Academic literature on the topic 'I Romanzi del Cosmo'

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Journal articles on the topic "I Romanzi del Cosmo"

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Pio di Cosmo, Antonio. "Il funus imperatorum ed il “Teatro del potere”. Le esequie di Costantino e la reinvenzione dei riti funerari imperiali in un cosmo che progressivamente si fa cristiano." Gerión. Revista de Historia Antigua 38, no. 1 (April 1, 2020): 157–92. http://dx.doi.org/10.5209/geri.68589.

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Abstract:
Il contributo analizza il ruolo giocato dalla cultura materiale della regalità nel funus imperatorum. Questa ricerca applica le conoscenze in materia archeologica, antropologica e storica, per raccontare l’azione della corte imperiale, che risolve le questioni circa i problemi di rappresentazione del funerale imperiale. In questo senso si vagliano le modalità di spettacolarizzazione delle strategie di comunicazione che modellano i protocolli degli imperatori romani del Tardoantico.
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Demontis, Simona. "Essempli dell'uso delle note allografe nella traduzione di alcuni romanzi di Andrea Camilleri e di Arturo Pérez Reverte." Entreculturas. Revista de Traducción y Comunicación Intercultural, no. 12 (February 27, 2022): 69–84. http://dx.doi.org/10.24310/entreculturasertci.vi12.13482.

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Abstract:
La base metodológica es el concepto de paratextualidad delineado por Genette en el contexto más amplio de su poética general sobre la transtextualidad; este trabajo se concentra en particular en el uso de la nota alográfica en la traducción de algunas obras de Andrea Camilleri y de Arturo Pérez-Reverte. El objetivo es demostrar, incluso con datos bastante parciales, que el uso de notas alográficas en las traducciones de estos autores es de gran utilidad para dar una idea concreta de las variedades lingüísticas y de la cultura de los países de origen. La inclusión de notas a pie de página en una traducción no implica una admisión de incompetencia por parte del traductor, sino que revela la voluntad ética de compartir con un lector extranjero las opciones, la lengua y las estrategias de un autor de otro país, para hacer percibir la inconmensurabilidad de las diferencias entre culturas - que, sin embargo, no impide la comunicación -, como valor y no como derrota.
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Aloisio, Miriam. "Impegno Ecologico: Malerba e Calvino a confronto // Environmental Commitment: Malerba and Calvino // Empeño ecológico: Malerba y Calvino." Ecozon@: European Journal of Literature, Culture and Environment 8, no. 1 (April 27, 2017): 153–77. http://dx.doi.org/10.37536/ecozona.2017.8.1.1003.

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Abstract:
In questo saggio si svolgerà una comparazione dei tre brevi romanzi di Calvino La formica argentina (1952), La nuvola di smog (1958), La speculazione edilizia (1957), con le opere di Malerba in cui maggiormente emerge il suo impegno ecologico: Il serpente (1966), Salto mortale (1968) e Fantasmi romani (2006). Tra questi romanzi che trattano con nerbo la tematica etico-ambientale, esiste un dialogo molto forte a livello testuale e ideologico, certamente maturato dall’amicizia e dagli scambi tra i due autori. Malerba e Calvino, uomini di città cresciuti però in stretto rapporto con la campagna, si rivelano attenti osservatori dei mutamenti economici, antropologici e ambientali che l’Italia subiva nell’epoca del boom. Lontana da qualsiasi lirismo romantico e da sentimenti nostalgici per un mitico passato, la relazione tra letteratura e ambiente affiora nei testi come una forma di denuncia ecologica contro inquinamento, speculazione edilizia e sottomissione degli organismi non-umani. Sia Malerba sia Calvino si fanno portavoce della necessità di smascherare le ideologie dominanti e boicottare le logiche binarie come natura / cultura. Nella battaglia che inscenano tra umano e non-umano emerge la loro prospettiva “ecocentrica” che attribuisce un valore intrinseco ad ogni organismo vivente e al loro spazio naturale a prescindere dalla loro utilità e profitto per l’essere umano. Abstract This essay compares Italo Calvino’s short novels La Formica Argentina (1952), La Nuvola di Smog (1958), and La Speculazione Edilizia (1957), with Luigi Malerba’s works, in which his strong environmental consciousness most comes to light: Il Serpente (1966), Salto Mortale (1968) and Fantasmi Romani (2006). These works engage in a textual and ideological “ecocentric” dialogue about the environment and society, which was certainly the result of the close friendship and professional exchanges between the two authors. This project thus participates in ecocriticism through an investigation of the textual and ideological dialogue between these texts. Rather than merely romantic lyricism and feelings of nostalgia for the mythical past, the relationship between literature and the environment emerges in the texts as a form of ecological denunciation against pollution, building development, and the subjugation of non-human organisms. Malerba and Calvino, city men who spent their upbringing in close contact with nature, reveal themselves to be attentive observers of the economical, anthropological, and environmental changes that Italy underwent in the period known as the economic boom. Both Malerba and Calvino bring to the fore the urgency to unmask dominant ideologies and to boycott perceived binary oppositions of nature versus culture. Through these texts, they stage a battle between the human and non-human, bringing together their “ecocentric” perspective with their goal of bestowing an intrinsic value to every living organism and their natural space. Resumen Este ensayo compara tres novelas cortas de Italo Calvino La formica argentina (1952), La nuvola di smog (1958), La speculazione edilizia (1957), con las obras de Luigi Malerba, en las que más manifiesta su empeño ecológico: Il serpente (1966), Salto mortale (1968) e Fantasmi romani (2006). Entre estas novelas, que tratan con vigor la temática ético-medioambientalista, existe un diálogo muy fuerte a un nivel textual e ideológico, ciertamente madurado desde la amistad y los intercambios entre los dos autores. Malerba y Calvino, hombres de ciudad pero que crecieron en cercano contacto con la naturaleza, se revelan cuidadosos observadores de los mutaciones económicas, antropológicas y medioambientales que el Italia sufría en la época del boom de los años cincuenta y sesenta. Lejana de cualquier lirismo romántico y de sentimientos nostálgicos por un pasado mítico, la relación entre literatura y medio ambiente aparece en los textos como una forma de denuncia ecológica contra la contaminación, la especulación edil y la sumisión de los organismos no-humanos. Tanto Malerba como Calvino devienen portavoces de la necesitad de desenmascarar las ideologías dominantes y boicotear las lógicas binarias como naturaleza / cultura. En la lucha que escenifican entre el humano y no-humano emerge su perspectiva “ecocéntrica” que atribuye un valor intrínseco a cada organismo viviente y a su espacio natural sin importar los beneficios económicos.
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Kashani, Neda Alizadeh. "Le regole del gioco narrativo di Umberto Eco: La lettura dei romanzi di Eco alla luce di Sei passeggiate nei boschi narrativi." Forum Italicum: A Journal of Italian Studies 56, no. 1 (November 26, 2021): 108–23. http://dx.doi.org/10.1177/00145858211057051.

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Abstract:
Questo articolo è una lettura dei sette romanzi di Umberto Eco da Il nome della rosa (1980) al Numero zero (2015) alla luce delle sei conferenze che ha tenuto alla Harvard University (1992–1993), pubblicate col titolo Sei passeggiate nei boschi narrativi. È un tentativo di trovare la chiave di lettura dei suoi romanzi e le regole del gioco narrativo che nella veste dell’“autore modello” ci pone. Eco, non solo con i suoi romanzi, ma anche con le sue opere di saggistica ci mette in gioco, ci trascina in un labirinto e ci procura dei segnali per guidarci. Eco ha tenuto sei conferenze e ha scritto sette romanzi; ogni conferenza parla di un punto cardine della narrazione e ogni romanzo è una dimostrazione di quel punto. Questo articolo è una rilettura delle sue opere narrative considerando i sei punti cardinali della narrazione da lui definiti: l’autore e il lettore modello, l’intreccio, l’indugio, la fiducia tra l’autore e il lettore, l’enciclopedia richiesta dal testo e la finzione narrativa. Come sostiene Eco, soltanto scoprendo le regole del gioco del labirinto e il sistema creato dal suo autore, ovvero la sua strategia, possiamo scoprire il senso vero di un’opera letteraria.
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Schifano, Norma. "IL POSIZIONAMENTO DEL VERBO NEI DIALETTI ROMANZI D’ITALIA." Italianist 35, no. 1 (January 27, 2015): 121–38. http://dx.doi.org/10.1179/0261434014z.000000000111.

