Academic literature on the topic 'Grado del tumore'

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Journal articles on the topic "Grado del tumore"

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Lusardi, Paola. "Cardiotossicità da ormonoterapia nel tumore della prostata." Cardiologia Ambulatoriale, no. 3 (November 30, 2020): 195–97. http://dx.doi.org/10.17473/1971-6818-2020-3-10.

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Abstract:
Nel sesso maschile il tumore della prostata è il più rappresentato, ma la sopravvivenza a 10 anni dalla diagnosi è estremamente elevata (fino al 90%), sia per la diagnosi molto precoce attuata con le politiche di screening, sia per le elevate percentuali di malattia a rischio basso ed intermedio. La prognosi favorevole del tumore prostatico fa sì che il numero di comorbilità, quali dislipidemia, ipertensione, obesità, insufficienza renale cronica, cardiopatia ischemica e diabete, sia determinante sull’iter dei lungo sopravviventi. La terapia di deprivazione androgenica (ADT), che viene utilizzata nel setting terapeutico e palliativo, può essere considerata un fattore di rischio cardiovascolare aggiuntivo, in grado di accelerare i processi aterosclerotici sistemici e predisporre alla malattia coronarica e cerebrovascolare. Tutti i pazienti candidati o in trattamento con ADT devono pertanto essere valutati dal punto di vista cardiovascolare e metabolico e quindi stratificati per i fattori di rischio CV, ai fini di programmare la sorveglianza cardiologica e ridurre i danni potenziali dell’ADT.
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Andreula, C. F., A. N. M. Recchia-Luciani, I. Kambas, and A. Carella. "Ipotesi di correlazione tra istopatologia e neuroradiologia in risonanza magnetica nelle neoplasie endocraniche primitive: Gli astrocitomi." Rivista di Neuroradiologia 5, no. 2 (May 1992): 247–64. http://dx.doi.org/10.1177/197140099200500213.

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Abstract:
Obiettivo del lavoro è il tentativo di produrre informazioni sia sulla anatomia macroscopica che sulla intima struttura delle neoplasie, in virtù della capacità della RM di studiare la correlazione tra dimensioni molecolari, movimenti molecolari, tempo di correlazione (parametri fisici tissutali) e tempi di rilassamento attraverso lo studio della intensità di segnale in T1, T2, Densità Protonica. È stato affrontato in particolare il problema degli astrocitomi a causa della loro elevata incidenza, valutabile nel 25–30% dei gliomi cerebrali (a loro volta circa la metà dei tumori cerebrali adulti). Vengono analizzate le diverse classificazioni adottate, su basi e con obiettivi diversi, tutte portatrici di contributi conoscitivi, a causa della non omogeneità «pacchetto» di queste neoplasie, per cui diverse aree del tumore possono presentare diversa malignità; e la accertata evoluzione verso gradi di maggiore malignità (‘dedifferenziazione») in circa il 10% delle forme più benigne. A ciò va aggiunta la evenienza di forme multicentriche. Viene affrontato anche il problema della prognosi nei vari gradi, dipendente anche dalla localizzazione e dal volume raggiunti, fattori non introducibili in «pacchetto» su base istologica: localizzazione della neoplasia, unicita o molteplicità delle lesioni, peso assunto dalleffetto massa tumorale. La seconda fase dello studio prevede il controllo stereotassico in doppio cieco, con il calcolo dei coefficienti di correlazione che misurano il grado di accordo tra diagnosi neuroradiologica e diagnosi istologica. Particolare attenzione viene posta al tema dell'utilizzo di mdc paramagnetico, in particolare Gadolinio, ed alio studio della funzione della barriera ematoencefalica. Nella seconda parte si focalizza il tema della comprensione specifica dei vari tipi di astrocitomi, forzando la possibilità di attribuire un certo comportamento RM ad un tipo istologico. ‘Idea guida» è la ricerca del «perché» del segnale», per attribuirlo all'evento anatomopatologico con l'uso costante di semplici parametri per cercare di identificare il grado di benignità» o di malignità» di un astrocitoma con ricadute prognostiche ‘plausibili».
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Morbini, P., and M. Benazzo. "Papillomavirus umano e carcinomi del tratto aerodigestivo: il punto sulle evidenze nella babele dei dati scientifici." Acta Otorhinolaryngologica Italica 36, no. 4 (August 2016): 249–58. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-853.

