Academic literature on the topic 'Gruppi di lavoro interdisciplinari'

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Journal articles on the topic "Gruppi di lavoro interdisciplinari"

1

Balenzano, Caterina, and Amelia Manuti. "La riorganizzazione del lavoro e il benessere di minori e famiglie in pandemia: riflessioni interdisciplinari e lezioni per la ripartenza." SICUREZZA E SCIENZE SOCIALI, no. 2 (September 2022): 107–23. http://dx.doi.org/10.3280/siss2022-002008.

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Abstract:
Le restrizioni connesse alla gestione dell'emergenza sanitaria hanno inciso profondamente sulle opportunità di crescita dei minori, colpendo maggiormente i gruppi sociali più vulnerabili, come le famiglie a basso reddito e i bambini. Se i genitori home-workers hanno dovuto fronteggiare maggiori difficoltà di conciliazione, i caregiver che hanno perso il lavoro o subito una netta riduzione del reddito hanno vissuto un disagio economico e psicologico, che continua ad impattare sulla qualità delle relazioni familiari. L'analisi psico-sociologica delineata dal presente contributo cerca di mettere in luce gli effetti diretti e indiretti dell'emergenza sull'organizzazione del lavoro e sulla vita di minori e famiglie e pone l'attenzione sull'esigenza di promuovere il benessere individuale e professionale, attraverso la sperimentazione di misure e interventi innovativi nella fase di ripartenza.
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2

Alby, Francesca. "Corpi in interazione in ambienti di lavoro tecnologicamente densi." STUDI ORGANIZZATIVI, no. 1 (December 2012): 64–74. http://dx.doi.org/10.3280/so2012-001003.

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Abstract:
Nello studio dell'interazione sociale e delle dinamiche organizzative, il corpo ha storicamente ricevuto un'attenzione marginale rispetto a quella data al discorso. Anche per questo, motivo e in linea con tendenze piů recenti, questo articolo prende in esame soprattutto il contributo dei movimenti corporei allo sviluppo dell'azione sociale e organizzativa. In particolare, verrŕ analizzato empiricamente in che modo la postura e il posizionamento corporeo possano essere utili risorse nel lavoro di gruppo, e, piů in generale, nel mantenimento di un'azione collettiva rapida e coordinata. Il lavoro ha diversi riferimenti teorici che vengono delineati nella prate introduttiva e utilizzati nell'analisi dei dati. In primo luogo un recente volume edito da Streeck, Goodwin e LeBaron (2011), che sistematizza e raccoglie i risultati di una linea di ricerca sviluppatasi gradualmente nelle quattro decadi passate e che gli autori chiamano embodied interaction. In secondo luogo, il riferimento č al contributo di due programmi di ricerca interdisciplinari, parzialmente sovrapposti: gli studi sul lavoro e sulle pratiche lavorative mediate da tecnologie (studi di ergonomia sociale: Mantovani, 2000; workplace studies: Luff, Hindmarsh e Heath, 2000 e in italiano: Zucchermaglio e Alby, 2005; Parolin, 2008; practice-based studies: Bruni e Gherardi, 2007), e gli studi sulla scienza e sulla tecnologia (science and technology studies ad esempio: Lynch e Woolgar, 1988 e, in italiano: Viteritti, 2011). L'analisi si basa su videoregistrazioni del lavoro di web designer all'interno di un'azienda con sede a Roma, azienda che si occupa di sviluppare e mantenere un portale internet. I risultati discussi nell'analisi empirica riguardano in particolare: a) come entrare e uscire dal gruppo: vengono analizzati alcuni dei meccanismi di coordinamento corporeo che rendono fluido l'ingresso e l'uscita dai gruppi di lavoro; b) come costruire il ritmo dell'interazione: i dati illustrano come in questo tipo di ambienti ad alta densitŕ tecnologica agenti umani e non umani interagiscano (nelle modalitŕ che vengono descritte) nel costruire il ritmo dell'interazione e dell'azione; c) come animare rappresentazioni statiche: viene mostrato come i web designer usino il loro corpo per animare rappresentazioni statiche dei siti internet che devono progettare rendendo visibili e condivisi processi di immaginazione congiunta assolutamente centrali per l'attivitŕ lavorativa in corso.
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Masina, Luisa. "Interdisciplinarità e consulenze tecniche in ambito familiare." MINORIGIUSTIZIA, no. 1 (July 2021): 132–40. http://dx.doi.org/10.3280/mg2021-001014.

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Abstract:
L'autrice riflette sulle consulenze tecniche in ambito civile in materia di diritto di famiglia, correlando la propria esperienza alle teorie di riferimento e dando conto del metodo utilizzato. Approfondisce la distinzione fra consulenze tecniche "valutative" e consulenze tecniche "terapeutiche" proponendo un modello alternativo, che si caratterizza per la sua proprietà di attivare potenziali trasformazioni. Si sofferma infine sulla questione della ricerca di un linguaggio comune fra le diverse professionalità coinvolte nelle consulenze, indicando nel lavoro di gruppi costituiti cosiddetti misti uno strumento adeguato.
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4

Velotti, Patrizia, Cecilia Serena Pace, Valentina Patti, and Giulio Cesare Zavattini. "Del transitare nel focus group: riflessioni a margine di un'esperienza." GRUPPI, no. 2 (April 2011): 105–18. http://dx.doi.org/10.3280/gru2010-002008.

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Abstract:
I fenomeni migratori si contraddistinguono come una realtŕ estremamente attuale, densa di implicazioni che meritano di essere approfondite. In ambito sanitario, l'area relativa alle professioni di cura si caratterizza come un importante settore nel quale poter valutare e studiare gli effetti e le peculiaritŕ di una crescente multiculturalitŕ. Ed č qui che nel corso degli ultimi anni lo studio dei concetti della salute, della malattia e della cura nei campioni di utenti si č rivelato particolarmente proficuo mettendo in evidenza le possibili dissimilaritŕ di queste concezioni in seno alle varie culture. Attualmente, tuttavia, la massiccia immissione di personale, soprattutto infermieristico, proveniente da altri contesti porta gli stessi professionisti della salute a lavorare in équipe che, oltre che interdisciplinari, risultano molto spesso anche multi-culturali. In questo senso, il migrante non dovrebbe piů essere concepito solamente come utente dei servizi, ma anche come operatore e dunque come parte integrante del sistema sanitario in cui si inserisce. In risposta al rinnovato interesse verso le eventuali differenze, sia nelle modalitŕ di rappresentare la salute e la malattia, sia negli aspetti relativi al modo in cui i diversi gruppi culturali intendono il "fornire cure" č stata condotta la ricerca qualitativa alla quale questo lavoro fa riferimento.
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Gatti, Patrizia. "Work Discussion, interdisciplinarità e formazione professionale." MINORIGIUSTIZIA, no. 1 (July 2021): 151–62. http://dx.doi.org/10.3280/mg2021-001016.