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Cella, Gloria. "Il paratesto del romanzo web in Cina: il caso Punto di partenza." ENTHYMEMA, no. 30 (January 2, 2023): 52–69. http://dx.doi.org/10.54103/2037-2426/19550.

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Abstract:
Negli ultimi vent’anni, la letteratura web si è affermata nella Repubblica popolare cinese come forma di letteratura popolare e i lunghi romanzi pubblicati e aggiornati quotidianamente dagli utenti rappresentano la principale forma di narrativa diffusa sulle piattaforme online. Servendosi degli strumenti offerti da Gérard Genette, il contributo analizza il paratesto di romanzi web pubblicati su Punto di partenza e, in particolar modo, i contenuti della sezione “in aggiunta al testo”, uno spazio che precede il romanzo dove lo scrittore pubblica notizie e informazioni di varia natura. L’analisi di tali contenuti ha permesso di mettere in luce pratiche e strategie adottate dalle figure coinvolte, confermando la centralità della comunità virtuale nei processi di produzione e fruizione di tale letteratura.
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Cannavacciuolo, di Laura. "Dopo il Boom. Romanzi napoletani negli anni Settanta." Forum Italicum: A Journal of Italian Studies 52, no. 2 (February 14, 2018): 446–57. http://dx.doi.org/10.1177/0014585818755365.

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Abstract:
Il saggio propone una investigazione degli sviluppi del romanzo d’area napoletana tra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Settanta del ’900. Si definiscono i temi dominanti dei principali romanzi pubblicati in questa stagione— Amore e Psiche, Tanto la rivoluzione non scoppierà, Dentro la Stella, Malacqua—, i modelli di riferimento, il contributo degli scrittori rispetto al dibattito teorico nazionale e internazionale. Infine, si analizza il rapporto degli scrittori in oggetto con le forme del Nuovo Romanzo e il filone del cosiddetto romanzo “apocalittico”.
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Calvo Rigual, Cesáreo. "Jacopo Gesiot, «Romanzi tiranni. La prosa iberica di cavalleria nel primo Cinquecento padano», Roma, Aracne, 2018." Tirant: Butlletí informatiu i bibliogràfic de literatura de cavalleries, no. 23 (December 13, 2020): 343. http://dx.doi.org/10.7203/tirant.23.19264.

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9

Calvo Rigual, Cesáreo. "Jacopo Gesiot, «Romanzi tiranni. La prosa iberica di cavalleria nel primo Cinquecento padano», Roma, Aracne, 2018." Tirant: Butlletí informatiu i bibliogràfic de literatura de cavalleries, no. 23 (December 13, 2020): 343. http://dx.doi.org/10.7203/titant.23.19264.

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Lecco, Margherita. "La condanna della tessitura. Origine e funzione di un motivo narrativo nel Roman de Jaufre in altri romanzi arturiani." Medievalia, no. 50 (December 15, 2018): 105. http://dx.doi.org/10.19130/medievalia.50.2018.353.

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Abstract:
Nei romanzi medievali (ad iniziare da Jaufre, composto intorno al 1225), i cavalieri impegnati nell’aventure si trovano a volte costretti ad una prova di tessitura di stoffe. Questa prova è considerata infamante perché collegata al lavoro manuale. Solo i cavalieri più valorosi, o che possono contare su un cavaliere amico (come Lancelot aiutato da Gauvain nelle Merveilles de Rigomer, fine del secolo XIII), riescono a sottrarvisi, abbattendo coloro che li hanno costretti a questa infamia e ritrovando poi la loro libertà e il loro onore. Ma questo locus narrativo diviene presto un ‘motivo’ importante nell’economia narrativa dei romanzi.
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Dissertations / Theses on the topic "I Romanzi del Cosmo"

1

Moro, Barbara <1975&gt. "L’evoluzione del personaggio femminile nei romanzi di Stephen King." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/4029.

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Abstract:
Partendo dai concetti di letteratura di massa, e di misoginia si vuole dimostrare la capacità dell'autore di creare personaggi femminili eccezionali e l'evoluzione compiuta durante la sua quarantennale carriera.
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2

Caruso, Monica. "Geometrie non euclidee: dalla negazione del V postulato all'interpretazione geometrica del cosmo." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018.

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Abstract:
La tesi è incentrata sulle geometrie non euclidee. Al di là della descrizione dei vari modelli, essa si propone di evidenziare e accertare il fatto che tutte le geometrie, euclidee e non, abbiano pari dignità, fatto oggi pienamente condiviso, ma che era messo in dubbio al momento della loro genesi. Il primo è un capitolo introduttivo riguardo alla storia della geometria, che mira a evidenziare il cambio di prospettiva da una geometria intesa come "misura della terra" a una disciplina svincolata da ogni applicazione pratica. Si arriva poi all'opera di Euclide. A una descrizione sommaria degli Elementi, segue un'analisi del V postulato euclideo che, a differenza dei primi quattro postulati, i quali risultavano intuitivamente evidenti, non era così immediato. Molti studiosi per secoli cercarono invano di dedurlo dagli altri quattro assiomi ma, i tentativi sempre falliti, portarono, fra la fine del XVIII e l'inizio del XIX secolo, all'idea di considerare dei modelli che contemplassero solo i primi quattro postulati e una delle due possibili negazioni del V assioma: nacquero così le geometrie non euclidee. Nel terzo capitolo si scopre che tutte e tre le geometrie sono manifestazioni diverse di un unico concetto generale che le trascende tutte: la curvatura. Lo studio delle geometrie non euclidee e la generalizzazione del concetto di curvatura alle dimensioni superiori, hanno consentito di intraprendere, nel quarto capitolo, un'interpretazione geometrica dell'universo, volta a capire quale geometria risulta più adatta per descriverlo, permettendoci di mostrare la naturale interdisciplinarità delle geometrie non euclidee. Il quinto capitolo, infine, considera gli aspetti didattici attraverso un'analisi delle Indicazioni nazionali e dei libri di testo in merito all'argomento, e ai progetti volti a promuovere un approccio maturo e consapevole al moderno sistema assiomatico e alla geometria di Euclide.
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3

Bagnati, Gaia <1986&gt. "La questione dell'unità del cosmo nei trattati fisici di Aristotele." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/4500.

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Abstract:
In questo lavoro di tesi abbiamo indagato alcuni aspetti della concezione aristotelica del cosmo senza prescindere dal confronto con la tradizione filosofica precedente e ponendo particolare attenzione alla questione dell’unità cosmica e del rapporto tra il tutto e le parti. Nel primo capitolo a partire da alcune osservazioni di carattere terminologico abbiamo proposto una breve storia della nozione di cosmo dalle origini fino ad Aristotele sottolineando la rilevanza che in essa ha avuto la ricerca da parte dei filosofi dell’unità nell’insieme di tutte le cose. Nel secondo capitolo abbiamo cercato di chiarire il significato e le implicazioni teoriche della determinazione del cosmo come corpo posta da Aristotele alla base del sistema cosmologico del De caelo. In particolare abbiamo messo in evidenza l’appartenenza dell’indagine aristotelica alla scienza della natura e le relazioni tra questa e la metafisica. Nel terzo capitolo abbiamo indagato in che modo Aristotele concepisca l’unità fisica del cosmo nonostante la mancanza in esso di un’uniformità ontologica. Avendo come testi di riferimento il De caelo, De generatione et corruption, Meteorologica e la Metaphysica abbiamo discusso quali siano e come si attuino le influenze del mondo sopralunare sul mondo sublunare evidenziando il ruolo fondamentale del movimento di traslazione circolare.
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4

Zanardi, Noemi <1993&gt. "Strategie visive: analisi paratestuale dei romanzi light novel." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/12564.