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Abstract:
I carcinomi squamosi dell'orofaringe associati all'infezione da papillomavirus umano (HPV) costituiscono ormai una entità ben caratterizzata, che interessa prevalentemente maschi, giovani adulti o di mezza età, non fumatori. Essi hanno generalmente una prognosi più favorevole rispetto alla controparte non associate ad infezione, e per questo è stato proposto di dedicare a questo gruppo di pazienti un approccio terapeutico meno aggressivo. L'incidenza dei carcinomi dell'orofaringe associati a HPV è in rapido aumento nella maggior parte dei paesi occidentali, ma per quanto riguarda la popolazione italiana non sono disponibili dati epidemiologici in merito. Per quanto riguarda le altre regioni del distretto testa-collo, una più modesta porzione di lesioni displastiche di alto grado e di neoplasie appare essere correlata all'infezione da HPV, mentre il ruolo del virus nei tumori della laringe è stato parzialmente ridimensionato. HPV determina la trasformazione neoplastica delle cellule infettate tramite l'espressione dei suoi due oncogeni, E6 ed E7, che interagiscono con i meccanismi di apoptosi e regolazione del ciclo cellulare della cellula ospite. L'unica metodica in grado di documentare con certezza l'espressione degli oncogeni virali è attualmente l'amplificazione dell'RNA messaggero trascritto dai due oncogeni. Il consenso riguardo la strategia per l'identificazione dei pazienti affetti da carcinoma dell'orofaringe associato a HPV dal punto di vista clinico e diagnostico è tuttora limitato. Le metodiche diagnostiche più utilizzate, singolarmente o in combinazione, comprendono l'immunocolorazione con anticorpi diretti contro p16, l'ibridazione in situ per genotipi virali ad alto rischio e l'amplificazione del DNA virale mediate PCR. La possibilità di ottenere una diagnosi precoce grazie all'identificazione dell'infezione virale nelle cellule epiteliali esfoliate dal cavo orale o dall'orofaringe non ha finora fornito risultati soddisfacenti, tuttavia la persistenza del virus nel cavo orale in pazienti trattati per carcinoma dell'orofaringe ha dimostrato una significativa associazione con il rischio di recidiva del tumore. Non sono ancora disponibili sufficienti dati che documentino in maniera dettagliata la storia naturale dell'infezione a la sua progressione verso lo sviluppo di una neoplasia, e che definiscano con chiarezza le modalità di trasmissione e i fattori di rischio, comunque è chiaro che i comportamenti sessuali hanno un peso rilevante nel determinare il rischio di sviluppo di neoplasia dell'orofaringe HPV-correlata. La progressive diffusione nelle giovani generazioni del vaccino contro HPV, e soprattutto la sua estensione agli adolescenti di entrambi i generi è sicuramente destinata a modificare in maniera rilevante anche l'epidemiologica dei tumori HPV-correlati nel distretto testa-collo nel prossimo futuro.
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Bernardi, L. "La risonanza magnetica nella patologia maxillo-facciale." Rivista di Neuroradiologia 4, no. 3_suppl (December 1991): 141–46. http://dx.doi.org/10.1177/19714009910040s325.

