Dissertations / Theses on the topic 'Guerra di Granada'

To see the other types of publications on this topic, follow the link: Guerra di Granada.

Create a spot-on reference in APA, MLA, Chicago, Harvard, and other styles

Select a source type:

Consult the top 21 dissertations / theses for your research on the topic 'Guerra di Granada.'

Next to every source in the list of references, there is an 'Add to bibliography' button. Press on it, and we will generate automatically the bibliographic reference to the chosen work in the citation style you need: APA, MLA, Harvard, Chicago, Vancouver, etc.

You can also download the full text of the academic publication as pdf and read online its abstract whenever available in the metadata.

Browse dissertations / theses on a wide variety of disciplines and organise your bibliography correctly.

1

Zanetti, Laura <1992&gt. "La mirada veneciana a la Guerra de Granada(1568-1570): despachos inéditos de embajadores en el Archivio di Stato di Venezia." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/10085.

Full text
Abstract:
La mirada veneciana a la Guerra de Granada(1568-1570): despachos inéditos de embajadores en el Archivio di Stato di Venezia È una tesi di ricerca, svolta principalmente nell' archivio di Stato veneziano. Nato da un profondo amore nei confronti della città di Venezia da una parte, è il grande interesse per la cultura spagnola dall' altra, il progetto si propone di presentare alcuni saltati delle due realtà, diverse ma simili, lontane ma vicine.da una parte dunque Venezia e la sua Repubblica, dall' altra la Doagna aurea di Filippo II. Il presidio di studio quindi è la seconda metà del secolo XVI. La tesi intende presentare le due realtà, avendo però, come scopo principale, quello di relazionare, confrontare, paragonare, mostrando, qualora ci fossero, le affinità culturali, storiche, sociali e linguistiche. Per poter ristringere un campo d' azione veramente molto ampio ci si è limitati alla seconda metà del secolo XVI, utilizzando come fonte principale il materiale epistolare dell' ambasciatore veneziano in Spagna, focalizzando l'attenzione alle sue relazioni riguardanti la Guerra di Granada, ribellione moresca avvenuta in suolo granadino,essendo questa un vero e proprio conflitto cristiano-arabo. Il lavoro è stato strutturato principalmente in due parti. Da una parte, la scoperta e riscoperta di preziosi documenti, datati 1568-1570(Amb. Cavalli e Donà), originali e inediti. Del materiale, quasi interamente di carattere epistolare, dopo una prima fase di lettura e analisi, ne è stata valutata solo una parte, successivamente trascritta e commentata. Questa, essendo la più attinente al particolare momento storico, riporta una visione dei fatti coerente alle cronache spagnolo dell'epoca. Senza dubbio però, mostra una visione esterna ai fatti, sottolineando episodi e dettagli importanti per il Doge e il suo Senato, che si accingono alla celebre battaglia di Lepanto. Dall'altra parte, il conflitto in sè: come, quando, dove e perché. La Guerra di Granada, le origini, le cause, gli effetti e gli attori di questa farsa, perché farsa è ogni guerra combattuta.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
2

Boerci, Marta. "Diario di un soldato alla Grande guerra. Studio linguistico di un testo semicolto." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amslaurea.unibo.it/11409/.

Full text
Abstract:
La storia evolutiva di una lingua è da sempre una strada affascinante da percorrere. Quando questo cammino si compie nella testimonianza viva di un uomo, la sua attrattiva diventa una storia concreta. Difficoltà, errori, correzioni, tutto fa parte della crescita personale che ogni studente deve affrontare nel lungo viaggio che è l’apprendimento linguistico. Dal lessico, alla morfologia, alla sintassi, ogni aspetto va curato e imparato e l'oggetto di questo studio non potrebbe essere un esempio più concreto. Il diario di Giuseppe Manetti mostra la verità del rapporto personale tra un uomo e la sua lingua madre.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
3

Corletto, Alessia <1989&gt. "Matilde Serao e la Grande Guerra: una lettura di Evviva la guerra, Parla una donna e Mors Tua." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/9551.

Full text
Abstract:
Nel mio lavoro di ricerca ho analizzato il rapporto tra la scrittura delle donne e la Grande Guerra descrivendo i cambiamenti vissuti dal mondo femminile durante l'evento bellico. Ho messo in luce come durante il conflitto le donne hanno avuto un ruolo molto attivo in quanto a causa del prolungarsi della guerra, le donne sono costrette ad assumersi numerose responsabilità: molte di loro sono così introdotte nel mondo del lavoro. Dopo aver illustrato il quadro della società in periodo di guerra, ho preso in esame tre opere scritte da Matilde Serao, scrittrice e giornalista nata nel 1856 a Patrasso, ma cresciuta a Napoli. La sua posizione nei confronti della condizione della donna è piuttosto articolata in quanto denuncia lo sfruttamento delle lavoratrici, ma non propone una soluzione. Molto arretrata risulta la sua presa di posizione contraria all'emancipazione femminile, al diritto di voto alle donne e al divorzio. Il riferimento alla guerra e al ruolo delle donne all'interno delle tre opere prese in esame risulta molto articolata: nell'aprile del 1912, in occasione dell'impresa libica scrive una conferenza, Evviva la guerra, che insieme ad altri articoli diviene un volume. Esprime con toni enfatici la piena accettazione dell'evento bellico che porterà alla soluzione di problemi sociali ed economici. In Parla una donna invece, una raccolta di articoli usciti su il Giorno da maggio 1915 a marzo 1916 considera la guerra dal punto di vista femminile senza occuparsi di aspetti politico militari. Fa un quadro molto dettagliato della condizione delle donne in quel periodo. In Mors Tuya esprime una visione contaria alla guerra, che porterà i personaggi della storia all'autodistruzione.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
4

Colussi, Giulia <1993&gt. "La realtà della Grande Guerra nell'opera di Giani Stuparich e Emilio Lussu." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/13131.

Full text
Abstract:
Analisi di alcuni aspetti che illustrano la realtà della Grande Guerra attraverso la testimonianza diretta degli autori e delle loro opere letterarie. Prendendo in considerazione le opere Guerra del '15, Ritorneranno e Un anno sull'Altipiano.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
5

Biagioni, Charles. "La Grande guerra in ottava rima. Proposta di traduzione di una poesia scritta al fronte da Pietro Cocci." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021. http://amslaurea.unibo.it/23672/.

Full text
Abstract:
L’oggetto della tesi è la traduzione in tedesco di 25 stanze della poesia più lunga scritta da Pietro Cocci. L’argomento principale è il viaggio da Prato al fronte alpino che intraprese con lo scoppio della Prima guerra mondiale. L'elaborato contiene una biografia dell'autore, la descrizione del corpus di riferimento usato per la trascrizione della poesia, un'analisi del genere letterario (ottava rima) e un'analisi strutturale, linguistica, stilistica e tematica del componimento. Infine, dopo la proposta di traduzione in tedesco,sono indicate le strategie e difficoltà traduttive.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
6

Moraschi, Annalisa <1994&gt. "Il Mito di Ravenna nell’Ottocento: l’Imago Civitatis tra Roma Capitale e la Grande Guerra." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/17227.

