Dissertations / Theses on the topic 'Idrogeologia, sistemi informativi territoriali'

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Erti, Susanna. "Studi per la caratterizzazione dei punti d'acqua nella carta geologico tecnica digitale del Friuli-Venezia Giulia:rapporti esistenti tra la falda freatica e le falde artesiane della Pianura Friulana." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2008. http://hdl.handle.net/10077/2556.

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Abstract:
2006/2007
Il lavoro di tesi è stato sviluppato con l'obiettivo di individuare l'influenza delle acque della falda freatica sulle caratteristiche idrochimiche e idrodinamiche delle falde artesiane della Pianura friulana. Per raggiungere questo scopo ci si è proposti di avere una visione d'insieme del chimismo delle acque di falda e delle sue modificazioni nel tempo, di individuare i bacini di alimentazione e di evidenziare eventuali areali scarsamente monitorati, utilizzando gli strumenti di elaborazione e grafici di ArcGIS. Al fine di evidenziare i rapporti tra la falda freatica e le falde artesiane della Pianura friulana sono stati raccolti dati riguardanti i pozzi che pescano in queste falde e che quindi forniscono indicazioni sul chimismo delle acque, dati sulla stratigrafia dei pozzi e sui livelli piezometrici delle falde. Accanto ai dati sui pozzi sono stati raccolti dati riguardanti il chimismo di alcune sorgenti montane e dati inerenti il valori isotopici delle acque piovane. Si è usufruito prevalentemente del materiale raccolto dalla regione F.V.G., dai dipartimenti provinciali dell' A.R.P.A. F.V.G. e dal Dipartimento di Scienze Geologiche Ambientali e Marine (Di.S.G.A.M.) dell'Università di Trieste. Successivamente è stato creato un database in MS Access, in quanto di facile importazione in ArcGIS, che consentisse di organizzare in maniera opportuna i dati raccolti. In particolare il database è composto dalle schede relative ad ogni singolo pozzo, sorgente e pluviometro, nelle quali vengono inseriti i dati topografici e i dati chimici e geochimici raccolti nel tempo e per i quanto riguarda i pozzi anche i dati stratigrafici e le freatimetrie. In base alla tipologia dei dati raccolti, per ciascuno dei tre elementi la scheda è stata strutturata in maniera tale da essere composta da una tabella principale, dedicata ai dati topografici e di caratterizzazione, e da una o più tabelle secondarie per l’inserimento di tutti gli altri dati opportunamente suddivisi. Va sottolineato che indipendentemente dalla quantità di dati a disposizione, il database è stato strutturato anche in modo da rispondere a quelle che sono le indicazioni fornite dell’attuale normativa (Dlgs. 3 aprile 2006, n. 152) per la tutela delle acque dall’inquinamento, offrendo quindi la possibilità di un utilizzo più ampio del database di quanto previsto per il presente lavoro, consentendo ad esempio la definizione delle classi che evidenziano lo stato chimico dei corpi idrici sotterranei o la caratterizzazione delle acque destinate al consumo umano. Dopo un analisi preventiva del materiale raccolto è stata selezionata una rete di pozzi sulla quale effettuare alcune elaborazioni dei principali parametri chimici e isotopici che consentissero la caratterizzazione delle falde. La rete scelta per effettuare le elaborazioni è quella utilizzata nell'ambito della convenzione di ricerca tra A.R.P.A. F.V.G. e Di.S.G.A.M. “Per il rilevamento dello stato dei corpi idrici sotterranei” (2004-2006), in quanto oltre alle analisi chimiche sono state effettuate anche analisi isotopiche che risultano di fondamentale importanza per la definizione di bacini di alimentazione. Il database creato è stato poi importato in G.I.S., (Geographic Information System) costituendo in tal modo un sistema informativo territoriale, al fine di effettuare le opportune elaborazioni per raggiungere gli obiettivi prefissati. I G.I.S. infatti sono attualmente tra gli strumenti maggiormente utilizzati per la gestione e la tutela del territorio, in quanto strumenti di analisi che hanno la capacità di mettere in relazione discipline diverse. Queste correlazioni tra tematiche diverse sono possibili in quanto i software G.I.S. hanno la capacità di georeferenziare i dati, di legarli attraverso mutue relazioni spaziali e di attribuire ai singoli dati inseriti elementi descrittivi di varia natura. Sfruttando queste potenzialità, attraverso il software ArcGIS della ESRI e tutte le sue applicazioni, sono state create alcune carte tematiche di isoconcentrazione dei principali parametri chimici delle acque di falda che in primo luogo hanno permesso di avere una visione panoramica del chimismo delle acque sotterranee a partire da un insieme di dati tabellari di difficile interpretazione. Questo ha permesso una prima individuazione delle relazioni tra la falda freatica e la falda artesiana dal punto di vista chimico ed ha consentito la suddivisione del territorio in province idrogeologiche. Inoltre, tenendo conto dei risultati derivanti dalle elaborazioni sui parametri chimici, il confronto tra i dati isotopici delle acque sotterranee di pianura con i dati isotopici delle acque piovane ha consentito una prima individuazione dei bacini di alimentazione. Altri tipi di analisi statistiche sulla distribuzione geografica dei pozzi hanno permesso di evidenziare gli areali scarsamente monitorati, all’interno dei quali ulteriori indagini produrrebbero risultati più attendibili. Le analisi effettuate avevano l’obiettivo di estrapolare informazioni su tutto il territorio di interesse sulla base di dati localizzati puntualmente, realizzando infine delle carte tematiche di isoconcentrazione. Questo procedimento di estrapolazione è stato effettuato mediante il modello Kriging esponenziale, che è stato selezionato attraverso un analisi geostatistica dei dati, al fine di quantificarne l’autocorrelazione spaziale. L’analisi ha infatti dimostrato che il modello esponenziale era tra tutti quello che offriva maggiori garanzie di attendibilità. Senza questa fase d’indagine preventiva che serve a capire quanto il valore di un certo parametro nella zona circostante una misurazione “dipenda” da quest’ultima, le carte tematiche che vengono sviluppate con il Kriging possono rappresentare un situazione molto diversa da quella reale. Le elaborazioni presentate hanno sicuramente consentito di raggiungere gli obiettivi prefissati. Tuttavia è opportuno puntualizzare che il progetto può essere oltre che facilmente aggiornato, anche utilizzato per altri scopi come ad esempio la valutazione della qualità delle acque sotterranee dal punto di vista dei parametri chimici fondamentali, la valutazione della qualità per il consumo umano, per uso irriguo, ecc., e questo perché il database è stato creato anche in linea con le indicazioni delle attuali normative sulle acque sotterranee. Sempre nell’ottica di rendere il progetto più completo possibile, il database è stato strutturato con l’idea di rendere possibile l’inserimento dei dati riguardanti le sorgenti. Nel presente lavoro questi dati non sono stati coinvolti nelle elaborazioni, ma nell’ambito di studi idrogeologici più dettagliati, potrebbero risultare molto importanti (ad esempio contribuire ad una definizione più accurata dei bacini di alimentazione). In conclusione possiamo dire che gli aspetti fondamentali e trattati con maggior attenzione che caratterizzano questo lavoro sono stati: 1. la creazione di un progetto G.I.S. basato su un database di facile utilizzo che fosse il più completo possibile e in linea con le vigenti normative in materia ambientale, in modo tale da prestarsi ad elaborazioni di vario tipo; 2) lo studio attraverso gli strumenti di arcGIS dell'autocorrelazione spaziale dei dati riguardanti i pozzi, che ha permesso la realizzazione di mappe tematiche che si possono considerare le più attendibili tra quelle ottenibili con questo software e che in ultima istanza hanno permesso di individuare delle diverse aree di alimentazione nella falda freatica e di dimostrare l'influenza dal punto di vista chimico della falda freatica sulle falde artesiane della Pianura friulana.
XX Ciclo
1971
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2

BONOMI, TULLIA. "Sistemi Informativi Territoriali per la valutazione del bilancio del sistema idrogeologico milanese." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 1995. http://hdl.handle.net/10281/14096.

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Abstract:
L'oggetto dello studio è stato la valutazione del bilancio di massa delle acque sotterranee nel sistema idrogeologico nell'area milanese utilizzando i SIT ed applicando un modello di flusso, con particolare riguardo alla ricostruzione delle caratteristiche idrogeologiche del sistema. La zona in esame viene considerata, da un punto di vista idrogeologico, come sede di un acquifero monostrato salvo locali situazioni con presenza di intervalli argillosi che ne interrompono la continuità. I corpi presenti costituiscono una litozona rappresentata, da un punto di vista tessiturale, prevalentemente da termini ghiaiosi e ghiaioso-sabbiosi, con locali e discontinui livelli argillosi, geneticamente attribuiti a depositi fluvioglaciali ed alluvionali. Data l'estensione dell'area di studio, 1989 km2, che interessa il territorio di 189 comuni compreso quello di Milano, con quasi quattro milioni di abitanti ed un prelievo idrico complessivo annuo per tutta l'area superiore al miliardo di m3, è stato necessario mettere a punto un sistema informatizzato di gestione ed elaborazione dei dati. Tale attività è stata realizzata all'interno di un sistema integrato di hardware e software (SIT) che permette di operare sia con formati vettoriali che raster. Per la valutazione del bilancio idrogeologico è stato necessario valutare la distribuzione territoriale degli elementi e dei fattori del sistema sia per quanto riguarda le geometrie ed i parametri idrogeologici dei corpi interessati, sia relativamente alla variazione, nel tempo e nello spazio, dei fattori dinamici relativi alle entrate ed alle uscite dal sistema. Sono stati elaborati i dati relativi ai pozzi pubblici (1858) e privati (3001) raccolti, georeferenziati ed archiviati in un database associato a programmi per l'elaborazione statistica. Sono stati utilizzati software realizzati allo scopo, per ricostruire la distribuzione di classi granulometriche significative ai fini del modello idrogeologico, nell'intervallo di sottosuolo definito dalla litozona ghiaioso-sabbiosa. Sono state anche effettuate elaborazioni per definire con precisione le geometrie della zona. E' stata inoltre messa a punto una tecnica di elaborazione che consente, tramite estrazione dal database dei dati relativi a tutti i pozzi che captano solamente l'acquifero interessato e dei quali fossero contemporaneamente presenti i dati idraulici, di valutare la distribuzione della permeabilità e della trasmissività dell'acquifero. E' stata verificata una buona corrispondenza tra le zone interessate da elevate percentuali di termini grossolani e le zone ad elevata permeabilità e portata specifica. La ricostruzione dell'andamento della falda libera, nel tempo e nello spazio, è stata effettuata mediante elaborazione dei dati piezometrici mensili archiviati nel database. Sono stati raccolti ed inseriti nel database i dati piezometrici mensili storici di 92 stazioni, relativi agli ultimi 18 anni, e per alcune di esse quelli dal 1936. Per tutte le stazioni della rete CAP, inoltre, sono stati raccolti ed archiviati i dati relativi al quadriennio 1990-1993. Il livello della falda è funzione dei parametri idrogeologici dell'acquifero e dei fattori dinamici che agiscono sul sistema. In particolare la risposta della falda rappresenta l'effetto dinamico dell'interazione delle masse d'acqua in entrata ed in uscita variabili nel tempo e nello spazio. Per valutare l'evoluzione sinergica degli elementi che caratterizzano il bilancio del sistema, sono state considerate le sequenze storiche rappresentate da precipitazioni ed irrigazioni per le entrate e da prelievi dai pozzi e venute a giorno dai fontanili per le uscite. I trend socio-economici, indicativi di un diverso uso del territorio, agricolo e/o industriale, sono stati confrontati con l'andamento piezometrico per valutarne le connessioni ed i rapporti. Si e' riscontrato che non vi e' una corrispondenza univoca tra uno solo dei fattori in entrata o in uscita con l'evoluzione della falda, ma che invece tutti i fattori concorrono sinergicamente a determinarne l'andamento; inoltre l'influenza dei vari fattori varia nell'ambito del sistema idrogeologico considerato nel tempo e nello spazio. E' stato quindi applicato un modello matematico numerico di flusso delle acque sotterranee a differenze finite tridimensionale (Modflow) per la valutazione del bilancio di massa del sistema idrogeologico considerato e la simulazione della superficie piezometrica. Per l'inserimento dei dati nel modello, sono state messe a punto diverse tecniche informatiche che permettono di interfacciare tra loro i numerosi sistemi utilizzati. I dati reali sono stati georeferenziati ed interpolati per tutta l'area previa discretizzazione con una griglia a maglie quadrate di 500 m di lato, costituita da 136 colonne e 104 righe pari a 14144 celle, per poterli importare direttamente nel modello.. Per tutti gli elementi che caratterizzano le geometrie, i parametri e le voci del bilancio del sistema idrogeologico sono state elaborate le matrici relative alla loro distribuzione spaziale e temporale. Il modello è stato tarato per il 1990, ultimo anno del quale sono disponibili tutti i dati del bilancio idrogeologico. Questi sono complessivamente costituite da poco meno di un miliardo di m3/a in entrate, di cui un 30% dovuto alle precipitazioni ed il rimanente alle irrigazioni, e poco più di un miliardo di m3/a in uscita, legati essenzialmente a prelievi pubblici e privati. La distribuzione delle quantità relative alle varie voci è stata differenziata all'interno dell'area in base: alle diverse quantità di erogazioni effettuate dai consorzi irrigui sia arealmente che mensilmente; alle percentuali di territorio effettivamente irrigato, valutando cella per cella la percentuale di aree urbanizzata e quella agricola; al regime dei prelievi durante l'intero arco dell'anno. I limiti del modello applicato al sistema sono stati così definiti: a potenziale controllato rappresentato dai Fiumi Ticino ed Adda, ad Ovest e ad Est; a potenziale controllato nella zona meridionale lungo la linea dei fontanili; di ricarica nella zona settentrionale. In base alle elaborazioni effettuate ed alla conseguente calibratura del modello, sono state simulate le piezometrie nell'arco di tempo del 1990, con passi di tempo mensili. Le piezometrie così ottenute sono risultate essere analoghe con quelle reali, sia per le oscillazioni mensili che per la loro distribuzione areale. Il modello ha simulato le direzioni di flusso, il gradiente piezometrico e le quote della falda con una variazione complessiva, dopo un intero anno, riferita alle differenze tra piezometrie reali e quelle simulate del mese di dicembre sull'ordine di 2 m al massimo per l'80% dell'area. Successivamente, visti i buoni risultati ottenuti, è stata effettuata una simulazione su 2 anni consecutivi, il '90 e il '91 con passi di tempo mensili, ipotizzando i dati non disponibili relativi ad alcuni fattori di bilancio. La piezometria così simulata alla fine dei 2 anni, dicembre 1991, è risultata essere analoga come distribuzione territoriale ed oscillazioni mensili con quella reale, mentre sono risultate essere più marcate, in senso negativo, le differenze tra quella reale e quella simulata, comunque sull'ordine di 2 m sul 70% dell'intera area considerata. I risultati ottenuti dall'elaborazione del modello devono essere valutati tenendo presente che vi sono delle disomogeneità dei dati e/o delle imprecisioni riferite a: - distribuzione spaziale di alcuni parametri idrogeologici in quanto desunti indirettamente dalla distribuzione delle tessiture dei corpi costituenti il sottosuolo; - distribuzione spaziale e temporale di alcuni fattori di bilancio, di cui sono note solo le quantità complessive annue e le attribuzioni a generiche entità territoriali; - distribuzione della piezometria reale iniziale riferita a misure effettuate in condizioni statiche, mentre quella simulata si riferisce a condizioni dinamiche; - distribuzione piezometrica reale iniziale con locali anomalie cui non corrispondono analoghe anomalie nei valori dei parametri idrogeologici considerati; - problemi strettamente connessi alla modellistica non facilmente adattabile a complesse situazioni reali, per cui vi sono alcune schematizzazioni riferite, per esempio, alle geometrie dei corpi interessati. L'integrazione e la omogeneizzazione di tali informazioni richiederebbe un notevole dispendio sia in termini di risorse economiche che di tempo per poterle adeguatamente effettuare, probabilmente però senza riuscire ad ottenere un proporzionale miglioramento dei risultati. Data la metodologia adottata è comunque possibile aggiornare, integrare, omogeneizzare i dati in qualsiasi momento. In ogni caso i risultati ottenuti con le simulazioni sono i migliori possibili, in funzione dei dati attualmente disponibili, e comunque validi in base al confronto con la realtà. Si ritiene quindi che in una analisi costi benefici i risultati ottenuti siano buoni. Lo sviluppo di un database e di software originali ha anche permesso di ricostruire, in base ad un notevole numero di pozzi e relative stratigrafie (2784), la distribuzione delle tessiture nei corpi idrogeologici considerati. L'utilizzo di un SIT ha permesso di poter applicare in modo adeguato un modello di simulazione in quanto è stato possibile valutare in modo ottimale la distribuzione dei vari elementi del sistema idrogeologico che sono estremamente articolati sia spazialmente che temporalmente. Inoltre è stato possibile, in tempi relativamente brevi, aggiornare, integrare, migliorare, correggere i dati e conseguentemente la loro relativa distribuzione matriciale.
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3

Treu, Francesco. "Studi per la messa a punto di un sit geologico stratigrafico e geologico applicato:il sit delle sorgenti." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2010. http://hdl.handle.net/10077/3625.