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Abstract:
La RM ha avuto un forte impatto nella diagnosi, nel trattamento e nel follow-up (post-chirurgico, post-radioterapico) delle neoplasie del massiccio facciale. Infatti mentre l'aspetto delle strutture anatomiche alla TC, anche con mdc, dipende da un solo parametro fisico, la densità, l'intensità di segnale dei tessuti alla RM dipende da almeno quattro caratteristiche fisiche: i tempi di rilassamento T1 e T2, la densità protonica ed il flusso. La superiore risoluzione di contrasto della RM rispetto alla TC deriva dalla sua capacità di individuare ed evidenziare queste varie proprietà fisiche. La capacità multiplanare della RM è particolarmente vantaggiosa nel massiccio facciale. La RM permette inoltre la diretta visualizzazione, senza l'uso di mdc, di strutture vasali ed è quindi in grado di dimostrare l'aumentata vascolarizzazione tumorale. La maggiore deficienza diagnostica della RM nel massiccio facciale è la sua insufficienza nell'evidenziare le calcificazioni e le sottili alterazioni ossee (erosione, iperostosi). Per quanto concerne la tecnica, le sequenze T1 pesate, a causa del loro alto rapporto segnale-rumore, sono le migliori per lo studio dell'anatomia ed evidenziano in modo ottimale l'interfaccia tumore-grasso. Le sequenze T2 pesate invece sono le più adatte per evidenziare l'interfaccia tumore-muscolo. Le sequenze DP rappresentano una combinazione di informazioni T1 e T2 pesate.
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Leone, C. A., P. Capasso, D. Topazio, and G. Russo. "Supracricoid laryngectomy for recurrent laryngeal cancer after chemoradiotherapy: a systematic review and meta-analysis." Acta Otorhinolaryngologica Italica 36, no. 6 (December 2016): 439–49. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-1063.

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Abstract:
La recidiva e la persistenza del cancro della laringe dopo radioterapia rappresentano eventi insidiosi, i cui tassi di incidenza variano dal 13% al 36%. L’intervento di laringectomia sopracricoidea (LSC), con cricoioidopessia (CIP) o cricoioidoepiglottopessia (CIEP), è in grado di garantire risultati oncologici e funzionali affidabili per i pazienti selezionati affetti da carcinoma glottico o sopraglottico, sia in caso di neoplasia primitiva che di recidiva. La presente metanalisi ha lo scopo di valutare i parametri oncologici e funzionali nei pazienti trattati con LSC per recidiva di carcinoma squamocellulare della laringe dopo fallimento di radioterapia. La ricerca è stata effettuata sui databases MEDLINE, PubMed ed EMBASE (da gennaio 1990 a dicembre 2015, solo in lingua inglese). Per la metanalisi è stato impiegato il metodo DerSimonian e Laird con effetto “midex random”; l’eterogeneicità è stata misurata mediante I. Sono stati inclusi nella ricerca 276 articoli, tra i quali ne sono stati selezionati 14 per la metanalisi, per un totale di 291 pazienti. L’analisi statistica ha mostrato una sopravvivenza globale (OS) a 5 anni del 80,2% (IC 0,719-0,885; I= 62%; p = 0,003) e una sopravvivenza libera da malattia (DFS) a 5 anni del 89,5% (IC 0,838-0,952; I= 52%; p = 0,022). Le indicazioni chirurgiche per una LSC dopo fallimento di radioterapia non cambiano rispetto a quelle adottate per pazienti con tumore primitivo. Pertanto, è stato ipotizzato che l’attenta valutazione dell’estensione del tumore, in caso di recidiva, potrebbe essere responsabile dell’alto tasso di OS e DFS a 5 anni. Per quanto riguarda i parametri di valutazione funzionale precoce postoperatoria, il tempo medio di decannulazione è stato di 35,6 giorni (IC 24,3-46,9; I= 95%; p < 0,001), mentre il tempo medio di rimozione del sondino naso-gastrico (SNG) o della gastrostrostomia percutanea endoscopica (PEG) è stato di 28,3 giorni (IC 22,7-33,8; I= 86%; p <= 0.001). Questi dati sono in accordo con gli Autori che preferiscono la rimozione precoce del sondino nasogastrico. In tal modo si può riprendere l’alimentazione orale quando è ancora presente il tubo endotracheale a protezione delle vie aree e permettere l’aspirazione degli eventuali residui alimentari.
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Finizio, F. S. "Il contributo della RM allo studio dei tumori disembrioplastici neuroepiteliali (TDN)." Rivista di Neuroradiologia 9, no. 3 (June 1996): 355–58. http://dx.doi.org/10.1177/197140099600900315.

