Academic literature on the topic 'INDAGINI NON INVASIVE'

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Journal articles on the topic "INDAGINI NON INVASIVE"

1

Mortilla, M., M. Ermini, M. Nistri, G. Dal Pozzo, and F. Falcini. "Imaging e spettroscopia RM dell'idrogeno dell'encefalo in soggetti con LES ad esordio pediatrico." Rivista di Neuroradiologia 10, no. 2_suppl (October 1997): 252. http://dx.doi.org/10.1177/19714009970100s2115.

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Abstract:
Nel 30–60% dei soggetti con LES ad esordio pediatrico è stato descritto un coinvolgimento del SNC. In studi precedenti sono state riscontrate alterazioni metaboliche tramite indagine con SPECT cerebrale. Sono stati studiati con Risonanza Magnetica (Imaging e Spettroscopia 23 soggetti (18 F e 5 M; età media 15, 4 anni; range 8–27) con LES, 20 controlli di età e sesso adeguati, 5 soggetti con forma giovanile di dermatomiosite (5 F), 2 con sclerosi sistemica (1 F e 1 M) e 1 con malattia di Behçet (1 F). Altre 2 ragazze con LES erano state sottoposte all'esame RM, ma sono state escluse dallo studio per il rilievo di grossi artefatti dovuti alla presenza di apparecchio metallico ortodontico fisso. Gli esami sono stati effettuati con apparecchio Philips ACS-NT (Best, Olanda) 1,5T. Sono state eseguite scansioni assiali spin eco T2 e FLAIR, scansioni sagittali turbo T2 (5mm di spessore) e spettroscopia dell'idrogeno di un singolo volume 70times50times20mm (TE 272ms, TR 2000ms) posizionato sulla sostanza bianca sopraventricolare. 16 pazienti affetti da LES presentavano dati anamnestici e clinici di coinvolgimento del SNC: tra questi soltanto 9 hanno mostrato alterazioni all'esame di Imaging preliminare (atrofia e/o piccole lesioni focali della sostanza bianca). Anche in 2 dei pazienti senza sintomi neuropsichiatrici il quadro neuroradiologico è risultato alterato. L'indagine spettroscopica ha evidenziato una correlazione tra l'attività della malattia e la diminuzione dell'N-acetilaspartato espresso come rapporto NAA/Cr. 11 pazienti sono stati esaminati durante la presenza di sintomi neuropsichiatrici: tra questi 5 pazienti sottoposti a un prolungato periodo di trattamento con corticosteroidi per un coinvolgimento sistemico della malattia più marcato hanno mostrato il più basso valore del rapporto NAA/Cr. 2 tra essi hanno mostrato il quadro neuroradiologico nella norma. Dunque la Risonanza Magnetica per immagini e la Spettroscopia possono essere indagini non invasive da utilizzare in soggetti con LES pediatrico sia per rilevare un coinvolgimento precoce dell'encefalo sia per monitorizzare la gravità della malattia.
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Gasparotti, R., G. F. Gualandi, M. Bonetti, A. Chiesa, and G. Galli. "L'angiografia a risonanza magnetica nello studio del circolo cerebrale." Rivista di Neuroradiologia 5, no. 3 (August 1992): 309–30. http://dx.doi.org/10.1177/197140099200500304.