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Abstract:
2008/2009
Il lavoro di tesi è consistito nella creazione di un Sistema Informativo Territoriale dedicato alle sorgenti d’acqua presenti nel territorio della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia. Il SIT realizzato è stato in grado di rispondere positivamente alle aspettative e ai propositi che ci si era prefissati, ovvero quelli di ottenere un quadro delle conoscenze sulle emergenze d’acqua presenti in regione abbastanza completo e di produrre, al contempo, uno strumento informatico valido, sicuro e flessibile per l’archiviazione e l’elaborazione delle informazioni inerenti le stesse. Il lavoro svolto ha permesso anche di sviluppare alcuni semplici procedimenti, per lo più informatici, d’ausilio alle operazioni di revisione, validazione, omogeneizzazione, assemblaggio e accorpamento di dati e metadati e di individuazione di punti omologhi. Inoltre, il progetto ha permesso di fornire utili suggerimenti per il miglioramento, in previsione futura, della qualità dei procedimenti di rilevamento e di acquisizione dati riguardanti le sorgenti. Il materiale che è stato inserito nel SIT è, al momento, costituito da buona parte di quello reperito presso tre principali fonti di dati, rappresentate rispettivamente dal Dipartimento di Geoscienze dell’Università degli Studi di Trieste, dal Servizio Idraulica della Direzione Centrale all’Ambiente e Lavori Pubblici e dal Dipartimento Provinciale di Udine dell’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente. Solo da esse sono state raccolte informazioni relative complessivamente a ben 1342 sorgenti, diventate 934 in seguito alla individuazione dei punti omologhi e all’accorpamento dei dati. Per queste emergenze si dispone ora di una significativa quantità di dati associati (localizzazioni, portate, utilizzi, analisi idrogeochimiche delle acque...) e documentazioni allegate. Il SIT sviluppato, sebbene per certi versi sia da considerare ancora un prototipo e necessiti di alcune implementazioni, si è mostrato uno strumento utile per la gestione ed elaborazione di dati inerenti le sorgenti. Inoltre, malgrado i dati immessi racchiudano al proprio interno ancora alcuni elementi di incertezza e il numero delle sorgenti catastate sia al momento esiguo (se rapportato alla quantità di quelle effettivamente presenti sul territorio), il progetto può già rappresentare un buon quadro di riferimento a livello regionale. Si auspica che esso, con le dovute integrazioni e aggiornamenti, possa divenire nel tempo un efficace strumento per la programmazione delle strategie volte alla tutela e alla gestione delle acque sorgive. Andando in dettaglio, la creazione del SIT è stata una operazione molto complessa, che si è svolta in più fasi, eseguite in sequenza, in parallelo o secondo cicli iterativi. L'analisi dei requisiti è avvenuta in parallelo alla raccolta e disamina dei dati e metadati ed è servita ad ottenere le informazioni necessarie per la pianificazione dello sviluppo del SIT. L’analisi dei requisiti informatici, in particolare, è stata compiuta all’inizio del progetto, al fine di poter essere quanto prima operativi. Essa è stata condotta in parallelo, per garantire la piena compatibilità e interoperabilità, ed ha portato alla scelta di Windows quale Sistema Operativo (nelle versioni XP Pro e Vista) e di Microsoft Access e ESRI ArcGIS quali software RDBMS e GIS rispettivamente. L’accoppiata software si è rivelata vincente, grazie anche alla piena interoperabilità conseguente alla scelta dell’utilizzo del Personal Geodatabase quale modello di dati. L’utilizzo di quest’ultimo è stato ritenuto più che sufficiente per le finalità del progetto di lavoro, avvenuto in configurazione “stand alone” (qualora sorgesse la necessità di un passaggio in versione “multiutente in scrittura” o “web”, entrambi i software permettono una vasta gamma di possibilità di conversione del modello e formato di dati in configurazioni di tipo “client server” e “web gis”). La raccolta dei dati e metadati relativi alle sorgenti d’acqua della Regione Friuli Venezia Giulia è stata svolta in parallelo all’analisi dei requisiti del SIT ed è stata accompagnata da nuove operazioni di rilevamento e acquisizione dati, eseguite nell’ambito delle collaborazioni alle attività di ricerca del Dipartimento di Geoscienze. La ricerca bibliografica si è concentrata dapprima sul materiale già a disposizione del Dipartimento di Geoscienze (che ha ereditato i lavori e la mole di dati raccolti ed elaborati dall’ormai divenuto ex Dipartimento di Scienze Geologiche Ambientali e Marine, assorbito in esso all’inizio dell’anno 2010). Successivamente, l’attenzione si è rivolta a fonti esterne. Complessivamente è stata raccolta una notevole mole di documenti e dati, allo stato cartaceo o già digitali, questi ultimi però distribuiti “a macchia di leopardo” sul territorio e caratterizzati da dissimiglianze, disomogeneità e gradi di qualità non sempre comparabili, conseguenti alla provenienza da diverse tipologie di fonti informative. La fase successiva, relativa alla correzione dei dati reperiti e alla definizione di criteri di accettazione, è avvenuta avvalendosi di procedure informatiche e si è resa indispensabile per garantire standard di qualità e precisione al progetto. L’identificazione delle problematiche connesse ai dati, inoltre, ha messo in evidenza la necessità di dover disporre, già in fase di controllo e validazione, delle funzionalità di ArcGIS. Questa esigenza è nata soprattutto per facilitare la revisione delle coordinate e l’individuazione dei punti d’emergenza omologhi presenti nelle fonti considerate, operazioni difficili da eseguire in ambiente “non GIS” a causa dell’utilizzo da parte dei diversi studi di una propria codifica per la denominazione delle sorgenti. Uno degli obiettivi dello sviluppo di una base di dati, infatti, è anche l’eliminazione di dati ridondanti e duplicati al fine non solo di ottimizzare le prestazioni, ma soprattutto di accrescere la valenza degli stessi e di consentirne l’analisi integrata. A tal fine è stato creato, fin da subito, un abbozzo del Personal Geodatabase dotato di tematismi accessori integrati, appositamente prodotti a partire da altri già esistenti, atti all’uopo. Le procedure messe in atto, hanno permesso l’assemblaggio e l’accorpamento delle informazioni in un’unica fonte di riferimento priva di duplicati. Parallelamente a queste operazioni è avvenuta la progettazione del Personal Geodatabase vero e proprio, dapprima solo a livello concettuale, quindi logico e poi fisico. La progettazione delle numerose tabelle degli attributi relative alle sorgenti è avvenuta in ambiente Access, tenendo in considerazione non solo le tipologie di dati reperiti ma anche di quelli non ancora acquisiti e tuttavia non meno importanti. Tutto ciò è stato compiuto in prospettiva futura, al fine di creare dei procedimenti di rilevamento e di acquisizione dati il più possibile completi e standardizzati. In visualizzazione struttura, sono stati poi definiti il tipo di dati e le chiavi primarie, sono state compilate le descrizioni ed impostate le dimensioni dei campi, inserite le etichette, le regole di convalida, i domini di esistenza ed eventuali messaggi di errore. Fra le tabelle sono state create complessivamente 22 relazioni, del tipo sia uno a uno, sia uno a molti, dirette o concatenate. Inoltre, al fine di aggiungere funzionalità e consentire un livello maggiore di automazione, sono state sviluppate delle query, alcune solo di semplice utilità, talune di conteggio, altre ancora di calcolo (in particolare dei parametri idrogeochimici), ed inserite macro, richiamate da pulsanti di comando o da eventi associati alle maschere, e tre moduli di codice VBA. Le numerose maschere prodotte contengono codice VBA, destinato all'automazione degli elementi contenuti tramite utilizzo di routine, fanno richiamo alle macro e sono tutte dotate di pulsanti di comando. Esse dispongono, inoltre, di funzionalità di ricerca e di filtraggio avanzate e di autocompilazione delle chiavi su cui si basano le relazioni. Il principale metodo di visualizzazione adottato è consistito nell’utilizzo di più maschere, collegate e sincronizzate fra loro, che possono venire aperte o chiuse a scelta (tramite pulsanti di comando o in automatico, a seconda che contengano o no dati). Questa funzionalità peculiare è stata resa possibile per mezzo di moduli e di macro appositamente create. Con questa tecnica è stato possibile: 1) ridurre l’affollamento dello schermo; 2) consentire il confronto diretto delle informazioni che risiedono in maschere differenti; 3) facilitare l’utilizzo della maschera principale; 4) rendere più veloce il passaggio da record a record. Altra caratteristica degna di interesse è rappresentata dalla funzionalità di multi istanza, che permette di eseguire un qualsivoglia numero di istanze dalla stessa maschera. Questa opportunità si è mostrata molto utile per le operazioni di confronto dati fra maschere dello stesso tipo. Oltre a ciò, al fine di agevolare il più possibile l’inserimento manuale dei dati e ridurre gli errori di compilazione, nelle maschere si è cercato di massimizzare l’utilizzo di: 1) valori di controllo, regole di convalida e domini di esistenza; 2) caselle di controllo ActiveX; 3) funzioni di calcolo e di autocompilazione, tramite query richiamate da routine evento e macro; 4) caselle combinate (di tre tipologie). Successivamente, sempre operando in ambiente Access, sono stati inseriti dei report. Questi sono stati strutturati in maniera tale da ricalcare grossomodo le principali maschere realizzate e da fungere anche da schede di rilevamento. La progettazione del Personal Geodatabase, ovviamente, è stata svolta in seguito anche in ambiente ArcGIS, creando le Personal Geodatabase Feature Class, ridefinendo le relazioni ed effettuando l’operazione di “Join Data”. Terminato lo sviluppo del SIT e le operazioni di assemblaggio dei dati e di popolamento delle tabelle degli attributi, ci si è approntati alla fase di collaudo. I test eseguiti, consistiti nell’inserimento e visualizzazione, nell’editing (sia in ArcMap delle Feature Class, sia in Access delle tabelle degli attributi) e nell’elaborazione e analisi spaziale dei dati, hanno dato riscontri positivi ad indice della buona funzionalità del SIT prodotto.
XX Ciclo
1968
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4

Boschin, Walter. "Studi per la messa a punto di un sit geologico stratigrafico e geologico applicato-il sit delle aree carsiche." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2010. http://hdl.handle.net/10077/3682.

Full text
Abstract:
2008/2009
L’obiettivo principale del lavoro è stato la creazione di un Geodatabase per raccogliere, in un ottica di tipo interdisciplinare, dati relativi agli aspetti geologici, geomorfologici ed idrogeologici delle aree carsiche che ricadono nel territorio della Regione Friuli Venezia Giulia, costruendo così un valido punto di partenza per diverse applicazioni che spaziano dall’ambito puramente scientifico a quello di gestione e salvaguardia di queste peculiari zone. Per la realizzazione di questo progetto è stato necessario un primo lavoro di raccolta dati, facendo riferimento sia a banche dati esistenti sia effettuando talvolta rilevamenti mirati sul territorio. In seguito i dati raccolti sono stati elaborati e standardizzati per consentire la creazione del Sistema Informativo Geografico. A questo scopo ci si è avvalsi delle potenzialità del software GIS ArcGIS 9.1 che ha consentito appunto di creare il Geodatabase. Tramite i dati raccolti e strutturati in livelli tematici è stato possibile ricavare il quadro completo relativo alla distribuzione dei fenomeni carsici nella regione Friuli Venezia Giulia. Successivamente, anche al fine di predisporre gli elementi per la creazione di un catasto delle aree carsiche della Regione Friuli Venezia Giulia è stato ricercato un metodo di classificazione e suddivisione delle aree carsiche riconosciute. In particolare è stata elaborata una metodologia di suddivisione che prevede l’individuazione di quattro livelli territoriali di approfondimento l’ultimo dei quali è rappresentato dalle Aree carsiche intese come unità omogenee dal punto di vista geomorfologico ed i cui confini rappresentano i limiti di un idrostruttura. La definizione dei confini delle aree è infatti avvenuta tenendo conto principalmente di fattori di ordine idrogeologico e quindi di ordine geomorfologico. Ai fini dell’individuazione dei confini delle aree carsiche sono in stati utilizzati tutti i livelli disponibili del GDB creato. Per definire le caratteristiche di ogni area si è fatto riferimento ai diversi livelli tematici del GIS e per implementare ulteriormente le informazioni ad esse afferenti sono stati creati per ognuna dei DEM a partire dalla CTRN. Per consentire una maggiore fruibilità dei dati contenuti nel Sistema Informativo Geografico sono stati gettati i presupposti per la creazione di un Catasto Aree Carsiche del Friuli Venezia Giulia. In particolare le informazioni relative ad ognuna delle Aree carsiche sono state sintetizzate e convogliate all’interno di schede catastali progettate e realizzate scegliendo una serie di campi standard che possano essere adattati a tutte le Aree.
XX Ciclo
1979
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5

PIEMONTE, ANDREA. "STUDIO METODOLOGICO PER LA VALUTAZIONE INTEGRATA DELLA QUALITA' DELL'ARIA TRAMITE SISTEMI MMS." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2005. http://thesis2.sba.units.it/store/handle/item/13070.

Full text
Abstract:
2003/2004
Il lavoro svolto per il Dottorato di Ricerca, di cui questa tesi è la relazione riassuntiva e conclusiva, ha preso avvio dall'attività condotta per la stesura della tesi di laurea dello scrivente. Quest'ultima riprendeva una ricerca innovativa, presentata dall'Università di Trieste in collaborazione con funzionari della Provincia di Trieste in occasione del convegno INRETS ad Avignone nel 1994, e successivamente applicata a Trieste, in collaborazione con la Hydrotech, ed in altre città. La ricerca si proponeva di valutare la concentrazione di monossido di carbonio in aria, tramite un veicolo in movimento, la cui posizione topografica fosse costantemente rilevata con il sistema GPS. Il proponente, e tutore, del Dottorato è stato il Prof. Giorgio Manzoni, ordinario di Topografia presso la Facoltà di Ingegneria dell'Università di Trieste e primo sperimentatore, già nel 1994, del sistema cinematico di misura del monossido di carbonio. Gli elementi innovativi di questo elaborato sono scaturiti dall'allestimento di un veicolo dedicato ai rilievi di parametri ambientali, il GIGI (GPS lnertial Glonass lntegrated), e dall'acquisizione di nuove apparecchiature, sia per il posizionamento che per la stima della concentrazione delle polveri sottili in aria. Durante il triennio di rilievi sperimentali è stato inoltre possibile collaborare, nelle campagne di misura e nella valutazione dei risultati, con il Dipartimento Provinciale dell'ARPA e con il Dipartimento di Prevenzione e Salute deii'ASS n.1 Triestina. Queste collaborazioni hanno permesso di poter utilizzare la strumentazione in dotazione agli Enti coinvolti e di valutare i risultati dei rilievi con gli esperti del settore. Nel corso del 2004 è stato poi intensificato il rapporto di collaborazione con la Prof.ssa Gabriella Caroti, associata di Topografia dell'Università di Pisa, che da alcuni anni sta sperimentando, in collaborazione con l'Università di Trieste, un metodo per il monitoraggio in cinematico dell'inquinamento atmosferico, in particolare quello dovuto all'ossido di carbonio prodotto dal traffico veicolare. Tramite il veicolo GIGI sono state realizzate diverse campagne di misura per testare le potenzialità della strumentazione di misura del monossido di carbonio e delle polveri sottili nel riprodurre un dato significativo e ripetibile. l rilievi sono stati realizzati sia in centro città che in zone industriali e sfruttando le caratteristiche del sistema inerziale di posizionamento si sono indagate anche zone coperte, come gallerie e autorimesse. La possibilità di effettuare misure di concentrazione d'inquinanti lungo le varie strade del territorio permette, da un lato l'acquisizione di dati in zone non coperte dalle centraline della rete fissa di monitoraggio, dall'altro può costituire motivo di confronto con i valori misurati dalle postazioni fisse. La possibilità di realizzare facilmente misure in diversi punti dislocati sul territorio, grazie alla strumentazione mobile, permette l'acquisizione di dati utili alla validazione di modelli di dispersione di inquinanti in ambito urbano. Proprio da quest'ultima potenzialità ha preso avvio una ricerca in collaborazione con la Sezione di Topografia e Fotogrammetria del Dipartimento di Ingegneria Civile, il Dipartimento di Ingegneria Meccanica, Nucleare e della Produzione (DIMNP) dell'Università di Pisa e I'ARPAT. Lo studio è rivolto a validare i modelli di dispersione e diffusione degli inquinanti, richiesti dall'ARPAT e realizzati dal DIMNP, tramite i rilievi cinematici e "stop & go" effettuati con il nuovo veicolo multisensore VINCI'S (Vehicle-borne lntegrated Navigation and Cartographic lnformation Prime System) del Dipartimento di Ingegneria Civile di Pisa. Le metodologie di rilievo sperimentate in questi anni potrebbero essere sfruttate dalle pubbliche amministrazioni, che da misure di questo tipo ne trarrebbero utili strumenti di supporto alle decisioni in materia di inquinamento e gestione del territorio. La pubblica amministrazione però deriva le proprie azioni principalmente dalle norme di legge ed è proprio nella normativa che si può trovare un punto di forza del metodo sviluppato. Per quanto riguarda il veicolo GIGI, essendo la strumentazione per l'analisi della qualità dell'aria e la metodologia di misura non rispondente agli standard fissati dalla normativa, l'ambito in cui i metodi di rilievo realizzati si possono inserire, è quello della valutazione preliminare della qualità dell'aria. Infatti, per classificare zone in cui è obbligatorio o meno il monitoraggio in continuo, bisogna ricorrere a indagini o stime obiettive. Ovviamente, è impensabile realizzare queste indagini con centraline fisse, visto che devono abbracciare ampie porzioni di territorio in tempi possibilmente brevi, ed il ricorso a modelli avrebbe comunque bisogno di un elevato numero di misure di validazione su serie storiche consistenti e la precisione richiesta ai valori misurati di validazione sarebbe quella dei metodi standard. La metodologia e le tecniche di misura utilizzate, quindi, possono considerarsi valide per un'indagine speditiva. Analisi separate, vanno poi fatte per la misura del monossido di carbonio e quella delle polveri sottili. Nel primo caso il Polytron1, pur utilizzando un metodo di misura non standard, fornisce misure assolute di concentrazione con una precisione accettabile. Per quanto riguarda la misura delle polveri, il GT331 fornisce misure assolute con una precisione scarsa o per lo meno facilmente contestabile. Questo, perchè la taratura dello strumento, che in effetti è un contatore di particelle, dipende fortemente dalla tipologia delle polveri analizzate. In ogni caso, da alcuni test effettuati, è emerso che è comunque possibile identificare zone critiche per la presenza di polveri normalizzando i valori rilevati in giornate diverse e realizzando mappe di indici di concentrazione più che mappe di valori di concentrazioni assolute. Per lo stesso motivo lo strumento può essere utilizzato, grazie alla sua capacità di stimare le concentrazioni per diverse classi granulometriche, per identificare, in una stessa giornata di rilievo e quindi con tipologia di particelle abbastanza uniforme, distribuzioni differenziali delle diverse frazioni di polveri all'interno delle zone monitorate. Nuove possibilità di sviluppo, infine, si sono delineate tramite la collaborazione con l'Università di Pisa e l'utilizzo per i rilievi del veicolo MMS VINCI'S. In quest'ultimo, infatti, è installato un misuratore di concentrazione di monossido di carbonio analogo a quelli delle centraline fisse di monitoraggio, risultando, per precisione e metodo di misura, in linea con gli standard di legge. E' stato possiblile così realizzare, oltre che sperimentazioni su indagini speditive della qualità dell'aria tramite rilievi cinematici, anche test di misure per la validazione di modelli di dispersione e diffusione degli inquinanti. L'utilizzo di questi modelli, realizzati nei test di Livorno dal Dipartimento di Ingegneria Meccanica, Nucleare e della Produzione dell'Università di Pisa, si sta delineando fondamentale per il futuro del monitoraggio della qualità dell'aria in ambito europeo. Infatti, le nuove norme europee stanno puntando a diminuire il numero obbligatorio di centraline fisse installate, aumentando gli sforzi per la produzione di modelli descrittivi e predittivi della concentrazione delle specie chimiche da monitorare. La possibilità, fornita dal veicolo VINCI'S, di fornire un dato per la validazione di questi modelli, realizzabile in tempi brevi e facilmente georiferibile, risulta, quindi, di notevole interesse.
XVII Ciclo
1972
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6

LIPIZER, MARCO. "CONFRONTO DELLE DIVERSE METODOLOGIE DI MISURA DI TIPO GEODETICO E DEI METODI DI CALCOLO DEL GEOIDE." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2004. http://thesis2.sba.units.it/store/handle/item/12442.

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7

MAURO, GIOVANNI. "METODOLOGIE GIS E REMOTE SENSING PER L'ANALISI QUALI-QUANTITATIVA DELLA VEGETAZIONE CON L'UTILIZZO DI IMMAGINI SATELLITARI E FONTI CARTOGRAFICHE NON OMOGENEE." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2004. http://thesis2.sba.units.it/store/handle/item/12444.

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8

GELLETI, RAFFAELLA. "RADIAZIONE SOLARE E TECNOLOGIA FOTOVOLTAICA: STRUMENTI PER LA VALUTAZIONE ED IL MONITORAGGIO DEL TERRITORIO." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2005. http://thesis2.sba.units.it/store/handle/item/13065.

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Abstract:
2003/2004
Gli effetti negativi dovuti al crescente fabbisogno energetico del pianeta e allo sfruttamento dei combustibili fossili sono ormai evidenti, riconosciuti e verificati dalla comunità mondiale. Le alterazioni ambientali spesso utilizzate quali indicatori di impatto sull'ambiente (piogge acide, inquinamento atmosferico, dell'effetto serra), sono uno dei primi effetti di tutti i processi di combustione utilizzati per la generazione di energia elettrica nelle centrali tradizionali. L'attuale fabbisogno energetico mondiale, infatti, viene soddisfatto utilizzando le fonti energetiche non rinnovabili che si identificano sostanzialmente con i combustibili fossili e quelli nucleari. Al fine di contribuire alla realizzazione di uno scenario di approvvigionamento energetico sostenibile anche nel lungo periodo, devono invece essere sostenute ed incentivate le fonti rinnovabili d'energia, ovvero quelle riconducibili direttamente od indirettamente all'energia del Sole. Nel quadro fin qui presentato si inserisce la tecnologia fotovoltaica quale fonte inesauribile di energia elettrica pulita, disponibile per tutti, prodotta nel punto di consumo ed integrabile nel contesto urbano. Il lavoro svolto approfondisce alcuni dei temi strettamente legati alla tecnologia fotovoltaica, ai suoi problemi di diffusione e di corretto utilizzo sul territorio della Regione Friuli Venezia Giulia. L'efficacia della tecnologia è infatti vincolata alla produzione che l'impianto fotovoltaico è in grado di garantire non solo nell'arco della sua vita utile ma anche nell'arco dell'anno solare. E' immediatamente comprensibile infatti che quanta più energia l'impianto è in grado di produrre tanto più velocemente l'utente ovvero il proprietario dell'impianto rientrerà dall'investimento sostenuto. D'altro canto, la producibilità annua dell'impianto è proporzionale all'energia solare che raggiunge la superficie captante, a sua volta legata agli aspetti specifici del territorio regionale. Al fine dunque di chiarire l'efficacia reale e la convenienza economica relative all'adozione di questa tecnologia sono stati saranno elaborati tre strumenti per lo studio del territorio e della tecnologia: - un Sistema Informativo Geografico (GIS) e quindi una cartografia tematica rappresentativa dell'energia solare disponibile al suolo per la Regione Friuli Venezia Giulia; - uno strumento per il monitoraggio in loco del valore della radiazione solare che possa essere associato ad un sistema di posizionamento GPS, in modo da consentire un rapido e preciso inserimento dei dati rilevati nel database utilizzato per la realizzazione del GIS e della cartografia; - un software di valutazione economica d'impianto, sviluppato contestualmente, che consente di avere un'indicazione in merito alla convenienza legata all'adozione della tecnologia fotovoltaica a partire dai dati di radiazione elaborati dal GIS. tre strumenti, integrati sotto l'aspetto metodologico, hanno consentito di ottenere un'indicazione in merito alla convenienza associata all'installazione di impianti fotovoltaici per la produzione di energia elettrica sul territorio della regione Friuli Venezia Giulia. E' doveroso aggiungere che la metodologia di valutazione dovrà essere ulteriormente aggiornata in funzione della rapida diminuzione dei prezzi della tecnologia e dell'evoluzione degli strumenti di incentivo. Sarà inoltre impartente provvedere all'aggiornamento e all'ampliamento del database mediante l'inserimento dei nuovi dati registrati delle centraline già presenti sul territorio regionale, di quelli forniti da eventuali nuove stazioni di monitoraggio e dai dati ottenuti per mezzo della strumentazione mobile realizzata dal Geolab. Il lavoro svolto, nel suo complesso, potrà rappresentare uno strumento efficace di supporto alle decisioni ed un punto di partenza per successivi approfondimenti nei temi del monitoraggio ambientale e della conoscenza del territorio.
XVII Ciclo
1972
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9

PAGURUT, ROBERTO. "GESTIONE DEI SENSORI DI UN MMS TERRESTRE." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2005. http://thesis2.sba.units.it/store/handle/item/13067.