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Abstract:
ITDN rappresentano la neoplasia benigna dal punto di vista anatomo patologico, localizzata prealentemente al lobo temporale, caratterizzata dal punto di vista clinico da una storia di crisi parziali complesse insorgenti prima dell'età adulta giovane. La diagnosi di TDN è particolarmente importante perchè tali crisi sono particolarmente resistenti alla terapia medica, mentre la loro prognosi è eccellente dopo resezione chirurgica. Esperienza con RM di questo tipo di tumore è piuttosto limitata. Viene presentato un caso di TDN studiato con RM confermato istologicamente, caratterizzato da una insorgenza tardiva (oltre i 40 anni) e per l'associazione con cefalea, usualmente non riscontrata. Anche se il quadro RM può mioare quello del ganglioglioma o dell'osteocitoma di basso grado, la presenza di una lesione corticale ipointensa in T1 e iperintensa in T2 in un paziente con una storia di crisi parziali complesse iniziate nell'età adulta giovane deve suggerire una possibile diagnosi di TDN. Il TDN può avere l'aspetto di una cisti benigna non tumorale ma, a differenza di questa, è iperintenso nelle immagini pesate in DP, particolarmente importanti per la diagnosi. Solo occasionalmente vengono riscontrate calcificazioni e assunzione di gadolinio.
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Egitto, M. G., C. Uggetti, and F. Zappoli. "Chemioterapia intraarteriosa superselettiva con carboplatino ad alte dosi nei tumori avanzati cervico-facciali." Rivista di Neuroradiologia 9, no. 2_suppl (November 1996): 153–58. http://dx.doi.org/10.1177/19714009960090s220.

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Abstract:
Il trattamento tradizionale, basato sulla chirurgia associata alla radioterapia, dei carcinomi squamocellulari (SCC) cervico-facciali di stadio III e IV dà a tutt'oggi risultati deludenti. La chemioterapia sistemica è stata usata in passato solo come trattamento palliativo. La chemioterapia intraarteriosa presenta vantaggi teorici sostanziali legati soprattutto alla maggior tollerabilità del farmaco usato e sembra essere particolarmente indicata nei SCC per la tendenza alla diffusione unicamente loco-regionale di queste neoplasie, e per la facile attuale aggredibilità angiografica attraverso i rami di suddivisione dell'arteria carotide esterna. Riportiamo la nostra esperienza riguardante il trattamento intraarterioso chemioterapico di 22 pazienti con diagnosi bioptica di SCC all'esordio della malattia. La somministrazione di Carboplatino ad alte dosi (300–350 mg/m2) è stata effettuata in maniera superselettiva con infusione rapida, e ripetuta per tre sedute a distanza di 15 giorni. Il punto di infusione del farmaco è stato ottimizzato caso per caso in base ai reperti ottenuti nella fase diagnostica dell'esame angiografico col duplice obbiettivo di giungere più vicino possibile alla neoplasia primitiva e di infondere il farmaco anche agli eventuali linfonodi metastatici satelliti. I rami della carotide esterna, per il calibro sottile e la tortuosità, tendono a spasmizzarsi con estrema facilità: è stato estremamente utile avvalersi di cateteri idrofilici 5F, con i quali si sono minimizzate le eventuali complicanze tecniche in tutte le procedure angiografiche (64) eseguite. Il trattamento è stato sempre ben tollerato, con tossicità locale modesta (grado 1–3 WHO), prevalentemente a carico delle mucose (stomatite) e della cute (dermatite ed alopecia), e minimi fenomeni di mielosoppressione (grado 1–2 WHO). Risposte positive (remissione completa o remissione parziale) si sono osservate nel 94% dei casi sul tumore primitivo, e nel 50% dei casi sulle metastasi linfonodali cervicali. La riduzione del volume della neoplasia è stato spesso così notevole da evitare al paziente il trattamento chirurgico: ai cicli di chemioterapia è stata fatta seguire soltanto la radioterapia mirata al residuo tumorale.
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Roncallo, F., I. Turtulici, A. Bartolini, G. Margarino, P. Mereu, F. Scasso, L. Scotto Di Santillo, A. Santelli, G. Garaventa, and A. Tedeschi. "Tomografia computerizzata e risonanza magnetica nella patologia del distretto testa-collo." Rivista di Neuroradiologia 9, no. 3 (June 1996): 301–20. http://dx.doi.org/10.1177/197140099600900306.

