Academic literature on the topic 'Indici di diversità strutturale'

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Journal articles on the topic "Indici di diversità strutturale"

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Agoglitta, Rossana, Giusy Badulato, Gaia Galassi, Giada Garaffa Botta, and Mario Zunino. "Caratterizzazione di una taxocenosi a coleotteri Scarabeidi degradatori. Proposte per il monitoraggio degli effetti del cambio climatico tramite l’analisi di un gruppo indicatore (Coleoptera Scarabaeoidea)." Memorie della Società Entomologica Italiana 89, no. 1 (June 30, 2010): 209. http://dx.doi.org/10.4081/memoriesei.2010.209.

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Abstract:
È stata analizzata la biodiversità α, β stagionale e la diversità corologica in una taxocenosi a Coleotteri Scarabaeoidea degradatori. I campionamenti sono stati effettuati in un’area compresa nel territorio del Comune di Isola del Piano (PU) da ottobre 2001 a ottobre 2002. La biodiversità α è stata calcolata con gli indici di Shannon, H’max e J; la biodiversità β totale e stagionale è stata calcolata con la formula di Whittaker modificata da Harrison et al. (1992); la biodiversità β fra coppie di date è stata calcolata con la stessa formula, come riespressa da Koleff et al. (2003). Dai risultati ottenuti è emersa l’ipotesi che un protocollo di monitoraggio dei possibili effetti del cambiamento climatico prenda in considerazione almeno la variazione dell’effetto versante, la biodiversità β temporale, parametri fenologici e corologici.
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Sollami, Alfonso, Luca Caricati, Monica Bianconcini, Cinzia Guidi, and Tiziana Mancini. "Misurare la cultura della sicurezza: primo adattamento italiano del Safety Attitude Questionnaire (SAQ)." PSICOLOGIA DELLA SALUTE, no. 2 (July 2011): 103–21. http://dx.doi.org/10.3280/pds2011-002007.

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Abstract:
L'obiettivo dello studio č fornire un primo adattamento al contesto sanitario italiano del(SAQ), uno strumento largamente utilizzato nel contesto anglosassone per misurare la cultura della sicurezza. La versione italiana, tradotta e adattata dall'originale inglese, č stata somministrata a 660 professionisti sanitari (infermieri, ostetrici e fisioterapisti) provenienti da diverse aziende ospedaliere della Regione Emilia Romagna e impegnati in aree di lavoro diverse (Medicina, Chirurgia, Materno-Infantile e Sale Operatorie). I risultati hanno mostrato una struttura fattoriale solo in parte simile a quella originale. Tre fattori sono stati, infatti, estratti: un fattore Prossimale all'agire quotidiano (clima di sicurezza e clima di lavoro), un fattore Distale alla pratica professionale (organizzazione dell'azienda) e un fattore di Stress. Essi riaccorpano i sei riscontrati nelle ricerche condotte in altri paesi e mostrano una buona validitŕ di contenuto, indici di adattamento accettabili e invarianza strutturale tra le tre diverse aree di provenienza delle unitŕ operative. Seppure preliminari, i risultati evidenziano alcune specificitŕ che richiamano ai significati che la cultura della sicurezza assume nel contesto italiano.
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Corona, P., P. D’Orazio, A. Lamonaca, and L. Portoghesi. "The Winkelmass index as a forest management tool for inventorying stand structure." Forest@ - Rivista di Selvicoltura ed Ecologia Forestale 2, no. 2 (June 8, 2005): 225–32. http://dx.doi.org/10.3832/efor0280-0020225.

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Milione, Anna. "L'intercultura in pratica: saperi, competenza e professionalità per la scuola plurale." WELFARE E ERGONOMIA, no. 1 (September 2021): 191–213. http://dx.doi.org/10.3280/we2021-001016.