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Abstract:
2003/2004
I laboratori cartografici mobili (noti come Mobile Mapping Systems, MMS) terrestri sono sistemi di concezione relativamente recente, con i primi veicoli completi operanti all'inizio degli anni 90. L'Università degli Studi di Trieste è stata capofila in un progetto (COFIN 2001) coinvolgente diversi atenei italiani per la realizzazione operativa di un veicolo MMS ad alta produttività con elevata precisione di posizionamento. Il veicolo finale monta strumentazione di qualità, il pezzo più importante essendo un sistema integrato GPS/INS di elevata precisione, ed è in grado di raccogliere dati di posizione contemporaneamente a dati di tipo geografico; il sistema è "aperto", nel senso che nuovi sensori possono venire integrati in caso di necessità o per sperimentazioni. Il lavoro di tesi è incentrato sul veicolo, o, meglio, sui vari sensori presenti sul veicolo e sull'elaborazione dei dati forniti da essi. Il contributo originale si può riassumere schematicamente nei seguenti punti: Allestimento di parte della strumentazione e gestione dell'alimentazione Sincronizzatore degli eventi Analisi ed elaborazione dei fotogrammi Interpretazione, analisi ed elaborazione dei dati del laser scanner La suddivisione della tesi rispecchia i punti appena citati: il primo capitolo si occupa dell'evoluzione del veicolo GIGI, del allestimento strumentale e dei componenti hardware aggiuntivi che sono stati approntati; il secondo capitolo si occupa del problema traiettografico, accennando alle diverse tecniche impiegate dalla strumentazione per ottenere la migliore traiettoria possibile, riportando i risultati di alcuni esperimenti effettuati con l'INS, e mostrando, con un buon numero di esempi, la qualità del risultato finale. Il terzo capitolo infine, incentrato sui sensori dedicati al rilievo "geografico", si può dividere idealmente in due sezioni: la prima si occupa delle telecamere e dei dati raccolti con esse; la seconda parte verte tutta sul laser scanner. Nella sezione dedicata alle telecamere viene studiato un problema legato al tempo d'esposizione del fotogramma, e viene presentato un metodo che consente, entro ampi margini, di recuperare informazione dai fotogrammi sottoesposti. Inoltre viene proposto un algoritmo per la ricerca automatica delle fessurazioni sulla pavimentazione stradale. La sezione relativa al laser scanner si occupa prima dell'interpretazione del dato del sensore, che, per poter essere utilizzato nella maniera che serviva, ha richiesto la scrittura di un apposito programma (in Visual Basic). Seguono un certo numero di esempi di scansioni, con le quali viene mostrato quale tipo d'informazione può essere ottenuta implementando questo nuovo sensore sul veicolo, e sulle quali vengono effettuate delle misure, che vengono confrontate con i valori veri misurati in loco. In chiusura è presentato un algoritmo mediante il quale è possibile, sotto opportune ipotesi, determinare in maniera automatica, data una serie di scansioni, le pendenze trasversali della strada e la distanza fra gli elementi che la delimitano ai bordi.
XVII Ciclo
1964
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10

BENVENUTI, ALESSANDRA. "RETI DI SISTEMI E "RETI DI CONOSCENZE" PER IL GOVERNO DEL TERRITORIO. STRATEGIE PER L'INFORMAZIONE SPAZIALE IN FRIULI VENEZIA GIULIA." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2006. http://thesis2.sba.units.it/store/handle/item/13225.

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Abstract:
2004/2005
L'attività di ricerca ha avuto come oggetto il tema della integrazione e condivisione delle conoscenze geografiche in ambito inter e intraistituzionale, tema di forte attualità attorno la quale sta convergendo da alcuni l'attenzione di molteplici settori della ricerca nel campo dei Sistemi Informativi Territoriali. Assumendo come sfondo di riferimento la generale revisione che sta attraversando, in ambito nazionale, il settore del "governo del territorio" e la nuova "domanda di conoscenza" che esso esprime con sempre maggiore urgenza, sono stati indagate le fondamentali problematiche sottese alla creazione di basi di conoscenze condivise in contesti complessi, caratterizzati da eterogeneità degli obiettivi, delle modalità operative e da diverse "visioni" della realtà, oltre che da differenti approcci alla gestione delle informazioni geografiche. Si è cercato a questo riguardo di mettere in luce, attraverso una "lettura critica", le questioni ancora aperte e le aporie correlate alla necessità di complementare l'approccio prevalentemente "tecnico" con categorie interpretative che tipicamente appartengono alle discipline umanistiche. Per individuare le risposte che provengono, a questo riguardo, dal settore dell' IT (Information Tecnology) è stata analizzata l' evoluzione che i SIT hanno subito nell'ultimo decennio, contraddistinta dal passaggio da sistemi "mano-utente" alla cosiddetta Distributed Geographic Information, che suggerisce un approccio policentrico e "reticolare" alla gestione delle informazioni, comprese quelle di natura spaziale.
XVIII Ciclo
1963
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11

Mazzucato, Elena <1989&gt. "Differenze territoriali e sistemi informativi: l'integrazione ottimale per la gestione di business internazionali." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/4010.

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Abstract:
Nell’attuale situazione socio-economica del nostro Paese, le imprese utilizzando risorse nell’innovazione tecnologica, possono sostenerne la crescita nel lungo termine. Tale affermazione si propone di indirizzare l’attenzione del lettore al delicato rapporto tra l’evoluzione tecnologica in atto e il contributo di crescita sostenibile che quest’ultima può apportare alle realtà aziendali. Entrando più nel dettaglio, l’elaborato traccia il percorso evolutivo che il sistema informativo aziendale ha subìto nel corso degli anni, con un focus particolare all’importanza che detiene l’integrazione ottimale del sistema informativo all’interno della governance aziendale. L’impresa internazionalizzata, è la realtà organizzativa che maggiormente utilizza tale strumento, in chiave di meccanismo operativo e di coordinazione delle unità estere. Il processo di internazionalizzazione intrapreso dalle aziende maggiormente strutturate, in diversi casi avviene attraverso un investimento diretto estero nel Paese prescelto, con l’obiettivo di apertura nel territorio di uno stabilimento produttivo. Grazie all’appoggio ricevuto dalla Camera di Commercio e dell’Industria italo-ceca, presso la quale è stato svolto uno stage formativo, è stata condotta un’indagine che ha coinvolto tre grandi aziende italiane socie della Camera, analizzandone il percorso effettuato nell’approcciarsi al Paese Repubblica Ceca e la conseguente nascita delle rispettive unità estere. L’aspetto approfondito ha riguardato in particolar modo il processo d’implementazione del sistema informativo all’interno della subordinata, le problematiche riscontrate, le soluzioni innovative implementate, le reazioni degli utenti e la posizione dell’azienda rispetto alle potenzialità della tecnologia cloud. Tale trattazione si è posta l’obiettivo di identificare dei modelli che rispecchino le differenti tipologie di gestione informativa aziendale dei casi analizzati. Il processo di analisi ha coinvolto sia la valutazione dei fattori chiave per ogni singola impresa, definendone gli aspetti positivi e negativi, sia l’evoluzione della tecnologia cloud e il suo ruolo sempre più dirompente all’interno dei sistemi informativi aziendali.
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12

Braini, Massimo. "Trieste antica: applicazioni e sistemi informativi per la carta archeologica." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2011. http://hdl.handle.net/10077/5972.

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Abstract:
2009/2010
Grazie alla grande mole di dati archeologici e topografici acquisiti negli ultimi quindici anni, frutto in modo particolare degli scavi condotti nel quartiere di Cittavecchia di Trieste, l’immagine e la conoscenza generale del periodo romano della città hanno avuto un incremento importantissimo, probabilmente senza pari nella lunga storia degli studi sullo sviluppo della città soprattutto nel periodo romano. Gran parte dei dati acquisiti deriva dai numerosi interventi di indagine archeologica promossi appunto nell’area di Cittavecchia in relazione al progetto di recupero architettonico e del tessuto sociale denominato “Programma di Iniziativa Comunitaria (PIC) Urban” che interessò, a partire dal 1998, un’ampia zona del quartiere, soprattutto lungo la dorsale costituita dalla via dei Capitelli. La Soprintendenza ai Beni Archeologici del Friuli Venezia Giulia, con la collaborazione di numerose ditte specializzate e figure professionali, ha seguito con metodo stratigrafico tutte le indagini archeologiche che sono state realizzate nei vari lotti di risanamento strutturale, architettonico e dei servizi, precedendo e in alcuni casi eccezionali anche condizionando l’attività di recupero edile. In questo contesto anche l’Università degli Studi di Trieste, in particolare il Dipartimento di Scienze dell’Antichità, con il Progetto Crosada, attivo dal 2000 al 2001 nell’area del cantiere presso via delle Mura, ha svolto un fondamentale ruolo di indagine e di studio, grazie ad un’attività di scavo molto lunga e, a differenza di altri interventi più mirati, sviluppata su un ‘area piuttosto estesa. Parallelamente all’incremento delle conoscenze di carattere storico, archeologico / stratigrafico e documentaristico, è stato possibile, grazie alle moderne tecniche di rilievo strumentale, arricchire in modo molto significativo la conoscenza dello sviluppo urbano della Trieste del passato, potendone ricostruire, almeno nelle sue linee generali, le diverse fasi cronologiche; la quantità e qualità dei dati acquisiti, uniti alla metodologia applicata, ha permesso la creazione di una banca dati topografica senza precedenti, utilissima per la lettura di quanto è attualmente conosciuto e, grazie all’analisi dei risultati degli scavi, fondamentale per la descrizione della città del passato, in modo particolare, per quanto riguarda la determinazione e la ricostruzione delle trasformazioni del tessuto della Tergeste del periodo romano. Questo lavoro di ricerca si è basato principalmente su questa banca dati, il cui nucleo originario è stato impostato e realizzato dal geom. Giovanni Meng, per moltissimi anni prezioso collaboratore della Soprintendenza Regionale; tale importante archivio, strutturato su una rete poligonale che va a coprire quasi l’intera articolazione del tessuto urbano del rione di Cittavecchia, è stato successivamente ampliato ed integrato da chi scrive sia con ulteriori numerosi rilievi strumentali nei cantieri, sia con materiale di archivio della Soprintendenza ai Beni Archeologici del Friuli Venezia Giulia, del Dipartimento di Scienze dell’Antichità dell’Università di Trieste e dei Musei Civici del Comune di Trieste, prima nel corso della stesura della Tesi di Laurea in Topografia dell’Italia Antica e successivamente nel presente progetto di ricerca. L’obiettivo di questo lavoro è stato pertanto quello di rieditare l’archivio topografico in modo da ottenere una planimetria generale su supporto digitale (disegno vettoriale su supporto CAD) che funga al tempo stesso da banca dati e da strumento di ricerca; di integrarlo di tutto quel materiale che negli ultimi anni è stato prodotto grazie a diverse indagini che sono state promosse dalla Soprintendenza Regionale nel centro storico della città; di creare un sistema GIS all’interno del quale far confluire e poter incrociare i dati cartografici e planimetrici con una serie di metadati raccolti da bibliografia, relazioni di scavo e archivi di vario genere; di proporre una serie di strumenti di facile fruizione ed immediata comprensione per la divulgazione e la trasmissione dei contenuti, frutto di interrogazioni mirate del sistema GIS e/o CAD o di visualizzazioni complessive di piante generali, di dettaglio e tematiche a varie scale di rappresentazione.
XXIII Ciclo
1972
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13

Giovani, Concettina. "Uso dei sistemi informativi territoriali per lo studio della distribuzione della concentrazione di radon e dei parametri ad essa correlati in Friuli Venezia Giulia." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2011. http://hdl.handle.net/10077/4512.

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Abstract:
2009/2010
Scopo del lavoro Scopo principale di questo lavoro è quello di dimostrare l’importanza dell’uso dei sistemi informativi territoriali nello studio della distribuzione della concentrazione di radon e dei parametri ad essa correlati. Il lavoro procede attraverso l’analisi della distribuzione della concentrazione di radon indoor, nel suolo e nelle acque, sul territorio del Friuli Venezia Giulia, utilizzando gli strumenti messi a disposizione dalla geomatica e dai sistemi informativi territoriali, con lo scopo ultimo di mettere a disposizione delle amministrazioni pubbliche dati di facile interpretazione e fruizione per la valutazione del rischio da radon per la popolazione della regione. Effettuare uno studio di questo genere sul territorio del Friuli Venezia Giulia risulta particolarmente significativo a causa delle caratteristiche che il territorio presenta sia dal punto di vista della concentrazione di radon indoor, che risulta tra le più alte in Italia, che dal punto di vista delle caratteristiche geologiche che risultano estremamente variabili nell’ambito del territorio regionale e peculiari in ambito nazionale ed europeo. Anche le caratteristiche del parco edilizio della regione risultano essere tali da influenzare notevolmente la concentrazione di radon indoor. Ai fini della definizione della mappa di rischio è necessario analizzare le eventuali correlazioni del contenuto di radon, con particolare riferimento a quello indoor, con i principali parametri geologici, geomorfologici ed idrogeologici senza trascurare l’influenza dei parametri edilizi. Riassunto dell’attività La prima parte della ricerca si è svolta nell’ambito della campagna di campionamento e misura della concentrazione di radon indoor condotta da ARPA Friuli Venezia Giulia, con l’obiettivo di determinare le radon prone areas in regione ai sensi del D.Lgs.241/00. Tale campagna è stata materialmente avviata nel 2005 e le misure sono state completate alla fine del 2007. Dopo una fase iniziale di acquisizione dei suddetti dati e di ricerca bibliografica, l’attività è consistita essenzialmente in cinque momenti: a. creazione e popolamento della banca dati del sistema informativo territoriale per quanto riguarda le misure di radon indoor ed i relativi dati sugli edifici ed elaborazione dei dati stessi mediante l’utilizzo della Carta Tecnica Regionale e della Carta Geologica Regionale; b. analisi della distribuzione della concentrazione del radon indoor e delle sue possibili modalità di rappresentazione spaziale; c. analisi dell’eventuale correlazione dei parametri relativi agli edifici ed ai locali di misura con la concentrazione radon indoor allo scopo di costruire un sottoinsieme di edifici omogenei dal punto di vista delle caratteristiche costruttive che influenzano la concentrazione di radon indoor; d. analisi dell’eventuale correlazione dei parametri geologici con la distribuzione della concentrazione di radon indoor; e. costruzione di sottoinsiemi di abitazioni, omogenei tra loro, in cui i parametri edilizi rendessero, rispettivamente, massime e minime le concentrazioni di radon indoor ed analisi della distribuzione della concentrazione di radon per i diversi sottoinsiemi in funzione dei diversi parametri geologici. Inoltre vengono riportati i dati relativi alla distribuzione del radon nelle acque potabili e sorgive del Friuli Venezia Giulia. Sono anche stati analizzati i dati relativi ad un progetto complementare alla campagna radon prone areas e relativi ad una campagna di misura di radon nel suolo: sono stati georeferenziati i dati relativi alle concentrazioni di radon nel suolo per la provincia di Udine e sono state elaborate le prime mappe di distribuzione. I dati relativi alla campagna radon prone areas in Friuli Venezia Giulia sono stati pubblicati sul sito web di ARPA FVG. Risultati Sulla base dell’analisi dei risultati di oltre 10000 misure di radon indoor effettuate in circa 2500 abitazioni e del confronto di tali risultati con le caratteristiche geologiche, geomorfologiche ed idrogeologiche del territorio del Friuli Venezia Giulia, è stato possibile costruire una mappa della distribuzione della concentrazione di radon negli edifici del Friuli Venezia Giulia e correlarla con i principali parametri analizzati. Sono state altresì riportate le mappe di distribuzione della concentrazione di radon nelle acque potabili e sorgive del Friuli Venezia Giulia ed è stata costruita ed analizzata la mappa di distribuzione della concentrazione di radon nel suolo per la provincia di Udine. Dal punto di vista geologico i principali parametri analizzati sono stati la consistenza del substrato (sciolto o roccioso), la sua tessitura, l’età delle unità litostratigrafiche e le unità litostratigrafiche stesse, i lineamenti tettonici e la sismicità. Dal punto di vista geomorfologico la regione è stata divisa in 9 aree geomorfologicamente omogenee ed è stato considerato il fenomeno del carsismo con riferimento sia al carso classico che alle restanti aree carsificate della regione. Da ultimo sono stati indagati gli aspetti idrogeologici: la permeabilità, le risorgive e la profondità della falda acquifera. Ogni aspetto è stato analizzato e sono state indagate le eventuali correlazioni con le concentrazioni di radon indoor. E’ stato possibile valutare bene l’importanza di alcuni parametri soltanto dopo aver disaggregato i dati analizzando separatamente zone geomorfologicamente diverse fra di loro. I principali risultati ottenuti possono essere così riassunti: a. il parametro più importante è risultato essere la permeabilità del suolo con riferimento sia alla granulometria del substrato sciolto che alla eventuale carsificazione del substrato roccioso; b. altri parametri come le differenze nelle unità litostratigrafiche e la loro età, la presenza di lineamenti tettonici e la sismicità, la presenza della linea delle risorgive e la profondità di falda, non sono risultate significative ai fini della correlazione con il radon indoor in Friuli Venezia Giulia; c. è stato possibile effettuare alcune differenziazioni all’interno della fascia alpina e prealpina: concentrazioni più elevate sono state misurate nelle Prealpi Carniche e più basse nelle Prealpi Giulie. I valori più elevati misurati all’interno di abitazioni costruite su substrato sciolto sono stati misurati nella fascia alpina e prealpina e quelli più bassi nella Bassa pianura friulana e nella provincia di Trieste. Per quanto riguarda i parametri edilizi è stata analizzata l’eventuale correlazione dei parametri stessi con la concentrazione di radon indoor. Sono risultati significativi i seguenti parametri: posizione del locale in cui era posto il dosimetro rispetto al suolo, tipo di contatto suolo-edificio, anno di costruzione (pre o post terremoto del 1976), presenza di pietra nei muri. Sono stati infine creati due diversi data set con parametri edilizi omogenei ed è stata effettuata l’analisi della distribuzione del radon indoor nei due casi mettendo in luce le diversità di distribuzione, oltre che di concentrazione di radon, per le diverse tipologie costruttive. Considerazioni conclusive e prospettive future Dal punto di vista dell’utilizzo dei sistemi informativi, essi sono stati usati in tutte le fasi dello studio, in particolare: Ø nella strategia di campionamento, nella definizione delle maglie e nell’estrazione del campione, nel posizionamento dei dosimetri e nella georeferenziazione dei siti, nella restituzione e nella pubblicazione dei dati; Ø nei controlli preliminari sui set di dati da analizzare; Ø nella creazione di nuovi set standard di dati; Ø nella ricerca di correlazione della concentrazione di radon con parametri edilizi e geologici; Ø nell’analisi della distribuzione della concentrazione del radon e nelle elaborazioni geostatistiche. Sarebbe stato molto più oneroso, ed in molti casi impossibile, eseguire lo stesso studio senza l’ausilio del SIT. Le potenzialità del SIT creato sono molteplici, ad esempio: utilizzo a fini amministrativi (definizione sul Bollettino Ufficiale Regionale delle radon prone areas, creazione di mappe di rischio, ecc.) ed epidemiologici; creazione di mappe nazionali ed europee, analisi geostatistiche ecc. Il SIT costruito risulta essere un sistema ricco di potenzialità, una piccola parte delle quali è stata sfruttata per le analisi che sono state riportate in questo lavoro. Le prospettive future possono comprendere sia l’ampliamento ed il completamento degli studi intrapresi, che lo svolgimento di molteplici nuove attività di ricerca che la struttura dei dati permette. A titolo di esempio si tenga presente, per quanto riguarda il completamento delle attività svolte, che sono state analizzate solo una parte delle eventuali correlazioni dei dati di concentrazione di radon indoor con i parametri geologici ed edilizi. Va inoltre sottolineata la possibilità di utilizzare, oltre alla Carta Geologica Regionale in scala 1:150000, la cartografia CARG 1:5000. L’uso di tale cartografia potrebbe permettere l’esecuzione di studi di dettaglio allo scopo di evidenziare correlazioni con eventuali altri parametri geologici non ancora considerati. Particolarmente promettente appare la possibilità, dimostrata dall’analisi dei diversi set di dati creati, di normalizzare il parco edilizio regionale in funzione delle caratteristiche costruttive, al fine di disporre di un numeroso set di dati per le analisi, eventualmente multivariate, per la valutazione dell’influenza dei diversi parametri geologici. Sono inoltre sicuramente possibili ulteriori analisi geostatistiche sui risultati delle misure, utili per la definizione delle radon prone areas, ma anche per la redazione di una mappa del “rischio radon” in Friuli Venezia Giulia, analogamente a quanto fatto in altri Paesi. I dati contenuti all’interno del SIT possono inoltre essere utilizzati, insieme a quelli prodotti da altre realtà territoriali ed analogamente a quanto già fatto per la parte relativa alle concentrazioni di radon indoor nelle strutture scolastiche regionali, per la redazione di mappe interregionali, nazionali od europee.
XXIII Ciclo
1960
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14

Visintin, Luca. "Realizzazione di un sit finalizzato allo studio delle aree carsiche." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2011. http://hdl.handle.net/10077/4513.

