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Dissertations / Theses on the topic 'Imprese manifatturiere'

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Peroni, Marco <1981&gt. "L’impatto degli incentivi sull’efficienza delle imprese manifatturiere." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/802/1/Tesi_Peroni_Marco.pdf.

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Abstract:
Produttività ed efficienza sono termini comunemente utilizzati per caratterizzare l’abilità di un’impresa nell’utilizzazione delle risorse, sia in ambito privato che pubblico. Entrambi i concetti sono legati da una teoria della produzione che diventa essenziale per la determinazione dei criteri base con i quali confrontare i risultati dell’attività produttiva e i fattori impiegati per ottenerli. D’altronde, le imprese scelgono di produrre e di investire sulla base delle proprie prospettive di mercato e di costi dei fattori. Quest’ultimi possono essere influenzati dalle politiche dello Stato che fornisce incentivi e sussidi allo scopo di modificare le decisioni riguardanti l’allocazione e la crescita delle imprese. In questo caso le stesse imprese possono preferire di non collocarsi nell’equilibrio produttivo ottimo, massimizzando produttività ed efficienza, per poter invece utilizzare tali incentivi. In questo caso gli stessi incentivi potrebbero distorcere quindi l’allocazione delle risorse delle imprese che sono agevolate. L’obiettivo di questo lavoro è quello di valutare attraverso metodologie parametriche e non parametriche se incentivi erogati dalla L. 488/92, la principale politica regionale in Italia nelle regioni meridionali del paese nel periodo 1995-2004, hanno avuto o meno effetti sulla produttività totale dei fattori delle imprese agevolate. Si è condotta una ricognizione rispetto ai principali lavori proposti in letteratura riguardanti la TFP e l’aiuto alle imprese attraverso incentivi al capitale e (in parte) dell’efficienza. La stima della produttività totale dei fattori richiede di specificare una funzione di produzione ponendo l’attenzione su modelli di tipo parametrico che prevedono, quindi, la specificazione di una determinata forma funzionale relativa a variabili concernenti i fattori di produzione. Da questa si è ricavata la Total Factor Productivity utilizzata nell’analisi empirica che è la misura su cui viene valutata l’efficienza produttiva delle imprese. Il campione di aziende è dato dal merge tra i dati della L.488 e i dati di bilancio della banca dati AIDA. Si è provveduto alla stima del modello e si sono approfonditi diversi modelli per la stima della TFP; infine vengono descritti metodi non parametrici (tecniche di matching basate sul propensity score) e metodi parametrici (Diff-In-Diffs) per la valutazione dell’impatto dei sussidi al capitale. Si descrive l’analisi empirica condotta. Nella prima parte sono stati illustrati i passaggi cruciali e i risultati ottenuti a partire dalla elaborazione del dataset. Nella seconda parte, invece, si è descritta la stima del modello per la TFP e confrontate metodologie parametriche e non parametriche per valutare se la politica ha influenzato o meno il livello di TFP delle imprese agevolate.
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Peroni, Marco <1981&gt. "L’impatto degli incentivi sull’efficienza delle imprese manifatturiere." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amsdottorato.unibo.it/802/.

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Abstract:
Produttività ed efficienza sono termini comunemente utilizzati per caratterizzare l’abilità di un’impresa nell’utilizzazione delle risorse, sia in ambito privato che pubblico. Entrambi i concetti sono legati da una teoria della produzione che diventa essenziale per la determinazione dei criteri base con i quali confrontare i risultati dell’attività produttiva e i fattori impiegati per ottenerli. D’altronde, le imprese scelgono di produrre e di investire sulla base delle proprie prospettive di mercato e di costi dei fattori. Quest’ultimi possono essere influenzati dalle politiche dello Stato che fornisce incentivi e sussidi allo scopo di modificare le decisioni riguardanti l’allocazione e la crescita delle imprese. In questo caso le stesse imprese possono preferire di non collocarsi nell’equilibrio produttivo ottimo, massimizzando produttività ed efficienza, per poter invece utilizzare tali incentivi. In questo caso gli stessi incentivi potrebbero distorcere quindi l’allocazione delle risorse delle imprese che sono agevolate. L’obiettivo di questo lavoro è quello di valutare attraverso metodologie parametriche e non parametriche se incentivi erogati dalla L. 488/92, la principale politica regionale in Italia nelle regioni meridionali del paese nel periodo 1995-2004, hanno avuto o meno effetti sulla produttività totale dei fattori delle imprese agevolate. Si è condotta una ricognizione rispetto ai principali lavori proposti in letteratura riguardanti la TFP e l’aiuto alle imprese attraverso incentivi al capitale e (in parte) dell’efficienza. La stima della produttività totale dei fattori richiede di specificare una funzione di produzione ponendo l’attenzione su modelli di tipo parametrico che prevedono, quindi, la specificazione di una determinata forma funzionale relativa a variabili concernenti i fattori di produzione. Da questa si è ricavata la Total Factor Productivity utilizzata nell’analisi empirica che è la misura su cui viene valutata l’efficienza produttiva delle imprese. Il campione di aziende è dato dal merge tra i dati della L.488 e i dati di bilancio della banca dati AIDA. Si è provveduto alla stima del modello e si sono approfonditi diversi modelli per la stima della TFP; infine vengono descritti metodi non parametrici (tecniche di matching basate sul propensity score) e metodi parametrici (Diff-In-Diffs) per la valutazione dell’impatto dei sussidi al capitale. Si descrive l’analisi empirica condotta. Nella prima parte sono stati illustrati i passaggi cruciali e i risultati ottenuti a partire dalla elaborazione del dataset. Nella seconda parte, invece, si è descritta la stima del modello per la TFP e confrontate metodologie parametriche e non parametriche per valutare se la politica ha influenzato o meno il livello di TFP delle imprese agevolate.
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Boscari, Matteo <1986&gt. "Configurazioni di open innovation. Analisi su un campione di imprese manifatturiere." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2012. http://hdl.handle.net/10579/1502.

