Academic literature on the topic 'Gravidanze a rischio'

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Journal articles on the topic "Gravidanze a rischio"

1

Bufalino, L., G. Rizzo, D. Rinaldo, E. Romanini, H. Valensise, D. Arduini, and C. Romanini. "Previsione della Preeclampsia nella Gravidanza Gemellare Mediante Velocimetria Doppler Uterina." Acta geneticae medicae et gemellologiae: twin research 43, no. 1-2 (April 1994): 115. http://dx.doi.org/10.1017/s0001566000003056.

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Abstract:
AbstractL'incidenza di pre-eclampsia nella gravidanza gemellare è aumentata di circa 5 volte rispetto alle gravidanze singole. La velocimetria Doppler a livello uterino si è dimostrato in popolazioni a rischio, un metodo efficace per identificare precocemente le pazienti a rischio di pre-eclampsia. Non sono disponibili dati a questo riguardo nella gravidanza gemellare.Obiettivi: 1) valutare le differenze negli indici di resistenza delle arterie uterine tra gravidanze singole e gemellari, 2) valutare eventuali differenze in gravidanze gemellari complicate da pre-eclampsia, 3) valutare il valore predittivo della velocimetria Doppler uterina sulla pre-eclampsia in gravidanze gemellari esaminate a 20-24 settimane di gestazione e poi seguite prospettivamente.Disegno dello studio: l'indice di resistenza RI a livello di entrambe le arterie uterine è stato calcolato mediante Doppler colore-pulsato (Ansaldo Hitachi AU590A) nelle seguenti popolazioni: a) 315 gravidanze singole non complicate, b) 96 gravidanze gemellari non complicate, c) 53 gravidanze gemellari complicate da pre-eclampsia, d) 63 gravidanze gemellari valutate a 20-24 settimane di gestazione e non complicate al momento della osservazione.Risultati: 1) sia nelle gravidanze singole che in quelle gemellari i valori di RI decrescono nel corso della gravidanza e i valori presenti nelle gravidanze gemellari a decorso normale sono significativamente inferiori (Anova p < 0.001). 2) le gravidanze gemellari complicate da preeclampsia dimostrano valori di RI lievemente superiori alle gravidanze gemellari non complicate (p <0.05). 3) il valore predittivo sulla preeclampsia delle arterie uterine a 20-24 settimane è risultato inadeguato (k = 0.24).Conclusioni: la velocimetria Doppler delle arterie uterine è risultata di scarsa utilità clinica nel prevedere la preeclampsia nelle gravidanze gemellari.
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2

D’Adamo, Gianna. "La maternità in dialisi peritoneale (DP) è possibile." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 26, no. 3 (September 23, 2014): 294–95. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2014.923.

Full text
Abstract:
Sia in emodialisi che in dialisi peritoneale le gravidanze sono rare e il rischio di eventi avversi per la madre o per il feto è aumentato. Recenti lavori retrospettivi e reviews di casi in DP mostrano un probabile miglioramento degli esiti nel tempo. Tuttavia l'incompletezza dei dati disponibili rende auspicabile la raccolta sistematica di dati prospettici per conoscere la reale frequenza delle gravidanze, delle complicanze e degli esiti e per elaborare raccomandazioni circa la dose dialitica utile a favorire l'esito positivo della gravidanza.
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3

Favilli, Silvia. "Affrontare la gravidanza con una cardiopatia." CARDIOLOGIA AMBULATORIALE 30, no. 1 (May 31, 2022): 47–50. http://dx.doi.org/10.17473/1971-6818-2022-1-11.

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Abstract:
Le malattie cardiovascolari costituiscono la prima causa indiretta di mortalità materna in gravidanza. Fra le cardiopatie pre-esistenti alla gravidanza, le Cardiopatie Congenite (CC) rappresentano la condizione più frequente nei paesi occidentali, mentre gli esiti della Malattia Reumatica rimangono la prima causa di morte materna nei paesi in via di sviluppo. Anche se molto più rare delle CC, le Cardiomiopatie, soprattutto le forme dilatative, sono la causa più frequente di scompenso cardiaco in gravidanza. La stratificazione del rischio è fondamentale in tutte le donne portatrici di cardiopatia che desiderano una gravidanza; idealmente la valutazione completa delle condizioni cardiovascolari, l’eventuale correzione di fattori di rischio modificabili ed un counselling strutturato dovrebbero precedere la gravidanza. In tutte le cardiopatie moderate o severe, la consulenza pre-concezionale, la gestione della gravidanza e la programmazione del parto dovrebbero essere affidate ad un team multidisciplinare con esperienza nelle gravidanze ad alto rischio.
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4

Bernorio, Roberto. "La sessualitŕ dal concepimento al puerperio." RIVISTA DI SESSUOLOGIA CLINICA, no. 2 (December 2011): 53–54. http://dx.doi.org/10.3280/rsc2011-002009.

Full text
Abstract:
La sessualitŕ della coppia incontra una serie di cambiamenti di in concomitanza di determinate fasi della vita quali, ad esempio, la gravidanza, il puerperio e la perimenopausa. Diversi sono gli studi che hanno riscontrato una riduzione nella frequenza dei rapporti sessuali in gravidanza e nel puerperio, sottolineando come siano in gran misura i fattori psicologici, e in parte quelli biologici e contestuali, ad incidere sulla qualitŕ della vita sessuale. Inoltre, l'elevato rischio di gravidanze indesiderate nei primi sei mesi dal parto richiama l'attenzione della comunitŕ scientifica alla necessitŕ di analizzare l'idoneitŕ dei diversi metodi contraccettivi in relazione agli effetti che essi determinano sull'allattamento, nonché sulla salute del neonato e della donna.
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5

Cianci, Antonio, and Maria Grazia Matarazzo. "Contraccezione in puerperio." RIVISTA DI SESSUOLOGIA CLINICA, no. 2 (December 2011): 55–58. http://dx.doi.org/10.3280/rsc2011-002010.

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Abstract:
La sessualitŕ della coppia incontra una serie di cambiamenti di in concomitanza di determinate fasi della vita quali, ad esempio, la gravidanza, il puerperio e la perimenopausa. Diversi sono gli studi che hanno riscontrato una riduzione nella frequenza dei rapporti sessuali in gravidanza e nel puerperio, sottolineando come siano in gran misura i fattori psicologici, e in parte quelli biologici e contestuali, ad incidere sulla qualitŕ della vita sessuale. Inoltre, l'elevato rischio di gravidanze indesiderate nei primi sei mesi dal parto richiama l'attenzione della comunitŕ scientifica alla necessitŕ di analizzare l'idoneitŕ dei diversi metodi contraccettivi in relazione agli effetti che essi determinano sull'allattamento, nonché sulla salute del neonato e della donna.
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Todella, Roberto, Roberto Viganň, Valeria Valentino, and Chiara Nanini. "Il cambiamento della sessualitŕ nella donna e nella coppia nel periodo perimenopausale." RIVISTA DI SESSUOLOGIA CLINICA, no. 2 (December 2011): 59–62. http://dx.doi.org/10.3280/rsc2011-002011.

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Abstract:
La sessualitŕ della coppia incontra una serie di cambiamenti di in concomitanza di determinate fasi della vita quali, ad esempio, la gravidanza, il puerperio e la perimenopausa. Diversi sono gli studi che hanno riscontrato una riduzione nella frequenza dei rapporti sessuali in gravidanza e nel puerperio, sottolineando come siano in gran misura i fattori psicologici, e in parte quelli biologici e contestuali, ad incidere sulla qualitŕ della vita sessuale. Inoltre, l'elevato rischio di gravidanze indesiderate nei primi sei mesi dal parto richiama l'attenzione della comunitŕ scientifica alla necessitŕ di analizzare l'idoneitŕ dei diversi metodi contraccettivi in relazione agli effetti che essi determinano sull'allattamento, nonché sulla salute del neonato e della donna.
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Capra, V., M. A. Vigliarolo, G. L. Levato, N. Lavia, G. L. Piatelli, and A. Cama. "Difetti del Tubo Neurale in Gravidanze Gemellari." Acta geneticae medicae et gemellologiae: twin research 43, no. 1-2 (1994): 127. http://dx.doi.org/10.1017/s0001566000003159.

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Abstract:
AbstractPresso il Reparto di Neurochirugia Pediatrica dell'Istituto G. Gaslini di Genova sono seguiti circa 500 bambini con difetti di chiusura del tubo neurale di cui 9 pazienti sono nati da gravidanza gemellare: 2 gravidanze erano trigemellari (1 triplacentare, tricoriale e triamniotica e 1 biplacentare, bicoriale); le altre 7 sono state riferite come bicoriali, biplacentari in 4 casi, monocoriale e mono placentare in 1 caso monocoriale monoplacentare e monamniotica in un altro e nell'ultimo caso non si hanno informazioni. Il dato importante da sottolineare è che in questi pazienti, un solo gemello è affetto, cioè esiste discordanza fenotipica tra i gemelli. In un solo caso l'altro gemello presentava malformazioni: ano imperforato ed anomalia dello sbocco uretrale. Si pensa che una separazione tardiva dei due zigoti sia accompagnata da un maggior rischio di sviluppo di malformazioni, non necessariamente espresse in entrambi. Un'ineguale divisione del-l'embrione potrebbe essere responsabile di una più alta suscettibilità ad influenze distruttive di uno dei gemelli, risultandone uno sviluppo asincrono con differenti effetti teratogeni. Questi pazienti presentano difetti di chiusura del tubo neurale a vari livelli: 3 cefaloceli occipitali, 5 mielomeningoceli, (1 lombare, 2 lombosacrali, 2 sacrali) e 1 li-pomeningocele lombosacrale. Per quanto riguarda la storia della gravidanza si è verificato un aborto spontaneo di un gemello al 3° mese e in un altro caso la gemella è nata morta. In tre gravidanze è stata riferita l'assunzione di farmaci durante il 1° trimestre ed infezione da toxoplasma nel 11° trimestre in un caso. In una sola famiglia è stata riportata incidenza di malformazioni non precisate in collaterali ed in una anamnesi veniva rifeirito un parente affatto da tumore gastrico prima di 35 anni. Dei 9 gemelli affetti, 3 femmine e 6 maschi, in sei casi sono dello stesso sesso e l'altro gemello risulta essere sano, nonostante l'ipotesi che i gemelli dello stesso sesso siano più facilmente monozigoti e quindi con maggior rischio che la stessa malformazione sia presente in entrambi.
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Cianciulli, D., M. Pezzati, C. Carbone, G. Mainardi, C. Panero, E. Biagioli-Cosenza, R. Biadaioli, and A. La Torre. "Studio Epidemiologico del Nato da Gravidanza Plurima." Acta geneticae medicae et gemellologiae: twin research 43, no. 1-2 (April 1994): 107. http://dx.doi.org/10.1017/s0001566000003019.