Full text
Abstract:
Questa ricerca costituisce la seconda parte di un più ampio progetto realizzato in collaborazione con il Dottor Ruben Campini, che si propone di analizzare la storia della percezione della città di Ravenna dal Congresso di Vienna fino alla vigilia della Prima Guerra Mondiale. L’obiettivo del presente studio è quello di esaminare, attraverso un’analisi comparativa, le diverse percezioni della città e dei suoi monumenti novellate nei resoconti dei viaggiatori stranieri tra il 1871 ed il 1914, di come esse abbiano contribuito alla nascita del mito di Ravenna e siano state infine stimolo per lo sviluppo di una nuova percezione locale, nazionale e internazionale. Particolare attenzione è rivolta al conseguente processo di determinazione dell’identità cittadina che comporta anche l’alterazione della morfologia cittadina tramite i restauri ai monumenti.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
7

Cavagnini, Giovanni. "Il nazionalismo cattolico nella Grande Guerra (1914-1918) : un confronto tra protagonisti : i cardinali di Pisa e di Parigi." Paris, EPHE, 2012. http://www.theses.fr/2012EPHE4010.

Full text
Abstract:
Pendant la Grande Guerre (1914-1918), les évêques des Pays belligérants décidèrent de soutenir la cause nationale, en disant que la victoire de la patrie était nécessaire en vue du retour à la paix et à la vie chrétienne prêché par le souverain pontife. Ce travail vise à éclairer le discours et l'action de deux cardinaux devenus dans ces années-là des symboles de l'harmonie entre foi et patriotisme: Mgr Pietro Maffi, archevêque de Pise, et Mgr Léon-Adolphe Amette, archevêque de Paris. La thèse est divisée en quatre parties. La première est consacrée au rapport des prélats avec la modernité issue de 1789 et à leurs efforts pour faire redevenir chrétienne la société, en utilisant le culte des saints, la science, le mouvement politique et le nationalisme catholiques. La deuxième partie s'occupe des années 1914-1918, pendant lesquelles Maffi et Amette se conduisirent en alliés des autorités civiles, en dépit des graves tensions entre le Vatican et les gouvernements nationaux. La troisième et la quatrième partie expliquent comment la guerre fut commémoré par les cardinaux et, après leur mort, par les collaborateurs, les amis et les successeurs, qui soulignèrent toujours la loyauté des catholiques à l'État. Certes extrême (l'épiscopat européen ne fut pas toujours chauvin), le cas de Maffi et Amette permets d'étudier le mélange entre religion traditionnelle et religion patriotique qui fut parmi les causes de la résistance aux deuils et aux sacrifices typiques de la guerre totale
The bishops of the countries involved in World War I (1914-1918) chose to stand on their country's side, stating that military victory was necessary to end the conflict and to get back to a christian way of life, as the Pope wished. This work aims at explaining the behaviour of two cardinals who became in those years symbols of the harmony between religious faith and patriotism: the archbishop of Pisa Pietro Maffi and the archbishop of Paris Léon-Adolphe Amette. The thesis is divided in four sections. The first one is dedicated to the way the bishops dealt with the modernity arisen from 1789 and to their efforts to recreate a christian society through the saints' cult, catholic science, political organisation and nationalism. The second section focuses on 1914-1918, when Maffi and Amette openly supported the political authorities of their countries despite the tension between these ones and the Vatican. The third and the fourth section are dedicated to the war memory, celebrated by the bishops – and after their death by their assistants, friends and successors – to stress the catholics' loyal attitude towards the State. Although extreme (the european episcopate was not always chauvinist), Maffi and Amette's case sheds light on the mixture between catholicism and the patriotic religion that was among the causes of the resistance to the sufferings and sacrifices typical of the total war
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
8

FIORE, ANNA MARIA. "La monumentalizzazione dei luoghi teatro della grande guerra: i sacrari di Giovanni Greppi e di Giannino Castiglioni (1933-1941)." Doctoral thesis, Università IUAV di Venezia, 2001. http://hdl.handle.net/11578/278447.

Full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
9

Padoan, Elena <1989&gt. "Il centenario della Grande Guerra. L'esperienza dell'Ecomuseo ed alcune proposte di valorizzazione storico-culturale e turistica nelle province di Treviso e Venezia." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/6756.

Full text
Abstract:
In occasione del centenario dell’entrata dell’Italia nel primo conflitto mondiale, l’elaborato si propone di presentare ed analizzare le realtà storico-museali della regione Veneto, una delle regioni teatro del conflitto. Vista la realtà variegata e frammentata, la trattazione parte dall’Ecomuseo della Grande Guerra, un sistema a rete che mira a riorganizzare i principali musei delle provincie toccate dal conflitto (Belluno, Treviso, Vicenza e Venezia), e quindi ad analizzare i punti forti e deboli. L’elaborato procederà poi ad esaminare l’itinerario di guerra comprendente il Montello, il medio e basso Piave fino alla Laguna veneta, lo stato delle cose e cercando delle proposte in un'ottica di integrazione fra patrimonio storico-culturale e flussi turistici legati alla memoria che non si esauriscano al termine del centenario.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
10

Lesti, Sante. "In hoc signo vinces : pratiche di consacrazione al Sacro Cuore in Italia e in Francia durante la Grande Guerra (1914-1919) : = pratiques de la consécration au Sacré Cœur en Italie et en France pendant la Grande Guerre." Paris, EHESS, 2013. http://www.theses.fr/2013EHES0145.

