Journal articles on the topic 'Immaginario sociale'

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Liviabella Furiani, Patrizia. "Le donne eschilee in guerra tra immaginario e realtà sociale." Euphrosyne 18 (January 1990): 9–22. http://dx.doi.org/10.1484/j.euphr.5.126492.

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Scavarda, Alice, Raffaella Ferrero Camoletto, and Vulca Fidolini. "Stranieri a tavola? Ridefinire i confini identitari attraverso le narrazioni alimentari." MONDI MIGRANTI, no. 2 (August 2021): 135–48. http://dx.doi.org/10.3280/mm2021-002008.

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Abstract:
Attraverso l'analisi di tre casi di studio che utilizzano tre approcci qualitativi diversi (l'intervista, la photovoice, l'etnografia virtuale), il presente articolo mostra come l'alimentazione nell'esperienza migratoria possa fungere da spazio, sociale e vir-tuale, reale e immaginario, per rivendicare confini simbolici che possono essere costruiti in modo nostalgico o riaffermati in quanto tratto distintivo che differenzia chi migra dall'autoctono. Allo stesso tempo, il cibo può operare come terreno di incontro e di ibridazione di tradizioni diverse, disvelando versanti talvolta insoliti o nascosti dei processi migratori.
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Manghi, Sergio. "Liberi, liberi. Tra violenza e fraternitŕ." EDUCAZIONE SENTIMENTALE, no. 14 (September 2010): 55–68. http://dx.doi.org/10.3280/eds2010-014005.

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Abstract:
Dal 1945 ad oggi, le nostre societŕ e il nostro immaginario collettivo sono cambiati profondamente. Ed č cambiato anche il modo di significare la violenza smisurata che ha fatto il suo ingresso nella storia con le bombe di Hiroshima e Nagasaki, nel frattempo proliferate. All'immaginario postbellico, caratterizzato da aspettative di forte integrazione sociale e da un rapporto protettivo, "pater-materno", tra individui e istituzioni, č seguito l'immaginario degli anni '60 e '70, caratterizzato dal dilagare del desiderio "filiale" di indipendenza e di libertŕ. A partire dai primi anni '80, la spinta libertaria č stata incorporata, trasformata e sublimata dall'immaginario "neo-liberale" del capitalismo tecnonichilista (Magatti). Con questa inedita configurazione sociale, caratterizzata dal convergere delle spinte libertarie - radicalmente individualizzate, frammentate ed estetizzate ("godimento cinico": "i"ek) - e degli apparati tecnologici sviluppati in tutti gli ambiti della vita, incluso quello militare, ormai potentemente nuclearizzato, il nichilismo profetizzato da Nietzsche tende a permeare l'immaginario collettivo. Nelle nostre relazioni, dal livello internazionale a quello interpersonale, emerge una nuova sfida: la sfida della fraternitŕ. La sfida del riconoscimento reciproco tra i "figli" in uscita - auspicabilmente - dall'adolescenza della libertŕ.
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4

Palmisano, Danilo. "Per una critica della vittima. Percorsi di accoglienza fra immaginario vittimario e politica del sospetto." WELFARE E ERGONOMIA, no. 2 (January 2021): 20–30. http://dx.doi.org/10.3280/we2020-002003.

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Abstract:
L'articolo presenta alcune osservazioni nate da analisi teoriche e esperienze on field avute dall'autore negli ultimi dieci anni grazie a una ricerca di dottorato condotta dal 2015 al 2018 sulle migrazioni di minori stranieri non accompagnati, oltre a osservazioni sul campo rac-colte durante l'esperienza dell'autore come operatore sociale nei centri di accoglienza dal 2010 al 2015. L'approccio adottato è di tipo qualitativo con l'utilizzo di storie di vita e di os-servazioni partecipanti. L'articolo analizza il sistema di accoglienza che i migranti incontrano una volta arrivati sul territorio italiano: un contesto poroso, con finalità molteplici, in cui istanze securitarie e istanze umanitarie si saldano. In questo quadro il riconoscimento delle vittime della violenza migratoria avviene in un contesto problematico, costantemente in tensione tra stereotipi vitti-mari e politiche del sospetto.
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Mazzoli, Gino. "Senza corpo né tempo. Avventure della psiche individuale e sociale nell'epoca delle nuove tecnologie." RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, no. 2 (September 2020): 7–31. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2020-002002.

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Abstract:
La rivoluzione delle nuove tecnologie non ha l'aria di essere una delle tante svolte nella storia dell'umanità. È come se l'invenzione della ruota, del treno, dell'elettricità e del computer si fossero unificate come forza d'impatto e moltiplicate per un numero infinito di volte. Non stiamo parlando di una singola invenzione, ma di una catena di invenzioni a getto continuo. La velocità con cui vengono introdotte queste innovazioni impedisce un adattamento emotivo e cognitivo sul piano sia individuale che sociale. In particolare, le due variabili essenziali dell'esperienza umana (spazio e tempo) sembrano venire espulse. Questa rivoluzione impatta un immaginario collettivo dominato dalla bulimia di esperienze, beni e diritti che viene espanso all'ennesima potenza dalla performatività tecnologica. E tuttavia questa scena (vissuta in modo inconsapevole, a prezzo di nuovi disturbi psichici come la depressione che è diventata la malattia più diffusa nell'Occidente) è stata sospesa dal Covid, uno stop globale che ha consentito a tutti di vedere il brodo culturale in cui eravamo immersi e di nominare i problemi che ci attraversano. In particolare, la tenuta psichica dell'individuo può essere posta come un nodo politico che riguarda tutti. Una considerazione disincantata della scena può consentire di vedere il virtuale come veicolo non solo di manipolazione e bilocazione fuorviante in realtà aumentate e second life, ma anche come sviluppo della dimensione interiore. Proprio al culmine di una deriva antiumana si apre dunque uno spazio per far transitare nel nuovo mondo in arrivo la specificità e la complessità della nostra specie.
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Prina, Federico. "«Amnesia in Fancy Dress»: il pageant in Between The Acts di Virginia Woolf e in Wigs on the Green di Nancy Mitford." ACME 74, no. 1 (November 26, 2021): 181–200. http://dx.doi.org/10.54103/2282-0035/16797.

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Abstract:
Il saggio si pone come obiettivo l’analisi della rievocazione storica, il pageant, e del suo significato all’interno di due romanzi inglesi dell’interwar period: Between the Acts (1941) di Virginia Woolf e Wigs on the Green (1935) di Nancy Mitford. Il pageant ha rivestito un ruolo di primo piano nell’Inghilterra degli anni compresi fra le due guerre, assurgendo a simbolo della tradizione inglese e della Englishness,e trovando, inoltre, un forte riscontro nella letteratura di quel periodo. In Between the Acts, la rievocazione storica messa in scena da Miss La Trobe nel cuore della campagna inglese, sul prato di Pointz Hall, è il riflesso del caos ineluttabile che contraddistingue la condizione umana nel mondo moderno e del profondo senso di solitudine e di isolamento della società inglese sull’orlo della Seconda Guerra Mondiale. Mitford utilizza invece il pageant come strumento per smascherare l’inconsistente ideologia nazionalista del fascismo inglese di quegli anni, considerata dalla scrittrice solo vuota retorica priva di uno scopo concreto, e rappresentata, in Wigs on the Green, dal personaggio di Eugenia Malmains, la più ricca ereditiera inglese – versione romanzesca della sorella della scrittrice, la fascista Unity Valkyrie – fervente sostenitrice di Captain Jack e delle Union Jackshirts, partito fascista immaginario basato sulla British Union of Fascists di Sir Oswald Mosley. Partendo da una breve introduzione del pageant e del ruolo che riveste nella letteratura inglese degli anni ’30, si passa poi alla sua contestualizzazione all’interno delle opere di queste due scrittrici, focalizzandosi, in particolare, sul significato che assume in relazione al quadro storico-politico, culturale e sociale.
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Giuffrč, Martina. "Immagini dell'Altrove a Capo Verde: Terra Longe e Terra Mamaizinha." MONDI MIGRANTI, no. 3 (March 2011): 131–45. http://dx.doi.org/10.3280/mm2010-003009.

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Abstract:
L'immigrazione č un elemento strutturale della societŕ capoverdiana attorno al quale č stato costruito un diffuso immaginario sia in campo letterario-poetico che nel corpus di racconti tradizionali. In questo saggio metterň in luce come il fenomeno migratorio sia, per coloro che restano a Capo Verde, un processo fortemente polisemico e ambivalente tanto nelle pratiche sociali quanto sul piano simbolico. In particolare tratterň del potere aggiunto che viene attribuito alle persone e alle cose che provengono da fuori, dell'immaginario che si costruisce attorno all'Altrove (Terra Longe) e al luogo d'origine (Terra Mamaizinha) e dei cambiamenti che questo immaginario ha subito da quando l'altrove č diventato terreno di pratiche femminili.
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Ridgway, David. "Theorizing Pontecagnano - MARIASSUNTA CUOZZO, REINVENTANDO LA TRADIZIONE. IMMAGINARIO SOCIALE, IDEOLOGIE E RAPPRESENTAZIONE NELLE NECROPOLI ORIENTALIZZANTI DI PONTECAGNANO (Pandemos s.r.l., Via Magna Grecia, 84063 Paestum 2003). Pp. 280, pls. 12, figs. 36, 10 loose folded pls. ISBN 88-87744-02-5. Eur. 65." Journal of Roman Archaeology 18 (2005): 451–55. http://dx.doi.org/10.1017/s1047759400007480.