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Abstract:
partendo dai presupposti teorici e passando per la narrazione di un caso emblematico, vengono mostrate alcune funzioni del gruppo interdisciplinare. Il gruppo si ispira alla Work Discussion mantenendo inalterato il senso profondo dell'esperienza, ma al tempo stesso integrando nel suo assetto alcune differenze importanti. Nel confronto con i partecipanti non si trova la risposta immediata, né tanto meno l'esperto che offre la "ricetta" magica e risolutiva. Tollerare di non sapere e sostare nell'incertezza è alla base dell'"apprendere dall'esperienza", che consente a chi discute una situazione di lavoro di riattivare un pensiero creativo ed evolutivo, nutrito dal lavoro mentale del gruppo nel suo insieme. Il gruppo diventa così momento di formazione professionale continua nei termini di crescita di sensibilità, incremento di abilità e allargamento della conoscenza.
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Losso, Roberto, and Losso Ana Packciarz. "Psicoanalisi familiare e giustizia. L'approccio interdisciplinare." INTERAZIONI, no. 2 (February 2013): 13–22. http://dx.doi.org/10.3280/int2012-002003.

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Abstract:
Questo articolo si riferisce all'esperienza di lavoro in un tribunale d'appello di Buenos Aires. Il nostro lavoro si svolge, nella maggior parte dei casi, con famiglie e/o coppie in litigio. I piů recenti approcci interdisciplinari nei casi di famiglie in conflitto che arrrivano alla giustizia tendono alla ricerca di un lavoro congiunto con i professionisti dell'ambito psicologico. Si tenta di riuscire a migliorare il legame tra le persone coinvolte che portino benefici a tutti, soprattutto ai figli. Lavorare in modo interdisciplinare tra avvocati, giudici e psicoanalisti significa partecipare ad un'esperienza che obbliga ciascuna parte ad accettare i propri limiti di possibilitŕ d'intervento.
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Raimondi, Enrico. "Il datore di lavoro nei gruppi imprenditoriali." GIORNALE DI DIRITTO DEL LAVORO E DI RELAZIONI INDUSTRIALI, no. 134 (May 2012): 287–314. http://dx.doi.org/10.3280/gdl2012-134014.

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8

Venturini, Beatrice. "Diversitŕ nei gruppi di lavoro e performance." DiPAV - QUADERNI, no. 25 (September 2009): 67–84. http://dx.doi.org/10.3280/dipa2009-025005.

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Abstract:
- The key question in diversity research concerns the effects of diversity on Work Group processes and work group performance. In this setting most of research has been performed according to two distinct perspectives, the social categorization and the information decision making. So far however, the research has yielded ambiguous results: diversity seems to have positive as well negative effects on work group work group outcomes (Milliken, Martins, 1996; Brewer, 1995; Guzzo, Shea, 1992; Jehn, Northcraft, Neale, 1999; Triandis et al.,1994). Recently, van Knippenberg, De Dreu, Homan (2004) proposed the Categorization Elaboration Model CEM (van Knippenberg et al., 2004; van Knippenberg, 2007), which deals with those ambiguous results by incorporating as well as integrating the social categorization and the information decision making perspectives. The model set an agenda for future research in work group diversity.
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Galli, Pier Francesco, and Alberto Merini. "Dieci anni di gruppi in Italia (1970)." PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE, no. 4 (November 2022): 613–24. http://dx.doi.org/10.3280/pu2022-004006.

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Abstract:
Viene pubblicata, dopo una nota introduttiva di Pier Francesco Galli, la relazione te-nuta a un convegno dal titolo "Dieci anni di gruppi in Italia", organizzato da Enzo Spaltro (1929-2021) a Milano nel maggio 1970. Tra i temi discussi vi sono i seguenti: il ruolo dell'intellettuale e in particolare dello psicoanalista in una società in trasformazione e che sta ammodernandosi, la funzione delle tecniche psicologiche e psicoterapeutiche di gruppo e il loro possibile utilizzo in senso manipolatorio, la importazione di teorie e tecniche e il problema della possibile "colonizzazione" culturale da parte di altri Paesi, la psicologia del lavoro e il ruolo dello psicologo nelle aziende, e così via. [Parole chiave: Psicoterapia di gruppo; Psicologia del lavoro; Tecniche psicologiche di gruppo; Psicoanalisi di gruppo; Ruolo dell'intellettuale]
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Galati, Maria, Annalisa Pasqualini, and Corinna Albolino. "Scritturachecura. Esperienze di scrittura in psichiatria." GRUPPI, no. 1 (March 2013): 107–28. http://dx.doi.org/10.3280/gru2012-001009.

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Abstract:
Le autrici, in un precedente lavoro (Gruppi, 2011, XIII, 1), avevano presentato l'esperienza personale della "scrittura di sé", come sviluppata presso la LUA (Libera Universitŕ dell'Autobiografia di Anghiari), considerando in senso lato la possibile funzione di cura del sé. Nel presente lavoro riportano l'esperienza che ognuna ha tratto dall'aver introdotto liberamente nella pratica clinica e terapeutica quotidiane l'uso della scrittura stessa. Sono nate cosě le narrazioni di esperienze terapeutiche ove la scrittura, nei casi seguiti individualmente, ha rappresentato la possibilitŕ di continuitŕ, di estensione e completamento della terapia in corso, o ove ancora č diventata mediatore in gruppi terapeutici con pazienti borderline. La scrittura ha rappresentato poi il nucleo di una proposta formativa per infermieri di un SPDC: il coinvolgimento attraverso un percorso personale di scrittura autobiografica ha permesso di affrontare le tematiche che si dispiegano nel lavoro psichiatrico ai suoi vari livelli evitando la passivizzazione della lezione in aula e aumentando il livello di partecipazione e soddisfazione.
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Dissertations / Theses on the topic "Gruppi di lavoro interdisciplinari"

1

GAMBACORTI, PASSERINI MARIA BENEDETTA. "Medicina e pedagogia: l'incontro tra saperi nella pratica professionale. Uno studio di caso sui servizi di salute mentale." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2015. http://hdl.handle.net/10281/77180.