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Abstract:
Le migrazioni odierne costituiscono un cambiamento strutturale della società contempora-nea, manifestano i segni delle trasformazioni degli assetti geopolitici mondiali, le dinamiche della globalizzazione e gli effetti che essa sta producendo sulla società (Sassen, 2014; Geisel-berger, 2017; Bauman, 2017; Latour, 2017). Il mondo sta cambiando profondamente e al tempo stesso cambiano gli strumenti di lettura della società: la globalizzazione e lo sviluppo delle nuove tecnologie hanno creato interconnessioni ed interdipendenze che mettono in di-scussione categorie concettuali autoreferenziali ed etnocentriche. In questa prospettiva, le migrazioni globali e la crescente mobilità verso l'Europa rendono molto rilevante l'analisi dei processi di inclusione sociale in relazione alle risposte che offrono i sistemi educativi. Non si tratta più solo di accogliere migrazioni temporanee, ma di imparare a costruire insieme, e imparare ad abitare uno spazio comune in vista di insediamenti durevoli (Latour, 2017). Questo cambiamento induce a rivedere radicalmente il canone monoculturale della scuola, a ripensare le strutture organizzative, il progetto pedagogico e le sue matrici curricolari. Il cambiamento epocale di questi ultimi decenni induce ad assumere una nuova vision in cui la scuola è chiamata a confrontarsi con le trasformazioni che attraversano la società globale e con il riemergere della condizione antropologica dell'homo migrans, in movimento da una parte all'altra del globo attraverso infrastrutture fisiche e/o telematiche, che porta a ridefinire i contenuti della cittadinanza sociale in una prospettiva planetaria. Questa visione avvalora e rende ancora più urgente il progetto dell'«Educazione interculturale» che, ancora impro-priamente associata al governo dei flussi migratori e all'inclusione scolastica degli alunni figli di immigrati, rappresenta un'occasione di rinnovamento culturale per la società nel suo insieme. In questa ottica, l'articolo intende definire i caratteri dell'educazione interculturale e, a partire dall'analisi delle pratiche di inclusione scolastica degli alunni con background mi-gratorio, mettere a fuoco le competenze e le professionalità necessarie a fronteggiare la plu-ralità dei bisogni educativi che si pongono nelle classi scolastiche italiane al fine di integrare tutte le diversità.
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Wallace-Hadrill, Andrew. "The social spread of Roman luxury: sampling Pompeii and Herculaneum." Papers of the British School at Rome 58 (November 1990): 145–92. http://dx.doi.org/10.1017/s0068246200011636.

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Abstract:
LA DIFFUSIONE SOCIALE DEL LUSSO NEL MONDO ROMANO: IL CAMPIONE DI POMPEI ED ERCOLANOIn quest'articolo si cerca di verificare in rapporto all'evidenza archeologica l'assunto, incontrato in Cicerone e in altre fonti, che il lusso proprio di unaélitesi diffuse per imitazione nella societá romana. II metodo adottato è quello di esaminare un campione di più di 200 abitazioni a Pompei ed Ercolano mettendo in relazione la loro estensione, l'uso, gli elementi architettonici e decorativi. L'analisi del campione ha suggerito questi primi risultati:1) La diversità nella struttura dell'abitato e l'ampio spettro di dimensioni fra edifici è una caratteristica dominante a Pompei ed Ercolano. Ciò potrebbe riflettere una diversità sociale fra gli abitanti.2) Non esiste alcuna chiara distinzione fra case residenziali e non residenziali. L'impiego di aree a scopo commerciale o per l'orticoltura è largamente diffuso nelle abitazioni che hanno funzioni di ricezione sociale.3) Atri e peristili sono ampiamente diffusi e indicano la presenza di aree di ricezione.4) Si riscontra una progressiva diffusione dell'apparato decorativo in case di tutte le dimensioni, con una concentrazione di elementi di maggior pregio in quelle più ampie.5) Esiste un forte legame fra elementi decorativi e presenza di atri e peristili a confermare il nesso fra decorazione e attività sociale.6) Si può riscontrare un'evidente diffusione di elementi del decoro in tutte le abitazioni, in particolare in quelle più piccole, senz'atrio, fra la fine della repubblica (I e II stile) e l'inizio dell'età imperiale (III e IV stile).7) L'analisi degli elementi di IV stile suggerisce una progressiva “banalizzazione” del lusso associato alla sua diffusione sociale.Sebbene questo campione può evidenziare solamente risultati provvisori, da verificare con più ampie e sofisticate basi di dati e con l'inclusione dell'evidenza materiale, l'analisi indica la potenzialità del materiale campano, capace di fornire una base per l'interpretazione sociale del fenomeno della trasformazione culturale che, partendo dall'Italia romana, si estende a tutto l'impero.
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Lamonaca, Andrea, and Piermaria Corona. "Analisi multilivello della diversità strutturale di una faggeta con caratteri di vetustà." L'Italia Forestale e Montana, 2007, 177–94. http://dx.doi.org/10.4129/ifm.2007.3.02.

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Infusino, Marco, Concetta Calabrò, Salvatore Saitta, and Stefano Scalercio. "I Macroeteroceri della Riserva Naturale Orientata “Laghetti di Marinello” (Sicilia nord-orientale) (Lepidoptera Heterocera)." Bollettino della Società Entomologica Italiana, June 6, 2012, 31–43. http://dx.doi.org/10.4081/bollettinosei.2012.31.