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Abstract:
L'Angiografia a Risonanza Magnetica (ARM) è stata utilizzata per lo studio del circolo cerebrale a completamento della convenzionale indagine RM spin-echo (RM-SE) in 20 pazienti portatori di malformazioni artero-venose (MAV) cerebrali (17 sovratentoriali e 3 sottotentoriali). Per un'efficace dimostrazione sia delle afferenze arteriose che del drenaggio venoso sono stati contemporaneamente impiegati diversi tipi di sequenze ad «pacchetto» 2D e 3D (Time-of-Flight MR Angiography). Nei 5 casi con emorrragia intraparenchimale spontanea è stata utilizzata l'Angio-RM a contrasto d'ampiezza (Magnitude MR Angiography). I reperti sono stati confrontati con quelli dell'angiografia e della RM spin-echo. L'angio-RM è risultata essenziale ai fini di una diagnosi non invasiva di malformazione artero-venosa cerebrale in 3 pazienti (15%) con MAV di piccole dimensioni (diametro max di 15 mm), non riconoscibili nelle immagini spin-echo, ed in 4 casi dubbi (20%) in cui la RM-SE poneva solo un sospetto sulla base di rilievi indiretti. In tutti i casi di emorragia cerebrale da rottura spontanea di MAV l'Angio-RM ha permesso il riconoscimento del nidus angiomatoso residuo, mascherato dal segnale del sangue nelle immagini spin-echo, trovando successiva conferma nell'angiografia. L'Angio-RM si è inoltre dimostrata superiore alia RM spin-echo nella caratterizzazione anatomica delle MAV, riconoscendo un maggior numero di vasi afferenti e precisando meglio il tipo di drenaggio venoso. Confrontata con l'angiografia, l'Angio-RM in 3 casi è risultata insufficiente per la dimostrazione di vasi afferenti di calibro sottile, quali le arterie corioidee e le arterie cerebellari superiori, mentre in altri 3 casi ha mancato la visualizzazione di scarichi venosi profondi non dilatati. Nonostante l'angiografia rimanga l'unica indagine radiologica in grado di fornire una completa caratterizzazione sia morfologica che emodinamica delle MAV cerebrali, indispensabile ai fini di una terapia chirurgica o di un trattamento endovascolare, in base ai risultati del presente studio l'angio-RM può essere considerata come indagine fondamentale nella fase di inquadramento diagnostico, complementare alia RM tradizionale.
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Zanoletti, E., L. Girasoli, D. Borsetto, G. Opocher, A. Mazzoni, and A. Martini. "Endolymphatic sac tumour in von Hippel-Lindau disease: management strategies." Acta Otorhinolaryngologica Italica 37, no. 5 (October 2017): 423–29. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-1402.

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Abstract:
Il carcinoma del sacco endolinfatico è un tumore molto raro come evidente dai dati presenti in letteratura ove anche centri di esperienza riferiscono tuttavia casistiche limitate. E’ un tumore maligno a lenta crescita, con tendenza all’invasione locale e scarsa tendenza alla disseminazione metastatica. L’insorgenza spesso tardiva dei sintomi e la difficoltà ad eseguire indagini bioptiche a livello della sede di origine, parete posteriore della rocca, ha reso la diagnosi di questo tumore spesso difficile, nonostante si riconoscano attualmente dati radiologici patognomonici della neoplasia. Patterns tipici di presentazione sono evidenziabili alla RM con mezzo di contrasto e alla TC per osso a strato sottile, rendendo nella maggior parte dei casi possibile la diagnosi radiologica. L’incidenza del tumore del sacco endolinfatico è maggiore nei pazienti affetti da sindrome di von Hippel Lindau (VHL), con una frequenza del 25% che fa parte del quadro sindromico. Negli anni dal 2012 al 2015 abbiamo osservato 7 casi, uno di essi con manifestazione della patologia bilaterale, tutti affetti da VHL. Quattro tra questi sono stati sottoposti a chirurgia presso il nostro centro per un totale di 5 procedure chirurgiche. Ogni caso è stato descritto dettagliatamente analizzando sintomi, intervallo tra comparsa dei sintomi, diagnosi e terapia. Non vi è stata morbidità post-operatoria aggiuntiva nei pazienti in cui la diagnosi e la terapia sono state precoci, mentre la gestione di tumori localmente avanzati è stata associata a deficit neurologici postoperatori, in particolare del VII, IX e X nervo cranico. I siti anatomici critici di coinvolgimento della malattia che hanno coinciso con un pianificato rischio di danno neuronale sono risultati essere il canale di Falloppio, il forame giugulare, l’apice della rocca petrosa. L’estensione intradurale nella fossa cranica posteriore è stato un altro elemento caratterizzante i tumori in stadio avanzato. I tumori del sacco endolinfatico che lo screening permette di evidenziare precocemente nei pazienti VHL, hanno buona prognosi quando affrontati precocemente, compatibilmente con le esigenze terapeutiche della malattia di base.
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Bursich, Daniele. "Il vicus di Bedriacum: note di archeologia del paesaggio." LANX. Rivista della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici - Università degli Studi di Milano, June 15, 2022, 33–43. http://dx.doi.org/10.54103/2035-4797/18023.