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Abstract:
2009/2010
L’obiettivo primo del lavoro di ricerca è stato la creazione di un SIT finalizzato allo studio delle aree carsiche che rispondesse a precisi requisiti; tra tutti, vi era la necessità di progettare uno strumento rapido, intuitivo e di facile consultazione che ponesse l’attenzione non tanto all’aspetto scientifico dello studio del carsismo, bensì ai risvolti applicativi che il fenomeno carsico comporta nella pianificazione territoriale e nella progettazione di infrastrutture in genere. Inoltre, in un’ottica applicativa, si è voluto proporre le linee guida per la standardizzazione e l’informatizzazione dei dati desunti dal rilevamento dei fenomeni carsici in campagna. La costruzione del SIT si è fondata su alcune esperienze lavorative inerenti, per lo più, la progettazione di infrastrutture ferroviarie ed autostradali nell’area del Carso Classico triestino; inoltre, sono state studiate nel dettaglio le possibili applicazioni nel campo dell’idrogeologia carsica, della gestione del territorio e della valorizzazione delle risorse naturali riconoscendo i caratteri distintivi del carsismo ed i loro risvolti applicativi. Dapprima, sono state analizzate le morfologie carsiche in termini genetici ed evolutivi; successivamente, è stata valutata l’eventuale criticità di ciascuna morfologia carsica in rapporto ai diversi usi del territorio e ne sono stati definiti i parametri utili ad una sua descrizione che intrecci il significato scientifico con quello tecnico ed ingegneristico della forma. Definiti tali parametri, si è avviata la progettazione di un Personal GeoDatabase che permettesse l’archiviazione, l’elaborazione e la consultazione dei dati; a tal scopo si è optato per l’utilizzo combinato di ArcGis ed Access per la creazione del Geodatabase e l’utilizzo di AutoCad Map 3D per la digitalizzazione e l’editing dei dati. La raccolta dei dati è partita da una riesamina degli archivi informatici e bibliografici del Dipartimento di GeoScienze dell’Università di Trieste; contemporaneamente, sono stati acquisiti i dati relativi alle cavità ed alla geologia delle aree studio direttamente dalle banche dati della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia. Sono state definite quattro feature class fondamentali per gli scopi prefissati: Grotte, Doline, Karren e Punti Acqua. Il popolamento dei campi delle tabelle associate alle feature class del Geodatabase è stato integrato con i dati provenienti dai rilevamenti di dettaglio in campagna e da fotointerpretazione. Le relazioni tra feature class e tra le tabelle associate sono state prodotte contemporaneamente sia in ArcGis che in Access; in ArcGis vi è stata la possibilità di interrogare il Geodatabase dal punto di vista statistico creando, contemporaneamente opportune mappe tematiche, in Access, si sono create le maschere per una rapida ed agevole immissione dei dati. I casi studio proposti nella tesi hanno lo scopo di dimostrare l’utilità del SIT in un contesto applicativo importante come quello della progettazione di grandi linee viarie; l’interrogazione statistica dei dati ha premesso di localizzare i tratti dei progetti a diversa criticità per carsismo ed a proporre un criterio decisionale per la scelta dei tracciati ottimali. Uno studio in modalità back analysis relativamente a quanto emerso durante la costruzione di un tunnel autostradale ha restituito un feedback positivo relativamente alla distribuzione dei fenomeni carsici sul territorio indagato; è, infatti, emersa una correlazione tra quanto prevedibile e quanto scoperto durante gli scavi del traforo in termini di zone a maggior o minor grado di carsificazione sotterranea. Pur necessitando di ulteriori implementazioni e verifiche applicative, il SIT creato si propone come base per i futuri lavori di pianificazione territoriale nell’area del Carso Classico; non si esclude, inoltre, la possibilità di adottare la base informatica qui proposta per indagare anche altre aree carsiche con caratteristiche simili a quella su cui è stato indirizzato il lavoro di ricerca.
XXIII Ciclo
1980
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15

SANTULIN, MARCO. "RICLASSIFICAZIONE SISMICA DEL TERRITORIO DELLA REGIONE FRIULI VENEZIA GIULIA." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2007. http://thesis2.sba.units.it/store/handle/item/12219.

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Abstract:
2005/2006
Questa tesi di dottorato ha avuto come obiettivo la creazione di un Sistema Informativo Territoriale per la gestione della Pericolosità Sismica regionale, in particolare per la realizzazione delle carte di pericolosità sismica regionale che contemplino la variazione dell'accelerazione massima a seconda delle diverse tipologie di terreno e la quantificazione a larga scala della risposta sismica locale. E' inserito nell'ambito di una convenzione tra la Regione, attraverso la Direzione Regionale della Protezione Civile ed i tre enti, OGS, Università' di Trieste ed Università' di Udine, con obiettivo finale una proposta di riclassificazione sismica del territorio del Friuli Venezia Giulia, non trattata nel presente lavoro. Con tale spirito è stato sviluppato un sistema GIS in cui confluiscono le informazioni geologico-geofisiche e quelle prettamente sismologiche. Tutte le informazioni sono state archiviate in modo da poter gestire adeguatamente le varie problematiche territoriali ai fini di classificazione sismica e da permettere un comodo scambio di dati tra gli enti coinvolti. Alla luce delle misure geofisiche effettuate nel corso della convenzione, è stata calcolata la risposta locale per effetto litologico tramite modellazione mono- e bidimensionale. I fattori amplificativi così ottenuti, sono stati applicati alla carta di pericolosità riferita a roccia relativamente ai terreni specificativamente individuati in dettaglio dalle indagini geologiche condotte dall'Università di Trieste. La precedente suddivisione del territorio regionale in tre tipologie di terreni è stata cosi affinata basandosi sulla classificazione NEHRP, che suddivide le diverse litologie in termini di velocita' delle onde S nei 30 metri superficiali (V30), applicata alle aree campione ed espansa all'intera regione. Oltre a questo, sono stati applicati i fattori amplificativi regionali per effetto morfologico, calcolati dall'Università di Udine, sempre alla mappa di pericolosità riferita a roccia e sulla base della caratterizzazione morfologica dei terreni predisposta dall'Università di Trieste. Mettendo assieme tutte queste informazioni, sono state realizzate, e strumento indispensabile in questo lavoro è stato l'utilizzo intensivo del GIS, tutta una serie di mappe di pericolosità' sismica del territorio regionale ai fini di una riclassificazione sismica del territorio del Friuli Venezia Giulia. Dall'esperienza condotta nell'ambito di questo studio, si ritiene che, ormai, non sia possibile prescindere dall'impiego dei sistemi informativi territoriali in alcuna ricerca ad alto livello che si basi sull'acquisizione, trattamento e restituzione di dati territoriali.
XIX Ciclo
1971
Versione digitalizzata della tesi di dottorato cartacea.
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16

INCHINGOLO, DAVIDE. "EVOLUZIONE DELLE METODOLOGIE GPS CINEMATICHE." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2007. http://thesis2.sba.units.it/store/handle/item/12212.

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17

Potleca, Michele. "Il laser scan a supporto delle analisi geologiche e geomorfologiche." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2008. http://hdl.handle.net/10077/2558.

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Abstract:
2006/2007
Nel presente lavoro viene presentata una panoramica generale sulla tecnica laserscan, soffermandosi maggiormente sui sistemi utilizzati nell’ambito di questa ricerca, evidenziando le problematiche di carattere fisico, tecnico e applicativo per le analisi di tipo ambientale. In seguito è descritta la metodologia con cui sono stati affrontati i rilievi, le modalità e problematiche nell’elaborazione di dati LIDAR e le loro analisi dal punto di vista geologico applicativo descrivendo alcuni dei numerosi casi studio affrontati nel corso della ricerca. Sono state testate e provate diverse strumentazioni laser scan sia da terra che da elicottero. Si sono descritte le metodologia con cui si sono affrontate le acquisizioni, le procedure e le tecniche di processamento dati, nonché i metodi d’analisi e modellazione delle nuvole di punti. Per l’intera fase di processamento sono state confrontate le tecniche di rilievo terrestre tramite TLS e quelle aeree tramite ALS. Queste sono le principali fasi seguite: 1)Progetto delle prese per i rilievi TLS, o progettazione del volo per i rilievi aviotrasportati; 2)Calibrazione dei sensori; 3)Acquisizione dei dati; 4)Generazione delle nubi di punti; 5)Allineamento e target; 6)Georeferenziazione ; 7)Filtraggio; 8)Classificazione; 9)Ottimizzazione delle nuvole di punti; 10)Produzione dei file e modellazione La maggior attenzione si è posta sulle fasi di trattamento e modellazione dei dati laser in quanto sono passaggi di fondamentale importanza per le successive analisi a fini geologico – geomorfologico. Nei primi 2 anni della presente ricerca si sono affrontati ben 12 rilievi laser a fini geologici, geomorfologi e di modellistica idraulica 11 sul territorio del Friuli Venezia Giulia e 1 in Veneto. L’individuazione e scelta dei siti da è stata in funzione della loro rappresentatività in termini di pericolosità e rischio associato, nonché disponibilità di informazioni pregresse sui fenomeni in atto e sulla base della tipologia dei fenomeni Successivamente, è stato scelto di limitare lo studio solo sulle varie tipologie di frana scegliendo i 5 casi più rappresentativi, di questi è stato condotto uno studio di dettaglio e un adattamento e messa a punto degli strumenti e dei codici di calcolo più idonei agli scenari sotto indagine. Le applicazioni sperimentate sui diversi fenomeni franosi hanno fornito risultati incoraggianti, mostrando comunque che il futuro della tecnica laser è nell’integrazione con le metodologie fotogrammetriche, che forniscono informazioni complementari a quelle ottenute dalle riprese laser. Si è dimostrato come sia possibile la valutazione di spostamenti, modificazioni morfologiche e deformazioni in aree soggette a frane può avvenire attraverso in confronto fra 2 DTM o un DTM e una nuvola di punti anche laddove ci sia un’elevata coperture vegetale o in zone di difficile accesso. L’utilizzo dei rilievi TLS e ALS , ed in particolare l’analisi di serie di DTM multi-temporale, è risultato uno strumento essenziale per il controllo dell’evoluzione temporale di fenomeni franosi complessi. L’approccio digitale ha consentito di produrre in tempi brevi e con continuità modelli della superficie come riportato nei casi studio, eseguire confronti e valutazioni quantitative dei volumi interessati ai fenomeni franosi, seguire l’evoluzione morfologica del versante per fornire parametri di valutazione della stabilità dello stesso.
XIX Ciclo
1971
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18

Colussa, Sandro. "Un modello di studio del paesaggio antico. Il caso dell'agro del municipio romano di Forum Iulii." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2011. http://hdl.handle.net/10077/4510.

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Abstract:
2009/2010
L’obiettivo del progetto è quello di realizzare un GIS che costituisca un modello da applicare per lo studio dei paesaggi centuriati, seguendo un percorso interamente in free/open source. E’ stato preso in esame l’agro del municipio romano di Forum Iulii (comuni analizzati: Cividale del Friuli, Corno di Rosazzo, Premariacco, Moimacco, Manzano, Buttrio e antichi comuni censuari di Povoletto e Togliano). L’elaborato finale è costituito da due livelli di lettura. Il primo prevede la visualizzazione dei dati ai fini della individuazione degli elementi di interesse archeologico (siti, maglie di centuriazione, viabilità). Per questo scopo lo sfondo cartografico è rappresentato dalle CTR e ortofoto recenti. Il secondo livello è finalizzato allo studio dei “pattern” insediativi e richiede degli sfondi cartografici che riproducano per quanto possibile la situazione paesaggistica antica. In questo caso la documentazione cartografica di base è costituita dalle mappe catastali del 1811 e 1843, utilizzate perché conservano ancora elementi della strutturazione del territorio di epoca romana oggi non più riscontrabili nella cartografia più recente (confini di proprietà, viabilità, toponomastica, usi del terreno, ecc.). Inoltre è stato realizzato un DTM mediante rasterizzazione e interpolazione delle CTR, avendo cura di eliminare le quote moderne. A queste basi cartografiche sono stati sovrapposti i layer dei siti archeologici, dei limites e rigores delle centuriazioni, della viabilità antica. Ogni elemento archeologico è stato corredato di una scheda esplicativa collegata mediante hyperlink al corrispondente report della tavola degli attributi, da immagini storiche e fotografie scattate nel corso delle prospezioni autoptiche che ne hanno verificato la posizione e la condizione attuale. I dati raccolti sono stati incrociati ed hanno permesso di chiarire alcuni elementi dell’organizzazione del territorio, che in bibliografia erano ancora rimasti sospesi. I programmi GIS utilizzati sono stati Map WindowGIS per la visualizzazione dei dati e la maggior parte delle elaborazioni ed analisi; gvSIG, ADBToolbox, QGIS per quelle operazioni non supportate da MapWindowGIS; RDF, CartLab per ulteriori operazioni sulla cartografia; OpenOffice per la redazione delle schede, poi salvate in .pdf; Access e Excel per i database dei siti e dei materiali archeologici.
XXIII Ciclo
1963
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19

Furlani, Stefano. "Studi sulla dissoluzione carsica e sui condizionamenti geologici nella carsogenesi .-Acquisizione ed elaborazione di dati MEM e + t- MEN per la misura della consumazione delle rocce carbonatiche." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2008. http://hdl.handle.net/10077/2559.

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Abstract:
2006/2007
Questo progetto di dottorato consiste in una ricerca “a tappeto” con un traversing micro erosion meter (MEM) che ho messo a punto per l’occasione. Si tratta di uno strumento che viene posizionato su particolari supporti preventivamente infissi nella roccia. Lo strumento, come specificato dal nome stesso, misura l’erosione, quindi il risultato dei processi di degradazione ed erosione sulla superficie della roccia. Lo scopo del ricercatore che lo utilizza è quello di stabilire i rapporti tra i vari fattori di degrado (chimico, meccanico o biologico che sia), sulla base di misure dirette di abbassamento della superficie topografica in situ ed in laboratorio nelle diverse condizioni ambientali. Questo approccio quantitativo al carsismo permette di unire una ricerca di carattere predittivo, che cerca di intuire lo sviluppo sequenziale del territorio, ad una di carattere storico, che mira a definirne la sua evoluzione passata. Non essendo possibile un’approcio multiscalare, viste le caratteristiche proprie degli strumenti di campagna utilizzati, mi sono limitato ad in cui l’analisi puntuale della superficie rocciosa senza cercare inutili, e probabilmente dannose, correlazioni con lo spazio geografico circostante. A questo proposito, mi sono avvalso di tutta la strumentazione e tecnologia disponibile e, quando non disponibile, l’ho costruita appositamente in laboratorio: dal microscopio, per l’analisi delle sezioni sottili, agli autocostruiti micro erosion meter, dalla fotografia digitale ai software per la gestione dei dati georeferenziati. Ho utilizzato quindi sistemi informatici integrati a diversi livelli: tecnologia digitale per il rilevamento di campagna, database per la raccolta dei dati, sistemi informativi geografici e strumenti di geostatistical analysis. Nello svolgimento del lavoro ho cercato di individuare anche i fattori ed i condizionamenti naturali che influenzano la consumazione delle rocce, nell’ambito del progetto PRIN 2004 (Degrado delle rocce carbonatiche indotto dalla dissoluzione chimica e dai processi di bioalterazione: meccanismi, ratei, impatto sul bilancio globale della CO2 e rimedi) – Responsabile dell’URTS Prof. Franco Cucchi. In questo progetto ho avuto modo di studiare dettagliatamente i tassi erosivi in carico a particolari tipi di licheni lungo due transetti altimetrici in Friuli Venezia Giulia ed in Abruzzo. Numerose stazioni sono state posizionate lungo la costa adriatica orientale per lo studio delle morfologie e dell’erosione dei litorali carbonatici. Ho quindi realizzato un prototipo di Sistema Informativo Territoriale per la gestione, l’inserimento e la modifica dei dati relativi alle stazioni MEM utilizzabile da operatori standard, quindi con un utilizzo minimo delle risorse economiche. Inoltre ho creato un sistema di webGIS, in cui i dati di ogni stazioni sono facilmente consultabili anche in campagna, grazie alla strutturazione di un sito internet con diversi livelli di accesso. Infine, ho proposto alcuni esempi di analisi statistica e geostatistica dei dati ottenuti in una serie di stazioni campione. La ricerca è stata svolta in tre fasi: in laboratorio, in campagna ed in ufficio. Inizialmente ho messo a punto il traversing micro erosion meter equipaggiato con un comparatore digitale, in grado di far confluire i dati direttamente su tablet PC o su palmare. Ho svolto numerosi test sullo strumento, riportati nel capitolo 2, in modo da verificare l’attendibilità dei dati ottenuti. In un secondo momento ho posizionato una serie di nuove stazioni in campagna, per integrare ed ampliare la rete di stazioni già esistenti. Di ogni stazione è stata acquisita la posizione con il GPS e sono stati raccolti i campioni di roccia per definire, tramite sezioni sottili, le litologie indagate. Centinaia di migliaia sono i dati di consumazione raccolti in questi tre anni, con cadenze temporali variabili a seconda della stazione, in alcuni casi anche giornaliere. In quest’ultimo caso, ho posizionato numerose stazioni nel giardino di casa, in modo da poter eseguire osservazioni ripetute durante la giornata. Questi dati hanno fornito numerosi nuovi spunti di ricerca (Allegato 1). La fase di elaborazione dei dati e la messa a punto degli strumenti informatici in grado di gestire al meglio le stazioni e i dati MEM rappresentano l’ultima fase di questa ricerca. Vorrei aggiungere che ho dedicato molto tempo alla revisione bibliografica delle pubblicazioni sulla metodologia del micro erosion meter e del traversing micro erosion meter, sui processi di degradazione della roccia e sulla terminologia utilizzata, nonché sui sistemi informatici più idonei a gestire banche dati in locale e su web. In allegato ho aggiunto due articoli, sottomessi ed accettati sulle misure costiere e sulle misure giornaliere sulle arenarie a cemento carbonatico. Il lavoro svolto può fornire un ottimo strumento di gestione dei siti MEM, ma può costituire anche un valido supporto tecnico alla ricerca scientifica sul carsismo e sulle morfologie carsiche in genere.
XX Ciclo
1973
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20

Gonizzi, Barsanti Sara. "Sistema informativo territoriale storico-urbanistico di forum IULII (CIVIDALE DEL FRIULI)." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2008. http://hdl.handle.net/10077/2554.