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Abstract:
In seguito all'analisi della più recente letteratura relativa alle tematiche dell open innovation, ho condotto una ricerca qualitativa su un campione di imprese manifatturiere con l'obiettivo di individuare gli strumenti maggiormente utilizzati per accedere alle fonti esterne d'innovazione. Dallo studio emerge la presenza di quattro strumenti che sembrano maggiormente guidare le imprese del campione lungo il processo di apertura dei confini aziendali e che, a seconda del modo in cui vengono utilizzati, delineano differenti configurazioni di open innovation.
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Castellan, Elisabetta <1989&gt. "Verso un nuovo modello di rating. Il caso delle imprese manifatturiere in Francia." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/5205.

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Abstract:
In questo elaborato, dopo un'introduzione riguardante i principi emanati dal Comitato di Basilea e gli effetti di questi sulle imprese, in particolare sulle PMI, si è svolto un lavoro di ricerca per lo sviluppo di un nuovo modello di Rating Integrato. E' stato studiato un metodo alternativo per valutare il merito di credito delle imprese, con focus particolare su circa 16 mila imprese manifatturiere francesi delle quali sono stati studiati i bilanci nell'arco temporale di 6 anni.
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Zanetti, Nicola <1994&gt. "Imprenditorialità e Innovazione:Prospettive d'indagine sul fenomeno di crescita delle startup manifatturiere e dei servizi." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/13715.

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Abstract:
L'elaborato consiste di uno studio sul processo di crescita delle startup manifatturiere e dei servizi, come espresso dal titolo. Dopo una prima parte teorica di introduzione al concetto di startup e una più approfondita sul mondo di quelle manifatturiere e dei servizi, l'elaborato contiene una importante parte analitica con casi ed esempi di come questo processo avviene, di quali sono le sue criticità, presentando anche esempi di casi non andati a buon fine e quindi vedendo anche casi di fallimento del processo di crescita.
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Ciccioli, Riccardo. "L'applicazione di Social Media Strategies nelle PMI: un'indagine qualitativa svolta su Piccole e Medie Imprese B2B manifatturiere italiane." Doctoral thesis, Urbino, 2019. http://hdl.handle.net/11576/2663945.

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7

Montesanto, Jacopo Vittorio <1992&gt. "Industria 4.0 e l’impatto sulle PMI manifatturiere italiane. Il caso della meccanica di precisione e lo sviluppo di una strategia 4.0." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/13609.

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Abstract:
L'elaborato si propone di analizzare il ruolo delle PMI nel contesto determinato dall'introduzione delle tecnologie 4.0. Analizzando nello specifico le ripercussioni affrontate dalle PMI nei cambiamenti organizzativi e produttivi generati da Industria 4.0 delineandone una strategia 4.0 ready. A supporto di questo scopo la tesi si compone di una ricerca qualitativa sulle PMI dettata dalle esperienze di figure competenti in azienda riguardo al loro approccio al cambiamento 4.0.
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Mazzocchio, Luca. "Sistema informativo aziendale per la gestione del flusso logistico-produttivo nelle piccole imprese manifatturiere e commerciali: analisi e progettazione." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amslaurea.unibo.it/8545/.

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Abstract:
Il presente lavoro di tesi si occupa dell’analisi delle caratteristiche costituenti un sistema informativo destinato alla gestione della logistica e della produzione di piccole realtà imprenditoriali e, successivamente, della definizione di una possibile struttura modulare dello stesso sistema. Il lavoro, frutto di una collaborazione (tirocinio formativo) presso una società di consulenza organizzativa e informatica, prende le mosse dallo studio di una serie di trattazioni riguardanti i seguenti temi: gestione delle scorte e della produzione, lean production, cambiamento organizzativo e reingegnerizzazione dei processi aziendali, sistemi informativi e informatici, rapporto tra piccole-medie imprese e tecnologie dell’informazione. Da un iniziale introduzione sulle tematiche legate alla gestione dell’informazione in ambito aziendale, si procede ad una descrizione dell’utilizzo delle informazioni, in particolare in riferimento alle tecniche di reingegnerizzazione dei processi aziendali. In seguito, viene analizzato il più ampio concetto delle tecnologie a supporto dell’informazione, e della loro relazione con le piccole e medie imprese italiane. Successivamente, si offre una panoramica dei metodi più utilizzati per la pianificazione e programmazione della produzione e per la gestione delle scorte, differenziandoli tra metodi a fabbisogno e metodi a ripristino. Infine, si procede alla presentazione di una configurazione originale di un sistema informativo gestionale, tramite descrizione approfondita dei moduli di base costituenti, anche attraverso l’ausilio di diagrammi esplicativi, ed il confronto tra il proprio metodo di programmazione materiali ed il più famoso metodo MRP (Material Requirements Planning), diffuso nella maggior parte dei software gestionali in commercio; quest’ultimi verranno confrontati con la soluzione presentata tramite mappa di posizionamento. In conclusione, vengono esposte le ragioni di possibile successo del sistema presentato, mettendo in evidenza l’ormai appurata imprescindibilità dei sistemi informativi gestionali, sottolineata dalla crescita costante della loro adozione da parte delle imprese italiane. In particolare, viene posto l’accento sul fatto che il bacino di mercato costituito dalle piccole imprese sia ancora in parte insoddisfatto. Sono proprio le piccole imprese, come verrà spiegato nel dettaglio, le beneficiarie del nuovo sistema progettato, grazie a determinate caratteristiche studiate ad hoc per questa cospicua fascia di mercato.
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Crepaldi, Alessandra <1984&gt. "Internazionalizzazione della produzione manifatturiera: un'analisi sull'industria calzaturiera." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/2321.