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Abstract:
Riassunto - Gli scopi di questa ricerca sono quelli di contribuire alla conoscenza della macrolepidotterofauna della Sicilia nord-orientale e di caratterizzare la comunità presente nella Riserva Naturale Orientata “Laghetti di Marinello”. Sono stati effettuati 23 campionamenti tra dicembre 2007 e dicembre 2008 col metodo della caccia al lume. Sono stati catturati 2.537 individui appartenenti a 160 specie, tra cui Chloroclystis v-ata e Laelia coenosa, segnalate per la prima volta in Sicilia; importanti anche le segnalazioni di Calamodes subscudularia, Mythimna languida e M. joannisi, specie piuttosto rare e localizzate. Le specie più abbondanti sono state: Eilema caniola, Eublemma viridula, Idaea filicata, Dysauxes famula e Idaea seriata, che da sole rappresentano il 42% di tutta la comunità, favorite dalla presenza delle rispettive piante nutrici e dall’elevato adattamento alle condizioni climatiche del sito. Il numero di specie e i valori degli indici di diversità indicano un basso livello di biodiversità ospitata, ma la fenologia, le analisi corologica e autoecologica delle specie, insieme ai confronti effettuati con altre faune, indicano una comunità ben caratterizzata e peculiare, diretta espressione delle condizioni abiotiche e biotiche della Riserva.Abstract - Macroheterocera of the Oriented Natural Reserve “Laghetti di Marinello” (north-eastern Sicily) (Lepidoptera: Heterocera). The aim of this research is to contribute to the knowledge of the fauna of macrolepidoptera of north-eastern Sicily and to describe the community present in the Oriented Natural Reserve “Laghetti di Marinello”. 23 samples were carried out from December 2007 to December 2008 using a white vertical sheet reflecting a light source. 2.537 specimens belonging to 160 species were captured. Chloroclystis v-ata and Laelia coenosa were reported for the first time in Sicily, Calamodes subscudularia, Mythimna languida and M. joannisi, very rare and localized species, were also reported. The most abundant species were: Eilema caniola, Eublemma viridula, Idaea filicata, Dysauxes famula and Idaea seriata, which represent the 42% of the whole community and are favoured by the presence of their feeding plants and by their high adaptability to the climatic conditions of the place. The number of species and the values of the diversity indices show a low level of biodiversity, but phenology, chorological and autoecological analysis of the species, with comparisons made with other faunae, show a well characterized and peculiar community, direct expression of the abiotic and biotic conditions of the Reserve.
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Dissertations / Theses on the topic "Indici di diversità strutturale"

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MAIDA, Carlo Domenico. "VALUTAZIONE DEI MARKERS INFIAMMATORI E DEGLI INDICI DI DISFUNZIONE ENDOTELIALE IN UNA POPOLAZIONE DI PAZIENTI CON FIBRILLAZIONE ATRIALE PERMANENTE CON E SENZA CARDIOPATIA ORGANICA." Doctoral thesis, Università degli Studi di Palermo, 2022. https://hdl.handle.net/10447/554873.

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Abstract:
Negli ultimi anni un numero crescente di studi ha sostenuto il ruolo dell'infiammazione nell'inizio, nel mantenimento e nell'outcome della fibrillazione atriale (FA). Tuttavia, nonostante una grande quantità di informazioni, è ancora oggetto di discussione se la fibrillazione atriale o la cardiopatia strutturale sottostante (SHD) sia la causa del processo infiammatorio. Abbiamo quindi cercato di determinare se il processo infiammatorio riflette una malattia sottostante o l'aritmia "di per sé". Pertanto abbiamo valutato i livelli plasmatici del recettore alfa solubile dell'interleuchina 2 (sIL-2Rα), TNF-α e IL-18 in una coorte di 100 pazienti con FA permanente arruolati consecutivamente (43 con SHD e 57 senza SHD) e confrontati con 121 controlli in ritmo sinusale normale corrispondenti per età e sesso. Abbiamo anche valutato la funzione endoteliale in entrambi i gruppi di pazienti utilizzando i valori dell'indice di iperemia reattiva (RHI) misurati con la metodica Endo-PAT2000. Rispetto ai controlli, i pazienti con FA hanno mostrato livelli circolanti più elevati di marcatori infiammatori e un valore medio inferiore di RHI. All'analisi di regressione logistica multipla, i marker infiammatori e l'RHI erano significativamente associati alla presenza di FA, mentre l'analisi della curva ROC mostrava una buona sensibilità e specificità nelle variabili infiammatorie e RHI per la presenza di FA. Nessuna associazione significativa è stata osservata nel gruppo di pazienti con FA permanente, tra i marker infiammatori e la presenza di una SHD sottostante. Questi risultati potrebbero aiutare a chiarire il ruolo dell'infiammazione nei soggetti con FA e suggeriscono che i marcatori dell'infiammazione sistemica non sono associati alla malattia cardiovascolare sottostante, piuttosto alla fibrillazione atriale "di per sé".
In recent years a growing body of evidence supported the role of inflammation in the initiation, maintenance and outcome of atrial fibrillation (AF). Nevertheless, despite a large amount of information, whether AF or the underlying structural heart disease (SHD) is the cause of the inflammatory process is still under debate. We, therefore, sought to determine if the inflammatory process reflect an underlying disease or the arrhythmia ‘per se’. We evaluated plasma levels of soluble Interleukin 2 Receptor Alpha (sIL-2Rα), TNF-α and IL-18 in 100 consecutive patients with permanent AF, (43 with a SHD and 57 without a SHD) compared to 121 age and sex- matched controls which had normal sinus rhythm. We also evaluated the endothelial function in both groups of patients using reactive hyperemia index (RHI) values measured by Endo-PAT2000. Compared to controls, AF patients showed higher circulating levels of inflammatory markers and a lower mean value of RHI. At multiple logistic regression analysis, the inflammatory markers and RHI were significantly associated with AF presence, whereas ROC curve analysis had good sensitivity and specificity in inflammatory variables and RHI for AF presence. No significant association was observed in the group of permanent AF patients, between inflammatory markers and the presence of an underlying SHD. These findings could help to clarify the role of inflammation in subjects with AF and suggest that the markers of systemic inflammation are not associated with the underlying cardiovascular disease, rather with the atrial fibrillation ‘per se’.
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Costantino, Antonio Beniamino. "Correlazione tra i parametri di intensità di un sisma e il danno procurato alle costruzioni: rilievi di campo e studio di una proposta metodologica." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017.