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Abstract:
Le light novel sono un genere di romanzi di intrattenimento, che dall’inizio del nuovo millennio ha attirato grande interesse nel mondo mediatico giapponese, ma rimane ancora poco analizzato nel contesto dei popular cultural studies internazionali. Questa tipologia di romanzi è spesso collegata alla cultura otaku ed è caratterizzata dalla presenza di illustrazioni che la avvicinano ad anime, manga e videogiochi. Questa trattazione cercherà di analizzare come il paratesto visivo di questi libri (copertina, illustrazioni, label, ecc.) influenza il posizionamento di essi all’interno del mercato editoriale giapponese, condizionandone il consumo in base ai meccanismi del character. Si cercherà dunque di dimostrare che il principale ruolo delle illustrazioni che compongono la dimensione visiva di questi romanzi non è quello narrativo, ma quello rappresentativo, dato che il paratesto visivo crea un’immagine del libro e ne condiziona le modalità di lettura. A questo scopo a un’analisi semiotica del processo di codifica del paratesto visivo vengono affiancate tecniche di ricerca qualitativa (interviste e osservazione partecipante), volte a rappresentare la prospettiva emica degli agenti che producono questa categoria di romanzi.
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5

Sesana, Matteo <1997&gt. "Tadhkira-yi Muḥammad Shāh Shārakhtī: il cosmo di un derviscio del Quattrocento." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/19969.

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Abstract:
Il lavoro della presente tesi di laurea consiste in una traduzione italiana della biografia di un derviscio khalwatī di nome Muḥammad Shāh Shārakhtī, vissuto tra il XIV e il XV secolo nella regione storica del Quhistān, nell’est iranico, e composta da un letterato locale, Qiwām al-Dīn, non altrimenti noto. Il testo, in persiano, si trova in forma manoscritta ed è conservato nella biblioteca dell’Università di Istanbul (İstanbul Üniversitesi, F-1163, ff. 38b-64a). Tale biografia fu notata per la prima volta dallo storico francese Jean Aubin, il quale nel 1967 pubblicò un articolo in cui presentò il documento e ne tradusse alcuni passaggi salienti. Il lavoro di Aubin fu scarsamente considerato dalla letteratura accademica successiva. Ciò a discapito delle illuminanti conclusioni a cui l’autore giunge riguardo alla ricostruzione storico-religiosa della regione in cui il derviscio visse. Aubin scavò nel testo con lo scopo di trovare indizi che permettessero di fare chiarezza sul panorama religioso del periodo a cavallo tra l’impero timuride e l’impero safavide, ponendo particolare attenzione allo sviluppo e alla diffusione delle confraternite sufi. Accanto alla sfera religiosa, si trovano nel testo indizi di carattere storico-economico e storico-sociale, solo superficialmente indagati da Aubin, che ci permettono di fare luce sulla storia sociale di una regione prevalentemente rurale dell’Iran, il Quhistān, rimasta ai margini degli studi storici. A distanza di quasi cinquantacinque anni dall’ultimo studio sul testo, in questa sede verrà proposta una traduzione completa della biografia, corredata da uno studio di contesto che permetta di leggere i dati storici in essa contenuti. L’approccio metodologico di indagine è quello di tipo microstorico, che prevede in questo caso un attento scandaglio delle notizie relative alla vita quotidiana di un uomo del Quhistān calato nel tessuto sociale del suo tempo.
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MUCCHI, MARTINA. "LA TRADIZIONE ARABA DEGLI ARGOMENTI DI PROCLO IN FAVORE DELL'ETERNITA' DEL COSMO." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2015. http://hdl.handle.net/10280/6165.

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Abstract:
Il presente studio ha a tema la versione araba del testo greco noto tra gli studiosi come De aeternitate mundi, Sull’eternità del cosmo, del filosofo Proclo (410-485 d. C.). Scopo della ricerca è mettere in luce la ricezione dottrinale e linguistica degli argomenti eternalisti procliani in traduzione araba. In arabo ci sono pervenute due traduzioni di parte degli argomenti eternalisti di Proclo, un fatto di grande interesse perché essi andarono ad alimentare, insieme a quelli creazionisti dell’avversario Filopono, uno dei primi dibattiti su cui le opinioni nel panorama intellettuale arabo musulmano si divisero: l’origine del mondo. Un confronto linguistico tra le due versioni del testo procliano mostra in primis che la prima traduzione, anonima, condivide una grammatica dottrinale e linguistica con le traduzioni nate nel cosiddetto “circolo di al-Kindi” (IX secolo), ed è pertanto riconducibile al filosofo arabo, per quanto sostenitore dell’inizio temporale del cosmo. Elementi linguistici e stilistici rendono inoltre ragione dell’«eloquenza», fasāḥa, che rese famoso il presunto traduttore della seconda versione degli argomenti procliani, Ishaq ib Hunayn (m. 911), ma allo stesso tempo mostrano come egli erediti le elaborazioni dottrinali della traduzione anteriore, probabilmente all’origine dell’interesse per gli argomenti procliani e per una loro seconda traduzione in epoca ad essa successiva.
This work focuses on the Arabic translation of the Greek treatise known as De aeternitate mundi, On the eternity of the world, written by the philosopher Proclus in the fifth century a.d. Its purpose is to enlight the doctrinal and linguistic reception of Proclus’ proofs of the eternity of the world in their Arabic translations. First, the interest in the mentioned proofs is due to the fact that they are considered, together with the opponent Giovanni Filopono’s creationist ones, one of the main sources for the initial debate for natural theology and philosophy, where opinions of Muslim divided: the inquiry concerning whether the world is eternal or had a beginning. A linguistic comparison between the two translation shows that the most ancient translation shares a common doctrinal and linguistic grammar with the texts borne in the so called “Circle of al-Kindi”, (IX century). Therefore, it can be linked to the Arabic philosopher, although he was in support of the temporal beginning of the world. In addition to that, it apparently gives reasons for the fasāḥa, “eloquence”, that made famous the presumed translator of the second version of the Arabic proclian proofs: Ishaq ibn Hunayn (m. 911), but at the same time shows that he inherited the doctrinal contents that the first translator developed in his version. It is this doctrinal development that apparently raised the interest for the proclian text and that justifies their second translation.
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MUCCHI, MARTINA. "LA TRADIZIONE ARABA DEGLI ARGOMENTI DI PROCLO IN FAVORE DELL'ETERNITA' DEL COSMO." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2015. http://hdl.handle.net/10280/6165.

