Dissertations / Theses on the topic 'I Romanzi del Cosmo'

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1

Moro, Barbara <1975&gt. "L’evoluzione del personaggio femminile nei romanzi di Stephen King." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/4029.

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Abstract:
Partendo dai concetti di letteratura di massa, e di misoginia si vuole dimostrare la capacità dell'autore di creare personaggi femminili eccezionali e l'evoluzione compiuta durante la sua quarantennale carriera.
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2

Caruso, Monica. "Geometrie non euclidee: dalla negazione del V postulato all'interpretazione geometrica del cosmo." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018.

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Abstract:
La tesi è incentrata sulle geometrie non euclidee. Al di là della descrizione dei vari modelli, essa si propone di evidenziare e accertare il fatto che tutte le geometrie, euclidee e non, abbiano pari dignità, fatto oggi pienamente condiviso, ma che era messo in dubbio al momento della loro genesi. Il primo è un capitolo introduttivo riguardo alla storia della geometria, che mira a evidenziare il cambio di prospettiva da una geometria intesa come "misura della terra" a una disciplina svincolata da ogni applicazione pratica. Si arriva poi all'opera di Euclide. A una descrizione sommaria degli Elementi, segue un'analisi del V postulato euclideo che, a differenza dei primi quattro postulati, i quali risultavano intuitivamente evidenti, non era così immediato. Molti studiosi per secoli cercarono invano di dedurlo dagli altri quattro assiomi ma, i tentativi sempre falliti, portarono, fra la fine del XVIII e l'inizio del XIX secolo, all'idea di considerare dei modelli che contemplassero solo i primi quattro postulati e una delle due possibili negazioni del V assioma: nacquero così le geometrie non euclidee. Nel terzo capitolo si scopre che tutte e tre le geometrie sono manifestazioni diverse di un unico concetto generale che le trascende tutte: la curvatura. Lo studio delle geometrie non euclidee e la generalizzazione del concetto di curvatura alle dimensioni superiori, hanno consentito di intraprendere, nel quarto capitolo, un'interpretazione geometrica dell'universo, volta a capire quale geometria risulta più adatta per descriverlo, permettendoci di mostrare la naturale interdisciplinarità delle geometrie non euclidee. Il quinto capitolo, infine, considera gli aspetti didattici attraverso un'analisi delle Indicazioni nazionali e dei libri di testo in merito all'argomento, e ai progetti volti a promuovere un approccio maturo e consapevole al moderno sistema assiomatico e alla geometria di Euclide.
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3

Bagnati, Gaia <1986&gt. "La questione dell'unità del cosmo nei trattati fisici di Aristotele." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/4500.

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Abstract:
In questo lavoro di tesi abbiamo indagato alcuni aspetti della concezione aristotelica del cosmo senza prescindere dal confronto con la tradizione filosofica precedente e ponendo particolare attenzione alla questione dell’unità cosmica e del rapporto tra il tutto e le parti. Nel primo capitolo a partire da alcune osservazioni di carattere terminologico abbiamo proposto una breve storia della nozione di cosmo dalle origini fino ad Aristotele sottolineando la rilevanza che in essa ha avuto la ricerca da parte dei filosofi dell’unità nell’insieme di tutte le cose. Nel secondo capitolo abbiamo cercato di chiarire il significato e le implicazioni teoriche della determinazione del cosmo come corpo posta da Aristotele alla base del sistema cosmologico del De caelo. In particolare abbiamo messo in evidenza l’appartenenza dell’indagine aristotelica alla scienza della natura e le relazioni tra questa e la metafisica. Nel terzo capitolo abbiamo indagato in che modo Aristotele concepisca l’unità fisica del cosmo nonostante la mancanza in esso di un’uniformità ontologica. Avendo come testi di riferimento il De caelo, De generatione et corruption, Meteorologica e la Metaphysica abbiamo discusso quali siano e come si attuino le influenze del mondo sopralunare sul mondo sublunare evidenziando il ruolo fondamentale del movimento di traslazione circolare.
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4

Zanardi, Noemi <1993&gt. "Strategie visive: analisi paratestuale dei romanzi light novel." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/12564.

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Abstract:
Le light novel sono un genere di romanzi di intrattenimento, che dall’inizio del nuovo millennio ha attirato grande interesse nel mondo mediatico giapponese, ma rimane ancora poco analizzato nel contesto dei popular cultural studies internazionali. Questa tipologia di romanzi è spesso collegata alla cultura otaku ed è caratterizzata dalla presenza di illustrazioni che la avvicinano ad anime, manga e videogiochi. Questa trattazione cercherà di analizzare come il paratesto visivo di questi libri (copertina, illustrazioni, label, ecc.) influenza il posizionamento di essi all’interno del mercato editoriale giapponese, condizionandone il consumo in base ai meccanismi del character. Si cercherà dunque di dimostrare che il principale ruolo delle illustrazioni che compongono la dimensione visiva di questi romanzi non è quello narrativo, ma quello rappresentativo, dato che il paratesto visivo crea un’immagine del libro e ne condiziona le modalità di lettura. A questo scopo a un’analisi semiotica del processo di codifica del paratesto visivo vengono affiancate tecniche di ricerca qualitativa (interviste e osservazione partecipante), volte a rappresentare la prospettiva emica degli agenti che producono questa categoria di romanzi.
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5

Sesana, Matteo <1997&gt. "Tadhkira-yi Muḥammad Shāh Shārakhtī: il cosmo di un derviscio del Quattrocento." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/19969.

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Abstract:
Il lavoro della presente tesi di laurea consiste in una traduzione italiana della biografia di un derviscio khalwatī di nome Muḥammad Shāh Shārakhtī, vissuto tra il XIV e il XV secolo nella regione storica del Quhistān, nell’est iranico, e composta da un letterato locale, Qiwām al-Dīn, non altrimenti noto. Il testo, in persiano, si trova in forma manoscritta ed è conservato nella biblioteca dell’Università di Istanbul (İstanbul Üniversitesi, F-1163, ff. 38b-64a). Tale biografia fu notata per la prima volta dallo storico francese Jean Aubin, il quale nel 1967 pubblicò un articolo in cui presentò il documento e ne tradusse alcuni passaggi salienti. Il lavoro di Aubin fu scarsamente considerato dalla letteratura accademica successiva. Ciò a discapito delle illuminanti conclusioni a cui l’autore giunge riguardo alla ricostruzione storico-religiosa della regione in cui il derviscio visse. Aubin scavò nel testo con lo scopo di trovare indizi che permettessero di fare chiarezza sul panorama religioso del periodo a cavallo tra l’impero timuride e l’impero safavide, ponendo particolare attenzione allo sviluppo e alla diffusione delle confraternite sufi. Accanto alla sfera religiosa, si trovano nel testo indizi di carattere storico-economico e storico-sociale, solo superficialmente indagati da Aubin, che ci permettono di fare luce sulla storia sociale di una regione prevalentemente rurale dell’Iran, il Quhistān, rimasta ai margini degli studi storici. A distanza di quasi cinquantacinque anni dall’ultimo studio sul testo, in questa sede verrà proposta una traduzione completa della biografia, corredata da uno studio di contesto che permetta di leggere i dati storici in essa contenuti. L’approccio metodologico di indagine è quello di tipo microstorico, che prevede in questo caso un attento scandaglio delle notizie relative alla vita quotidiana di un uomo del Quhistān calato nel tessuto sociale del suo tempo.
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6

MUCCHI, MARTINA. "LA TRADIZIONE ARABA DEGLI ARGOMENTI DI PROCLO IN FAVORE DELL'ETERNITA' DEL COSMO." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2015. http://hdl.handle.net/10280/6165.

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Abstract:
Il presente studio ha a tema la versione araba del testo greco noto tra gli studiosi come De aeternitate mundi, Sull’eternità del cosmo, del filosofo Proclo (410-485 d. C.). Scopo della ricerca è mettere in luce la ricezione dottrinale e linguistica degli argomenti eternalisti procliani in traduzione araba. In arabo ci sono pervenute due traduzioni di parte degli argomenti eternalisti di Proclo, un fatto di grande interesse perché essi andarono ad alimentare, insieme a quelli creazionisti dell’avversario Filopono, uno dei primi dibattiti su cui le opinioni nel panorama intellettuale arabo musulmano si divisero: l’origine del mondo. Un confronto linguistico tra le due versioni del testo procliano mostra in primis che la prima traduzione, anonima, condivide una grammatica dottrinale e linguistica con le traduzioni nate nel cosiddetto “circolo di al-Kindi” (IX secolo), ed è pertanto riconducibile al filosofo arabo, per quanto sostenitore dell’inizio temporale del cosmo. Elementi linguistici e stilistici rendono inoltre ragione dell’«eloquenza», fasāḥa, che rese famoso il presunto traduttore della seconda versione degli argomenti procliani, Ishaq ib Hunayn (m. 911), ma allo stesso tempo mostrano come egli erediti le elaborazioni dottrinali della traduzione anteriore, probabilmente all’origine dell’interesse per gli argomenti procliani e per una loro seconda traduzione in epoca ad essa successiva.
This work focuses on the Arabic translation of the Greek treatise known as De aeternitate mundi, On the eternity of the world, written by the philosopher Proclus in the fifth century a.d. Its purpose is to enlight the doctrinal and linguistic reception of Proclus’ proofs of the eternity of the world in their Arabic translations. First, the interest in the mentioned proofs is due to the fact that they are considered, together with the opponent Giovanni Filopono’s creationist ones, one of the main sources for the initial debate for natural theology and philosophy, where opinions of Muslim divided: the inquiry concerning whether the world is eternal or had a beginning. A linguistic comparison between the two translation shows that the most ancient translation shares a common doctrinal and linguistic grammar with the texts borne in the so called “Circle of al-Kindi”, (IX century). Therefore, it can be linked to the Arabic philosopher, although he was in support of the temporal beginning of the world. In addition to that, it apparently gives reasons for the fasāḥa, “eloquence”, that made famous the presumed translator of the second version of the Arabic proclian proofs: Ishaq ibn Hunayn (m. 911), but at the same time shows that he inherited the doctrinal contents that the first translator developed in his version. It is this doctrinal development that apparently raised the interest for the proclian text and that justifies their second translation.
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MUCCHI, MARTINA. "LA TRADIZIONE ARABA DEGLI ARGOMENTI DI PROCLO IN FAVORE DELL'ETERNITA' DEL COSMO." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2015. http://hdl.handle.net/10280/6165.