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Musarň, Pierluigi. "Oltre la mappa. Spazio urbano e prosumerismo creativo in rete." SOCIOLOGIA DELLA COMUNICAZIONE, no. 43 (September 2012): 120–34. http://dx.doi.org/10.3280/sc2012-043008.

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Abstract:
Illustrando i risultati del progetto di ricerca interdisciplinare Self-Mapping, il saggio analizza il ruolo delle nuove tecnologie e dei processi sociali di costruzione partecipata dell'immaginario turistico, con particolare attenzione allo studio delle modalitŕ di fruizione e attraversamento dello spazio urbano. Muovendo dalla rappresentazione cartografica, il saggio evidenzia come alcune pratiche di prosumerismo creativo possano animare lo spazio urbano, facendolo diventare una rete di luoghi e comportamenti significativi, e creando un immaginario del luogo che viene alimentato dallo storytelling e dalla relazionalitŕ sui blog e sui social network.
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Zanolin, Giacomo. "La natura e l' immaginario: le aree protette come costruzioni sociali." RIVISTA GEOGRAFICA ITALIANA, no. 2 (June 2021): 85–101. http://dx.doi.org/10.3280/rgioa2-2021oa12034.

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Abstract:
L'articolo propone alcune riflessioni sul significato delle aree protette nella prospettiva teorica della social nature. A partire dall'idea che la natura non ha valore in sé, ma è un costrutto culturale, viene qui presentata una discussione teorica basata su tre temi chiave, che offrono l'occasione per riflettere sul potenziale ruolo delle aree protette come elementi di una realtà costruita socialmente e come strumenti funzionali alla territorializzazione contemporanea. Le finalità teoriche sono perseguite attraverso l'analisi sintetica di un caso di studio: il Sistema Parchi dell'Oltrepò Mantovano. Il progetto innovativo che hagenerato questa esperienza singolare e il peculiare approccio alla preservazione e alla promozionedel patrimonio che la contraddistinguono, offrono pertanto spunti di riflessione utili a sostenere e rafforzare l'idea che le aree protette possono assumere un ruolo chiave nella costruzione e nella promozione di una visione alternativa di ciò che è naturale, contribuendo alla produzione di un immaginario collettivo fondato sull'ibridazione tra società e natura.
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Neri, Veronica. "Implicanze etiche dei "visual studies". Metafore e immaginari sociali." PARADIGMI, no. 3 (October 2017): 121–33. http://dx.doi.org/10.3280/para2017-003009.

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Vagni, Tito. "Servizio pubblico televisivo e politiche culturali della disabilità. Modelli di un immaginario consolatorio." SALUTE E SOCIETÀ, no. 2 (March 2020): 56–70. http://dx.doi.org/10.3280/ses2020-002005.

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Olivi, Alessandra. "Oltre il parco e l'orto urbano. Spazio pubblico in movimento e nuovi immaginari urbani." SOCIOLOGIA URBANA E RURALE, no. 98 (July 2012): 60–72. http://dx.doi.org/10.3280/sur2012-098005.

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Abstract:
Nei processi di produzione dello spazio urbano trovano espressione non solo le forme del potere, ma anche quelle del contro-potere. La cittŕ pianificata si trasforma in incubatrice di azioni civiche di resistenza che, dando vita a nuovi spazi ibridi, destabilizzano il paesaggio urbano. Č questo il caso dell'esperienza del Huerto del Rey Moro di Siviglia che si analizza nel presente contributo. Qui, l'allestimento di orti urbani comunitari risponde a una nuova modalitŕ di spazio pubblico che, coniugando il metabolismo ambientale a quello sociale, contribuisce a plasmare nuovi immaginari urbani.
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Cingolani, Pietro. ""Forse domani mi sposo.." Organizzazione sociale, aspetti simbolici e immaginari sulle famiglie romene in migrazione." MONDI MIGRANTI, no. 1 (June 2009): 85–110. http://dx.doi.org/10.3280/mm2009-001005.

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Abstract:
- In this article, the migrant family is analyzed from several points of view: on the one hand, as a cluster of ties, practices and social relations; on the other hand, as a symbolic creation. In rural Romania, family embodies the basic social aggregate: it is the unit of economic production, as well as the main source of affection and individual identities. Build-ing a family represents a major step in the transition to adulthood: today as well as in the past, to young Romanians migration represents the means to accumulate the resources the new family unit needs. Over the years, this process has become more and more complex because of the changes occurred in the social, economic and political conditions of the arrival context. In Italy, the young Romanian migrants experience new ties, new residential solutions and new forms of sociality. They must cope with different conceptions: the way family is conceived in the leading Romanian thought, the ideas Romanians have acquired about Italian family, and, vice versa, the images Italian people have developed about Romanian family. The negotiations and growing distances, the strives and mediations that mark the en-trance in adult life, are placed in the social transnational space between Romania and Italy.Keywords Family; Migration; Romania; Social representa-tions; Transnationalism
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Chinelli, Simona. "La bioetica e i media." PARADIGMI, no. 1 (April 2011): 163–74. http://dx.doi.org/10.3280/para2011-001010.

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Abstract:
Si propongono in questo articolo alcuni dei risultati dell'analisi retorica cui sono stati sottoposti tutti gli articoli dedicati nel 2008 a tematiche biomediche e bioetiche da cinque quotidiani (,,,,). Ne emerge il quadro di una divulgazione bioetica in cui dominano i para-argomenti (,,,, della china scivolosa), le confusioni tra piano descrittivo e piano valoriale del discorso, le fallacie fondate su termini generici, e nuovi immaginari scientifici e sociali. Nelladell'articolo si propone un modello di comunicazione bioetica, che mira ad attivare nel lettore processi decisionali autonomi, basati su competenti conoscenze scientifiche ed etiche.
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Fattori, Nicolò, Elena Orsanelli, and Sofia Sacchini. "Abitare un ‘immaginario’ condiviso. Forme e pratiche collettive di riappropriazione degli spazi urbani." Ri-Vista. Research for landscape architecture 19, no. 2 (January 27, 2022): 144–57. http://dx.doi.org/10.36253/rv-11393.

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Abstract:
The invisible systems that govern the space and transform the city raise reflections and foundational questions about the project, understood not only as a mere sequence of actions, but as the main field that is created between actions, spaces and people. The urban project is located within the social fabric, in the folds of the city, in times and spaces that involve users, administrators, informal groups and associations. The space has been double investigated: from a physical point of view and from a functional perspective, but without forgetting the catalytic action of collective activities and practices of which it is intrinsically bearer. The mapping of the collective spaces and the network of the existing active mobility has been associated with the reflection proposed by the #tuttamialacittà project. Both researches have been carried out in the Veneto region and in particular in the metropolitan city of Venice, and are interconnected with the invisible, where the need to interact with the indeterminacy and ambiguity of the space is tangible, in its many and possible interpretations.
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Pazzini, Claudia. "L’abito immaginato. Abbigliamento e identità nell’albo illustrato moderno." Journal of Literary Education, no. 3 (December 12, 2020): 160. http://dx.doi.org/10.7203/jle.3.17235.

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Abstract:
The essay focuses on the examination of a selection of children’s picture books on the theme of clothing as an element of identity and as a means of personal and social transformation. The gender stereotype has always deprived children of the freedom to imagine themselves different from the imposed social model. Modern quality literature aims to free childhood from these constraints through stories that encourage the free expression of one's personality. "Clothing and childhood" is one of the binomial in which these themes appear most evident. While developing different plots, each selected book tells a story enriched by several levels of reading, more or less evident, and this is also due to particularly accurate illustrations, capable of adding further nuances to the text. Furthermore, even if characterized by the symbolic presence of clothes, these picture books do not make them the narrative fulcrum. In each of these case studies, clothing becomes a pretext for a journey of self-discovery and affirmation of one's individuality in the world. These case studies are a concrete example of the potential of the picture book as a vehicle of complex concepts and stratifications of complementary or parallel meanings that emerge from the dynamic relationship of the text with the image. Each double page opens multiple, free interpretative paths that can be taken at each reading, as the eye catches new aspects and the thought opens up to new discoveries. The imaginary dress is therefore one of the many parallel topics that it was possible to address through these books, with which the possible interpretations of clothing in children's literature have been explored, highlighting above all how much garments are objects charged with metasignification or with projections of a identity in formation such as the one of children.
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Dezio, Catherine. "Verso un'infrastruttura materiale e immateriale per la Bioregione." TERRITORIO, no. 93 (January 2021): 32–36. http://dx.doi.org/10.3280/tr2020-093005.

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Abstract:
L'idea bioregionale sottende un progetto di ricomposizione dei paesaggi di bordo che, ripristinando flussi, funzioni ecologiche, relazioni e identità, realizza un tessuto connettivo e attivatore. Tale tessuto agisce tramite interventi locali, caratterizzati da strumenti e linguaggi multidisciplinari e transcalari. Secondo quest'ottica, gli spazi rappresentano entità che si attivano attraverso una dimensione relazionale, di natura sociale, politica, economica, culturale, dai risvolti spaziali. Pratiche di modificazione, forme di regolamentazione, politiche di governo, gesti e usi, immaginari urbani e rurali concorrono, in forma plurale, alla generazione di spazi che sono il prodotto di questa molteplicità. È, quindi, attraverso questo quadro bioregionale che possiamo rileggere spazi, azioni progettuali e relazioni come elementi di una rete.
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Barbalato, Beatrice. "La teatralizzazione della memoria." Mnemosyne, no. 2 (October 11, 2018): 14. http://dx.doi.org/10.14428/mnemosyne.v0i2.11983.