Full text
Abstract:
À partir de l'étude de l'un de ses tournants majeurs, la thèse propose une interprétation originale de relation entre catholicisme et nation à l'âge contemporaine. Jusqu'à présent, légitimation/sacralisation de la Grande Guerre par les Églises catholiques européennes a été interprétée par les historiens comme une sorte de concession. En désirant de sortir du ghetto dans lequel elles avaient été enfermées par les politiques de laïcisation mises en place par les États-nations du continent dans les décennies précédentes, ces Églises auraient pour ainsi dire oublié pour un instant leur pacifisme et leur internationalisme, selon un processus comparable à celui de la faillite, en [ ?] 1914, de la Deuxième internationale socialiste. Cependant, les cérémonies de consécration au Sacré Cœur mises en place en Italie et en France entre 1914-1919 montrent une toute autre adhésion. Pratiques de christianisation de la guerre et des nations qui y sont engagées, elles correspondent à une « action » de reconquête symbolique plutôt qu'à une concession, nous imposant par conséquent repenser l'adhésion des catholiques français et italiens à la Grande Guerre en termes d'« hégémonie ». Essais d'« histoire croisée », cette thèse ne se penche pas seulement sur les rites (ainsi que les « rêves » qui y sont plus ou moins cachés) des catholiques français et italiens, mais aussi sur la réaction des autorités politiques et militaires de la République et du Règne, non moins que sur l'opinion anticléricale. Pour ce faire, plusieurs sources ont été croisées : sources ecclésiastiques (françaises et italiennes non moins que romaines), sources publiques, sources d'archives et sources imprimées
The thesis offers, by the analysis of one of its crucial moments, an original interpretation of the relationship between Catholicism and Nation. Until now, historians have interpreted the legitimization/sanctification of the Great War by the European Catholic churches as a form of yielding, or concession. Anxious to demonstrate their 'patriotism' (and hence escape decades of exclusion from European lay politics), they conveniently forgot their pacifism just as they did their internationalism, as happened in the case of the summer 1914 collapse of the Second International. However, a very different picture of how the Catholic churches adhered to the Great War emerges from an analysis of the acts of consecration to the Sacred Heart. Practices of the Christianising of war and the Nations involved in fighting it speak not of concession but rather of 'action' (John L. Austin), of a symbolic reconquering, consequently suggesting that we reconsider the relationship between Catholicism and Nation, and also the integration of Catholics within the Nation-State in Italy and France in terms of 'hegemony'. A study in both histoire croisée and comparative history; this thesis not only encompasses the rituals (and the 'dreams') of French and Italian Catholics, but also the reactions of the Kingdom of Italy and the French Republic, in addition to anticlerical opinion. It aims to grasp the glances thrown between each of these 'actors', and also my own 'observer's gaze' - with its own specific cultural background and way of relating to the 'actors' I study
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
11

Zava, Silvia <1973&gt. "Il dovere della memoria. Censimento dei monumenti ai caduti della Grande Guerra di Padova e la sua Provincia." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/2467.

Full text
Abstract:
Il “dovere della memoria” mira a restituire ai cittadini italiani la visione di forte civismo e amor di Patria che sopravvive oggi in tutti quei monumenti commemorativi dedicati ai nostri soldati caduti nella Grande Guerra. Questo studio si presenta non solo come un censimento di questi particolari manufatti su tutto il territorio della provincia di Padova, ma anche come una testimonianza dell’evoluzione dell’elaborazione del lutto in tempo di guerra. La produzione di lapidi e monumenti commemorativi non è altro che la sintesi di svariati comportamenti sociali legati alla ritualità funeraria, atti a riprendere certe consuetudini, desunte dalle culture antiche, di cordoglio pubblico dell’eroe, e di nuove ritualità di commiato, entrambe finalizzate alla celebrazione di nuove figure attraverso l’innalzamento di un monumento funerario da erigersi nelle aree di maggior rilevanza sociale della città. Spesso spostati di sede, smembrati e assemblati in contesti differenti dall’originale, imbrattati, o semplicemente trascurati, questi monumenti si apprestano a partecipare alle celebrazioni del centenario dall’entrata in guerra dell’Italia con un ruolo marginale, quando invece la loro funzione è stata e sarà sempre quella di ricordarci una pagina dolorosa e importante della nostra storia.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
12

RODOGNA, Adele. "Permanenze e mutamenti nella struttura della famiglia molisana tra il 1880 e il 1924 alla luce delle implicazioni storiche, sociali ed economiche delle pratiche migratorie sulle relazioni familiari." Doctoral thesis, Università degli studi del Molise, 2017. http://hdl.handle.net/11695/86337.

Full text
Abstract:
Attraverso l'analisi delle strutture parentali, la tesi svela i cambiamenti che si sono manifestati nella famiglia molisana tra la fine dell'Ottocento e i primi del Novecento, nel quadro del balzo migratorio dell'epoca. Sulla base dell'analisi e dell'interpretazione dei fascicoli penali, si ricostruisce il fenomeno delle "vedove bianche", con la conseguente evoluzione dei rapporti tra i generi, all'interno di diverse fisionomie di sviluppo: la struttura della famiglia, la distribuzione della ricchezza tra produzione-riproduzione della forza lavoro, partenze migratorie, conflittualità e gerarchie sessuali.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
13

TACCOLA, GREGORIO. "RACCOGLIERE, ORDINARE ED ESPORRE NEI MUSEI STORICI. LE FONTI SULLA GRANDE GUERRA NEL MUSEO DEL RISORGIMENTO DI MILANO TRA STORIA CULTURALE E ARCHIVAL TURN (1915-1943)." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2018. http://hdl.handle.net/2434/548118.