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Abstract:
AbstractLa gravidanza gemellare è stata sempre considerata «a rischio» come dimostrato dalla elevata incidenza di mortalità e morbosità. L'entità del rischio è stata valutata con una indagine statistica condotta sui nati nel periodo 1987-1993 nella U.O. di Neonatologia annessa alla Clinica Ostetrico-Ginecologica dell'Università di Firenze. Vengono riferiti i risultati di uno studio relativo all'incidenza di patologia in 463 gemelli confrontata con quella osservata in 15,658 nati da parto singolo. L'incidenza della gemellarità è stata del 2.87% (la media nazionale si aggira intorno al 2%). L'età gestazionale media dei gemelli oscilla intorno alle 35 settimane. Il 38% dei gemelli presenta un peso alla nascita ≥ 2,500g. rispetto al 94% dei singoli; il 12% dei gemelli è nato con peso < 1,500g. rispetto all'1.5% dei singoli. Il basso peso dei gemelli alla nascita è il risultato della prematurità e del ritardo di accrescimento. L'evento malformativp nella nostra U.O. è stato del 2.98% nelle gravidanze singole e del 5.61% nelle gravidanze plurime. La mortalità neonatale precoce è stata del 4.89% nei gemelli contro lo 0.46% nei singoli. La mortalità perinatale è stata del 7.77% nei gemelli contro l'1.15% nei singoli. La patologia respiratoria ha inciso nel parto singolo per il 2.31% e nel parto plurimo per il 4.96%. I risultati della nostra indagine sono stati discussi e confrontati con quelli della letteratura.
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Bianchi, T., C. Vegni, and A. Marini. "Gravidanze Gemellari: Mortalità e Morbilità Neonatali. Casistica I.O.G.L. Mangiagalli Anni 1990-1992." Acta geneticae medicae et gemellologiae: twin research 43, no. 1-2 (1994): 121–22. http://dx.doi.org/10.1017/s000156600000310x.

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Abstract:
AbstractI nati da gravidanza gemellare costituiscono una popolazione a maggior rischio di mortalità e morbilità neonatale rispetto ai nati singoli. I principali problemi che si possono presentare sono la nascita pretermine, il ritardo di crescita intrauterina con le patologie associate e la maggiore incidenza di malformazioni congenite.Materiali. Negli anni 1990-92 sono nati 435 bambini da 215 gravidanze multiple: 132 pluricoriali e 57 monocoriali (delle quali 6 monoamniotiche); in 26 casi la placentazione non era definita. Le coppie erano 204, le triplette 10 e una gravidanza era quadrigemina.Risultati. Nel 79% dei casi il parto è avvenuto per taglio cesareo. Il 66.7% di neonati sono di basso peso alla nascita (<2500g) e il 62.5% prematuri (EG<37 settimane). Il 13.1% dei soggetti presentano un peso alla nascita <1500g. Il 19.3% sono piccoli per l'età gestazionale. Nel 28.3% dei casi è stata riscontrata una discordanza di peso maggiore del 20%. Sulla base della placentazione è possibile sottolineare alcune differenze significative: il peso medio alla nascita e l'età gestazionale media sono inferiori nei gemelli monocoriali (1995g e 34 settimane) rispetto ai bicoriali (2399g e 35.7 settimane) mentre non si rilevano differenze per altri parametri quali modalità di parto, prevalenza di piccoli per l'età gestazionale (SGA) o la discordanza di peso. La mortalità perinatale e neonatale è rispettivamente del 4.7% e 4.3 %, superiore nel gruppo dei monocoriali, rispetto ai bicoriali (mortalità perinatale 9% vs. 4%, neonatale 10.3% vs. 2.8%). Cause prevalenti di mortalità sono grave prematurità o idrope nei soggetti monocoriali, malformazioni nei bicoriali. La frequenza di malformazioni da noi riscontrata nei gemelli (6.4%) è doppia rispetto a quanto riferito nei singoli. Si è osservata un'alta prevalenza di RDS in forma grave (12.4%) e di patologie che riconoscono l'evento ischemico come favorente quali NEC (2.7%) e IR (1.6%). Una condizione di sofferenza ipossico-ischemica cerebrale, evidenziata da alterazioni neuroradiologiche, si ha nel 14.4% dei soggetti.Si è valutata la morbilità della popolazione suddividendo i soggetti in base a placentazione, sviluppo intrauterino, ordine di nascita e concordanza di peso o meno nella coppia. Asfissia (6.5%), RDS (35.5%), PDA (10.3%) sono significativamente più frequenti nei gemelli monocoriali. In tale gruppo vi è maggiore prevalenza anche di NEC, IR e alterazioni ipossico-ischemiche cerebrali, probabilmente attribuibili a riduzione del flus-so ematico in tali distretti più frequenti nella placentazione monocoriale. La patologia respiratoria grave (RDS), è più frequente negli AGA (14.2%) vs. SGA (4.2%) e rappresenta la più importante causa di morte; nei soggetti SGA vs. AGA vi è un'incidenza significativamente superiore di ipoglicemia (7.1%) e un maggior rischio di NEC e malformazioni. Non sono state osservate significative differenze di mortalità e morbilità fra 1° e 2° gemello, ad eccezione di ritardo di crescita intrauterina nel 2° gemello (21.1% vs. 11.2%). Nel confronto tra coppie di gemelli con discordanza di peso alla nascita e non, è emersa la maggior prevalenza nel primo gruppo di prematurità (EG media 34.4 sett. vs. 35.5), ritardo di crescita intrauterina e maggior rischio di RDS e malformazioni; l'incidenza di mortalità è significativamente superiore nei gemelli discordanti (10.3% vs. 2.9%). Si sottolinea l'elevata prematurità nei nati da gravidanza plurima. La Sindrome da Trasfusione Feto-Fetale, si è riscontrata con una incidenza del 2,7% in gemelli monocoriali.Conclusioni. La nostra esperienza conferma l'alto rischio di mortalità e morbilità neonatale nel neonato da gravidanza gemellare, rischio correlabile da un lato alla maggiore frequenza di prematurità, di IUGR o di patologia malformativa, dall'altro alle alterazioni circolatorie secondarie a possibili anastomosi vascolari. In particolare tale rischio è maggiore in caso di placentazione monocoriale, o discordanza di peso. Non si è al contrario riscontrata differenza di frequenza di patologia in rapporto all'ordine di nascita.
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Spagnolo, Antonio G., and Maria Luisa Di Pietro. "Quale decisione per l'embrione in una gravidanza tubarica?" Medicina e Morale 44, no. 2 (April 30, 1995): 285–310. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1995.987.

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Abstract:
L'aumento delle gravidanze ectopiche si verifica maggiormente nelle donne con infezioni pelviche, endometriosi e danni tubarici dovuti ad interventi sia di sterilizzazione che di ripristino della pervietà. Vi è inoltre un aumento della incidenza nelle donne infertili, molte delle quali vengono sottoposte a indagini diagnostiche e successivi interventi di procreazione assistita. Inoltre, gioca un ruolo importante l'uso di recenti "contraccettivi" che in realtà sono abortivi. L'articolo considera i valori etici che sono implicati nelle decisioni che possono essere prese nel trattamento di questa condizione patologica: a) aspettare per una risoluzione spontanea o intervenire con una salpingotomia nel caso di pericolo per la donna; b) somministrare sostanze come prostaglandine o metotrexate col fine di interrompere la vita embrionale; c) "rimuovere" l'embrione ectopica attraverso un intervento di salpingotomia. Tutte e tre queste decisioni comportano la distruzione dell'embrione senza alcuna prospettiva di continuazione della gravidanza e dunque sono eticamente discutibili. d) Recentemente è stato descritto un riuscito intervento di conversione di una gravidanza tubarica in gravidanza uterina, e questo offre l'occasione per ripensare a ciò che è meglio fare di fronte ad un embrione condannato a morte certa. Secondo gli autori, questa nuova tecnica sembra offrire una realistica prospettiva terapeutica e perciò deve essere approfondita sul piano della ricerca, date anche le disponibilità attuali di fare precocemente una diagnosi di gravidanza ectopica. Inoltre è necessario fare un'opera educativa circa la necessità per la donna di sottoporsi a tali accertamenti diagnostici come pure di partecipare alla messa a punto di tale tecnica e di prevenire i fattori di rischio responsabili della patologia.
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Dissertations / Theses on the topic "Gravidanze a rischio"

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ZUMPANO, ANDREA. "Valutazione tridimensionale del volume e della vascolarizzazione della placenta in gravidanze a rischio." Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2006. http://hdl.handle.net/2108/208558.

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Giorgetta, Francesca <1983&gt. "Ruolo diagnostico della crescita della misura della circonferenza addominale fetale nell'identificazione dei feti piccoli per l'epoca gestazionale nelle gravidanze ad alto rischio utilizzando le curve “INTERGROWTH-21st”." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018. http://amsdottorato.unibo.it/8396/1/Giorgetta_Francesca_Tesi.pdf.

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Abstract:
Lo scopo del lavoro è stato quello di valutare se i feti SGA presentassero un incremento ridotto della circonferenza addominale rispetto ai feti AGA e comprendere se questo potesse avere un ruolo diagnostico nell’identificare i feti a rischio di sviluppare ritardo di crescita; calcolare poi l’accuratezza diagnostica nelle diverse epoche e valutare il contributo diagnostico degli esami ecografici longitudinali eseguiti dopo 24 settimane. Sono state selezionate pazienti viste consecutivamente per la presenza di fattori di rischio per restrizione di crescita e raccolte le misurazioni della CA. Su un totale di 420 donne e 1240 ecografie 151 feti erano SGA. Nella popolazione di gravide ad alto rischio i feti SGA e AGA presentano una velocità di crescita simile e statisticamente non diversa. La velocità di crescita correla debolmente con il basso peso alla nascita, per cui aggiungere il dato velocità di crescita in due esami indipendenti a distanza di 2-4 settimane al semplice z-score della CA nel primo esame non migliora la accuratezza diagnostica. Una piccola quota dei feti presenta un arresto della crescita, che si manifesta mediamente a 35 settimane; tali feti vengono partoriti prima e sono mediamente più piccoli, sia in valore assoluto che relativamente all’epoca gestazionale, con un maggiore tasso di complicazioni neonatali.
The aim of the work was to evaluate if the SGA fetuses presented a reduced increase in the abdominal circumference compared to the AGA fetuses and to understand if this could have a diagnostic role in identifying fetuses at risk of developing growth delay on the basis of an increase reduced CA; calculate the diagnostic accuracy in the different periods of pregnancy and evaluate the diagnostic contribution of longitudinal ultrasound examinations in the third trimester of pregnancy. Patients viewed consecutively at the ultrasound clinics were selected for the presence of risk factors for fetal growth restriction and fetal CA measurements were recorded at each examination performed in III trimester. Of a total of 420 women, with 1240 ultrasound scans,151 fetuses were SGA. In the high risk population, the SGA and AGA fetuses have a similar and not statistically different growth rate. The growth rate correlates with the LBW, but weakly, so adding the given growth rate in two independent examinations at 2-4 weeks to the simple CA z-score in the first exam does not improve the diagnostic accuracy. A small proportion of fetuses has a growth arrest, which occurs at 35 weeks; fetuses with growth arrest are born before and are on average smaller, both in absolute and in relation to gestational age and have a greater rate of neonatal complications. The SGA and AGA fetuses have a similar and statistically not different growth rate and the longitudinal controls of fetal growth are not very influential for the diagnosis and management of fetuses at risk of being SGA, except for that modest portion of fetuses that in the last part of pregnancy show a stop of growth. These fetuses are slightly smaller and have a slightly increased risk of complications, that may be secondary to the increased iatrogenic prematurity.
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OLIVARI, MARIA GIULIA. "Atteggiamenti e comportamenti degli adolescenti in relazione a sessualità, gravidanza e genitorialità." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2011. http://hdl.handle.net/10280/1060.