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Abstract:
Il progetto si inserisce all’interno di un approccio qualitativo alla ricerca (Denzin & Lincoln, 2000) tramite un metodo fenomenologico-ermeneutico (Van Manen, 1990). La ricerca è stata costruita secondo la strategia dello studio di caso (Nagy & Leavy, 2011; Yin, 1994). La scelta dei casi è avvenuta individuando in primo luogo un contesto esemplare rispetto alle caratteristiche dichiarate (extreme case, Yin, 2006). In seguito, lo studio è stato allargato a un secondo caso, differente per alcune caratteristiche. Questo secondo caso è stato individuato con un campionamento “a palla di neve” (Niero, 2011). Per raccogliere i dati sono stati utilizzati diversi strumenti: l’osservazione etnografica (Anderson-Levitt, 2006; Angrosino & Rosenberg, 2011; Bove, 2009) per esplorare quanto agito; l’intervista semi-strutturata (Atkinson, 2002; Clandinin & Connelly, 2000; Sità, 2012) per indagare quanto dichiarato dai professionisti rispetto al loro sapere; la pratica del collage-making (Butler-Kisber, 2010; Biffi, 2010) per esplorare i significati attribuiti all’incontro inter-disciplinare. Infine, un ruolo centrale, coerentemente con l’approccio scelto, è stato svolto dal pensare riflessivo della ricercatrice, di cui si è tenuto traccia attraverso il diario di ricerca. Il materiale raccolto è stato analizzato seguendo il modello fenomenologico-ermeneutico (Van Manen, 1990). Per supportare il lavoro di analisi si è utilizzato il software NVivo. Le prime categorie analizzate riguardano la tematizzazione delle professioni coinvolte, in riferimento agli aspetti del “ruolo”, del “sapere” e delle “pratiche”. Si sono, dunque, delineate le caratteristiche dei diversi professionisti all’interno dei contesti, comprendendo significati che caratterizzano il loro sapere e il loro agire. Nel lavoro di èquipe è stato possibile osservare e comprendere l’incontro tra tutti i professionisti. Questa prima fase di analisi ha permesso di evidenziare nessi e relazioni per tematizzare alcuni aspetti relativi all’incontro tra sapere medico e pedagogico nella pratica professionale. Si è evidenziato come la rappresentazione di vicinanza tra professionisti sanitari ed educativi possa portare a una “contaminazione” tra ruoli e pratiche che conduce alla perdita delle specificità professionali. In questo senso, si rende necessaria una riflessione circa i percorsi formativi delle professioni medico/sanitarie ed educative, che renda gli operatori capaci di una modalità di lavoro realmente inter-disciplinare. Infine, la ricerca ha messo in luce la necessità di alcuni presupposti per un effettivo incontro tra sapere medico e pedagogico nella pratica, quali una responsabilità, una consapevolezza “epistemologica” in grado di orientare l’agire del professionista, e una “delicatezza” intesa come capacità di portare il proprio contributo professionale e disciplinare, considerando e legittimando quanto proviene da sguardi differenti.
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BARABINO, PIETRO. "Gruppi di società e diritto del lavoro." Doctoral thesis, Università Bocconi, 2009. https://hdl.handle.net/11565/4053469.

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Mercuri, Francesco <1987&gt. "La contitolarità del rapporto di lavoro nei gruppi e nelle reti di imprese." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018. http://amsdottorato.unibo.it/8742/1/FRANCESCO%20MERCURI%20-%20TESI%20DI%20DOTTORATO%20-%20LA%20CONTITOLARIT%C3%80%20DEL%20RAPPORTO%20DI%20LAVORO%20NEI%20GRUPPI%20E%20NELLE%20RETI%20DI%20IMPRESE.pdf.

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Abstract:
Il presente studio ha ad oggetto la disamina degli elementi, di fatto e di diritto, che, all’interno dei gruppi e delle reti di imprese, permettono la simultanea riconduzione di un rapporto di lavoro a più datori di lavoro. Per fare ciò è risultato essenziale porre in risalto gli elementi sintonici e distonici tra la disciplina commerciale e quella lavoristica e, in seconda battuta, affrontare le ricognizioni dottrinarie e giurisprudenziali stratificatesi nel tempo. Infine, dopo aver ricondotto la fattispecie nell’alveo delle obbligazioni soggettivamente complesse si sono poste in rilievo le differenze qualitative tra la codatorialità nei gruppi, di matrice essenzialmente rimediale, e quella nelle reti, introdotta ex lege nel 2013 e, solo in apparenza, rimessa all’ampia discrezionalità dei retisti.
The present study deals with the examination of the elements, in fact and in law, which, within groups and networks of companies, allow the simultaneous reconditioning of a work relationship to several employers. In order to do this, it was essential to highlight the syntonic and dystonic elements between the commercial and the labour law discipline and, secondly, to address the doctrinal and jurisprudential surveys stratified over time. Finally, after bringing the case back into the category of obbligazione soggettiva complessa, has been pointed out the qualitative differences between the codatorialità in the groups, as a remedial matrix, and the one in the networks, introduced by law in 2013 and, only apparently, left to the wide discretion of the companies.
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LA, PLACA ROSA MARIA. ""Gruppi di lavoro autonomi e autoregolati: il Governo delle loro performance"." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2011. http://hdl.handle.net/10281/29813.

