapeutica al trattamento oncologico.
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Andrulli, S., S. Mancuso, M. C. Bigi, A. Granata, F. Logias, F. Floccari, and L. Di Lullo. "La prevenzione primaria e secondaria dell'ipertensione arteriosa: il punto di vista del nefrologo." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 24, no. 1 (January 24, 2018): 29–33. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2012.1112.

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Abstract:
La prevenzione primaria e secondaria della insufficienza renale cronica da nefroangiosclerosi è rappresentata dallo stretto controllo dei valori pressori e dalla riduzione della proteinuria. In presenza di proteinuria, il controllo pressorio va ottenuto con il blocco del sistema renina-angiotensina anche in pazienti con importante riduzione della funzione renale. La terapia di associazione di ACE inibitore con sartano non sembra portare vantaggi aggiuntivi ma può essere saggiata in pazienti selezionati con proteinuria persistente superiore al grammo/die. L'associazione ACE inibitore con antialdosteronico sembra promettere bene ma occorrono ulteriori studi, possibilmente multicentrici.
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Le Bars, D., and J. C. Willer. "Plasticità del dolore: ruolo dei controlli inibitori diffusi." EMC - Neurologia 8, no. 2 (January 2008): 1–18. http://dx.doi.org/10.1016/s1634-7072(08)70530-0.

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8

Puxeddu, Efisio. "Effetti collaterali endocrinologici degli inibitori dei checkpoint immunitari." L'Endocrinologo 17, no. 4 (August 2016): 224–25. http://dx.doi.org/10.1007/s40619-016-0218-6.

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Scicali, Roberto, Antonino Di Pino, Salvatore Piro, Agata Maria Rabuazzo, and Francesco Purrello. "Nuovi farmaci ipolipemizzanti: anticorpi monoclonali inibitori di PCSK9." L'Endocrinologo 20, no. 3 (May 24, 2019): 148–52. http://dx.doi.org/10.1007/s40619-019-00575-4.

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10

Parenti, Gabriele, and Mario Serio. "Meccanismo d’azione degli inibitori del sistema renina-angiotensina." L'Endocrinologo 1, no. 2 (September 2000): 79–83. http://dx.doi.org/10.1007/bf03344374.

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Dissertations / Theses on the topic "Inibitoria"

1

CAPPELLETTI, MICHELA. "La qualificazione giuridica e l'ammissibilità in via generale della tutela inibitoria." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2018. http://hdl.handle.net/10281/199155.