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Abstract:
Celebrare, ritualizzare il passato spesso svuota di senso l’atto di ricordare. Facendo ricorso ad antiche tecniche di trasmissione orale Ascanio Celestini declina dei fatti verificabili, ‘oggettivi’ con l’interpretazione che degli stessi eventi la gente ha elaborato. Celestini, unico interprete in scena, trasforma il suo monologo in struttura drammaturgica: reiterando i temi della narrazione in una spirale discorsiva, creando un dialogo immaginario col fingere di parlare con un altro, e introducendo degli handicap che, inceppando la narrazione, sottolineano dei punti chiave. Inoltre l’uso stravolto di immagini correnti fa rivisitare il senso comune delle parole (vorrei che fosse sbranato dalle lumache, merda cosmica, ecc.). Celestini ricorrendo ad un vasto serbatioio di sapere condiviso e posizionandolo in una prospettiva di deautomatizazione interpretativa, allerta il pubblico a non assopirsi, l’accentuando ironicamente versioni scontate di eventi sociali e storici.
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Coluccia, Paolo. "Il lavoro tra rischi ed opportunitŕ." RIVISTA TRIMESTRALE DI SCIENZA DELL'AMMINISTRAZIONE, no. 2 (July 2012): 99–108. http://dx.doi.org/10.3280/sa2012-002006.

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Abstract:
La disoccupazione č un grave problema della societŕ occidentale. L'approccio risolutivo č controverso, i dati spesso difformi. Si parla soprattutto con slogan, ma alla fine il concetto di lavoro ne risulta stravolto. S'impone uno studio rigoroso del tema del lavoro, per sfuggire all'ambiguitŕ retorica legata allo sviluppo, all'innovazione e alla competitivitŕ. Negli ultimi anni, gli interventi legislativi bipartisan per modificare il mercato del lavoro (termine infelice) sono stati molteplici. Ma č sfuggito al legislatore fino ad ora il valore del lavoro. Questo non puň essere inteso come una merce, ma come un servizio da rendere alla societŕ. Quale via d'uscita immaginare? Gli interrogativi sono tanti e meritano risposte immediate. Queste non possono che tener conto delle grandi trasformazioni sociali in atto: tecnologica, biologica e geopolitica. E non possono altresě dimenticare la giustizia sociale ed economica nei confronti degli esseri umani.
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Taddeo, Gabriella. "La "memoria giovane": processi, interfacce e significati sociali della memoria nell'era digitale." SOCIOLOGIA DELLA COMUNICAZIONE, no. 40 (June 2010): 81–89. http://dx.doi.org/10.3280/sc2009-040007.

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Abstract:
Il tema della memoria č stato negli ultimi anni esplorato in modo approfondito dalla sociologia dei processi culturali. Molti studiosi hanno evidenziato in modi diversi come proprio in un'era sempre piů caratterizzata dal movimento, dalla liquiditŕ di valori e identitŕ, dalla globalizzazione di immaginari e saperi, il tema della memoria prenda forza, a volte sotto forma di strumento funzionale, altre come nostalgia, altre ancora come commemorazione e rito sociale, o infine solo come "feticcio" identitario. Nel presente articolo si proverŕ a restituire un'analisi del tema della memoria, per come essa č emersa da una ricerca empirica svolta attraverso cinquantadue interviste in profonditŕ a giovani studenti. Si tratterŕ di affrontare, quindi, una memoria "giovane": ovvero l'esperienza di una generazione che sta muovendo i primi passi nella definizione del suo rapporto con il passato, e che probabilmente sta ulteriormente riconfigurando lo statuto funzionale, emotivo e culturale della memoria nella nostra societŕ.
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Olivi, Alessandra. "Segre Malagoli, Enzo y Scotti, Simona (2013). Immaginari del cambiamento in America Latina. Religioni, culture, dinamiche economico-sociali. Firenze: Mauro Pagliai Editore, 205 pp." Revista Andaluza de Antropología, no. 6 (2014): 153–57. http://dx.doi.org/10.12795/raa.2014.i06.09.

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Porro, Nicola. "Il corpo della Nazione. Mito politico e immaginario nazionalistico nella narrazione del Milite ignoto." RIVISTA TRIMESTRALE DI SCIENZA DELL'AMMINISTRAZIONE, no. 2 (September 2009): 5–28. http://dx.doi.org/10.3280/sa2009-002001.

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Abstract:
- In Europe the birth of the mass societies is related to the First World War, epilogue to the era of nationalizations. It gave birth to that myth of the soldier which would represent a crucial point in the construction of nationalistic symbolic apparatuses. In the Italian case, the narration and the sacralization of the Unknown Soldier (Milite Ignoto) constitute their key elements. The research aims at analysing the genesis of a nationalistic political myth anticipating that "disciplinary society" which would identify with Fascism. No-one's body is the aptest one to turn ideally into the everyone's body according to the uprising nationalistic imaginary. The case history shows that even a very recent and painful past can become the object not of a simple representation but of a real social construction. Such a construction * Universitŕ di Cassino, Dipartimento di Scienze motorie e della salute, Viale I. Bonomi snc, 03043 Cassino (Fr), tel. 0776.2994413, mail: nicola_porro@fastwebnet.it. works at the crossroads of identity and memory. Furthermore, it struggles to elaborate an identitarian public memory in which the whole community must recognize itself.Key words: Body; Nation building; Identity.Parole chiave: Corpo; Nazionalizzazione; Identitŕ.
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Antonelli, Fulvia. "Le due etŕ dell'emigrazione." MONDI MIGRANTI, no. 3 (March 2011): 85–97. http://dx.doi.org/10.3280/mm2010-003006.

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Abstract:
In questo articolo si analizzano il ruolo e gli effetti degli immaginari dei giovani che aspirano alla migrazione dal Marocco. Appartenenti a strati sociali popolari e residenti nelle periferie urbane di Casablanca, l'attenzione č posta sui ragazzi che vivono in condizioni economiche e sociali di marginalitŕ nei loro contesti di origine e tentano la migrazione clandestina o irregolare verso l'Europa. Le loro pratiche quotidiane e le loro visioni dell'Europa vengono messe a confronto con quelle delle generazioni di migranti a loro precedenti, dalle quali hanno assorbito esperienze e racconti, reinterpretandoli perň alla luce di un contesto politico e legislativo internazionale profondamente mutato negli ultimi decenni. Attraverso il metodo etnografico si indaga su come questa generazione di giovani costruisca, attraverso reti di apprendimento ed esperienza collettiva autonome, nuove rotte e strategie migratorie e proiezioni di sé e di altrove funzionali alla liberazione dagli stigmi sociali da cui si sentono segnati.
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Paulo Blikstein and Lorenzo Guasti. "Taking Constructionism Outside: Combining outdoor education, maker pedagogy, and constructionist learning." IUL Research 1, no. 2 (December 1, 2020): 186–95. http://dx.doi.org/10.57568/iulres.v1i2.75.

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Abstract:
Quando ripartiranno i processi di istruzione dopo l'emergenza COVID-19, come saranno le scuole? L'articolo discute le possibilità in due aree che possono aiutare ad immaginare l'apprendimento nel mondo post-pandemia: l'outdoor education e la maker education. La vasta letteratura scientifica sull'outdoor education ne mostra l'efficacia. Nel contesto dell'attuale pandemia l'outdoor education diviene ancora più importante, dato che offre il contesto adeguato per mantenere il distanziamento sociale e garantire un basso rischio di contagio. Dato che gli spazi chiusi possono non essere adatti alle attività di maker education per ragioni sanitarie, possiamo considerare di realizzare pratiche di maker education in un contesto di outdoor education. Questo articolo getta le basi per la progettazione di unità didattiche che integrano i principi dell'outdoor education e della maker education.
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Pelillo-Hestermeyer, Giulia. "AAA. cerco partner." Mnemosyne, no. 4 (October 11, 2018): 12. http://dx.doi.org/10.14428/mnemosyne.v0i4.12253.

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Abstract:
Gli annunci per la ricerca del partner, pubblicati online o sulla carta stampata, rappresentano una forma molto particolare di autobiografia. Gli inserzionisti, nel presentare se stessi, il proprio partner ideale, e il futuro che immaginano di condividere con questa persona, concentrano in poche righe un buon numero di informazioni, affidando al tempo stesso anche allo stile e alla costruzione retorica del testo, la buona riuscita della ricerca. Un’analisi che tiene conto della stratificazione di significati in questa forma particolare del parlare di sé, evidenzia la tensione tra soggettività e adeguamento a modelli sociali e linguistici, tra originalità e stereotipia, nonché il tentativo degli scriventi, attraverso la costruzione di un’identità più o meno ludica, di interagire in modi diversi con il destino.
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Panarari, Massimiliano. "Momenti di contaminazione e figure della spettacolarizzazione della disabilità, tra immaginario pop e industria culturale. Il Circo Barnum, Joker e gli X-Men." SALUTE E SOCIETÀ, no. 2 (March 2020): 30–43. http://dx.doi.org/10.3280/ses2020-002003.

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Carrieri, Mimmo, and Elena Persano. "Qualitŕ del lavoro e soddisfazione lavorativa nel lavoro che cambia." SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no. 127 (September 2012): 116–36. http://dx.doi.org/10.3280/sl2012-127008.