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Abstract:
1. Oggetto della ricerca Il progetto di ricerca ha come oggetto lo studio dei gruppi di lavoro autonomi e autoregolati intesi come unità organizzative, di piccole dimensioni, che gestiscono in maniera relativamente autonoma i propri processi operativi, dove le dinamiche sociali regolano il raggiungimento degli obiettivi, secondo procedure variabili, attività eterogenee e modalità scarsamente prescrittive. I gruppi di lavoro autonomi, si adoperano per il raggiungimento degli obiettivi comuni e condivisi autoregolandosi, ovvero sviluppando le seguenti capacità: 1. di sentirsi appartenenti ad una comunità tesa all’obiettivo; 2. di essere affidabili nel raggiungimento degli obiettivi e nell’ottemperanza delle responsabilità assunte; 3. di cooperare attraverso il coordinamento per muto adattamento; 4. di essere dotati di flessibilità operativa e procedurale. 2. Obiettivo del progetto Il progetto di ricerca, a partire da una analisi della letteratura, ha l’obiettivo di definire cosa si intende per gruppo di lavoro autonomo e autoregolato e di confezionare strumenti per il management per la misurazione dell’autonomia dei gruppi di lavoro e per la promozione delle loro performance. Gli interrogativi cui il progetto di ricerca intende rispondere sono: 1. Come si esplicita l’autonomia di un gruppo di lavoro? 2. Come è possibile controllare e sviluppare le performance di gruppi di lavoro autonomi? 3. Tesi da cui muove il progetto Il motivo per cui si ritiene rilevante discutere dei gruppi di lavoro autonomi e autoregolati e del governo delle loro performance risponde alla tesi secondo cui dato l’alto livello di incertezza dell’ambiente organizzativo, sono le organizzazioni che si avvalgano di gruppi di lavoro autonomi e autoregolati a presentare le strutture più idonee ad affrontare tale incertezza, poiché in grado di muoversi e riconfigurarsi in maniera agile e pertinente a seconda delle mutanti esigenze, garantendo velocità, innovazione e resilienza. Pensando allo sviluppo industriale del ‘900 si evince che è stata approvata e consolidata nel tempo l’idea organizzativa della completa e precisa definizione di prescrizioni per ottenere massime performance. Questa idea organizzativa, nonostante l’altissimo consenso che ha avuto negli anni dello sviluppo industriale del ‘900 (taylorismo, fordismo, principi della lean production, etc), non ha mai attecchito in alcuni ambiti organizzativi quali per esempio l’arte, la scienza, la creatività. Ora essi si estendono a contesti organizzativi di produzione di massa e di servizi investiti da un elevato livello di variabilità e incertezza. In ambiti organizzativi in cui la capacità di previsione è limitata la prescrizione agisce come briglia, gabbia, limitazione delle performance individuali e di gruppo. Da questa considerazione all’assunto del presente lavoro il passo è breve: è altamente probabile che tutte le volte che esista un significativo livello di incertezza, l’organizzazione basata su modalità organizzative prescrittive, risulta essere non idonea al raggiungimento dei propri fini. Alla luce delle condizioni che caratterizzano i nostri tempi, saranno sempre più le organizzazioni che alla prescrizione dovranno preferire modalità organizzative autonome e autoregolate, capaci di elaborare risposte pertinenti a stimoli sempre ambigui o incerti. I mutamenti economici, tecnologici e sociali in cui operano e si sviluppano le organizzazioni oggi impongono nuove sfide organizzative. Ambiente iperturbolento, sviluppo tecnologico accelerato, e una nuova socialità non sono le uniche spinte al ripensamento degli assenti organizzativi. Ad imporre alle organizzazione di ripensare a se stesse secondo paradigmi non prescrittivi sono anche altri quattro ordini di problemi: a) L’aumento del potenziale individuale delle risorse che lavorano nelle organizzazioni. b) La conoscenza a disposizione delle organizzazioni, di cui l’organizzazioni necessitano, che trasborda dai confini organizzativi e non è circoscrivibile. c) La disponibilità di tecnologie dell’informazione e della comunicazione che consentono in modo straordinario e senza precedenti di sviluppare nuovi sistemi di regolazione delle attività organizzative basati sulla cooperazione intrinseca, la comunicazione estesa, le conoscenze condivise e le comunità professionali, che si moltiplicano in maniera esponenziale e si connotano ed esprimono in forme diverse dal passato eludendo i confini delle organizzazioni e divenendo una forma di regolazione e coordinamento non solo tra le persone ma anche tra i diversi soggetti organizzativi che operano sui medesimi ambiti di azione. d) Le dimensioni spazio-temporali che assumono forme sempre più fluide. Le parole d’ordine per un paradigma non prescrittivo sono dunque: apertura, trasparenza, socialità e adattività, imperativi organizzativi che consentono di governare, in modo appropriato ed affidabile, il crescente grado di complessità e ricchezza professionale e iI crescente grado di diffusione del sapere – potere individuale dei lavoratori. Come si è detto, il presente lavoro muove dall’assunto che organizzazioni team based, costellate da gruppi autonomi, fluidi e autoregolati che interagiscono tra loro, appaiono come strutture organizzative in grado di rispondere in maniera pertinente a questi nuovi imperativi. 4. L’approccio teorico - disciplinare Il punto di osservazione da cui si è guardato all’oggetto del presente lavoro è quello delle scienze organizzative. Sono state messe in luce le caratteristiche rilevanti dei gruppi autonomi, proponendo anche scale e modelli per la misurazione del loro livello di autonomia. Sono stati approfonditi i fattori che rendono un gruppo, un gruppo autonomo e autoregolato, ragionando sulle variabili che, qualora presenti e tenute sotto controllo dal gruppo e dal management, portano i gruppi di lavoro autonomo alla realizzazione di alte performance. Interlocutori privilegiati del progetto di ricerca sono dunque i professionisti d’azienda che operano nel campo dell’organizzazione del lavoro e che presidiano strutture organizzative team based. Target dello strumento metodologico che il progetto di ricerca ha progettato è quello manageriale. 5. La struttura del progetto di ricerca La struttura del progetto di ricerca si suddivide nelle seguenti sezioni: • Introduzione • 1° parte: livello macro dell’analisi – analisi di scenario • 2° parte: livello micro dell’analisi – i gruppi di lavoro autonomo e autoregolati • 3° parte: sezione progettuale – definizione di strumenti e note di metodo per la misurazione e il monitoraggio dell’autonomia dei gruppi di lavoro e il governo delle loro performance • 4° parte: studi di caso - implementazione della strumentazione progettata • Conclusioni: implicazioni per la teoria e per la pratica. Dopo aver approfondito la riflessione a livello macro, lo studio prosegue nel validare la tesi sopra proposta. La seconda parte del lavoro è interamente dedicata all’approfondimento del concetto di autonomia e di autoregolazione. Il contributo offerto dalla letteratura è finalizzato allo scopo ultimo del presente lavoro: definire strumenti e note di metodo per la misurazione e il monitoraggio dell’autonomia dei gruppi di lavoro e il governo delle loro performance. Il capitolo 4, della terza sezione, assume una connotazione progettuale che propone: • uno strumento di analisi del contesto in cui i gruppi di lavoro agiscono • uno strumento per la misurazione e il monitoraggio del livello di autonomia dei gruppi di lavoro • uno strumento di autovalutazione per il monitoraggio delle performance dei gruppi di lavoro autonomi. Il capitolo 5, di taglio empirico, è dedicato alla ricerca sul campo e riporta tre studi di caso. Nelle conclusioni è esplicitato il contributo del progetto di ricerca, evidenziandone indicazioni, linee guida e tendenze per la pratica e per la teoria. 6. I case studies Si è ritenuto di seguire un approccio di analisi qualitativo e fondato sull’analisi di casi specifici. La volontà del presente progetto di ricerca, infatti, non è quello di descrivere un fenomeno o fare previsioni in relazione a grandi numeri, bensì, di indagare in modo molto approfondito la questione presentata. La realizzazione dei case studies e l’implementazione degli strumenti di analisi, hanno previsto: • l’individuazione di un gruppo di lavoro oggetto dell’analisi • un’intervista, secondo modalità semi strutturata, al management (di circa 1 ora e 30 minuti) volta a comprendere il livello di autonomia desiderato da lasciare al gruppo di lavoro oggetto di studio • un focus group avente come partecipanti i membri del gruppo di lavoro oggetto dell’analisi (della durata di circa 3 ore) e volto alla misurazione del livello di autonomia reale e al monitoraggio della capacità auto regolativa, e quindi performante, del gruppo. • la raccolta di materiale relativo all’organizzazione in cui il gruppo lavora. I casi scelti per l’analisi rappresentano tre finalità differenti di configurazione di gruppi di lavoro autonomi e autoregolati, ovvero: TIPO DI TEAM NOME DEL TEAM ORGANIZZAZIONE HANNO PARTECIPATO ALL’ANALISI Team di progetto Portale Fornitori Gruppo Benetton – Divisione Operations Intervista al Management: Direttore Operations Focus Group: 4 membri del team di progetto Team permanente Team People Gruppo Loccioni – Funzione HR Intervista al management: Responsabile funzione HR Focus Group: 4 membri del team permanente Team temporaneo Decreti Penali di Condanna Uffici Giudiziari Monza – Progetto di Change Management Strutturale (Progetto Innovagiustizia) Intervista al Management: Comitato Guida del Progetto che ha definito e progettato il team, mappandone l’autonomia e la capacità auto regolativa. Variabili quali il settore di mercato e la grandezza dell’organizzazione non sono state considerate rilevanti ai fini dell’analisi, anzi, i tre casi raccontano di settori di mercato e di organizzazioni molto differenti tra loro proprio perché si ritiene che queste differenze possano essere elementi di ricchezza empirica e informativa. 7. Evidenze emerse Dall’analisi dei casi è emerso che i gruppi di lavoro autonomi e autoregolati consentono di: • favorire lo sviluppo organizzativo nonostante l’organizzazione sia di dimensioni globali, e agisca su un mercato incerto e instabile • favorire la definizione di relazioni forti tra organizzazione e sistema cliente, relazioni che divengono cruciali e strategiche per posizionarsi sul mercato e sfuggire alla crisi manifatturiera e industriale • agire una cultura della responsabilità verso gli obiettivi dell’organizzazione e quindi di valorizzare conoscenze ed esperienze per il miglioramento dei processi di lavoro e la risoluzione di criticità pressanti per l’organizzazione • concretizzare un modo “nuovo” di fare le cose, andando in profondità su fattori critici, e implementando iniziative di miglioramento anche all’interno di imponenti e ambiziosi processi di change management • usufruire di tutto il potenziale dei rapporti relazionali. In tutti i casi analizzati, le modalità organizzative autonome e autoregolate sono state ritenute capaci di elaborare risposte pertinenti a stimoli sempre ambigui o incerti. La configurazione micro organizzativa pensata in ottica team based ha consentito alle organizzazioni cui si è guardato di: • aumentare il potenziale individuale delle proprie risorse • gestire e valorizzare la conoscenza a disposizione dell’organizzazione in modalità interdisciplinare, orientata agli obiettivi, mantenendo il focus sulla risoluzione d problemi e sullo sviluppo organizzativo e il miglioramento dei processi. Embrained knowledge, ossia le conoscenze professionali, le capacità cognitive e concettuali, il “sapere che”; embodied knowledge, ossia l’azione orientata, il “saper come", le conoscenze che si acquisiscono, anche implicitamente, nelle operazioni quotidiane; encultured knowledge, ossia il processo di condivisione della conoscenza, il sistema di ideologie, cultura e valori condivisi che si crea all’interno dì una organizzazione: tutte traggono valorizzazione, potenziamento e diffusione grazie all’azione dei gruppi di lavoro autonomi • usufruire in maniera diffusa e partecipata di tecnologie dell’informazione e della comunicazione che consentano in modo straordinario di favorire la cooperazione intrinseca, la comunicazione estesa, le conoscenze condivise e le comunità professionali, e che abilitano una forma di regolazione e coordinamento non solo tra le persone ma anche tra i diversi soggetti organizzativi che operano sui medesimi ambiti di azione • affrontare la fluidità delle dimensioni spazio‐temporali. 8. Le risposte agli interrogativi della ricerca 1. Come si esplicita l’autonomia di un gruppo di lavoro? L’Autonomia è stata intesa come un costrutto dinamico e multidimensionale, relativo alle dinamiche sociali che regolano il raggiungimento degli obiettivi, secondo procedure variabili, attività eterogenee e modalità scarsamente prescrittive. Sono state individuate tre dimensioni dell’autonomia: 1. La dimensione operativa dell’autonomia che riguarda la possibilità di prendere decisioni autonomamente rispetto al metodo di lavoro individuale, alla sequenza di lavoro nel caso in cui debbano essere svolte differenti attività, ai problemi che richiedono maggiore priorità, agli obiettivi giornalieri, al contattare individui esterni all’organizzazione, al tener sotto controllo eventuali variazioni nella produzione. 2. La dimensione tattica dell’autonomia che riguarda la possibilità di prendere decisioni autonomamente sulla valutazione della necessità di manutenzione della strumentazione, sull’individuazione di nuova strumentazione, sulla definizione settimanale o mensile degli obiettivi di produzione, sulla valutazione della qualità di ciò che si realizza, sull’individuazione delle necessità formative del gruppo o sulla promozione di momenti di apprendimento condiviso. 3. La dimensione strategica dell’autonomia che riguarda la possibilità del gruppo di prendere decisioni riguardanti i bisogni di strumentazione e di capitale di cui il gruppo necessita, i livelli di attività sia settimanalmente che mensilmente, le aree di possibile avanzamento, intervento e miglioramento delle performance, l’inserimento nel gruppo di persone ritenute necessarie al raggiungimento degli obiettivi, la valutazione delle proprie performance, la determinazione delle attività di training, l’intervento su tematiche cruciali e ritenute rischiose. L’autonomia di un gruppo di lavoro va dunque progettata alla luce della strategia organizzativa; va disegnata dal management; va di fatto agita dal gruppo. Affinché il gruppo sia performante, è importante che l’organizzazione realizzi questo processo con consapevolezza. Gli strumenti proposti consentono al management di compiere una riflessione a 360° sull’organizzazione e la sua strategia, sulla cultura dell’organizzazione, sui design factors dei gruppi di lavoro, sulle aree decisionali che si intende delegare all’autonomia del gruppo di lavoro. Allo stesso tempo, si ritiene importante tenere monitorate l’autonomia e la performance del gruppo attraverso la mappatura delle aree decisionali. 2. Come è possibile controllare e sviluppare le performance di gruppi di lavoro autonomi? Il presente lavoro ha considerato la capacità autoregolativa del gruppo come il costrutto dinamico e multidimensionale che, qualora presente, permette al gruppo di realizzare performance di qualità. I gruppi di lavoro autonomi si adoperano per il raggiungimento degli obiettivi comuni e condivisi autoregolandosi, ovvero sviluppando le seguenti capacità: 1. sentirsi appartenenti ad una comunità tesa all’obiettivo 2. essere affidabili nel raggiungimento degli obiettivi e nell’ottemperanza delle responsabilità assunte 3. cooperare attraverso il coordinamento per muto adattamento 4. essere dotati di flessibilità operativa e procedurale. Questi quattro fattori critici di successo si alimentano a vicenda in un circolo virtuoso che porta alla valorizzazione dei singoli membri del gruppo dando come risultato qualcosa di ben superiore alla somma del potenziale dei singoli. Rispetto alla capacità autoregolativa, il progetto di ricerca ha elaborato anche una check list il cui obiettivo è rendere consapevole il gruppo di lavoro dei suoi punti di forza e delle aree di miglioramento. La check list è stata molto apprezzata sul campo, soddisfacendo l’esigenza di riflessione e di mindfullness dei gruppi di lavoro.
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Gaudio, Giovanni. "Organizzazioni complesse e rapporti di lavoro. Per un diritto del lavoro a geometria variabile." Doctoral thesis, Università Bocconi, 2019. http://hdl.handle.net/10278/3725009.