Full text
Abstract:
L’analisi storica delle pratiche museali di Public History riconduce ad un piano propriamente storiografico il rapporto – per alcuni antitetico – tra scienza e uso pubblico della storia. Per riflettere sulle implicazioni sociali e politiche di queste forme di narrazione del passato, la ricerca ricostruisce la formazione e lo sviluppo della raccolta di fonti sulla Grande guerra in seno al Museo del Risorgimento di Milano nel periodo tra le due guerre mondiali. Più precisamente, assumendo le prospettive della storia culturale, la ricerca si interroga sul ruolo che l’immaginario storico reificato in un allestimento museale ha avuto nel processo di nazionalizzazione delle masse in Italia. L’approfondimento della figura e dell’opera di Antonio Monti (direttore, 1925-45) ha permesso di inquadrare il processo di formazione e sviluppo dell’Archivio-Museo di Guerra all’interno di un contesto sociale, politico e scientifico che precisa le conoscenze fino ad oggi acquisite dagli studi circa la dinamica tra centro e periferia, e circa le fasi della memoria sulla guerra. Oltre allo studio delle fonti documentarie di diversa natura conservate presso le Civiche Raccolte Storiche di Milano (es. documenti cartacei, carteggi, cimeli, opere grafiche), la ricerca si è avvalsa di fonti a stampa (opuscoli, volumi e periodici) e fonti archivistiche proprie. Tra quelle primarie, le principali sono i registri di carico, gli schedari, i cataloghi e gli altri strumenti di corredo prodotti dal museo; queste fonti sono state considerate dal punto di vista quantitativo e qualitativo, sia nell’aspetto materiale che in quello immateriale. A partire dall’analisi archivistica, dallo studio della prassi di gestione documentaria e dalla relazione tra spazio organizzato e spazio descritto, le pratiche museali di narrazione sulla Grande guerra sono state considerate anzitutto come organizzazione materiale dello spazio (nell’archivio, nella biblioteca e nel museo). La storia museale delle fonti ricostruisce le reti di relazioni che conferiscono significato al patrimonio storico conservato, spostando l’attenzione dal piano dell’immaterialità delle rappresentazioni a quello della materialità delle fonti. La sintesi interpretativa si è avvalsa invece di categorie antropologiche: nello scambio continuo tra realtà e immaginazione, il museo opera come dispositivo di risignificazione, che – attraverso le azioni precipue di raccogliere, ordinare ed esporre – modifica le reti di relazioni tra le fonti trasformando di conseguenza il loro stesso significato. Il museo storico, che sancisce attraverso il dono un patto sociale con il pubblico, è lo spazio del rituale di passaggio che accoglie la fase di riaggregazione delle memorie private nella dimensione pubblica della storia della nazione. Attraverso questo rituale, il significato dell’esperienza di guerra viene trasformato da evento traumatico legato al lutto a mito di rigenerazione in continuità col Risorgimento. In conclusione, l’analisi del caso milanese ha permesso di evidenziare le specificità delle reti di relazioni facendo emergere i diversi significati celati dalla rappresentazione oleografica conforme alla “memoria totalitaria” imposta dal fascismo. Infine, l’approccio scientifico che emerge da queste pratiche di uso pubblico della storia è stato identificato nella prodizione di strumenti che dessero conto dello spostamento delle fonti nello spazio durante la loro storia museale.
The historical analysis of museums’ Public History practices brings the relation between science and public use of history – often regarded as antithetical - into the historiographical dimension. In order to reflect on the social and political implications of these types of narration of the past, our research reconstructs the formation and development of the collection of the Great War sources from Milan Museum of Risorgimento between the two World Wars. By taking the standpoint of Cultural History, our research questions the role that the historical imagery, embodied in a museum installation, has had in the process of nationalization of the masses in Italy. The follow-up on the figure and work of Antonio Monti (Director, 1925-45) enabled us to frame the process of formation and development of the War Archive-Museum within a social, political and scientific context that clarifies the knowledge gathered so far about the dynamics between center and periphery, as well as about the phases of the memory of war. Besides the study of documentary sources of various nature from Milan’s Civiche Raccolte Storiche (eg. paper documents, correspondence, memorabilia, graphics), the research made use of published sources (brochures, volumes, periodics) and proper archival sources. Among the primary archival sources, the main ones are the registers, card files, catalogs, and the other sets of documentation produced by the museum. The material and immaterial aspects of these sources have been analyzed from both a qualitative and a quantitative point of view. Starting from the archive analysis, from the study of the document management system, and finanlly from the relation between organized and described space, the museum practices concerning the Great War narration have been mainly construed as a material organization of the space (respectively in the archive, in the library, and in the museum). The museum history of the sources reshapes the relational network that gives meaning to the preserved historic heritage, shifting the focus from the immateriality of the representations to the materiality of the sources. On the other hand, the interpretative synthesis made use of anthropological cathegories: within the continuous exchange between reality and imagination, the museum acts as a resignification device that, through the actions of gathering, organizing and displaying, modifies the relational network between the sources, therefore changing their meaning. The history museum enshrines a social pact with the public through the gift, and becomes the scenery of a rite of passage that accomodates the reaggregation of private memories into the public dimension of the history of the nation. Through this rite, the meaning of the war experience is turned from a traumatic event linked to mourning, into a rigeneration myth, thus continuing the action of the Risorgimento. In conclusion, the analysis of the Milan case has allowed us to highlight the specificity of relational networks, unravelling the different meanings hidden by the oleographic representation consistent with the “totalitarian memory” imposed by the Fascist regime. Lastly, the scientific approach emerging from such practices of public use of history has been identified in the production of instruments that allow one to account for the spatial movement of the sources during their museum history.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
14

TACCOLA, GREGORIO. "Raccogliere, ordinare ed esporre nei musei storici. Le fonti della Grande guerra nel Museo del Risorgimento di Milano tra storia culturale e Archival Turn (1915-1943)." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2018. http://hdl.handle.net/10281/268175.

Full text
Abstract:
The historical analysis of museums’ Public History practices brings the relation between science and public use of history – often regarded as antithetical - into the historiographical dimension. In order to reflect on the social and political implications of these types of narration of the past, our research reconstructs the formation and development of the collection of the Great War sources from Milan Museum of Risorgimento between the two World Wars. By taking the standpoint of Cultural History, our research questions the role that the historical imagery, embodied in a museum installation, has had in the process of nationalization of the masses in Italy. The follow-up on the figure and work of Antonio Monti (Director, 1925-45) enabled us to frame the process of formation and development of the War Archive-Museum within a social, political and scientific context that clarifies the knowledge gathered so far about the dynamics between center and periphery, as well as about the phases of the memory of war. Besides the study of documentary sources of various nature from Milan’s Civiche Raccolte Storiche (eg. paper documents, correspondence, memorabilia, graphics), the research made use of published sources (brochures, volumes, periodics) and proper archival sources. Among the primary archival sources, the main ones are the registers, card files, catalogs, and the other sets of documentation produced by the museum. The material and immaterial aspects of these sources have been analyzed from both a qualitative and a quantitative point of view. Starting from the archive analysis, from the study of the document management system, and finanlly from the relation between organized and described space, the museum practices concerning the Great War narration have been mainly construed as a material organization of the space (respectively in the archive, in the library, and in the museum). The museum history of the sources reshapes the relational network that gives meaning to the preserved historic heritage, shifting the focus from the immateriality of the representations to the materiality of the sources. On the other hand, the interpretative synthesis made use of anthropological cathegories: within the continuous exchange between reality and imagination, the museum acts as a resignification device that, through the actions of gathering, organizing and displaying, modifies the relational network between the sources, therefore changing their meaning. The history museum enshrines a social pact with the public through the gift, and becomes the scenery of a rite of passage that accomodates the reaggregation of private memories into the public dimension of the history of the nation. Through this rite, the meaning of the war experience is turned from a traumatic event linked to mourning, into a rigeneration myth, thus continuing the action of the Risorgimento. In conclusion, the analysis of the Milan case has allowed us to highlight the specificity of relational networks, unravelling the different meanings hidden by the oleographic representation consistent with the “totalitarian memory” imposed by the Fascist regime. Lastly, the scientific approach emerging from such practices of public use of history has been identified in the production of instruments that allow one to account for the spatial movement of the sources during their museum history.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
15

Barreto, Emanoel Francisco Pinto. "Folha de S?o Paulo: o di?rio oficial do grande irm?o." Universidade Federal do Rio Grande do Norte, 2009. http://repositorio.ufrn.br:8080/jspui/handle/123456789/13709.