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Abstract:
Bedriacum era adagiato nell’intersezione tra vie d'acqua e terrestri, su un dosso che permetteva un guado sicuro sul fiume Ollius. Durante il corso delle indagini archeologiche effettuate nell’ultimo secolo, sono state condotte parallelamente anche analisi non invasive del territorio, che hanno portato a una definizione geologica di dettaglio, una visione d’insieme data dalle fotografie aeree, dall’analisi del sottosuolo tramite prospezioni geofisiche e il costante raffronto con le fonti storiografiche. In vista della nuova stagione d’indagini che si sta prospettando per il vicus, si propone una rapida revisione dell’edito e dei dati d’archivio relativi alle indagini non invasive condotte a più riprese, per una prima lettura del paesaggio archeologico di Calvatone-Bedriacum.
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Di Pietro, Maria Luisa, and Zoya Serebrovska. "Prenatal non invasive genetic diagnosis: clinical and ethical aspects." Medicina e Morale 55, no. 6 (December 30, 2006). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2006.336.

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Abstract:
La diagnosi prenatale (DP) è considerata quasi evento centrale in gravidanza. Oltre alle ragioni cliniche, come la disponibilità di tecniche diagnostiche che indagano la conoscenza di correlazioni tra difetti genetici e disordini morfo-funzionali, ve ne sono altre, peraltro importanti, di ordine culturale le quali inducono una massiccia richiesta di ricorso alla DP. Il rischio collegato alle procedure invasive rappresenta uno dei problemi etici della DP. Perciò, di recente si è resa disponibile una possibilità di ottenimento delle medesime informazioni sul feto e, di conseguenza, diagnostica delle malattie senza entrare a contatto diretto col feto, utilizzando soltanto un campione di sangue materno. Al contrario, una importante probabilità di danneggiare o di indurre aborto grava sulle tecnologie invasive come, ad es., nel prelievo dei villi coriali e, in misura minore, nell’amniocentesi. Sulla DP non invasiva, gli Autori presentano una sintetica analisi medica ed etica, argomentando in merito alla possibilità di evitare la trasformazione di queste tecnologie diagnostiche in strumenti di selezione eugenetica, attraverso le seguenti considerazioni: 1. la DP non invasiva dovrebbe essere eseguita solamente sotto indicazione medica; 2. il ricorso alle tecniche meno invasive dovrebbe essere riservato ai casi di dubbio (falsi positivi/negativi); 3. l’informazione sui risultati di DP dovrebbe essere completa e precisa e la coppia dovrebbe essere accompagnata anche dopo la diagnosi, mentre il medico dovrebbe lavorare con la donna/coppia tentando di spiegare che la condizione clinica del bambino non deve prevaricare mai il valore della sua vita; 4. infine, la donna o la coppia dovrebbero essere tempestivamente informate e rassicurate sulle diverse modalità di cura/assistenza e di supporto per il figlio. ---------- Prenatal diagnosis (PD) is considered as almost central event of pregnancy. Besides medical aspects, like the availability of diagnostic techniques of the knowledge of correlation between genetic defects and morphofunctional disorders, there are important cultural reasons for so intensive request of PD. The risk linked to invasive procedures of PD is one of the ethical problems concerning PD. For this reason, a possibility has been recently available to obtain the same foetal information and, consequently, to diagnose some diseases without any direct contact with foetus using only a sample of maternal blood, that is non invasive PD. On the contrary, a relevant probability to loose a chid is a considerable side effect of invasive procedure, as chorionic villous sampling or amniocentesis procedures, with different levels of risk. About this issue, the Authors present a short medical and ethical analysis of non invasive PD, arguing about the possibility to avoid the transformation of these diagnostic technologies into ulterior instruments of eugenics, through the following considerations: 1. non invasive PD should be possible only under medical indications; 2. the less dangerous invasive technologies should be apply when there is a doubt about false positive or negative results; 3. the information on the results of PD should be complete and precise, and the couple should be accompanied during post-diagnostic time, while the medical doctor should work with woman or couple trying to explain that clinical condition of the foetus would never overcome the value of his/her life; 4. finally, woman or couple should be ensured in a short time of different kinds of available care and support for child.
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Dissertations / Theses on the topic "INDAGINI NON INVASIVE"

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De, Franceschi Jessica <1991&gt. "La fotografia del Novecento. Studio dell’emulsione argento-gelatinosa attraverso indagini non invasive su campioni dal 1908 al 1980." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/7121.