Full text
Abstract:
Il presente progetto di tesi si articola in due parti: una prima, composta da due capitoli, fornisce la cornice teorica che fa da sfondo alla seconda parte, che vede la presentazione di tre contributi empirici. Nel primo capitolo vengono presentati i concetti chiave della Developmental Psychopathology, soffermandosi sull’analisi delle traiettorie evolutive adolescenziali e sul ruolo che giocano i “comportamenti a rischio. Nel secondo capitolo viene trattata la tematica della sessualità in adolescenza e sono delineate le funzioni a cui essa assolve. Il Primo studio è volto ad esplorare gli atteggiamenti e i comportamenti che gli adolescenti italiani hanno nei confronti della sessualità, della gravidanza e della genitorialità. Nel secondo studio viene presentata una ricerca condotta su un campione di adolescenti inglesi sessualmente attivi volta ad approfondire l’indagine sui fattori di rischio o di protezione rispetto alla messa in atto di comportamenti sicuri vs a rischio. Nel terzo studio ci si è stato preso in esame il ruolo della processazione cognitiva maschile e femminile a fronte dell’evento gravidanza non pianificata.
My dissertation is composed of two different parts. The first one presents the theoretical framework of the second part, which comprises three different empirical studies. In the first chapter I introduce the key concepts of Developmental Psychopathology. The second chapter focuses on adolescent sexuality and its meanings. The first study is aimed at exploring Italian adolescent attitudes and behaviours toward sexuality, pregnancy and parenthood. The purpose of the second study is to deepen the analysis of risk and protective factors concerning English adolescent sexual behaviours. The third study examines female and male adolescent decision making concerning an hypothetical unplanned pregnancy.
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OLIVARI, MARIA GIULIA. "Atteggiamenti e comportamenti degli adolescenti in relazione a sessualità, gravidanza e genitorialità." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2011. http://hdl.handle.net/10280/1060.

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Abstract:
Il presente progetto di tesi si articola in due parti: una prima, composta da due capitoli, fornisce la cornice teorica che fa da sfondo alla seconda parte, che vede la presentazione di tre contributi empirici. Nel primo capitolo vengono presentati i concetti chiave della Developmental Psychopathology, soffermandosi sull’analisi delle traiettorie evolutive adolescenziali e sul ruolo che giocano i “comportamenti a rischio. Nel secondo capitolo viene trattata la tematica della sessualità in adolescenza e sono delineate le funzioni a cui essa assolve. Il Primo studio è volto ad esplorare gli atteggiamenti e i comportamenti che gli adolescenti italiani hanno nei confronti della sessualità, della gravidanza e della genitorialità. Nel secondo studio viene presentata una ricerca condotta su un campione di adolescenti inglesi sessualmente attivi volta ad approfondire l’indagine sui fattori di rischio o di protezione rispetto alla messa in atto di comportamenti sicuri vs a rischio. Nel terzo studio ci si è stato preso in esame il ruolo della processazione cognitiva maschile e femminile a fronte dell’evento gravidanza non pianificata.
My dissertation is composed of two different parts. The first one presents the theoretical framework of the second part, which comprises three different empirical studies. In the first chapter I introduce the key concepts of Developmental Psychopathology. The second chapter focuses on adolescent sexuality and its meanings. The first study is aimed at exploring Italian adolescent attitudes and behaviours toward sexuality, pregnancy and parenthood. The purpose of the second study is to deepen the analysis of risk and protective factors concerning English adolescent sexual behaviours. The third study examines female and male adolescent decision making concerning an hypothetical unplanned pregnancy.
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Salvan, Elisa. "L'efficacia del trattamento in rapporto al rischio nella sindrome da antifosfolipidi in corso di gravidanza. Studio retrospettivo multicentrico europeo." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2013. http://hdl.handle.net/11577/3422649.

Full text
Abstract:
Background. The optimal treatment for obstetric Antiphospholipid Syndrome (APS) has yet to be established. Therapy based on Low Dose Aspirin (LDA) alone or in combination with heparin is considered conventional treatment for the disorder, although approximately 20% of pregnancies thus treated have nevertheless negative outcomes. Additional risk factors for pregnancy loss were recently identified during a multicentre study conducted by us on APS pregnant women treated with conventional treatment. Objectives. To compare pregnancy outcomes in APS patients following different treatment strategies and to define risk profiles depending on additional risk factors in order to utilize risk stratification methods to identify subsets of patients who would most likely benefit from one strategy or another. Materials and Methods. An European, multicentre, retrospective, follow-up study was conducted. Basal and pregnancy data were collected from pregnant APS patients, diagnosed on the basis of the Sidney Criteria. The recruitment criteria for our study were at least one of the following additional risk factors for pregnancy loss: Systemic lupus erythematosus, triple positivity for antiphospolipid antibodies (aPL), previous thrombosis. Patients being treated with the following therapies were considered: LDA, prophylactic dose heparin ± LDA, therapeutic dose heparin ± LDA, second-line treatment protocols (plasmapheresis/immunoabsorption and/or intravenous immunoglobulins). Anticardiolipin and anti-beta2glycoprotein I antibodies of IgG and IgM isotypes were determined by an ELISA method utilizing different home-made or commercial procedures. Lupus Anticoagulants were assessed by a series of coagulation tests using platelet-poor plasma samples and following internationally accepted guidelines. Univariate and logistic regression analyses were carried out. Results. Two hundred two pregnancies in 158 APS patients were assessed. The women’s mean age when the pregnancy began was 32.5 years ± 4.6 SD (range 20-44) and the mean disease duration was 5.2 years ± 4.5 SD (range: 0-22). Pregnancy outcome was positive in 149 cases (73.8%), which produced 150 (there was a twin delivery) viable infants (78 males = 52% and 72 females = 48%), born at 36.2 ± 3 SD mean gestational weeks. The infants’ mean Apgar score at 5 minutes was 9.1 ± 1.3 SD and their percentile weight was 55.8 ± 24.9 SD. There were 53 (26.2%) pregnancy losses. When pregnancy outcome was assessed without taking additional risk factors into consideration, there were no significant differences in the live birth rate in the women treated with different therapies. Pregnancy outcome was then assessed in relation to the risk profiles defined on the basis of the three additional risk factors considered. The only risk profile which led to significant differences in outcomes depending on the treatment utilized was the “triple positivity aPL and previous thrombosis” subset: the live birth rate in that subset was 92.9% in the patients treated with second line therapy compared to 58.3% in those treated with conventional therapy (Fisher test, p-value < 0.05; OR=9.3, CI 95%: 1.3–65.6). Those results were confirmed when a logistic regression analysis adjusted for confounding variables was conducted (OR=9.6; 95% CI: 1.1-84.3). Discussion. This study identified a subset of APS women with “triple aPL positivity + previous thrombosis”, in whom the second line treatment seemed to be more effective than the conventional treatments. It can be concluded that treatment of obstetric APS should be differentiated on the basis of the additional risk factors outlined here. In particular, the best treatment for patients with “triple aPL positivity + previous thrombosis” seems to be second line treatment in addition to the conventional therapy.
Background. Il trattamento ottimale della Sindrome da Antifosfolipidi (APS) ostetrica è attualmente sconosciuto. La terapia con aspirina a basso dosaggio (LDA) da sola o associata all’eparina rappresenta il trattamento convenzionale per l’APS ostetrica. Nonostante questo trattamento, circa il 20% delle gravidanze hanno esito sfavorevole. Recentemente abbiamo individuato alcuni fattori di rischio aggiuntivi di perdita gravidica in corso di gravidanza trattata con terapie convenzionali. Scopo della Tesi. Confrontare gli outcomes di gravidanza ottenuti a seguito dei diversi trattamenti e definire dei precisi profili di rischio al fine di analizzare l’efficacia della terapia sulla base della stratificazione del rischio. Materiali e Metodi. E’ stato condotto uno studio europeo di tipo retrospettivo e multicentrico. Sono stati raccolti i dati basali e quelli in corso di gravidanza di donne affette da APS, diagnosticata sulla base dei Criteri di Sydney, che presentavano almeno uno dei seguenti tre fattori di rischio aggiuntivi: associazione con il Lupus Eritematoso Sistemico (LES), triplice positività per Antifosfolipidi (aPL) e pregressa trombosi. Sono state prese in considerazione le pazienti trattate con le seguenti terapie: LDA, eparina a dose profilattica ± LDA, eparina a dose terapeutica ± LDA, protocolli di II livello (plasmaferesi/immunoassorbimento e/o immunoglobuline endovena) e nessuna terapia. Le determinazioni degli anticardiolipina e anti-Beta2 Glicoproteina I sono state eseguite presso i singoli Centri con il metodo ELISA seguendo procedure diverse sia “home-made” che commerciali, mentre il Lupus Anticoagulant è stato testato con una serie di metodi emocoagulativi in accordo con la corrente letteratura. I metodi statistici utilizzati sono stati l’analisi univariata e la regressione logistica. Risultati. Il numero di gravidanze considerate nello studio è stato complessivamente 202, relative a 158 pazienti. L’età media delle donne al momento della gravidanza era 32,5 anni ± 4,6 DS (range: 20-44) con una durata media di malattia di 5,2 anni ± 4,5 (range: 0-22). L’esito favorevole è stato osservato in 149 gravidanze (73,8%), che si sono concluse con la nascita di 150 neonati (un parto gemellare), di cui 78 (52%) maschi e 72 femmine (48%), nati mediamente alla 36,2^ SG ± 3 DS, con un Apgar medio a 5 minuti di 9,1 ± 1,3 DS e un peso in percentili di 55,8 ± 24,9 DS. Ci sono state 53 perdite (26,2%). In assenza della considerazione del rischio non si sono osservate differenze significative nelle prevalenze dei nati vivi tra le donne che assumevano le diverse tipologie di trattamento prese in considerazione. L’outcome primario è stato analizzato in relazione ai 7 profili di rischio definiti sulla base delle combinazioni di: pregressa trombosi, LES e triplice positività aPL. Accorpando i trattamenti convenzionali, l’unico profilo su cui è stata rilevata una differenza statisticamente significativa è stato quello caratterizzato dai fattori “triplice positività aPL + pregressa trombosi”, dove si è osservata una prevalenza di bambini nati vivi pari al 92,9% nei trattamenti di II livello versus il 58,3% nei trattamenti convenzionali (Fisher test, p-value < 0,05 e OR 9,3; 95% CI:1,3 - 65,6). Questi risultati sono stati confermati dall’analisi di regressione logistica che ha fornito una stima dell’odds ratio aggiustata per le variabili confondenti (OR 9,6; 95% CI: 1,1-84,3). Discussione. Da questo studio è emerso un sottogruppo di donne caratterizzato dalla presenza di “triplice positività aPL + pregressa trombosi”, dove la terapia di II livello è risultata più efficace per numero di nati vivi rispetto al trattamento convenzionale. In particolare si è messa in evidenza l’importanza dell’uso del trattamento di II livello nell’APS ostetrica. Possiamo concludere che la terapia dell’APS ostetrica andrebbe differenziata sulla base del rischio. In particolare, nelle donne con “triplice positività aPL + pregressa trombosi” il trattamento di elezione potrebbe essere quello di II livello associato alla terapia convenzionale.
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Sequeira, Carlos Alberto da Cruz. "Prevalência dos comportamentos de risco e a ocorrência/gravidade do politraumatizado." Master's thesis, Universidade do Porto. Reitoria, 2001. http://hdl.handle.net/10216/9773.