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Abstract:
La dottrina giuslavoristica italiana è rimasta spiazzata dinanzi agli eterogenei fenomeni di disintegrazione verticale della grande impresa fordista, che si pongono in antitesi con il contratto di lavoro subordinato, inteso come un rapporto necessariamente bilaterale tra un lavoratore e un unico datore di lavoro, riconosciuto tradizionalmente come il concetto ordinatore della materia. Esso è infatti difficilmente armonizzabile con una organizzazione del lavoro caratterizzata dalla compresenza di più soggetti di diritto, anche diversi dall’unico datore di lavoro inteso come parte del contratto, che possono, a vario titolo e in forme diverse, interagire con l’esecuzione della prestazione di un lavoratore subordinato nell’ambito delle organizzazioni complesse tipiche del modello post-fordista di organizzazione dell’impresa. In risposta a tali problematiche, parte della dottrina italiana ha elaborato una serie di teorie pluridatoriali, che costituiscono, ad oggi, la principale risposta alle questioni giuslavoristiche connesse ai processi di frammentazione e ricomposizione dell’impresa. Queste tesi si pongono in contrasto con la tradizionale lettura unitaria della figura del datore di lavoro, poiché postulano che essa possa essere declinata al plurale in alcune ipotesi di integrazione societaria o contrattuale fra imprese. Tali tesi, in ogni caso, non sono andate esenti da critiche di altra parte della dottrina, che ha sottolineato come esse incorrerebbero in una serie di ostacoli che non ne giustificherebbero l’accoglimento sul piano de iure condito. Per queste ragioni, il dibattito dottrinale in materia, concentratosi quasi in toto sullo studio della figura del datore di lavoro, sembra essere oggi giunto ad una impasse. Questo studio ha dunque provato a vagliare una ipotesi di ricerca alternativa rispetto a quella relativa allo studio della figura datoriale, sull’assunto che la direttrice tradizionalmente seguita dalla dottrina potrebbe essere stata vissuta dalla stessa come un punto di partenza imprescindibile della ricerca quando, invece, si sarebbe ben potuto tentare di metterlo in discussione, allo scopo di porsi nuove domande per cercare nuove risposte, piuttosto che dare diverse risposte alla stessa domanda. Sulla base di questa intuizione e per mezzo dello strumento della comparazione con il sistema inglese, si è dunque cercato di comprendere se il diritto del lavoro abbia già predisposto dei modelli di legislazione più pragmatica e meno legati ai modelli tradizionali della materia, che fossero funzionali a risolvere in modo più efficace le problematiche del sistema nel fare i conti con la complessità organizzativa. Dopo aver razionalizzato questa ipotesi di ricerca alternativa, anche sulla base di spunti teorici emersi nella dottrina pregressa, sono state rintracciate nel macro-sistema giuslavoristico una serie di tecniche normative già predisposte dal legislatore, che costituiscono una risposta più efficace, rispetto a quanto proposto dai sostenitori delle tesi pluridatoriali, alla risoluzione delle problematiche poste dalla complessità organizzativa. Poiché tali tecniche sono state predisposte dal legislatore sulla base delle specificità proprie di alcuni contesti normativi, si è dunque proceduto, nel tentativo di offrire una organica razionalizzazione delle stesse, ad una analisi differenziata di questi specifici contesti normativi. In ragione di ciò, sembra che oggi la materia giuslavoristica sia razionalizzabile, a livello macro, alla stregua di un sistema a geometria variabile, composto da numerosi micro-sistemi normativi il cui ambito di applicazione è spesso costruito a criteri terzi rispetto a quelli propri di una analisi binaria lavoratore-datore di lavoro, intesi come parti di un contratto di lavoro subordinato. In sede conclusiva, si è poi proposto di abbandonare il contratto di lavoro come concetto ordinatore della materia giuslavoristica per sostituirlo con quello di rapporto di lavoro, che sembra oggi essere maggiormente funzionale a cogliere le caleidoscopiche sfaccettature di un macro-sistema giuslavoristico che si evolve sempre di più nel segno della differenziazione.
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BARRETO, DE ALMEIDA MARGARIDA. "L’Impresa di gruppo e il gruppo di imprese: svelando la complessità soggettiva del datore di lavoro." Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2016. http://hdl.handle.net/2108/179538.