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Abstract:
2006/2007
L’idea di questo lavoro nasce dalla volontà di applicare la tecnologia GIS al campo dell’archeologia, da qualche anno a questa parte sempre più propensa ad usare strumenti informatici. Ormai la ricerca archeologica non è più solo studio erudito e piacere della conoscenza, essa si scontra spesso con la realtà delle nostre città dove, se si effettua uno scavo, non è raro imbattersi in strutture antiche importanti tanto da necessitare di una documentazione corretta e il più completa possibile, da realizzare però senza penalizzare o compromettere le funzioni quotidiane della città stessa e senza far aumentare i costi di realizzazione e gestione degli scavi. Non è facile conciliare le necessità della tutela esercitata dagli organi periferici del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, cioè le Soprintendenze, i cui compiti consistono nel tutelare e conservare i resti archeologici, con quelle delle istituzioni pubbliche che devono amministrare e gestire la vita cittadina, ritenute spesso e per molti versi in contrapposizione. Per questa ragione si è voluto proporre uno progetto di lavoro che potesse far fronte ad entrambe le necessità, che potesse essere uno strumento al contempo di analisi, e di archiviazione e gestione dei dati relativi alle evidenze archeologiche, utile anche e soprattutto per individuare le aree a maggior rischio archeologico in modo tale da permettere una sinergia tra tutti gli Enti preposti alla gestione delle aree urbane e del territorio in senso lato. La creazione della carta archeologica della città in GIS, utilizzando il software ArcGIS, ha avuto come area di interesse il centro storico della città di Cividale del Friuli ed ha usato come base di lavoro la carta archeologica della città, redatta nel dicembre del 2003 per la tesi di laurea in archeologia classica presso l’Università La Sapienza di Roma e integrata con i dati degli scavi effettuati nel lasso di tempo intercorso tra il 2002 ed il 2007. L’impostazione del GIS ha ripercorso la metodologia di studio seguita per la tesi, secondo un posizionamento delle evidenze in base a riferimenti topografici e puntuali, a seconda del tipo di informazioni scaturite dalla ricerca bibliografica. Questo procedimento è stato ulteriormente completato ed affinato con il posizionamento di precisione di alcune aree archeologiche sulla Carta Tecnica Regionale Numerica in scala 1:5000 mediante l’utilizzo di rilievi strumentali con stazione totale che hanno sfruttato una rete topografica realizzata dalla Soprintendenza ai Beni Archeologici del Friuli Venezia Giulia e che usa una serie di vertici topografici, materializzati con chiodi, distribuiti su gran parte del tessuto urbano, le coordinate dei quali sono state restituite mediante strumentazione GPS. Passaggio successivo al posizionamento dei resti archeologici è stato quello della ricostruzione ipotetica dell’urbanistica della città antica, con la graficizzazione dell’antico tessuto viario della città romana sulla base dei dati archeologici e cartografici d’archivio. Per completare l’analisi dello sviluppo urbano della città in epoca immediatamente successiva a quella romana (V – X sec d.C.) sono stati inseriti all’interno dello stesso sistema cartografico di archivio anche tutti i dati archeologici pertinenti a questo arco cronologico. L’analisi dello sviluppo urbano relativa ad un arco cronologico così ampio ha permesso di puntualizzare e determinare i cambiamenti del tessuto cittadino avvenuti tra la tarda antichità e il primo medioevo, cambiamenti che si possono apprezzare attraverso le interrogazioni del database e della cartografia applicata e visibili a tutt’oggi nel moderno impianto urbano. Alla carta archeologica in GIS è stato collegato un database contenente tutte le informazioni necessarie per la conoscenza e lo studio dei resti archeologici. L’idea iniziale era di creare un geodatabase in ArcCatalog in quanto sembrava lo strumento migliore essendo direttamente collegato alle entità geografiche rappresentate. Un primo problema è incorso nel momento dell’impostazione del geodatabase in quanto esso richiede per ogni Feature Class una sola entità, punto, linea o poligono. Per uno scavo archeologico questo è limitante poiché si possono trovare tutte e tre le rappresentazioni e quindi si dovrebbero creare tre Feature Class invece che una. Inoltre uno scavo archeologico può presentare una larga varietà di informazioni (mosaici, muri, tombe, frammenti ceramici) che possono riferirsi a periodi storici e a fasi del reperto archeologico diversi. L’articolazione dei dati ha fatto prevalere l’idea che sarebbe stato più agevole creare un database in Access che permette la contemporaneità di più informazioni relative ad una stessa tabella. Un secondo problema legato al database è la possibilità di implementare le informazioni e di interrogare i dati: si deve tenere in mente che la carta archeologica sarà uno strumento di valore divulgativo e che quindi dovrà essere usata da non addetti ai lavori; il database creato in Access possiede tutti i requisiti necessari, sia per l’organizzazione che per l’implementazione dei dati. In secondo luogo è stato impostato un lavoro relativo alla creazione di un modello tridimensionale del terreno della città di Cividale del Friuli con la rappresentazione dell’attuale morfologia del territorio su cui insiste l’area urbana della città, con l’intento di ricostruire dove possibile e sempre in 3 dimensioni, sulla base delle quote dei piani antichi individuati durante le indagini archeologiche (piani pavimentali, livelli stradali, quote di calpestio), la morfologia antica riferita a specifici periodi cronologici. In questo modo, con la creazione della carta di rischio archeologico, si possono fornire indicazioni non solo sul posizionamento dei siti all’interno della città, ma anche a quale quota sono stati trovati e a quale quota si potrebbero trovare eventuali nuove scoperte. A questo punto è sorto un problema relativo al miglior software da utilizzare per le ricostruzioni, se ArcGis o Cad in quanto lo spazio in cui ci si muove è ridotto essendo il centro cittadino molto piccolo. Alla fine, dopo molte prove, la soluzione migliore, che permette un maggiore visibilità delle variazioni altimetriche tra piano di calpestio attuale e ipotetico piano antico, è stata la creazione di un reticolo di sezioni che coprisse l’intera superficie della città in cui sono localizzati elementi archeologici quotati. Sono state create infine alcune carte di rischio sulla base dei posizionamenti e delle quote dei resti archeologici per individuare le aree propriamente archeologiche, quelle in cui la concentrazione di resti antichi è maggiore, le aree a loro prossime, che presentano un rischio elevato e, via via che ci si discosta dalle aree archeologiche, le aree con vari gradi di rischio, fino a quello basso. La carta di rischio e di tutela è uno strumento fondamentale per l’Amministrazione pubblica, che può disporre di elementi fondamentali per il posizionamento, in pianta ed in altimetria, dei resti archeologici e può quindi organizzare facilmente i lavori dei piani regolatori, e per la collaborazione tra il Comune e la Soprintendenza per tutelare i resti archeologici senza nuocere ala vita cittadina di tutti i giorni. Come ulteriore sviluppo del lavoro cartografico e di archivio è stato creato un sito multimediale dedicato al Museo Archeologico Nazionale ospitato nei locali del Palazzo dei Provveditori in piazza Duomo a Cividale del Friuli all’interno del quale sono esposti numerosi oggetti di diversa natura rinvenuti nella zona del centro storico della città e nel territorio limitrofo. Il sito è stato progettato con la finalità di fornire al visitatore del Museo una guida multimediale sugli oggetti esposti e, attraverso questa, la possibilità di collegare gli stessi al luogo di rinvenimento fornendo contestualmente delle informazioni topografiche ed archeologiche oltre che storico – artistiche proprie della descrizione dell’oggetto esposto. Questo progetto di ricerca ha avuto come obiettivo la creazione di un GIS dedicato a Cividale del Friuli ed al suo territorio, alla sua storia e al suo patrimonio storico – artistico ed archeologico; il GIS così creato rappresenta uno strumento utile non solo per la ricerca, l’archiviazione e lo studio dei dati archeologici in senso lato, ma è anche un importante mezzo attraverso il quale poter conoscere in tempo reale e puntuale la sovrapposizione tra la città moderna e “le città” antiche e progettarne la loro convivenza; è proprio grazie ai programmi informatici e alla loro interazione che la carta archeologica ed il database ad essa collegato possono diventare strumenti utili per l’archiviazione, lo studio, l’analisi dei dati in tempo reale e la progettazione.
XX Ciclo
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21

Mazzoli, Tommaso. "Atlante delle colline moreniche friulane. La georeferenziazione come base interattiva per la conoscenza del territorio." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2010. http://hdl.handle.net/10077/3501.

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Abstract:
2008/2009
Il progetto ha come obiettivo la costruzione di un atlante bibliografico on-line che elabori e rappresenti lo stato dell’arte della ricerca sul territorio delle colline moreniche friulane
XXII Ciclo
1970
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22

Bader, Francesca. "Utilizzo in ambito forestale di applicazioni GIS in ambiente FOSS." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2011. http://hdl.handle.net/10077/4514.

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Abstract:
2008/2009
Sebbene il patrimonio forestale italiano sia rilevante per l'ambiente e l'economia, per l'equilibrio del territorio, per la conservazione della biodiversità e del paesaggio, ogni anno è minacciato da numerosi incendi boschivi anche devastanti. Le conseguenze per l'equilibrio naturale, in caso d'incendio, sono di grossa entità ed i tempi per il recupero dell'ecosistema si attestano su periodi piuttosto lunghi. Importante è anche ricordare che l'Assemblea generale dell'ONU ha dichiarato il 2011 Anno Internazionale delle Foreste, al fine di aumentare la consapevolezza sulla gestione sostenibile, la conservazione e lo sviluppo sostenibile di tutte le tipologie di foreste. Pertanto, vista l'entità e la frequenza con cui viene colpita l'area carsica dagli incendi boschivi, è stato sviluppato un lavoro per lo studio ed il monitoraggio degli incendi boschivi nell'area carsica appunto, impiegando software FOSS (Free and Open Source Software) come i GIS GRASS, QuantumGIS, gvSIG Desktop e Mobile, il pacchetto Sextante (integrato in gvSIG) ed il software statistico R Project. Un primo approccio è stato effettuato come studio in collaborazione con l’Ispettorato Ripartimentale Foreste di Trieste e Gorizia e con l'Ente Forestale Sloveno di Sežana (ZGS), su un sito test a cavallo del confine italo-sloveno colpito nell'estate 2003 da un rilevante incendio. Aree della stessa tipologia vegetale incendiate e non sono state monitorate mediante dati satellitari Landsat (2003-2009) allo scopo di confrontare il ripristino della copertura vegetale dell’area incendiata rispetto a quella rimasta inalterata. Attraverso gli indici di vegetazione NDVI e NDWI e dati meteorologici, si è evidenziato come nelle aree incendiate vi sia un trend complessivo di ripresa nell’arco di 6 anni. In secondo luogo, avendo appurato che effettivamente gli incendi boschivi vengono influenzati da numerosi fattori, tra cui le componenti ambientali, sono state approfondite le dinamiche che possono interagire con lo sviluppo degli incendi boschivi per tutta l'area carsica. Una tematica affrontata mediante una correlazione tra le serie storiche degli incendi e le componenti ambientali del territorio. Per il periodo 1995-2009, dati input come catasto incendi, dati meteorologici, parametri morfologici del terreno, Corine Land Cover e dati litologici, sono stati ricavati valori medi d'incidenza degli incendi boschivi suddivisi per categorie di parametri. Le corrispondenze tra fattori sono risultate da un' Analisi delle Componenti Principali (PCA) con R, che ha permesso di rappresentare un insieme di dati in un numero ridotto di dimensioni, evidenziando appunto delle relazioni effettive tra l'incidenza degli incendi e le caratteristiche del territorio. Un'ulteriore implementazione d'indagine ha riguardato la predisposizione del modello MultiGIS-R per la produzione di una mappa dell'incendiosità dell'area carsica. In questo contesto sono stati impiegati anche gli strumenti software FOSS che permettono l'interconnessione ed integrazione tra diversi programmi. Come elementi del sistema sono stati considerati innanzitutto i dati d'analisi del terreno (DTM 5 m, slope, aspect), le ortofoto della Regione FVG (visibile ed infrarosso), immagini satellitari Landsat, un'accurata Carta d'uso del suolo (gruppo botanico del Prof. Poldini), a cui si sono aggiunte delle elaborazioni come la carta dell'assolazione, la carta dei parametri morfometrici del terreno, aree d'individuamento delle pinete. Tali configurazioni di lavoro hanno evidenziato, oltre alle caratteristiche professionali, intuitive e versatili degli applicativi FOSS, un'efficacia nell'applicazione ad ambiti come la gestione ed il monitoraggio ambientale, elaborazione di mappe di rischio o la pianificazione territoriale, unitamente ai vantaggi apportati dalla disponibilità delle comunità di supporto (ambienti multidisciplinari e multipiattaforma) e dalla comunicazione diretta con gli sviluppatori software.
XXII Ciclo
1981
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23

Forti, Simone. "Strategie per un utilizzo efficace di strumenti SIT per la gestione e il supporto decisionale in ambito comunale: il caso di Città di Castello." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021.

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Abstract:
I motivi della scelta di questo tema di studio sono legati alle criticità ed esigenze riscontrate nell’ambito dell’esperienza professionale come dipendente del Comune di Città di Castello. Le grandi potenzialità offerte da strumenti evoluti e trasversali come quelli offerti da un Sistema Informativo Territoriale appaiono essere perfette per rendere più efficace l’azione amministrativa e per mettere a frutto il patrimonio informativo disponibile. Sono state descritte le caratteristiche generali di un SIT, le sue peculiarità, le difficoltà e le esigenze, illustrandone inoltre le potenzialità. Sono state condotte attività di ricognizione e di studio per provare a definire il design di un SIT calibrato sulle esigenze e potenzialità del Comune. È stata analizzata la struttura delle basi di dati, procedendo anche a sottoporre questionari ad alcuni dipendenti per comprendere meglio esigenze e criticità. Si è preso in considerazione il contesto locale e le sue peculiarità. Sono state illustrate le strategie per l’implementazione del SIT dell’Ente, individuando le priorità e le azioni da intraprendere, approfondendo tematiche specifiche. Si è illustrato come, attraverso l’utilizzo di dati aperti disponibili in rete, si possano condurre studi sull’utilizzo del suolo e soprattutto sulla sua evoluzione nel tempo, relazionando queste informazioni con l’andamento demografico e i cambiamenti del territorio. È stata proposta una strategia per implementare un Geoportale comunale, che comprendesse un servizio WebGIS basato su framework Open-Source, introducendo inoltre un catalogo dei geodati disponibili. Si è infine ipotizzato uno scenario di utilizzo di soluzioni evolute come la Blockchain per la gestione dei trasferimenti di potenzialità edificatorie dovuti all’introduzione di strumenti perequativi e compensativi. Si è cercato di far comprendere il valore aggiunto che il SIT può offrire in termini di pianificazione, gestione strategica e supporto alla capacità decisionale.
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24

Bensi, Sara. "Studi per la messa a punto di un sit geologico stratigrafico e geologico applicato - il sit dei dissesti geostatici." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2010. http://hdl.handle.net/10077/3734.

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Abstract:
2008/2009
Il dottorato di ricerca ha avuto come obiettivo l’individuazione e la realizzazione di una metodologia per l’omogeneizzazione dei dati informatici relativi al catasto dei fenomeni franosi e quello delle opere di difesa esistenti in Friuli Venezia Giulia. E’ stato pertanto necessario creare uno standard informatico di base per i successivi lavori di implementazione, aggiornamento, raccolta dei dati relativi ad eventi franosi di nuova attivazione e monitoraggio dello stato dell’arte delle opere di difesa. La prerogativa del sistema di catalogazione dei dissesti nazionale è stata dettata dalle leggi emanate in seguito all’evento franoso occorso a Sarno nel maggio 1998 (D.L. n. 180/1998 – “Decreto Sarno”, convertito con modificazioni dalla legge n. 267/1998 e D.L. n. 132/1999, convertito con modificazioni dalla Legge n. 226/1999), grazie alle quali sono stati avviati i progetti IFFI (Inventario dei Fenomeni Franosi in Italia) e PAI (Piano stralcio dell’Assetto Idrogeologico). In base a questi progetti sono stati definiti i criteri per la perimetrazione e la catalogazione, in particolare per la definizione del Rischio Idrogeologico associato a ciascun singolo fenomeno, validi (e obbligatori) per l’intero territorio nazionale. La metodologia per l’aggiornamento dei catasti parte dall’esperienza maturata dalla scrivente nell’ambito delle attività inerenti la prevenzione dai dissesti idrogeologici attivate dal Servizio Geologico della Direzione Ambiente e Lavori Pubblici della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia in convenzione con L’Autorità di Bacino dei fiumi Isonzo, Tagliamento, Livenza, Piave, Brenta - Bacchiglione. Il protocollo operativo ideato e messo a punto durante il dottorato può essere considerato universalmente applicabile in quanto la metodica proposta non rimane legata alle peculiarità della Regione Friuli Venezia Giulia, ma si prefigge quale possibile base operativa valida anche per altre realtà territoriali nazionali. Nell’ottica dell’aggiornamento continuo dei dati relativi ai dissesti idrogeologici, geostatici e a quelli del catasto opere di difesa, in questo studio sono stati utilizzati i supporti informatici in formato .mdb, .dxf e .shp che vengono supportati dalla maggior parte delle piattaforme informatiche relative a database relazionali, programmi CAD e GIS. I dati relativi alle geometrie e alle posizioni geografiche dei dissesti e delle opere di difesa sono stati trasformati in shapefile e importati in ArcGIS. Per la catalogazione dei dati alfanumerici delle opere di difesa è stato creato un data base in MS ACCESS. La validazione e la verifica dei dati è avvenuta mediante la creazione di un Personal Geodatabase in cui, attraverso l’applicazione delle regole topologiche è stato possibile controllare le irregolarità dovute a errori di digitalizzazione delle forme geometriche. Dopo la validazione dei dati il Geodatabase è uno strumento pronto per l’utilizzo ai fini di elaborazioni statistiche per dare un supporto decisionale nella pianificazione e nella gestione del territorio. Attraverso il costante aggiornamento dei dati si ottiene un’immagine in tempo reale della pericolosità geostatica del territorio e dello stato delle opere di difesa. Il Geodatabase rappresenta un’efficace e obiettivo strumento per gli enti territoriali nell’ambito della pianificazione degli interventi di mitigazione dei dissesti sulla base delle priorità dettate dal grado di pericolosità, concentrazione dei dissesti e infrastrutture antropiche presenti.
XX Ciclo
1970
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25

Gherdevich, Davide. "L'analisi spaziale come strumento per la ricostruzione della viabilità medievale nel Friuli Venezia Giulia." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2009. http://hdl.handle.net/10077/3139.