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Abstract:
Dissertação de Mestrado em Saúde Pública apresentada à Faculdade de Medicina e ao Instituto de Ciências Biomédicas de Abel Salazar da Universidade do Porto
O trauma é a principal causa de morte, na faixa etária até aos 40 anos de idade, pelo que retira um número elevado de anos de vida altamente produtivos e deixa muitos jovens incapacitados permanentemente.O acidente que está na origem dos múltiplos traumas, tem essencialmente por base factores humanos, sob a forma de comportamentos / estilos de vida, que levaram à adopção de diversos comportamentos de risco, determinantes na ocorrência / gravidade do trauma.Os jovens do sexo masculino, devido a diversas circunstâncias inerentes à adolescência, apresentam um conjunto de factores predisponentes que os tornam mais vulneráveis ao risco.Trata-se de um estudo observacional analítico, que tem como objectivo determinar a prevalência dos comportamentos de risco e correlaciona-los com a ocorrência / gravidade do politraumatizado.Os dados clínicos e os dados sobre os comportamentos de risco foram registados em protocolo previamente elaborado e testado num grupo de politraumatizados anteriormente hospitalizados na UCIPU. Os dados e resultados são apresentados de diferentes formas, alguns de forma descritiva, outros agrupados e classificados em número e percentagem de acordo com o respectivo tratamento estatístico. Para avaliar o grau de associação entre as diferentes variáveis, foi calculado o Odds ratio (OR) com um intervalo de confiança (IC) de 95%.A amostra populacional foi constituída pelos doentes admitidos na (UCIPU) do (HSJ), entre 1 de Janeiro a 31 de Dezembro do ano 2000 com o diagnóstico de politraumatismo.Fizeram parte do estudo 98 politraumatizados, com uma média de 32.6 anos de idade, dos quais 88% foram do sexo masculino.72.4% dos politraumatizados foram vítimas de acidente de viação, dos quais 52.8% envolveram motociclos e 17.3% dos politraumatizados, foram vítimas de acidente de trabalho, dos quais 52.9% foram devidos a quedas.Na região do Vale do Sousa, aconteceram 66% dos acidentes que envolveram motociclos e 59% dos acidentes de trabalho.Dos 98 poli ...
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Sequeira, Carlos Alberto da Cruz. "Prevalência dos comportamentos de risco e a ocorrência/gravidade do politraumatizado." Dissertação, Universidade do Porto. Reitoria, 2001. http://hdl.handle.net/10216/9773.

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Abstract:
Dissertação de Mestrado em Saúde Pública apresentada à Faculdade de Medicina e ao Instituto de Ciências Biomédicas de Abel Salazar da Universidade do Porto
O trauma é a principal causa de morte, na faixa etária até aos 40 anos de idade, pelo que retira um número elevado de anos de vida altamente produtivos e deixa muitos jovens incapacitados permanentemente.O acidente que está na origem dos múltiplos traumas, tem essencialmente por base factores humanos, sob a forma de comportamentos / estilos de vida, que levaram à adopção de diversos comportamentos de risco, determinantes na ocorrência / gravidade do trauma.Os jovens do sexo masculino, devido a diversas circunstâncias inerentes à adolescência, apresentam um conjunto de factores predisponentes que os tornam mais vulneráveis ao risco.Trata-se de um estudo observacional analítico, que tem como objectivo determinar a prevalência dos comportamentos de risco e correlaciona-los com a ocorrência / gravidade do politraumatizado.Os dados clínicos e os dados sobre os comportamentos de risco foram registados em protocolo previamente elaborado e testado num grupo de politraumatizados anteriormente hospitalizados na UCIPU. Os dados e resultados são apresentados de diferentes formas, alguns de forma descritiva, outros agrupados e classificados em número e percentagem de acordo com o respectivo tratamento estatístico. Para avaliar o grau de associação entre as diferentes variáveis, foi calculado o Odds ratio (OR) com um intervalo de confiança (IC) de 95%.A amostra populacional foi constituída pelos doentes admitidos na (UCIPU) do (HSJ), entre 1 de Janeiro a 31 de Dezembro do ano 2000 com o diagnóstico de politraumatismo.Fizeram parte do estudo 98 politraumatizados, com uma média de 32.6 anos de idade, dos quais 88% foram do sexo masculino.72.4% dos politraumatizados foram vítimas de acidente de viação, dos quais 52.8% envolveram motociclos e 17.3% dos politraumatizados, foram vítimas de acidente de trabalho, dos quais 52.9% foram devidos a quedas.Na região do Vale do Sousa, aconteceram 66% dos acidentes que envolveram motociclos e 59% dos acidentes de trabalho.Dos 98 poli ...
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Jordani, Paula Cristina [UNESP]. "Avaliação da obesidade na prevalência e gravidade das disfunções temporomandibulares." Universidade Estadual Paulista (UNESP), 2014. http://hdl.handle.net/11449/123835.

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Abstract:
Made available in DSpace on 2015-06-17T19:34:04Z (GMT). No. of bitstreams: 0 Previous issue date: 2014-03-11. Added 1 bitstream(s) on 2015-06-18T12:47:29Z : No. of bitstreams: 1 000830144.pdf: 673220 bytes, checksum: 918dda784fc3b54454589caeb53e1090 (MD5)
Fundação de Amparo à Pesquisa do Estado de São Paulo (FAPESP)
Objetivo: A obesidade é uma doença crônica, prevalente e comórbida com condições dolorosas como as musculoesqueléticas. A Disfunção Temporomandibular (DTM) é uma dor musculoesquelética altamente prevalente. O objetivo desse estudo foi avaliar a relação entre obesidade com a presença e gravidade de DTM dolorosa. Métodos: A amostra foi estratificada de acordo com a presença e grau de DTM dolorosa de acordo com o Research Diagnostic Criteria para Temporomandibular Disorders-Eixo I e II (RDC/TMD). A composição corporal foi determinada pelo Índice de Massa Corporal (IMC) e pelo exame de bioimpedância (BIA). As cefaleias primárias (CP) foram classificadas segundo critérios da Classificação Internacional de Cefaléia II (CIC-II). Análises uni e multivariadas avaliaram associação entre DTM dolorosa e obesidade. Resultados: A amostra foi constituída por 245 indivíduos (35,89 ± 12,61 anos), sendo 183 (74,7%) mulheres. Do total, 130 (53,25%) apresentaram DTM dolorosa. Houve associação significativa entre a presença de DTM dolorosa e sobrepeso/obesidade avaliada por BIA (RP = 1,44, IC 95% = 1,09-1,91). Associação se manteve em análise multivariada corrigido por gênero e presença de cefaleias crônicas diárias (CCD) (OR= 2,02, IC95%: 1,16-3,54). Não houve associação significativa entre a gravidade de DTM e a composição corporal segundo IMC (p= 0,06) ou BIA (p= 0,08). Conclusão: Obesidade está associada a presença de DTM dolorosa, mas não com a gravidade, após o ajuste para CCD e gênero.
Objectives: Obesity is a chronic and prevalent disorder, comorbid with painful conditions such as musculoskeletal disease. Temporomandibular disorders (TMD) are a high prevalent musculoskeletal pain. The aim of this study was to evaluate the relationship between obesity and the presence and degree of painful TMD. Methods: The sample was stratified according to the presence of painful TMD following the Research Diagnostic Criteria for Temporomandibular Disorders- Axis I and II (RDC/TMD) criteria. The body composition was assessed through Body Mass Index (BMI) and bioimpedance (BIA) analysis. The primary headaches (PH) were classified according to the International Classification for Headache Disorders II (ICHD-II). Uni and multivariate analysis assessed the association between painful TMD and obesity. Results: The sample consisted of 245 individuals (35.89 ± 12.61 years), 183 (74.70%) of them were women. Of the total, 130 (53.25%) presented painful TMD. In contrast with normal weighted individuals, those presenting overweight/obesity according to BIA were more likely to present painful TMD (PR= 1.44, 95%CI= 1.09 to 1.91). Association persisted in multivariate analysis correcting for gender and presence of chronic daily headache (CDH) (OR = 2.02, 95%CI: 1.16 to 3.54). There was no significant association between the grade of the TMD pain and body composition assessed through BMI (p= 0.06) or BIA (p= 0.08). Conclusion: Obesity is associated with the presence of painful TMD, but not with the grade of TMD pain, after adjustment for the CDH and gender.
FAPESP: 2012/10935-4
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Jordani, Paula Cristina. "Avaliação da obesidade na prevalência e gravidade das disfunções temporomandibulares /." Araraquara, 2014. http://hdl.handle.net/11449/123835.