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Abstract:
Con questa tesi è stata studiata una metodologia per la previsione di scenari di danno post terremoto. La procedura, basata su un approccio empirico, è stata sviluppata per categorie di costruzioni con caratteristiche strutturali e dinamiche omogenee, e si applica a scala territoriale. Il procedimento consiste nell’associare al danno procurato da uno o più eventi i corrispondenti parametri di intensità sismica e conservare l’informazione in schede di correlazione, in modo da farne uso, come riferimento, in caso di nuovo evento sismico. La consultazione di tali schede, che costituiscono un archivio degli effetti causati da una serie di eventi per la categoria di costruzioni in esame, permette di formulare una previsione di danno non appena si dispone dei parametri di intensità del nuovo evento. La procedura è stata applicata nel caso degli edifici produttivi emiliani costruiti in assenza di criteri antisismici. Sono state analizzate le scosse, di magnitudo maggiore di 5, avvertite in Emilia a partire dal 1996 (crisi sismica EMILIA 2012, terremoto di Poviglio (PR) del 2012, terremoto di Bagnolo in Piano (RE) del 1996), aventi l’epicentro in zone con un’alta densità di edifici appartenenti alla categoria in esame. L’indagine ha permesso di individuare una prima ipotesi di soglie di danno, riferite principalmente, nel caso degli edifici produttivi, a parametri di intensità sismica dipendenti dalla velocità e dallo spostamento. La procedura è stata applicata inoltre nel caso della sequenza sismica del Centro Italia (2016-2017) per gli edifici in muratura di Norcia (PG) e per gli edifici produttivi di Arquata del Tronto (AP) e Muccia (MC).
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PANICCIA, Chiara. "Small mammals in a changing landscape: monitoring communities from local to large scale." Doctoral thesis, Università degli studi del Molise, 2019. http://hdl.handle.net/11695/90937.