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Abstract:
L’integrazione dei mercati, l’innovazione tecnologica, il continuo mutamento del contesto competitivo hanno modificato le modalità di gestione aziendale. I mercati comportano la concorrenza di imprese che richiedono di essere presenti nelle diverse aree geografiche per poter utilizzare al meglio le caratteristiche locali e migliorare il proprio vantaggio competitivo. La nuova modalità di gestione richiede quindi alle imprese di essere flessibili e di individuare i migliori investimenti nel processo di internazionalizzazione che non potranno più riguardare solamente la presenza commerciale nelle diverse aree, ma richiederà un approccio globale dell’azienda ai mercati internazionali. Le attività che vengono internazionalizzate riguarderanno la ricerca di nuovi mercati di sbocco, di nuove fonti di finanziamento, oltre che di nuove fonti di approvvigionamento, tramite logiche di outsourcing e le localizzazioni delle unità produttive all’estero. Accanto ai benefici in termini di crescita e sviluppo in alcune aree e per molti settori economici, l’internazionalizzazione dei modelli produttivi ha contribuito a determinare mutamenti nella geografia economica internazionale, nell'organizzazione delle catene del valore, nella allocazione dei capitali e nella distribuzione del lavoro a livello mondiale (sia in termini quantitativi che qualitativi). La riorganizzazione internazionale della produzione sposta il valore aggiunto dalle attività operative, quelle strettamente manifatturiere, alle funzioni immateriali, quelle a monte della catena produttiva. Le competenze professionali relative alle risorse umane impiegate cambiano: upgrading delle funzioni svolte, che dovrebbe portare a maggiori redditi da lavoro, e quindi consentire al paese di origine di catturare una quota maggiore di ricchezza.
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Genovese, Alessandro <1992&gt. "Produzione manifatturiera ed innovazione nei distretti industriali - Lo SportSystem." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/11932.

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Abstract:
Nell’economia italiana i distretti industriali assumono un ruolo importante ricoprendo fin da subito la colonna portante del Made in Italy e dimostrando una forte capacità di adattamento ai vari contesti e sviluppi di mercato. Per riuscire a rimanere sempre in forza e non dissolversi a causa del fallimento delle aziende che li costituiscono, i distretti devono riuscire a creare delle strategie interne efficaci, puntare a gestire processi di produzione complessi e innovativi e creare prodotti nuovi servendosi d’idee e conoscenze sempre aggiornate e dinamiche. Il lavoro svolto ha lo scopo di analizzare la situazione dei distretti industriali ed in particolar modo il Distretto dello SportSystem di Montebelluna, uno tra i distretti manifatturieri più importanti del nostro territorio e famoso a livello globale per i numerosi marchi di alta qualità presenti al suo interno, il quale nella sua storia ha affrontato diversi ostacoli e compiuto diverse strategie di produzione, affrontando processi di delocalizzazione della produzione e strategie di ritorno in patria per riuscire a sfruttare al meglio le conoscenze nell’area.
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Castagnoli, Rebecca. "The role of performance, barriers, incentives and complexity in Industry 4.0." Electronic Thesis or Diss., université Paris-Saclay, 2021. http://www.theses.fr/2021UPAST103.