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Abstract:
Il presente lavoro di ricerca riguarda principalmente i presupposti e le funzioni della c.d. tutela inibitoria prevista dal legislatore, conosciuta anche come injunction negli ordinamenti di common law. Occorre ricordare come nell’ordinamento italiano l’inibitoria individuale sia regolata da differenti norme del codice civile e della legislazione speciale, senza tuttavia trovare riscontro in una disciplina generale per i casi di violazioni continue e ripetute. Per questo motivo la natura dell’istituto – con specifico riferimento alla qualificazione giuridica e alla sua ammissibilità in via generale – è stata a lungo discussa nella dottrina, che ha considerato il rimedio come un’azione di condanna, di accertamento, costitutiva, ovvero come un quartumgenus. Tale situazione probabilmente muterà dal momento che nel giugno 2015 la Camera dei Deputati ha trasmesso al Senato il Disegno di Legge 1950 che da un lato sostituisce l’intero art. 140 del Codice del Consumo (relativo alla tutela inibitoria collettiva dei consumatori) e, dall’altro lato, trasferisce tale previsione all’interno del codice di procedura civile. Tale normativa (che è ancora soggetta all’approvazione finale del Senato), non solo è volta a rafforzare la rilevanza del rimedio inibitorio, ma è destinata a fondare nuove interpretazioni di dottrina e giurisprudenza, sebbene il DDL sia limitato alla dimensione collettiva. Alla luce di tali premesse ho tentato di analizzare le principali caratteristiche della tutela inibitoria, tenendo in considerazione sia la sua “direzione verso il futuro”, che il suo scopo preventivo, che la differenziano chiaramente dal dagli altri rimedi processuali. In tali casi, infatti, viene richiesto al giudice di ordinare l’interruzione e l’inibizione di qualsivoglia comportamento che sia pregiudizievole per l’attore. A tal fine, si sono anzitutto analizzate le previsioni legislative che disciplinano i differenti tipi di inibitoria – tra gli altri, l’art. 844 c.c. (immissioni illegittime), art. 156 l.a. (tutela del copyright) –; in secondo luogo si è tentato di rintracciare le caratteristiche comuni delle fattispecie prese in considerazione, in modo da rendere in qualche modo configurabile una tutela inibitoria “generale” e atipica; infine, anche alla luce delle novità de iure condendo, si è tentato di affrontare il problema della qualificazione giuridica dell’istituto, considerando che lo stesso non è facilmente inquadrabile nelle categorie tradizionali. Inoltre, larga parte del lavoro è dedicata alla comparazione tra l’inibitoria italiana e l’injunction statunitense, non solo per comprendere le principali caratteristiche e differenze, ma, soprattutto, al fine di auspicare lo stesso ampio utilizzo dell’istituto anche in Italia: la nota ammissibilità in via generale e atipica dell’injunction nei sistemi di common law, infatti, può essere considerata un indubbio segnale dell’assoluta importanza di questa forma di tutela per tutti i consociati.
The subject matter of this work deals with both the requirements and functions of the s.c. “inhibitory” protection provided by our national legislator, also known as “injunction” within the Common law systems. It is important to recall that while the “inhibitory” protection has been somehow regulated by many different rules of the Civil code (and the special legislation as well), the Italian legal system has always been particularly reluctant in providing a general “inhibitorial” action against continuous and repetitive offenses. That is why the nature of the tool - with special reference to the juridical qualification and its general admissibility – has long been discussed among scholars, who treated the remedy as an action for declaration or an action for a relief, or even as a stand-alone legal instrument. The above mentioned situation is going to change, since in June 2015 the Italian House of Representatives passed a draft-law (d.d.l. n. 1950) which, among other things, on the one hand repeals the entire article nr. 140 of the s.c. Consumer Code (devoted to the collective “inhibitory” protection for consumers) and, on the other hand, set a new disposition, providing the same legal protection, within our Civil procedural code. Such provision (which is still subject to the final Senate confirmation), not only is expected to enhance the relevance of the “inhibitory” remedy, but it will likely soon establish a new set of legal interpretations within the case law as well as among academics, even though the draft is limited to the collective inhibitory protection only. Therefore I tried to face and investigate the main features of the “inhibitory” protection, taking into account both its “direction to the future” and its preventive goal, which clearly make the difference compared to the other jurisdictional means. In such cases, in fact, the judge is requested to order the interruption and the inhibition of any unlawful and detrimental behaviors against the claimant. To this purpose my first duty was to examine the legal provisions governing the different types of “inhibitory” protection – among others, article 844 c.c. (unlawful discharge), article 156 l.a. (copyright protection) –; secondly I tried to figure out the common features of all the mentioned tools, in a way which makes somehow reliable the idea of the “inhibitory” protection as an atypical legal action; finally, provided by such a new figure of jurisdictional protection, the (far from being theoretical) problem of a correct interpretation should be faced, considering that the new tool cannot easily be reported to the three traditional categories of actions for declaration or for relief. Moreover, an extensive part of my work is devoted to a comparison between the Italian “inhibitory” protection and the American injunction, not only to understand the main features and differences but, most of all, to suggest the same extensive use of such a tool into the Italian system: the well-known general admissibility (although atypical) of the injunction within the Common law systems, in fact, in my opinion can be considered as a reliable signal of the general importance of this kind of legal protection for all the citizens.
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Delgado, Suárez Christian. "Efetividade processual e tutela preventiva dos direitos." reponame:Repositório Institucional da UFPR, 2013. http://hdl.handle.net/1884/29792.

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Abstract:
Resumo: A presente dissertação de mestrado versa sobre a tutela jurisdicional inibitória como remédio jurisdicional contra o ilícito civil visando ao cuidado e intangibilidade dos direitos fundamentais e materiais. Adota três perspectivas teóricas que servem de fio condutor para uma nova compreensão da tutela jurisdicional inibitória. O primeiro enquadramento, presente no capítulo II, é o constitucional manifestado no neoprocessualismo, patamar ao qual é chegado após a revisão crítica do antigo binômio Constituição-processo. Logo passa-se a identificar esta nova relação como aquela caracterizada pela aplicabilidade imediata dos direitos fundamentais processuais sobre o legislador e juiz. Esta primeira perspectiva caracteriza-se pela análise considerando o impacto hodierno do neoconstitucionalismo. O capítulo III contém a orientação dogmática ou doutrinária da tutela jurisdicional contra o ilícito e da fundamentação constitucional da tutela jurisdicional inibitória. Trata-se da problemática atual em torno desta espécie de tutela jurisdicional e das soluções dadas para a sua factibilidade dentro do processo. No capítulo IV, relativa à perspectiva metodológica da dissertação, discute-se a possibilidade de instrumentalizar a tutela jurisdicional preventiva no Peru, objetivando a introdução de uma regra executiva aberta (cláusula processual aberta) tal qual o art. 461 do CPC brasileiro de 1973 ou do art. 511 do projeto de novo CPC brasileiro tramitado no Congresso Nacional (PL n° 166/2010). Retratam-se as técnicas legislativas casuísticas e as cláusulas gerais. Finalmente, no Apêndice apresenta-se uma proposta legislativa que pode ser extraída de cada capítulo procurando, assim, a coerência do discurso traçado no início da pesquisa, qual seja, a contribuição não só doutrinária, mas também legislativa para aprimorar o serviço de justiça oferecido pelo Estado no que tange à tutela dos direitos.
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3