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Abstract:
I piccoli mammiferi sono un gruppo non tassonomico estremamente diversificato che fornisce numerosi servizi ecosistemici e svolge una serie di importanti ruoli ecologici. Roditori ed insettivori sono generalmente caratterizzati da piccole dimensioni corporee, abitudini fossorie o arboricole e dalla dieta spesso altamente specializzata. Queste caratteristiche rendono alcune specie appartenenti a questo gruppo sensibili ai cambiamenti climatici e alle trasformazioni ambientali, quali le alterazioni di copertura ed uso di suolo. Malgrado i piccoli mammiferi vengano considerati dei buoni indicatori ecologici, ad oggi, sono pochi gli studi che hanno esplorato questo loro ruolo applicativo negli ecosistemi mediterranei. Il mio studio si è focalizzato sulla raccolta di un ampio set di dati di piccoli mammiferi nelle regioni dell’Italia centro-meridionale, sulla comprensione di come specie e comunità di piccoli mammiferi vengano influenzate dalle attività umane a diverse scale spaziali, partendo dalla scala locale (gestione forestale) a quella più ampia (land-use /land-cover) ed infine, come, queste specie possano essere utilizzate per monitorare cause e processi dei cambiamenti ambientali indotti dall’uomo. In dettaglio il mio progetto ha seguito i seguenti obiettivi: i) Raccolta e archiviazione di presenze, abbondanze e tratti ecologico-funzionali di piccoli mammiferi tramite dati provenienti da borre di rapaci notturni; ii) Analisi dell'influenza delle caratteristiche di microhabitat e delle pratiche di gestione forestale su due specie di roditori arboricoli nelle foreste del Bacino della Vandra (centro Italia); iii) Studio delle relazioni tra la diversità dei piccoli mammiferi ed eterogeneità di paesaggio su larga scala geografica. In particolare, è stata indagata l’influenza della configurazione spaziale del paesaggio su tali comunità. Nello specifico, il mio progetto di dottorato ha permesso di archiviare un ampio data set di presenze, abbondanze e tratti ecologico-funzionali per 23 specie di piccoli mammiferi coprendo un range temporale di 45 anni (1972 al 2017). Sono stati georeferenziati circa 50.000 individui in 190 siti dell'Italia centro-meridionale (Lazio, Abruzzo, Molise). La creazione del database relazionale openMICE ha colmato parte del gap conoscitivo per l’area mediterranea: ha permesso di sviluppare un database storico di informazioni potenzialmente utile alla comunità scientifica; ha reso fruibili ad un ampio pubblico numerosi dati di solito accessibili solo a specialisti; ha reso disponibili dati ecologici utili per future ricerche interessate a quantificare la perdita di biodiversità. A scala fine il mio studio ha sottolineato come l’uso dei modelli di “occupancy” possa migliorare la significatività statistica e l'interpretabilità della nicchia ecologica e del “niche overlap” (sovrapposizione della nicchia ecologica). Tale approccio ha permesso di discriminare strategie ecologiche alternative tra le due specie studiate. Il ghiro ha esibito una relazione significativa con le foreste ad alto fusto, mentre il moscardino ha mostrato preferenze per una varietà di tipi forestali. Queste differenze potrebbero essere dovute principalmente alle diverse abitudini alimentari e al grado di specializzazione delle due specie. In un contesto di gestione forestale, un'accurata quantificazione della sovrapposizione di nicchia permette di progettare pratiche mirate ad un uso sostenibile delle foreste che permetta di mantenere un’elevata diversità animale al loro interno. Poiché alcuni taxa sono più sensibili al cambiamento dell'habitat rispetto ad altri, un approccio multi-tassonomico potrebbe essere utile per valutare la risposta della biodiversità e per pianificare strategie di conservazione in paesaggi modificati dall'uomo. Il mio studio ha consentito di identificare e quantificare, come e se le comunità di piccoli mammiferi sono influenzate dalla composizione del paesaggio o dalla sua configurazione e se queste caratteristiche possono essere collegate al declino della ricchezza o dell’abbondanza specifica dei piccoli mammiferi stessi. I risultati del mio progetto, costituiscono una base di partenza per focalizzare aree prioritarie di conservazione per i piccoli mammiferi, guidare i futuri sforzi di campionamento e conservazione e sono un valido strumento per la gestione adattativa di specie e habitat nell’area Mediterranea.
Small mammals are an extremely diverse non-taxonomic group, which provide many ecosystem services and play important ecological roles. Rodents and insectivores are generally characterized by small body size, high litter size, high prolificity, arboreal or fossorial habits. Some of them possess a specialized diet, a trait linked to climate and land-use changes vulnerability. Despite these characteristics make small mammal communities’ make good candidates as ecological indicators, few studies have explored this aspect, i.e. environmental factors affecting species composition and abundance, especially in Mediterranean ecosystems. My Ph.D. project was aimed at collecting and archiving a large data set on small mammal occurrences in south-central Italy, and investigating how they are affected by human activities at different spatial scales, from local (i.e. stand scale - forest management) to broad scale (i.e. landscape scale-land-cover/land-use change), and thus how this diverse group could be used as ecological indicator of human driven environmental changes. The specific aims of my Ph.D. project were: i) Developing of an open-access georeferenced database of small mammal occurrences, abundance, and functional traits based on owl-pellet data; ii) Analyzing the influence of micro-habitat characteristics and sustainable forest management practices on arboreal rodents to evaluate how these species could act as bio-indicator of alternative forest management practices. This project has a focus on a Molise region’ forested areas; iii) Investigating the relationships between small mammal communities and landscape heterogeneity at large geographic scale in three south-central Italian regions (Lazio, Abruzzo, and Molise). During my research project, I implemented and designed the first standardized and accessible georeferenced database of small mammal communities based on owl pellets covering the years 1972 to 2017, including nearly 2000 records for 190 sites of south-central Italy. The relational OpenMICE database has made more widely available a remarkable amount of small mammal data to the scientific community that usually are accessible only to a restricted audience. OpenMICE will likely help in gaining a better understanding of ecological processes occurring in human-impacted landscapes. It also filled part of the knowledge gap on small mammals’ occurrence in the study area to guide future sampling and conservation efforts. The results of my project may serve to prioritize conservation areas for small mammals and to design adaptive management of EU habitats and species. At a fine-scale, I investigated niche similarity of two forest dormice (Muscardinus avellanarius and Glis glis) in a mixed deciduous forest of Molise, and how accounting for imperfect detection can improve the statistical significance and interpretability of niche overlap estimates based on occurrence data. I combined two different modelling approaches: ‘Occupancy models’ and ‘General Linear Mixed Models’. Arboreal rodents were surveyed in a forest of south-central Italy, and relative abundances were compared to a set of forest structural factors and habitat requirements. The key output was the definition of species-specific habitat relationships that refined information on arboreal rodent species and their distribution, and their response to forest structure and practices. In such a perspective, our findings offered a methodological framework to assess the degree of forests naturalness and to explore effects of alternative forest management systems, highlighting the importance of sustainable use of forest products in maintaining crucial biodiversity resources. In a forest management context, our quantification of niche overlap provided useful information to assess the effects of different management practices on the occurrence of these arboreal species. At a broad-scale, the research project was focused on the effect of landscape composition and structure (i.e. measured by landscape metrics) on small mammal communities. This study will provide insights on the small mammal complex responses to habitat change from the community-level of view and represents a baseline to future predictions of possible trends under future scenarios. Finally, results may potentially provide a powerful method in support of management and planning options for land-use change mitigation and adaptation.
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BOTTALICO, FRANCESCA. "Sperimentazione di un set di indici per il monitoraggio della biodiversità forestale in faggete dell’Appennino Centro-Settentrionale." Doctoral thesis, 2011. http://hdl.handle.net/2158/578105.