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Abstract:
Il presente studio ha a tema la versione araba del testo greco noto tra gli studiosi come De aeternitate mundi, Sull’eternità del cosmo, del filosofo Proclo (410-485 d. C.). Scopo della ricerca è mettere in luce la ricezione dottrinale e linguistica degli argomenti eternalisti procliani in traduzione araba. In arabo ci sono pervenute due traduzioni di parte degli argomenti eternalisti di Proclo, un fatto di grande interesse perché essi andarono ad alimentare, insieme a quelli creazionisti dell’avversario Filopono, uno dei primi dibattiti su cui le opinioni nel panorama intellettuale arabo musulmano si divisero: l’origine del mondo. Un confronto linguistico tra le due versioni del testo procliano mostra in primis che la prima traduzione, anonima, condivide una grammatica dottrinale e linguistica con le traduzioni nate nel cosiddetto “circolo di al-Kindi” (IX secolo), ed è pertanto riconducibile al filosofo arabo, per quanto sostenitore dell’inizio temporale del cosmo. Elementi linguistici e stilistici rendono inoltre ragione dell’«eloquenza», fasāḥa, che rese famoso il presunto traduttore della seconda versione degli argomenti procliani, Ishaq ib Hunayn (m. 911), ma allo stesso tempo mostrano come egli erediti le elaborazioni dottrinali della traduzione anteriore, probabilmente all’origine dell’interesse per gli argomenti procliani e per una loro seconda traduzione in epoca ad essa successiva.
This work focuses on the Arabic translation of the Greek treatise known as De aeternitate mundi, On the eternity of the world, written by the philosopher Proclus in the fifth century a.d. Its purpose is to enlight the doctrinal and linguistic reception of Proclus’ proofs of the eternity of the world in their Arabic translations. First, the interest in the mentioned proofs is due to the fact that they are considered, together with the opponent Giovanni Filopono’s creationist ones, one of the main sources for the initial debate for natural theology and philosophy, where opinions of Muslim divided: the inquiry concerning whether the world is eternal or had a beginning. A linguistic comparison between the two translation shows that the most ancient translation shares a common doctrinal and linguistic grammar with the texts borne in the so called “Circle of al-Kindi”, (IX century). Therefore, it can be linked to the Arabic philosopher, although he was in support of the temporal beginning of the world. In addition to that, it apparently gives reasons for the fasāḥa, “eloquence”, that made famous the presumed translator of the second version of the Arabic proclian proofs: Ishaq ibn Hunayn (m. 911), but at the same time shows that he inherited the doctrinal contents that the first translator developed in his version. It is this doctrinal development that apparently raised the interest for the proclian text and that justifies their second translation.
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8

Stefania, Alessia <1996&gt. "Tracce di sciamanesimo nel cosmo giapponese: un'indagine sulla struttura dell'universo." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/20971.

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Abstract:
La ricerca intende indagare i meccanismi e le strutture del cosmo giapponese, a partire dalle proprie antiche origini mitiche, per comprendere in che modo l’ambiente circostante sia espressione non solo di una geografia e topografia storica, ma anche e soprattutto spirituale e metafisica. Verrà in questo modo analizzata la struttura del cosmo giapponese in chiave sciamanica, religione che ha profondamente influenzato tutti i sistemi di suddetto Paese, in congiunzione a diverse altre correnti trasversali. Nella prima parte della ricerca, si analizzerà brevemente il contesto entro il quale viene definito lo sciamanesimo e le relative definizioni di cosmologia, cosmo e spazio; successivamente, verranno specificate le modalità entro il quale si raggiunge, ad oggi, un certo sincretismo in Giappone, analizzando nello specifico la componente sciamanica del paese. In seguito, sarà lasciato spazio alla descrizione e analisi dei concetti di cosmo e della propria struttura, nell’ambito dello sciamanesimo giapponese, in modo da decifrare l’importanza che tali conoscenze possano avere in un periodo storico-culturale molto attento all’ambiente naturale, specialmente in riferimento alle comunità indigene del mondo.
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9

Petrarca, Laura <1992&gt. "La psicologia del personaggio nei romanzi Gli Indifferenti e La noia di Alberto Moravia." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/14294.

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10

Rossin, Francesco <1985&gt. "AIDS e letteratura: come è stata raccontata la peste del xx° secolo nei romanzi e nei film." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/9415.

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Abstract:
La tesi è una ricerca sugli scrittori e i registi che hanno affrontato il tema dell'Aids. Partendo dall'analisi dei testi di Pier Vittori Tondelli, Cyril Collard, Hervè Guibert, Brett Shapiro, Alessandro Golinelli, Maurizio Gregorini e Nicola Gardini si studia il loro pensiero e il ruolo che hanno avuto come testimoni della “peste del ventesimo secolo”. Viene valutata la loro posizione in relazione ai movimenti letterari preminenti (specialmente il postmodernismo) e la loro contro-reazione a quest'ultimi. Si passa poi al confronto col pensiero dei sociologi Marco Binotto e Susan Sontag sullo stesso argomento. A questo si aggiunge lo studio delle autrici femminili che hanno trattato il tema dell'Aids nei loro romanzi: Simona Ferraresi, Isabelle Muller, Valeria Piassa Polizzi, Charlotte Valandrey e Banana Yoshimoto. Fatto questo si passa al cinema analizzando attraverso i personaggi come è stato proposto il tema dell'Aids al pubblico negli anni ottanta/novanta e ai giorni nostri. Segue il confronto fra la letteratura e il cinema sullo stesso tema.
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Nazzari, Arianna <1998&gt. "Grotesque e Le quattro casalinghe di Tokyo: figure di donne in due romanzi di Kirino Natsuo." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/21744.

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Abstract:
Con questa tesi si andranno ad analizzare i due romanzi della scrittrice Kirino Natsuo “Grotesque” e “Le quattro casalinghe di Tokyo”: attraverso varie citazioni tratte dai testi, verrà data particolare attenzione alle descrizioni dei corpi delle protagoniste, degli spazi in cui agiscono, degli stereotipi a cui sono soggette e delle difficoltà che devono affrontare in quanto donne. Nei primi capitoli si tratterà della nascita e dello sviluppo del genere mistery e hard-boiled, concentrandosi sulle varie fasi che permisero a numerose scrittrici di avvicinarsi al panorama letterario e alla pubblicazione di romanzi, fino ad arrivare alla nascita e alla consacrazione della fama di Kirino Natsuo. Successivamente, si eseguirà un’analisi socio-culturale del Giappone nel dopo guerra, concentrandosi in particolare sulla famiglia e sulla figura della donna casalinga-lavoratrice. Con l’analisi dei due romanzi verranno messe in evidenza le tematiche comuni e le costruzioni di genere che Kirino Natsuo affronta nelle sue opere.
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Simeoni, Giulia <1996&gt. "La fenomenologia del tempo in relazione alla scomposizione del Sé: alla ricerca del vero perduto. Il modello proustiano applicato ai romanzi di Woolf, Joyce, Svevo e Kafka." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/19647.

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Abstract:
La continua intersezione tra l’indagine temporale e quella psicologica che anima le pagine della Recherche restituisce al lettore un modello interpretativo del reale efficace per l’attivazione di quell’indagine individuale che conduce al vero. Nel presente lavoro, si intende sondare fino a che punto è registrabile una certa ricorsività di alcune immagini epifaniche in relazione alla percezione temporale e introspettiva dell’istante descritto attraverso il confronto di alcune opere: À la recherche du temps perdu, To the Lighthouse, Ulysses, La coscienza di Zeno, Das Schloß.
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Vasconi, Matteo. "Sensitivity of forecast skill to the parameterisation of moist convection in the COSMO model." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017. http://amslaurea.unibo.it/14566/.

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Abstract:
The parameterisation of convection in limited-area models is an important source of uncertainty as regards the spatio-temporal forecast of precipitation. The development and implementation of ensemble systems in which different convection schemes are used provides an opportunity to upgrade state-of-the-art probabilistic systems at the convection-parameterised scale. As for the limited-area model COSMO, the sensitivity of the forecast skill to the use of different convection schemes is assessed by performing different sets of experiments. For one case of heavy precipitation over Italy, the performance of COSMO model run with the Bechtold scheme or with the Tiedtke scheme is investigated in both deterministic and ensemble modes with particular attention to the types of forecast errors (e.g. location, timing, intensity) provided by the different convection schemes in terms of total precipitation. In addition to this, a 10-member ensemble has been run for approximately 2 months with the Bechtold scheme, using the same initial and boundary conditions as members 1-10 of the operational COSMO-LEPS ensemble system (which has 20 members, all run with the Tiedtke scheme). The performance of these members is assessed and compared to that of the system made of members 1-10 of COSMO-LEPS; in particular the spread/skill relation of the two 10-member ensembles in terms of total precipitation is evaluated. Finally, the performance of an experimental 20-member ensemble system (which has 10 members run with the Bechtold plus 10 members run with the Tiedtke scheme) is compared to that of operational COSMO-LEPS over the 2-month period. The new system turned out to have higher skill in terms of precipitation forecast with respect to COSMO-LEPS over the period. In this approach the use of the Bechtold scheme is proposed as a perturbation for the COSMO-LEPS ensemble, relatively to how uncertainties in the model representation of the cumulus convection can be described and quantified.
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García-Quismondo, García Judith. "Sevilla como espacio dramático en la comedia del Siglo de Oro." The Ohio State University, 2005. http://rave.ohiolink.edu/etdc/view?acc_num=osu1127327301.

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Corbani, Mario. "Assimilation of data from conventional and non conventional networks through a LETKF scheme in the COSMO model." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amslaurea.unibo.it/9895/.