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Abstract:
La patologia neoplastica maligna del distretto-testa collo presenta un notevole polimorfismo istologico, in rapporto ai diversi tessuti fisiologicamente presenti. La grande maggioranza concerne comunque i carcinomi e tra questi prevale il carcinoma a cellule squamose. Nella prognosi e nella scelta e pianificazione del trattamento assumono una importanza decisiva l'estensione del tumore primitivo e l'eventuale presenza ed entità del coinvolgimento linfonodale. In base al quesito clinico sono stati preliminarmente distinte diverse categorie di esami TC e RM. Le immagini ottenute sono state interpretate sulla base di un criterio anatomo-topografico che separa diversi spazi fasciali nell'ambito delle regioni sopra- e sottoioidea del distretto testa- collo. È stata quindi effettuata una valutazione comparativa delle informazioni ottenute dagli esami clinico-endoscopici e dalla diagnostica per immagini. TC e RM consentono una stadiazione completa dei carcinomi sia su T, perchè sono in grado di documentare lo sviluppo profondo sottomucoso e nell'ambito degli spazi fasciali limitrofi, nonchè la diffusione perineurale, perivascolare e le erosioni osteocartilaginee, parametri non analizzabili dall'endoscopia, sia su N, perchè svelano linfoadenopatie che per dimensioni e soprattutto per sede sono occulte all'esame clinico. Al contrario lesioni non rilevate mucose superficiali possono risultare del tutto mute alla diagnostica per immagini, così come è pressochè impossibile formulare una corretta caratterizzazione tissutale delle ipertrofie anche spiccate degli spazi mucosi rino- ed orofaringeo, informazioni che sono esaustivamente ottenibili dagli esami endoscopico-bioptici. Pertanto TC e RM hanno un notevole impatto nella stadiazione dei carcinomi del distretto testa-collo, ma il loro utilizzo va effettuato sempre complementariamente e successivamente ad esame clinico specialistico del paziente ed indagine endoscopica delle vie aerodigestive superiori.
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Vaghi, M. A., M. G. Bruzzone, A. Costa, M. Grisoli, E. Ciceri, and A. Allegranza. "La risonanza magnetica e le malformazioni vascolari." Rivista di Neuroradiologia 4, no. 3_suppl (December 1991): 37–44. http://dx.doi.org/10.1177/19714009910040s308.

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Abstract:
La diagnosi di natura delle malformazioni vascolari influisce sulla scelta del trattamento, sia esso chirurgico, intervenzionale o conservativo. Nel caso di MAV lo studio angiografico è necessario e sufficiente, tuttavia le informazioni che la RM è in grado di fornire sulle strutture anatomiche coinvolte dalla lesione sono così importanti da giustificare un esame con RM anche ‘a posteriori», quando l'angiografia è stata eseguita in una procedura d'urgenza. La RM, in quanto esame non invasivo per eccellenza, è molto utile nei controlli dopo l'atto terapeutico, sia esso chirurgico sia esso di angiografia intervenzionale. Quando la MAV è solo durale, la RM come controllo dei casi trattati ha un valore relativo, può tuttavia dimostrare un'eventuale diminuzione di flusso. La possibilità di riconoscere un angioma venoso alla RM è importante perché frequentemente queste lesioni non sono di interesse chirurgico e, in tal caso, un esame invasivo come l'angiografia può essere risparmiato. Per le ragioni sovraesposte l'angioma cavernoso non può essere diagnosticato con certezza sulla base della sola RM. Tuttavia l'immagine caratteristica anche se non patognomonica composta da segnali di sanguinamenti avvenuti in epoche diverse e accompagnata da angiografia negativa, depone per la diagnosi di angioma cavernoso con un ragionevole margine di affidabilità. Peraltro bisogna sempre tener presente la diagnosi differenziale con un tumore maligno che abbia sanguinato. Anche in questo caso il controllo di RM, meglio con contrasto paramagnetico, rappresenta nella maggior parte dei casi il mezzo più utile e meno invasivo.
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Molina Loza, Ernesto, and Carlos Altez Navarro. "Sarcoma del estroma endometrial de grado alto: presentación de un caso." Revista Peruana de Ginecología y Obstetricia 57, no. 4 (April 16, 2015): 277–80. http://dx.doi.org/10.31403/rpgo.v57i174.