Frascella, Pietrogiulio <1974&gt. "Sintesi di molecole a potenziale attività inibitoria per enzimi di tirosina chinasi." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2007. http://hdl.handle.net/10579/490.

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4

Dal, Lago Eugenia <1992&gt. "La legittimità dell'azione inibitoria: tra diritto di proprietà intellettuale e tutela della concorrenza." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/10677.

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Mardegan, Rita de Cassia. "Atividade inibitoria de extratos vegetais sobre Candida spp e sobre proteinases sintetizados por Candida albicans." [s.n.], 2007. http://repositorio.unicamp.br/jspui/handle/REPOSIP/289371.

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Abstract:
Orientadores : Jose Francisco Hofling, Mary Anny Foglio
Tese (doutorado) - Universidade Estadual de Campinas, Faculdade de Odontologia de Piracicaba
Made available in DSpace on 2018-08-08T15:40:59Z (GMT). No. of bitstreams: 1 Mardegan_RitadeCassia_D.pdf: 1623661 bytes, checksum: 6efd1058d06bb35d4bbde2640edda2e8 (MD5) Previous issue date: 2007
Resumo: O uso de extratos vegetais com fins medicinais é uma das mais antigas formas de prática medicinal da humanidade. Visto que nos últimos anos, a freqüência das infecções fúngicas sistêmicas, principalmente as oportunistas invasivas, têm crescido drasticamente o objetivo deste estudo foi: 1 - testar a atividade dos extratos (diclorometanico e metanólico) de Rosmarinus officinalis, Mentha piperita, Casearia sylvestris, Arctium lappa, Arrabidaea chica e Tabebuia avellanedae para determinar o potencial antifúngico em cepas padrão de Cândida spp (C. albicans, C. dubliniensis, C. parapsilosis, C. tropicalis e C. krusei) e em amostras clinicas de Candida albicans através da determinação da Concentração Inibitória Mínima (CIM) e; 2 - avaliar a capacidade desses extratos em inibirem a atividade das proteinases produzidas por C. albicans, um dos mais importantes fatores de virulência dessa espécie. Foram incluídos nos testes para analisar a inibição da atividade proteolítica os inibidores de protease (Amprenavir e Ritonavir) e a Pepstatina A. Nossos resultados demonstraram CIMs variadas em relação a sensibilidade de cada cepa. O extrato metanólico de Arrabidaea chica foi o mais efetivo na inibição do crescimente de várias espécies de Candida, inclusive em relação aos isolados clinicos de C. albicans, seguido dos extratos diclorometanicos de Arctium lappa e Mentha piperita. Nos testes de inibição das proteinases de Candida albicans os que se destacaram foram os extratos diclorometanico de Arrabidaea chica, Casearia sylvestris e Mentha piperita. Desta forma concluímos que o extrato metanólico de A. chica e os extratos diclorometanicos de A. lappa, M. piperita e C. sylvestris obtiveram relevante atividade antifúngica in vitro contra uma variedade de espécies de Candida sendo promissores como agente antifúngico.
Abstract: The use of plants as medicinal substances is one of the most old medicine practices of the humanity. In the last years, the frequency of systemic yeast infection, mainly the opportunistic, has been increased. The overall aims of the present study were: 1 - to test the extract activity (dichloromethane and methanolic) from Rosmarinus officinalis, Mentha piperita, Casearia sylvestris, Arctium lappa, Arrabidaea chica and Tabebuia avellanedae to determine the antifungal activity using strains of Candida spp (C. albicans, C. dubliniensis, C. parapsilosis, C. tropicalis e C. krusei) and in clinical isolates of C. albicans by determination of minimum inhibitory concentration (MIC) and 2 - evaluate the capacity of the extracts to inhibit the activity of proteinases produced by C. albicans, one of the most important virulence factor of these specie. It has been included as a control to evaluate the inhibition of proteolitic activity Amprenavir e Ritonavir and Pepstatina A. Our results showed a variety of MIC patterns according to the strain sensibility. The methanolic extract of Arrabidaea chica was the most effective in inhibiting the growth of a variety of Candida species, including the clinical isolates of C. albicans, followed by dichloromethane extract of Arctium lappa and Mentha piperita. In relation of the proteinases inhibitory tests from C. albicans the most effective extracts tested were dichloromethane of Arrabidaea chica, Casearia sylvestris and Mentha piperita. In conclusion the methanolic extract from A. chica and dichloromethane extracts from A. lappa, M. piperita e C. sylvestris have relevant antifungal activity against a range of Candida specie in vitro and are promising antifungal agents.
Doutorado
Microbiologia e Imunologia
Mestre em Biologia Buco-Dental
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MARIANI, ROBERTA. "La legittimazione ad agire negli interessi collettivi." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2011. http://hdl.handle.net/10281/20177.