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Abstract:
La presente tesi tratta il concetto di datore di lavoro all’interno del sistema giuridico italiano e brasiliano, con l’obiettivo di mettere in evidenza le tutele, così come i conflitti da lui sostenuti. L’impresa, unità essenziale non soltanto nel Diritto Commerciale, ma anche nel Diritto del Lavoro, ha subito molti cambiamenti durante gli ultimi decenni, con i fenomeni di concentrazione e decentralizzazione produttiva, formando gruppi di impresi. Per una corretta messa a fuoco del datore di lavoro complessizzato e delle imprese plurisocietarie nella visione dell Diritto del lavoro è essenziale analizzare le teorie economiche dell’impresa, essendo evidente nel corso di questo studio la costruzione concettuale in sinergia con il Diritto del Lavoro, passando attraverso la teoria neoclassica e quella neoistituzionalista, ossia, dell’impresa rispettivamente come unità produttiva e come isola di potere cosciente in un mare di collaborazione incosciente. In merito al raggruppamento di imprese, la tesi decide di trattarlo come genere dal quale si distaccano due specie: l’impresa di gruppo (concezione strutturale) e il gruppo di imprese (concezione organica). La prima si presenta in forma multi societaria, nonostante non smetta di essere unità produttiva di beni e servizi; le sue cellule produttive si legano allo stesso centro di convergenza, attraverso il controllo effettuato dalla società-madre. Il gruppo di imprese, a sua volta, sarebbe quello formato da tutte le altre interconnessioni aziendali, in un contesto di coordinamento o di subordinazione alla società che ne ha il controllo. Per comprendere meglio il primo tipo, saranno discussi i concetti di controllo interaziendale di unità produttive, passando attraverso il controllo sia interno che esterno. La concettualizzazione deve servire, in questo senso, per il miglior esame della struttura e della responsabilità aziendale, che si mostrano come paradossi normativi. Sarà presa in esame, quindi, l’evoluzione del trattamento dell’impresa nell’ambito del Diritto Commerciale, passando attraverso il dogma dell’ autonomia societaria e attraverso il dilemma teorico sul come rendere responsabile l’impresa plurisocietaria, arrivando all’impostazione giuridica del datore di lavoro nell’ambito lavorativo, in cui l’impresa è cellula base e determinante di questo concetto. Per comprendere la spersonalizzazione del datore di lavoro sarà elaborata una rilettura alla luce dei principi del lavoro di protezione e prevalenza della realtà come forma di creare una base di conoscenza necessaria alla teorizzazione dei gruppi di impresa, valutati attraverso la dottrina e la giurisprudenza italiana e brasiliana. Tali indagini serviranno alla proposta di una nuova interpretazione sull’impresa plurisocietaria e sulla personalità giuridica lavorativa, con la contrapposizione e la fruizione dii concetti giuridici italiani e brasiliani.
A presente tese aborda o conceito de empregador nos sistemas jurídicos italiano e brasileiro, com o objetivo de revelar as proteções a ele dadas, bem como os conflitos que por ele são sustentados. A empresa, unidade essencial não só ao Direito Comercial, como também ao Direito do Trabalho, vem sofrendo diversas modificações ao longo das últimas décadas, com os fenômenos de concentração e desconcentração produtiva, formando grupos de empresas. Para realizar a abordagem do empregador complexificado e das empresas plurissocietárias laborais pela visão justrabalhista, é essencial analisar as teorias econômicas da firma, sendo perceptível ao longo deste estudo a construção conceitual em sinergia com o Direito do Trabalho, passando-se pela teoria neoclássica e pela neoinstitucionalista, ou seja, pela empresa como unidade produtiva e como ilha de poder consciente em um mar de colaboração inconsciente, respectivamente. Em relação ao agrupamento de empresas, a tese opta por tratá-lo como gênero do qual se destacam duas espécies: a empresa de grupo (concepção estrutural) e o grupo de empresas (concepção orgânica). A primeira se apresenta de forma multissocietária, embora não deixe de ser unidade produtiva de bens e serviços; suas células produtivas se vinculam ao mesmo centro de convergência, por meio do controle feito pela sociedade-mãe. O grupo de empresas, por sua vez, seria aquele formado por todas as demais interligações de empresas, em contexto de coordenação ou de subordinação à sociedade controladora. Para melhor compreender o primeiro tipo, serão discutidos os conceitos de controle interempresarial e de unidade produtiva, passando-se pelo controle interno e pelo externo. A conceitualização deve servir, nesse sentido, para o melhor exame da estrutura e responsabilidade da empresa, que se mostram como paradoxos regulatórios. Será investigada, portanto, a evolução do tratamento da empresa no Direito Comercial, passando pelo dogma da autonomia societária e pelo dilema teórico sobre como responsabilizar a firma plurissocietária, chegando à configuração jurídica do empregador na seara laboral, na qual a empresa é célula básica e determinante do conceito deste. Para compreender a despersonalização do empregador, será elaborada releitura à luz dos princípios trabalhistas da proteção e da primazia da realidade, como forma de criar base de conhecimentos necessária à teorização dos grupos de empresas, avaliados por meio da doutrina e jurisprudência italianas e brasileiras. Tais investigações servirão à proposição de nova interpretação sobre a empresa plurissocietária e a personalidade jurídica laboral, com a contraposição e co-fruição dos conceitos jurídicos italianos e brasileiros.
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Vitelli, N. "LE PATOLOGIE DA SOVRACCARICO BIOMECCANICO DEGLI ARTI SUPERIORI: CONFRONTO FRA GRUPPI DI LAVORATORI AD ESPOSIZIONE VARIABILE." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2012. http://hdl.handle.net/2434/169993.