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Abstract:
El sarcoma del estroma endometrial (SEE) es un tumor infrecuente, que comprende menos del 1% de los tumores malignos ginecológicos. Presentamos el caso de una mujer de 24 años con hemorragia uterina anormal a la que se le realizó histerectomía con anexectomía bilateral por tumor pélvico. Microscópicamente, la neoplasia estaba constituida por una proliferación maligna de células estromales del endometrio. El estudio inmunohistoquimico mostró positividad para vimentina y desmina. Se presenta el estudio clínico patológico, la nueva clasificación de la OMS y las opciones terapéuticas
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Dissertations / Theses on the topic "Grado del tumore"

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STELLA, MARTINA. "Identification of molecular alterations associated with the progression of clear cell Renal Cell Carcinoma by mass spectrometric approaches." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2019. http://hdl.handle.net/10281/241159.

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Abstract:
Il carcinoma a cellule renali rappresenta la più frequente forma di tumore al rene, e il carcinoma a cellule chiare ne è il morfotipo più ricorrente (80% dei casi). Ad oggi la nefrectomia, totale o parziale, rimane il trattamento di elezione. E’ evidente, quindi, la necessità di indagare a fondo gli aspetti molecolari associati alla progressione del tumore, con il fine ultimo di produrre conoscenze utili alla diagnosi o trattamento delle lesioni stesse. In questo lavoro abbiamo utilizzato approcci proteomici complementari per lo studio dei processi associati all’insorgenza e alla progressione (stadio e grado) dei tumori: Matrix-Assisted Laser Desorption/Ionisation – Mass Spectrometry Imaging (MALDI-MSI) e nLC-ESI MS/MS. Combinando l’utilizzo di fluidi biologici, che non richiedono tecniche invasive, e l’analisi diretta del tessuto tumorale, abbiamo approfondito lo studio delle modifiche proteomiche associate alla progressione del carcinoma renale a cellule chiare. Inizialmente abbiamo considerato le informazioni ottenibili da diversi fluidi biologici: urine e plasma. Abbiamo quindi valutato la distribuzione spaziale di peptidi triptici in aree del tumore a diversi gradi (MALDI-MSI), associandovi l’analisi di omogenati di tessuto per aumentare le informazioni quali-quantitative ottenibili (nLC-ESI MS/MS). Infine, abbiamo mostrato come informazioni relative alla dimensione e allo stadio della lesione siano rilevabili anche dalle urine del paziente. Attualmente sono in corso studi più approfonditi sui processi biologici coinvolti e dati preliminari suggeriscono un ruolo fondamentale dei processi metabolici nella progressione del tumore. Inoltre, è stato messo a punto un protocollo per l’analisi di N-glicani direttamente da tessuto, che sarà utilizzato per valutare la loro espressione in diverse aree del tumore. In conclusione, siamo fiduciosi che tutti i dati raccolti possano portare a una miglior comprensione dei processi coinvolti nella progressione del tumore renale a cellule chiare.
Renal Cell Carcinoma (RCC) is the most frequent form of kidney cancer and approximately 80% of cases are defined as clear cell RCC (ccRCC). Partial or total nephrectomy remain the gold standard for the routine treatment of ccRCC, therefore a better understanding of molecular aspects associated to tumour progression could be useful for its diagnosis, prognosis and treatment. Nowadays proteomic approaches are more readily used to investigate the processes that drive disease onset and progression. In this work, two complementary technologies, Matrix-Assisted Laser Desorption/Ionisation – Mass Spectrometry Imaging (MALDI-MSI) and nLC-ESI MS/MS, were used to detect alterations within tumour lesions and to perform protein identification and quantification. Likewise, employing both tissue and body fluids (urine-plasma) ensures a strong correlation with the disease, a high degree of lesion specificity whilst at the same time enables the use of more readily accessible samples. Therefore, the aim of this study was to investigate proteomic changes in different human specimens related to early pathological modifications and ccRCC progression. Our study on ccRCC started with the evaluation of the information that can be obtained from urine and plasma from patients with ccRCC. Then, MALDI-MSI was used to evaluate the spatial distribution of tryptic peptides directly on tissue, and the molecular data has been correlated to morphological annotation (grade). Moreover, in situ findings has been combined with those obtained from tissue homogenates and better understanding of molecular changes among the four grades has been provided. Finally, we demonstrate the possibility to detect in urine alterations determined by the stage of the lesion. Further work related to the study of ccRCC tissue is currently ongoing. At first, the biological role of the proteins resulted to be altered and the pathways involved in grade progression are under investigation. Preliminary data suggest the essential role of metabolic alterations in ccRCC progression. Moreover, a protocol for realised N-glycans analysis directly on tissue has been optimised and this protocol will be used to evaluate N-glycans trait on different ccRCC grade areas. In conclusion, it is hoped that the data obtained along with the additional work planned, could better clarify the biological processes involved in ccRCC progression.
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Lovatón, Espadín Rolando Eladio. "Sobrevida asociada a la resección quirúrgica de los gliomas de alto grado operados en el Departamento de Neurocirugía del Hospital Edgardo Rebagliati Martins en el periodo 2011-2012." Bachelor's thesis, Universidad Nacional Mayor de San Marcos, 2014. https://hdl.handle.net/20.500.12672/12949.