Full text
Abstract:
Made available in DSpace on 2014-12-17T14:20:13Z (GMT). No. of bitstreams: 1 EmanoelFPBpdf.pdf: 1963954 bytes, checksum: 58f95f790e43b511ad865076db6bbcfb (MD5) Previous issue date: 2009-08-21
This project wants to analyze the newspaper like a collective organic intellectual thing, and its action like a conservator integral journalism, it makes it looks like a politics block. In this case, the newspaper inserts itself in a process to support the dominated fundamental class. In the same time, it searches to disqualify politically, using the news and the opinion, the sprouting of against-hegemony even untimely and distant in the historical time. Facing this proposal we take as study object the FOLHA DE S. PAULO, nowadays the most representative agency of the great conservative press. Our theoretical reference takes as base the Gramsci organic intellectual formularizations, hegemony, position?s war, integral journalism and private device of hegemony. We allow ourselves, in a subsidiary way to the Gramsci basement, using the novel 1984 written by George Orwell, as a method to explicit, in a comparative way, the manipulation of the reality by the newspaper in its activity of collective organic intellectual. The ideology is the heuristic connection point to make convergence between reality and fiction. For the intended evidences we develop analysis of the daily covering about two great accidents occurred in 2007: The landslide of part of the workmanships of the tunnel of the Companhia do Metropolitano de S?o Paulo-Metr? (line yellow 4). And the flying disaster involving the airbus of Transportes A?reos Meridionais-TAM, flight 3054, also in that state. In the first accident we find endorsement of the newspaper to the S?o Paulo?s government, in the person of the politician actor Jos? Serra (PSDB), representative of the conservative forces and responsible for the workmanships of the Subway, to who it tried to distance politically of the fact. In the second event, the opposition to the politician actor Luis In?cio Luis Lula da Silva and his politics block, the PT, as a possibility against-hegemonic contested, being the mentioned actor appointed as responsible for the occurrence. However, the newspaper says that it is independent and direct, and this direct action comes from the environment. In this environment, the diversity of conceptions of world would guide the publishing work, making the FOLHA DE S. PAULO to take it as a reference for the intended objective, hiding the politics block militancy
Este trabalho objetiva analisar o jornal como intelectual org?nico coletivo cujo agir, no exerc?cio de jornalismo integral conservador, o assemelha doutrinariamente a partido pol?tico. No caso em apre?o, jornal que se insere em processo de apoio a classe fundamental dominante ao mesmo tempo em que busca desqualificar politicamente, via notici?rio e opini?o, surgimento de contra-hegemonia mesmo que tardia e distante no tempo hist?rico. Frente a tal proposta tomamos como objeto de estudo a FOLHA DE S. PAULO, hoje o mais representativo ?rg?o da grande imprensa conservadora. Nosso referencial te?rico toma como base as formula??es gramscianas intelectual org?nico, hegemonia, guerra de posi??o, jornalismo integral e aparelho privado de hegemonia. Permitimo-nos, de forma subsidi?ria ao embasamento gramsciano, o uso de obra liter?ria, a novela 1984, de George Orwell, como meio de explicitar metaforicamente a manipula??o do real pelo jornal em sua atividade de intelectual org?nico coletivo. A ideologia ? o ponto nodal heur?stico a fazer converg?ncia entre realidade e fic??o. Para as constata??es pretendidas desenvolvemos an?lise da cobertura do di?rio, relativa a dois grandes acidentes ocorridos em 2007: o desabamento de parte das obras do t?nel da Companhia do Metropolitano de S?o Paulo - Metr? (linha 4-amarela). E desastre aviat?rio envolvendo airbus da Transportes A?reos Meridionais - TAM, v?o 3054, tamb?m naquele estado. No primeiro acidente encontramos respaldo do jornal ao governo paulista, na pessoa do ator pol?tico Jos? Serra (PSDB), representante das for?as conservadoras e respons?vel pelas obras do Metr?, mas a quem se buscou distanciar politicamente do fato. No segundo acontecimento, manifesta??o oposicionista ao ator pol?tico Luis In?cio Lula da Silva e a seu partido, o PT, como possibilidade contra-hegem?nica contestada, sendo o mencionado ator apontado como respons?vel direto pelo ocorrido. Todavia, o jornal afirma-se como n?o partid?rio e objetivo, sendo tal objetividade advinda do mercado. Neste, a diversidade de concep??es de mundo orientaria o trabalho editorial, levando a FOLHA DE S. PAULO a tom?-lo como referente v?lido para a pretendida objetividade, ocultando assim a milit?ncia partid?ria
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
16

Vergara, Mauricio Nicolas. "Military Geography and Geology Study of the First World War Sites in the Province of Belluno (Studio geografico e geologico militare dei luoghi della Grande Guerra in Provincia di Belluno)." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2015. http://hdl.handle.net/11577/3424230.