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Abstract:
Au cours des dix dernières années (2011-2021), la Quatrième révolution industrielle, ou Industrie 4.0, a transformé tous les secteurs industriels, en particulier le secteur manufacturier où la transformation a commencé. Malgré la grande attention portée par les politiques, les managers et les chercheurs académiques à ce sujet, la mise en œuvre de l'industrie 4.0 dans les entreprises reste limitée. Cela est dû à la connaissance limitée des performances réelles, à la présence de plusieurs barrières et à la complexité accrue des systèmes 4.0, trois causes qui ne sont pas toujours prises en compte par les incitations publiques. Pour cette raison, la recherche effectue d'abord une analyse quantitative pour identifier la relation réelle entre l'adoption de l'industrie 4.0 et la performance sur un échantillon statistiquement représentatif de 1331 unités locales de production. Par la suite, l'étude approfondit, par une analyse qualitative, la perception de la performance, des barrières et des incitations par les entreprises. Elle permet ensuite de vérifier quantitativement le rôle médiateur des barrières et des incitations sur la relation susmentionnée sur un échantillon statistiquement représentatif de 1732 entreprises manufacturières. Enfin, l'analyse porte sur la perception et la classification des obstacles et explore le rôle de la complexité dans les PME par le biais d'une analyse qualitative. La thèse contribue à l’enrichissement de la littérature, d’une part, en identifiant, classant et mesurant les principaux concepts liés à l'industrie 4.0 et, d’autre part, en testant des solutions pour la mise en œuvre de l'industrie 4.0 sur plus de 1300 entreprises du secteur manufacturier, en soulignant comment mieux cibler les politiques et les stratégies d'adoption des technologies
Over the last ten years, from 2011 to 2021, the Fourth Industrial Revolution, also known as Industry 4.0, has disrupted every industrial segment, especially the manufacturing, where the phenomenon was born. Despite the great attention on the topic paid by policy makers, managers and academics, there is still a limited implementation of Industry 4.0 in firms. This is due to the limited knowledge on its real performance, to several barriers to its adoption, and to the increased complexity generated by its application. These constraints are not always covered by the adoption of public incentives made available by industrial plans worldwide. For this reason, the research first carries out a quantitative analysis to sort out the real relationship between Industry 4.0 adoption and performance on a statistically representative sample of 1331 manufacturing local units. Then, the study deeply scouts, through a qualitative analysis, firms’ perception of performance, barriers and incentives and quantitatively verifies, on a statistically representative sample of 1732 manufacturing firms, the mediation role of barriers and incentives on the above mentioned relationship between openness to Industry 4.0 and performance. Finally, the analysis deepens the perception and classification of barriers and explores the role of complexity in SMEs, through a qualitative analysis. The thesis contributes to enrich the literature by, on the one hand, identifying, classifying, and measuring key concepts related to Industry 4.0 and, on the other hand, testing solutions for Industry 4.0 implementation on more than 1,300 manufacturing firms, highlighting how to better target policies and technology adoption strategies
Negli ultimi dieci anni (2011-2021), la Quarta rivoluzione industriale, o Industry 4.0, ha trasformato ogni settore economico, specialmente quello manifatturiero dove il fenomeno ha avuto origine. Nonostante la grande attenzione sull’argomento posta da politici, manager e accademici, in impresa c'è ancora una limitata implementazione dell'Industry 4.0. Ciò è dovuto alla scarsa conoscenza delle performance reali, alla presenza di diverse barriere e alla maggiore complessità dei sistemi 4.0, tre limiti che non sempre sono superati con l'adozione di incentivi pubblici. Per questo motivo, la ricerca effettua in primo luogo un'analisi quantitativa su un campione statisticamente rappresentativo di 1331 unità locali manifatturiere, per individuare la reale relazione tra l'adozione dell’Industry 4.0 e le performance. In secondo luogo, lo studio approfondisce, attraverso un'analisi qualitativa, la percezione delle imprese su performance, barriere e incentivi. Successivamente, viene verificato empiricamente il ruolo di mediazione di barriere e incentivi sulla suddetta relazione, su un campione statisticamente rappresentativo di 1732 imprese manifatturiere. Infine, l’analisi approfondisce la percezione e la classificazione delle barriere ed esplora il ruolo della complessità nelle PMI attraverso un'analisi qualitativa. La tesi contribuisce alla letteratura, da un lato, identificando, classificando e misurando i principali concetti relativi all'Industry 4.0 e, dall'altro, testando soluzioni per l'implementazione dell'Industry 4.0 su più di 1300 imprese del settore manifatturiero, al fine di indirizzare meglio le politiche e le strategie di innovazione tecnologica.Nonostante la grande attenzione sull’argomento posta da politici, manager e accademici, in impresa c'è ancora una limitata implementazione dell'Industry 4.0. Ciò è dovuto alla scarsa conoscenza delle performance reali, alla presenza di diverse barriere e alla maggiore complessità dei sistemi 4.0, tre limiti che non sempre sono superati con l'adozione di incentivi pubblici. Per questo motivo, la ricerca effettua in primo luogo un'analisi quantitativa su un campione statisticamente rappresentativo di 1331 unità locali manifatturiere, per individuare la reale relazione tra l'adozione dell’Industry 4.0 e le performance. In secondo luogo, lo studio approfondisce, attraverso un'analisi qualitativa, la percezione delle imprese su performance, barriere e incentivi. Successivamente, viene verificato empiricamente il ruolo di mediazione di barriere e incentivi sulla suddetta relazione, su un campione statisticamente rappresentativo di 1732 imprese manifatturiere. Infine, l’analisi approfondisce la percezione e la classificazione delle barriere ed esplora il ruolo della complessità nelle PMI attraverso un'analisi qualitativa. La tesi contribuisce alla letteratura, da un lato, identificando, classificando e misurando i principali concetti relativi all'Industry 4.0 e, dall'altro, testando soluzioni per l'implementazione dell'Industry 4.0 su più di 1300 imprese del settore manifatturiero, al fine di indirizzare meglio le politiche e le strategie di innovazione tecnologica
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LODI, Chiara. "International trade, eco-innovation and pollution emissions: theoretical and empirical analysis at firm and country level." Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2019. http://hdl.handle.net/11392/2478810.