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Abstract:
Orientador: Daniela Aparecida de Godoi Gonçalves
Co-orientador: Marcelo Eduardo Bigal
Banca: Janaina Habib Jorge
Banca: Leonardo Rigoldi Bonjardim
Resumo: Objetivo: A obesidade é uma doença crônica, prevalente e comórbida com condições dolorosas como as musculoesqueléticas. A Disfunção Temporomandibular (DTM) é uma dor musculoesquelética altamente prevalente. O objetivo desse estudo foi avaliar a relação entre obesidade com a presença e gravidade de DTM dolorosa. Métodos: A amostra foi estratificada de acordo com a presença e grau de DTM dolorosa de acordo com o Research Diagnostic Criteria para Temporomandibular Disorders-Eixo I e II (RDC/TMD). A composição corporal foi determinada pelo Índice de Massa Corporal (IMC) e pelo exame de bioimpedância (BIA). As cefaleias primárias (CP) foram classificadas segundo critérios da Classificação Internacional de Cefaléia II (CIC-II). Análises uni e multivariadas avaliaram associação entre DTM dolorosa e obesidade. Resultados: A amostra foi constituída por 245 indivíduos (35,89 ± 12,61 anos), sendo 183 (74,7%) mulheres. Do total, 130 (53,25%) apresentaram DTM dolorosa. Houve associação significativa entre a presença de DTM dolorosa e sobrepeso/obesidade avaliada por BIA (RP = 1,44, IC 95% = 1,09-1,91). Associação se manteve em análise multivariada corrigido por gênero e presença de cefaleias crônicas diárias (CCD) (OR= 2,02, IC95%: 1,16-3,54). Não houve associação significativa entre a gravidade de DTM e a composição corporal segundo IMC (p= 0,06) ou BIA (p= 0,08). Conclusão: Obesidade está associada a presença de DTM dolorosa, mas não com a gravidade, após o ajuste para CCD e gênero.
Abstract:Objectives: Obesity is a chronic and prevalent disorder, comorbid with painful conditions such as musculoskeletal disease. Temporomandibular disorders (TMD) are a high prevalent musculoskeletal pain. The aim of this study was to evaluate the relationship between obesity and the presence and degree of painful TMD. Methods: The sample was stratified according to the presence of painful TMD following the Research Diagnostic Criteria for Temporomandibular Disorders- Axis I and II (RDC/TMD) criteria. The body composition was assessed through Body Mass Index (BMI) and bioimpedance (BIA) analysis. The primary headaches (PH) were classified according to the International Classification for Headache Disorders II (ICHD-II). Uni and multivariate analysis assessed the association between painful TMD and obesity. Results: The sample consisted of 245 individuals (35.89 ± 12.61 years), 183 (74.70%) of them were women. Of the total, 130 (53.25%) presented painful TMD. In contrast with normal weighted individuals, those presenting overweight/obesity according to BIA were more likely to present painful TMD (PR= 1.44, 95%CI= 1.09 to 1.91). Association persisted in multivariate analysis correcting for gender and presence of chronic daily headache (CDH) (OR = 2.02, 95%CI: 1.16 to 3.54). There was no significant association between the grade of the TMD pain and body composition assessed through BMI (p= 0.06) or BIA (p= 0.08). Conclusion: Obesity is associated with the presence of painful TMD, but not with the grade of TMD pain, after adjustment for the CDH and gender.
Mestre
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Kouyoumdjian, João Aris. "Análise de fatores pessoais de risco para ocorrência e gravidade de síndrome do túnel do carpo." Faculdade de Medicina de São José do Rio Preto, 2000. http://bdtd.famerp.br/handle/tede/17.

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Abstract:
Made available in DSpace on 2016-01-26T12:51:13Z (GMT). No. of bitstreams: 1 joaoariskouyoumdjian_tese.pdf: 1771362 bytes, checksum: 1fca40a2aced85e1fea351cb38a169bd (MD5) Previous issue date: 2000-11-08
Between September/98 and May/99, 210 symptomatic carpal tunnel syndrome (CTS) patients were studied. All had bilateral nerve conduction studies and none had been surgically treated. Peripheral neuropathy was excluded. Three groups were defined according to the severity of nerve conduction changes: mild = median distal sensory latency, wrist-index finger, 14 cm (P2), 3.7 to 4.4 ms or sensory median/ulnar difference ³ 0.50 ms or median palm latency ³ 2.3 ms; moderate = P2 ³ 4.5 ms; severe = unrecordable sensory nerve action potential at P2. All latencies were measured to the negative peak. Only the right hand was considered for this study (200 hands), regardless of the electrophysiological findings in the left hand. Another group of 320 subjects without any CTS symptomatology or any known systemic disorders was used as control. The mean age was 50.3 ± 10.8 years for the study group (87.6% female) and 47.3 ± 14.8 years old for the controls (89.1% female). Body mass index (BMI) was 28.4 ± 5.0 for the CTS group and 25.4 ± 4.7 for controls (p < 0.001). Right wrist index (WI) was 0.706 ± 0.041 for the CTS group and 0.689 ± 0.037 for controls (p < 0.001). Logistic regression analysis for risk of having CTS showed an adjusted odds ratio of 1.11 (95% CI 1.07-1.16) per unit increase for BMI and 1.11 (95% CI 1.05-1.16) per 0.01 increase for WI. An ordinal polychotomous logistic regression analysis of the relationship between these factors and the electrophysiological severity of CTS showed proportional odds ratios (mild to severe) of 1.20 (95% CI 1.00-1.30) for 5 years increase in age and 1.10 (95% CI, 1.00-1.20) for 0.01 increase in WI. Higher BMI did not increase the risk of severe CTS. The conclusions were: 1. The variables WI and BMI were higher in CTS cases (p < 0.001). 2. More severe nerve conduction abnormalities were associated with higher age and WI but not with higher BMI.
Foram estudados 210 pacientes com diagnóstico clínico e eletrofisiológico de síndrome do túnel do carpo (STC) entre setembro/1998 e maio/1999. Os casos foram divididos em 3 grupos com progressiva gravidade eletrofisiológica: leve = diferença de latência mediano/ulnar (14 cm, IV dedo) ³ 0,5 ms ou latência palmar mediano (8 cm) ³ 2,3 ms ou latência distal mediano (14 cm) punho-II dedo (P2) entre 3,7 e 4,4 ms; moderado = P2 > 4,4 ms; grave = ausência de potencial de ação sensitivo em P2; todas latências medidas no pico. Todos casos tiveram estudo bilateral, sendo excluídos casos com cirurgia prévia ou evidência de neuropatia periférica. Foram considerados apenas os casos de STC direito independente dos achados do lado oposto (200 mãos). Foi constituído grupo controle (GC) de 320 pessoas sem qualquer sintomatologia compatível com STC ou doenças sistêmicas conhecidas, pareando para sexo e idade. A idade média foi de 50,3 ± 10,8 para STC e 47,3 ± 14,8 anos no GC; sexo feminino 87,6% (STC) e 89,1% (GC); IMC 28,4 ± 5,0 (STC) / 25,4 ± 4,7 (GC) com p < 0,001; IP direito 0,706 ± 0,041 (STC) / 0,689 ± 0,037 (GC) com p < 0,001. Houve incremento do IP e idade com a maior gravidade eletrofisiológica do STC, o mesmo não ocorrendo com IMC. A análise de regressão logística multivariada para avaliar risco de apresentar STC revelou odds ratio ajustado de 1,11 (IC 95% 1,07- 1,16) para IMC (incremento de 1 unidade) e de 1,11 (IC 95% 1,05- 1,16) para IP (incremento de 0,01 unidade). A análise de regressão logística ordinal politômica para avaliar fator de risco de gravidade de condução nervosa em pessoas com STC revelou odds ratio proporcional (casos leve a grave) de 1,20 (IC 95% 1,00-1,30) para incrementos de 5 anos na idade e 1,10 (IC 95% 1,00-1,20) para incrementos de 0,01 no IP. O IMC não determinou risco para desenvolvimento de STC de maior gravidade. Os resultados permitem concluir: 1. As variáveis IP e IMC estão mais elevadas (p < 0,001) no STC; 2. O aumento da gravidade eletrofisiológica do STC está associado ao incremento de idade e IP, porém não ao do IMC.
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Books on the topic "Gravidanze a rischio"

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Convegno, Recenti acquisizioni in tema di gravidanza a. rischio (9th 1998 Rome Italy). IX Convegno Recenti acquisizioni in tema di gravidanza a rischio: Istituto superiore di sanità, Roma, 5 giugno 1998 : atti. Roma: Istituto superiore di sanità, 1998.

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Convegno Recenti acquisizioni in tema di gravidanza a rischio (10th 1999 Rome, Italy). X Convegno Recenti acquisizioni in tema di gravidanza a rischio: Istituto superiore di sanità, Roma, 21 maggio 1999 : atti. Roma: Istituto superiore di sanità, 1999.

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Principais doenças infecciosas e parasitárias de importância em medicina veterinária: revisões de literatura. Editora Amplla, 2021. http://dx.doi.org/10.51859/amplla.pdi443.1121-0.

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Abstract:
O objetivo principal deste livro é fornecer aos médicos veterinários e estudantes de veterinária uma revisão concisa dos fatos salientes das doenças infecciosas e parasitárias dos animais. Incluem-se as doenças causadas por bactérias, fungos, vírus e protozoários. Muitos textos sobre doenças infecciosas utilizam uma orientação sistêmica na apresentação do material. Isso geralmente resulta na sobreposição de discussões, pois várias doenças infecciosas afetam mais de um sistema. Pode-se então selecionar a doença ou doenças que deseja consultar por meio do sumário. As discussões sobre doenças são listadas em ordem alfabética. O material é organizado e apresentado para referência rápida e, portanto, também é útil para técnicos de laboratório e estudantes de veterinária que tenham alguma dúvida sobre o assunto. A ênfase principal está nas doenças que mais acometem os animais no Brasil. A maioria dessas doenças também ocorre em outras partes do mundo, mas a extensão de sua ocorrência pode variar de uma região para outra. Um pequeno número de doenças pode ocorrer apenas em determinadas regiões geográficas. Essas doenças são discutidas, mas recebem menos ênfase. O risco de exposição a agentes zoonóticos é inerente à prática da Medicina Veterinária. Este livro fornece também uma breve descrição de algumas zoonoses relevantes encontradas na rotina de Médicos Veterinários na prática de pequenos e grandes animais. A ideia de desenvolver uma obra que aborde discussões sobre as doenças infecciosas e parasitárias no âmbito da Medicina Veterinária, versa sobre a missão que profissionais e acadêmicos da área têm de controlar a propagação e a gravidade dessas enfermidades por meio da criação e disseminação de conhecimentos, práticas e produtos. O presente livro, utiliza da estratégia de redes multidisciplinares ativas em áreas programáticas de alto impacto para disseminação dos conhecimentos. O controle de doenças infecciosas e parasitárias em animais domésticos e silvestres requer uma compreensão da ecologia das enfermidades - as relações entre os hospedeiros animais e humanos, seus patógenos e o ambiente circundante. Esta obra está focada na ecologia e epidemiologia de doenças infecciosas e parasitárias, que inclui os estudos de doenças zoonóticas e emergentes, microbiologia ambiental e transmissão de agentes patogênicos através da cadeia alimentar (ou seja, segurança alimentar). Essas áreas são sinérgicas com áreas de mecanismos de resistência antimicrobiana, patobiologia, tratamento e prevenção de vírus, fungos, bactérias e protozoários de interesse em Saúde Única.
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Book chapters on the topic "Gravidanze a rischio"

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Vieira Serbeto, Erika Silva, Raiza Rabelo Ramos Almeida, and Fábio Pedro S. de Ferreira Bandeira. "Percepção de riscos socioambientais em comunidades pesqueiras: uma análise no litoral da Bahia, Brasil." In Territórios em Risco, 177–92. RISCOS - Associação Portuguesa de Riscos, Prevenção e Segurança, 2020. http://dx.doi.org/10.34037/978-989-54942-5-5_7_7.