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Abstract:
Background: European and Italian statistics have reported in the past decade a significant increase of work-related musculoskeletal disorders including the construction sector. Objectives: To check this issue, the EPM Research Unit in collaboration with the Craftmanship Territorial Joint Committee in Bergamo, have started a research in the field of musculoskeletal disorders with special reference to lumbar spine and upper limbs. Methods: The health survey was carried out by ad hoc trained staff. Results: between November 2009 and November 2010, data on 2755 subjects with a variety of jobs were obtained, over 50% being masons. The whole sample and the group of masons were investigated and both exhibited prevalence of upper limb diseases definitely higher than the reference group of non-exposed subjects. At the same time, risk assessment on painters and carpenters was performed, showing very hogh levels of risk o upper limb biomechanical overload due to awkward postures and force application. Conclusions: Hence the need for active research to be included in the protocol of health surveillance (with appropriate clinical protocol), of upper limb and spine MSDs. They also highlight the need for other biomechanical overload exposure data aimed at reconstructing risk profiles (from biomechanical overload) but above all at identifying the technological and organizational solutions to erase this particular risk.
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ARISI, CLAUDIA. "THE POLITICAL ORGANISATION OF BUSINESS AND WELFARE STATE RESTRUCTURING: HOW ASSOCIATIONAL FACTORS SHAPE EMPLOYERS' COOPERATION FOR SOCIAL POLICY DEVELOPMENT." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2012. http://hdl.handle.net/2434/208343.

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Abstract:
Given that business interests have assumed ever-growing importance in welfare state restructuring, and that welfare programmes impose significant costs on firms, when and how can employers decide to actively support the development of contemporary social policy? This thesis shows that specific types of business interest organisation can favour the cooperation of employers for the establishment of new social welfare legislation by mediating between their heterogeneous economic interests and the political target structure, and by governing their collective political mobilisation. Drawing on theories of collective action and neo-corporatist models, the thesis elaborates an original typological framework and assesses it through an historical cross-national study of the role of organised business in the Austrian and Italian severance pay reforms (1990s-2000s). Detail process-tracing and systematic cross-case comparison are used to reconstruct and analyse what motivated and enabled the Austrian business community, but not the Italian one, to decisively promote the use of severance payments for the expansion of supplementary pension funds. Empirically, the thesis finds that differences in the institutional set-up of the national organisation of business interests have shaped divergent governance roles of business in the two countries by making for different organisational capacities of interest coordination and unification on the one hand, and of bargained interest accommodation, on the other. In particular, highly inclusive and cohesive organisational forms of interest representation, like the Austrian ones, have allowed employers’ representatives to contain intra-class interest conflicts and deliver unitary, politically manageable and moderate social policy demands. Moreover, rather stable participation in state regulation (in non-wage policy areas) and high sanction leverage vis-à-vis members have enabled organisational leaders to determine collective social policy goals and strategies quite independently from the short-term interests of employers, and to render organisational decisions binding also for members opposing resistance. In closing, the thesis provides evidence that, even in presence of appropriate institutional arrangements, a remarkable responsibility for building business support for social welfare initiatives rests on the government. Since the latter can bias the contingent conditions of political influence, it can dampen organisations’ cooperative efforts whenever it opts for clientelistic dynamics of policy formation instead of backing the construction of cross-class reform coalitions.
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CONGIA, MARIA CARLA. "La rappresentazione dei mutamenti del lavoro attraverso il nuovo sistema statistico di classificazione delle professioni." Doctoral thesis, 2014. http://hdl.handle.net/11573/942041.