Full text
Abstract:
L’elaborato si propone il compito di esaminare il tema degli interessi collettivi, soffermandosi in particolare su un aspetto che si ritiene di importanza fondamentale e prioritaria rispetto ad altri, anche in un’ottica di effettività della tutela. Il riferimento è alla legittimazione ad agire per questi particolari interessi a dimensione c.d. sovraindividuale, interessi che, seppur abbiano avuto uno sviluppo più noto a partire dagli anni Settanta del secolo scorso, trovano invero le loro radici più profonde già alla fine dell’Ottocento. Lo studio viene pertanto condotto, in una prima parte, ripercorrendo la nascita e lo sviluppo degli interessi collettivi, illustrando le condizioni nelle quali si è avvertita l’esigenza di tutela di posizioni che facessero capo ad una pluralità di individui, il tutto prendendo a riferimento tre periodi storici diversi. Sulla base della medesima suddivisione storica, inoltre, ci si è soffermati sul tema principale della ricerca, e cioè sulla legittimazione ad agire nelle sue diverse forme –diffusa, in capo ai singoli individui della categoria, ovvero concentrata, in capo a dei c.d. enti esponenziali – e sul connesso e imprescindibile tema dell’efficacia soggettiva della sentenza resa all’esito di un “processo collettivo”, anche con riferimento ai rapporti tra questo e il giudizio individuale. Il punto, invero, è particolarmente magmatico e al riguardo si è cercato di dar conto delle soluzioni più disparate che sono state proposte in dottrina, argomentandone i pro e i contro. Da ultimo, analizzate le forme di tutela dei giudizi collettivi nei diversi ambiti di natura sostanziale, ci si è concentrati sul giudizio collettivo proprio (o inibitorio) con specifico riferimento all’ambito consumeristico.
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Quadros, Cedenir Pereira de. "Estudo do potencial de aplicação industrial de uma mistura composta de lipase alcalina de Fusarium oxysporum e biossurfatante de Bacillus subtilis." [s.n.], 2009. http://repositorio.unicamp.br/jspui/handle/REPOSIP/256670.