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Abstract:
A Baía de Todos Santos (BTS) abrange comunidades ribeirinhas que são impactadas pela forte atividade industrial e petroquímica na região, ao tempo que existe uma carência de estudos que abordem a percepção de riscos socioambientais dessas comunidades. Objetivou-se analisar as percepções de risco socioambientais nas comunidades pesqueiras de Madre de Deus. No desenvolvimento, buscou-se um reconhecimento prévio da localidade e estabelecimento de contatos, após isso, conseguiu-se realizar oficinas onde a comunidade pôde listar os riscos socioambientais percebidos, bem como, sua gravidade e confeccionar uma linha do tempo. Foram citados 15 riscos. A maioria dos riscos (93,33%) foram classificados como muito graves. Na linha do tempo foram evidenciados elementos relevantes como a instalação da Petrobras no município, a carteira de pesca e o defeso. Os resultados apontam que a percepção de riscos socioambientais deve ser considerada em planos de gerenciamento. Faz-se necessária a compensação de danos por parte da indústria petrolífera para com essas comunidades e que o Estado cumpra seu papel de garantir os direitos socioambientais desses pescadores(as).
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Lima, Aline Maria Meiguins de. "CAPITULO 1 - A IMPORTÂNCIA DA GESTÃO DE RISCOS PARA AMAZÔNIA." In I WEBINÁRIO PPGGRD-UFPA, 13–16. Even3 Publicações, 2023. http://dx.doi.org/10.29327/5162993.1-1.

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Abstract:
A Gestão de Risco na Região Amazônica é um desafio constante pela carência de dados de monitoramento nas mais diversas áreas, tanto associadas às ocorrências naturais quanto tecnológicas. Os investimentos no caso dos desastres naturais, na redução dos elementos que tornam o meio vulnerável (já que os eventos perigosos (hazard) podem ser no mínimo antecipados em termos de gravidade, mais dificilmente evitados, dada sua natureza); ou na redução de ambos, para os eventos tecnológicos, que permitem inclusive que seja trabalhado o risco mínimo (sempre visando evitar a ocorrência do evento) podem mudar o perfil recorrente de desastres na Região Amazônica, anualmente marcado por inúmeras ocorrências que poderiam ser reduzidas ou eliminadas, se houvesse uma Gestão Integrada de Riscos.
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Mota, Matheus Jhonnata Santos, Thiago Vaz de Andrade, Arnon Silva de Carvalho, Alberto Calson Alves Vieira, and Erasmo de Almeida Júnior. "RELAÇÃO ENTRE OBESIDADE E RISCO DE GRAVIDADE DO CÂNCER DE PRÓSTATA." In Medicina: Aspectos Epidemiológicos, Clínicos e Estratégicos de Tratamento 3, 182–94. Atena Editora, 2021. http://dx.doi.org/10.22533/at.ed.58921170518.

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Barros, Bianka Mota, and Lorenna Cristina Leite Lira. "SISTEMA SANGUÍNEO ABO: UM POTENCIAL FATOR DE RISCO DE GRAVIDADE PARA PACIENTES COVID-19." In Abordagens em medicina: Estado cumulativo de bem estar físico, mental e psicológico, 147–49. Atena Editora, 2021. http://dx.doi.org/10.22533/at.ed.69721221116.

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Ripardo, Gabrielli Pinheiro, and Elizabeth Alecrim Soares Coelho. "A concessão da tutela de urgência: da ponderação entre o risco de dano irreparável e o risco de irreversibilidade dos efeitos da medida antecipatória." In O CPC à luz da jurisprudência, 31–44. Mucuripe, 2022. http://dx.doi.org/10.29327/5105512.1-2.

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Abstract:
O presente estudo tem como objetivo analisar os nuances relacionados à concessão da tutela de urgência, mais especificamente no que tange à ponderação necessária, por parte do julgador, face à possibilidade de irreversibilidade do provimento antecipado e o iminente dano irreparável ao jurisdicionado. Para tanto, o trabalho teve como foco a análise de decisões e jurisprudências no âmbito previdenciário, especialmente no que concerne à concessão de benefícios assistenciais e relacionados à incapacidade. Da mesma forma, além de análise jurisprudencial, o capítulo apresenta uma condição descritiva e bibliográfica, tendo sido, para fins de embasamento teórico, realizadas pesquisas qualitativa e exploratória em artigos, livros e revistas relacionados à temática. Foi analisado, assim, que em situações de confronto entre o risco de dano irreparável ao direito do autor e o risco de irreversibilidade da medida antecipatória, o magistrado tem que realizar a devida ponderação entre tais bens jurídicos, analisando os fundamentos que oferecem suporte à cada um, como gravidade, verossimilhança ou proteção à saúde e à integridade física, por exemplo. Concluiu-se, então, que a (ir)reversibilidade da medida antecipatória há de ser devidamente temperada, devendo serem analisados os pormenores do caso concreto a fim de não sacrificar o dano iminente ao direito do jurisdicionado sob a égide e a arguição de uma possível, e improvável, situação de irreversibilidade.
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Oliveira, Amarildo Borges da Silva, Ana Caroline Prado Pereira, Bárbara Queiroz de Figueiredo, Carina Brauna Leite, Jéssica Danicki Prado Fernandes, and Sarah Mitsue de Castro Matsuoka. "SISTEMA SANGUÍNEO ABO E RH: UM POTENCIAL FATOR DE RISCO DE GRAVIDADE PARA PACIENTES COM COVID19?" In Abordagens em medicina: avanços científicos, tecnológicos e sociais, 268–76. Amplla Editora, 2022. http://dx.doi.org/10.51859/amplla.ama2378-23.

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Ferreira, A. L. M., G. P. Monteiro, E. P. Mendonça, F. A. L. Santos, D. P. Rodrigues, D. A. Rossi, and R. T. Melo. "RESISTÊNCIA ANTIMICROBIANA DE Salmonella TYPHIMURIUM ISOLADAS DE ALIMENTOS E HUMANOS NO BRASIL." In PESQUISAS E ATUALIZAÇÕES EM CIÊNCIA DOS ALIMENTOS. Agron Food Academy, 2022. http://dx.doi.org/10.53934/9786599539657-38.

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Abstract:
As infecções por S. Typhimurium representam risco a saúde pública, sendo um dos principais sorovares envolvidos na salmonelose humana. Objetivou-se determinar os perfis de resistência a antimicrobianos de importância para o tratamento de salmonelose humana em 43 cepas de S. Typhimurium isoladas de alimentos e pacientes humanos entre os anos de 2011 a 2017. As cepas foram avaliadas quanto a presença de genes associados a resistência aos β-lactâmicos (blaTEM, blaSHV) e fluorquinolonas (qnrS e qnrA), além de fenotipicamente, pela determinação da concentração inibitória mínima (CIM). Foram identificados 15 perfis de resistência fenotípica, sendo nove classificados como multirresistentes; o perfil mais prevalente foi o de cepas resistentes a colistina e com resistência intermediária ao meropenem e ceftriaxona A soma da resistência e resistência intermediária fenotípica determinada a drogas das classes dos carbapenêmicos, polimixinas foi de 35 (81,4%) em ambas e demonstraram a gravidade do problema. Não houve relação entre o caráter fenotípico e genotípico para a resistência aos betalactâmicos, já que o gene blaTEM foi identificado em apenas 37% das cepas, sugerindo envolvimento de outros genes no fenótipo. Os resultados alertam para a necessidade de monitoramento da resistência antimicrobiana de S. Typhimurium e seu impacto no tratamento de infecções.
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Maria Borges Marins, Laís, Vitoria Fossari Geronasso, and Gabriela Galdino de Faria Barros. "Avaliação da síndrome do ovário policístico como fator de risco de gravidade para covid-19: uma revisão integrativa." In Internacional Saúde Única (Interface Mundial). 3rd ed. Even3, 2021. http://dx.doi.org/10.29327/icidsuim2021.380764.

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Conference papers on the topic "Gravidanze a rischio"

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G M F, ALMEIRA, BENATO FUSCO S F, GARCIA DE ÁVILA M A, NOVELLI E. CASTRO M C, GONSALES SUGIURA B M, CAMPOS FERREIRA T R C, RODRIGUES DE CAMPOS E C, and FUSCO D R. "Infarto Agudo do Miocárdio: Fatores de Risco Cardiovascular e Gravidade da Doença em Adultos e Idosos." In Encontro de Pós-graduação da Faculdade de Medicina de Botucatu. Editora Scienza, 2020. http://dx.doi.org/10.26626/978-65-5668-019-4c0055.

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Silva, Letícia Freitas De Castro, and Elisa Pinheiro Weber. "O ESTUDO DA SUPLEMENTAÇÃO DE VITAMINA D DURANTE A PANDEMIA DO VÍRUS SARS-COV-2: UMA REVISÃO DE LITERATURA." In I Congresso Brasileiro de Imunologia On-line. Revista Multidisciplinar em Saúde, 2021. http://dx.doi.org/10.51161/rems/1008.