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Abstract:
2007/2008
La ricerca mira a dare un contributo significativo alla ricostruzione della viabilità antica, di epoca romana e soprattutto di epoca medievale. La ricostruzione della rete viaria è stata effettuata attraverso apposite applicazioni di analisi spaziale contenute nei software GIS, in particolare è stata utilizzata la Cost Surface Analysis e la Line of Sight. Spesso la ricostruzione della rete viaria e resa alquanto difficile, sopratutto in territori che sono stati soggetti a bonifiche , culture intensive o a dissesti idrogeologici, in queste zone il dato archeologico è spesso mancante o parziale, ed è in questi casi che la tecnologia GIS, e più precisamente l'analisi spaziale, può aiutare a ricostruire il tracciato viario e fornire nuovi dati che possono essere usati per ulteriori analisi o per confutare e consolidare delle tesi o delle ipotesi. Le elaborazioni spaziali sono tecniche di simulazione finalizzate a classificare, rappresentare e interpretare il paesaggio archeologico, in micro o macro scala, sulla base delle relazioni spaziali e diacroniche che intercorrono fra elementi antropici, naturali, ambientali e, in parte, secondo fattori socio politici. L’analisi spaziale fa misurazioni e ha l’obiettivo di definire un quadro di riferimento all’interno del quale realizzare osservazioni. In particolare il cost surface analysis calcola l'energia consumata da un individuo che si sposta da un punto ad un altro; questo tipo di analisi ci consente non solo di valutare le percorrenze, ma anche ricostruire le strade ed i percorsi di un paesaggio antico. L’altra analisi che abbiamo effettuato e la line of sight o anche Viewshed analysis; calcola il campo visuale umano sulla base delle caratteristiche morfologiche ed ambientali del territorio, e le relazioni spaziali tra i siti all'interno del paesaggio. Le zone da me prese in considerazione per effettuare le prime analisi sono il territorio tra Gemona, Ragogna e Spilinbergo e la provincia di Trieste. Nel primo caso, dopo una prima fase di raccolta dei dati, la nostra attenzione si è concentrata sul tentativo di ricostruire la viabilità di epoca romana e medievale nella zona di trovare il possibile punto di guado sul fiume Tagliamento ed infine verificare se i castelli avessero o meno il controllo sulla rete viaria e sul guado. Per dare una risposta a queste domande abbiamo effettuato prevalentemente due tipi di analisi: il cost surface analysis e il line of sight. Come secondo caso di studio abbiamo analizzato la viabilità, soprattutto di epoca medievale, che attraversava una particolare zona della provincia triestina: la Val Rosandra. Ci siamo riproposti di ricostruire la viabilità nella zona e di confrontarla con i dati storici ed archeologici ed inoltre di verificare se vi era la possibilità di una viabilità principale che attraversasse la valle. Infine abbiamo confrontato i risultati ottenuti con la cartografia storica ed in particolare il rilievo cartografico Giuseppino di fine ‘700. In un ultima fase abbiamo controllato numerose foto aeree, concentrandoci sulla zona comprese tra Osoppo e san Daniele, alla ricerca di possibili anomalie collegabili alla viabilità. I voli visionati sono diversi:volo GAI 1954, Volo IGM 1971, volo R.A.F. 1976 a bassa quota e ad alta quota, volo E.N.E.L. 1976, volo CGR 1986, volo CGR 1998. Una prima analisi ci ha permesso di rilevare diverse possibili anomalie nella zona ad est di Osoppo, a sud di Ragogna e presso san Daniele.
XXI Ciclo
1977
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26

Beltrano, Anna Maria. "Monitoraggio delle risorse alieutiche con l'ausilio di sistemi informativi geografici in una riserva naturale marina e sito natura 2000." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2008. http://hdl.handle.net/10077/2555.

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Abstract:
2006/2007
L’obiettivo di tale studio è stato quello di implementare un Sistema di Informazione Geografica (GIS) per il monitoraggio dell’attività di pesca e delle risorse alieutiche, considerando le marinerie delle Isole Egadi, a rappresentanza di alcune tipologie di base dell’attività di pesca artigianale e per i diversi vincoli ambientali che in quest’area insistono quali la Riserva Naturale Marina e i Siti Natura 2000, al fine di suggerire opportune strategie di protezione sia per le risorse pescabili che per l’ambiente. Quindi un sistema esperto a supporto delle decisioni, che consenta di visualizzare i complessi scenari nell’ambito della valutazione delle risorse alieutiche nella dimensione spazio-temporale (Spatial Decision Support System), orientato alla pianificazione territoriale per un uso sostenibile delle risorse naturali, sinergica e coordinata tra i vari enti territoriali preposti. Nel corso di tale studio è stato messo a punto un data-warehouse, orientato alla pianificazione territoriale contenente differenti tipologie di dati ambientali, un database relazionale (RDBMS) contenente i dati riguardanti la pesca e la flotta, e un GIS in grado di gestire, analizzare, integrare dati eterogenei, riferendoli alle rispettive posizioni geografiche, finalizzato nello specifico ai seguenti obiettivi: - Studio delle caratteristiche ambientali dell’area di interesse; - Caratterizzazione della struttura della flotta per ciascun porto; - Variabilità degli attrezzi utilizzati nel tempo e nello spazio in ciascun porto; - Indagine delle specie catturate, qualitativamente e quantitativamente; - Indagine dello sforzo di pesca e cattura per unità di sforzo (CPUE), nello spazio e nel tempo; - Analisi dei principali parametri chimico-fisici ambientali (temperatura, salinità, ossigeno, etc); - Rilevazione delle condizioni climatiche e meteo-marine; - Individuazione di specie e habitat di elevato valore ecologico; - Valutazioni ambientali e indicazioni gestionali. In particolare, è stata indagata l’area di studio, gli aspetti geologici, biologici, con particolare rilievo ad habitat e specie di interesse scientifico e/o ecologico, mediante ricerche bibliografiche e campagne sperimentali in mare. Sono state realizzate le indagini inerenti la pesca e la flotta mediante i seguenti metodi: metodo indiretto e metodo diretto. Il metodo indiretto ha compreso la raccolta dei dati settimanalmente mediante rilevazione allo sbarco, per un intero anno. Il metodo diretto ha compreso la realizzazione di campagne sperimentali opportunamente pianificate, utilizzando come campionatore diverse tipologie di imbarcazioni e attrezzi delle marinerie dell’area, per la raccolta diretta di dati, sempre nell’arco di un anno. Durante le pescate sperimentali si è fatto uso di strumentazione GPS (Global Positioning System) per registrare le coordinate geografiche del punto iniziale, medio e finale dell’attrezzo in pesca. La profondità, a cui sono state effettuate le pescate, è stata registrata mediante ecoscandaglio. I dati oceanografici sono stati prelevati in situ, mediante sonde multiparametriche. Sono state rilevate informazioni riguardo le condizioni climatiche e meteo-marine. E’ stato realizzato un GIS facendo uso del software ArcGIS 9.1 della ESRI. Per la definizione dei temi e per uniformare le informazioni raccolte e catalogate nel datawarehouse, questo è stato strutturato in accordo ad un Thesaurus di Riferimento per Applicazioni ambientali (Environmental Applications Reference Thesaurus, EARTh). I dati riguardanti la pesca e la flotta sono stati elaborati e organizzati in un Database relazionale (RDBMS), che ha permesso la gestione dell’informazione geografica assicurando caratteristiche quali efficienza nelle prestazioni, controllo degli accessi, controllo delle ridondanze, conferendo una formidabile elasticità alla struttura e quindi di analisi spaziale, permettendo così di analizzare i diversi aspetti dei fenomeni. Questo è stato arricchito con collegamenti (hyperlink) a documenti utili (leggi, direttive, vincoli territoriali), immagini (foto di barche, coste, specie, attrezzi), pagine web. Infine, il sistema è stato organizzato in modo che, effettuando differenti interrogazioni ed operazioni quali analisi di dati spaziali (interpolazioni, operazioni di overlay, raster calculator), analisi degli attributi (query o funzioni di ricerca, SQL, summarize, statistics) e analisi integrata (spaziali e attributi), ha permesso di ottenere differenti informazioni nella dimensione spazio-temporale. In conclusione, il sistema è stato predisposto per analizzare e visualizzare i complessi scenari esistenti nell’ambito della valutazione delle risorse alieutiche nella dimensione spazio-temporale (monitoraggio), considerando le caratteristiche ambientali e le diverse problematiche dell’area, in modo da prevedere i possibili scenari futuri (forecasting) creando una modellizzazione della realtà, al fine di: fornire indicazioni nel pianificare una gestione ottimale delle risorse, razionale, integrata e sostenibile, quindi fornire spazialmente una scelta di soluzioni al decisore (Spatial Decision Support System) per la conservazione degli stock ma anche per preservare gli ecosistemi marini; avviare in caso di un’area sottoposta a più vincoli (Riserva Marina, Sito Natura 2000, IBA) una pianificazione concertata e sinergica tra i diversi livelli istituzionali preposti (governance multilivello e interscalare) ed evitare quindi una pianificazione conflittuale o ridondante. Il sistema realizzato potrebbe vedere applicazione nell’ambito delle seguenti pianificazioni: per la realizzazione dei piani di gestione pesca regionali, inerenti il Programma Operativo Pesca - FEP nazionale (Fondo Europeo per la Pesca); per l’elaborazione dei piani di gestione dei Siti Natura 2000; per la predisposizione delle varie fasi della Valutazione Ambientale Strategica (VAS); per la predisposizione di piani territoriali di Gestione Integrata della Fascia Costiera GIZC; nell’istituzione di Aree Marine Protette o Riserve Naturali Marine, Parchi, ed in particolare risulterebbe utile nella pianificazione della zonazione, soprattutto quando in tali aree è presente come forte componente l’attività di pesca, ricoprendo un elevato valore in termini di occupazione, commercio, attività ricreative e quindi di benessere economico.
The objective of this study was to implement a Geographic Information System (GIS) for the monitoring of fishing activities and alieutic resources in the Egadi Islands, as being representative of a few fundamental kinds of small-scale fishing and for various existing environmental restrictions such as the Marine Reserve and Natura 2000 sites. The purpose was to suggest appropriate conservation strategies for both alieutic resources and the environment. In other words, an expert system to decision support, making it possible to visualize complex scenarios in the assessment of alieutic resources in a space-time dimension (Spatial Decision Support System), geared towards spatial planning -for a sustainable use of natural resources- in synergy and coordination among the various authorities in charge. In the study a data-warehouse was set up, geared towards spatial planning and containing various categories of environmental data, a relational database (RDBMS) containing data on fishing and fleets, and a GIS capable of processing, analyzing and integrating heterogeneous data in reference to their respective geographical locations, with the following specific objectives: - Study of the environmental characteristics of the area of focus; - Characterization of the structure of the fleet for each port; - Investigating fishing gear changes in time and space in each port; - Quantitative and qualitative investigation of the species caught; - Analysis of fishing effort and catch per unit effort (CPUE), in time and space; - Analysis of the main environmental -physical and chemical- parameters (temperature, salinity, oxygen, etc.); - Survey of climatic and sea weather conditions; - Identification of species and habitats of high ecological value; - Environmental assessment and management guidelines. In particular, the investigation was carried out on the area of focus, its geological and biological aspects, with special attention to habitats and species of scientific/ecological interest, through bibliographic research and experimental sampling at sea. The investigation on fishing and fleets has been carried out with the following methods: indirect method and direct method. The indirect method has involved weekly collection of data from interviews at landing, over a whole year. The direct method has involved carefully planned sampling trips, using various types of boats and gear of the local fisheries for direct collection of data, also over a whole year. In the sampling process, a GPS (Global Positioning System) was used to record the initial, middle and final geographical coordinates of the fishing gear. Depths of experimental fishing were recorded with an echo sounder. Oceanographical data were obtained on site, with the use of multiparametric probes. Information has been recorded on climatic and sea weather conditions. The GIS was set up using ArcGIS 9.1 software by ESRI. For definitions of topics and to standardize the information collected and filed in the data-warehouse, this has been structured in accordance to the Environmental Applications Reference Thesaurus (EARTh). Data regarding fishing and fleets have been processed and organized in a relational database (RDBMS), which has made it possible to manage geographical information as well as assuring characteristics such as efficiency of performance, access control, redundancy control, thus giving the structure remarkable flexibility also in terms of spatial analysis and the possibility of looking at the various aspects of events. The database has also been enriched with hyperlinks to useful documents (laws, directives, planning restrictions), images (photos of boats, coastlines, species, gear), and web pages. Finally, the system has been organized so as to be able to obtain various kinds of information in a space-time dimension through operations and procedures such as spatial data analysis (interpolation, overlay, raster calculator), analysis of attributes (query or search functions, SQL, summarize, statistics) and integrated analysis (spatial data and attributes). In conclusion, the system has been set to analyze and visualize complex scenarios in the assessment of fishable resources in a space-time dimension (monitoring), taking into consideration the environmental characteristics and various critical factors of the area, so as to forecast possible scenarios and create models of reality with the purpose of: providing indications for optimal, rational, integrated and sustainable resource management, as well as a range of spatial options for decision-makers (Spatial Decision Support System) for the conservation of stock and marine ecosystems; in the case of areas subjected to multiple restrictions [Marine Reserve, Natura 2000 site, IBA (Important Bird Areas)], giving way to a concerted, synergic planning activity among the various authorities in charge (multi-level and inter-scalar governance) and thus avoiding any conflictual, redundant planning. Such system could be applied in the following planning situations: implementation of regional fishing management plans within the national Operational Programme – EFF (European Fisheries Fund); preparing of management plans for Natura 2000 sites; preparation of the various phases of Strategic Environmental Assessment (SEA); preparing of plans for the Integrated Coastal Zone Management (ICZM); institution of Marine Protected Areas or Marine Reserves, Parks, in particular, it would be useful to plan the zoning of this areas protected, especially when fishing activity is strong and of high value for occupation, trade, recreational activities and hence economic welfare.
XX Ciclo
1971
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27

De, Rosa Gianluca. "Implementazione di una applicazione GIS per l'analisi storica della regione del Rif (Marocco)." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2009. http://hdl.handle.net/10077/3138.

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Abstract:
2007/2008
Lo scopo del presente studio è quello di elaborare una piattaforma GIS che integri i dati ricavati dalle missioni archeologiche italo-marocchine nel Rif (Marocco), svolte tra il 2000 e il 2005. La ricerca è nata per l’interesse relativo alla storia di una regione quasi del tutto sconosciuta dal punto di vista archeologico e sulla quale le fonti letterarie risultano carenti. Il progetto ha coinvolto l’Institut National des Sciences de l’Archéologie et du Patrimoine du Maroc (INSAP) e le Università di Mohammedia e Cassino. Il gruppo di lavoro è stato costituito da studiosi italiani e marocchini e si è avvalso della collaborazione dei geologi dell’Università di Roma I – La Sapienza. L’obiettivo primario è dunque quello di accrescere le conoscenze su insediamenti, produzioni e commerci che hanno interessato il Rif nell’antichità. Il Sistema Informativo elaborato nel corso di questo lavoro dovrà inoltre consentire di produrre modelli di studio diretti al monitoraggio e alla salvaguardia del territorio in oggetto, particolarmente interessato da mutamenti geomorfologi che ne alterano il paesaggio in tempi molto rapidi. L’area oggetto della ricerca si estende per circa 270 km lungo la fascia litoranea mediterranea del Marocco, a partire da Tahrzout fino all’oued Moulouya. In corrispondenza dei principali corsi d’acqua, la prospezione ha interessato anche le vallate, procedendo per alcune decine di chilometri verso l’interno. La scelta iniziale è stata motivata dalle caratteristiche geomorfologiche di queste aree, favorevoli allo stanziamento di nuclei insediativi, aree portuali e postazioni di controllo militare. Per la gestione e l’archiviazione dei dati raccolti nel corso della ricerca si è ritenuto necessario creare un apposito Sistema Informativo Territoriale. Si tratta di una applicazione Desktop GIS, impostata al fine di ottenere uno strumento attivo in grado di archiviare ed analizzare le informazioni territoriali e restituire i risultati delle elaborazioni spazio-temporali operate sui dati ottenuti dal campo. Allo scopo di incrementare la qualità del lavoro si è deciso di impiegare software open source e sviluppare il modello in ambiente Ubuntu-Linux, rettificando la decisione originaria di operare esclusivamente in ambiente Microsoft-Windows, ambiente nel quale il sistema è nato. Tale scelta è stata motivata dall’aspirazione di riuscire ad operare in campo archeologico mediante strumenti informatici che non abbiano limitazioni, economiche o strutturali, e che siano realmente in grado di migliorare la qualità del lavoro, aumentando al contempo il grado di accessibilità e di alfabetizzazione da parte dell’utenza. Altra aspirazione è quella di poter mettere a disposizione dei governi e degli enti delegati alla gestione e allo sviluppo del territorio uno strumento che consenta di progettare e gestire nuovi percorsi turistici e culturali, che permettano la rivalutazione e lo sviluppo dell'intero territorio. Il lavoro ha prodotto i seguenti risultati. L’organizzazione degli elementi che costituiscono la base del sistema informativo, vale a dire un database relazionale, in grado di archiviare tutti i dati raccolti nel corso della ricerca e di organizzarli secondo le differenti tipologie e funzioni, e una cartografia vettoriale di base necessaria per la messa in opera dell’applicazione GIS; il reperimento di carte storiche e foto aeree che hanno concorso allo sviluppo di un overlay topologico complesso, oltre alla realizzazione di un Modello Digitale del Terreno; l’introduzione al Sistema Operativo Ubuntu-Linux ed ai software GIS open source, con cui è stata realizzata la versione definitiva del modello GIS. L'idea di sviluppare il sistema con prodotti open source non deve intendersi limitata all'impiego dei software e dei sistemi operativi gratuiti disponibili sul mercato, ma deve essere estesa ad un principio di apertura totale del modello attraverso la realizzazione di una piattaforma che consenta di dialogare con tutti i principali software GIS esistenti, commerciali ed open source. Gli strumenti impiegati nella fase di progettazione del modello GIS sono stati: Autodesk Map 3D 2005 e ESRI ArcGIS 3.2, per la realizzazione della cartografia di base e del modello GIS dedicato; Microsoft Access (versione Xp) per la realizzazione del database ralzionale. La versione definitiva del progetto è stata realizzata con l'impiego del software Qgis, versione 1.0, con modulo GRASS. Il programma permette di creare e gestire file in formato shape, una tipologia di estensione che consente di creare modelli in grado di dialogare con tutti i principali software Gis-WebGis, oltre alla possibilità di elaborare Modelli Digitali del Terreno (DTM). Il risultato finale è una applicazione in grado di gestire la totalità dei dati raccolti sulla regione del Rif e di consentire l’elaborazione e la fruizione di tali dati ai fini di una analisi storica diacronica che possa portare nuova luce sulle dinamiche insediative che hanno interessato il territorio nell’antichità. Per elaborare le interrogazioni necessarie a dimostrare le capacità della applicazione Gis oggetto di questa ricerca sono state selezionate ventiquattro schede di sito, relative ai siti i cui dati risultano editi. Dei restanti siti identificati nel corso delle indagini sul terreno sono state fornite solamente determinate informazioni, selezionate al fine di mostrare alcune delle capacità del sistema. Tale scelta è stata motivata dalla decisione di non anticipare i risultati delle campagne di indagine archeologica svolte negli anni 2000-2005 nella regione del Rif in corso di pubblicazione definitiva e a cui il presente lavoro andrà a contribuire. Per la gestione dei dati è risultata molto utile la restituzione delle caratteristiche geomorfologiche del territorio in formato tridimensionale, con la creazione di un Modello Digitale del Terreno, utile a mostrare in maniera puntuale l’influenza di tali caratteristiche in questa regione del Marocco, i cui percorsi storici risultano decisamente contraddittori rispetto al resto del Paese. A questi risultati deve essere aggiunta l’opportunità di gestire il modello GIS con l’impiego di software open source, gratuiti e disponibili con il sistema operativo Ubuntu-Linux, oltre ad avere la qualità di poter essere utilizzati anche in ambiente Microsoft-Windows. L’impiego di questi software permette inoltre di ridurre sensibilmente i costi di gestione della piattaforma GIS per quanto riguarda le risorse informatiche. L’ultimo aspetto rilevante è rappresentato dalla possibilità, per il futuro, di avere a disposizione una piattaforma GIS pubblicabile nella rete Internet, così da mettere a disposizione dell’intera comunità, non solo scientifica, tutti i dati disponibili relativi alla storia e alla realtà attuale della regione del Rif.
XX Ciclo
1973
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28

Catanese, Giovanna. "Raccolta dei dati di utilizzo delle acque nella regione Friuli Venezia Giulia e loro organizzazione in un sistema informativo territoriale regionale,al fine di valutare la disponibilità idrica, i fabbisogni attuali ed i possibili "impatti" esercitati dai prelievi superficiali." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2010. http://hdl.handle.net/10077/3636.