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Abstract:
La conservazione della biodiversità è un tema attuale e di elevato interesse. La biodiversità dei sistemi forestali è connessa alle pratiche di gestione e ai sistemi di coltivazione che hanno determinato la costituzione di strutture diversificate. A scala di popolamento forestale per poter definire tecniche gestionali in grado di favorire l’aumento e la conservazione della complessità dell’ecosistema è necessario studiare la diversità strutturale analizzando le principali caratteristiche di un soprassuolo forestale quali: la composizione specifica, la struttura verticale e il profilo, la struttura orizzontale e la tessitura, la differenziazione diametrica, l’ampiezza delle chiome e la presenza di gaps, la necromassa in piedi e a terra. Per poter descrivere e analizzare la struttura forestale oltre alle classiche elaborazioni dendrometriche, oggi esistono nuove metodologie di analisi che prevedono l’uso di indici sintetici che permettono di esprimere in maniera quantitativa e oggettiva le diverse componenti della diversità strutturale. Nell’ambito della tesi attraverso una review di letteratura nazionale e internazionale è stato individuato un set di indici per analizzare i diversi aspetti legati alla struttura forestale. Tali indici sono stati testati su 10 aree di saggio in faggete dell’Appennino centro-settentrionale che hanno subito nel tempo una gestione differenziata e che oggi presentano caratteristiche strutturali diverse. I popolamenti esaminati, situati a Vallombrosa e a Pian degli Ontani, comprendono: soprassuoli transitori, fustaie derivate da piantagioni o da conversioni a fustaia spesso trattate con i tagli successivi uniformi, non sempre portati a termine, e una fustaia disetanea per piede d’albero. Attraverso il confronto tra i dati dendrometrici rilevati in campo e i risultati degli indici si è cercato di valutare l’applicabilità e l’efficienza degli indici nel fornire una rappresentazione sintetica ma realistica della realtà.
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VALENTE, LAURA. "GREGORIO NAZIANZENO Eij" ejpiskovpou" [carm. II,1,13. II,1,10] Introduzione, testo critico, commento e appendici." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251619.