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Abstract:
Il presente studio ha a tema la versione araba del testo greco noto tra gli studiosi come De aeternitate mundi, Sull’eternità del cosmo, del filosofo Proclo (410-485 d. C.). Scopo della ricerca è mettere in luce la ricezione dottrinale e linguistica degli argomenti eternalisti procliani in traduzione araba. In arabo ci sono pervenute due traduzioni di parte degli argomenti eternalisti di Proclo, un fatto di grande interesse perché essi andarono ad alimentare, insieme a quelli creazionisti dell’avversario Filopono, uno dei primi dibattiti su cui le opinioni nel panorama intellettuale arabo musulmano si divisero: l’origine del mondo. Un confronto linguistico tra le due versioni del testo procliano mostra in primis che la prima traduzione, anonima, condivide una grammatica dottrinale e linguistica con le traduzioni nate nel cosiddetto “circolo di al-Kindi” (IX secolo), ed è pertanto riconducibile al filosofo arabo, per quanto sostenitore dell’inizio temporale del cosmo. Elementi linguistici e stilistici rendono inoltre ragione dell’«eloquenza», fasāḥa, che rese famoso il presunto traduttore della seconda versione degli argomenti procliani, Ishaq ib Hunayn (m. 911), ma allo stesso tempo mostrano come egli erediti le elaborazioni dottrinali della traduzione anteriore, probabilmente all’origine dell’interesse per gli argomenti procliani e per una loro seconda traduzione in epoca ad essa successiva.
This work focuses on the Arabic translation of the Greek treatise known as De aeternitate mundi, On the eternity of the world, written by the philosopher Proclus in the fifth century a.d. Its purpose is to enlight the doctrinal and linguistic reception of Proclus’ proofs of the eternity of the world in their Arabic translations. First, the interest in the mentioned proofs is due to the fact that they are considered, together with the opponent Giovanni Filopono’s creationist ones, one of the main sources for the initial debate for natural theology and philosophy, where opinions of Muslim divided: the inquiry concerning whether the world is eternal or had a beginning. A linguistic comparison between the two translation shows that the most ancient translation shares a common doctrinal and linguistic grammar with the texts borne in the so called “Circle of al-Kindi”, (IX century). Therefore, it can be linked to the Arabic philosopher, although he was in support of the temporal beginning of the world. In addition to that, it apparently gives reasons for the fasāḥa, “eloquence”, that made famous the presumed translator of the second version of the Arabic proclian proofs: Ishaq ibn Hunayn (m. 911), but at the same time shows that he inherited the doctrinal contents that the first translator developed in his version. It is this doctrinal development that apparently raised the interest for the proclian text and that justifies their second translation.
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Stefania, Alessia <1996&gt. "Tracce di sciamanesimo nel cosmo giapponese: un'indagine sulla struttura dell'universo." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/20971.

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Abstract:
La ricerca intende indagare i meccanismi e le strutture del cosmo giapponese, a partire dalle proprie antiche origini mitiche, per comprendere in che modo l’ambiente circostante sia espressione non solo di una geografia e topografia storica, ma anche e soprattutto spirituale e metafisica. Verrà in questo modo analizzata la struttura del cosmo giapponese in chiave sciamanica, religione che ha profondamente influenzato tutti i sistemi di suddetto Paese, in congiunzione a diverse altre correnti trasversali. Nella prima parte della ricerca, si analizzerà brevemente il contesto entro il quale viene definito lo sciamanesimo e le relative definizioni di cosmologia, cosmo e spazio; successivamente, verranno specificate le modalità entro il quale si raggiunge, ad oggi, un certo sincretismo in Giappone, analizzando nello specifico la componente sciamanica del paese. In seguito, sarà lasciato spazio alla descrizione e analisi dei concetti di cosmo e della propria struttura, nell’ambito dello sciamanesimo giapponese, in modo da decifrare l’importanza che tali conoscenze possano avere in un periodo storico-culturale molto attento all’ambiente naturale, specialmente in riferimento alle comunità indigene del mondo.
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Petrarca, Laura <1992&gt. "La psicologia del personaggio nei romanzi Gli Indifferenti e La noia di Alberto Moravia." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/14294.

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Rossin, Francesco <1985&gt. "AIDS e letteratura: come è stata raccontata la peste del xx° secolo nei romanzi e nei film." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/9415.

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Abstract:
La tesi è una ricerca sugli scrittori e i registi che hanno affrontato il tema dell'Aids. Partendo dall'analisi dei testi di Pier Vittori Tondelli, Cyril Collard, Hervè Guibert, Brett Shapiro, Alessandro Golinelli, Maurizio Gregorini e Nicola Gardini si studia il loro pensiero e il ruolo che hanno avuto come testimoni della “peste del ventesimo secolo”. Viene valutata la loro posizione in relazione ai movimenti letterari preminenti (specialmente il postmodernismo) e la loro contro-reazione a quest'ultimi. Si passa poi al confronto col pensiero dei sociologi Marco Binotto e Susan Sontag sullo stesso argomento. A questo si aggiunge lo studio delle autrici femminili che hanno trattato il tema dell'Aids nei loro romanzi: Simona Ferraresi, Isabelle Muller, Valeria Piassa Polizzi, Charlotte Valandrey e Banana Yoshimoto. Fatto questo si passa al cinema analizzando attraverso i personaggi come è stato proposto il tema dell'Aids al pubblico negli anni ottanta/novanta e ai giorni nostri. Segue il confronto fra la letteratura e il cinema sullo stesso tema.
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Books on the topic "I Romanzi del Cosmo"

1

Regesti del cosmo. Alessandria: Edizioni dell'Orso, 2011.

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2

1948-, Blay Michel, and Seidengart Jean, eds. La struttura del cosmo. Firenze: L.S. Olschki, 2009.

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3

Romanzi del movimento, romanzi in movimento: La narrativa del futurismo e dintorni. Massa: Transeuropa, 2010.

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4

Giorgio, Erle, ed. La valenza ethica del cosmo. Padova: Il poligrafo, 2008.

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5

Fedora, Ferluga-Petronio, ed. Nikola Šop, poeta del cosmo. Udine: Forum, 2007.

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6

Marchesi, Giambattista. Romanzieri e romanzi del Settecento. Manziana, Roma: Vecchiarelli, 1991.

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7

Cassirer, Ernst. Individuo e cosmo nella filosofia del Rinascimento. Torino: Bollati Boringhieri, 2012.

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8

La filosofia del cosmo in Tommaso d'Aquino. Milano: Ares, 1986.

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9

Bernardi, Annamaria Tassone. Teilhard de Chardin: La poesia del cosmo. Roma: Studium, 1997.

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10

Pischedda, Bruno. La grande sera del mondo: Romanzi apocalittici nell'Italia del benessere. Torino: N. Aragno, 2004.

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Book chapters on the topic "I Romanzi del Cosmo"

1

Mazure, Alain, and Stéphane Basa. "Pietre miliari nell’esplorazione del Cosmo." In Superstelle in esplosione, 81–102. Milano: Springer Milan, 2010. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-1625-5_6.

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2

Romoli, Marco. "La nuova frontiera del viaggio: l’esplorazione del cosmo." In Studi e saggi, 25–45. Florence: Firenze University Press, 2021. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-5518-467-0.04.

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Abstract:
The human drive for knowledge, together with the technology development, often accelerated by warfare, has opened new frontiers to exploration. Once the exploration of the Earth globe came to an end with the conquest of the geographical poles, of the high mountains, and the ocean deeps, mankind developed new attention to Space and the exploration of the Universe, not only by means of ground based telescopes, but with rockets, unmanned and manned satellites and spacecrafts. In the mid of XX century, the drivers are similar to those that pushed the Nations of XV century to discover the world: geopolitics strategies, hunger for resources and knowledge, conquer and adventure. We are just at the beginning. This is a brief overview of the Space Age history and of the present and future development.
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3

Magoni, Davide. "Forme digitali della «mappa» in letteratura italiana contemporanea." In Studi e ricerche del Dipartimento di Lettere e Filosofia, 245–63. Firenze: Società Editrice Fiorentina, 2023. http://dx.doi.org/10.35948/dilef/978-88-6032-688-1.14.

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Abstract:
La conoscibilità del territorio non dipende dalla performatività degli strumenti con cui lo spazio viene riprodotto. Nel presente articolo si commentano alcuni romanzi italiani contemporanei che mostrano quanto la cartografia digitale, malgrado proponga riproduzioni accurate dello spazio, possa indurre interpretazioni stranianti della realtà in cui si vive.
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Gentile, Marco. "Il cosmo di un signore padano del Quattrocento." In Reti Medievali E-Book, 129–45. Florence: Firenze University Press, 2021. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-5518-423-6.08.