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Abstract:
Fin dagli inizi degli anni ’90, il deterioramento ambientale ha ricevuto un’attenzione sempre maggiore ed è diventato uno dei problemi più dibattuti a livello internazionale. Grossi passi avanti sono stati fatti in quanto gli effetti negativi sulla salute umana e sulla sopravvivenza degli ecosistemi sono scientificamente accertati. Considerando questo scenario, le autorità internazionali si stanno coordinando per porre in essere delle politiche che promuovano uno sviluppo sostenibile, attraverso un utilizzo più efficiente delle risorse naturali e una riduzione delle emissioni. Tale processo prevede un meccanismo di adattamento del consumo e della produzione di lungo termine. Dal lato della produzione, molte ricerche hanno studiato la relazione che intercorre tra problemi ambientali, politiche ambientali e aspetti economici e molte ipotesi sono state formulate (Porter Hypothesis, Pollution Haven, ecc.). Tra i fattori economici più rilevanti, un ruolo importante è giocato dal commercio internazionale e dall’innovazione; infatti, i governi stanno emanando politiche che incentivino l’implementazione del commercio e dell’innovazione in un’ottica sostenibile da parte delle imprese, le quali devono anche prendere in considerazione aspetti economici e finanziari. Alla luce di questo, è comprensibile quanto la relazione tra commercio, innovazione e sostenibilità sia complesso e richieda una intensa collaborazione tra tutti i portatori di interesse, dai governi ai consumatori e alle imprese. Considerando l’importanza che tale relazione ha a livello globale, questa tesi mira a investigare l’interconnessione delle politiche ambientali con l’adozione di eco-innovazioni e la decisione di esportare da parte delle imprese. Inoltre, si prefigge di analizzare l’effetto del commercio internazionale e dell’innovazione sulle emissioni a livello aggregato. La tesi si suddivide in tre capitoli. Nei primi due, viene effettuata e descritta un’analisi teorica ed empirica della relazione suddetta con riferimento all’impresa; mentre nel terzo capitolo, tale relazione viene studiata a livello macroeconomico. Il primo capitolo tratta del ruolo dell’eterogeneità tra imprese all’interno delle dinamiche concernenti la Porter Hypothesis. Nello specifico, l’effetto di una tassa Pigouviana sulle decisioni tecnologiche e commerciali di un’impresa viene trattato adottando la versione del modello di commercio internazionale di Melitz proposta da Helpman nel 2006. Le imprese, alla luce dell’introduzione della tassa da parte dei governi, possono decidere se adottare una tecnologia green o meno. Nel dettaglio, esistono tre tipologie di tecnologie: dirty, clean 1 e clean 2, ognuna delle quali richiede diversi livelli di costi fissi e costi variabili. Le tecnologie clean permettono di abbattere completamente l’inquinamento prodotto, quindi non richiedono il pagamento della tassa da parte dell’impresa; inoltre, l’innovazione di tipo 2 è più complessa di quella di tipo 1. La decisione relativa alla tecnologia da adottare ha un forte impatto sulla produttività e, conseguentemente, sulla propensione ad esportare delle imprese. L’analisi teorica condotta suggerisce quattro risultati importanti. Primo, se tutte le imprese decidessero di non adottare una innovazione di tipo clean, le autorità potrebbero sfruttare la tassa come uno strumento efficiente per ridurre l’inquinamento; questo perché le imprese meno produttive lascerebbero il mercato e ciò comporterebbe una riduzione delle emissioni e un miglioramento della produttività media. Secondo, se le imprese potessero scegliere tra due tecnologie solamente, dirty o clean, esse adotteranno la seconda solamente se l’entità della tassa è particolarmente elevata. Terzo, se si considera uno scenario in cui solamente le tecnologie clean possono essere scelte, le imprese sceglieranno quella più complessa solo se sono molto efficienti e, quindi, se è economicamente conveniente introdurla. Infine, se le imprese hanno la possibilità di scegliere tra tutte e tre le tipologie di innovazione, la scelta dipenderà da diversi aspetti tra cui il valore della tassa e la relazione tra costi variabili e fissi che ciascuna tecnologia richiede. Il secondo capitolo riporta l’applicazione empirica del modello teorico presentato nel capitolo precedente. Specificatamente, con riferimento ai dataset CIS2008 e CIS2014 e alle imprese tedesche, vengono testati l’impatto negativo delle politiche ambientali sulla propensione ad esportare e l’effetto positivo delle stesse politiche sull’adozione di innovazioni ambientali. Lo studio ha evidenziato come l’ipotesi denominata Pollution Haven Effect sia confermata per i dati CIS2014. Dato che ci si aspetta un impatto superiore della politica ambientale sui settori più inquinanti, il coefficiente relativo alla regolamentazione è stato differenziato sulla base dell’intensità di inquinamento prodotto da ciascun settore. I settori sono stati classificati come green, grey e brown e i risultati riportano un effetto negativo della regolamentazione sulla propensione ad esportare dei settori brown. È stato, inoltre, messo in luce che l’adozione di innovazioni ambientali spinge le imprese ad aprirsi ai mercati esteri e che, queste ultime, siano incentivate dalle politiche ambientali (weak Porter Hypothesis). Dato che i governi devono considerare che le imprese possono reagire diversamente all’introduzione di nuove politiche, l’analisi è stata condotta anche su tre sotto campioni: piccole, medie e grandi imprese. Questo ha permesso di evidenziare le differenze in termini di efficienza e competitività. Con riferimento alle piccole imprese, le politiche ambientali non impattano sulla loro propensione ad esportare ma sono rilevanti per l’introduzione di eco-innovazioni. Le imprese di medie e grandi dimensioni sono disincentivate dal diventare esportatrici se una regolamentazione viene introdotta, quindi sono meno competitive. La tesi viene conclusa con il terzo capitolo all’interno del quale si analizza l’environmental Kuznets curve per diversi Paesi dell’Unione Europea. Nello specifico, si studiano le diverse cause che possono impattare sull’emissione di inquinanti aerei da parte dei paesi (livello di internazionalizzazione, innovazione, ecc.). Il livello aggregato delle emissioni viene decomposto attraverso l’indice Log Mean Divisia in tre effetti separati (scale, composition e technique) e successivamente si analizzano le determinanti di ciascuno di essi attraverso una stima Seemingly Unrelated Regression. L’analisi è condotta attraverso tre step. Primo, viene testata l’ipotesi di l’environmental Kuznets curve. Come secondo step, viene analizzato l’impatto di diversi fattori economici su ciascun effetto ottenuto attraverso la decomposizione: commercio internazionale, eco-innovazione, dotazione relativa di fattori produttivi e l’utilizzo di energia rinnovabile. L’uso di energia rinnovabile e l’adozione di ecoinnovazioni servono per catturate il progresso tecnologico di un paese e le sue modalità di utilizzo delle risorse; mentre, l’apertura al commercio internazionale viene considerata in quanto può avere un effetto ambiguo sul livello aggregato di emissioni, può incentivarne la produzione o ridurla. Come fase finale si considera il fatto che il commercio possa avere un effetto indiretto sull’inquinamento, quindi si prendono in considerazione variabili di interazione. L’analisi dei Paesi Europei nel periodo 2008-2014 ha evidenziato come le variabili adottate impattino diversamente sui tre effetti sopra citati e che tale diversità sia collegata al tipo di inquinante studiato. Innanzitutto, l’ipotesi della environmental Kuznets curve non è mai verificata. Il grado di apertura del mercato agisce attraverso l’effetto scale e incrementa l’inquinamento aereo; esso agisce attraverso un aumento dell’attività economica dovuta all’espansione del mercato. Il commercio influenza le emissioni anche in modo indiretto e lo fa attraverso il tasso di crescita, la dotazione di fattori produttivi e l’uso di rinnovabili.