Full text
Abstract:
The conducted research was linked to the theme ‘Military Geography and Geology Study of the First World War Sites in the Province of Belluno’ and emerged from the Ph.D. scholarship awarded by the Foundation for University and High Culture in the Province of Belluno. The Province of Belluno, located in the southern eastern Alps, is an Italian administrative division. Its territory, which is almost entirely mountainous, was the site of many battles between the Austro-Hungarian Empire and the Kingdom of Italy during the First World War. Despite the enormous historiography on the First World War’s Italian front, few studies have examined how the geography of the Alps influenced the War. This thesis studied the influence of geography on the Eastern Tyrol front in the First World War, particularly the geography of the Dolomites front (which in part corresponds to the territory of the Province of Belluno). To reach this aim, the research produced four papers. The first paper was a bibliographical review of the Cadore offensive’s failure and provided a synthesis of opinions surrounding the involved factors and origins, which in turn led to the other three papers. Following the bibliographical review, the second paper focused on General Cadorna’s military assessments for the Cadore offensive’s geography. In accordance with some authors (i.e., Botti, 1991; Isnenghi and Rochat, 2008), the results suggest that possibly Cadorna did not fully consider the difficulties connected to the geography. The third and fourth papers, on the base of the perspective traced by the first paper, aimed to provide a better characterization of the military value of terrain, producing an empirical qualitative and quantitative analysis of physical geography and its influence on military operations. The third paper studied the influence of geomorphology on the Cadore offensive. To reach this purpose, a geomorphological and a military history map were made for four of the most important areas in the Dolomites front. In particular, the steep and high valleys’ sides, part of the unique geomorphology of the Dolomites, determined unassailable positions from where the defenders, with protected and sometime relatively accessible rear lines, precluded the use of the valley, due to the visual control and the use of crossfire. From that point of view, topography, as the result of the particular morphogenetic processes which took place in the region, can be considered as one of the main geographical aspects that controlled the development and the outcomes of battles in the Dolomites front. The fourth paper used a cost distance analysis, a Geographic Information System (GIS) tool, in order to assess the obstacle to trafficability in Eastern Tyrol. The obstacle to trafficability can be considered one of the most important properties through which terrain influences war in mountainous countries (Clausewitz, 1832). The results demonstrated that the decision to defend the Tyrol Defence Line (TDL; i.e., the line chosen for the defence of the Tyrol region by Austria-Hungary) instead of the former political border did not reduced the perimeter to be defended. Thus, from this perspective, the shorter length of the TDL cannot be considered a military advantage, as other authors have inferred (e.g., Lichem, 1995).
La presente ricerca è stata condotta nell’ambito del progetto intitolato “Studio geografico e geologico militare dei siti della Grande Guerra nella Provincia di Belluno”, finanziato attraverso una borsa di Dottorato da parte della Fondazione per l’Università e l’Alta Cultura in Provincia di Belluno. La Provincia di Belluno si trova nelle Alpi sud-orientali ed il suo territorio, quasi interamente montuoso, è stato teatro di azioni belliche e di importanti battaglie tra l’Impero Austro-Ungarico ed il Regno d’Italia nel corso della Prima Guerra Mondiale. Nonostante quasi ogni opera dell’estesa storiografia riguardante la Prima Guerra Mondiale sul fronte italiano sottolinei l’importanza della geografia, gli studi specifici e sistematici riguardanti l’influenza dei fattori geografici sulle vicende belliche nelle Alpi sono un numero limitato. Lo scopo della presente tesi è quello di analizzare l’influenza delle condizioni geografiche sulle attività militari condotte sul fronte delle Dolomiti, in parte corrispondente al territorio della Provincia di Belluno, durante il primo conflitto mondiale. Questo obiettivo è stato raggiunto attraverso la stesura di quattro articoli scientifici. Il primo ha riguardato una revisione bibliografica delle motivazioni che hanno portato al fallimento dell’offensiva italiana del Cadore. Questo lavoro fornisce una sintesi completa delle opinioni relative alle cause che hanno portato al sopraddetto fallimento. Sulla base delle considerazioni emerse attraverso l’approfondita ricerca bibliografica, il secondo articolo è focalizzato sulle valutazioni militari del Generale Cadorna relative agli aspetti geografici correlati all’offensiva nel Cadore. In accordo con quanto riportato da altri autori (Botti, 1991; Isnenghi and Rochat, 2008), i risultati della presente ricerca suggeriscono che probabilmente il Cadorna non considerò appieno le difficoltà dovute alle condizioni del terreno di azione. Il terzo ed il quarto articolo, muovendo a partire dalla prospettiva di indagine tracciata nel primo articolo, hanno lo scopo di caratterizzare in maniera approfondita il valore militare del terreno attraverso analisi qualitative e quantitative di particolari caratteristiche geografiche e della loro influenza sulle operazioni militari. Il terzo articolo riguarda l’influenza che ha avuto la geomorfologia nel fronte delle Dolomiti. In particolare sono state realizzate una carta geomorfologica ed una carta con informazione militare storica per quattro settori puntuali del fronte di guerra, in corrispondenza di potenziali linee di facilitazione e ove gli austriaci posizionarono le loro difese. Lo studio integrato dei dati storici e geografici ha dimostrato in quale modo la particolare geomorfologia delle Dolomiti ha avuto un peso determinate sulle azione di guerra e, in ultima istanza, sugli esiti delle battaglie. Il quarto articolo fornisce una caratterizzazione dell’ostacolo alla percorribilità nel Tirolo orientale attraverso l’uso di una “analisi costo-distanza”, strumento disponibile in ambiente GIS. L’ostacolo alla percorribilità può essere considerato come uno dei principali elementi attraverso cui la conformazione fisica del terreno influenza l’attività bellica nei territori montani (Clausewitz, 1832). I risultati relativi a questo articolo dimostrano che la decisione di difendere la “Linea di Difesa del Tirolo”, ovvero la linea scelta per la difesa della regione del Tirolo da parte dell’Impero Austro-Ungarico, al posto del confine politico, non ha corrisposto ad una reale diminuzione del perimetro che doveva essere difeso. Secondo questa punto di vista, la minore lunghezza della “Linea di Difesa del Tirolo” non può essere considerata come un vantaggio militare, come sostenuto da altri autori (Lichem, 1995).
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
17

FIORINI, FEDERICA. "Il percorso intellettuale di Bernardino López de Carvajal da Salamanca al Nuovo Mondo (1482 - 1500)." Doctoral thesis, 2019. http://hdl.handle.net/2158/1176056.

Full text
Abstract:
La ricerca si propone di indagare le mutevoli relazioni diplomatiche, politiche e culturali intercorse tra il papato e la monarchia di Isabella di Castiglia e Ferdinando d'Aragona alla fine del XV secolo, eleggendo come prisma interpretativo l’estremeño Bernardino López de Carvajal. Egli, in poco più di un lustro, divenne uno dei principali attori politici presenti a Roma, nonché anello di congiunzione tra diversi circoli intellettuali che contribuirono a creare una nuova e fulgida immagine della monarchia spagnola. L’ipotesi alla base della ricerca è che la traiettoria politica, teologica e letteraria del prelato possa rappresentare un osservatorio privilegiato per leggere più ampie e articolate tematiche, come la declinazione dell’ideale di crociata al principio dell’epoca moderna o la circolazione delle istanze di riforma che animarono la cristianità occidentale, da iscrivere nel panorama millenarista di fine Quattrocento
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
18

ROMANO, MARCO. "Soldati e neuropsichiatria nell'Italia della Grande Guerra. Controllo militare e pratiche assistenziali a confronto (1915-1918)." Doctoral thesis, 2019. http://hdl.handle.net/2158/1157141.

Full text
Abstract:
La ricerca indaga il rapporto tra psichiatria e Grande Guerra da un'ottica che considera la complessità sia degli orientamenti assunti dagli psichiatri italiani sulle patologie belliche che delle pratiche sanitarie attuate nei confronti dei soldati. L'analisi delle teorie e delle prassi in alcune figure rappresentative del panorama psichiatrico italiano, operata sullo sfondo di una riflessione critica sui concetti psichiatrici di organicismo e predisposizione alle malattie mentali, è affiancata dal confronto tra due approcci totalmente diversi che furono costretti a convivere durante il conflitto: quello proprio della psichiatria militare, volto ad un’azione che salvaguardasse le necessità dell’esercito in guerra, e quello caratteristico invece della normale pratica clinica degli ospedali psichiatrici civili. Le due prospettive non erano sempre nettamente separate: la maggior parte degli psichiatri indossò l’uniforme durante la guerra, ma è possibile rilevare una tensione costante tra gli obblighi del proprio ruolo nello sforzo bellico e l’etica professionale dettata dalla disciplina neuropsichiatrica. La scelta delle strutture di cui analizzare le vicende è stata fatta in base alle diverse caratteristiche che poteva assumere l’intervento psichiatrico in vari contesti, differenti a seconda degli orientamenti dei direttori e della vicinanza con il fronte di combattimento. Dove la guerra era lontana, come nei manicomi di Arezzo e Napoli, la normale pratica sanitaria fu meno influenzata dai problemi caratteristici di strutture maggiormente coinvolte nel servizio sanitario militare come quelle di Treviso, Venezia e Reggio Emilia. La nascita e la diffusione dei centri neurologici militari dimostra poi che l’intervento psichiatrico non era limitato ai soli manicomi. Costituivano infatti una valida alternativa per alcune categorie di malati del sistema nervoso con compromissione di facoltà psichiche, i quali avevano la possibilità di essere curati in ambienti liberi e con sistemi terapeutici meno invasivi di quelli propri dei manicomi. Uno dei temi significativi per una rilettura del fenomeno degli “scemi di guerra” è stato infine quello della simulazione di malattie nervose e mentali: costituì una delle principali preoccupazioni dei comandi militari ma non ricevette la stessa attenzione da parte degli psichiatri, la maggior parte dei quali sottolineò piuttosto la loro scarsa presenza. Ci furono contesti, tuttavia, come quello del manicomio provinciale di Napoli, in cui il fenomeno non sembra sia stato minoritario, portando ad un capovolgimento del classico stereotipo del soldato italiano che subisce passivamente sia la guerra che l’intervento psichiatrico.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
19