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Abstract:
The description of the “good death” and of the funeral of Giberto Sanvitale, count of Belforte, offers a vantage point to understand the nature and the extension of the political horizon of a member of the fifteenth century Lombard high landed nobility. This accurate and unique report highlights the relevance of personal, non-territorial ties and the importance of the organic relationship between city and countryside, strengthened by factional allegiance, in the material constitution of the lordship.
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5

Boi, Luciano. "La struttura nodale del cosmo: L’intuizione profonda di Eielson." In Pensare l’impossibile, 27–32. Milano: Springer Milan, 2012. http://dx.doi.org/10.1007/978-88-470-1673-6_3.

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6

Babbi, Anna Maria. "Il Curial e Güelfa e i romanzi francesi del XV secolo." In IVITRA Research in Linguistics and Literature, 139–56. Amsterdam: John Benjamins Publishing Company, 2012. http://dx.doi.org/10.1075/ivitra.3.08bab.

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7

La Fauci, Nunzio. "Il fattore HABEO. Prolegomeni a una nuova considerazione delle genesi del perfetto e del futuro romanzi." In Latin et langues romanes, edited by Sándor Kiss, Luca Mondin, and Giampaolo Salvi, 441–52. Berlin, Boston: DE GRUYTER, 2005. http://dx.doi.org/10.1515/9783110944532.441.

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8

Villani-Lubelli, Ubaldo. "«Cerchi e linee e ponti»: il saggio ed il cosmo ne «La composizione del cosmo» di Restoro d'Arezzo." In Textes et Etudes du Moyen Âge, 495–511. Turnhout: Brepols Publishers, 2008. http://dx.doi.org/10.1484/m.tema-eb.4.00737.

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9

Delbecque, Nicole, and Ángela Di Tullio. "Así como atributo adnominal comparativo-evaluativo." In XXVe CILPR Congrès International de Linguistique et de Philologie Romanes, edited by Maria Iliescu, Heidi Siller-Runggaldier, and Paul Danler, 3–53. Berlin, New York: De Gruyter, 2010. http://dx.doi.org/10.1515/9783110231922.3-53.

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10

Dragotto, Francesca. "«Exigua pars est vitae qua vivimus. Ceterum quidem omne spatium non vita sed tempus est»: divagazioni semantiche (e lessicali) su spatium e sui suoi esiti romanzi." In Actas del XXVI Congreso Internacional de Lingüística y Filología Románica, edited by Emili Casanova and Cesáreo Calvo, 87–98. Berlin, Boston: DE GRUYTER, 2013. http://dx.doi.org/10.1515/9783110299939.87.

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Conference papers on the topic "I Romanzi del Cosmo"

1

Fenoll Cascales, José. "Vinum vivat! La uva y el vino en la Antigüedad a través de los paneles que Sorolla pintó para Rafael Errázuriz: La Vendimia y La Prensa de la Vid." In 3er Congreso Internacional sobre Patrimonio Alimentario y Museos. Valencia: Editorial Universitat Politècnica de València, 2021. http://dx.doi.org/10.4995/egem2021.2021.13312.

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Abstract:
La presente comunicación estudia cómo se realizaba la recolección de uva y la producción de vino en la Antigüedad a partir del conjunto de paneles realizados por el pintor valenciano, Joaquín Sorolla y Bastida. Esta serie de cuatro pinturas de gran formato encargadas por el empresario vinícola Rafael Errázuriz, reflejan las distintas concepciones de este alimento en el mundo grecolatino, desde su cultivo en los interiores de las domus, hasta el consumo de vino en las festividades asociadas a Baco. El sistema de prensado siguiendo el modelo de prensa romana y el almacenamiento del preciado líquido en un ánfora Dressel, atisban un cuidado estudio de referencias arqueológicas reales a la hora de componer las escenas. Especialmente en La Vendimia y La Prensa de la Vid donde el pintor se acercó de manera muy exacta a dos imágenes que reflejan de perfectamente como fueron los procedimientos de producción de vino en el Mediterráneo Antiguo y en concreto en época romana. A tenor de los hechos, se ha de reivindicar a Sorolla como la figura de un pintor interesado por representar de manera fidedigna los pasajes de tiempos anteriores plasmados en sus cuadros, creando así fuentes visuales de especial relevancia para la documentación alimentaria. Destacando sobre todo dicha documentación en las obras ambientadas en la Antigüedad clásica, tal y como venía haciendo desde el inicio de su pensionado romano en 1884, doce años antes de iniciar estos paneles enológicos objeto de estudio.
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2

Arce Sánchez, María Jesús. "Aprendiendo de La Vega: vitalidad e identidad como detonante proyectual." In Seminario Internacional de Investigación en Urbanismo. Barcelona: Facultad de Arquitectura. Universidad de la República, 2015. http://dx.doi.org/10.5821/siiu.6155.

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Abstract:
Actualmente la imagen romántica de los mercados de abastos está siendo utilizada, en muchos casos, como un catalizador para gentrificar barrios, en vez de mejorarlos de manera inclusiva, beneficiando a los grupos vulnerables de la ciudad. Con el fin de presentar una alternativa inclusiva y sostenible al desarrollo urbano del Barrio La Vega, red de lugares vinculados al mercado Vega Central de Santiago de Chile, se analizan las tres redes principales responsables de la vitalidad e identidad del barrio: Red de Mercadeo, Red de Inmigrantes y Red de Caridad. La relevancia del estudio radica en que actualmente la regulación normativa reemplaza un uso esencial para la actividad de mercadeo como es el comercio mayorista, por vivienda en todo el entorno de la Vega Central, incentivando el auge inmobiliario desregulado, posibilitando la gentrificación del barrio. Ante este escenario el Barrio La Vega se arriesga a perder sus cualidades como generador de espacios públicos vitales en la ciudad, trayendo como consecuencia el desplazamiento de los grupos vulnerables que actualmente conforman la masa trabajadora y dotan de identidad al barrio. Currently the romantic image of food marketplaces is being used, in many cases, as a catalyst for gentrifying neighborhoods, rather than improving them in an inclusive way, benefiting vulnerable groups in the city. In order to present an inclusive and sustainable urban development to Barrio La Vega, network of places related to the Vega Central marketplace, in Santiago de Chile. The three major networks responsible for the neighborhood’s vitality and identity are analyzed: Marketplace nertwork, Inmigrants network and Charity network. The relevance of the study is that nowadays the area’s regulation replaces an essential use for marketing activity such as wholesale trade for housing, encouraging unregulated housing boom, allowing the gentrification of the neighborhood. This situation could allow losing the neighborhood’s qualities as a generator of vital public spaces in the city and expelling vulnerable groups, workers from Barrio La Vega and responsible of it identity.
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3

Magro de orbe, Iñigo. "Ciudad compacta versus ciudad difusa. Caso de estudio: Valencia, ciudad continua." In ISUF-h 2019 - CIUDAD COMPACTA VERSUS CIUDAD DIFUSA. Valencia: Editorial Universitat Politècnica de València, 2019. http://dx.doi.org/10.4995/isufh2019.2019.9554.