Full text
Abstract:
Introducción: Los gliomas de alto grado constituyen la causa más frecuente de tumores cerebrales malignos primarios, que afectan dramáticamente la esperanza de vida de los pacientes que lo padecen. El tratamiento es multidisciplinario que incluye cirugía, quimioterapia y radioterapia. A pesar de los avances en el tratamiento la sobrevida media es de 14 meses. En el Perú no existen datos sobre la sobrevida de los pacientes con glioma de alto grado asociada a la resección quirúrgica que se realiza en nuestro medio. Objetivo: Determinar la sobrevida asociada a la resección quirúrgica de los pacientes con gliomas de alto grado operados en el Departamento de Neurocirugía del Hospital Edgardo Rebagliati Martins en el periodo 2011-2012. Diseño: Diseño analítico retrospectivo. Lugar: Departamento de Neurocirugía del Hospital Edgardo Rebagliati Martins. Participantes: pacientes operados de glioma de alto grado en el Departamento de Neurocirugía del Hospital Edgardo Rebagliati Martins en el periodo 2011-2012. Intervenciones: No. Principales medidas de resultados: Gráficas, tablas y curvas de sobrevida de Kaplan- Meier Resultados: De un total de 60 pacientes,54% fueron varones, grupo etáreo más afectado fue por encima de los 50 años, glioblastoma multiforme fue el glioma de alto grado más frecuente. La media de sobrevida fue de 11.8 meses. La resección total, bajo los criterios del estudio , se logra en un 38 % . No hubo diferencias en la sobrevida con respecto al grado de resección quirúrgica realizada. Conclusiones: El grado de resección quirúrgica no influye en la sobrevida de los pacientes operados de glioma de alto grado en el Departamento de Neurocirugía del Hospital Edgardo Rebagliati Martins en el periodo enero 2011- mayo 2012. No recibir tratamiento adyuvante (radioterapia-quimioterapia) es el principal factor que influye negativamente en la sobrevida de los pacientes.
Trabajo académico
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Carrascosa, Lloret Victor. "Estudio de la concentración sérica del factor de crecimiento del endotelio vascular (VEGF) en el carcinoma vesical y de su relación con el estadio tumoral, grado citológico, recidivas y supervivencia." Doctoral thesis, Universitat de València, 2003. http://hdl.handle.net/10803/9568.