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Abstract:
The present work studies a km-scale data assimilation scheme based on a LETKF developed for the COSMO model. The aim is to evaluate the impact of the assimilation of two different types of data: temperature, humidity, pressure and wind data from conventional networks (SYNOP, TEMP, AIREP reports) and 3d reflectivity from radar volume. A 3-hourly continuous assimilation cycle has been implemented over an Italian domain, based on a 20 member ensemble, with boundary conditions provided from ECMWF ENS. Three different experiments have been run for evaluating the performance of the assimilation on one week in October 2014 during which Genova flood and Parma flood took place: a control run of the data assimilation cycle with assimilation of data from conventional networks only, a second run in which the SPPT scheme is activated into the COSMO model, a third run in which also reflectivity volumes from meteorological radar are assimilated. Objective evaluation of the experiments has been carried out both on case studies and on the entire week: check of the analysis increments, computing the Desroziers statistics for SYNOP, TEMP, AIREP and RADAR, over the Italian domain, verification of the analyses against data not assimilated (temperature at the lowest model level objectively verified against SYNOP data), and objective verification of the deterministic forecasts initialised with the KENDA analyses for each of the three experiments.
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Magnani, Filippo <1992&gt. "Il cosmo neo-sciamanico. Un'etnografia delle pratiche di crescita e guarigione spirituale nei contesti New Age del Nord Italia." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/19409.

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Abstract:
Scopo principale del lavoro è osservare uno spaccato del panorama neosciamanico che si è formato in Italia a partire dall’introduzione dei concetti del core shamanism. A tal fine ho preso parte ad una serie di incontri condotti secondo il metodo harneriano, osservando in prima persona lo svolgimento di seminari finalizzati a far conoscere ai partecipanti le basi teoriche e pratiche del core shamanism, con lo scopo di rendere il sapere e le tecniche spirituali accessibili anche agli occidentali. La corrente sulla quale mi sono concentrato è dunque quella dello sciamanesimo essenziale, o core shamanism, sviluppata da Michael Harner nel corso degli anni ’70 e ’80. Ho avuto modo di partecipare a diversi incontri tenuti dal Centro Studi per lo Sciamanesimo, con sede nella provincia di Verona. Il CSS è un centro affiliato al ramo italiano della Foundation for Shamanic Studies fondata da Harner. Dal sito internet del Centro: “Il percorso sciamanico è molto personale [...] non esiste un percorso standardizzato, ma sicuramente ci sono dei temi che il praticante sciamanico, o sciamano, deve approfondire con esperienze dirette, possibilmente in cerchio con altre persone. La Foundation for Shamanic Studies offre un percorso pieno di stimoli, libero e creativo, che è però rigoroso nella sua costruzione generale.” Da queste parole si può evincere come il core shamanism punti a presentarsi come più open-ended e individuale possibile, caratteristiche accattivanti per il pubblico occidentale a cui si rivolge. Una base solida da cui partire ma la libertà pressoché totale di espressione sono elementi che ho riscontrato personalmente.
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CAMURATI, Francesca Maria Chia. "Romanzi ad alta voce : due esempi di rottura del canone del romanzo nella narrativa ispano-caraibica degli anni Sessanta e Settanta : Tres tristes tigres e La guaracha del macho camacho." Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2009. http://hdl.handle.net/10446/301.

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Pincini, Giacomo. "Forecast of high-impact weather over Italy: performance of global and limited-area ensemble prediction systems." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018. http://amslaurea.unibo.it/16207/.

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Abstract:
The aim of this work is to assess the added value of the enhanced horizontal resolution in the probabilistic prediction of upper-level and surface fields. In particular, the performance of three different ensemble prediction systems were compared: ECMWF-ENS (51 members, 18 km horizontal resolution), COSMO-LEPS (16 members, 7 km horizontal resolution) and COSMO-2I-EPS (10 members, 2.2 km horizontal resolution). While the first 2 ensemble systems are operational, COSMO-2I-EPS is still in a development phase. Therefore, the intercomparison window covers a limited period, which ranges from 20 to 27 June 2016. In this work, both upper-level and surface variables are analyzed. As for upper-level, both temperature and the geopotential height at three different pressure levels are considered; the ensemble spread and the root mean square error are computed using the available Italian radiosounding data every 12/24 hours for verification. As for the surface, 2-metre temperature and precipitation cumulated over six hours are verified against the non-conventional station network provided by the National Civil Protection Department. The ensemble spread and the root mean square error of 2-metre temperature are computed, while a number of probabilistic scores (Brier Skill Score, Ranked Probability Score, Roc-Area, Outliers Percentage and others) are considered for precipitation. For both upper-level and surface verification, it turns out that the best scores are mainly obtained by the COSMO-based ensemble systems with higher horizontal resolution and lower ensemble size. The added value of high resolution in mesoscale ensemble systems seems to play a crucial role in the probabilistic prediction of atmospheric fields at all levels. In particular, the more detailed description of mesoscale and orographic-related processes in COSMO-ensembles provides an added value for the prediction of localised High-Impact Weather events.
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Peron, Nicole <1995&gt. "la donna nel giallo femminile in Giappone. La rappresentazione e il ruolo della donna nei romanzi di Togawa, Nonami e Kirino." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/16979.

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Abstract:
Nell’elaborato si andrà ad analizzare il ruolo e la rappresentazione della donna nel genere della mystery novel giapponese al femminile, prima come vittima e colpevole, poi come detective e infine come complice. I romanzi scelti per tale studio sono Ryojin nikki di Togawa Masako, Kogoeru kiba di Nonami Asa e Real World di Kirino Natsuo, tre autrici scelte poiché appartenenti a tre periodi diversi: anni ‘60 per Togawa, fine anni ‘80 - anni ‘90 per Nonami, anni ‘90 - in poi per Kirino. Per lo studio della rappresentazione dei personaggi femminili nel genere mystery, si farà anche un’analisi del contesto storico-sociale in cui sono ambientati i romanzi, avvalendosi anche delle ricerche condotte nell’ambito degli studi femministi.
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Iannuzzi, Giulia. "Letteratura fantascientifica italiana. Un percorso tra istituzioni e testi dagli anni Cinquanta agli anni Settanta." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2013. http://hdl.handle.net/10077/8594.

Full text
Abstract:
2011/2012
Questa tesi è dedicata a esplorare gli sviluppi - letterari, editoriali, critici - della fantascienza Italiana a partire dai primi anni Cinquanta fino agli ultimi anni Settanta. Il lavoro si suddivide in tre macrosezioni. La prima, di carattere introduttivo e preliminare, fornisce lo sfondo teorico e storico alle due seguenti. Ho indicato alcuni riferimenti teorici relativamente al concetto di genere e in particolare alla circoscrizione del genere fantascientifico, adottandone una concezione tassonomica, ossia intendendo il genere fantascientifico piuttosto che come un insieme al quale le opere possono appartenere o meno, come un repertorio di topoi e temi tipici, passibili di un riuso stereotipizzato o rifunzionalizzante a seconda delle intenzioni dell'autore. Ho anche cercato di dare almeno in parte conto del complesso dibattito che accompagna il problema definitorio e che si riflette nelle numerose posizioni storiografiche relativamente alle origini del genere e alla sua periodizzazione. Infine una ricostruzione delle vicende della fantascienza in Italia ha offerto l'occasione per tentare di rispondere ad alcune domande fondamentali: ci sono precedenti italiani alla fantascienza del secondo Novecento? Come mai nel secondo dopoguerra la fantascienza viene principalmente importata da altri paesi attraverso le traduzioni dall'inglese e dal francese? Chi ha letto fantascienza in Italia in questi decenni? E, infine, quale è stato il rapporto che la critica letteraria italiana ha avuto con la fantascienza? Il problema dei rapporti tra letteratura fantascientifica e critica ha offerto anche l'occasione di posizionare il presente lavoro nel panorama degli studi esistenti, fornire alcuni rilievi metodologici e motivare la circoscrizione dell'oggetto di studio. Se come momento iniziale del percorso è stato scelto simbolicamente il 1952, anno di nascita delle prime pubblicazioni specializzate e di invenzione del termine “fantascienza”, il termine ad quem del lavoro è invece posto alla fine degli anni Settanta, in virtù del fatto che in un breve torno d'anni vi furono alcuni importanti studi e convegni (il più importante dei quali tenutosi a Palermo nel 1978), che segnarono l'entrata del genere nell'ambito degli studi universitari. Dunque il periodo considerato comprende i primi tre decenni in cui la fantascienza è stata scritta, pubblicata e letta come tale in Italia, ossia con la consapevolezza, da parte degli attori in gioco, di aver a che fare con un genere codificato, dotato di un suo repertorio di topoi e di un suo canone di modelli. Alle principali pubblicazioni specializzate di questi anni è dedicata la seconda sezione: «Urania» di Mondadori (1952-corrente), «I Romanzi del Cosmo» di Ponzoni (1957-'67), la romana «Oltre il Cielo» (pubblicata da Armando Silvestri, 1957-'70), la piacentina «Galassia» (dell'editore La Tribuna, 1961-'79), la romana «Futuro» (edita dalla piccola sigla omonima, 1963-'64), «Robot», pubblicata a Milano da Armenia (1976-'79). Si tratta di riviste o serie periodiche vendute in edicola: la prima fantascienza italiana si presenta come un genere contraddistinto da una vocazione popolare e, almeno inizialmente, assente dalle librerie. Di ciascuna pubblicazione ho ricostruito la storia e la politica editoriale: che tipo di editore la pubblicava, chi ne era il curatore e chi vi collaborava, che tipo di testi - narrativi, critici, informativi, venivano pubblicati e, dunque, che interpretazione ciascuna di esse dava del genere fantascientifico e a che pubblico si rivolgeva. Le fonti adoperate comprendono, oltre alle testate medesime, studi, testimonianze appositamente raccolte e carte d'archivio edite e inedite. Le significative differenze che corrono tra questi periodici danno conto di un'ampia serie di concezioni possibili del genere: se la mondadoriana «Urania» si inserisce a pieno titolo nel settore periodici del grande editore industriale con tirature che arrivano a superare le 40.000 copie a numero negli anni Sessanta, tra le altre testate «Oltre il Cielo», rivista in cui la narrativa affianca gli articoli di missilistica e aeronautica, sopravvive soprattutto grazie agli abbonamenti sottoscritti dal Ministero dell'aeronautica, «I Romanzi del Cosmo» non superano le 20.000 copie di tiratura, «Galassia» le 10.000, fino alle 5.000 di «Futuro». Così, mentre «Urania» sosteneva con una distribuzione capillare la politica editoriale dei curatori (Giorgio Monicelli prima, Fruttero e Lucentini in seguito) rivolta un pubblico il più possibile ampio, e «I Romanzi del Cosmo» ne inseguivano i successi presso un pubblico giovane e desideroso di intrattenimento, le altre si rivolgevano piuttosto a nicchie particolari di pubblico. «Galassia» ad esempio, sotto le successive direzioni di Roberta Rambelli, Ugo Malaguti, Vittorio Curtoni e Gianni Montanari, offriva agli appassionati più raffinati le tendenze recenti e sperimentali della fantascienza internazionale e vantava traduzioni integrali e di qualità; «Futuro», creata da Lino Aldani, Carlo Lo Jacono e Giulio Raiola tentava la via di una fantascienza letterariamente impegnata, e così via. Altrettanto differenziati sono stati gli atteggiamenti di queste pubblicazioni - o meglio: di ciascun curatore - nei confronti degli autori italiani. Svantaggiati dalla concorrenza di una produzione angloamericana cospicua e già pronta da tradurre, gli scrittori italiani che si sono cimentati col genere hanno dovuto fare i conti con le opere tradotte anche in termini di modelli letterari e di repertori tematici consolidati. La relativa ristrettezza del mercato delle pubblicazioni specializzate e le sue periodiche contrazioni non hanno favorito d'altronde la professionalizzazione degli scrittori, che in molti casi si sono rivolti anche ad altri settori del lavoro intellettuale. La seconda e la terza sezione del lavoro ritraggono insomma la fitta rete di legami tra produzione editoriale e produzione letteraria. Proposito in particolare della terza sezione è esemplificare gli esiti di queste dinamiche, attraverso la lettura critica ravvicinata della produzione di tre autori e un'autrice: Lino Aldani, Gilda Musa, Vittorio Curtoni e Vittorio Catani. Si tratta di scrittori che hanno esordito sulle pubblicazioni considerate prima, e in molti casi ne sono stati a lungo lettori, collaboratori o curatori. Le opere di questi quattro autori incarnano modi differenti di intendere la fantascienza, come differenti sono i percorsi da cui ciascun autore proviene. Aldani si impadronisce dei meccanismi e dei topoi tipici del genere per dar vita a una narrativa in cui coesistono un'anima avventurosa e una distopica. Musa coniuga elementi tipicamente fantascientifici a una spiccata sensibilità linguistica, adoperando il genere per riflettere sui destini dell'uomo nella modernità e soprattutto per raggiungere un pubblico più ampio di quello delle sue raccolte poetiche. Curtoni sperimenta le tendenze più recenti della fantascienza anglosassone proponendo racconti che guardano a modelli come quelli di Philip K. Dick e James Graham Ballard. Infine Catani offre l'esempio di una fantascienza italiana meno concentrata sulla sperimentazione formale, ma in grado di incorporare elementi tecnologici e scientifici nelle sue tematiche profonde - dal rapporto tra tecnologia e corpo umano al ruolo dell'economia finanziaria nel mondo post-industriale. Nel complesso questi autori dimostrano non solo l'esistenza di una fantascienza italiana, ma l'esistenza di una fantascienza italiana di qualità.
XXV Ciclo
1984
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Cannalire, Simona. "La conquista del cosmo nell'immaginario sovietico: proposta di traduzione del capitolo "Kosmos" dal testo "60-e: mir sovetskogo čeloveka" di P. L. Vajl' e A. A. Genis." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018. http://amslaurea.unibo.it/16498/.