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Abstract:
Valencia es un “palimpsesto”. Desde su fundación romana hasta nuestros días, ha sabido desarrollarse continuando las huellas de su trazado histórico. Desde aquellos versos de Machado: “Valencia de finas torres...” -que evocaban el perfil de la ciudad representada en los grabados del XVIII-, hasta las esbeltas torres que Jean Nouvel propuso en la “desembocadura verde” del antiguo cauce del Turia, Valencia ha sabido mantener la continuidad de las trazas de su ciudad histórica. A su vez, la huella del viejo cauce ha sido el vehículo que ha intentado conectar definitivamente la ciudad intramuros (dibujada por Tosca en 1704), con el mar Mediterráneo. En ese sentido, el antiguo cauce del río, cuyo curso fue desviado tras la riada de 1957, será el pretexto para indagar en la continuidad que se propone. Aceptando la huella del cauce en su condición actual, queremos aprovechar la oportunidad que supuso su desvío, indagando estrategias proyectuales en las que la historia de los distintos lugares por los que discurre irá “contaminando” su trazado. Estos lugares limítrofes serán considerados como material de proyecto y actuarán como nexo entre la memoria y el deseo. Frente a planteamientos “ingenuos” de zonificación sin matices, que favorecerían la discontinuidad, proponemos un relato en el que la arquitectura de la ciudad reconocerá los contactos entre superficies limítrofes y entre espacios contiguos, valorando, por tanto, conceptos tales como: yuxtaposición, intersección y superposición. Porque, como dice el profesor J.L.Trillo*: “… la Ciudad Continua continúa siendo el objeto principal e ineludible de nuestra referencia arquitectónica”.
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Magro de orbe, Iñigo. "Ciudad compacta versus ciudad difusa. Caso de estudio: Valencia, ciudad continua." In ISUF-h 2019 - CIUDAD COMPACTA VERSUS CIUDAD DIFUSA. Valencia: Editorial Universitat Politècnica de València, 2020. http://dx.doi.org/10.4995/isufh2019.2020.9554.

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Abstract:
Valencia es un “palimpsesto”. Desde su fundación romana hasta nuestros días, ha sabido desarrollarse continuando las huellas de su trazado histórico. Desde aquellos versos de Machado: “Valencia de finas torres...” -que evocaban el perfil de la ciudad representada en los grabados del XVIII-, hasta las esbeltas torres que Jean Nouvel propuso en la “desembocadura verde” del antiguo cauce del Turia, Valencia ha sabido mantener la continuidad de las trazas de su ciudad histórica. A su vez, la huella del viejo cauce ha sido el vehículo que ha intentado conectar definitivamente la ciudad intramuros (dibujada por Tosca en 1704), con el mar Mediterráneo. En ese sentido, el antiguo cauce del río, cuyo curso fue desviado tras la riada de 1957, será el pretexto para indagar en la continuidad que se propone. Aceptando la huella del cauce en su condición actual, queremos aprovechar la oportunidad que supuso su desvío, indagando estrategias proyectuales en las que la historia de los distintos lugares por los que discurre irá “contaminando” su trazado. Estos lugares limítrofes serán considerados como material de proyecto y actuarán como nexo entre la memoria y el deseo. Frente a planteamientos “ingenuos” de zonificación sin matices, que favorecerían la discontinuidad, proponemos un relato en el que la arquitectura de la ciudad reconocerá los contactos entre superficies limítrofes y entre espacios contiguos, valorando, por tanto, conceptos tales como: yuxtaposición, intersección y superposición. Porque, como dice el profesor J.L.Trillo*: “… la Ciudad Continua continúa siendo el objeto principal e ineludible de nuestra referencia arquitectónica”.
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Cerasoli, Mario. "Roma y sus Periferias: reglas de asentamiento y formas del habitar: entre migración, automóvil y televisión." In International Conference Virtual City and Territory. Rio de Janeiro: Universidade Federal do Rio de Janeiro, 2012. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.7874.

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Abstract:
La escena romana es un rico contenedor de periferias, diversas y heterogéneas, en su mayoría nacidas después de la Segunda Guerra Mundial, casi todas escenario todavia de degradación generalizada. Sin embargo, estas periferias son el producto de un cambio cultural, globalizado, que ve en la emigración, en el auto y en la televisión sus primeros poderosos vectores de difusión desde los años Cincuenta. Un fenómeno urbano, difundido en cualquier lugar en los países occidentales y especialmente los de cultura latina, que ha llevado a la producción de un area sin límites de baja densidad que, en las últimas décadas, inevitablemente, se ha rodeado la gran ciudades - y más allá –, ocupando las antiguas tierras agrícolas y que casi siempre lleva como resultado a un mosaico urbano/suburbano/metaurbano fuertemente fragmentado. Hoy es difícil hablar de ciudad si no de diferentes ciudades - o al menos de diferentes entidades urbanas que se definen al igual que de diferentes maneras - como para exorcizar el hecho de que la ciudad contemporánea es probable que se va conviertiendo en una no-ciudad. Y tal vez es de la misma manera que podríamos hablar de diferentes periferias
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Aristizábal, José Antonio. "HUMBERTO RIVAS, DESDE LO ROMÁNTICO Y LO SINIESTRO. HUMBERTO RIVAS FROM THE ROMANTIC AND THE SINISTER." In I Congreso Internacional sobre Fotografia: Nuevas propuestas en Investigacion y Docencia de la Fotografia. Valencia: Universitat Politècnica València, 2017. http://dx.doi.org/10.4995/cifo17.2017.6880.

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Abstract:
Palabras clave:Fotografía, estética, Humberto Rivas, Rafael Argullol, Eugenio Trías.Keywords: Photography, esthetic, Humberto Rivas, Rafael Argullol, Eugenio Trías.Resumen:El siguiente artículo busca dar una lectura a la obra del fotógrafo Humberto Rivas, Premio Nacional de Fotografía y unos de los mayores exponentes de la fotografía española de finales del siglo XX. Se parte de la convicción de que hace falta ubicar a Humberto Rivas en una tradición de pensamiento estético, ya que las distintas lecturas que existen sobre su trabajo, aunque importantes, no han dejado de ser lecturas impresionistas que no han reflexionado en profundidad sobre su obra. Este artículo trata de ver a Rivas a partir de unas categorías estéticas. Para ello se remite a las reflexiones de Rafael Argullol para distinguir aquello propio del artista romántico, y a las aportaciones filosóficas de Eugenio Trías acerca de lo siniestro en la obra de arte, y las vincula a la obra de Humberto Rivas. La hipótesis inicial es de que Rivas no se sentía como un fotógrafo que atrapa momentos o documenta acontecimientos, sino como un creador, y su obra es resultado de un artista que se repliega sobre sí mismo con la intención de producir una imagen reflejo de su mundo interior, la cual se puede explicar desde la mente del artista romántico, aunque el contexto no sea el romanticismo. Por último, aunque el artículo hable sobre Humberto Rivas, también es una manera de construir un relato entre la imagen fotográfica y distintos valores estéticos que hacen parte la historia del arte. Abstract:The following article seeks to give a reading to the work of photographer Humberto Rivas, National Photography Prize and one of the greatest exponents of Spanish photography at the end of the 20th century. It is based on the conviction that it is necessary to locate Humberto Rivas in a translation of aesthetic thought, since the different readings that exist on his work, although important, have not ceased to be Impressionist readings that have not reflected in depth on his work . This article tries to see Rivas from some aesthetic categories. For this he refers to the reflections of Rafael Argullol to distinguish that of the romantic artist and the philosophical contributions of Eugenio Trías about the sinister in the work of art, and links them to the work of Humberto Rivas. The initial hypothesis is that Rivas did not feel like a photographer who catches moments or documents events, but as a creator, and his work is the result of an artist who recoils on himself with the intention of producing a reflex image of Its inner world, which can be explained, from the mind of the romantic artist although the context is not romanticism. Finally, although the article talks about Humberto Rivas, it is also a way to build a narrative between the photographic image and the values ​​that have served to interpret painting or sculpture in the history of art.
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Russo Trindade, Milene. "Ex-votos fotográficos: la imagen usada como objeto de culto en la región de Alentejo." In I Congreso Internacional sobre Fotografia: Nuevas propuestas en Investigacion y Docencia de la Fotografia. Valencia: Universitat Politècnica València, 2017. http://dx.doi.org/10.4995/cifo17.2017.6772.