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Abstract:
Alla luce di una rinnovata stagione di ricerche che dimostrano come il lavoro nel post-fordismo non sia cosě irrilevante o risolto come era stato immaginato, ma torni ad essere un fattore di formazione delle identitŕ e una questione cruciale nella regolazione dei capitalismi contemporanei, il saggio, a partire da una riflessione su come lo studio della qualitŕ del lavoro possa essere uno strumento esplorativo in grado di fornire una visione multisfaccettata delle condizioni di lavoro e coadiuvare le analisi sulla soddisfazione lavorativa, analizza i risultati piů significativi e i dati piů interessanti della seconda indagine sul "lavoro che cambia", promossa dal Partito Democratico. Una fotografia aggiornata dei problemi e dei cambiamenti sociali del mondo dei "lavori" nel nostro Paese, nonché degli atteggiamenti e delle percezioni dei lavoratori in un quadro dinamico ma incompiuto con aree grigie che aprono spazi all'azione di rappresentanza e a meccanismi mirati di regolazione.
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Parisio, Enrico, and Fabio Mongelli. "Place identity design nel quartiere San Lorenzo a Roma." ECONOMIA E SOCIETÀ REGIONALE, no. 3 (January 2022): 103–17. http://dx.doi.org/10.3280/es2021-003008.

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Abstract:
L'emergenza sanitaria da Covid-19 ha modificando la tessitura delle relazioni sociali e l'approccio allo studio e al lavoro. Il ruolo del designer e, più in generale dell'artista, in que-sto contesto storico così imprevedibile, coincide oggi con quello dell'esploratore che abban-dona i processi di ricerca e sperimentazione individuale, per inseguire una nuova vocazione collettiva che guarda al domani. Città, parchi, piazze, agorà culturali dovranno confrontarsi con stravolgimenti che andranno ad incidere sulle abitudini dei cittadini. Gli spazi pubblici saranno rimodellati con progetti che tengano conto delle esigenze culturali connesse alla socia-lità e all'ambiente. È possibile immaginare un processo di rigenerazione urbana che, coinvol-gendo giovani studenti e ricercatori nella valorizzazione di una determinata identità territoriale, possa trasformarsi in un modello operativo aperto da innestare in altre aree. Roma prova a dare una prima risposta, con uno dei suoi quartieri simbolo: San Lorenzo, dando forma ad un'azione di co-design partecipativo che declina storia e futuro.
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De Pieri, Filippo. "Storie accademiche, storie pubbliche, patrimonio. La pianificazione urbana nell'Europa post-napoleonica attraverso i due siti Unesco di Nizza e La Chaux-de-Fonds/Le Locle." STORIA URBANA, no. 168 (November 2021): 141–63. http://dx.doi.org/10.3280/su2021-168006.

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Abstract:
L'articolo pone a confronto due siti recentemente iscritti nella Lista del patrimonio mondiale Unesco - La Chaux-de-Fonds/Le Locle e Nizza - focalizzandosi sui modi in cui le storie della pianificazione urbana del primo Ottocento sono state mobilitate nella costruzione di narrazioni pubbliche associate al patrimonio urbano. Per quanto simili narrazioni possano apparire discutibili se confrontate con l'evidenza documentaria disponibile, esse sembrano anche capaci di assumere un ruolo di stimolo per l'emergere di nuove ricerche su temi finora scarsamente osservati. I casi di studio offrono un interessante punto di vista per approfondire i legami reciproci che potenzialmente esistono tra storie urbane accademiche da un lato e narrazioni socialmente condivise del cambiamento urbano dall'altro. Se osservati insieme, questi due siti Unesco mostrano la necessità di un riesame comparativo della storia dei piani di primo Ottocento basati sulla griglia, specialmente nell'Europa napoleonica. Già interpretati come l'esito di teorie urbane implicite che privilegiavano l'organizzazione razionale, l'iniziativa individuale, la distribuzione uniforme delle opportunità, questi piani sostennero di fatto una notevole pluralità di immaginari sociali - ben esemplificata in questo caso dalla contrapposizione tra piani concepiti come supporto per il turismo internazionale e le attività di svago lungo la costa francese, e un piano concepito come supporto alla produzione industriale tra le montagne svizzere.
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Marras, Stefano. "Falsi rifugiati? Pratiche di etichettamento di richiedenti asilo alla frontiera." MONDI MIGRANTI, no. 3 (March 2010): 79–97. http://dx.doi.org/10.3280/mm2009-003005.

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Abstract:
Il presente articolo mira a definire, sul piano teorico, chi sia il "rifugiato" in termini propriamente sociologici da una prospettiva che affronta la questione nel solco della teoria dell'etichettamento (labelling), cosě come č stata tracciata da Zetter (1991; 2007). Sul piano empirico, vuole dimostrare, osservando il confronto tra richiedenti asilo e Polizia di frontiera nel particolare contesto di un aeroporto internazionale, l'importanza delle pratiche di definizione e riconoscimento dei richiedenti asilo nel determinarne l'identitŕ e l'agire sociale. Emergerŕ come la costruzione dell'etichetta associata al richiedente asilo si fondi in maniera diffusa sul pregiudizio diffuso tra gli agenti di polizia che si tratti di un "falso" rifugiato; di riflesso, quest'ultimo appare essere il prodotto immaginato dato dalla mescolanza sfumata e cangiante di paradigmi stereotipici. Concludendo, verranno indicate, a livello teorico, le conseguenze derivanti da tale processo di etichettamento, notando come esso informi le pratiche di progettazione ed implementazione di politiche d'asilo, dall'accesso al territorio (sempre piů limitato), al riconoscimento dello status legale (con la crescente negazione dello statuto di rifugiato sostituito da forme di protezione a carattere umanitario) e alla distribuzione delle risorse (sempre piů demandata a reti caritative non statali).
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Ruggieri, Alessandro. "Riflessioni su una consultazione in neuropsichiatria infantile. Condotte violente e fantasie familiari." PSICOANALISI, no. 2 (January 2021): 89–108. http://dx.doi.org/10.3280/psi2020-002006.

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Abstract:
Vengono descritte alcune riflessioni riguardanti una consultazione, effettuata con un orien-tamento psicodinamico, con una ragazza adolescente ricoverata in neuropsichiatria infantile. All'interno di una società, di un gruppo, di una coppia o di una famiglia, vi è talvolta la fanta-sia di poter curare i propri mali punendo questo o quell'individuo, esiliando l'uno o l'altro, cercando un capro espiatorio che solo dovrà modificarsi, senza spesso ripensare alla modalità di base del funzionamento del sistema più allargato. Quasi sempre il sintomo di un singolo è espressione di un insieme di fattori disfunzionali, sociali, familiari, relazionali, per esempio. Nel lavoro clinico in neuropsichiatria infantile siamo partiti dal cercare nelle storie dei genitori e dei pazienti l'origine dei sintomi, di fatto cogliendo parte di una realtà, per poi progredire nel tempo cercando di immaginare insieme il dissociato, il non rappresentabile e il non rappresen-tato. Ci siamo così evoluti nel pensiero dalla storia concreta per progredire dirigendo la nostra attenzione verso la capacità di formazione del pensiero, nel paziente come nei genitori, appro-fondendo il tema dell'interazione tra i pensieri e le fantasie dei genitori e le fantasie e i pensieri dei figli.
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Simporè, Jacques. "Il personalismo nell’area culturale africana." Medicina e Morale 53, no. 2 (April 30, 2004): 353–60. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2004.649.

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Abstract:
< Ai nostri tempi, più che mai, il tema dell’essere umano sta al centro dei dibattiti. Ogni cultura, ogni tendenza filosofica cerca di svelare il mistero dell’uomo e di dare senso e valore all’agire umano. Perciò, il personalismo ha ricoperto più volti nella storia della filosofia. La presente relazione descrive quello africano prendendo come esempio il personalismo sociale dei Bantu e dei Mossi. Per i Bantu, non c’è dicotomia tra essere e Forza Vitale che anima quello che esiste e che sussiste. Poiché, secondo loro, senza questa Forza Vitale non si può immaginare un concepimento dell’essere. Ogni cosa che esiste ha la sua Forza Vitale. Ogni tentativo volto a diminuire o distruggere la Forza Vitale di una persona è una colpa che va punita, non solo dalla società ma anche dagli antenati nell’al di là. Al contrario, contribuire a rafforzare la Forza Vitale dell’uomo e della natura è un atto lodevole. I Mossi, volendo esprimere allo stesso tempo la ricchezza e l’ambiguità della persona umana, hanno elaborato una antropologia fondata su quattro elementi: “sigré”, Forza Vitale ancestrale che si eredita dagli antenati; “kinkirga”, Forza Vitale celeste, personale, immortale; “siiga”, Forza Vitale terrestre, ponte gettato tra il sigré e il kinkira; E “yinga”, Corpo, struttura carnale ove si uniscono queste tre forze della vita per costituire la persona che si esprime con ambivalenza in società. Ponendo la vita come principio primo e mettendo l’enfasi sull’agire della persona nella società, la filosofia africana “vitalista” ha elaborato un personalismo di tipo sociale.
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Filosofi, Fabio, Angela Pasqualotto, and Paola Venuti. "Representation of disability within the school textbook: primary school teachers’ attitudes." Form@re - Open Journal per la formazione in rete 22, no. 1 (April 30, 2022): 106–19. http://dx.doi.org/10.36253/form-12559.