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Abstract:
Il presente elaborato si pone l'obiettivo di dimostrare quanto e come la conquista del cosmo abbia influenzato la società sovietica. Partendo da un excursus storico-politico-culturale sulla corsa allo spazio e sulle svariate forme espressive (cinema, architettura, cultura popolare in genere) derivate da questo evento, si scoprirà inoltre come la fascinazione del popolo sovietico verso l'universo abbia in realtà radici molto più profonde. Queste ricerche saranno collegate alla successiva proposta di traduzione da me realizzata del capitolo "Kosmos" appartenente al libro "60-e: mir sovetskogo čeloveka" che rafforzerà la mia tesi, in quanto essa rappresenta un fedele resoconto del pensiero, stile di vita e dei valori dell'uomo medio sovietico degli anni '60. Per finire, sarà presente una breve analisi delle scelte e tecniche traduttive utilizzate, sopratutto in relazione ai vari realia e riferimenti culturali presenti nel testo.
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Martínez, Peña Oscar Giovanni. "Música propia : una etnografía sobre una forma del pensamiento misak en el resguardo indígena de Guambía, en el sudoeste de Colombia." reponame:Biblioteca Digital de Teses e Dissertações da UFRGS, 2017. http://hdl.handle.net/10183/159144.

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Abstract:
The purpose of this research is to understand the senses of the sound practice called “música propia” (own music) in the ontology of Misak amerindian collective, that inhabits the southwest of Colombia, through an ethnography. The central concerns were triggered during a dialogic relationship in a participant observation that was modulated by the visual and auditory perceptions. These are the main two points: what do the Misaks call “música propia”, and what do they mean with the frequent claim that “música propia” differs from the "chirimía". The latter consists of a type of musical ensemble that has been associated with festive and catholic practices which manifests itself in different variations, common near the Misak territory and in other regions of the country. The sonority of the “música propia” comes from the mixing of two flutes timbres and two or more drums, whose sounds refer to the presence of non-human alterities performed in public and ritualized events within what Misaks call the “Ciclo de Vida” (Life Cycle). Drawing from performance studies, and on the discussion of epistemologies of sound in ethnomusicology and anthropology of music (Seeger, Feld, Bastos), I propose that the idea of cosmo-sonic (Stein) is a possibility to understand the música propia. Sonoro-performatic categories, socio-cosmological conceptions and the ideal principles of being Misak are all articulated within the Misak’s cosmo-sonic. In this sense, the Misak cosmo-sonic is a sonic ontology that enters cosmopolitical scene when disputing with other worlds its existence. One of these worlds is in the process of patrimonialization of the type of ensemble of “chirimía caucana” that is underway and intendes to include in it the música propia. Here I interpret this attempt of patrimonialization as a state’s mechanism of simplification supported by global policies that tries to incorporate the música propia within a standardized logics. It is a hegemonic form of the ontology of modernity that is not detached from the coloniality of power, and which is revealed in the effects of the interactions of subjects. Faced with this process, some Misak musicians have reacted and, based on the field of cosmopolitics, these reactions are taken in here as an indicator of an ontological conflict.
El objetivo de esta investigación es, mediante una etnografía, comprender los sentidos de la práctica sonora de la “música propia” en la ontología del colectivo amerindio misak, que habita en el sudoeste de Colombia. Las inquietudes centrales fueron provocadas durante la relación dialógica en la observación participante, modulada por lo visual y lo auditivo, concretándose en las dos siguientes: qué es lo que los misak llaman música propia y a qué se refiere el frecuente esclarecimiento de que la música propia se diferencia de la “chirimía”. Esta última consiste en un tipo de conjunto musical que ha estado relacionado con prácticas festivas y católicas, y que se manifiesta en diferentes variaciones, comunes en las proximidades del territorio misak y en otras regiones del país. La sonoridad de la música propia surge del trenzado tímbrico de dos flautas y dos o más tambores, cuyos sonidos remiten a la presencia de alteridades no humanas performadas en eventos públicos y ritualizados dentro de lo que los misak llaman el Ciclo de Vida. Basado en los estudios de performance, y en la discusión sobre epistemologías sonoras en la etnomusicología y en la antropología de la música (Seeger, Feld, Bastos) planteo que la idea de cosmosónica (Stein) es una posibilidad de entender la música propia. En la cosmosónica misak se articulan categorías sonoro-performáticas, las concepciones sociocosmológicas y los principios ideales del ser misak. En este sentido, la cosmosónica misak es una ontología sonora que entra en escena cosmopolítica (De la Cadena, Blaser) al disputar con otros mundos su existencia. Uno de estos mundos es el proceso de patrimonialización del conjunto de chirimía caucana que está en curso y pretende incluir en él a la música propia. Aquí interpreto esta tentativa de patrimonialización como un mecanismo de simplificación del estado apoyado en políticas globales, que intenta incorporar a la música propia dentro de unas lógicas estandarizadas. Se trata de una forma hegemónica de la ontología de la modernidad que no se desliga de la colonialidad del poder, y que se revela en los efectos de las interacciones de los sujetos. Frente a este proceso, las reacciones por parte de algunos músicos misak se revelan en el campo de la cosmopolítica como un conflicto ontológico.
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SEREGNI, MARCO. "IL PROBLEMA DELL'UNITA' IN PARMENIDE: STORIA DELLA CRITICA E ANALISI DEL TESTO." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2019. http://hdl.handle.net/10280/58407.

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Abstract:
Da sempre si è ritenuto che Parmenide affermasse l'unità dell'Essere. Nel corso del '900 si è però iniziato a dubitare di tale attributo. Nella prima parte della tesi ho analizzato le varie interpretazioni critiche che sono state date a tal proposito e ho cercato di mostrare come, col tempo, si sia sempre più abbandonata l'idea di un monismo assoluto per abbracciare l'idea di un'unità che fosse in rapporto con i molti. Questa revisione si è spesso accompagnata ad una rivalutazione della fisica Parmenidea esposta nella seconda parte del Poema. In particolar modo mi sono concentrato sulle letture di metà '900 (Verdenius, Calogero, Untersteiner), predicazioni (Kahn, Mourelatos, Curd) e fisiche più recenti (Ruggiu, Casertano, Cerri, Palmer). Nella seconda parte della tesi ho invece analizzato i frammenti in cui i vari storici della filosofia hanno intravisto la possibilità di argomentazioni pro o contro determinate concezioni di monismo. Mi sono dedicato quindi all'analisi critica del frammento 4 e del frammento 8 (versi 4, 5-6, 12-13, 22-25, 36-37, 38, 53-54). In questa analisi ho cercato di portare elementi a sostegno della teoria da me sostenuta per cui Parmenide affermerebbe l'uni-molteplicità, cioè che il soggetto parmenideo è il Cosmo, la Realtà intera, il Tutto che ingloba dentro di sé il molteplice sensibile. La tesi si chiude con un'appendice dedicata ai riferimenti platonici sul tema dell'unità in Parmenide.
It has always been believed that Parmenides affirmed the unity of Being. During the 20th century, however, some scholars began to doubt this attribute. In the first part of the thesis I analyzed the various critical interpretations that have been given in this regard and I tried to show how, over time, the idea of ​​an absolute monism was increasingly abandoned to embrace the idea of ​​a unity that was in relationship with the many. This revision was often accompanied by a re-evaluation of the Parmenidea physics exposed in the second part of the Poem. In particular, I focused on the mid-1900s readings (Verdenius, Calogero, Untersteiner), predicational interpretations (Kahn, Mourelatos, Curd) and more recent physics readings (Ruggiu, Casertano, Cerri, Palmer). In the second part of the thesis I have analyzed the fragments in which the various historians of philosophy have seen the possibility of arguments for or against certain conceptions of monism. Then I made a critical analysis of the fragments 4 and 8 (verses 4, 5-6, 12-13, 22-25, 36-37, 38, 53-54). In this analysis I have tried to bring elements to support the theory supported by me for which Parmenides would affirm the uni-totality, i.e. that the Parmenides poem's subject is the Cosmos, the whole Reality, the Whole that incorporates the sensitive manifold. The thesis terminates with an appendix dedicated to the Platonic references on the theme of unity in Parmenides.
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SEREGNI, MARCO. "IL PROBLEMA DELL'UNITA' IN PARMENIDE: STORIA DELLA CRITICA E ANALISI DEL TESTO." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2019. http://hdl.handle.net/10280/58407.