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Abstract:
El siglo XIX ha sido escenario de la introducción de la fotografía en las sociedades y delos constantes cambios que esta ha tenido a nivel tecnológico. De manera gradual, la fotografía se incorporó al cotidiano de todos, pasando la idea de tener y ofrecer fotografías a formar parte del imaginario común. Del mismo modo que las imágenes eran usadas como recuerdo dentro de un álbum de familia, se empezaron a usar también como ofrenda en el campo religioso. En la comunicación propuesta, se expone la investigación doctoral sobre los ex-votos fotográficos en la región de Alentejo, en Portugal. Los ex-votos son ofertas que simbolizan el agradecimiento por una dádiva concedida, siendo común que previamente se haya rezado a un santo o santa pidiendo un voto. No se sabe con exactitud cuando empezó este ritual, pero sabemos que civilizaciones como la romana ya lo practicaban. La oferta votiva es sobretodo conocida a través de formatos como la escultura o la pintura, sin embargo, la fotografía pasó a ser un medio usado a gran escala con el viraje del siglo substituyendo progresivamente a la pintura. Los ex-votos fotográficos se presentan como retratos individuales o de grupo y normalmente se encuentran en las salas anexas de las iglesias. A ellos, suele estar asociado un pequeño texto que describe la persona y el acontecimiento que lleva a la oferta, así como la fecha y el lugar de los hechos. Siendo así, hoy podremos referirnos a estos conjuntos de fotografías, por su dimensión y organización, como colecciones. Su riqueza formal y técnica nos propone una lectura de la historia de los procesos fotográficos, así como también, del modo en elcual ha evolucionado la presentación de fotografías. Por otro lado, observar estas colecciones nos ofrece la oportunidad de conocer a los estudios de fotografía y, sobretodo, de constatar cambios sociales como si estuviésemos ante un archivo.Además, cabe destacar que el uso de fotografías en la práctica votiva constituye una realidad sin límites fronterizos, que nos lleva a colocar en diálogo dos casos particularmente interesantes por su proximidad cultural: el sur de Portugal con el sur de España. Esta relación se muestra de una manera más evidente en las zonas de frontera, como por ejemplo, en el caso del Santuário do Senhor Jesus da Piedade en la localidad portuguesa de Elvas, que alberga ofrendas llevadas hasta allí desde el territorio español.Teniendo en cuenta que la fotografía digital ha cambiado el uso y la relación que teníamos con la imagen, estas colecciones, las cuales representan un recorrido por la historia de la fotografía, por sus cambios formales y técnicos a lo largo de mas de un siglo de existencia, se revelan de una importancia patrimonial e histórica que deberá ser valorizada. La fotografía, en todos sus procesos técnicos, es extremamente delicada y como tal exige que se planteen cuidados para su conservación. En este estudio se pretendeasí, dar visibilidad a los ex-votos fotográficos, como patrimonio a valorizar y, consecuentemente, a conservar.
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Barra, Anna, Xavier Colell, Anna Echeverria, Laura Trapero, Jordi Marturia, Ivan Fabregat, Qi Gao, et al. "EL PROYECTO MOMPA: PROTOCOLOS DE ACTUACIÓN BASADOS EN EL MONITOREO MEDIANTE INTERFEROMETRÍA SATELITAL RADAR (INSAR)." In 3rd Congress in Geomatics Engineering. Valencia: Universitat Politècnica de València, 2021. http://dx.doi.org/10.4995/cigeo2021.2021.12709.

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Abstract:
El objetivo del proyecto POCTEFA - MOMPA (MOnitorización de Movimientos del terreno y Protocolo de Actuación) esproporcionar una herramienta técnico-operativa útil para la prevención y la gestión de los riesgos ocasionados pormovimientos de ladera, a nivel transfronterizo, basada en la técnica de seguimiento satelital InSAR. (Interferometría Radara Apertura Sintética) La herramienta incluye dos elementos principales: la evaluación del riesgo; y la integración de latécnica en un protocolo de actuación para las administraciones encargadas de la Protección Civil. El área de estudio cubrealrededor de 4.000 km2 e incluye una parte de los Pirineos orientales, incluyendo los países España, Francia y Andorra.El proyecto trata la evaluación de riesgos a partir del mapa de movimientos del terreno a escala interregional y de lasÁreas de Deformación Activa (ADA), para seleccionar movimientos con riesgo potencial donde luego se enfocará en unanálisis a escala local mediante el uso de métodos tradicionales (básicamente fotointerpretación y trabajo de campo). Seutilizan tanto los datos libres y gratuitos de resolución media, adquiridos por el satélite Sentinel-1, como los datos de altaresolución adquiridos por COSMO-SkyMed. Además, el proyecto centra su atención en el caso particular del deslizamientode “la Portalada” (Andorra) ocurrido en 2019. En la actualidad, la ladera presenta un movimiento lento que podría afectarel eje principal de comunicación entre Andorra y España ubicado en el fondo del valle. El Gobierno de Andorra estáimplementando medidas para monitorear y caracterizar el movimiento actual de la ladera. Por tanto, nueve reflectoresartificiales se instalaron a lo largo de esta ladera ocupada por un bosque. Los datos obtenidos se integrarán en el protocolode prevención de riesgos. En este trabajo se presentan el proyecto y los primeros resultados obtenidos medianteinterferometría satelital.
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Cerasoli, Mario. "Periferias urbanas degradadas: normas de asentamiento y formas del habitar: ¿cómo intervenir?" In International Conference Virtual City and Territory. Barcelona: Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2009. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.7533.