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Abstract:
INTRODUÇÃO: Pacientes com COVID-19 podem ter graves consequências de curto e longo prazo para os indivíduos sendo necessárias medidas preventivas de saúde que possam reduzir o risco de infecção, progressão e gravidade da doença. Com isso, surgiu o papel da vitamina D como uma possível forma de prevenção de infecções respiratórias agudas. OBJETIVOS: Desenvolver uma revisão de literatura a fim de discutir o possível papel da vitamina D na redução do risco de COVID-19. MATERIAL E MÉTODOS: Estudo do tipo revisão narrativa de literatura, cuja pesquisa foi realizada com base de dados no Scientific Electronic Library Online (SciELO) e no PubMed Central (PMC). RESULTADOS: Estudos de reposição de vitamina D mostraram que esta melhora a imunidade inata (resposta imediata dos macrófagos aos vírus e bactérias invasores nas membranas mucosa, inibição direta com replicação viral ou com formas antiinflamatórias ou imunomoduladoras ), reduzindo assim a incidência e gravidade das infecções respiratórias agudas. A deficiência de vitamina D é mais comum em grupos de idade avançada, fumantes, obesos e em pacientes com doenças crônicas como diabetes, hipertensão. Os grupos de alto risco que apresentam mais complicações e maior mortalidade no COVID-19 coincidem com os grupos que apresentam alta incidência de deficiência de vitamina D. No entanto, ainda não há evidências suficientes sobre a associação entre os níveis de vitamina D e a gravidade e mortalidade da COVID-19. CONCLUSÃO: A discussão aponta para a necessidade e importância de ensaios clínicos randomizados e estudos de corte para compreender melhor o mecanismo e como a Vitamina D age a longo prazo.
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Cruz, Gustavo Alexandre, Érica Letícia Angelo Liberato, João Paulo Gregorio, Fernanda de Feitas Anibal, and Meliza Goi Roscani. "CONTAGEM DE PLAQUETAS NA ADMISSÃO COMO PREDITOS DE MAIOR GRAVIDADE EM PACIENTES HOSPITALIZADOS POR COVID-19." In I Congresso Nacional On-line de Biologia Celular e Estrutural. Revista Multidisciplinar em Saúde, 2021. http://dx.doi.org/10.51161/rems/1943.

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Abstract:
Introdução: Mesmo com o progresso gradual na área fisiopatologia e dos fatores relacionados ao prognóstico em pacientes com COVID-19, contudo não se sabe ainda se a contagem de plaquetas no plasma nestes pacientes pode ter uma correlação com o pior desfecho clinico, como óbito durante a internação na fase aguda da doença. Objetivos: O objetivo desse estudo foi avaliar quais fatores de risco e marcadores laboratoriais correlacionados ao pior prognóstico clinico, o óbito e com a contagem de plaquetas do plasma pacientes hospitalizados por COVID-19 em hospital universitário Métodos: Estudo clínico prospectivo observacional em pacientes hospitalizados por COVID-19 com mais de 18 anos internados em hospital universitário. Todos os pacientes incluídos foram avaliados quanto a sintomas e exames laboratoriais nas primeiras 24 horas e fatores de risco para doença cardiovascular (DCV). Análise estatística foi realizada para avaliar quais fatores se associaram ao desfecho óbito durante a internação. Resultados: Foram avaliados 104 pacientes internados consecutivamente pela doença no período de agosto a dezembro de 2020, com idade média de 6218 anos, sem diferença entre sexo, média de 113 dias de internação, média de dias de sintomas no momento da internação de 103 sendo que 49% precisaram de UTI e 18% faleceram. A amostra apresentou 44% de hipertensos, 14,4% com DCV conhecida e 23% de diabéticos. Nenhum fator de risco ou sintoma na admissão se associaram a maior mortalidade. Em 67 pacientes que apresentaram todos os exames, os fatores que se associaram a maior mortalidade foram idade (p=0,001) e contagem de plaquetas (p=0,002) na admissão. Nem dímero D, troponina ou PCR foram associados à gravidade pela doença. O valor de corte de contagem de plaquetas 156000 mm 3 apresentou sensibilidade de 22% e especificidade de 82% para mortalidade, com área sobre a curva de 0,75 [IC: 0,63-0,87; p=0,002). Conclusão: Grande parte dos marcadores não teve relação com a alta taxa de mortalidade, contudo a contagem de plaqueta no limite inferior da normalidade no momento da internação apresentou especificidade de 82% para desfecho desfavorável: óbito. Além disso, o fator idade teve uma relação com o pior prognóstico em pacientes internados.
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Andrade, Luana Fernanda Fernandes, ALEXANDRE LIMA CARNEIRO, HÊMILY ALVES DE AQUINO, LETICIA DA SILVA MOURA, and LUANA CRUZ QUEIROZ FARIAS. "O DESENVOLVIMENTO DE AUTOANTICORPOS COMO FATOR PREDITIVO DE GRAVIDADE NA COVID-19." In II Congresso Brasileiro de Imunologia On-line. Revista Multidisciplinar em Saúde, 2022. http://dx.doi.org/10.51161/ii-conbrai/5970.

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Abstract:
Introdução: Estudos recentes vêm demonstrando que, além de uma resposta imune hiperativa, existem perfis de expressão de autoanticorpos que estão associados a manifestação grave da infecção pelo SARS-CoV-2. Diante disso, o entendimento sobre a atuação dessas imunoglobulinas autorreativas na COVID-19 ao desencadear inflamação e agravar doenças se faz necessário para o melhor manejo do paciente. Objetivo: Identificar a relação entre autoanticorpos desencadeados pela COVID-19 e evolução grave da doença, bem como demonstrar a relevância de estudar tal associação. Metodologia: Foi realizada uma busca na base de dados Biblioteca Virtual em Saúde, utilizando os descritores combinados: “COVID-19/complicações” and “autoanticorpos” and not “vacina”. Foram incluídos na pesquisa: estudos disponíveis na íntegra, em inglês e espanhol, sendo excluídos: estudos que não se enquadraram na temática após leitura. Resultados: Os principais autoanticorpos associados a maior gravidade da COVID-19 apresentados pelos estudos foram anti-citocinas e anti-antígenos teciduais. Nesse contexto, o anticorpo anti-interferon I demonstrou relevante correlação com o desenvolvimento da forma grave da doença, haja vista a importância da ação da citocina alvo como mediadora da resposta imune contra o vírus. Ademais, o anticorpo antifosfolípide esteve correlacionado com graves eventos vasculares, o que se deve a atuação dessas proteínas em conjunto com neutrófilos, formando as “armadilhas extracelulares de neutrófilos”, as quais, quando produzidas em excesso, levam a um quadro de hipercoagulação sanguínea, favorecendo tromboembolismo. Além disso, autoanticorpos foram responsáveis por desencadear respostas tardias graves, a exemplo da encefalopatia autoimune, causada por reação cruzada devido à semelhança entre as proteínas estruturais do SARS-CoV-2 e o Receptor-N-Metil-D-Aspartato. Por fim, outras manifestações de risco, como a síndrome inflamatória multissistêmica na criança, também demonstraram associação com a produção de autoanticorpos, entretanto, não há o entendimento exato da imunofisiopatologia envolvida. Conclusão: Os estudos evidenciaram que mecanismos autoimunes estão associados a um pior desfecho clínico dos pacientes infectados pelo Sars-CoV-2. Nessa perspectiva, é de extrema relevância, fomentar pesquisas e atualizações acerca da relação dos autoanticorpos desencadeados pela COVID-19 com manifestações graves, vista a possibilidade de tais dados proporcionarem opções de rastreio, prevenção e tratamento de complicações decorrentes da doença.
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Almeida, Ana Beatriz Lima De, Maira Corrêa Mari, Rosana Câmara Agondi, Samara Raimundo Domingues, and Cynthia Mafra Fonseca De Lima. "ASMA ATÓPICA E O CONVÍVIO COM ANIMAIS DOMÉSTICOS." In I Congresso Brasileiro de Imunologia On-line. Revista Multidisciplinar em Saúde, 2021. http://dx.doi.org/10.51161/rems/1152.

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Abstract:
Introdução: A asma é considerada um problema mundial de saúde que acomete 300 milhões de indivíduos. No Brasil, estima-se que existam 20 milhões de asmáticos sendo que, destes, cerca de 50% dos adultos apresentam asma alérgica. De modo paralelo à grande prevalência de asma no país, o Brasil também possui a 4ª maior população de animais domésticos no mundo, sendo 52,2 milhões de cães e 22,1 milhões de gatos. A exposição a animais de estimação tem sido implicada como um fator de risco para asma, no entanto, vários estudos demonstram controvérsias. Desse modo, torna-se importante a elucidação da relação entre a gravidade da asma e o convívio com animais domésticos. Objetivo: Avaliar retrospectivamente a associação da exposição ao epitélio de cães e gatos com a classificação da gravidade da asma de pacientes adultos que convivam com estes animais em seu domicílio. Material e métodos: Foram avaliados 364 prontuários de pacientes diagnosticados com asma atópica no Ambulatório de asma do Serviço de Imunologia Clínica e Alergia do HC-FMUSP, de consultas realizadas entre 2017 e 2019. Foi calculado: presença de animais domésticos em casa, resultado do teste cutâneo e do imunoensaio Imunoglobulina E (IgE) específica para aeroalérgenos, classificação de gravidade da asma e controle da asma. Avaliações secundárias: idade de início e tempo de asma, Imunoglobulina E (IgE) total, presença de doenças atópicas e antecedentes familiares. Resultados: Cerca de 56% dos pacientes apresentavam asma grave e destes, 119 eram sensibilizados a epitélio de animais. Da amostra sensibilizada ao epitélio de animais e que convivia com cães, 88% apresentavam asma grave. 100% dos pacientes sensíveis ao epitélio de gato e que possuíam gato apresentaram asma grave. Conclusão: Foi notável a maior gravidade da asma em pacientes que são sensíveis a epitélio de cão e ou gato e convivem com estes animais em seus domicílios.
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Ortiz, Fernando M., Matteo Sammarco, Marcin Detyniecki, and Luís Henrique M. K. Costa. "Análise de Métricas Telemáticas para Auditoria de Veículos Autônomos." In Workshop de Computação Urbana. Sociedade Brasileira de Computação - SBC, 2021. http://dx.doi.org/10.5753/courb.2021.17101.

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Abstract:
Veículos autônomos (AVs) usam sistemas de sensoriamento externo para obter informações sobre os diversos objetos presentes ao seu redor e assim tomar decisões de condução de forma automatizada. De fato, as informações obtidas através da telemática veicular servem para monitorar o funcionamento e a forma de condução de quaisquer veículos automotores, não apenas dos AVs. De acordo com a literatura, diferentes métricas são usadas por aplicativos de asseguradoras para avaliar situações de risco potencial e como os motoristas dirigem. Quanto a AVs, porém, a avaliação destas métricas ainda é incipiente, dado que a maioria destes veículos está em desenvolvimento. Assim, com o objetivo de avaliar e quantificar a gravidade de eventos de risco no trânsito envolvendo AVs e outros usuários viários, este trabalho estuda métricas de segurança substitutas baseado em leituras de sensores exteroceptivos e proprioceptivos contidas em conjuntos de dados de AVs. Os resultados indicam que ao menos 10% dos eventos representam algum nível risco para o AV. Estes resultados ajudam a explicar o comportamento e a tomada de decisões no sistema autônomo.
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Campos, Letícia Clara Pires, Ana Paula Bezerra Barbosa, Jessyka Viana Valadares Franco, Gabriela Fernandes Ribeiro, and Carla Caroline Figueira De Oliveira. "IMPACTO DE NEOPLASIAS HEMATOLÓGICAS NA GRAVIDADE E MORTALIDADE DE PACIENTES COM COVID-19: UMA REVISÃO DE LITERATURA." In II Congresso Brasileiro de Hematologia Clínico-laboratorial On-line. Revista Multidisciplinar em Saúde, 2022. http://dx.doi.org/10.51161/hematoclil/78.