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Abstract:
The school textbook is a cultural artefact capable of conveying a particular cultural and social imagery that clearly affects the attitudes of teachers and learners towards disability. This paper presents an exploratory-descriptive study that aims to investigate the attitudes of primary school teachers towards the representation of disability within the school textbook. Correlation between attitudes and teaching qualifications and experience were also sought. For this purpose, a questionnaire was constructed starting from macro-themes that emerged from semi-structured interviews during the previous qualitative phase. Findings have shown that teachers, while aware of the low educational value of the textbook and the scarcity of images and texts related to disability, have positive attitudes towards inclusive representation, use and design of materials related to special needs. Finally, teachers with the specialization for support activities were found to have more positive attitudes towards the representation and management of materials representing the reality of disability. Rappresentazione della disabilità nei libri di testo: gli atteggiamenti degli insegnanti della scuola primaria. Il libro di testo scolastico costituisce un artefatto culturale che veicola un particolare immaginario destinato ad influenzare le percezioni di insegnanti e alunni. L’articolo presenta uno studio esplorativo-descrittivo che mira ad investigare gli atteggiamenti dei docenti nei confronti della rappresentazione della disabilità all’interno dei libri di testo scolastici. A tale scopo è stato costruito un questionario ad hoc a partire dai macro-temi emersi dalle interviste semi-strutturate durante la precedente fase qualitativa. La ricerca mostra che gli insegnanti, pur consapevoli dello scarso valore educativo del libro di testo e della scarsità di immagini e testi relativi alla disabilità, hanno atteggiamenti positivi nei confronti della rappresentazione inclusiva e delle competenze personali nella gestione di materiali relativi alla realtà dei bisogni speciali. Gli insegnanti in possesso della specializzazione per le attività di sostegno, infine, tendono ad avere atteggiamenti più positivi nei confronti della rappresentazione della e dell’utilizzo di immagini e testi disabilità all’interno dei libri di testo rappresentanti la disabilità.
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Schlesener, Anita Helena. "Educação e Filosofia: uma leitura a partir de Freud e Benjamin." EDUCAÇÃO E FILOSOFIA 33, no. 69 (January 7, 2021): 1467–99. http://dx.doi.org/10.14393/revedfil.v33n69a2019-50448.

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Abstract:
Resumo: O presente artigo tem o objetivo de tecer algumas considerações sobre as concepções de mundo que formam nosso imaginário a partir de uma leitura de Freud e de Benjamin. Este aporte teórico permite entender a dimensão ideológica de ideias e preconceitos que sedimentam o senso comum e que consolidam relações de dependência. A educação, entendida como processo de formação que acontece na vida, se alimenta da filosofia mesmo inconscientemente e as relações sociais e políticas orientam a formação da subjetividade individual. Benjamin explicita estas relações ao analisar as imagens oníricas cotejando os conceitos de sonho e despertar com o objetivo de mostrar a importância de conhecer o passado e elaborar uma história materialista da cultura, como tarefa básica para pensar o futuro.Palavras chaves: Educação. Filosofia. Imagens oníricas. Ideologia. Education and philosophy: a reading from Freud and Benjamin Abstract: This article aims to weave some considerations about the conceptions of the world that form our imaginary from a reading of Freud and Benjamin. This theoretical contribution allows us to understand the ideological dimension of ideas and prejudices that sediment common sense and consolidate relationships of dependence. Education, understood as a process of formation that happens in life, feeds on philosophy even unconsciously, and social and political relations guide the formation of individual subjectivity. Benjamin explains these relationships by analyzing the dream-images by comparing the concepts of dream and awakening with the purpose of showing the importance of knowing the past to elaborate a materialistic history of culture as a basic task to think about the future.Key words: Education. Philosophy. Dream images. Ideology. Educazione e filosofia: una lettura di Freud e Benjamin Riassunto: Questo articolo ha l’obiettivo di fare alcune riflessioni sulle concezioni del mondo che formano il nostro immaginario da una lettura di Freud e Benjamin. Questa base teorica ci consente di comprendere la dimensione ideologica delle idee e dei pregiudizi che basano il senso comune e rinsaldano le relazioni di dipendenza. L'istruzione, intesa come un processo di formazione che accade nella vita, si nutre anche inconsciamente della filosofia e le relazioni sociali e politiche guidano la formazione della soggettività individuale. Benjamin spiega queste relazioni analizzando le immagini dei sogni riunendo i concetti di sogno e risveglio al fine di dimostrare l'importanza di conoscere il passato ed elaborare una storia materialista della cultura, come compito fondamentale per pensare al futuro.Parole chiave: Educazione. Filosofia. Immagini dei sogni. Ideologia. Data de registro: 09/09/2019 Data de aceite: 16/06/2020
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Mancini, Alessandra. "Imagery Rescripting tra vendetta e perdono: una breve rassegna della letteratura." QUADERNI DI PSICOTERAPIA COGNITIVA, no. 51 (January 2023): 91–104. http://dx.doi.org/10.3280/qpc51-2022oa15183.

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L'Imagery Rescripting &egrave; una tecnica terapeutica che ambisce a modificare la rappresentazione mnestica di esperienze passate, collegate a dei sintomi. La sua efficacia &egrave; stata dimostrata nel trattamento del disturbo da stress postraumatico e in quello della fobia sociale. In questi disturbi, il rescripting prevede che il ricordo sia cambiato fermando l'abuso, togliendo potere all'aggressore e proteggendo la vittima. In tale contesto, una domanda interessante &egrave; se sia utile e sicuro oppure rischioso incoraggiare le persone a immaginare di vendicarsi e a esprimere impulsi aggressivi contro il carnefice. Questo contributo si propone di analizzare brevemente gli studi che hanno confrontato gli effetti di rescripting di: vendetta, evitamento e perdono.Dall'analisi della letteratura sembra emergere che i rescripting di vendetta non aumentano l'aggressivit&agrave; ma anzi la diminuiscono in maniera simile a rescripting non-violenti e all'immagine del luogo sicuro. Inoltre, l'aumento dell'affettivit&agrave; positiva nei rescripting di vendetta sembra essere mediato da un incremento del senso di giustizia dei partecipanti. Tuttavia, studi che hanno confrontato vendetta e perdono, hanno mostrato che essa diminuisce il senso di autoefficacia e non porta a una riduzione dell'affettivit&agrave; negativa rispetto al perdono e all'evitamento.Infine, le misure psicofisiologiche mostrano che il perdono &egrave; un processo che implica un maggiore impatto emotivo a breve termine. Pertanto, una combinazione di evitamento cognitivo (effettuato in questi studi tramite scenari positivi) a breve termine e un lavoro orientato al perdono a lungo termine sembrerebbe fornire l'equilibrio pi&ugrave; promettente.
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Caroni, Pio. "E se anche il codice fosse un messaggio? La storia del codice ha senso solo se il codice non ne è il protagonista." Revista da Faculdade de Direito, Universidade de São Paulo 112 (August 28, 2018): 421–38. http://dx.doi.org/10.11606/issn.2318-8235.v112i0p421-438.

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Abstract:
Questo saggio conclude ricerche sulla storia della codificazione del diritto, che l’autore ha iniziato mezzo secolo fa. Se aveva finora concesso molto (e forse troppo) spazio alla elaborazione storica di concetti e quindi alla definizione dello ‘statuto ontologico’ del codice, qui ne prescinde quasi totalmente. Ma si interroga in compenso sul destino concreto affrontato dai codici quando, oramai diritto vigente, entrano nella società, alla quale erano destinati, e tentano di disciplinarla. Vede perciò nel codice un messaggio, il cui valore (rispettivamente significato) non viene anticipato dal legislatore, ma via via appurato dal destinatario, in questo caso dalla società. E per essa (la precisazione non è superflua) da chi emergeva, quindi la dominava, ossia da chi era in grado di imporre proprie scelte di natura giuridica, sociale, economica, politica, rispettivamente di sintonizzare l’astratto codice sulle proprie personali frequenze. Mentre finora la ricerca era come stregata dalla storia dell’elaborazione/formazione del codice, questo diverso approccio sposta l’obiettivo sul dopo-codice, tenta cioè di descrivere in quale realtà si imbatte il codice una volta arrivato a destinazione e cosa nasce concretamente da questo incontro-scontro. E lo fa non per screditare quanto già si fece, ma per scoprirne (e descriverne) ora la parabola completa, grazie ad uno sguardo binario, rispettoso tanto dell’ottica del mittente, quanto di quella del destinatario. A chi interroga siffattamente il passato, molte ricerch non interessano più, massime quelle che gli autori hanno finora svolto muovendo esclusivamente dal testo sanzionato dal codice. Gli sembrano virtuali, immaginarie, frammentarie, una traccia sempre più smunta, che poi si perde nella sabbia. Ma in compenso, forte del suo sguardo binario, riesce magari a dissodare qualche incolto. A spiegare diversamente il rapporto istaurato fra codici regolari e irregolari, a ragionare in modo meno preconcetto sulla nozione di recezione/trapianto, oppure a rendersi conto che – a dispetto di quanto tuttora molti sostengono – ogni codice modifica inevitabilmente, tanto o poco, il quadro della realtà giuridica.
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Ballan, Harry, and Anna Abraham. "Multimodal Imagery in Music: Active Ingredients and Mechanisms Underlying Musical Engagement." Music and Medicine 8, no. 4 (October 26, 2016): 170. http://dx.doi.org/10.47513/mmd.v8i4.478.