Full text
Abstract:
Orientador: Glaucia Maria Pastore
Tese (doutorado) - Universidade Estadual de Campinas, Faculdade de Engenharia de Alimentos
Made available in DSpace on 2018-08-13T13:08:43Z (GMT). No. of bitstreams: 1 Quadros_CedenirPereirade_D.pdf: 2098145 bytes, checksum: bb56ba34ac3fa84f3dc7493e47485a6d (MD5) Previous issue date: 2009
Resumo: Na perspectiva de se tornar uma alternativa aos produtos já existentes para a indústria, foi proposto neste trabalho uma mistura inédita e original composta por uma lipase alcalina (LA) produzida por Fusarium oxysporum e biossurfatante (BS) produzido por Bacillus subtilis, a qual foi denominada de mistura LA/BS. O objetivo desta mistura foi remover materiais gordurosos de tecidos de algodão e de superfícies de aço inoxidável, assim como remover biofilmes de micro-organismos indesejáveis para a indústria de alimentos. Primeiramente, a mistura LA/BS foi submetida a uma caracterização e verificação da manutenção das propriedades individuais de cada composto quando submetida aos diferentes tratamentos físico-químicos. A lipase alcalina manteve sua atividade enzimática na presença de 0,0001 a 0,01% de biossurfatante. O tensoativo, na mistura LA/BS, manteve sua característica de reduzir a tensão superficial da água para valores em torno de 30 mN.m-1. Quando submetida a variações de temperatura (-4 a 30?C) por 24 h e de pH (6 a 10) por 48 h, a mistura LA/BS se mostrou bastante estável em suas propriedades, demonstrando um comportamento bastante semelhante ao encontrado na literatura. A concentração micelar crítica (CMC) do BS não foi alterada na presença da LA. A mistura não perdeu suas características frente a diversos sais inorgânicos (exceto pelo CuSO4 para LA e Fe3+ para o BS), agentes oxidantes, redutores, quelantes e preservantes de alimentos. Além disso, funcionou como um ótimo agente emulsificante na presença de diversos hidrocarbonetos e ?eos vegetais, apresentando um ?dice de emulsificação após 24 h (IE24) em torno de 60%. Subsequentemente, a lipase alcalina se apresentou mais estável frente a 0,1% de BS (98% de atividade residual) do que aos surfatantes sintéticos testados. Em seguida, avaliou-se a sua capacidade de remover azeite de oliva impregnado em tecidos de algodão em uma solução. Uma alíquota de 0,5 mg.ml-1 de LA foi capaz de remover 48% de gordura dos tecidos e 3 mg.ml-1 de BS cerca de 50%. A presença de 3 mg.ml-1 de BS no sistema contendo 0,5 mg.ml-1 de LA aumentou a remoção do azeite de oliva em 10%, demonstrando um efeito de sinergismo na mistura. Além disso, LA/BS teve um comportamento similar aos surfatantes alquil benzeno linear sulfonado (LAS) e o dodecil sulfato de sódio (SDS). Superfícies rígidas de aço inoxidável foram recobertas com diferentes tipos de gorduras como gordura suína, gordura de frango, manteiga e creme de leite como forma de simular situações vistas em frigoríficos e laticínios. A presença do BS e da mistura LA/BS, de uma forma geral, melhorou a remoção das gorduras presentes nas placas conforme aumenta a concentração dos compostos. A mistura LA/BS melhorou a remoção de gordura suína, de frango e de creme de leite em 30; 35,1 e 29%, respectivamente. A remo?o da manteiga foi a menos influenciada pelos detergentes. Como padrão de detergente foi utilizado o surfatante SDS na concentração de 1,5%. A atividade antimicrobiana da mistura LA/BS foi realizada por meio de ensaio quantitativo pela concentração inibitóia mínima (CIM). Entre todos os micro-organismos testados, somente Bacillus subtilis, Bacillus cereus e a Listeria innocua tiveram seus crescimentos afetados pela mistura. A bactéria B. cereus foi a mais sensível (CIM 0,013 mg.ml-1). Em adição, o efeito de sanitizantes contra L. innocua aderidas ao aço inoxidável foi determinado por contagem em placas. Este método demonstrou que a presença de biossurfatante ou da mistura melhorou a remoção das células aderidas em relação ao tratamento sem sanitizantes, reduzindo a contagem, em média, 0,97 log.cm-2. Entretanto, não houve diferença significativa entre os sanitizantes propostos e o detergente padrão SDS (p<0,05)
Abstract: Within the perspective of becoming an alternative to products already used in the industry, this study proposed an unprecedented and original mixture consisting of na alkaline lipase (AL) from Fusarium oxysporum and a biosurfactant (BS) from Bacillus subtilis, which will be called AL/BS mix. The aim of this mixture was to remove fatty residues from cotton fabrics and stainless steel surfaces, as well as to remove biofilms of undesirable microorganisms on rigid surface to food industry. Firstly, the AL/BS mix was submitted to a characterization to verify the preservation of each compound individual properties when submitted to different physical and chemical treatments. The AL kept its enzymatic activity in the presence of 0.0001 to 0.01% of biosurfactant. The tensoactive agent, in the AL/BS mix, kept its characteristic of reducing the superficial tension of aqueous solutions to values around 30 mN.m-1. When submitted to temperature (-4 to 30ºC for 24 h) and pH (6 to 10 for 48 h) variations, the AL/BS mix proved quite stable in its properties, showing a behavior very similar to the ones found in literature. The BS critical micelle concentration (CMC) did not change in AL presence. The mix did not lose its characteristics in the presence of several inorganic salts (except CuSO4 for AL and Fe3+ for BS), oxidizing, reducing, chelating and food preservative compounds. Apart from that, the AL/BS mix also proved an excellent emulsifying agent in the presence of several hydrocarbons and vegetable oils, showing emulsifying index around 60% after 24 h (EI24). Subsequently, the AL proved more stable in the presence of 0.1% BS (98% residual activity) than the tested synthetic surfactant, in the same concentrations. Next, the ability of the AL/BS mix to remove olive oil from cotton fabric in a solution was evaluated. The 0.5 mg.mL-1 AL managed to remove 48% of the oil from cotton fabrics and 3 mg.mL-1BS managed to remove approximately 50%. The presence of 3 mg.mL-1 BS in the system which contained 0.5 mg.mL-1 AL increased the olive oil removal by 10%, showing a synergy effect in the mixture. Apart from that, AL/BS mix had a similar performance to sodium linear alkyl benzene sulphonate (LAS) and sodium dodecyl sulphate (SDS) surfactants. Rigid stainless steel surfaces were covered with different types of fatty materials, such as pork fat, chicken fat, butter and whipped cream, to simulate situations existing in meat and dairy industries. The presence of BS and AL/BS mix, generally speaking, improved the fat removal from plates in pace with the increase of compounds concentration. The AL/BS mix improved the removal of pork and chicken fat, and whipped cream in 30, 35.1 and 29% respectively. Butter was the fat least influenced by detergents. Surfactant SDS concentration at 1.5% was used as detergent standard. This testing showed efficiency, sensitivity and it can be used to develop new formulations. The anti-microbial activity of AL/BS mix was carried out by minimum inhibitory concentration (MIC) quantitative assays. Among all tested microorganisms, only Bacillus subtilis, Bacillus cereus and Listeria innocua had their growth affected by the mixture. B. cereus bacteria was the most sensitive (MIC 0.013 mg.mL-1). Besides, the sanitizing effect against L. innocua that was attached to stainless steel was determined by plates counting. This assay proved that the presence of biosurfactant or the AL/BS mix improved the removal of adhered cells in relation to the treatment without sanitizers, reducing the count, in average, 0.97 log CFU.cm-2. However, there has not been a significant difference between the proposed sanitizers and the standard detergent SDS (p<0.05)
Doutorado
Doutor em Ciência de Alimentos
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Brussolo, Stefania <1969&gt. "Inibitori di tirosina chinasi." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2007. http://hdl.handle.net/10579/253.