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Abstract:
Introdução: A infecção pelo SARS-CoV-2, têm se mostrado mundialmente perigosa, especialmente para grupos mais vulneráveis. Nesse cenário, pacientes de COVID-19 que apresentam neoplasias hematológicas se mostram mais propícios a um desfecho de quadro mais agressivo ou fatal. Objetivos: Verificar se um histórico de Neoplasia Hematológica (NH) está associado a uma maior taxa de gravidade e de mortalidade em pacientes da COVID-19. Material e métodos: Neste estudo analítico descritivo, foram coletados dados de artigos originais referentes a pesquisas relacionadas à COVID-19, contendo informações a respeito do desenvolvimento do quadro da doença em pacientes acometidos por neoplasias hematológicas. Para critério de inclusão, utilizou-se trabalhos publicados nos anos de 2020 e 2021 nas plataformas Scielo e PubMed, e os termos HEMATOLOGIA, NEOPLASIA HEMATOLÓGICA e COVID-19 foram usados para as buscas. Resultados: Dentre os diversos métodos de pesquisa analisados, há a convergência acerca da maior taxa de ocorrência de mortalidade, e de casos graves, da doença em pacientes que também possuíam neoplasias hematológicas do que na população geral afetada por esse mal; assim como quando comparados com pacientes de neoplasias hematológicas não infectados pelo vírus. A presença do câncer hematológico quando comparada a de tumores sólidos, se mostrou mais fatal, com taxa de mortalidade de 41% e 17%, respectivamente, em estudos com amostragem pequena o que torna a comparação ainda controversa. A maior susceptibilidade de infecção por COVID-19 dos pacientes de Neoplasias Hematológicas não é abordada com profundidade nos resultados, embora seja referida uma menor contagem de plaquetas e hemoglobinas nos pacientes quando infectados, e o prognóstico desses pacientes ainda passa por estudos. É destacado também, que pacientes não tratados contra a malignidade, possuíam mais chance de sobrevivência à infecção pelo SARS-CoV-2 quando comparados aos pacientes que estavam em tratamento, ou passaram por algum tipo de tratamento recente. Conclusão: O risco acentuado de desfecho desfavorável para um paciente com Neoplasia Hematológica frente a COVID-19, mostra a necessidade da manutenção de estratégias preventivas de infecções até a efetivação de um tratamento, mesmo no atual cenário vacinal.
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Moura, Lidiane Almeida, Jonas Mendes Oliveira, Beatriz Teixeira Parente de Lima, Roseane Rocha Araújo, and Marilia de Sousa Frota. "SAÚDE EM CORES: ESTRATÉGIA DE CLASSIFICAÇÃO DE RISCO EM SAÚDE MENTAL." In I Congresso Brasileiro de Saúde Pública On-line: Uma abordagem Multiprofissional. Revista Multidisciplinar em Saúde, 2021. http://dx.doi.org/10.51161/rems/2839.

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Abstract:
Introdução: O acolhimento em saúde mental é uma estratégia de cuidado que oferta ao usuário um espaço pautado na escuta qualificada, afim de produzir vínculo e atenção integral do sujeito, considerando suas necessidades e individualidades. Sendo realizado por qualquer profissional do nível superior que atue no Centro de Atenção Psicossocial II (CAPS II). Objetivo: Relatar a experiência do acolhimento em saúde mental por classificação de risco em cores, em um CAPS II de Sobral- Ceará. Materiais e Métodos: Trata-se de um relato de experiência de profissionais do CAPS II, onde descrevem o processo de acolhimento por classificação de risco em cores: azul, amarelo e vermelho. Durante o processo de triagem, um profissional técnico de enfermagem faz a escuta do paciente e a partir da compreensão da demanda, faz a classificação de risco. Os pacientes que apresentam condições não agudas, não urgentes, problemas crônicos, sem alteração dos sinais vitais (estável), são classificados como AZUL, podendo aguardar por até 4hs. Os pacientes com gravidade moderada e com possibilidade de evolução para caso grave é classificado como AMARELO, podendo aguardar por até 1h para ser atendido. Já os pacientes com caso gravíssimo/grave, com instabilidade das funções psíquicas, risco de morte, ameaça a própria vida ou a de outrem (crise) são classificados como VERMELHO, devendo ser atendidos imediatamente. Resultados: Com base no processo de avaliação dentro das rodas do serviço e na vivência pessoal, se percebeu que a partir da implantação da classificação de risco por cores no serviço de saúde mental CAPS II, uma melhora no fluxo do serviço e no atendimento dos pacientes, potencializando a comunicação entre a equipe e a resolutividade dos casos. Conclusão: Compreendendo o volume de demandas que o CAPS atende diariamente, seja de forma espontâneas dos pacientes já assistidos no serviço, ou pacientes que são referenciados por outras unidades de saúde, se faz necessário buscar estratégias de estratificação do risco e promoção de saúde de forma integral. Havendo ainda, a necessidade de avaliar sistematicamente esses processos de saúde, afim de promover uma assistência de melhor qualidade.
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Lima, Eduarda Rabêlo, Pedro Erbet Belém Filho Morais, Luana Sales de Barros, and Erika Rolim Melo Gurgel. "TRATAMENTO DA NEUTROPENIA FEBRIL NOS PACIENTES EM USO DE QUIMIOTERAPIA: UMA REVISÃO DE LITERATURA." In I Congresso Brasileiro de Hematologia Clínico-laboratorial On-line. Revista Multidisciplinar em Saúde, 2021. http://dx.doi.org/10.51161/rems/642.

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Abstract:
Introdução: A Neutropenia Febril (NF) pode ser definida através da temperatura oral ≥ 38,3ºC, no momento da aferição ou ≥ 38ºC durante 1 hora, além de uma contagem total de neutrófilos < 500/mm³ ou < 1000/mm³ com tendência de redução em 48 horas. Com o objetivo de estabelecer o tratamento adequado, deve-se realizar a estratificação de risco da NF, com o auxílio do índice de gravidade MASCC (Multinational Association for Supportive Care of Cancer), que pontua até 26 pontos. Objetivo: Revisar e descrever os principais aspectos da neutropenia febril nos pacientes em uso de quimioterapia, assim como as medidas mais eficazes para o seu tratamento. Material e métodos: Foi realizada uma pesquisa na literatura, utilizando as bases de dados PubMed e Scielo. Ao todo, foram revisados 7 artigos científicos, utilizando o descritor “Neutropenia febril em quimioterapia”, publicados entre os anos de 2016 a 2020. Resultados: O tratamento da NF envolve educação quanto a monitorização dos pŕoprios sintomas e tratamento medicamentoso. Em pacientes de baixo risco (MASCC ≥ 21 pontos), hemodinamicamente estáveis e na ausência de infecções de sítio, faz-se uso de antibioticoterapia oral com fluoroquinolona associada à amoxicilina-clavulanato. Em pacientes de alto risco (MASCC < 21 pontos) , faz-se beta-lactâmico antipseudomonas, carbapenêmicos ou piperacilina-tazobactam. Na presença de foco infeccioso, o tratamento deve seguir sua adequação para que haja a cobertura do real agente causador da infecção. Em idosos, é comprovada a relevância do uso de fator de crescimento como profilaxia e deve-se observar presença de uso crônico de glicocorticóides nesses grupos. Em crianças, recentemente tem-se optado pela antibioticoterapia oral nos pacientes de baixo risco, porém deve-se priorizar essa abordagem para pacientes cujas famílias possuam boa adesão medicamentosa. Conclusão: Em suma, a NF é uma emergência oncológica grave decorrente da quimioterapia, potencialmente fatal, desta forma deve ser diagnosticada e tratada o mais precocemente possível.
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Silva, Giulia Zucolotto, Rômulo Pereira Cortez Júnior, and Rosângela do Socorro Pereira. "EPIDEMIOLOGIA DOS ACIDENTES POR ANIMAIS PEÇONHENTOS, COM ÊNFASE EM ACIDENTES OFÍDICOS, NO ESTADO DO TOCANTINS, PERÍODO DE 2015 A 2018." In I Congresso Brasileiro de Parasitologia Humana On-line. Revista Multidisciplinar em Saúde, 2021. http://dx.doi.org/10.51161/rems/901.

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Abstract:
Introdução: Animais peçonhentos são aqueles que produzem peçonha (veneno) e têm condições naturais para injetá-la em presas ou predadores. O estado do Tocantins com suas características climáticas e atividades econômicas predominantes se torna um ambiente de risco para esses acidentes. Objetivo: Quantificar e analisar os dados epidemiológicos dos acidentes por animais peçonhentos no estado do Tocantins, além disso, identificar os principais tipos de espécies de serpentes. Material e métodos: Foi realizado um estudo observacional descritivo utilizando-se de dados do Sistema de Informação de Agravos de Notificação (SINAN). As variáveis foram: tipo de acidente, número de casos no estado, sexo, faixa etária, classificação de gravidade do caso, intervalo da picada até o momento do atendimento e principais tipo de serpentes que afetam o estado. Resultados: Houve um aumento das notificações dos casos de acidentes com animais peçonhentos de modo geral, até o ano de 2015 tinha a predominância de acidentes ofídicos depois foi liderado por escorpiões, sendo os ataques de modo geral mais predominantes no sexo masculino, ao fazer o estudo por microrregiões mostrou maiores números de casos nas cidades de Porto Nacional e Araguaína contemplando mais de 50% dos casos, com a maioria de casos leves cerca de 73,18% , justificando-se pela procura precoce de atendimento de 78,48% dos casos analisados que buscaram o pronto atendimento até 6 horas do acidente. E com um enfoque no acidente ofídico notou-se que o Tocantins com suas características regionais acompanhou o cenário brasileiro com a predominância do gênero Botrópicos. Conclusão: Os acidentes peçonhentos têm importância médica em virtude de sua grande frequência e gravidade. A padronização atualizada de condutas de diagnóstico e tratamento dos acidentados é imprescindível, pois assim permite um atendimento mais individualizado e eficaz.
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