Since 1990’s, environmental deterioration has obtained an increasing interest and it is one of the most important issue in the policy debate at the international level. Nevertheless, improvements have been made through, though this kind of problems still have negative effects on human and natural survival. Considering this scenario, governments have done important efforts in order to coordinate their policies towards the promotion of a sustainable development, by fostering an efficient use of natural resources and a reduction of emissions. This process is a long-term mechanism that needs changes in both consumption and production behaviours. Concerning production side, many studies have investigated the relationship between environmental issues, green policies and different economic factors, and many hypotheses have been formulated (Porter Hypothesis, Pollution Haven, etc.). Among these factors, trade and innovation have a relevant effect, so authorities should apply policies that encourage trade and innovation in a sustainable perspective. It is also true that empirical researches have underlined that the relationship among trade, innovation and environment is multidirectional. This means that producers have to manage trade and innovation by considering the environmental scenario but they should also take economic advantage from being green. In view of this, it is evident that the relationship among trade, innovation and sustainability is complex and requires an intensive collaboration between all stakeholders, from governments to consumers and firms. By considering the worldwide importance of this relation, the present thesis aims at deeply investigating the interplay of environmental policies with the adoption of innovation and trade decision at firm level. It also has the objective of analysing the effect of trade and innovation on country level emissions. The thesis is divided into three chapters. In the first two chapters, micro level analyses have been conducted, both from theoretical and empirical perspectives, while in the third one a cross-country study has been done. The three chapters are hereafter described. The first essay theoretically investigates the role of firm heterogeneity into the Porter Hypothesis dynamics. By using the version of Melitz's international trade model proposed by Helpman (2006), we study the effects of the introduction of an environmental tax on technology and trade decisions of firms. Specifically, we suppose that firms could be dirty or clean, depending on the adopted technology, when the government introduces an environmental tax. Clean firms adopt a total abatement technology so that they do not pay the tax. Firms can choose among three types of technology (dirty-type, clean-type 1 and clean-type 2), which require a different amount of fixed and variable costs. Clean-type 2 technology is more complex than clean-type 1 one. Technology decision has an impact on firms’ productivity, which subsequently affects their exporting propensity. This chapter suggests four important results. First, in a situation where all firms are dirty, governments could use the environmental tax as a good instrument for reducing pollution because it forces the least productive firms to leave the market, with a reduction of emissions and an improvement of the average productivity. Second, if firms may choose between a dirty and a clean technology, they are encouraged to adopt a clean technology when the value of the tax is sufficiently high. Since this kind of technology requires a higher level of fixed costs for its implementation, these costs can be compensated by some tax savings. Third, if we consider a scenario with clean-type 1 and clean-type 2 technologies, firms will opt for a more advanced technology if it is economically convenient. This means that firms introduce a complex abatement technology only when a highly-efficient firm is able to cope with it. Finally, in a scenario where all types of technology can be chosen by firms, the international organisation of production and technology adoption will depend on different aspects, such as the amount of the environmental tax, the relationship between variable and fixed costs that each technology requires. The second study is conducted in order to empirically analyse Pollution Havens and Porter Hypothesis by accounting for the role of firm heterogeneity in trade, innovation and environmental regulation. Specifically, we econometrically test, with reference to CIS2008 and CIS2014 manufacturing German firms, the hypothesis of a negative impact of environmental regulation on exporting propensity and the vision of a positive effect of regulation on innovation and, indirectly, on trade performance. The empirical analysis demonstrates that the hypothesis of the Pollution Haven Effect is confirmed for German firms in CIS2014 and when an environmental taxation is implemented. Differently from the existing literature, which suggests that the introduction of an ecoregulation entails some additional compliance costs and, correspondingly, a decreases competitiveness, a not significant effect of policy on exporting propensity of firms is obtained for CIS2008 and CIS2014. Since we expect that regulations have a higher impact on firms’ competitiveness in more pollutant sectors, we admit heterogeneous coefficients of the eco-regulation variable by sector emission intensity. Specifically, sectors are classified as green, grey and brown and results suggest that eco-regulation has a negative effect on exporting propensity in brown sectors only, though losing robustness over time from CIS2008 to CIS2014. Moreover, we have found that eco-innovation positively affects the probability of exporting. Another important result concerns the effect of environmental regulation on eco-innovation adoption. In line with the related literature on the well-known weak Porter Hypothesis, we find that regulation is a fundamental driver of innovation; the introduction of a new or a stringent environmental policy represents an incentive for firms to be innovative. Since policy makers should consider that firms could react differently to regulation in the ecoregulation drawing process, the two perspectives are also tested on three subsamples: small, medium and large firms. This analysis is important because size represents another measure of firm’s productivity, so of its efficiency level and competitive capacity. Concerning small firms, environmental policies do not affect trade propensity but are relevant for the introduction of ecoinnovation. However, the latter positive effect of regulations must be associated with public financial incentives. For medium and large firms, we can state that the existence of a green policy brings firms to be non-exporters. In other words, medium, either brown or grey, firms are less competitive if an eco-regulation is imposed. However, environmental innovation adoption is driven by eco-regulation and is itself a driver for being an exporter. The thesis is completed by a third macroeconomic level study, that aims at analysing different country characteristics, such as internationalisation and innovation profiles, which affect greenhouse gases and acidifying gases emissions in European Union countries. We decompose the overall level of emissions in scale, composition and technique effects by the Log Mean Divisia Index method. Then we investigate the determinants of each component by implementing a fixed effect Seemingly Unrelated Regression estimation. The analysis of different components is conducted through three steps. First, we investigate the effect of per capita income on air emissions. Specifically, we test the Environmental Kuznets Curve hypothesis, which underlines an inverted U-shaped relationship between income and pollution. By following the literature, as a second step, we account for the direct impact of other important economic factors in affecting the shape and turning point of the Kuznets curve, such as trade, eco-innovation, relative factor abundance and renewable energy use. Ecoinnovation and renewable energy use can capture the technological progress of a country and the efficient use of resources. We expect that both variables positively contribute to the reduction of pollution. Furthermore, relative factor endowments, together with eco-innovation, is a fundamental measure of country comparative advantage. Trade has been taken into account because, as the existing empirical evidence shows, its effect on emission can be ambiguous, it could either increase or decrease pollution. Finally, as a third step, since trade has also an indirect effect on pollution through scale, composition and technique effects, we measure the trade-induced impact by adding some interaction terms. The econometric analysis of European Union countries data over 2008-2014 years show that all described economic factors differently affect the three above-mentioned effects and results are strictly related to the analysed type of pollutant. For greenhouse gases, the Environmental Kuznets Curve hypothesis cannot be rejected and is totally driven by the scale effect. This result is not verified for acidifying gases emissions. Furthermore, trade directly increases the level of both air pollutants and this is connected with the scale effect. This means that trade contributes to an increase of domestic economic activity which is reflected into an expansion of production and emissions. Trade also has an indirect impact through income, relative factors endowments and renewable energy use on air emissions, which may be either positive or negative. As a final important result, we obtain that both pollutants show a general reduction over time, common to all European Union countries, and this trend is mainly driven by the technique effect. Thus, we can argue that the European Union common policy tools fostering environmental friendly technology have contributed to improve air quality, although the 2008 worldwide crisis has certainly contributed to this decreasing trend.
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Mariuzzo, Enrico <1992&gt. "Controllo di gestione e risk management in una PMI manifatturiera: il caso Emmetre S.r.l." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/11663.