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Ferrarese, Alessandro. "Progettazione, sintesi e studio di inibitori multichinasici." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2014. http://hdl.handle.net/11577/3425285.

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Abstract:
In the field of cancer therapy, a primary role is played by ATP-competitive protein kinase inhibitors. Indeed, several drugs belonging to this class have been approved for therapy or are in advanced clinical trials1. In the last years, the scientific research has been oriented towards the identification of multi-kinase inhibitors with controlled selectivity profile2. The basis of this approach leans on the identification of exhaustive and effective structure-activity relationships. In this work the design and the synthesis of 4 classes of 4-anilinopyrimidine derivatives as potential protein kinase inhibitors is discussed. These molecules present features useful for the identification of a complete pattern of structure-activity relationships. The general structure of the designed compounds is reported in Figure 1. 4-anilino-6-phenylpyrimidine derivatives 4-anilino-6-phenylaminopyrimidine derivatives 4-anilino-5-phenylpyrimidine derivatives 4-anilino-5-phenylaminopyrimidine derivatives Figure 1. General structure for the 4 classes of designed compounds. The synthesis has been accomplished for almost all the compounds of the first 3 classes, while an effective synthetic strategy for 4-anilino-5-phenylamino-pyrimidine derivatives has not been identified yet. Some of the synthesized compounds have been assayed against a panel of 48 kinases, in order to test their binding properties. All the data have been worked out and some preliminary SARs have been drawn. The same compounds have been assayed for their cytotoxicity against two tumoral cell lines
Nell’ambito della terapia antitumorale un ruolo di primaria importanza è rivestito dagli inibitori di proteinchinasi ATP-competitivi. Numerosi sono infatti i farmaci appartenenti a questa categoria attualmente in terapia o in avanzata sperimentazione clinica1. La ricerca scientifica in questo settore si è negli ultimi anni orientata verso l’individuazione di inibitori multichinasici a selettività controllata2. La base per una progettazione razionale di farmaci di questo tipo sta nell’individuazione di un profilo di relazioni struttura-attività efficace ed esaustivo. In questo lavoro è discussa la progettazione e la sintesi di 4 classi di composti 4-anilinopirimidinici disegnati come potenziali inibitori di proteinchinasi, con caratteristiche tali da poter portare all’individuazione di un pattern di relazioni struttura-attività il più possibile completo. La struttura generale dei composti progettati è riportata in Figura 1. Derivati 4-anilino-6-fenilpirimidinici Derivati 4-anilino-6-fenilamminopirimidinici Derivati 4-anilino-5-fenilpirimidinici Derivati 4-anilino-5-fenilamminopirimidinici Figura 1. Struttura generale delle 4 classi di composti progettate. La sintesi è stata completata per quasi tutti i composti appartenenti alle prime tre classi, mentre non è stato possibile individuare una strategia sintetica efficace per i derivati 4-anilino-5-fenilamminopirimidinici. Alcuni dei composti sintetizzati sono stati sottoposti a saggi enzimatici di binding nei confronti di un pannello di 48 chinasi. I dati ottenuti sono stati elaborati e sono state ricavate preliminari relazioni struttura-attività. Sugli stessi composti sottoposti a screening sono stati poi eseguiti saggi di citotossicità nei confronti di due linee cellulari tumorali
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Di, Sarra Francesca. "Studi modello di inibitori dell'enzima Tioredossina Reduttasi." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2012. http://hdl.handle.net/11577/3422954.