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Abstract:
Hablar de periferia hoy implica deber revisar el significado mismo de la palabra. La de frontera parece la definición más apta para describir la periferia contemporánea, pudiéndose aplicar a todos los asentamientos a baja densidad que, en las últimas décadas, inexorablemente rodearon las grandes ciudades - y, no solamente las grandes - yendo a ocupar territorios casi siempre ex agrícolas. Una periferia que se caracteriza básicamente por ser “incompleta”, obvio efecto del incumplimiento de los procesos, tanto espontáneos como planificados, que la produjeron. La escena romana es un extenso colector de periferias, diferentes y no homogéneas, por lo general deterioradas, nacidas a partir del final de la Segunda Guerra Mundial y el crecimiento de las cuales llegó hasta hoy siguiendo parcialmente el dibujo de un plan urbanístico. Sin embargo la periferia espontánea posee casi siempre rasgos afirmados de una “calidad” que en ésas planificadas es escasa o totalmente ausente. Son periferias heterogéneas sobre todo de carácter ilegal que unen la ausencia substancial de espacios públicos de relación, de “lugares centrales”, a una provisionalidad que acentúe el carácter de periferia de las mismas. Las primeras periferias nacen de la “necesidad” - vivir, trabajar, descansar - en un momento en el cual la administración pública no puede o no quiere hacer frente a la cuestión de la vivienda; en el curso de los años este modelo de asentamiento se consolida y comienza a auto reproducirse, cambiando peligrosamente sus características hasta perder su carácter de “necesidad”. La casa individual con jardín, lejos del centro de la ciudad, se transformó en uno de los desiderata más difusos de los últimos años, de donde las ciudades comenzaron a ser contaminadas verdaderamente en gran parte - en círculo vicioso - por el trafico generado de aquellos que viven en las periferias lecha y deben llegar cotidianamente al centro de la ciudad con medios privados. La gente se ha “acostumbrado” a vivir en estas periferias heterogéneas y el problema de la “ausencia de ciudad” no viene mas percibido como un problema primario pero las exigencias se limitan a más servicios y mejor movilidad, pública y privada. Entonces, en treinta años se transformó el concepto de vivienda, el de ciudad y el de periferia. Pero a este fenómeno se acompaña una decadencia sensible de la calidad de la vida y, por lo tanto, del ambiente. Hay un vínculo muy estrecho entre nacimiento y difusión de las periferias e inicio del proceso, aun en acto, de difusión y dispersión urbana. El punto de ruptura de la tradición del asentamiento, esa cultura de orígenes antiguas y casi universales que se transmitió probablemente oralmente de padre en hijo y que era, por todos, conocida, se pone a fines de los años sesenta e inicio de los setenta. Una transformación que lleva a un asentamiento difuso de carácter residencial, con densidad muy baja (menos de 15 hab/ha. y menos de 1 m3/m2), unido a los centros principales por medio de algunas rutas o, en los casos más afortunados, de infraestructuras ferroviarias con las cuales fueron garantizadas las conexiones con los lugares del estudio y del trabajo y del tiempo libre. Se transformaron las modalidades de vivir, trabajar, descansar, adaptándose a lo que venía de vuelta en vuelta ofrecido por las ciudades. Frecuentemente la población se organizó para remediar, incluso ilegalmente, a las decisiones o las no-decisiones de las públicas administraciones, yendo así a diseñar un sistema territorial que es cada vez más difuso e menos poli céntrico que pero se caracteriza por gravitar sobre las grandes áreas urbanas y para manifestar en modo cada vez más acentuado los caracteres de mono funcionalidad difícilmente manejable en términos de eficacia de servicios y equipamientos públicos. Esta investigación sobre la periferia italiana y en particular romana se desarrolló utilizando técnicas de diagnósticos tradicionales soporte de ayuda de medios innovadores que ahora entraron a formar parte de las herramientas del urbanista: fotos satelitales, videos, internet. El recurso a tales medios permitió poder seguir mejor las transformaciones del territorio mismo en vivo, permitiendo al mismo tiempo la comparación con distintas fuentes informativas. Técnicas y fuentes innovadoras que no pueden sustituir al hombre pero que pueden facilitar mucho el trabajo de los operadores del sector, incluso en términos didáctico y de difusión de los conocimientos. *** ENG: To talk about periphery today implies the need of reviewing the meaning of the word itself. “Border” seems to be the most appropriate definition to describe the contemporary periphery, being it applicable to all the low density settlements that, in the last decades, inexorably surrounded big cities - and, unfortunately, not only those - occupying territories that generally used to be for agriculture. A periphery that is characterized basically for being “incomplete”, as a natural consequence of the interruption of the processes, as much spontaneous as planned, that produced it. The Roman scene is an extensive collector of peripheries, different and non homogenous, generally deteriorated, born since the end of World War II and which are still growing, only partially according to a general urban plan. Nevertheless the spontaneous periphery shows almost always established characteristics of a “quality” that are little or totally present in those planned. They are heterogeneous peripheries mainly of illegal character that unite the substantial absence of public spaces for social relation, of “central places”, to a provisional state that stresses their character of periphery. The first peripheries were born from the “necessity” - to live, to work, and to rest - in a period when the public administration could not or did not want to address the problem of settlements; during the years, this model of settlements have consolidated and begun to replicate itself, dangerously changing its typical features until losing its character of “necessity”. The private house with garden far from downtown, has become one of the most diffuse desiderata of the last years, when the cities began to be polluted because of - in a vicious circle - the traffic generated by those living in the peripheries and obliged to reach downtown every day. People get used to live in these heterogeneous peripheries that combine the absence of spaces for social relation and a provisional state stressing the character of periphery. And they do not perceive the “absence of the city” as a major problem, but only ask for more services and better mobility, both public and private. In thirty years, the idea of living, city and periphery was transformed. But this phenomenon goes with a sensible decay of the quality of life and of the environment. There is a very strict relation between birth and diffusion of the peripheries and the beginning of the process, still in place, of urban diffusion and dispersion. The breakthrough point of the settlements tradition - that culture of old and almost universal origins that was transmitted probably orally of father in son and that was by all well-known – can be put by the end of the Sixties and beginning of the Seventies. A transformation that brings to a diffuse settlements of residential character, with very low density (less than 15 hab/ha and less than 1 m3/m2), connected to the main cities by means of some routes or, in the most lucky cases, of railway infrastructures ensuring the connections with the places of study, work and spare time. The patterns of living, working and resting changed and adapted to what was offered by the cities. Frequently, the population was ready to remedy, even illegally, to the decisions or the not-decisions of the public administrations, thus creating a territorial system that is more and more widespread and less polycentric, which is characterized for weighing on the great urban areas and for showing in a more and more marked way the characters of hardly manageable mono functionality in terms of effectiveness of services and public infrastructures. This investigation on the Italian, and in particular Roman , periphery was carried out by using techniques of traditional analysis together with innovative tools that are now considered of normal use for the city planner: photos satellite, videos, Internet. The use of such means allowed following the transformations of the territory better and in real time, at the same time allowing the comparison with different informative sources. These innovative techniques and sources cannot replace the human resource but can very much facilitate the work of the operators of the sector, also in terms of teaching and diffusion of knowledge.
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Cova, Massimo. "Arte contemporáneo y señales visuales de la cotidianidad como paradigma de modelos globales de vida y de pensamiento." In III Congreso Internacional de Investigación en Artes Visuales :: ANIAV 2017 :: GLOCAL. Valencia: Universitat Politècnica València, 2017. http://dx.doi.org/10.4995/aniav.2017.4834.

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Abstract:
Nuestra propuesta consiste en presentar un proyecto artístico personal y su vinculación con obras de reconocidos artistas contemporáneos que adoptan, como referentes formales y conceptuales, unas señales visuales espontáneas presentes en los entornos cotidianos. Rastros efímeros y transitorios generados por los comportamientos y por las interacciones de las personas, que pueden ser representativos de modelos de vida y de pensamiento en la era de la globalidad. Las obras propuestas (tanto las personales como las de referencia) formalizan y reconfiguran, en el lenguaje propio del arte, unas huellas y unos indicios visuales que no pertenecen al territorio artístico. Marcas, restos o vestigios relacionados con aspectos de las complejas consecuencias de la internacionalización económica y cultural así como del desarrollo y de la expansión de las nuevas tecnologías o de modelos de comportamiento como fundamento de identidades individuales y colectivas. Esta propuesta deriva de la investigación teórico-práctica realizada para nuestra tesis doctoral, titulada Señales visuales y creación artística: cotidianidad y referentes. 1990-2015. Series personales: Space junk, la conquista del espacio… y sus residuos; Earth attack, humos y otros contaminantes de destrucción planetaria; Don’t touch!, imperativo moral y ético muy omitido; Cosmogonías ácidas, algunos segundos de lluvia (ácida); Scrapes &amp; scratches, recuerdos de acciones y de gestos que dejan huella; (Re)Pulsiones, instintos, rechazos e incompatibilidades; Desplazamientos transitorios, presencias a través de las ausencias; El futuro ya ha pasado, vestigios de un futuro post-tecnológico como espejo de nuestro presente; Alter ludus, paradigmas de comportamientos adolescentes y metáforas de dinámicas adultas; En directo, rastros de contenidos vacíos y de imperfecciones tecnológicas; The martian man / Tribu, inquietantes mutaciones futuras de controvertidos modelos actuales. Artistas de referencia: Ignasi Aballí, Kader Attia, John Beech, Walead Beshty, Dan Colen, Reuben Cox, Igor Eskinja, Patrícia Gómez y María Jesús González, Wade Guyton, Mariko Mori, Laurel Nakadate, Matt O'Dell, Roman Ondák, Jorge Otero-Pailos, Steven Parrino, Thomas Ruff, Taryn Simon, Rudolf Stingel, Stefan Sandner, Penélope Umbrico. http://massimocova.com/nova-obra/ http://dx.doi.org/10.4995/ANIAV.2017.4834
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