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Abstract:
L'elaborato tratta inizialmente la descrizione (nell'anno del suo ventennale) del percorso storico della ditta, sottolineando i fattori che sono risultati determinanti per la crescita e lo sviluppo aziendale. In secondo luogo viene descritto dettagliatamente il modello di business utilizzato all'interno dell'azienda suddividendo la spiegazione nei settori di acquisto della materia prima, produzione e vendita del prodotto finito, puntualizzando tutte le procedure compiute dai dipendenti in ciascun settore. La parte finale del lavoro si occupa dapprima di elencare,attraverso concetti teorici, i rischi principali che potrebbero caratterizzare l'azienda e il suo operato, successivamente della descrizione degli stessi all'interno del modello aziendale. Pertanto, rispetto a ciascun rischio, nell'elaborato vengono descritte le modalità di gestione attuabili, le misure necessarie alla prevenzione e, per i principali, sono stati calcolati alcuni indici che hanno lo scopo di confermare quanto evidenziato nell'analisi precedente.
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Dal, Molin Alberto <1997&gt. "La digitalizzazione dell'industria manifatturiera: gli effetti sulla struttura organizzativa e sui modelli di business." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/20329.

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Abstract:
Dalla seconda metà del ventesimo secolo, la produzione industriale dei Paesi avanzati è entrata in una fase di lento e progressivo declino. Recentemente, tuttavia, si sono verificati degli sviluppi tecnologici e sociali che stanno accompagnando il settore manifatturiero verso una nuova fase, caratterizzata dalla centralità assunta dal consumatore finale e dai Big Data. La diffusione di innovative soluzioni tecnologiche - quali Internet of Things, realtà aumentata, intelligenza artificiale e cloud computing - ha infatti richiesto una profonda evoluzione dell’impresa, non limitata all’aspetto tecnico, ma riguardante ogni ambito della realtà aziendale. E’ quindi divenuta necessaria una rielaborazione della struttura organizzativa aziendale, allo scopo di governare le inedite modalità di integrazione tra il fattore umano e gli strumenti tecnologici. Questa evoluzione rappresenta una questione critica per la trasformazione digitale delle imprese, poiché l’introduzione delle suddette innovazioni viene spesso osteggiata dal personale, che le percepisce come una minaccia alla propria funzione nell’azienda; al contrario, invece, numerosi studi suggeriscono come queste tecnologie offrano interessanti opportunità non solo per rendere più efficiente l’azienda nel suo complesso, ma per rendere più efficace lo stesso lavoro umano, migliorando le condizioni di lavoro e consentendo al personale di dedicarsi ad attività a maggior valore aggiunto. Le innovazioni nell’ambito delle telecomunicazioni, inoltre, hanno evidenziato l’importanza della collaborazione tra i partner della catena del valore, al fine di ottimizzare il flusso informativo e conseguire benefici in termini di flessibilità ed efficienza produttiva. Anche in questo caso, emerge come l’adozione acritica delle innovazioni tecnologiche non sia sufficiente a raggiungere i benefici attesi, ma necessiti di un coerente approccio aziendale. Il presente elaborato si pone quindi l’obiettivo di indagare come una completa ed efficace implementazione delle tecnologie innovative necessiti della contestuale adozione di moderni modelli di business, capaci di delineare un nuovo equilibrio organizzativo e di affrontare l’attuale contesto economico, caratterizzato da elevata variabilità ed incertezza.
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Celotto, Lucia <1987&gt. "Rilanciare il manifatturiero italiano attraverso la sostenibilità: il caso delle nuove imprese green del fashion." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/3921.