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Abstract:
Le innovazioni introdotte nell’ultimo decennio nella produzione statistica ufficiale sulle professioni hanno migliorato notevolmente la rappresentazione statistica dei contenuti qualitativi e dei mutamenti dell’occupazione in Italia. Un vero e proprio “sistema” di rappresentazione statistica delle professioni è stato costituito, in cui la Classificazione delle professioni assume pienamente il ruolo di framework per la categorizzazione delle informazioni statistiche rilevabili empiricamente sul mondo delle professioni. Con l’indagine campionaria sulle professioni Istat-Isfol sono stati rilevati per la prima volta in Italia i contenuti delle professioni in termini quantitativi attraverso descrittori su conoscenze, competenze, attitudini, valori della professione, stili di lavoro, attività di lavoro generalizzate e condizioni di lavoro, alla luce del modello concettuale del sistema statunitense dell’Occupational Information Network (O*Net). Attraverso diverse analisi statistiche multidimensionali applicate ai descrittori delle professioni italiane rilevati empiricamente dall’indagine sulle professioni, la presente ricerca ha dimostrato la capacità delle variabili di offrire una struttura descrittiva trasversale (cross-job) esaustiva, in grado di descrivere la generalità delle professioni presenti nel mercato del lavoro italiano, ma anche di differenziare tra i lavori cogliendone gli aspetti più specifici. Le analisi fattoriali hanno consentito di far emergere un quadro di sintesi dei contenuti del lavoro svolto nelle professioni italiane, riuscendo a cogliere, grazie all’approccio multiway, anche alcune importanti trasformazioni che si sono verificate tra il 2007 e il 2012 negli aspetti qualitativi del lavoro. Infine, l’analisi dei gruppi ha evidenziato la presenza di dieci profili professionali principali, solo in parte sovrapponibili con la Classificazione ufficiale delle professioni. E’ stato, pertanto, possibile mostrare come una classificazione su basi empiriche che considera aspetti che vanno oltre i soli requisiti del lavoratore, come l’istruzione, le competenze e le conoscenze, su cui invece si basano in modo quasi esclusivo gli assunti teorici della classificazione ufficiale delle professioni, conduce a raggruppamenti di professioni diversi, sia nel numero sia nella composizione interna.
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FERRANTE, LEO. "Innovazione e creatività: quale modello organizzativo e stile di leadership adottare? Proposta di applicazione all’interno del ‘sistema di informazione per la sicurezza della repubblica’." Doctoral thesis, 2020. http://hdl.handle.net/11573/1346490.

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Abstract:
Il presente progetto di ricerca si propone di individuare un modello organizzativo e uno stile di direzione idonei a gestire efficacemente sistemi sociali complessi adattivi. Dopo un viaggio esplorativo nel mondo della complessità, si analizzeranno alcuni dei modelli organizzativi e stili di leadership esistenti. Partendo da tale analisi si proporrà l’implementazione del modello individuato all’interno del comparto ‘intelligence nazionale’, il cosiddetto ‘Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica Italiana’. Preferendo la lente di rimpicciolimento a quella d’ingrandimento e lasciandosi guidare da un approccio olistico e omnicomprensivo, l’autore intende tracciare le fondamenta di un nuovo modello organizzativo, basato sulle auto-organizzazioni e ispirato al pensiero laterale di De Bono. Tale approccio è volto a individuare una concreta modalità di applicazione di questo modello all’interno d’imprese pubbliche e private. Il filo conduttore che lega tra loro questi aspetti e che permea l’intero progetto di ricerca è l’individuazione e la conseguente definizione di una cultura aziendale fondata su visioni, norme, valori, limitazioni e punti di riferimento in grado di orientare il comportamento degli appartenenti all’organizzazione senza imporlo in maniera coercitiva. Un modello basato sia sulla co-appartenenza dei lavoratori all’interno del proprio gruppo di lavoro, sia sullo spirito di collaborazione che deve animare il loro agire quotidiano. S’intende mostrare che la coesistenza di modelli auto-organizzativi e stili di direzione ‘without how’ è non solo possibile, ma addirittura auspicabile in tutte quelle imprese che intendono innovare e creare qualcosa di dirompente. Si propone una rilettura in chiave olistica di alcuni modelli e teorie di organizzazione aziendale per giungere alla definizione di una possibile applicazione pratica di tali modelli all’interno del ‘Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica Italiana’. La proposta è stata volutamente orientata al sistema intelligence nazionale proprio perché questa ha, fra i suoi obiettivi istituzionali, anche quello di provare a immaginare il futuro e prevedere l’insorgere di nuovi rischi e minacce per il ‘sistema Paese’. S’intende quindi non solo individuare un nuovo filone d’indagine, ma anche tracciare i primi saliscendi, le prime curve e i rettilinei di questo sentiero da cui si auspica saranno avviati e condotti successivi approfondimenti. Le eventuali proposte di rettifiche all’itinerario inizialmente tracciato si renderanno necessarie via via che il modello delineato troverà concreta applicazione all’interno di sistemi sociali complessi adattivi, siano essi organizzazioni pubbliche o private.
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Books on the topic "Gruppi di lavoro interdisciplinari"

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italiani, Associazione dei geografi. Progetti di ricerca dei gruppi di lavoro. Roma: AGEI, 1990.

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Franco, Fornari, Pietropolli Charmet Gustavo, Riva Elena, and Convegno "La democrazia degli affetti secondo Franco Fornari" (1986 : Milan, Italy), eds. Formazione e gruppi di lavoro: Contributi in onore di Franco Fornari. Milano: Libreria Cortina, 1987.

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Formazione e gruppi di lavoro: Contributi in onore di Franco Fornari. Milano: Edizioni Libreria Cortina, 1987.

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