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Abstract:
Da sempre si è ritenuto che Parmenide affermasse l'unità dell'Essere. Nel corso del '900 si è però iniziato a dubitare di tale attributo. Nella prima parte della tesi ho analizzato le varie interpretazioni critiche che sono state date a tal proposito e ho cercato di mostrare come, col tempo, si sia sempre più abbandonata l'idea di un monismo assoluto per abbracciare l'idea di un'unità che fosse in rapporto con i molti. Questa revisione si è spesso accompagnata ad una rivalutazione della fisica Parmenidea esposta nella seconda parte del Poema. In particolar modo mi sono concentrato sulle letture di metà '900 (Verdenius, Calogero, Untersteiner), predicazioni (Kahn, Mourelatos, Curd) e fisiche più recenti (Ruggiu, Casertano, Cerri, Palmer). Nella seconda parte della tesi ho invece analizzato i frammenti in cui i vari storici della filosofia hanno intravisto la possibilità di argomentazioni pro o contro determinate concezioni di monismo. Mi sono dedicato quindi all'analisi critica del frammento 4 e del frammento 8 (versi 4, 5-6, 12-13, 22-25, 36-37, 38, 53-54). In questa analisi ho cercato di portare elementi a sostegno della teoria da me sostenuta per cui Parmenide affermerebbe l'uni-molteplicità, cioè che il soggetto parmenideo è il Cosmo, la Realtà intera, il Tutto che ingloba dentro di sé il molteplice sensibile. La tesi si chiude con un'appendice dedicata ai riferimenti platonici sul tema dell'unità in Parmenide.
It has always been believed that Parmenides affirmed the unity of Being. During the 20th century, however, some scholars began to doubt this attribute. In the first part of the thesis I analyzed the various critical interpretations that have been given in this regard and I tried to show how, over time, the idea of ​​an absolute monism was increasingly abandoned to embrace the idea of ​​a unity that was in relationship with the many. This revision was often accompanied by a re-evaluation of the Parmenidea physics exposed in the second part of the Poem. In particular, I focused on the mid-1900s readings (Verdenius, Calogero, Untersteiner), predicational interpretations (Kahn, Mourelatos, Curd) and more recent physics readings (Ruggiu, Casertano, Cerri, Palmer). In the second part of the thesis I have analyzed the fragments in which the various historians of philosophy have seen the possibility of arguments for or against certain conceptions of monism. Then I made a critical analysis of the fragments 4 and 8 (verses 4, 5-6, 12-13, 22-25, 36-37, 38, 53-54). In this analysis I have tried to bring elements to support the theory supported by me for which Parmenides would affirm the uni-totality, i.e. that the Parmenides poem's subject is the Cosmos, the whole Reality, the Whole that incorporates the sensitive manifold. The thesis terminates with an appendix dedicated to the Platonic references on the theme of unity in Parmenides.
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Isaksson, Petrus. "La presentación y explicación del subjuntivo : Un estudio comparativo de cuatro manuales de Español como Lengua Extranjera (ELE) en Suecia." Thesis, Stockholm University, Stockholm University, Stockholm University, 2010. http://urn.kb.se/resolve?urn=urn:nbn:se:su:diva-37404.

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Abstract:

Un problema específico en la enseñanza del Español como Lengua Extranjera (ELE) que ha generado mucha discusión es cómo explicar el uso del subjuntivo. A muchos estudiantes les resulta difícil entender qué es el subjuntivo dada la inexistencia de este modo verbal en su propio idioma. El objetivo de este trabajo ha sido investigar cuatro manuales de ELE publicados en Suecia durante diferentes períodos para dar una respuesta a la pregunta de cómo se ha introducido el tema del subjuntivo en los libros de enseñanza de este país. El resultado se ha obtenido a través de un análisis comparativo entre dichos libros, con el fin de detectar las diferencias entre los manuales y poner en claro los diferentes motivos de la introducción. Esta cuestión nos ha llevado a revisar algunos de los métodos que han sido los más dominantes durante los últimos sesenta años, en proveernos de pautas para la enseñanza de las lenguas extranjeras. Nuestra hipótesis ha sido que cada uno de los manuales refleja el método pedagógico prevaleciente de su período. Mediante un análisis cuantitativo y cualitativo, hemos llegado a las conclusiones de que

i)                    el método que más influye en la elección de los ejercicios/las actividades de los manuales es el que ha dominado las ideas didácticas de su período

ii)                   el método que más influencia ha tenido en la formación de los manuales de su tiempo, respecto a la introducción del subjuntivo, ha sido el “método” de hoy y

iii)                 en la composición de los manuales se ha prestado poca atención a las ideas didácticas prevalecientes

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Eek, Marta. "El Imperfecto : Un estudio contrastivo entre manuales deEspañol como Lengua Extranjera (EL/E)." Thesis, Stockholm University, Stockholm University, Department of Spanish, Portuguese and Latin American Studies, 2008. http://urn.kb.se/resolve?urn=urn:nbn:se:su:diva-29447.

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Abstract:

Tanto las investigaciones en el ámbito de la adquisición de segundas lenguas como en el ámbito del aula, siguen desvelando que la instrucción gramatical explícita es un factor decisivo que faci-lita el proceso de los aprendientes para conseguir la máxima competencia comunicativa. Intere-sados por este hecho, nos proponemos en este trabajo, observar y analizar de cerca cómo distin-tos manuales de Español como Lengua Extranjera (EL/E) tratan una forma espinosa –especialmente para los estudiantes suecos– del sistema verbal español: el pretérito imperfecto de indicativo.El objetivo de nuestro estudio ha sido analizar contrastivamente y de forma explícita la instrucción gramatical y el tratamiento del imperfecto en treinta (30) manuales, agrupados en dos grupos: quince (15) manuales de EL/E suecos y quince (15) manuales de EL/E españoles.La pregunta central que ha guiado nuestro estudio ha sido qué rasgo significativo -o qué ras-gos distintivos- pone de manifiesto el análisis de los manuales concebidos desde “el exterior” de la lengua, es decir desde la perspectiva de otra lengua (los manuales suecos) y los concebidos desde “dentro”, desde la propia lengua (los manuales españoles). El foco durante todo el proceso de investigación ha sido la instrucción gramatical explícita que dan los manuales examinados en torno a presentar, explicar y delimitar el imperfecto.La hipótesis que hemos indagado ha sido la siguiente: dada la riqueza aspectual de la lengua española –frente a la escasa relevancia aspectual de la lengua sueca–, dado que el valor básico del imperfecto es su imperfectividad y de que los manuales españoles no van dirigidos a un estu-diante específico de EL/E sino a estudiantes no nativos en general, podría pensarse que los ma-nuales españoles dejarán una mayor constancia de la categoría aspectual del imperfecto en rela-ción a los manuales suecos. Los resultados de nuestro análisis, sin embargo, no arrojan datos favorables a esta hipótesis.En conclusión, el valor aspectual del imperfecto en los manuales españoles no resalta en contraste con los manuales suecos. Ninguno de los dos grupos privilegia el rasgo netamente as-pectual no terminativo del imperfecto español. Esto en cuanto a la hipótesis. En cuanto a tenden-cias o diferencias relevantes para explicar el imperfecto, sí hemos encontrado una muy clara en los manuales españoles: la de contrastar el imperfecto con el presente, dato muy significativo ya que lo que el pretérito imperfecto y el presente tienen en común es justamente el aspecto imper-fectivo.

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Plissart, Gaëlle. "La chaîne varisque dans les Carpates Méridionales et les Balkans Occidentaux: études pétrostructurales des massifs d'Almaj (Roumanie), de Deli Jovan (Serbie) et de la Stara Planina Occidentale (Bulgarie)." Doctoral thesis, Universite Libre de Bruxelles, 2012. http://hdl.handle.net/2013/ULB-DIPOT:oai:dipot.ulb.ac.be:2013/209611.