Full text
Abstract:
Invitato a Costantinopoli da una delegazione nicena, che ne chiedeva l’intervento a sostegno della comunità ortodossa locale, Gregorio di Nazianzo accantonò il desiderio di dedicarsi alla vita contemplativa e si recò nella Neja ÔRwvmh: non poteva certo immaginare che negli anni trascorsi nella capitale (dagli inizi del 379 al luglio del 381) avrebbe conosciuto, a distanza di breve tempo, l’apice e il fallimento della sua attività politico-ecclestiastica. Alla guida di un piccolo gruppo di fedeli, radunati in una sala udienze privata ribattezzata Anastasia, Gregorio esercitò con impegno i suoi doveri pastorali, spendendosi soprattutto nella lotta dottrinale contro l’eresia ariana. L’elezione come vescovo della città, avvenuta per volere dell’imperatore Teodosio, rappresentò il riconoscimento dei meriti del Cappadoce nella restaurazione e nel consolidamento dell’ortodossia nicena, ma, allo stesso tempo, aprì la strada a una stagione tutt’altro che scevra di asprezze, destinata a lasciare amari ricordi nel cuore dell’autore. Chiamato a presiedere il concilio episcopale del 381, indetto con l’obiettivo di risolvere lo scisma antiocheno e condannare le eresie del tempo, il Nazianzeno sperimentò sulla propria i conflitti interni ed i giochi di potere cui si era ridotto l’episcopato. Alla malattia, che debilitò il fisico dell’autore e ne ostacolò la partecipazione a svariate attività pubbliche, si aggiunse l’ostilità dei colleghi, in particolare di alcuni vescovi egiziani, che contestarono la legittimità della sua elezione sul seggio di Costantinopoli, in quanto già vescovo nella sede di Sasima. Stanco e malato, amareggiato dai continui scontri e dall’ennesimo attacco subito dagli avversari, Gregorio decise di farsi da parte e, rassegnate le dimissioni dalla cattedra episcopale, lasciò Costantinopoli, senza neppure aspettare la conclusione del sinodo. Nella natia Cappadocia, lontano fisicamente dal clima tumultuoso e dai dispiaceri della capitale, ma turbato dalle calunnie e dalle ingiustizie subite da coloro che riteneva amici, il Nazianzeno sfogò le proprie delusioni nella scrittura poetica. All’esperienza costantinopolitana e in particolare al contesto delle dimissioni dalla cattedra vescovile fanno riferimento i carmi oggetto di questa tesi di dottorato: II,1,10 (Ai sacerdoti di Costantinopoli e alla città stessa) e II,1,13 (Ai vescovi), rispettivamente di 18 distici elegiaci e 217 esametri. In essi si intrecciano più suggestioni: la meditazione e il riecheggiamento interiore degli eventi che hanno coinvolto l’autore, la difesa del suo operato, ma soprattutto la violenta invettiva contro i vescovi, scaturita non solo dal risentimento per le vicende personali, ma dallo sdegno dell’autore per la corruzione morale e l’impreparazione della gerarchia ecclesiastica. La tesi di dottorato si apre con una bibliografia ricca e aggiornata degli studi concernenti il Cappadoce; in essa sono indicati i diversi contributi, cui si fa riferimento nel mio lavoro. Segue un’ampia introduzione che presenta i carmi sotto molteplici aspetti. Dal momento che l’invettiva contro i vescovi costituisce l’argomento principale di entrambi i componimenti, ho approfondito innanzitutto questo aspetto, ripercorrendone le testimonianze nell’esperienza biografica e nell’opera letteraria dell’autore: da quanto emerso, la polemica contro la gerarchia ecclesiastica raggiunge certamente il suo apice negli eventi costantinopolitani, ma non va ad essi circoscritta, dal momento che se ne ha traccia anche negli scritti gregoriani riconducibili ai primi anni del sacerdozio e al periodo successivo al ritorno a Nazianzo. Si è cercato poi di stabilire la data di composizione dei carmi in analisi, che, dati i contenuti, furono sicuramente scritti dall’autore nel periodo di ritorno in patria, fase in cui gli studiosi collocano buona parte della produzione poetica del Cappadoce. Più precisamente ho individuato il terminus post quem nel luglio del 381, mese in cui la cattedra costantinopolitana lasciata vacante dal Nazianzeno fu affidata a Nettario: in entrambi i testi, infatti, si fa riferimento a questo personaggio, sebbene non sia menzionato esplicitamente. Segue un’analisi dettagliata della struttura compositiva e delle tematiche dei carmi, nella quale si mostra come, pur nella loro diversità, le due poesie presentino moltissime consonanze e parallelismi a livello strutturale, in particolare nella parte incipitaria, in cui si registra la condivisione dello stesso verso iniziale, e nella sezione conclusiva. Sempre nell’introduzione è affrontato lo studio della tradizione manoscritta e dei rapporti tra i codici: i carmi in oggetto risultano attestati in 34 manoscritti (di cui 17 fondamentali per la costituzione del testo) databili dall’XI al XVI secolo e riconducibili alle raccolte antiche Σ e Δ, nei quali sono traditi sempre uno di seguito all’altro: nello specifico II,1,13 precede immediatamente II,1,10. La parte centrale della tesi è costituita dal testo critico di ciascun carme, seguito da traduzione e commento. La tesi costituisce il primo lavoro di questo tipo per il carme II,1,13; II,1,10 è stato invece oggetto di studio di due recenti edizioni: quella dei primi undici poemata de seipso del Nazianzeno curata da Tuilier - Bady - Bernardi per LesBL ed edita nel 2004 e un’edizione commentata di Simelidis, pubblicata nel 2009. Suddetti lavori non hanno rappresentato un ostacolo al progetto. Nessuno di essi infatti ha previsto lo studio simultaneo dei due testi poetici, che, a mio giudizio, non possono essere compresi a fondo se svincolati l’uno dall’altro; non sono risultati immuni da pecche sotto il profilo della critica testuale; il commento è assente nell’edizione francese, scarno e non sempre condivisibile in quella del Simelidis. La tesi è infine corredata da tre appendici che permettono di seguire la fortuna dei componimenti poetici. La prima di esse è dedicata al Commentario di Cosma di Gerusalemme ai Carmi del Nazianzeno, collocato tra la fine del VII e inizio l’VIII secolo. Il commentario, tradito da un unico manoscritto, il Vaticanus graecus 1260 del XII secolo, ha visto la sua editio princeps nel 1839 a cura del cardinale Angelo Mai nel secondo volume del suo Spicilegium Romanum, ristampata con lievi modifiche nel volume 38 della Patrologia Graeca. Una più recente edizione è stata curata da Lozza nel 2000. Nell’opera di Cosma vengono analizzati trentaquattro versi di carme II,1,13 e due di carme II,1,10; l’ampiezza delle citazioni va da un minimo di un verso a un massimo di 5. Segue un’appendice dedicata alle parafrasi bizantine, che in alcuni manoscritti contenenti i carmi, accompagnano il testo poetico. Tali spiegazioni in prosa, composte in un momento non precisabile della trasmissione dell’opera gregoriana, sono anonime, di diverso livello letterario e da intendere come un testo in continua evoluzione, oggetto di modifiche da parte di ciascun copista. Nel caso dei testi in oggetto le parafrasi trasmesse sono tre, chiamate, sulla scia di studi precedenti, Paraphr. 1, Paraphr. 2, Paraphr. 3 e delle quali la tesi fornisce l’editio princeps. L’ultima appendice è costituita dalla traduzione latina dei carmi di Giacomo Oliva da Cremona, redatta nella seconda metà del XVI secolo per incarico del Cardinal Guglielmo Sirleto e testimonianza del grande interesse per il Cappadoce in questo periodo storico. Il lavoro dell’Oliva, rimasta inedito per la morte del committente e probabilmente anche per il suo scarso valore letterario, è trasmesso da due manoscritti autografi, il Vaticanus Barberinianus lat. 636 (B) e il Vaticanus lat. 6170 (V) e trova nella tesi la sua editio princeps.
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Conference papers on the topic "Indici di diversità strutturale"