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Abstract:
2008/2009
Nei tre anni di studio e ricerca è stato realizzato il Censimento delle Utilizzazioni idriche presenti sul territorio regionale, ovvero la raccolta dei dati di utilizzo delle acque superficiali e sotterranee, e creato un Sistema Informativo Territoriale regionale. Usando, quale base di partenza, cinque diversi database, precedentemente realizzati dal Servizio idraulica della Direzione Centrale Ambiente e Lavori Pubblici della Regione ed usati per l’archiviazione dei dati relativi alle grandi e piccole utilizzazioni presenti nelle varie province della regione, è stato creato un database “Utilizzazioni” relativo all’intero territorio regionale, quale presupposto necessario alla realizzazione del Censimento delle Utilizzazioni. I dati raccolti provengono da tutte le pratiche di concessione di derivazione da corpi idrici superficiali e sotterranei, custodite negli archivi regionali di Trieste, Udine, Pordenone e Gorizia. Il database realizzato presenta, attualmente, nove tabelle principali e due maschere che facilitano l’inserimento dei dati. Rispetto all’originaria struttura dei databases di partenza, esso presenta svariate modifiche ed integrazioni, infatti, sono state aggiunte tre nuove tabelle: Opere di presa sotterranee Pluriutenza, ovvero condivise da più utilizzatori; Scarichi, utilizzati per descrivere i punti di cessione dell’acqua, dopo l’utilizzo, alla rete fognante, o direttamente al terreno; Ambiti serviti, utilizzati per descrivere le aree in cui l’acqua derivata viene utilizzata per gli usi di concessione, in passato classificati come Impianti di utilizzo. Sono, inoltre, state create delle tabelle dedicate alle utilizzazioni ormai inattive, in disuso o completamente dimesse, in tutto identiche a quelle già presenti, tranne che per il nome, per queste ultime accompagnato dall’aggettivo “dismesso¬/a”. In seguito, però, i dati in esse archiviati sono stati riversati nelle tabelle relative alle utilizzazioni attive, così da avere sempre un quadro d’insieme completo. La struttura del database è stata consolidata e perfezionata, aggiungendo nuovi campi a tutte le tabelle presenti. Sono stati affrontati e superati alcuni problemi, quali la definizione dei nuovi campi del database, la validazione dei dati, l’ubicazione delle opere, la scelta del software G.I.S. da utilizzare. Relativamente a quest’ultimo, ArcGIS 9.2 si è dimostrato il programma più versatile nella gestione di un database in formato Access. Effettuata una stima dei prelievi, al fine di individuare i corpi idrici maggiormente interessati da utilizzazioni e di mettere in luce la presenza di eventuali situazioni di “criticità”, utilizzando i dati ottenuti dal Censimento delle Utilizzazioni è stato creato un secondo database denominato“Tratti sottesi da captazioni ad uso idroelettrico ed irriguo”, che ha permesso la realizzazione della Carta dei Tratti Sottesi, in cui sono state messe in evidenza quelle porzioni di corso d’acqua soggette a modifiche delle condizioni naturali locali. Per la costruzione di quest’ultima sono state prese in considerazione esclusivamente le utilizzazioni ad uso idroelettrico e quelle ad uso irriguo con portate prelevate > 100 l/s, ritenute le maggiori cause di impatto sui corpi idrici superficiali. La realizzazione del Censimento delle Utilizzazioni idriche presenti sul territorio regionale ha consentito, quindi, di individuare tutte le opere esistenti per l’approvvigionamento, la regolazione, l’adduzione e la distribuzione delle acque, nonché per la depurazione e lo scarico dei reflui; di valutare la disponibilità delle risorse idriche e la loro compatibilità con i fabbisogni per i diversi usi, di rilevare le diverse tipologie di “impatto” determinate dai prelievi e di evidenziare le locali situazioni di “criticità” dei corsi d’acqua. Tali dati potranno, adesso, essere utilizzati per disciplinare le concessioni di derivazione e di scarico delle acque, prevedere l’evoluzione futura dei fabbisogni attuali e sviluppare scenari di gestione delle risorse idriche superficiali e sotterranee compatibili con gli obiettivi di tutela quantitativa e qualitativa.
XXII Ciclo
1981
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29

Burelli, Giovanna. "Utilizzo di strumenti GIS per lo studio delle valanghe." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2011. http://hdl.handle.net/10077/4509.

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Abstract:
2009/2010
Questo dottorato ha avuto lo scopo di utilizzare diversi strumenti messi a disposizione dai software GIS per lo studio e la gestione delle valanghe nel territorio della Regione Autonoma Valle d'Aosta e nel comprensorio sciistico di “Piancavallo” della Regione Friuli Venezia Giulia. Come obiettivo e base di partenza per le successive elaborazioni, sempre oggetto di questa tesi, si è creato il geodatabase del Catasto Regionale Valanghe della Valle d’Aosta, suddiviso in diversi raster dataset, feature dataset e feature class relativi alle valanghe perimetrate sul terreno tramite rilievi GPS, alle valanghe desunte da ricerca storica o da foto-interpretazione, e dalle valanghe che insistono sui centri abitati, per cui è stata fatta una modellazione sulla base dei tempi di ritorno e sulle pressioni d’impatto. Il secondo obiettivo (tutt’ora in corso all’interno del progetto transfrontaliero Italia-Svizzera STRADA “Strategie di adattamento ai cambiamenti climatici per la gestione dei rischi naturali”, con termine nel 2013) è stato quello di trovare delle strategie per la mitigazione della pericolosità valanghiva, che coinvolge il territorio e in primis le amministrazioni locali, regionali e diversi enti gestori del territorio, con particolare attenzione alla gestione della viabilità. Spesso infatti i soggetti preposti si trovano costretti a dover ricorrere alla chiusura preventiva delle strade, lasciando isolate intere valli anche per diversi giorni creando disagi enormi alla popolazione e all’industria del turismo. Inoltre mancano delle direttive certe a supporto di scelte decisionali di apertura/chiusura delle strade, e il peso di una simile responsabilità è notevole. Questo lavoro ha messo a punto una procedura ottenuta interpolando, in ambiente di Geoprocessing e tramite query di selezione, feature relative alle valanghe, alla viabilità, e agli edifici fornendo uno strumento valido per quantificare in prima istanza i siti passibili di interventi di distacco artificiale valanghe, evitando così il ricorso alla chiusura preventiva delle strade. Questo tipo di applicazione rappresenta il punto di partenza per ulteriori analisi di dettaglio, fondamentali per fornire elementi decisionali alle amministrazioni locali nella gestione delle emergenze. Infine è stata processata una metodologia che, a partire da modelli digitali del terreno, ha permesso l’individuazione di potenziali aree di distacco di valanghe nel comprensorio sciistico di Piancavallo (Friuli Venezia Giulia), grazie a vari step realizzati sia in ambiente di Geoprocessing tramite ArcToolbox, che tramite file .aml su ArcInfo Workstation. Partendo da questa procedura, tramite modelli di dinamica valanghiva, si arriverà, assieme ai tecnici dell’Ufficio neve e valanghe di Udine, a mitigare la pericolosità sul bacino valanghivo che in alcuni casi ha portato ad avere eventi valanghivi su una pista da sci. Per l’archiviazione, il processamento e l’analisi di dettaglio di tutti i punti sviluppati da questo lavoro sono stati realizzati tre geodatabase che permetteranno di sviluppare diverse applicazioni in ambiente GIS. Il lavoro è stato svolto con ArcView 9.3 e ArcInfo Workstation.
XXIII Ciclo
1976
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30

Di, Bartolomeo Michele. "Implementazione di un webGIS open source per la gestione di dati archeologici, storico-cartografici e paleogeomorfologici relativi alla rete idrografica antica di Aquileia." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2010. http://hdl.handle.net/10077/3499.

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Abstract:
2008/2009
Le attività svolte durante il Dottorato di Ricerca, e descritte dal presente elaborato, hanno avuto come obiettivo la realizzazione di un WebGIS con tecnologia open source per archiviare, gestire, visualizzare, interrogare e rendere disponibile un patrimonio, oggi frammentato, di dati spaziali archeologici, paleogeomorfologici e storico-cartografici, provenienti da ricerche diverse, orientate alla comprensione del paesaggio antico di Aquileia, in particolare attraverso l’analisi dell’evoluzione della rete idrografica. La stessa natura intrinseca di un WebGIS, costruito secondo una logica client/server, ha stimolato la ricerca e l’adozione di soluzioni che agevolano l’interoperabilità tra diversi sistemi eterogenei che hanno la necessità di dialogare tra loro attraverso il Web. In questa ottica il progetto adotta opportuni standard per la trasmissione dei dati attraverso la rete che consentono di fatto, un facile interfacciamento tra client e server superando gli ostacoli dovuti alla diversa natura dei dati e dei software che li gestiscono. Le specifiche implementate nel sistema sono quelle previste dall’OGC (Open Geospatial Consortium) e dall’ISO (International Organization for Standardization) per la ricerca, la visualizzazione e il download delle informazioni geografiche, le stesse adottate dalla recente Direttiva UE che istituisce un'Infrastruttura per l'informazione territoriale nella Comunità europea (INSPIRE). La progettazione del sistema si è svolta tenendo conto del carattere eterogeneo degli operatori “lato client”, dando la possibilità di accedere ai dati archiviati “lato server” attraverso software di tipo “browser”, “GIS desktop” e/o “database”. La gestione dei dati da client differenti, insieme alla possibilità di assegnare agli utenti privilegi differenziati di lettura, inserimento, scrittura e cancellazione delle informazioni, rende il WebGIS uno strumento flessibile e utile tanto alla ricerca, quanto alla tutela e alla valorizzazione e quindi alla divulgazione della conoscenza di quanto scoperto fino ad oggi sull’antico assetto del territorio aquileiese.
XXII Ciclo
1972
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31

Iansig, Massimo. "Le strutture fluviali del porto romano di Aquileia. Implementazione di un sistema informativo geografico per la gestione di dati archeologici, dati laser scanner, profili georadar, analisi stratigrafiche." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2009. http://hdl.handle.net/10077/3140.

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Abstract:
2007/2008
The objective of this Doctoral Thesis was to provide the archaeologists of the École Française de Rome, of CNRS Aix en Provence, and all those who carry out research on the territory of Aquileia with a tool enabling them to organize, store, visualize, share and compare the findings of a multitude of disciplines involved - their common subject being the ancient structures of the Fluvial Port of Aquileia. The study was carried out in the framework of a PICS-project and is based on the most recent findings on Roman Time - Aquileia, yet covering its complete history until the 19th and 20th century. Several institutions, departments and bodies both in Italy and abroad have been consulted for documents and technical support material. The result was an exhaustive collection of documents that was successively re-organised in a SIT-system, which had been created through constant exchange and consultation with the final user - the archaeologist himself. From the very outset the objective was not to create a mere IT application, but rather a tool for the efficient management of archaeological data which may in itself become an instrument for research and lead to new findings. The study ultimately proposes itself as a first step towards a better sharing of information through a common platform and better integration of technical and humanistic disciplines.
XXI Ciclo
1971
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32

Osmani, Laura. "Database relazionali e applicazioni gis e webgis per la gestione, l'analisi e la comunicazione dei dati territoriali di un'area protetta. Il Parco Regionale del Conero come caso applicativo." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2010. http://hdl.handle.net/10077/3637.

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Abstract:
2008/2009
Alla base del lavoro di ricerca è stato posto un impianto metodologico a carattere multidisciplinare contrassegnato da un lato da un’analisi introduttiva teorico-geografica relativa alle tematiche inerenti il governo del territorio e del paesaggio in area protetta, dall’altro, da una fase di esame (connessa ad un ambito di indagine più strettamente cartografico – digitale) tesa a fare il punto sullo stato di avanzamento -a livello comunitario e nazionale- in merito al tema della costruzione di infrastrutture di dati spaziali, pubblicazione e condivisione di servizi legati al settore del Geographical Information System, con attenzione alla comunicazione degli elementi di natura ambientale (rintracciabili anche all’interno del contesto aree protette). Entrambe le panoramiche, arricchite al loro interno dalla descrizione del quadro normativo transcalare di riferimento, risultano necessarie ai fini della contestualizzazione e impostazione del lavoro e conducono ad una fase di screening in merito al tema comunicazione dei dati territoriali in ambiente webgis da parte degli enti italiani gestori delle aree protette, nello specifico parchi nazionali e regionali. Tali elementi teorici, legislativi e conoscitivi sono stati poi presi a riferimento nel corso della fase applicativa della ricerca con lo scopo di guidare e supportare i momenti che hanno condotto alla realizzazione di applicazioni dedicate all’area Parco del Conero facenti seguito ad una fase di survey sul campo, ad un’organizzata raccolta di dati territoriali (di base e di Piano del Parco) e successive fasi di analisi spaziale. Lo scopo è quello di supportare (grazie agli applicativi realizzati) le operazioni di gestione, studio e comunicazione territoriale che un Ente responsabile di un’area protetta si trova a dover definire e implementare alla luce delle tematiche considerate nel corso della sezione teorica. I risultati tangibili si incarnano nella creazione di un’architettura che partendo dal relational database, passando per il geodatabase e giungendo alle piattaforme webgis dinamiche e interattive funga da supporto ai processi di coordinamento, analisi e diffusione di selezionati elementi territoriali relativi al comprensorio Parco del Conero e al suo principale strumento di pianificazione (Piano del Parco) agevolando e supportando così sia processi gestionali e decisionali più “consapevoli”, sia percorsi informativi e partecipativi strutturati. Il corpus definitivo dell’elaborato è stato suddiviso in due parti distinte allo scopo di scandire i momenti dello studio e consentirne una più immediata lettura. Ciascuna si articola in tre capitoli. La prima parte, a cui si è assegnato il titolo “Governo del territorio e condivisione del dato informativo e cartografico. Scenari evolutivi verso lo sviluppo di dinamiche partecipative” esplicita al suo interno il quadro teorico, normativo e conoscitivo posto alla base della ricerca. - Nel corso del primo capitolo si è ritenuto opportuno introdurre brevemente alle recenti dinamiche che hanno interessato i concetti, le definizioni e gli aspetti normativi inerenti le tematiche relative al governo del territorio e del paesaggio in area protetta, più nel dettaglio di quello dei parchi naturali regionali in Italia e forme del paesaggio da tutelare. Un excursus che ha preso in esame gli scritti geografici nazionali e internazionali sul tema, facendo emergere posizioni eterogenee, in continua evoluzione e, comunque, oggi in linea con i recenti indirizzi di contesto sviluppati e approvati in ambito comunitario e convenientemente riletti alla scala nazionale. Il tutto ha la necessità di essere supportato da un’adeguata rappresentazione cartografico-tassonomica delle diverse tipologie, unità e categorie di paesaggio e parco. Principio, quello della classificazione, che caratterizza una delle fondamentali linee di dibattito, internazionale e nazionale sull’argomento. - Il secondo, attraverso un approccio che lega il mondo del Geographical Information System e le aree protette tramite il tema della pubblicazione e condivisione dei dati spaziali e ambientali, configura brevemente lo stato dell’arte nel contesto di realizzazione di infrastrutture ad essi dedicate, di implementazioni relative alla stesura dei metadati da indicare per set e serie di elementi territoriali, nonché servizi per i medesimi. Lo sguardo viene rivolto alle direttive, ai regolamenti e alle decisioni in ambito comunitario e alle trasposizioni delle stesse all’interno del contesto nazionale. - Nel terzo si inizia ad entrare nella parte del lavoro di ricerca caratterizzata da un’impronta più conoscitiva che teorico-normativa. Ci si spinge oltre il quadro concettuale e si cerca di capire, attraverso la realizzazione di uno screening sul tema della comunicazione e diffusione (da parte dei rispettivi enti gestori) dei più rilevanti dati territoriali relativi ai parchi nazionali e regionali italiani tramite piattaforme webgis, cosa nel nostro paese è stato fatto a favore della loro divulgazione e quali possono configurarsi come margini di miglioramento futuro. L’analisi è corredata da grafici e tabelle di dettaglio in relazione alle quali si espongono commenti relativi ai risultati ricavati nel corso dell’indagine -sia in valore assoluto che in valore percentuale-. Il capitolo funge da ponte tra la sezione teorica del lavoro e quella dedicata invece al caso di studio specifico. La seconda parte “Un’applicazione territoriale: il Parco del Conero. Da un’analisi geografica di contesto ad una di dettaglio attraverso tools gis-analyst. Database Management System e Web Service Application per la gestione e la comunicazione”, memore dell’indagine teorico-conoscitiva, è dedicata alla presentazione del caso applicato all’area protetta del Conero. Nel dettaglio: - all’interno del capitolo quarto si fornisce un inquadramento territoriale dell’area oggetto di esame tramite analisi condotte grazie a tools gis-analyst (ArcGis – ArcToolbox). Tale inquadramento viene arricchito dal rilievo sul campo della rete sentieristica interna al Parco del Conero in relazione alla quale si descrivono le modalità di acquisizione dei dati e le successive fasi di post-elaborazione. Il rilievo dei sentieri (reso necessario dal fatto che la rete era stata solo digitalizzata sulla carta) ha consentito di completare il quadro di analisi relativo alla viabilità pedonale interna all’area parco, ponendo l’accento non solo sulle caratteristiche di fruibilità turistico-paesaggistica che questa possiede, ma integrando i dati raccolti con quelli del Piano del Parco già a disposizione dell’Ente al fine di giungere alla realizzazione di modelli di analisi spaziale (ESRI Model Builder) da poter applicare in successive fasi di valutazione territoriale dell’area stessa o di programmazione concernente interventi puntuali da effettuarsi sulla rete sentieristica in relazione a tratti di percorso caratterizzati da elementi di criticità. Di tali modelli si sottolineano le caratteristiche di versatilità e adattabilità a qualsiasi tipologia di territorio, protetto e non, che risulti attraversato da sentieri, percorsi e itinerari turistico - culturali o di fruibilità paesaggistica e naturalistica. Il capitolo si conclude con la descrizione delle finalità di indagine e struttura dei modelli stessi. - Nel capitolo quinto i dati alfanumerici, quelli ricavati dalle survey della rete sentieristica, quelli di piano, nonché quelli riguardanti le fonti bibliografiche vengono integrati all’interno di un database relazionale MS Access pensato ai fini della loro consultazione anche da parte di utenti non esperti GIS. Tale database consente collegamenti e interazioni sia con un personal geodatabase ESRI che con il database spatial PostgreSQL (estensione PostGIS) all’interno dei quali sono stati archiviati i dati spaziali dedicati invece ad una utenza GIS specialist. Si prosegue con la descrizione delle tipologie di dataset territoriali in essi inseriti ai fini della loro archiviazione e del loro aggiornamento. - Il sesto capitolo risulta, infine, dedicato al testing e sviluppo (localhost) di un applicativo Webgis UMN Mapserver con front-end dinamico P.Mapper contenente una selezione dei dati spaziali di cui sopra. In relazione ad esso si delineeranno le caratteristiche fondanti, le categorie e le query di interrogazione, i parametri degli strati informativi di cui si intende consentire la visualizzazione. Il tutto consapevoli che la pubblicazione web di un Sistema Informativo Territoriale trova, di fatto, il suo fine ultimo non solo nel mero passaggio da un’utenza locale a una multiutenza condivisa del dato/database spaziale, ma anche nella sua auto-identificazione a strumento atto a supportate, favorire e attivare processi di condivisione informativa e partecipazione decisionale collettiva secondo dinamiche che, alternativamente, vertano ad un andamento di tipo top - down e bottom – up. Il lavoro, dopo le note conclusive, si chiude con le consuete indicazioni bibliografiche e sitografiche e tre allegati all’interno dei quali si riportano: due tabelle sinottiche relative allo screening sui parchi nazionali e regionali presentato nel corso del terzo capitolo, l’estratto di alcuni strati informativi inseriti nel file .map di Mapserver e infine un elenco delle sigle e degli acronimi incontrati nel corso dello scritto.
XXII Ciclo
1979
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33

Cianciarulo, Dario. "Tecnologie e metodologie integrate per la costruzione di un GIS comunale: dal piano comunale d'emergenza di protezione civile alla tutela e valorizzazione dei Beni Culturali." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2010. http://hdl.handle.net/10077/3515.