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Abstract:
Ce travail retrace l’évolution varisque des Massifs d’Almǎj (Roumanie), de Deli Jovan (Serbie) et de la Stara Planina Occidentale (Bulgarie), à travers une étude pétrostructurale effectuée sur les différentes unités lithologiques de la Nappe alpine du Danubien supérieur. Cette nappe possède la particularité de contenir un marqueur de convergence de toute première importance sous la forme de 4 massifs ophiolitiques démembrés lors de l’orogenèse alpine :Tisoviţa Iuţi (TI, Roumanie), Deli Jovan (DJ, Serbie), Zaglavak (Z, Serbie) et Tcherni Vrah (TV, Bulgarie). Les études pétrologiques de terrain effectuées dans ces trois pays ont permis de confirmer la continuité entre ces 4 massifs, qui, séparément, comprennent chacun une portion de croûte océanique différente (TI :section mantélique et cumulats inférieurs, DJ :cumulats inférieurs et supérieurs, Z :cumulats supérieurs, TV :cumulats supérieurs et section effusive), mais considérés ensemble, forment une pile ophiolitique classique complète. De nouvelles datations par la méthode 147Sm-143Nd confirment un âge d’accrétion pour cette croûte océanique au Dévonien inférieur (~ 400 Ma). Cependant, l’essentiel de ce mémoire concerne les Monts Almǎj, notamment les roches encaissantes du massif de Tisoviţa Iuţi. La partie sud de ce massif ophiolitique représente la section inférieure d’une croûte océanique classique, alors que sa partie orientale est caractérisée par des roches de la croûte océanique supérieure, fortement déformées et transformées (métagabbros à zoïsite et fuchsite). Ces roches font partie de la Zone Mylonitique de Corbu (CMZ), qui comporte également des métasédiments à Gt ± St ± And et des serpentinites. Les conditions PT de formation de ces métagabbros, datés à 380-360 Ma par la méthode 40Ar-39Ar, ont été estimées à des températures comprises entre 450°C et 300°C. Leur contexte de formation peut être assimilé à une semelle ophiolitique ‘froide’, développée lors d’une obduction intra-océanique initiée probablement le long d’une faille transformante. Si le pic de métamorphisme des roches de Corbu a été estimé à 585°C/ 5.5 kbar, leur exhumation pourrait s’effectuer au sein d’un anticlinal en régime transpressif sénestre, en relation avec la formation de la CMZ, interprétée comme une ancienne zone plissée qui évolue en zone de cisaillement sénestre. Au Carbonifère, le granite syntectonique de Cherbelezu se met en place le long de la CMZ et enregistre les dernières phases de cette déformation lors de son refroidissement. Les études préliminaires sur les roches encaissantes des massifs ophiolitiques en Serbie et Bulgarie permettent de préciser une vergence d’obduction du lambeau ophiolitique vers le paléo-NW et d’établir un modèle de reconstitution paléogéodynamique au Varisque pour l’ensemble de la région étudiée./ This study provides new information on the Variscan evolution of the Almǎj Mountains (Romania), Deli Jovan Massif (Serbia) and Western Stara Planina (Bulgaria), throughout a petrostructural investigation conducted on the various lithological units of the Upper Danubian Alpine Nappe. This nappe displays an important convergence tectonic marker in the form of four ophiolitic massifs dismembered during the Alpine orogeny: Tisoviţa Iuţi (TI, Romania), Deli Jovan (DJ, Serbia), Zaglavak (Z, Serbia) and Tcherni Vrah (TV, Bulgaria). Our petrological studies in these three countries have confirmed the continuity between these four massifs, each of which showing, separately, a different portion of the oceanic crust (TI: mantle section and lower cumulates, DJ: lower and upper cumulates, Z: upper cumulates, TV: upper cumulates and effusive section), but taken together, forming a complete classical ophiolitic pile. New dating using the 147Sm-143Nd method has confirmed an accretion age for this oceanic crust at around 400 Ma (Early Devonian). However, the main part of this study has been focused in the Almǎj Mountains, particularly the Tisoviţa Iuţi ophiolitic massif and its enclosing rocks. The Southern part of this ophiolitic massif represents the lower section of a classical oceanic crust whereas its eastern part is characterized by upper crustal oceanic rocks that are highly deformed and transformed (zoïsite and fuchsite-bearing metagabbros). These rocks belong to the Corbu Mylonitic zone (CMZ), which also comprises Gt ± St ± And metasediments and serpentinites. Temperature estimates for the formation of the metagabbros are bracketed between 450°C and 300°C and these rocks have been dated at 380-360 Ma using the 40Ar-39Ar method on fuchiste. The geodynamic context for their formation can be viewed as a ‘cold’ ophiolitic sole, developed during an intra-oceanic obduction probably initiated along transform fault. If the metamorphic peak for the Corbu rocks has been estimated at 585°C/5.5kbar, their rapid exhumation could be realized via an anticline under a transpressive sinistral regime, connected with the formation of the CMZ that is interpreted as an ancient fold zone evolving in a sinistral shear zone. Finally, the Carboniferous syntectonic Cherbelezu granite intrudes along the CMZ and records the final stages of this deformation during its cooling. Preliminary investigations on the enclosing rocks of the ophiolitic massifs in Serbia and Bulgaria allow us to define a top to the NW obduction vergence for the ophiolite and to propose a paleogeodynamic reconstitution model for the Carpathian/Balkans terrains in the Variscan times.
Doctorat en Sciences
info:eu-repo/semantics/nonPublished
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PERNICE, VINCENZO. "I romanzi del futurismo. L’avanguardia per tutti." Doctoral thesis, 2022. http://hdl.handle.net/10808/45789.

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Abstract:
Esiste un “romanzo futurista”? Il presente lavoro intende rispondere a tale domanda più volte formulata in sede critica, attraverso una ricognizione della forma romanzo nel futurismo (1909-1944), sia in termini teorici sia di effettiva produzione letteraria. L’analisi conta altresì di mettere in discussione gli assunti più comuni sui rapporti avanguardia-pubblico. La tesi si compone idealmente di tre parti. La prima (cap. 1) è dedicata alla ricostruzione del dibattito del movimento intorno alla forma romanzo, tramite lo spoglio di manifesti, riviste, documenti teorici. Segue una contestualizzazione della narrativa del futurismo nel sistema editoriale italiano della prima metà del Novecento. La seconda parte della tesi (capp. 2-4) prevede l’analisi di un corpus di circa venti romanzi. Muovendo dalle teorie di Vittorio Spinazzola sulla funzionalità dell’opera letteraria in base alle fasce di lettori destinatari, i testi sono suddivisi in tre gruppi: romanzi sperimentali, istituzionali, di consumo. A ciascuno è dedicato un capitolo. La trattazione procede per sottocategorie desunte in base a elementi formali ricorrenti (tipografia futurista, sintesi) o generi letterari (erotismo, fantascienza). La successione dei capitoli e dei relativi paragrafi traccia, in tal modo, un percorso dai romanzi più sperimentali a quelli più accessibili (dalla contaminazione verbovisiva al romanzo d’appendice). L’ultima parte del progetto (cap. 5), oltre a rispondere alla domanda di partenza, si presenta come un tentativo di sistemazione dell’oggetto di indagine nel panorama italiano ed europeo. Chiude la tesi un’appendice bibliografico-documentaria, con l’obiettivo di fornire alla comunità accademica ulteriori strumenti per proseguire gli studi in un campo ancora da approfondire.
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Flavia, Sciolette. "«PAR ART MOVER.» INCROCI TRA MERAVIGLIOSO E SAPERE IN TESTI ROMANZI DEL TARDO MEDIOEVO." Doctoral thesis, 2019. http://hdl.handle.net/11393/281346.