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Abstract:
Human Thioredoxin Reductase (TrxR) is associated with cancer cell growth and anti-apoptosis process. TrxRs employ selenium in the C-terminal redox center -Gly-Cys-Sec-Gly-COOH for reduction of Trx and other substrates. Gold-containing drugs, widely used in clinical medicine against tumors and other diseases, have been validated as potent TrxR inhibitors in vitro in the nanomolar range: gold is known for its high affinity to thiols and selenols, rendering the nucleophilic selenolate of reduced TrxR the prime target site of modification by this metal. The reactions between Auranofin (2,3,4,6-tetra-O-acetyl-1-thio-β-Dglucopyranosato- S-(triethylphosphine) gold) and models of thiol and selenol nucleophiles present in TrxR have been investigated in chloroform and methanol by means of 1H, 31P and 77Se NMR spectroscopy. In chloroform, Auranofin undergoes ligand substitution of the tetraacetylthioglucose moiety with a PhS or PhSe group. The reaction is reversible in both cases but characterized by widely different equilibrium constants. In polar solvents like methanol the reaction is more complex, the phosphine also undergoing ligand exchange. Some features have been clarified through the investigation of Et3PAuCl, that offers the opportunity to follow up the reactions also by 35Cl- NMR. Replacement of phosphine group with N-heterocyclic carbene ligands gives a more stable Au(I)-Se bond, avoiding the formation of secondary products. In order to broaden the scope of this reaction, a more realistic model of the TrxR active site, which matches the C-terminal sequence of TrxR (H-Gly-Cys-Cys- Gly-OH) was synthesized and characterized. Its interaction with Au(I) based inhibitors will be further evaluated.
L’enzima Tioredosina Reduttasi (TrxR) è associato nell’uomo alla crescita di cellule tumorali e pocessi antiapoptotici. Le TrxRs utilizzano l’atomo di selenio contenuto nel centro redox dell’estremità C-terminale –Gly-Cys-Sec-Gly-COOH per la riduzione della Tioredossina e di altri substrati. Farmaci a base di oro, già ampiamente impiegati nell’uso clinico per varie patologie, sono stati validati come potenti inibitori della TrxR in vitro a concentrazioni nano molari: l’atomo di Au è infatti noto per la sua elevata affinità nei confronti di tioli e selenoli; il selenolato della TrxR ridotta rappresenta quindi il target primario di interazione di questo metallo. Le reazioni tra Auranofin (2,3,4,6-tetra-O-acetil-1-tio-β-D-glucopiranosato-S- (trietilfosfina) oro) e necleofili modello dei tioli e selenoli presenti nella Tioredossina Reduttasi sono state studiate in cloroformio e metanolo attraverso spettroscopia 1H, 31P e 77Se NMR. In cloroformio, l’Auranofin scambia la funzione tetraacetiltioglucosio con un gruppo PhS o PhSe. La reazione è reversibile in entrambi i casi, anche se caratterizzata da una costante di equilibrio largamente differente. Nei solventi polari come il metanolo la reazione è più complessa, e anche la fosfina è implicata in processi di scambio. Alcune chiarimenti sono stati possibli attraverso lo studio della reattività del composto Et3PAuCl, che offre inoltre la possibilità di monitorare le reazioni attraverso 35Cl-NMR. La sostituzione del gruppo fosfinico con leganti come i carbeni N-eterociclici fornisce composti con un legame Au(I)-Se più stabile e risolve il problema della formazione di prodotti secondari. Con l’intento di allargare lo studio di questa reazione, è stato sintetizzato e caratterizzato un modello più realistico dell’enzima TrxR in grado di mimare la sua sequenza C-terminale (H-Gly-Cys-Cys-Gly-OH). La sua interazione con complessi a base di Au(I), in particolare l’Auranofin, sarà ulteriormente valutata.
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Books on the topic "Inibitoria"

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Miletti, Antonella. Tutela inibitoria individuale e danno ambientale. Napoli: Edizioni scientifiche italiane, 2005.

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Maugeri, Maria Rosaria. Violazione delle norme contro l'inquinamento ambientale e tutela inibitoria. Milano: A. Giuffrè, 1997.

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3

Marinoni, Luiz Guilherme. Tutela inibitória: Individual e coletiva. São Paulo, SP, Brasil: Editora Revista dos Tribunais, 1998.