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Abstract:
Clinicians and researchers have provided strong evidence for the efficacy of Guided Imagery and Music (GIM) and similar therapies across a wide range of clinical conditions. What is still lacking is a theoretical framework that would allow for the identification of the ‘active ingredients’ in this process. This paper seeks to introduce a new systemic framework for investigating such therapies by examining the biological roots as well as the role of music in the regulation of individual and social life to maintain homeostasis via multimodality by means of arousal, imagery, attentional engagement, emotion, memory and analogous processes. Taking the work of Edelman, Damasio and other leaders of modern neuroscience as a point of departure, homeostasis and multimodality are presented as essential not only to the human life process in terms of our active mental life but also to the fullness of Edelman's "primary consciousness" and Damasio's "core self." The implications of these intricate cross-connections are considered as well as the unique propensity for music to spontaneously and multimodally engage these connections. Proposals are also made to evaluate these ideas and stimulate further research in both basic science and clinical practice. Keywords: multimodality, self, reentrant, signaling, homeostasis, consciousness, music therapySpanishImagineria Multimodal en musica: Ingredientes activos y los mecanismos que subyacen la participación musicalHarry Ballan , Anna AbrahamResumen: Clínicos e investigadores han provisto de sólida evidencia sobre la eficacia de la Imaginería Guiada y Música (GIM) y de terapias similares en un amplio rango de condiciones clínicas. Lo que aún falta es un marco teórico que permitiría identificar los “ingredientes activos” en este proceso. Este trabajo busca introducir un nuevo marco sistemático para la investigación de dichas terapias examinando los marcadores biológicos así como el rol de la música en la regulación del individuo y su vida social para mantener la homeostasis de manera multimodal por medio del alerta, la imaginería, el compromiso atencional, la emoción, la memoria y otros procesos análogos. Tomando el trabajo de Edelman, Damasio y otros líderes de la neurociencia moderna como punto de partida, la homeostasis y la multimodalidad son presentadas como esenciales no solo en los procesos de la vida humana en términos de nuestra vida activa mental sino también en la plenitud de la “conciencia primaria” de Edelman y del “core self” de Damasio. Las implicancias de estas intrincadas conexiones entrecruzadas son consideradas también como la propensión espontánea y multimodal de la música para enlazar estas conexiones. Se propone evaluar estas ideas y estimular nuevas investigaciones basadas tanto en la ciencia como en la práctica clínicaPalabras clave: msica, multimodal, imaginería, homeostasis, conciencia, musicoterapia GermanMultimodale Imagery in Music: Aktive Bestandteile und Mechanismen , die musikalischem Handeln zugrunde liegenHarry Ballan, Anna AbrahamKliniker und Forscher haben überzeugende Evidenz für die Wirkung von Guided Imagery and Music (GIM) und ähnlicher Therapien über ein weites Spektrum klinischer Zustände geliefert. Was noch fehlt, ist ein theoretischer Rahmen, der erlauben würde, die aktiven Bestandteile in diesem Prozess zu identifizieren. Dieser Beitrag versucht, einen neuen systemischen Rahmen für solche Therapien vorzustellen, indem die biologischen Wurzeln und die Rolle der Musik zur Regulation individuellen und sozialen Lebens untersucht werden, die über Multimodalitäten von Arousal, Imagery, attentionales Engagement, Emotionen, Erinnerung und analogen Prozessen Homöostase zu erhalten suchen. Wenn man die Arbeiten von Edelmann, Damasio und anderen führenden Personen der modernen Neurowissenschaften als Ausgangpunkt nimmt, werden Homöostase und Multimodalität als wesentlich nicht nur für den menschlichen Prozess unseres aktiven mentalen Lebens als auch als Fülle von Edelmans „primary consciousnes“ und Damasios „core self“ präsentiert. Die Verflechtungen dieser schwierigen Kreuz-Verbindungen werden sowohl als einzigartige Neigung für Musik bis zur spontanen und multimodalen Beteiligung dieser Verbindung angesehen. Es wurden bereits Vorschläge gemacht, diese Ideen zu evaluieren und weitere Forschung für Grundlagenwissenschaft und klinischer Praxis anzuregenKeywords: Musik, Multimodalität, Imagery, Homöostase, Bewusstsein, Musiktherapie. ItalianHarry Ballan, Anna Abraham Medici e ricercatori hanno forito una forte evidenza dell’efficacia della Guided Imagery and Music (GIM) e di terapie simili, applicate ad una vasta gamma di condizioni cliniche. Ciò che ancora manca è un quadro teorico che permetterebbe l’identificazione dei “principi attivi” in questo processo. Il presente documento si propone di introdurre un nuovo quadro sistematico per indagare tali terapia esaminando le radici biologiche, nonché il ruolo della musica nella regolazione della vita individuale e sociale mantenendo l’omeostasi per mezzo dell’eccitazione, l’immaginario, l’impegno dell’attenzione, emozione, memoria e altri processi analoghi. Prendendo il lavoro di Edelman, Damasio ed altri leader delle neuroscienze moderne come punto di partenza, l’omeostasi e la multimodalità sono essenzialmente presenti non solo per il processo della vita umana I termini di nostra vita mentale attiva, ma anche per la pienezza della “coscenza primadria di Edelman e il cuore di se stesso di Damasio. Le implicazioni di questi intricati collegamenti trasversali sono considerati come anche l’unica propensita per la musica di impegnare spontaneamente e multimodalmente quest connessioni. Le proposte per valutare queste idee e stimolare ultiriori ricerche sia nella scienza di base che nella pratica clinica sono fatte. Parole Chiave: musica, multimodalità, immaginario, omeostasi, musicoterapiaChinese音樂中的多元形式聯想:投入音樂帶來的活化元素與機制對於音樂引導意象(GIM)的廣泛應用及臨床上類似的治療法之效用,臨床工作者與研究者已提出許多有力的證據。然而,能用來定義在過程中的「活化元素」之理論架構則尚未完備。本文試以一種新的架構來研究這些治療,透過生理基礎以及音樂的多元形式與方法,如喚起、想像、集中注意力、將情緒和記憶類比的過程,調節社交生活並維持自我平衡。文中以Edelman、Damasio和其他現代神經科學領導者的觀點出發,以自我平衡及多元形式為基礎,不只是人類生活中的心智活動過程,也將Edelman所提的「首要意識」以及Damasio所謂的「核心自我」作為根基,將這些複雜而交錯連結的意義加以考慮,以音樂獨有的特性將這些多元的模式自發性的連結。作者建議未來要進一步評估這些想法,並激勵更多這方面的基礎科學研究與臨床實踐。Japanese音楽におけるマルチモーダル・イメージ: 音楽的エンゲージメントの基礎的な有効成分と仕組み Harry Ballan, Anna Abraham臨床家と研究者はGIM並びに広範囲での臨床条件における類似した療法の効能について強いエビデンスを提供してきた。理論構成上未だに不足しているのはこのプロセスにおける“有効成分”の証明を考慮に入れることである。本研究は、生物学ルーツの検証によってこれらの療法の調査のための新しいシステムの枠組み、 同時に、覚醒、心像、 注意の調和、感情、記憶、そして相違したプロセスを経たマルチモーダルを通じて恒常性を保持するための個人と社会生活の調整においての音楽の役割の紹介に努める。出発点として、Damasios Edelman氏の研究、そして他の現代の神経学の先駆者について、また、 恒常性とマルチモーダルの活動的な精神的生活の見地からの人類の生活のプロセス、そしてEdelman氏の“主意識”とDamasio氏の “中核的自己” の充満度について言及する。これらの複雑な相互関係の包含について、また、自発性とマルチモーダルをこれらの関係と噛み合わせるための音楽独特の性質が考察される。基礎的科学と臨床においてこれらの見解を評価し将来の研究を促すための提案がなされた。キーワード:音楽、マルチモーダル、イメージ、恒常性、意識、音楽療法 Korean음악의 다중 심상: 음악적 개입의 기초를 이루는 유효 요소와 장치들 Harry Ballan, Anna Abraham 임상의들과 연구자들은 다양한 임상 상황에서 심상 유도 음악(GIM)과 유사한 치료법들의 효능에 대한 강력한 증거들을 제시해왔다. 그러나 이 과정에서 효과적인 요소들을 식별할 수 있는 이론적 토대는 여전히 부족하다. 본 연구는 비유 과정(analogous processes), 기억, 정서, 주의 개입(attentional engagement), 각성(arousal), 심상(imagery) 같은 다중 접근법(multimodality)을 통해 항상성(homeostasis)을 유지하기 위해서 개인 생활 및 사회생활의 규제에서 음악이 하는 역할 뿐만 아니라 생물학적 근거를 조사함으로써 해당 치료법들에 대한 새로운 체계적 토대를 도입하려고 한다. Edelman, Damasio, 그리고 현대 신경 과학의 지도자들의 연구를 출발점으로, 항상성과 다중접근법(multimodality)을 우리의 활발한 정신생활과 관련된 인간의 일상 과정뿐 만 아니라 Edelman의 일차의식(primary consciousness)과 Damasio의 핵심 자아(core self)에도 꼭 필요한 것으로 나타났다. 음악이 다양한 측면에서 이런 연관관계에 개입할 수 있는 독특한 경향성이 있다는 것 뿐 만 아니라 또한 복잡한 교차적 연관관계가 갖는 의의도 고려해야 한다. 본 연구는 기초 과학과 임상현장 두 영역에서 이루어 질 수 있는 추가 연구에 대한 제안 및 평가에 대해 제안한다. 키워드: 음악, 다중의(multimodal), 심상, 항상성, 의식, 음악 치료
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van Meerhaeghe, Marcel A. G. "Protection of Competition in Belgium*." Journal of Public Finance and Public Choice 8, no. 2 (October 1, 1990): 93–101. http://dx.doi.org/10.1332/251569298x15668907345036.