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Abstract:
Indagini non invasive, come microscopio a contatto, FTIR-ATR e XRF portatile, vengono effettuate su campioni argentici positivi del XX secolo appartenenti alla rinomata famiglia veneziana, gli Stucky. Lo scopo è caratterizzare la tipologia di fotografia attraverso i materiali costituenti e tracciare una linea di continuità tra la più antica e la più recente fotografia. Per completezza vengono indagati anche alcuni negativi corrispondenti.
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Giorgi, Lucia <1989&gt. "Studio dei materiali e della tecnica pittorica di Alessandro Milesi (1856-1945) tramite metodologie di indagini non invasive in situ." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/7010.

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Abstract:
Per la prima volta sono stati analizzati e studiati la tecnica pittorica e i materiali di dieci opere del pittore veneziano Alessandro Milesi (1856-1945) conservate presso la Galleria Internazionale di Arte Moderna Ca’ Pesaro di Venezia. Alessandro Milesi è uno dei maggiori rappresentanti della pittura veneta di fine Ottocento. La sua pittura è contraddistinta da una forte carica espressiva ottenuta tramite pennellate materiche e dall’utilizzo di colori accessi e vibranti. La sua carriera può essere suddivisa in due fasi principali. Nella fase giovanile, Milesi ama dar voce alle calli e ai campielli veneziani, il tutto con un tocco moderno ma allo stesso tempo legato alla grande tradizione del ‘500, in particolar modo all’ultimo Tiziano. Nella seconda fase della sua carriera Milesi, legato al lavoro del suo maestro Nani, predilige l’attività di ritrattista che lo accompagnerà fino alla fine della sua carriera. I dipinti selezionati, datati tra il 1880 e il 1940, sono stati studiati con approccio multianalitico non invasivo mediante l’uso di tecniche di Imaging e analisi elementari e spettroscopiche in situ. La scelta dell’utilizzo di tecniche non invasive nasce dal fatto che la tendenza di quest’ultimi anni è quella di ridurre al minimo il numero di interventi diretti ed invasivi sulle opere, ma allo stesso tempo ottenere il massimo numero di informazioni senza ricorrere al prelievo di campioni. Le tecniche di Imaging basate sulla fluorescenza UV, la Riflettografia IR, le immagini in falso colore e Fluorescence Lifetime Imaging (FLIM) hanno permesso di osservare la presenza di disegni preparatori e di pentimenti permettendo così di acquisire informazioni sullo stile e sulla tecnica pittorica, di identificare la presenza di alcuni pigmenti e di mapparne la loro distribuzione. Tramite le analisi di spettroscopia Raman, Fluorescenza raggi X (XRF), Spettroscopia ER-FTIR (External Reflection Fourier Trasform Infrared), Laser-induced fluorescence (LIF) è stato possibile caratterizzare la tavolozza di Milesi, sia dal punto di vista organico (leganti) che inorganico (pigmenti, riempitivi, estensori di carica e/o adulteranti). Le informazioni ottenute relative alla tavolozza dell’artista veneziano evidenziano sia l’uso di pigmenti tradizionali come biacca, gesso o carbonato di calcio sia l’utilizzo di pigmenti moderni come Bianco di Zinco e Bianco di Titanio. Le analisi spettroscopiche hanno permesso l’identificazione di olii siccativi utilizzati come medium, e l’identificazione di carbossilati di Zinco, ascrivibili a processi di degrado del legante stesso. I risultati ottenuti da tale studio hanno inoltre permesso di conoscere l’evoluzione nella scelta dei materiali utilizzati: cambiamenti strettamente legati agli sviluppi tecnologici della produzione delle pitture artistiche tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento. Questo lavoro di tesi ha permesso di comparare i risultati ottenuti da diverse tecniche non invasive sottolineando l’importanza di un approccio multianalitico e ha dimostrato come l’uso di metodologie complementari possano consentire lo studio della tecnica pittorica di un artista ancora non ben conosciuto. Inoltre ha contribuito alla sperimentazione della Fluorescence Lifetime IMaging. Questa tecnica, già conosciuta e utilizzata in campo bio-medico, è oggetto di sperimentazione nel campo dei Beni culturali da parte del gruppo di ricerca del Politecnico di Milano-CNR Dipartimento di Fotonica e nanotecnologie. FLIM è una tecnica di Imaging che permette di calcolare il decadimento del tempo di vita della fluorescenza di alcuni materiali (nel nostro caso pigmenti) permettendo così di mappare la distribuzioni di questi all’interno di un’opera d’arte. Questa tecnica dà inoltre indicazioni relative alla cinetica di decadimento di alcun pigmenti ma le cause di questi processi sono ancora oggetto di studio.
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IANNACCONE, ROBERTA. "Tecniche di Imaging Innovative per la Messa a Punto di un Protocollo Integrato per la Caratterizzazione dei Pigmenti Utilizzati nell'Antichità." Doctoral thesis, 2015. http://hdl.handle.net/2158/988034.