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Lutzoni, Leonardo. "Forme di dialogo tra sapere tecnico e sapere locale: proposte di metodo: il dispositivo di trascinamento “la Strada che Parla” a Calangianus." In International Conference Virtual City and Territory. Roma: Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.7941.

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Abstract:
Il processo di trasformazione, che ha visto protagonisti il territorio e la città contemporanea nella lunga fase della modernità, scandito dalle dinamiche veloci della globalizzazione e dal venir meno delle forme di controllo e di pianificazione, ormai incapaci di registrare e comprendere gli elementi delle diversità territoriali, sta fortemente riportando al centro dell’attenzione il peso dei territori deboli e dei sistemi locali come protagonisti del progetto. Sono territori, come la regione ambientale del Massiccio del Limbara, nei quali si stanno verificando fenomeni emergenti, indizi contemporanei di progetto, che messi in cortocircuito con gli elementi della storia e del passato, disegnano le traiettorie per una prospettiva di cammino differente. L’esperienza di ricercaazione svolta a Calangianus, è un esempio di proposta operativa sul territorio che ha provato a costruire, nel rimettere in discussione un’idea di pianificazione piramidale calata dall’alto, un processo relazionale in divenire, di conoscenza, azione e progetto, utilizzando strumenti e dispositivi innovativi. Un processo, esito di un’interazione tra sapere tecnico e competenze diffuse, di una sinergia tra attori, istituzioni, associazioni, strutture economiche, produttive e culturali, che operano nel territorio e che messe in relazione, possono innescare processi alternativi di sviluppo locale nel ripensare una nuova idea di città-territorio.
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