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Abstract Le recenti leggi sulla concorrenza introdotte in alcuni Paesi europei sono basate sulle norme comunitarie. È questo il caso della legge italiana del 10 ottobre 1990 e del progetto di legge belga del 10 settembre 1990.In Belgio è in vigore la legge 27 maggio 1960 contro l’abuso di posizione dominante, mentre non hanno concluso l’iter parlamentare altri progetti di legge sulla politica della concorrenza elaborati successivamente.Pertanto, il testo da esaminare (confrontandolo con la legge italiana e anche con quella comunitaria) è il progetto di legge del settembre 1990.Un primo problema è dato dal fatto che il Trattato di Roma non definisce il concetto di «concorrenza». Questa lacuna caratterizza anche molte leggi nazionali, inclusa quella belga del 1960, che contiene definizioni alquanto approssimative di «abuso» e di «posizione dominante». Il progetto di legge definisce solo tre concetti: «undertaking», «posizione dominante” e «ministro». Neppure la legge italiana fornisce definizioni.Il progetto di legge propone l’istituzione di un «Consiglio della concorrenza», con compiti sia di decisione circa attività anti-concorrenziali, sia di consultazione, di sua iniziativa o su richiesta del Ministro degli affari economici.Il consiglio è composto di dodici membri, di cui sei (compreso il presidente ed il vice-presidente) appartenenti alla magistratura ed altri sei designati sulla base della loro specifica competenza. Dodici membri supplenti sono designati sulla stessa base. Le nomine durano sei mesi e sono effettuate su deliberazione del Consiglio dei ministri. È facile immaginare che la Commissione sulla concorrenza sarà sottoposta a notevoli pressioni politiche. Inoltre, si prevede una commissione di consiglieri, rappresentanti le parti sociali, la cui consultazione ritarderà certamente le procedure.Il sistema previsto dalla legge italiana sembra preferibile, sia perché assicura una maggiore indipendenza dal potere politico, sia perché è più agile.Per quanto riguarda le operazioni di concentrazione, il progetto belga richiede una percentuale della quota di mercato (il 20%) che è inferiore a quella prevista dalla regolamentazione CEE (il 25%) ed inoltre il fatturato minimo richiesto, pari ad un miliardo di franchi belgi, appare eccessivamente basso, anche confrontato con quello della legge italiana, che è circa 15 volte più elevato e da commisurare ad un prodotto interno lordo cinque volte maggiore.Le procedure previste dal progetto belga (come, peraltro, anche quelle comunitarie) sembrano richiedere un eccessivo lavoro burocratico, anche a danno della riservatezza.Uno dei timori suscitati dalla regolamentazione comunitaria, attraverso le deroghe ai divieti di comportamento anticoncorrenziale, è quello di voler dar luogo a politiche industriali o sociali, piuttosto che ad una politica della concorrenza. In una parola, vi è il rischio che prevalga la «politica” vera e propria.Per quanto riguarda i rapporti tra normativa comunitaria e leggi nazionali, è possibile che ambedue siano applicate, purché non venga pregiudicata l’applicazione uniforme delle norme comunitarie.Le autorità nazionali possono vietare accordi rispetto ai quali la Commissione abbia dichiarato di non intervenire. Oltre a svolgere un ruolo di consulenza nei riguardi della Comunità, gli Stati possono inserirsi nel procedimento comunitario. Di fatto, per gli attori puo essere preferibile ricorrere alla magistratura, la quale può decidere il pagamento dei danni, anziché limitarsi ad imporre multe, come fa la Commissione.Con riferimento al sistema belga, si può dubitare che un Paese con un territorio così limitato possa regolamentare le concentrazioni, le quali sono già oggetto di normative comunitarie.Appare inoltre sorprendente, sia nel rapporto belga che nella legge italiana, l’assenza di norme che sopprimano il controllo dei prezzi.Poiché sia la legge italiana che il progetto belga si basano sulla normativa comunitaria, per fame una valutazione complessiva bisogna fare riferimento a quest’ultima, la quale si fonda sulla legislazione anti-trust statunitense che, tuttavia, negli ultimi anni e stata sottoposta a numerose critiche.Appare sempre piu di frequente che monopoli ed oligopoli non siano cosl preoccupanti come si pensava in passato. In particolare, un sistema oligopolistico può essere nella sua essenza concorrenziale.Non sembra quindi opportuno che, di fronte ad una revisione sostanziale di molte idee tradizionali in tema di funzionamento dei mercati, la Commissione e gli Stati membri accentuino il controllo delle concentrazioni.La politica comunitaria non sembra aver avuto un’evoluzione logica e coerente. In passato le concentrazioni mediante fusione venivano incoraggiate; dopo le si è considerate con diffidenza.Gli stessi concetti di «mercato rilevante», «pratiche concertate» e «posizione dominante” sono cambiati nel corso del tempo.Data l’ispirazione liberale del Trattato di Roma, la determinazione del «valore economico” dovrebbe essere lasciata al mercato, senza porsi il problema di identificare prezzi che siano «eccessivi». Anche per quanto riguarda gli accordi di distribuzione esclusiva, non sono chiari i danni che potrebbero conseguirne.In conclusione, le autorità nazionali farebbero meglio se cercassero d’influire sulla politica comunitaria della concorrenza piuttosto che adottarla senza i necessari approfondimenti.
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Giesbrecht, Daniel Florence. "La classe media brasiliana e l’archetipo del pregiudizio di classe." Revista Científica Multidisciplinar Núcleo do Conhecimento, March 16, 2020, 104–24. http://dx.doi.org/10.32749/nucleodoconhecimento.com.br/storia/archetipo-di-pregiudizio.

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Abstract:
Questo articolo ha lo scopo di elaborare una ricostituzione storica, dal seriale a lungo termine, la formazione della classe media brasiliana e anche il suo archetipo di pregiudizio di classe. Abbiamo usato come punto di partenza per la nostra riflessione il fatto che il Brasile ha vissuto più di trecento anni di schiavitù, che ha fatto la profusione di un immaginario razzista, con conseguente pregiudizio e naturalizzato alle popolazioni afrodiscendenti, oltre ad essersi esteso al povero cittadino, in generale. Cerchiamo di mettere in relazione in modo storicista gli oggetti studiati ai concetti sociologici della socializzazione, oltre a caratterizzare le idee borghesi della classe media e delle élite brasiliane dalla storia delle mentalità. Intendiamo contribuire a una migliore comprensione degli ostacoli creati dalla mancanza di pratiche di alterità nelle relazioni sociali quotidiane. Parole chiave: Classe sociale, pregiudizio, schiavitù, esclusione sociale, alterità.
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Battista, Ermanno. "“Noi giovani”. Costruzioni narrative e immaginario collettivo sui giovani tra Settecento e Novecento." Storia e futuro 56, dicembre 2022 (December 21, 2022). http://dx.doi.org/10.30682/sef5622c.

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Abstract:
At the end of the eighteenth century, on the influence of Rousseau’s production, and thanks to that series of social transformations that are at the basis of the birth of bourgeois society, a new social category appears on the public scene, that of the “young”, which since then it will be decisive and at the center of every theory and public discourse. Constructed and imagined by literature, during the nineteenth century the figure of the “young man” was consolidated and built around some paradigms: self-affirmation, the – often violent – contrast with the generation of fathers, the need to impose himself as hero and rejection of the adult world. The present essay traces these characteristic traits of the construction of the image of youth through some of the main literary contributions of the time, up to the First World War: the Great War marks, in fact, for the category of “youth” the passage from myth to history.
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Barbera, Filippo, and Andrea Membretti. "Alla ricerca della distanza perduta. Rigenerare luoghi, persone e immaginari del riabitare alpino." ARCHALP 2020, N. 4 / 2020 (August 7, 2020). http://dx.doi.org/10.30682/aa2004c.

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Abstract:
Living in a territory means being able to take on the “functioning of citizenship” related to moving, feeding, saving, buying, participating, taking care, thinking over time, investing in life plans, assuming social and political responsibility. Living in a territory is the way in which rights related to the status of “resident” become ways of “being or doing” that constitute the well-being of people as citizens. Citizenship is a daily opportunity dependent on the characteristics of the contexts. Irreducibly other than the romantic imaginaries who wanted it isolated, remote, physically separated from the modern world of cities and social change, in the last seven centuries the Alpine mountain has built a complex civilization around the multidimensional axis of the “right distance”. A “right distance” that today, in the face of the Covid-19 pandemic, can be an antidote to the disorganized and individual escape of wealthy classes who can afford it, where to re-inhabit the marginalized places becomes instead the result of a political inversion of the gaze, of a radical and collective change of perspective..
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Belardinelli, Sergio. "Il bene famiglia e le sue funzioni sociali. The Good-Family and its Social Functions." Metafísica y persona, no. 6 (May 30, 2017). http://dx.doi.org/10.24310/metyper.2011.v0i6.2785.