Baldini, Michela. "Lavoro minorile ed emigrazione tra storie di vita narrata e storie di vita vissuta dall'Unità d'Italia alla Grande Guerra." Doctoral thesis, 2022. http://hdl.handle.net/2158/1264156.

Full text
Abstract:
La ricerca consiste nell’analizzare in chiave storico-pedagogica l’emigrazione e il lavoro minorile in un’ottica interdisciplinare: da un lato attraverso un’angolazione storico-sociale e dall’altro, attraverso le autobiografie e la narrativa per l’infanzia su questo tema. Per poter meglio tratteggiare l’intrecciarsi di due fenomeni che hanno contribuito a delineare non solamente la storia, ma le vite di centinaia di migliaia di persone che quel fenomeno lo hanno vissuto, si è utilizzato un approccio mixed method basato sull’analisi del contenuto come inchiesta che, accanto ad informazioni quantitative provenienti dalla documentazione più strettamente connessa ad una histoire événementielle (inestimabili, a tal proposito, sono i rilevamenti effettuati dal Bollettino dell’Emigrazione pubblicato dal 1901 al 1927, a cura del Commissariato generale dell’emigrazione), cerca di affiancare quei dati qualitativi che emergono dal patrimonio letterario e diaristico di coloro che hanno vissuto quegli eventi in prima persona. L’obiettivo principale della ricerca è quello di indagare l’immagine del fanciullo migrante che emerge dalla ‘realtà’ storica (documenti ufficiali, inchieste, indagini) confrontandola con quella della narrativa dedicata (Letteratura per l’infanzia, autobiografie, biografie) mettendo in risalto analogie e discrepanze. L’utilizzo delle biografie e autobiografie, nello specifico, si è dimostrato utile per far emergere la figura del fanciullo migrante-lavoratore nella propria interezza. A questa ricerca, è stata affiancata una parte dedicata allo studio della raffigurazione che questi bambini e bambine hanno avuto in letteratura, ed in particolare nella letteratura per l’infanzia. Questa digressione va ad integrare quel ritratto storico già solidamente strutturato e stratificato, andando a fornire ulteriori elementi che lasciano trasparire come, seppur in maniera talvolta esacerbata e distorta in stereotipie, questi ritratti di fanciulli siano andati ad influenzare l’immaginario collettivo e la cultura di massa, fornendo un punto di vista alternativo e un ulteriore aspetto del periodo storico indagato. Nell’ultima parte del lavoro si è ritenuto opportuno dare spazio e voce alla figura della fanciulla migrante e a quelle donne e bambine che la letteratura, ma anche le documentazioni ufficiali hanno lasciato nell’ombra; vite spesso destinate altrimenti a rimanere note a margine delle pagine della storia. The research consists of a historical-pedagogical analysis of emigration and child labour from an interdisciplinary perspective: on the one hand, through a historical-social angle and, on the other, through autobiographies and children's fiction on this subject. To better outline the intertwining of two phenomena that have contributed to delineate not only the history, but the lives of hundreds of thousands of people who have experienced that phenomenon, we used a mixed method approach based on the analysis of the content as an investigation that, alongside quantitative information from the documentation more closely related to a histoire événementielle (invaluable, in this regard, are the surveys carried out by the Bollettino dell'Emigrazione published from 1901 to 1927, by the Commissariato Generale dell'Emigrazione), it tries to place side by side those qualitative data that emerge from the literary and diaristic heritage of those who experienced those events in first person. The main objective of the research is to investigate the image of the migrant child that emerges from the historical 'reality' (official documents, inquiries, investigations), comparing it with that of the dedicated narrative (literature for children, autobiographies, biographies) highlighting similarities and discrepancies. The use of biographies and autobiographies, in particular, proved helpful in bringing out the figure of the child migrant-worker in its entirety. This research was accompanied by a part dedicated to the study of the portrayal of these children in literature, and in particular in children's literature. This digression integrates the already solidly structured and stratified historical portrait, providing further elements that reveal how, even if sometimes exacerbated and distorted into stereotypes, these portraits of children have influenced the collective imagination and mass culture, providing an alternative point of view and a further aspect of the historical period investigated. In the last part of the work, it was considered appropriate to give space and voice to the figure of the migrant girl and those women and girls that literature, but also official documentation, have left in the shadows; lives often otherwise destined to remain known in the margins of the pages of history.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
20

MILAZZO, FABIO. "NEVROSI BELLICHE, DINAMICHE DI INTERNAMENTO E SOLDATI ALIENATI IN UN MANICOMIO ITALIANO DURANTE LA “LUNGA” GRANDE GUERRA. IL CASO RACCONIGI (1908-1919)." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11570/3138382.

Full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
21

BULGINI, Giulia. "Il progetto pedagogico della Rai: la televisione di Stato nei primi vent’anni. Il caso de ‹‹L’Approdo››." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251123.