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Abstract:
Il presente lavoro si pone come obiettivo principale l'indagine dei meccanismi attraverso cui l'imprenditorialità riattiva le competenze tradizionali creando nuovi business, in un settore considerato ormai saturo come quello del manifatturiero. In particolare mira a sottolineare come vi sia la potenzialità di generare innovazione e rilanciare quindi il settore, basando la propria attività su valori quali quello della sostenibilità ambientale e dell'etica ed orientando in tal senso tutta la filiera produttiva. Dopo aver inquadrato il concetto di imprenditorialità nel primo capitolo, facendo ricorso ai contributi teorici che sono stati ritenuti più adatti, il secondo ed il terzo si concentrano rispettivamente sull'analisi del settore manifatturiero e quello della moda critica. La parte centrale della tesi è concentrata nell'ultimo capitolo in cui si indaga il caso delle nuove imprese della moda sostenibile, attraverso lo studio di otto imprese italiane analizzate tramite intervista diretta. Partendo dai risultati ottenuti dalle interviste si è cercato di delineare le caratteristiche di un fenomeno che non è ancora oggetto di particolare attenzione da parte dei policy makers, ma che potrebbe diventare un trend sempre più significativo.
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CROSATO, LISA. "Modelli di distribuzione della dimensione di impresa per i settori manifatturieri italiani: il problema della regolarità statistica e relative implicazioni economiche." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2007. http://hdl.handle.net/10280/134.

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Abstract:
Questo lavoro studia la distribuzione della dimensione d'impresa sulla base di due datasets. Il primo è l'indagine micro1 di istat, che include tutte le imprese manifatturiere con più di 20 addetti sopravvissute dal 1989 al 1997. Il secondo è il file Cerved riguardante l'universo delle imprese del settore meccanico (atecodk29), dal 1997 al 2002. Lo scopo generale della tesi è quello di espolare la possibilità di trovare nuove regolarità empiriche riguardanti la distribuzione della dimensione d'impresa, sulla base della passata evidenza empirica che attesta la (in)capacità di Lognormale e Pareto di modellare in modo soddisfacente la dimensione d'impresa nell'intero arco dimensionale. Vengono per questo proposti due modelli mai utilizzati prima. Gli stessi vengono poi convalidati su differenti variabili dimensionali e a diversi livelli di aggregazione. La tesi cerca anche di esplicitare al meglio le implicazioni economiche dei modelli parametrici di distribuzione adottati secondo diversi punti di vista.
The present work studies the firm size distribution of Italian manufacturing industries on the basis of two datasets. The first is the Micro1 survey carried out by ISTAT, which recorded all manufacturing firms with 20 employees and more surviving from 1989 to 1997. The second is the Cerved file regarding all firms of the mechanical sector (DK29) from 1997 to 2002. The general aim of this research is to explore the possibility to find new empirical regularities in the size distribution of firms, building on the relevant past evidence about the (in) capacity of the Lognormal and Pareto distribution of satisfactorily modelling the whole size range. Two unused statistical models are proposed and validated on different size proxies and at different levels of data aggregation. The thesis also addresses the economic implications of parametric models of firm size distribution in different aspects.
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CROSATO, LISA. "Modelli di distribuzione della dimensione di impresa per i settori manifatturieri italiani: il problema della regolarità statistica e relative implicazioni economiche." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2007. http://hdl.handle.net/10280/134.

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Abstract:
Questo lavoro studia la distribuzione della dimensione d'impresa sulla base di due datasets. Il primo è l'indagine micro1 di istat, che include tutte le imprese manifatturiere con più di 20 addetti sopravvissute dal 1989 al 1997. Il secondo è il file Cerved riguardante l'universo delle imprese del settore meccanico (atecodk29), dal 1997 al 2002. Lo scopo generale della tesi è quello di espolare la possibilità di trovare nuove regolarità empiriche riguardanti la distribuzione della dimensione d'impresa, sulla base della passata evidenza empirica che attesta la (in)capacità di Lognormale e Pareto di modellare in modo soddisfacente la dimensione d'impresa nell'intero arco dimensionale. Vengono per questo proposti due modelli mai utilizzati prima. Gli stessi vengono poi convalidati su differenti variabili dimensionali e a diversi livelli di aggregazione. La tesi cerca anche di esplicitare al meglio le implicazioni economiche dei modelli parametrici di distribuzione adottati secondo diversi punti di vista.
The present work studies the firm size distribution of Italian manufacturing industries on the basis of two datasets. The first is the Micro1 survey carried out by ISTAT, which recorded all manufacturing firms with 20 employees and more surviving from 1989 to 1997. The second is the Cerved file regarding all firms of the mechanical sector (DK29) from 1997 to 2002. The general aim of this research is to explore the possibility to find new empirical regularities in the size distribution of firms, building on the relevant past evidence about the (in) capacity of the Lognormal and Pareto distribution of satisfactorily modelling the whole size range. Two unused statistical models are proposed and validated on different size proxies and at different levels of data aggregation. The thesis also addresses the economic implications of parametric models of firm size distribution in different aspects.
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IPPOLITO, CHRISTIAN. "Un’indagine sugli effetti della registrazione EMAS sulla redditività delle piccole imprese manifatturiere in Italia e Germania." Doctoral thesis, 2013. http://hdl.handle.net/11573/918503.

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Abstract:
Al fine di valutare l'impatto della registrazione EMAS nel breve e medio periodo, sono stati raccolti i dati relativi al ROS per aziende registrate e non registrate secondo lo schema EMAS in Italia e Germania dal 2008 al 2011. L'analisi statistica dei dati mediante test dei ranghi con segno di Wilcoxon e test di Wilcoxon-Mann-Whitney della somma dei ranghi ha portato a concludere che la registrazione ha avuto effetti positivi nel medio termine.
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