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Abstract:
In una società dove, da più parti, la famiglia è sotto attacco, occorre creare una cultura della famiglia che sia anche per la famiglia. La tendenza a identificare con la famiglia qualsiasi aggregazione di individui, a prescindere dal sesso o dal vincolo che li tiene uniti, produce uno scossone semantico destinato a danneggiare non soltanto la famiglia ma l’intera società. Nonostante i cambiamenti che abbiamo registrato in questi ultimi anni, la famiglia tradizionale continua a essere l’istituzione sociale che più di altre incide sulla formazione delle persone e che più di altre è capace di generare quei capitali individuali e sociali —la fiducia reciproca, il senso del bene comune, la speranza nel futuro, il senso di appartenenza a una catena generazionale, quindi a una tradizione, lo sviluppo di una vera democrazia—, senza i quali è assai difficile immaginare una società degna del nome.In a society where the family suffers attacks from many different sides, a culture of the family is needed that will be also for the family. The tendency of identifying as a family any aggregate of individuals regardless of their sex or of the link that joins them, gives rise to a semantic chaos, which not only hurts the family but society also. In spite of the changes of the last few years, traditional family is still the social institution with more influence on the formation of persons, and the most able to generate individual and social capitals –mutual trust, a shared understanding of common good, hope for the future, the sense of belonging to a generational line or tradition, the development of a true democracy– the lack of which makes it very hard to conceive (the idea of) a society worthy of that name.
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Rabbiosi, Chiara. "Dal Grand Tour all’educazione globale: gli immaginari europei nelle performance visuali di viaggio." Geography Notebooks 5, no. 1 (July 25, 2022). http://dx.doi.org/10.7358/gn-2022-001-rabb.

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Abstract:
This paper frames international student mobilities throughout Europe as a novel Grand Tour to revise the social and material tourist encounter with the continent and ordinary life therein, and advance cultural and political debates concerning the European space. This is done by analysing how European imaginaries are enacted in three tourist pictures of Rome, collected through photo-elicited focus groups with international students. The methods employed in the latest visual and tourism studies were used herein. This study shows how persistent and often stereotyped representations of Europe come together with critical readings of the European society, and highlights the importance – in the geographical analysis of tourist photography – of including more-than-epresentational accounts of what happens before and after shooting a tourist picture.
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Amendola, Alfonso Amendola, and Michelle Grillo. "Nft e Concerti: l’industria musicale tra liveness, sperimentazioni e alternative future." Connessioni remote. Artivismo_Teatro_Tecnologia 3, no. 3 (December 28, 2021). http://dx.doi.org/10.54103/connessioni/16834.

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Abstract:
La pandemia ha definito diverse declinazioni della liveness nella dimensione digitale. Tra i settori più colpiti e che hanno dovuto reinventare linguaggi e forme comunicative, accanto al teatro quello della musica live (il tema disciplinare sul quale vogliamo riflettere). L’industria musicale, da sempre fortemente legata alla prossimità fisica, al necessario rapporto con la strada, inteso come luogo d’ispirazione e nutrimento (immaginiamo le subculture giovanili: dai teddy boys, ai mods, dal movimento hippie, al punk, dall’hip hop alla trap) si è tenacemente reinventata negli ultimi anni negli innovativi spazi digitali: dai social network ai concerti sui videogames (sperimentando un nuovo modo di comunicare e dando vita ad un rinnovato immaginario). Attraverso questo saggio si intende procedere verso una ricognizione e analisi delle pratiche della liveness multimediali, transmediali, intermediali nell’ambito musicale esaminando, in particolare, come gli NFT musicali (Non Fungible Tokens) si siano rivelati come una delle strade più promettenti per continuare a mantenere il legame emotivo, culturale ed identitario tra i performer e i fans. E gettando le basi per un’economia alternativa futura.
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Cubeddu, Raimondo, and Raimondo Cubeddu. "Tempo, incertezza e istituzioni. Conseguenze dell’innovazione e ruolo della politica." REVISTA PROCESOS DE MERCADO, March 19, 2021, 185–203. http://dx.doi.org/10.52195/pm.v4i2.328.

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Abstract:
1. La mia relazione muove dalla riflessione che se per secoli, e per lo meno negli ultimi della vita dello stato moderno, abbiamo considerato la politica prevalentemente come una modalità di accelerazione di alcuni, o della generalità, dei processi sociali verso un fine che, in qualche o vario modo, era ritenuto possibile ed auspicabile, ora dobbiamo iniziare a riflettere sull’opportunità di continuare a farlo. Dobbiamo infatti chiederci se: a) il fatto che il lasso di tempo che intercorre tra una qualsiasi scoperta scientifica e la sua diffusione sociale tende da decenni a restringersi sempre di più; b) la circostanza che il tempo impiegato dalla politica a compiere delle scelte collettive è in costante e generale crescita; c) la tendenza delle aspettative individuali a formarsi in contesti socio-culturali che finiscono per avere sempre minori relazioni con quelli in cui si esprimono politicamente; e, d) il fatto che la grandi innovazioni e modificazioni riguardanti la vita individuale e sociale tendono a realizzarsi fuori dalla sfera pubblica, siano fenomeni che hanno trasformato e che muteranno ulteriormente tanto il tradizionale modo di intendere tanto la politica, quanto il modo e le forme istituzionali in cui si esprime. Di conseguenza —sempre che tutte queste assunzioni siano vere— non possiamo evitare di chiederci quale saranno i futuri ruoli della politica e dello stato, e se uno dei due potrà sopravvivere, ed eventualmente in quale forma, alla scomparsa dell’altro. Da secoli, infatti, siamo così avvezzi a identificare la teoria politica con lo stato (negli ultimi decenni, per di più, molti studiosi hanno compiuto anche un altro passo, per così dire, ‘in avanti’, scambiandola con la costituzione, e lasciando aperta soltanto l’opzione se si tratti di quella nazionale o di qualchedun altra) che fatichiamo ad immaginare la possibilità della politica senza lo stato. A mio avviso si tratta di una possibilità con la quale è il caso di misurarci per il fatto che —per lo meno per quella parte della filosofia politica che non dimentica i classici (o che almeno non pensa che tutti i classici siano tedeschi)— mentre lo stato è una forma storica di organizzazione politica, per ora (e mi associo a quanti se ne dispiacciono), la possibilità che si possa fare a meno della politica non è stata dimostrata in maniera convincente.
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Ferioli, Elena, and Mario Picozzi. "La declinazione del fenomeno doping secondo i Codici deontologici dell’Unione Europea: analisi comparativa." Medicina e Morale 62, no. 4 (August 30, 2013). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2013.92.

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Abstract:
Con il termine doping ci si riferisce all’uso di qualsiasi intervento esogeno (farmacologico, endocrinologico, ematologico, etc…) o manipolazione clinica, che in assenza di precise indicazioni terapeutiche, sia finalizzato al miglioramento delle prestazioni, al di fuori degli adattamenti indotti dall’allenamento. È un fenomeno molto complesso che coinvolge aspetti sportivi, medici, farmacologici, giuridici, sociali, etici, ed è quindi un argomento di attualità per atleti, istituzioni sportive, mondo della Sanità e Governi. Oggi le istituzioni nazionali e internazionali continuano a considerare il ricorso al doping come un’infrazione sia all’etica dello sport, sia a quella della scienza medica. Leggi e ricerca scientifica sono necessari, ma non sufficienti a contrastarne la marcia. Come per la lotta contro la mafia e ogni forma di organizzazione criminale serve lo sviluppo della cultura della legalità e la sua diffusione a partire dagli atleti stessi, dalle loro organizzazioni e, visti i risvolti sulla salute, dal mondo medico. Attraverso questo studio si è voluto indagare il ruolo della deontologia medica nei confronti del fenomeno doping mediante un’analisi comparativa dei Codici deontologici dei Paesi Membri dell’Unione Europea. A seguito di questa analisi è risultato evidente come da parte dei Codici che toccano la problematica del doping ci sia una generale posizione condivisa secondo cui il medico deve limitare le sue prescrizioni ed i suoi atti a ciò che è necessario alla qualità, alla sicurezza e all’efficacia delle cure. Risulta interessante poter immaginare un Codice deontologico europeo che in tema di doping possa rappresentare un efficace punto di incontro tra l’ordinamento sportivo e l’ordinamento statale al fine di poter definire in modo armonico e uniforme i ruoli e le responsabilità professionali del medico proprio nell’ambito delle pratiche di doping, anche a fronte della rilevanza sempre più internazionale degli avvenimenti sportivi. Si è posto infine una specifica attenzione nei confronti delle più recenti frontiere del doping. ---------- The term doping refers to the use of any exogenous intervention (pharmacological, endocrinology, hematology, etc...) or clinical manipulation, that in the absence of precise therapeutic indications, it is aimed at performance improvement, outside of the adaptations induced by training. It is a very complex phenomenon that involves sports medicine, pharmacology, and legal, social, ethical aspects and is therefore a topical issue for athletes, sports institutions, World Health Organization and Governments. Today the national and international institutions continue to consider the use of doping as a violation to the ethics of sport, and to that of medical science. Laws and scientific research are necessary, but not sufficient to counteract the march. As to fight against all forms of criminal organization, it is necessary to develop a culture of legality and its spreading from the athletes themselves, their organizations and, considering the implications on health, the medical world. Through this study we aimed at investigate the role of medical deontology against doping through a comparative analysis of the deontological Codes of the European Union Member States. Following this analysis is evident that the Codes, that argue the issue of doping, have the common view that the physician must limit its requirements and its acts to that which is necessary to the quality, safety and effectiveness of care. It is interesting to imagine an European deontological Code that, on the subject of doping, can be an effective meeting point between sports and state laws, in order to define harmonious and uniform roles and professional responsibilities in the context of the doctor’s own doping practices, even considering the international relevance of the actual sport competitions. It was finally placed a specific focus on the latest frontiers of doping.
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