Full text
Abstract:
La presente tesi di dottorato comprende una raccolta di ricerche su una categoria interpretativa del meraviglioso – inteso come tutto ciò che causa stupore in un determinato interlocutore, sia per un fenomeno naturale che per un evento percepito come soprannaturale – detto ‘scientifico’, in quanto comprendente le diverse forme di sapere, le arti meccaniche e l’interpretazione della natura. Tale categoria si inserisce nel quadro delle classificazioni e delle teorie del meraviglioso, delle quali cerca di essere ulteriore tassello interpretativo. La tesi si compone di un’introduzione, tre capitoli, conclusioni e appendice; nell’introduzione si chiarisce il ruolo dell’artificio e della creazione artificiale nel quadro del meraviglioso, con particolare riferimento al mutamento della concezione della natura tra XII e XIII secolo, ipotizzando che questo cambiamento possa avere influito anche sulla percezione del lavoro meccanico. Il primo capitolo mostra una panoramica generale del tema. Nel primo paragrafo si presenta il problema del passaggio tra una natura non più metafora morale e allegoria della Creazione Divina, ma realtà fenomenica, da indagare, sovrapponendo questa nuova concezione alla considerazione del lavoro umano; nel secondo paragrafo si offre uno stato dell’arte delle ricerche sul meraviglioso, anche fornendo le coordinate semantiche delle sue diverse articolazioni e una proposta di periodizzazione; il terzo paragrafo analizza alcune ‘strutture antropologiche’ dell’immaginario medievale, relativo al meraviglioso, unitamente ad alcune costanti stilistiche nella presentazione di questi oggetti (descrizione – statica e cinetica – e la digressione). Il secondo capitolo si concentra sugli automi, oggetti meccanici capaci di muoversi autonomamente, senza che ne sia chiara la causa. Il primo paragrafo espone il tema nelle sue linee generali, individu i tratti ricorrenti di questo particolare tipo di mirabilia e presenta i testi del corpus scelto, che comprendono i romans d'antiquité, il Voyage de Charlemagne, il Girart de Rossillon, la letteratura di viaggio e i testi compilativo-enciclopedici. Il secondo paragrafo è incentrato su un primo tipo di automi: quelli presenti dentro i palazzi, e istituisce una correlazione tra gli automi, le loro componenti e funzionamento e la rappresentazione stessa del potere. Il terzo paragrafo riguarda una tipologia di automi particolari: quelli che raffigurano la figura umana. Si propone una diversa interpretazione di questi ultimi – rispetto agli automi in genere – che si distacca dalla consueta immagine del ‘guardiano’, per avanzare ipotesi maggiormente legate alla considerazione della statuaria. Il terzo capitolo amplia l’indagine, ponendo una correlazione tra trattamento dell’immagine artificiale negli automi e le tecniche stilistiche legate alla descrizione di opere, come l’ecfrasi. Il primo paragrafo esplicita questa correlazione, considerando il rapporto tra immagine e tecnica stilistica; nel secondo si forniscono alcuni esempi di queste immagini, come catalizzatrici del meraviglioso verso altre forme di sapere, prendendo in esame le ecfrasi presenti in alcuni testi. Il terzo paragrafo è dedicato alle figure degli artefici, motivando, alla luce delle precedenti considerazioni, la differenza di trattamento tra la figura di Virgilio mago e quella di Gerbert d’Aurillac, secondo una diversa contestualizzazione. Le conclusioni vertono sul passaggio dal concetto di nigromance a quello di science dell’homme in volgare per spiegare l’artificio meccanico all’interno dei luoghi di potere. Si parte da una generale confusione tra XII e XIII secolo, con un atteggiamento ambivalente nei confronti degli artefici – tra timore e ammirazione – per arrivare a una progressiva razionalizzazione della considerazione delle arti meccaniche. Si ipotizza che questo passaggio coincida con il cambiamento di mentalità tra XII e XIII secolo, che consiste con una maggiore apertura verso Oriente, considerazione dell’individuo e più approfondita indagine dei fenomeni meravigliosi non come eventi casuali, ma ricorrenti in natura. L’appendice è dedicata a uno dei mirabilia della natura, utilizzati nell’ottica del meraviglioso scientifico, così come esposto nella presente tesi. Si prende in esame la metafora amorosa del ‘magnetismo”, proponendo una spiegazione di due ulteriori implicazioni ermeneutiche: da un lato la spiegazione di eventi meravigliosi e poco comprensibili, attraverso la percezione del fenomeno naturale; dall’altro, l’utilizzo dei mirabilia per la loro valenza conoscitiva intrinseca e al contempo per mostrare una conoscenza maggiore dei classici. La meraviglia in questo caso nasce non per il fenomeno meraviglioso in sé, ma proprio per quella conoscenza superiore delle fonti in merito. Abstract (English): The present PhD thesis collects investigations on an interpretative category of wonder – intended as all that causes amazement in a given addressee, both for a natural phenomenon and for an event which is perceived as supernatural – named ‘scientific’, as it includes the different sciences, mechanical arts and the interpretation of nature. This category is included within the general picture of the classifications and theories of wonder, of which it aims to be a further interpretative element.
The present PhD thesis collects investigations on an interpretative category of wonder – intended as all that causes amazement in a given addressee, both for a natural phenomenon and for an event which is perceived as supernatural – named ‘scientific’, as it includes the different sciences, mechanical arts and the interpretation of nature. This category is included within the general picture of the classifications and theories of wonder, of which it aims to be a further interpretative element. The thesis is made up of an introduction, three chapters, conclusion and appendix; within the introduction, the role of gimmick and of the artificial creation within the picture of wonder, with particular attention to the change in the idea of nature between XII and XIII century, by hypothesizing that this change might have affected the perception of mechanical work. The first chapter shows a panoramic view of the topic.Within the first paragraph, the problem of the transition of nature, which is no more a moral metaphor and an allegory of Divine Creation, but phenomenal reality, is presented, by overlapping this new understanding to the consideration of human work; in the second paragraph, a state of the art of the investigation on wonder is provided, also by giving the semantic coordinates of its different branches, and a proposal of periodization; the third paragraph analyzes several ‘anthropological structures’ of medieval collective image, related to wonder, together with several stylistic constants within the presentation of these items (description, static and kinetics, and digression). The second chapter focuses on automatons, mechanical items which are capable of moving autonomously, without a clear cause. The first paragraph outlines the generalities of the topic, detects the recurrent characteristics of this peculiar type of mirabilia and presents the texts of the selected corpus, which includes the romans d'antiquité, the Voyage de Charlemagne, the Girart de Rossillon, the travel literature and the summarizing-encyclopedic texts. The second paragraph is focused on the first group of automatons: those located within palaces, and establishes a correlation between the automatons, their components and functioning and the very representation of power. The third paragraph deals with a peculiar type of automatons: those which represent the human appearance. A different interpretation of these automatons, with respect to the other, is proposed. This interpretation is detached from the usual figure of the ‘guardian’, and the hypothesis which are advanced are more tightly related to the consideration of statuary. The third chapter extends the investigation, by establishing a correlation between the treatment of the artificial image in the automatons and the stylistic techniques which are related to the description of the product, as the ekphrasis. The first paragraph clarifies this correlation, taking into account the relationship between the image and the stylistic technique. In the second, several examples of these images, as catalysts of wonder towards other sciences, by examining the ekphrasis which are present in some texts. The third paragraph is dedicated to the figure of the maker, by motivating, based on the previous considerations, the difference in the treatment between the figures of Vergil mage, and that of Gerbert d'Aurillac, according to a different contextualization. The conclusions deal with the passage between the concept of nigromance and that of science dell'homme in vernacular, to explain the mechanical craft, within the places of power. The discussion starts from a general confusion between XII and XIII century, with a bivalent attitude towards the makers – between dread and admiration – to achieve a progressive rationalization of the consideration of mechanical arts. It is hypothesized that this passage coincides with the change in mentality between XII and XIII century, namely, a greater aperture towards the East, consideration of the individual and a more careful investigation of marvelous phenomena, not as random events, but as recurrent in nature. The appendix is dedicated to one of the mirabilia of nature, used within the scope of scientific wonder, as explained within the present thesis. The amorous metaphor of “magnetism” is examined, by proposing an explanation of two additional hermeneutical implications: on one side, the explanation of marvelous and hardly understandable events, using the perception of the natural phenomenon; on the other side, the use of mirabilia for their intrinsic cognitive significance and, simultaneously, as a display of a greater acquaintance with classics. Wonder, in this case, is not generated for the marvelous phenomenon itself, but for the very greater knowledge of the literary references.
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Juarez, Rodrigo Emmanuel. "La figura del detective nei romanzi Il cane di terracotta (1996) di Andrea Camilleri e Attenti al gorilla (2000) di Sandrone Dazieri." Bachelor's thesis, 2015. http://hdl.handle.net/11086/2295.

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Abstract:
Nel panorama del sistema letterario italiano degli ultimi sessant’anni, il genere poliziesco, a lungo emarginato perché considerato dai critici una storia di svago, inizia una sua migrazione dalla periferia del canone verso il centro di attenzione della critica dato che certi scrittori qualiGiorgio Scerbanenco e Leonardo Sciascia si avvalgono della sua architettura per riflettere e mettere luce su diversi problemi politici e sociali dell’Italia degli anni sessanta e ottanta del Novecento. Comunque, la Posmodernitá lascia impronte del tutto particolari nelle opere che verranno analizzate in questo Lavoro Finale, soprattutto sulla figura del detective, uno degli agenti che svolge la vicenda lungo la diegesi del romanzo poliziesco (l’altro sarà quindi il criminale che verrá oppure no, incarcerato)
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Fuller, Hess Janine. "The Spanish medieval short chivalric romance and the “rey Canamor”: A study of the “Libro del rey Canamor y del infante turián su hijo y de las grandes aventuras que ovieron ansi en la mar como en la tierra,” Valencia 1527." 2002. https://scholarworks.umass.edu/dissertations/AAI3056226.

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Abstract:
The Libro del rey Canamor is one of a small group of chivalric narratives that reached popularity levels in sixteenth-century Europe similar to the “best-seller” of today. In the nineteenth and twentieth centuries these works were often overlooked or easily dismissed by scholars and many have been forgotten by the modern press. My proposal is to present the Libro del rey Canamor to the scholarly public for closer examination, easier access and renewed interest. This study presents a review of the essential distinctions often made between various types of chivalric narratives, leading to a brief discussion of their history in Hispanic literature, as well as their classification and acceptance through the years. It also examines the history of the shorter narratives and their relation to sixteenth-century printing and the creation of an editorial genre. The analysis of the Libro del rey Canamor examines its editorial history and narrative structure. Although some of its contemporaries were published for a longer period of time, this text was not able to extend its publishing life into the seventeenth century. Nevertheless, there were at least ten different editions in its heyday. The Libro del rey Canamor consists of two independent nuclei which create a hybrid text, the first part of which comes from a medieval source, while the second brings to light the aforementioned editorial genre. It is likely that the second part was written specifically for publication in early sixteenth-century Valencia. The analysis of content focuses on the major protagonists, folk motifs and their roles and functions in the more developed episodes. Finally we examine the presence of humor found in each section, concentrating on battle bravado, love intrigues, and jests. The review of the history of the chivalric narratives, both editorial and social, as well as the analysis of the internal elements of the Libro del rey Canamor in particular, show that this brief narrative is a hybrid text: a combination of a medieval narrative, albeit heavily edited, and a newly written second generation, melded together to create one of the best-sellers of sixteenth-century Spain.
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Edrosa, Rodrigo Martín. "Aplicación de la Teledetección para el monitoreo de eventos hídricos superficiales mediante imágenes CosmoSkyMed." Master's thesis, 2011. http://hdl.handle.net/11086/11539.

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Abstract:
El Delta del Paraná conforma un sistema complejo que involucra varios ecosistemas abarcando diferentes ambientes. En dicho sistema, existen recurrentes inundaciones, siendo su monitoreo necesario para evaluar la capacidad de atenuación de las grandes crecidas. Es compleja su interacción entre los pulsos de inundación y las lagunas y cursos de agua. El Delta carece de suficiente información de campo histórica y actualizada, su estudio espacial, es de gran importancia para la comparación de eventos de inundación observados y el análisis de la evolución de los mismos. Las actividades productivas de la región, en especial la ganadera, se encuentran seriamente condicionadas a su situación hidrológica. EL objetivo principal de la investigación, fue identificar la propagación de la inundación del año 2010 en el Delta superior del Río Paraná, a partir de la generación de cartografía hídrica superficial mediante el uso de técnicas de percepción remota. Se utilizaron imágenes Cosmo Sky Med a la cuales se le aplicaron filtros adaptivos y de textura, para luego ser clasificadas mediante un algoritmo supervisado llamado máxima probabilidad, detectando zonas inundadas y corroborando en campo su exactitud siendo comparada con un clasificador no supervisado llamado ISODATA. Como resultado, se obtuvo cartografía temática de la inundación del año 2010 en el Delta superior del Río Paraná basada en datos adquiridos por Radar de Apertura Sintética (SAR) en Banda X. Sin embargo, existieron áreas inundadas que no pudieron ser clasificadas como tal, ya que para banda X (2,3 cm de longitud de onda), la presencia de vegetación densa, no permitió identificar por ejemplo, el agua debajo del bosque, ni tampoco aquellas zonas de vegetación inundadas debido a su alta retrodispersión causada por el doble rebote. Por otro lado, con el objetivo de sentar información base, se generó un relevamiento con datos tomados en campo del comportamiento de la reflectividad del radar en banda X, de las coberturas típicas presentes en humedales.
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Machado, Federico. "Primera aproximación en estudios de salinidad de suelo en la Pampa húmeda argentina utilizando imágenes SAR e inversión de modelos electromagnético." Master's thesis, 2020. http://hdl.handle.net/11086/17548.