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4

Marinoni, Luiz Guilherme. Tutela inibitória: Individual e coletiva. 4th ed. São Paulo, SP, Brasil: Editora Revista dos Tribunais, 2006.

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5

Arenhart, Sérgio Cruz. Perfis da tutela inibitória coletiva. São Paulo: Editora Revista dos Tribunais, 2003.

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6

Stonoga, Andreza Cristina. Tutela inibitória ambiental: A prevenção do ilícito. Curitiba: Juruá Editora, 2003.

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7

Spadoni, Joaquim Felipe. Ação inibitória: A ação preventiva prevista no art. 461 do CPC. São Paulo: Editora Revista dos Tribunais, 2002.

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8

Tessler, Luciane Gonçalves. Tutelas jurisdicionais do meio ambiente: Tutela inibitória, tutela de remoção, tutela do ressarcimento na forma específica. São Paulo, SP, Brasil: Editora Revista dos Tribunais, 2004.

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9

Morato, Rubens. Tutelas Jurisdicionais Do Meio Ambiente: Tutela Inibitoria, Tutela de Remoc~ao, Tutela Do Ressarcimento Na Forma Especifica (Temas Atuais de Direito Processual Civil). Editora Revista dos Tribunais, 2004.

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10

Gestione del paziente con pregresso inibitore nell’emofilia A. SEEd, 2020. http://dx.doi.org/10.7175/952.

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Conference papers on the topic "Inibitoria"

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Peterson, Scott, Robert Rosler, and Kevin Klucher. "Abstract 4222: Tucatinib, a selective small molecule HER2 inibitor, is active in HER2 mutant driven tumors." In Proceedings: AACR Annual Meeting 2020; April 27-28, 2020 and June 22-24, 2020; Philadelphia, PA. American Association for Cancer Research, 2020. http://dx.doi.org/10.1158/1538-7445.am2020-4222.

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2

Gotelli, Emanuele, Carlotta Schenone, Francesco Cattelan, Elisa Alessandri, Federica Goegan, Massimo Patanè, Massimo Ghio, Maurizio Cutolo, and Sabrina Paolino. "AB0914 EFFECT OF VITAMIN D SERUM CONCENTRATION ON ARTRALGIA INDUCED BY ADJUVANT THERAPHY WITH AROMATASE INIBITORS IN NON METASTATIC BREAST CANCERS SURVIOVORS." In Annual European Congress of Rheumatology, EULAR 2019, Madrid, 12–15 June 2019. BMJ Publishing Group Ltd and European League Against Rheumatism, 2019. http://dx.doi.org/10.1136/annrheumdis-2019-eular.6968.

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3

Cunha-Ribeiro, L. M., S. Cunha, T. Brandão, F. S. Goncalves, A. Almeida-Dias, and J. M. Pina-Cabral. "CHANGES IN PLATELET HALF-LIFE, SENSITIVITY TO PROSTANOIDS AND AGGREGATION INDUCED IN THE DOG BY BODY HYPOTHERMIA." In XIth International Congress on Thrombosis and Haemostasis. Schattauer GmbH, 1987. http://dx.doi.org/10.1055/s-0038-1644543.

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Abstract:
During body cooling, there is a progressive thrombocytopenia, which is reversible after rewarming and is not prevented by previous treatement with aspirin, ticlopidine or prostacyclin.In this work, in order to evaluate if hypothermia induces alterations of platelet function we studied, in the dog, the platelet aggregation (PA) and the inhibitory action of PGE1 and of a stable prostacyclin analog, l loprost, before hypothermia(37°C.) and after rewarming(37°C.).Platelet half-life was also studied in another group of dogs before induction of hypothermia and after rewarming and recuperation of the animals. PA has been evaluated by platelet counting in whole blood.P1atelet half-life was estimated by serial determinations of MDA following administration of aspirin.PA induced by ADP (30μM) decreased 40% after rewarming(n=8). Platelet sensitivity to PGE1 (35 nM -1.4 μM f.c.) and Iloprost (7nM-172nM f.c.) was also decreased after rewarming: inhibition index 2.08±1.082 versus 1.19±0.362 (n=8; p<0.01) and 2.48<1.250 versus 1.10±0.227 (n=8; p<0.005) respectively.Platelet half-life increased after hypothermia from 3.99±0.730 days to 4.48±0.846 days(n=8 p<0.05).In the control group(n=6) platelet half-life determined twice with one week interval, did not change significantly.We conclude that body hypothermia decreases platelet reactivity to ADP; renders platelets less sensitive to the inibitory effect of prostanoids and increases platelet half-1 ife.These results are probably due to alterations in platelet membrane induced by cooling and rewarming the animals.
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