Full text
Abstract:
Non c’è dubbio sul fatto che la RAI, dal 1954 a oggi, abbia contribuito in misura considerevole a determinare la fisionomia dell’immaginario collettivo e dell’identità culturale dell’Italia. Si tratta di un assunto che, a distanza di più di sessant’anni, resta sempre di grande attualità, per chi si occupa della questione televisiva (e non solo). Ma a differenza di quanto avveniva nel passato, quando la tv appariva più preoccupata dei reali interessi dei cittadini, oggi essa sembra rispondere prevalentemente a dinamiche di mercato, in grado di alterarne la funzione etica e sociale. E nonostante il livello di istruzione e di benessere economico si siano evidentemente alzati, in questi ultimi anni si è assistito a programmi di sempre più bassa qualità e in controtendenza a un incremento del potere modellante e suggestivo sull’immaginario dei telespettatori. C’è di più: l’interesse verso la tv ha coinvolto anche gli storici dell’epoca contemporanea, i quali hanno iniziato a prendere coscienza che le produzioni audiovisive sono strumenti imprescindibili per la ricerca. Se si pensa ad esempio al ‹‹boom economico›› del Paese, negli anni Cinquanta e Sessanta, non si può non considerare che la tv, insieme agli altri media, abbia contributo a raccontare e allo stesso tempo ad accelerare i progressi economici e sociali di quell’epoca. Partendo, dunque, dal presupposto che la televisione da sempre esercita un potere decisivo sulla collettività, si è scelto di concentrarsi sulla fase meno indagata della sua storia, quella della televisione delle origini: ‹‹migliore›› perché senza competitor, ‹‹autentica›› perché incontestabile e soprattutto ‹‹pedagogica›› perché è di istruzione e di formazione che, quell’Italia appena uscita dalla guerra, aveva più urgenza. La storia della televisione italiana inizia il 3 gennaio 1954, con la nascita del servizio pubblico televisivo e insieme di un mezzo che, di lì a poco, avrebbe completamente rivoluzionato la società italiana, trasformandola in una civiltà di massa. Si accorciano le distanze territoriali e insieme culturali e la società inizia a omologarsi nei gusti, poi nei consumi e infine nel pensiero. Il punto d’arrivo si colloca negli anni Settanta, quando ha termine il monopolio della RAI, che fino a quel momento era stato visto come il garante del pluralismo culturale. La RAI passa dal controllo governativo a quello parlamentare, mentre si assiste al boom delle televisioni private e alla necessità della tv di Stato di stare al passo con la concorrenza, attraverso una produzione diversa da quella degli esordi. Dunque cambia la tv, come pure cambia la sua funzione e la forma mentis di chi ne detiene le redini. Ne risulta un’indagine trasversale, che passa nel mezzo di molteplici discipline che afferiscono alla materia televisiva e che non evita di porsi quelle domande scomode, necessarie tuttavia a comprendere la verità sugli artefici della prima RAI e sui loro obiettivi. E allora: qual era il valore attribuito alla televisione degli esordi? Era davvero uno strumento pedagogico? Sulla base di quali presupposti? Chi scriveva i palinsesti di quegli anni? Chi e perché sceglieva temi e format televisivi? Chi decideva, in ultima analisi, la forma da dare all’identità culturale nazionale attraverso questo nuovo apparecchio? Il metodo di ricerca si è articolato su tre distinte fasi di lavoro. In primis si è puntato a individuare e raccogliere bibliografia, sitografia, studi e materiale bibliografico reperibile a livello nazionale e internazionale sulla storia della televisione italiana e sulla sua programmazione nel primo ventennio. In particolare sono stati presi in esame i programmi scolastici ed educativi (Telescuola, Non è mai troppo tardi), la Tv dei Ragazzi e i programmi divulgativi culturali. Successivamente si è resa necessaria una definizione degli elementi per l’analisi dei programmi presi in esame, operazione resa possibile grazie alla consultazione del Catalogo multimediale della Rai. In questa seconda parte della ricerca si è voluto puntare i riflettori su ‹‹L’Approdo››, la storia, le peculiarità e gli obiettivi di quella che a ragione potrebbe essere definita una vera e propria impresa culturale, declinata in tutte le sue forme: radiofonica, di rivista cartacea e televisiva. In ultimo, sulla base dell’analisi dei materiali d’archivio, sono state realizzate interviste e ricerche all’interno dei palazzi della Rai per constatare la fondatezza e l’attendibilità dell’ipotesi relativa agli obiettivi educativi sottesi ai format televisivi presi in esame. Le conclusioni di questa ricerca hanno portato a sostenere che la tv delle origini, con tutti i suoi limiti, era uno strumento pedagogico e di coesione sociale. E se ciò appare come un aspetto ampiamente verificabile, oltreché evidente, qualora si voglia prendere in esame la televisione scolastica ed educativa di quegli anni, meno scontato risulta invece dimostrarlo se si decide – come si è fatto – di prendere in esame un programma divulgativo culturale come ‹‹L’Approdo››, che rientra nell’esperienza televisiva definita di ‹‹educazione permanente››. Ripercorrere la storia della trasmissione culturale più longeva della tv italiana degli esordi, per avvalorarne la funzione educativa, si è rivelata una strada interessante da battere, per quanto innegabilmente controversa, proprio per il principale intento insito nella trasmissione: diffondere la cultura ‹‹alta›› a milioni di telespettatori che erano praticamente digiuni della materia. Un obiettivo che alla fine della disamina si è rivelato centrato, grazie alla qualità della trasmissione, al suo autorevole e prestigioso groupe d'intellectuels, agli ascolti registrati dal ‹‹Servizio Opinioni›› e alla potenzialità divulgativa e penetrante della tv, nel suo saper trasmettere qualunque tematica, anche quelle artistiche e letterarie. Dunque se la prima conclusione di questo studio induce a considerare che la tv del primo ventennio era pedagogica, la seconda è che ‹‹L’Approdo›› tv di questa televisione fu un’espressione felice. ‹‹L’Approdo›› conserva ancora oggi un fascino innegabile, non foss’altro per la tenacia con la quale i letterati difesero l’idea stessa della cultura classica dal trionfo lento e inesorabile della società mediatica. Come pure appare ammirevole e lungimirante il tentativo, mai azzardato prima, di far incontrare la cultura con i nuovi media. Si potrebbe dire che ‹‹L’Approdo›› oggi rappresenti una rubrica del passato di inimmaginata modernità e, nel contempo, una memoria storica, lunga più di trent’anni, che proietta nel futuro la ricerca storica grazie al suo repertorio eccezionale di immagini e fatti che parlano di arte, di letteratura, di cultura, di editoria e di società e che raccontano il nostro Paese e la sua identità culturale, la stessa che la televisione da sempre contribuisce a riflettere e a delineare. Lo studio è partito da un’accurata analisi delle fonti, focalizzando l’attenzione, in primo luogo, sugli ‹‹Annuari della Rai›› (che contengono le Relazioni del Cda Rai, le Relazioni del Collegio Sindacale, i Bilanci dell’Esercizio e gli Estratti del Verbale dell’Assemblea Ordinaria). Altre fonti prese in esame sono gli stati gli opuscoli di ‹‹Servizio Opinioni››, le pubblicazioni relative a studi e ricerche in materia di televisione e pedagogia e le riviste edite dalla Rai Eri: ‹‹Radiocorriere tv››, ‹‹L’Approdo Letterario››, ‹‹Notizie Rai››, ‹‹La nostra RAI››, ‹‹Video››. Negli ultimi anni la Rai ha messo a disposizione del pubblico una cospicua varietà di video trasmessi dalle origini a oggi (www.techeaperte.it): si tratta del Catalogo Multimediale della Rai, che si è rivelato fondamentale al fine della realizzazione della presente ricerca. Altre sedi indispensabili per la realizzazione di questa ricerca si sono rivelate le due Biblioteche romane della Rai di Viale Mazzini e di via Teulada.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
We offer discounts on all premium plans for authors whose works are included in thematic literature selections. Contact us to get a unique promo code!

To the bibliography