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Abstract:
Scopo della ricerca di dottorato è stato la messa a punto un protocollo di analisi, mediante l'uso di tecniche non invasive, per la caratterizzazione dei pigmenti presenti su varie tipologie di supporto tra le più comuni per le opere d'arte, come marmi, legno, tessuti e ceramiche. Lo studio è stato rivolto a manufatti antichi come decorazioni e statue risalenti al periodo egizio, greco e romano. Studi e pubblicazioni in campo archeologico, hanno dimostrato ampiamente che la maggior parte di essi era decorata con colori vivaci. Molti dei reperti egiziani presentano tuttora una colorazione ben visibile, mentre le statue di origine greca e romana, viceversa, presentano raramente parti della policromia originale, a volte riscontrabile solo in piccole quantità. Nel progetto è stato proposto, da una parte, uno studio dei pigmenti maggiormente utilizzati in epoca antica attraverso l'innovativa tecnica della Luminescenza Indotta da Luce Visibile (VIL) con la possibilità di individuare tracce di questi pigmenti attraverso il fenomeno della Luminescenza Indotta da Luce Visibile. In parallelo sono stati analizzati e studiati, sempre con la tecnica della VIL, i pigmenti di epoca moderna e di derivazione industriale. Inoltre sono state sperimentate le potenzialità della tecnica al variare: del tipo di sorgente luminosa, a spettro più o meno ampio (led e tubi fluorescenti di diverse marche e con caratteristiche differenti); dei differenti filtri a disposizione per la fotografia nell'infrarosso; dei differenti sensori montati su macchine fotografiche differenti. Nel caso specifico della ricerca sui pigmenti antichi, la ricerca si è focalizzata soprattutto su un pigmento blu artificiale, la cui sintesi inizia proprio in epoca egizia e che venne largamente utilizzato sia su supporto marmoreo che ceramico: il Blu Egizio. E' stata proposta un'analisi integrata attraverso altre tecniche non invasive quali: tecniche di imaging; Fluorescenza X (XRF); Spettroscopia di Riflettanza a Fibre Ottiche (FORS). Nel caso delle tecniche di imaging sono state affiancate alla VIL tecniche fotografiche trazionali quali la Fluorescenza Ultravioletta (UV), l'Infrarosso fotografico (IR) e l'Infrarosso Falso Colore (IRFC). Il risultato ottenuto da queste analisi è utile come base per orientare, nell'ottica di una campagna di studio di un manufatto artistico, gli eventuali prelievi e nel contempo minimizzarne il numero.
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Altomare, Chiara, Roberto Bartolino, and Raffaele Zinno. "<> ruolo delle indagini non invasive nella diagnostica: procedure integrate per la tutela e la valutazione della vulnerabilità del patrimonio architettonico." Thesis, 2014. http://hdl.handle.net/10955/1280.

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5

ALBERGHINA, Maria. "Analisi integrata tramite tecniche di indagine non invasive o micro invasive per lo studio dei Beni Culturali." Doctoral thesis, 2012. http://hdl.handle.net/10447/94808.

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Books on the topic "INDAGINI NON INVASIVE"

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Archeologia senza scavo: Geofisica e indagini non invasive. Bologna: Bononia University Press, 2020.

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Museo nazionale d'arte orientale (Italy), ed. Dipinti Tibetani: Dalle spedizioni di Giuseppe Tucci : materiali e tecniche alla luce delle indagini non invasive. Roma: De Luca, 2008.

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3

Altomare, Chiara. Il ruolo delle indagini non invasive nella diagnostica: Procedure integrate per la tutela e la valutazione della vulnerabilità del patrimonio architettonico. Cosenza - Italy: Luigi Pellegrini editore, 2017.

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