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Abstract:
2008/2009
Il lavoro riguarda la creazione di un Sistema Informativo Territoriale del centro storico di Viggiano (PZ). I due temi principali affrontati in questo lavoro riguardano la creazione del piano comunale di emergenza comunale su GIS e la creazione del GIS dei beni culturali del centro storico. La creazione di un piano comunale di emergenza che serva a tutelare la popolazione, l'edificato, le infrastrutture e tutto ciò che è all'interno del territorio comunale, non deve far dimenticare anche, che al suo interno persistono numerosi beni culturali che spesso non vengono presi in considerazione. La fortuna o sfortuna del centro storico di Viggiano, è quella che non persistono beni culturali di grande valore ma solamente dei beni culturali “minori”. Si tratta di più di 300 portali in pietra, sparsi su tutto il tessuto urbano, che testimoniano la vita cittadina durante il XIX secolo. Questo secolo fu uno dei più disastrosi a causa dei numerosi terremoti che vi successero. In particolare nel lavoro viene ricordato il terribile sisma del 1857. Il prodotto finale è stato quindi un GIS che contiene, non solo lo stato attuale del territorio comunale al fine di creare un piano di emergenza, ma anche una serie di dati legati ai beni culturali in esso contenuti. Lo studio sui portali ottocenteschi ha permesso inoltre di ricostruire la storia urbanistica della parte più recente del paese. Dall'analisi su GIS delle date incise su numerose chiavi di volta, è stato possibile ricostruire l'andamento urbanistico di una area del centro storico diviso in decenni. Inoltre dall'analisi della piattaforma dati creati su GIS è stato possibile verificare dove e quando sono state effettuate le prime ricostruzioni immediatamente successive al triste e disastroso terremoto del 1857. Il lavoro così svolto, dimostra come la creazione di un GIS comunale, possa includere dati di diversa estrazione, ma essere accomunati da uno stesso fine ultimo: quello della salvaguardia e tutela di tutto quello che c'è all'interno di un centro storico, anche quello che apparentemente sembra di poco valore “storico” o sociale. Inoltre la parte finale del lavoro, è dedicata alle tecnologie proposte per la valorizzazione del centro storico di Viggiano. Avendo un centro storico povero e apparentemente, poco interessante, si è cercato di ideare dei percorsi turistici al suo interno sfruttando una tecnologia ancora poco sviluppata in Italia: quella dei semacode. Il GIS quindi creato è servito alla realizzazione del Piano Comunale di Emergenza, al censimento e all'analisi del centro storico da un punto di vista storico. Infine è stato utilizzato per creare e progettare numerosi percorsi che facciano visitare le sue particolarità a turisti grazie all'utilizzo di una nuova tecnologia a basso costo.
XXII Ciclo
1981
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34

Rizzo, Raffaela Gabriella. "Applicazioni GPS/GIS per la valorizzazione del territorio del consorzio di bonifica valli grandi e medio Veronese. La realizzazione di una guida mobile su PDA phone." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2008. http://hdl.handle.net/10077/2557.

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Abstract:
2006/2007
Il lavoro di tesi è stato svolto con lo scopo di utilizzare le tecniche e gli strumenti dell’ICT (Information Communication Technology) assieme a quelle di posizionamento GPS (Global Positioning System) per realizzare un progetto di valorizzazione turistica e culturale di un territorio della bonifica, nello specifico quello delle Valli Grandi Veronesi. Quest’ultimo, nell’ottica della sostenibilità – ampiamente sottolineata nei documenti della Commissione Europea anche nel 2007 - rappresenta una delle poche aree rimasta da conservare in tutte le sue caratteristiche, proprio in una Pianura Padana altamente congestionata. Gli obiettivi posti sono stati due: 1)creare per il Consorzio dei materiali organizzati per una conoscenza tematica sul rapporto uomo – acque (interne e di bonifica) con attenzione alla valorizzazione dei relativi beni culturali e paesaggistici 2) realizzare una guida mobile dedicata per turisti "consapevoli" ed enti territoriali. La tesi si articola in un'introduzione, quattro capitoli, una conclusione, un'appendice e un allegato. - Introduzione Nell'introduzione si evidenziano gli obiettivi della ricerca e l'iter che ha condotto a sviluppare il tema della valorizzazione con tecniche ICT del comprensorio del Consorzio in base al rapporto uomo – acqua. Vengono presi in considerazione i soggetti (istituzioni, enti e privati) coinvolti nel lavoro, indicata la metodologia seguita nella realizzazione dello stesso e gli step intermedi raggiunti nell'arrivare alla realizzazione della guida mobile. Capitolo 1 – "ICT: mobile devices e guide mobili" Prende in considerazione il mercato dell'ICT (high tech) nell’ambito dei portable devices spiegando il perché della scelta di un PDA phone quale strumento per la realizzazione della guida suddetta. Essendosi soffermati sul settore della navigazione per auto, si fornisce una panoramica sulla composizione di un PND (Portable Navigation Device) e quale sia la differenza dello stesso rispetto ai PDA (Personal Digital Assistant) e ai PDA phone. Infine, nell'ultimo paragrafo (1.4 Le guide mobili) viene dato un riepilogo sulle diverse tipologie di guide mobili – con una possibile classificazione – ad oggi realizzate o in progress da enti e istituzioni. Capitolo 2 – "Gli studi propedeutici, anni 2004 e 2005: GPS, Mobile Mapping System e Laser Scanner" Descrive le diverse strumentazioni e tecniche (con i relativi esperimenti) presi in considerazione nell'arco di due anni (2004-2005): il Mobile Mapping System G.I.G.I.one dell'Università degli Studi di Trieste e il laser scanner terrestre; entrambi provati nella provincia di Verona. Questo per indicare l'iter che ha portato a orientarsi verso i portable devices per la navigazione quali strumenti per la localizzazione, rappresentazione e comunicazione degli aspetti salienti caratterizzanti un dato territorio. Capitolo 3 – "Il Comprensorio di Bonifica Valli Grandi e Medio Veronese" Il capitolo è interamente dedicato alla vasta area oggetto di studio descrivendone, in una prima fase, i caratteri generali per addentrasi poi sui lineamenti idrografici e sull’opera di bonifica che lo ha caratterizzato negli ultimi secoli, soffermandosi in particolare su come e perché si siano formate le Valli Grandi Veronesi, specificando anche qual è il ruolo del Consorzio di Bonifica nella gestione del territorio. Capitolo 4 – "Tecnologie ICT e mobile devices per la valorizzazione del territorio del Consorzio di Bonifica. L'itinerario di guida mobile nelle Valli Grandi: dal glossario della bonifica a un percorso nella bonifica" Indica quale sia stata la metodologia seguita nell'effettiva realizzazione dell'itinerario su PDA phone esplicitando le contemporanee fasi di lavoro su piattaforma desktop per ottenere, in aggiunta alla guida mobile, anche un'implementazione con finalità didattico/formative del SIT del Consorzio, attraverso la proposta di contenuti informativi turistico – escursionistici. In questo capitolo, il più articolato, si descrive come è stato rilevato il tragitto dell’itinerario con sistema GPS; si sia creato il database ValliGrandi.mdb; sia stato sviluppato il progetto GIS itinerarionellabonifica.mxd e come il tutto sia stato incluso nel PDA phone con i Geo Appunti e la traccia ValliGrandi.trc. Conclusioni Nelle conclusioni vengono esposte riflessioni sugli step compiuti, con una tabella riassuntiva delle operazioni che hanno coinvolto il concetto di punto di interesse e gli strumenti per effettuarle. Si esplicitano anche ipotesi di utilizzo/divulgazione del lavoro svolto. Appendice – Glossario L’itinerario realizzato ha come tematica il particolare rapporto uomo – acqua che si viene a creare in un ambiente quale quello della bonifica idraulica, ma con le peculiarità della bonifica in esame: quella delle Valli Grandi. Questo ha richiesto, oltre all'acquisizione della conoscenza dei luoghi, un apprendimento dei termini specifici della bonifica. Ecco perché si propone in allegato il glossario che, in fase di lavori, ha preso la forma di un itinerario tematico. Allegato – "L'itinerario di guida mobile nelle Valli Grandi Veronesi: cartografie e descrizione" Il allegato si propone l'itinerario in tre versioni: 1) un'iniziale breve esposizione dell'intero percorso, 2) una descrizione delle singole tratte sia generale sia con due esempi di dettaglio e 3) sei schede di singoli punti interesse a esemplificazione delle informazioni contenute del database ValliGrandi.md, informazioni riportate nella guida mobile su PDA phone. Oltre a questo sono state inserite quattro cartografie a corredo della descrizione e la copia del poster "Paesaggio e ICT: per un’iterazione positiva?" che riassume tutto il lavoro svolto.
The thesis concerns the tourist and cultural enhancement of the Valli Grandi reclaimed area in the province of Verona using ICT tools and techincs combined with the GPS ones. The targets aimed at are: 1) the production of organised materials for a thematic knowledge about the relation man – water paying attention to the enhancement of its cultural and landscape heritage; 2) the creation of a mobile guides for tourists and territorial institutions. The thesis describes in four chapters, one addendum (the reclaimed land glossary) and an attached document the steps followed to achieved the targets. Chapter 1 – "ICT: mobile devices and mobile guides" This chapter describes briefly the ICT market of portable devices and explains why the PDA phone has been chosen as the tool for the mobile guide of the Valli Grandi Veornesi. Telling this a possible classification of the nowadays known mobile guides has been given. Chapter 2 – "Preliminary studies, years 2004-2005: GPS, Mobile Mapping System and Laser Scanner" Chapter two concerns the preliminary studies that led to the choice of a potable navigation device to represent the territory, survey the itinerary and localise the point of interests. Chapter 3 – "The Consorzio di Bonifica Valli Grandi e Medio Veronese area" The Consorzio area is here described giving the perception of how it has transformed in a reclaimed through the centuries. The role and tasks of the Consortium are also explained. Chapter 4 – "ICT technologies and mobile devices for the enhancement of the Consorzio di Bonifica territory. The mobile guide itinerary through the Valli Grandi: from a reclaimed land glossary to a tour in the reclaimed land" It describes the methodology followed in the creation of the PDA phone itinerary explaining the simultaneous steps on desktop PC (to elaborate a tourist implementation of the already existing GIS of the Consortium) and on the PDA phone. It illustrates how the three projects ValliGrandi.mdb, ValliGrandi.trc and intinerarionellabonifica.mxd has been created. Addendum: Glossary It is the dictionary of the reclaimed land terms used in the Valli Grandi territory, terms that has become a tourist itinerary. Attached document This document describes the itinerary both in general and in particular parts. Examples of six point of interest cards are also included.
XX Ciclo
1974
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35

Coslovich, Davide. "Stima del sequestro potenziale di carbonio nei suoli agricoli del Veneto con il GEFSOC modellyng system." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2011. http://hdl.handle.net/10077/4597.

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Abstract:
2009/2010
I suoli globalmente contengono circa 2500 Pg di C in forma minerale ed organica (ca 1550 Pg) ed il flusso annuo da e verso l’atmosfera – che attualmente contiene circa 760 Pg C – coinvolge circa 120 Pg di C. Questi scambi di carbonio sono clima-dipendenti; l’effetto del cambiamento climatico sui depositi di carbonio del suolo è perciò di importanza critica, in quanto anche piccole variazioni di un deposito di tale entità possono determinare importanti conseguenze sulla concentrazione di anidride carbonica in atmosfera, innescando meccanismi retroattivi positivi. Per fare delle previsioni sui cambiamenti dei depositi di carbonio per effetto dei cambiamenti climatici o di altre variabili è neccesario ricorrere a dei modelli; in particolare, per le stime a scala nazionale e regionale si impiegano dei modelli che operano a livello di ecosistema e che vengono abbinati a dei SIT. Vista la forte sinergia con la mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici, la ricerca è stata volta a stimare il potenziale di sequestro e accumulo di sostanza organica nei terreni agricoli del Veneto, con un occhio di riguardo per la gestione sostenibile. In secondo luogo, a fornire uno strumento per la contabilizzazione del sequestro di carbonio nei sistemi agricoli. Si è individuato nel GEFSOC Modelling Sistem uno strumento idoneo per il perseguimento di questi obiettivi; il GEFSOC MS integra due modelli meccanicistici ampiamente sperimentati – Century e RothC – ed il metodo empirico dell’IPCC e li interfaccia con un SOTER-DB e con un GIS. L’uso e la gestione del suolo ed i loro cambiamenti sono variabili fondamentali nel determinare il contenuto di carbonio nei depositi del terreno; poiché manifestano i loro effetti anche secoli dopo che si sono verificati, è necessario ricostruire la loro storia almeno negli ultimi 100 anni. Nel corso della ricerca è stato ideato e sperimentato per la prima volta in questo settore un approccio spazialmente esplicito alle transizioni di uso e gestione del suolo, utilizzando materiale cartografico di varia natura e completando la raccolta dati con statistiche agrarie e fonti storiche. Le simulazioni sono state fatte contemplando due diversi scenari di cambiamento climatico (PCM-B1 e Had3A1FI) spinti fino al 2100. L’analisi dei risultati prodotti evidenzia che i terreni più ricchi in carbonio sono maggiormente soggetti a perdite, mentre quelli poveri, anche se in misura modesta, incrementano il loro contenuto; la tendenza, quindi, è di avvicinarsi ad una maggiore omogeneità. Per quel che riguarda gli usi del suolo, seminativi ed aree agricole eterogenee sono le categorie che hanno manifestato tassi di incremento superiori. I tassi di variazione, comunque, sono tendenzialmente in calo e, per lo scenario di cambiamento climatico meno marcato, ad un certo punto (2070 ca) si portano su valori negativi: questo fatto si ripercuote sui depositi del terreno, che complessivamente mostrano un incremento nel lungo periodo, ma via via più contenuto, fino a raggiungere un massimo e quindi cominciare ad emettere negli ultimi decenni della simulazione. I depositi dei terreni sottoposti allo scenario di cambiamento più marcato, invece, non hanno subito flessioni ed hanno garantito, anche se in misura calante, il sequestro lungo tutto il periodo della simulazione. Questo dato può essere di qualche interesse nello studio degli effetti della temperatura sul rapporto produzione di biomassa-accumulo/decomposizione. L’analisi delle mappe dei depositi e dei tassi di variazione annua ad ettaro prodotte con la sperimentazione, ed il confronto delle stesse con carte del contenuto del carbonio nei terreni di doversa origine e natura, rivelano l’utilità dell’approccio spazialmente esplicito nella definizione delle transizioni dell’uso e gestione del suolo; è possibile infatti riconoscere, dalla zonizzazione, i tematismi che possono avere avuto un peso preponderante nel determinare peculiari situazioni; questo consente di indagarle, verificare la validità delle assunzioni fatte in fase di progettazione, modificare eventualmente la parametrizzazione e reindirizzare le simulazioni. Ad una livello di risoluzione comparabile a quello degli strati informativi di partenza. Alla luce della sperimentazione effettuata, si ritiene che il GEFSOC Modelling System meriti grande considerazione per quanto attiene la contabilizzazione del carbonio nei sistemi agricoli – problematica inevasa fino ad oggi in Italia; quale strumento a supporto del processo decisionale; per le possibili sinergie nella pianificazione di campionamenti e sperimentazioni attinenti; per l’approfondimento della ricerca nell’ambito delle relazioni tra clima e suolo.
XXIII Ciclo
1970
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36

Taranto, Mirco, Domenico Miriello, Alessandra Pecci, and Marco Cappa. "<> approccio multidisciplinare per la diagnostica di Hagia Sophia (Istanbul – Turchia)." Thesis, 2019. http://hdl.handle.net/10955/1787.

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Abstract:
Dottorato di Ricerca in Scienze e Ingegneria dell’Ambiente, delle Costruzioni e dell’Energia. Ciclo XXXI
Da circa 1500 anni l’edificio di Hagia Sophia domina sull’odierna città di Istanbul e la sua tormentata storia, fatta di incendi, crolli, ricostruzioni e occupazioni, è stata oggetto di numerosi studi. Lo studio di tesi in oggetto riprende, in parte, un precedente progetto avviato tra l’Università del Messico, il Museo di Hagia Sophia di Istanbul e il Dipartimento di Biologia, Ecologia e Scienze della Terra (DiBEST) dell’Università della Calabria, nato nel 2010 con lo scopo di realizzare un database GIS3D utile alla diagnostica di Hagia Sophia. Gli obbiettivi che si prefigge questo lavoro sono i seguenti: 1) Implementare ulteriormente la piattaforma GIS precedentemente realizzata, integrandola con un nuovo guscio tridimensionale derivante dai disegni prodotti da Robert Van Nice tra il 1937 ed il 1965, da sovrapporre al sistema GIS 3D già esistente. 2) Costruire un modello numerico, esportabile nel sistema GIS 3D esistente, capace di far dialogare dati quantitativi nelle tre dimensioni. 3) Effettuare uno studio composizionale di 29 frammenti di laterizio provenienti da differenti aree da Hagia Sophia (Istanbul-Turchia), finalizzato a correlare i dati composizionali con le diverse epoche costruttive e a proporre un nuovo metodo di studio, basato sulla micro analisi SEM-EDS, capace di fornire informazioni preliminari su analogie e differenze delle materie prime utilizzate per realizzare i laterizi nei differenti periodi costruttivi. o Per la prima volta, partendo dai prospetti storici di Van Nice, è stato realizzato un modello tridimensionale di Hagia Sophia. Alcune parti del modello, mancanti nei prospetti storici, sono state integrate utilizzando dati fotografici ricavati da drone e da terra e dati lidar ricavati da acquisizioni mediante laser scanner. o Generalmente, i sistemi GIS, consentono di interpolare dati geolocalizzati per estrarre nuove informazioni che arricchiscono le informazioni preesistenti. Le interpolazioni in ambiente GIS rappresentano il processo con cui si utilizzano dati con valori noti per stimare ulteriori valori in punti sconosciuti, operazione che viene sempre effettuata nelle due dimensioni; invece, in questo lavoro, utilizzando differenti software (Bentley Pointools, Matlab, Terraexplorer Pro), è stato possibile ottenere un’interpolazione tridimensionale di variabili numeriche. o Per quanto concerne lo studio composizionale dei laterizi di Hagia Sophia, le indagini chimiche, mineralogiche e petrografiche eseguite sui campioni, hanno consentito di ottenere i seguenti risultati:  I vari campioni, apparentemente molto omogenei tra di loro dal punto di vista mineropetrografico, hanno invece rivelato delle differenze composizionali significative per quanto riguarda la componente più fine correlata con le argille utilizzate per la loro produzione; infatti, un protocollo analitico basato sulla microanalisi SEM-EDS di aree omogenee e prive di scheletro, implementato appositamente per questo lavoro, ha consentito di stabilire che per ogni epoca costruttiva è molto probabile che siano state utilizzate argille di composizione diversa, raggruppando i campioni in quattro insiemi composizionalmente simili (campioni del IV sec., campioni del V sec., campioni del VI+XIV sec., campioni del X sec.).  Grazie agli studi composizionali, si è fatta strada l’ipotesi di similitudini tra i gruppi di laterizi attribuiti a differenti fasi costruttive che hanno interessato la struttura tra il VI ed il XIV secolo. I laterizi, preliminarmente ritenuti appartenenti ad una muratura costruita sicuramente intorno al XIV sec., si è visto essere in realtà laterizi prodotti nel VI secolo e riutilizzati durante il restauro del XIV secolo; infatti, differenti studi bibliografici riportano che le murature di Hagia Sophia del XIV secolo risultano prossime alle murature del VI secolo; appare quantomeno plausibile che durante la ricostruzione del XIV secolo possano essere stati riutilizzati laterizi ancora integri del VI secolo, venuti giù durante un evento sismico.  Per quel che riguarda la provenienza delle materie prime utilizzate per la produzione dei laterizi di Hagia Sophia, l’ipotesi di una probabile provenienza da Rodi, avanzata dallo studio di Moropoulou et al. (2002b) e dimostrata dalla Moropoulou stessa per alcuni laterizi campionati nella parte interna di Hagia Sophia, non ha trovato riscontro con i laterizi studiati nel presente lavoro. Gli unici dati composizionali, che è possibile utilizzare per confrontare i laterizi del presente lavoro con le probabili aree di approvvigionamento delle materie prime, riguardano la media di dati chimici degli elementi in tracce relativa ad alcuni laterizi provenienti da Rodi e i dati derivanti dalle analisi termogravimetriche dei laterizi di Rodi. Le medie dei dati chimici non sono utilizzabili, mentre è possibile usare i dati termogravimetrici presenti per ogni campione di Rodi. In bibliografia, inoltre, non sono presenti dati composizionali derivanti dallo studio di argille nei dintorni di Istanbul o di Rodi. Il confronto tra i valori ottenuti dalle analisi termogravimetriche (acqua strutturale vs CO2) per i campioni studiati in questo lavoro e quelli pubblicati sui laterizi di Rodi (Moropoulou et al., 2002b), ha mostrato una elevata variabilità composizionale di questi ultimi che, in linea di massima, si discosta da quella dei laterizi studiati. Statisticamente si evidenzia una maggiore affinità tra i campioni di Hagia Sophia e quelli di Rodi solo per 5 dei 29 campioni studiati (BAS6 – BAS17 – BAS18 – BAS20 – BAS29); tale affinità è comunque apparente, poiché è da attribuire alla presenza di calcite secondaria nei laterizi di Hagia Sophia. Quindi, in prima analisi, è possibile escludere che i laterizi studiati siano stati prodotti con materie prime di Rodi; mentre è più plausibile una provenienza locale delle materie prime; tale ipotesi, tuttavia, resta da confermare, attraverso un approfondito studio composizionale delle argille presenti nei dintorni di Istanbul.
Università della Calabria
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