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Abstract:
Maestría conjunta con el Instituto de Altos Estudios Espaciales "Mario Gulich"-CONAE.
Tesis (Magister en aplicaciones de información espacial)--Universidad Nacional de Córdoba, Facultad de Matemática, Astronomía, Física y Computación, 2020.
Este estudio representa un primer enfoque usando imágenes en bandas X y L para el estudio de la salinidad del suelo en vistas a la creación de un producto operativo de salinidad con imágenes SAOCOM, útil para el monitoreo de suelos agrícolas de la Pampa Húmeda afectados por esta problemática, teniendo en cuenta su extensión hacia zonas áridas y semiáridas. Los resultados obtenidos con el modelo POM (Modelo de Física Óptica) corregido empíricamente con datos SAOCOM muestran resultados promisorios, con valores de la parte imaginaria de la constante dieléctrica en los sitios de validación no salinos en el rango de 4,497 a 17,711, incluso en áreas con cultivos de buen desarrollo, describiendo un marco de trabajo útil para futuras implementaciones de metodologías con imágenes SAR para la detección y monitoreo de esta problemática.
This study represents a first approach using X- and L- band images for the study of soil salinity with the purpose of the creation of an operative product of soil salinity with SAOCOM images, useful for the monitoring of affected agricultural soils of the Humid Pampas, aimed to extend it towards arid and semiarid zones. The results obtained with empirically corrected POM (Physical Optics Model) model with SAOCOM data show promising results, with values of the imaginary part of the dielectric constant in non-saline validation sites in the range of 4.497 to 17.711, describing a framework towards future implementations of methodologies with SAR images for the detection and monitoring of this problematic.
Fil: Machado, Federico. Universidad Nacional de Córdoba. Facultad de Matemática, Astronomía, Física y Computación; Argentina.
Fil: Machado, Federico. Universidad Nacional de Córdoba. Instituto de Altos Estudios Espaciales Mario Gulich; Argentina.
Fil: Machado, Federico. Comisión Nacional de Actividades Espaciales. Instituto de Altos Estudios Espaciales Mario Gulich; Argentina.
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VALENTE, LAURA. "GREGORIO NAZIANZENO Eij" ejpiskovpou" [carm. II,1,13. II,1,10] Introduzione, testo critico, commento e appendici." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251619.

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Abstract:
Invitato a Costantinopoli da una delegazione nicena, che ne chiedeva l’intervento a sostegno della comunità ortodossa locale, Gregorio di Nazianzo accantonò il desiderio di dedicarsi alla vita contemplativa e si recò nella Neja ÔRwvmh: non poteva certo immaginare che negli anni trascorsi nella capitale (dagli inizi del 379 al luglio del 381) avrebbe conosciuto, a distanza di breve tempo, l’apice e il fallimento della sua attività politico-ecclestiastica. Alla guida di un piccolo gruppo di fedeli, radunati in una sala udienze privata ribattezzata Anastasia, Gregorio esercitò con impegno i suoi doveri pastorali, spendendosi soprattutto nella lotta dottrinale contro l’eresia ariana. L’elezione come vescovo della città, avvenuta per volere dell’imperatore Teodosio, rappresentò il riconoscimento dei meriti del Cappadoce nella restaurazione e nel consolidamento dell’ortodossia nicena, ma, allo stesso tempo, aprì la strada a una stagione tutt’altro che scevra di asprezze, destinata a lasciare amari ricordi nel cuore dell’autore. Chiamato a presiedere il concilio episcopale del 381, indetto con l’obiettivo di risolvere lo scisma antiocheno e condannare le eresie del tempo, il Nazianzeno sperimentò sulla propria i conflitti interni ed i giochi di potere cui si era ridotto l’episcopato. Alla malattia, che debilitò il fisico dell’autore e ne ostacolò la partecipazione a svariate attività pubbliche, si aggiunse l’ostilità dei colleghi, in particolare di alcuni vescovi egiziani, che contestarono la legittimità della sua elezione sul seggio di Costantinopoli, in quanto già vescovo nella sede di Sasima. Stanco e malato, amareggiato dai continui scontri e dall’ennesimo attacco subito dagli avversari, Gregorio decise di farsi da parte e, rassegnate le dimissioni dalla cattedra episcopale, lasciò Costantinopoli, senza neppure aspettare la conclusione del sinodo. Nella natia Cappadocia, lontano fisicamente dal clima tumultuoso e dai dispiaceri della capitale, ma turbato dalle calunnie e dalle ingiustizie subite da coloro che riteneva amici, il Nazianzeno sfogò le proprie delusioni nella scrittura poetica. All’esperienza costantinopolitana e in particolare al contesto delle dimissioni dalla cattedra vescovile fanno riferimento i carmi oggetto di questa tesi di dottorato: II,1,10 (Ai sacerdoti di Costantinopoli e alla città stessa) e II,1,13 (Ai vescovi), rispettivamente di 18 distici elegiaci e 217 esametri. In essi si intrecciano più suggestioni: la meditazione e il riecheggiamento interiore degli eventi che hanno coinvolto l’autore, la difesa del suo operato, ma soprattutto la violenta invettiva contro i vescovi, scaturita non solo dal risentimento per le vicende personali, ma dallo sdegno dell’autore per la corruzione morale e l’impreparazione della gerarchia ecclesiastica. La tesi di dottorato si apre con una bibliografia ricca e aggiornata degli studi concernenti il Cappadoce; in essa sono indicati i diversi contributi, cui si fa riferimento nel mio lavoro. Segue un’ampia introduzione che presenta i carmi sotto molteplici aspetti. Dal momento che l’invettiva contro i vescovi costituisce l’argomento principale di entrambi i componimenti, ho approfondito innanzitutto questo aspetto, ripercorrendone le testimonianze nell’esperienza biografica e nell’opera letteraria dell’autore: da quanto emerso, la polemica contro la gerarchia ecclesiastica raggiunge certamente il suo apice negli eventi costantinopolitani, ma non va ad essi circoscritta, dal momento che se ne ha traccia anche negli scritti gregoriani riconducibili ai primi anni del sacerdozio e al periodo successivo al ritorno a Nazianzo. Si è cercato poi di stabilire la data di composizione dei carmi in analisi, che, dati i contenuti, furono sicuramente scritti dall’autore nel periodo di ritorno in patria, fase in cui gli studiosi collocano buona parte della produzione poetica del Cappadoce. Più precisamente ho individuato il terminus post quem nel luglio del 381, mese in cui la cattedra costantinopolitana lasciata vacante dal Nazianzeno fu affidata a Nettario: in entrambi i testi, infatti, si fa riferimento a questo personaggio, sebbene non sia menzionato esplicitamente. Segue un’analisi dettagliata della struttura compositiva e delle tematiche dei carmi, nella quale si mostra come, pur nella loro diversità, le due poesie presentino moltissime consonanze e parallelismi a livello strutturale, in particolare nella parte incipitaria, in cui si registra la condivisione dello stesso verso iniziale, e nella sezione conclusiva. Sempre nell’introduzione è affrontato lo studio della tradizione manoscritta e dei rapporti tra i codici: i carmi in oggetto risultano attestati in 34 manoscritti (di cui 17 fondamentali per la costituzione del testo) databili dall’XI al XVI secolo e riconducibili alle raccolte antiche Σ e Δ, nei quali sono traditi sempre uno di seguito all’altro: nello specifico II,1,13 precede immediatamente II,1,10. La parte centrale della tesi è costituita dal testo critico di ciascun carme, seguito da traduzione e commento. La tesi costituisce il primo lavoro di questo tipo per il carme II,1,13; II,1,10 è stato invece oggetto di studio di due recenti edizioni: quella dei primi undici poemata de seipso del Nazianzeno curata da Tuilier - Bady - Bernardi per LesBL ed edita nel 2004 e un’edizione commentata di Simelidis, pubblicata nel 2009. Suddetti lavori non hanno rappresentato un ostacolo al progetto. Nessuno di essi infatti ha previsto lo studio simultaneo dei due testi poetici, che, a mio giudizio, non possono essere compresi a fondo se svincolati l’uno dall’altro; non sono risultati immuni da pecche sotto il profilo della critica testuale; il commento è assente nell’edizione francese, scarno e non sempre condivisibile in quella del Simelidis. La tesi è infine corredata da tre appendici che permettono di seguire la fortuna dei componimenti poetici. La prima di esse è dedicata al Commentario di Cosma di Gerusalemme ai Carmi del Nazianzeno, collocato tra la fine del VII e inizio l’VIII secolo. Il commentario, tradito da un unico manoscritto, il Vaticanus graecus 1260 del XII secolo, ha visto la sua editio princeps nel 1839 a cura del cardinale Angelo Mai nel secondo volume del suo Spicilegium Romanum, ristampata con lievi modifiche nel volume 38 della Patrologia Graeca. Una più recente edizione è stata curata da Lozza nel 2000. Nell’opera di Cosma vengono analizzati trentaquattro versi di carme II,1,13 e due di carme II,1,10; l’ampiezza delle citazioni va da un minimo di un verso a un massimo di 5. Segue un’appendice dedicata alle parafrasi bizantine, che in alcuni manoscritti contenenti i carmi, accompagnano il testo poetico. Tali spiegazioni in prosa, composte in un momento non precisabile della trasmissione dell’opera gregoriana, sono anonime, di diverso livello letterario e da intendere come un testo in continua evoluzione, oggetto di modifiche da parte di ciascun copista. Nel caso dei testi in oggetto le parafrasi trasmesse sono tre, chiamate, sulla scia di studi precedenti, Paraphr. 1, Paraphr. 2, Paraphr. 3 e delle quali la tesi fornisce l’editio princeps. L’ultima appendice è costituita dalla traduzione latina dei carmi di Giacomo Oliva da Cremona, redatta nella seconda metà del XVI secolo per incarico del Cardinal Guglielmo Sirleto e testimonianza del grande interesse per il Cappadoce in questo periodo storico. Il lavoro dell’Oliva, rimasta inedito per la morte del committente e probabilmente anche per il suo scarso valore letterario, è trasmesso da due manoscritti autografi, il Vaticanus Barberinianus lat. 636 (B) e il Vaticanus lat. 6170 (V) e trova nella tesi la sua editio princeps.
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