Full text
Abstract:
El carcinoma vesical es el segundo tumor más frecuente del aparato genitourinario, es el quinto tumor más frecuente de los varones occidentales, y en nuestro país se estima una incidencia de 20 casos por cada 100.000 habitantes y año. En la actualidad es necesario encontrar nuevos indicadores pronósticos del carcinoma vesical que permitan identificar que tumores deben ser tratados precozmente de manera más intensa. La angiogénesis en el carcinoma vesical, expresada como densidad vascular en las piezas quirúrgicas, ha mostrado tener relación con el pronóstico del mismo. VEGF es una citosina multifuncional que ha mostrado tener gran relevancia en el proceso angiogénico. Hipótesis: Para el desarrollo y progresión del carcinoma vesical la angiogénesis es un factor necesario, aunque no suficiente, en el que VEGF pudiera jugar un papel relevante.Objetivos: Cuantificar la concentración sérica de VEGF en una serie de tumores vesicales primarios, así como en un grupo control de pacientes no neoplásicos. Comprobar si existe una relación entre los niveles séricos de VEGF en el momento del diagnóstico inicial con el estadio tumoral, grado citológico, citología urinaria, número de tumores existentes al diagnóstico, número de recidivas, progresión, intervalo libre de enfermedad existente hasta la primera recidiva y mortalidad en los tres primeros años de seguimiento.Material y Métodos: Se realizó una determinación de los niveles séricos de VEGF, mediante una técnica de ELISA, en una serie 52 de tumores vesicales así como en un grupo control de 26 pacientes no neoplásicos.Resultados: Se apreciaron concentraciones medias significativamente distintas en el grupo de estudio y en el grupo control, presentando los pacientes del grupo de estudio concentraciones séricas medias superiores a las existentes en el grupo control. No se aprecio una relación estadísticamente significativa entre las concentraciones séricas de VEGF y estadio, grado, citología urinaria, número de tumores existentes al diagnóstico, número de recidivas, progresión, intervalo libre de enfermedad, mortalidad ni supervivencia.Conclusiones: Los pacientes con carcinoma transicional vesical presentan unas concentraciones séricas de VEGF elevadas en relación existentes en la población no oncológica. No se apreciaron relaciones significativas de las concentraciones séricas de VEGF con indicadores pronósticos de reconocidos del carcinoma vesical. Las concentraciones séricas de VEGF no aportan información pronóstica en el carcinoma vesical.
Bladder cancer is the second most frequent tumour of the genitourinary tract. In our days it is necessary to identify new prognostic markers of bladder cancer that help clinicians to identify which patients should be treated earlier and in an intensive way. Tumour development is angiogenesis dependent. Tumour angiogenesis, expressed as mean micro vessel density in histological preparations, proved to be in several studies an independent prognostic marker in bladder cancer. VEGF is a multifunctional cytokine that plays an outstanding role in angiogenesis.Hypothesis: Angiogenesis is a necessary process in the development and progression of bladder cancer, in which VEGF could play an outstanding role.Objective: To determine the serum concentrations of VEGF in a primary bladder cancer series and in a healthy (non cancer) control group, and to verify if there is a relationship of VEGF serum concentrations at diagnosis with stage, grade, urinary cytology, number of tumours at the first transurethral resection (TUR), disease - free survival and mortality in the first three years of follow up. Material and methods: This study comprised 52 patients with bladder cancer and 26 healthy controls. Serum concentrations of VEGF were assessed by the Quantikine quantitative sandwich enzyme human vascular endothelial growth factor immunoassay kit (R & D Systems, Abington, United Kingdom) according to manufacturer instructions.Results: Mean serum concentrations of VEGF in the study (bladder cancer) group where significantly higher than in controls. There were no significantly relationships of serum concentrations of VEGF with tumour stage, grade, number of tumours at the first TUR, number of relapses, urinary cytology, disease free survival or mortality.Conclusions: Patients with bladder cancer show higher serum concentrations of VEGF than healthy controls.There was no significant relationship of serum concentrations of VEGF with recognized prognostic factors of bladder cancer.The serum concentrations of VEGF do not provide prognostic information in bladder cancer.
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Vallejos, Arroyo Virginia. "Valor diagnóstico de los índices de captación volumétricos obtenidos mediante tomogammagrafía (SPECT) con cloruro de 201Tl en el estudio del grado histológico de tumores cerebrales de estirpe glial y su utilidad en la valoración de respuesta al tratamiento." Doctoral thesis, Universitat de Barcelona, 2006. http://hdl.handle.net/10803/2205.

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Abstract:
HIPÓTESIS DE TRABAJO. Evaluar el valor diagnóstico de los índices de captación de 201Tl calculados en la totalidad del volumen tumoral en pacientes con glioma. Para ello se ha utilizado un método de cuantificación que permite la determinación del volumen de lesiones tumorales cerebrales a partir de imágenes SPECT y de índices de captación calculados a partir de dichos volúmenes (ICV).
METODOLOGIA. Diseño del estudio y objetivos: I- Etapa experimental: Validación del método de cuantificación mediante un maniquí en cuyo interior se simularon lesiones con esferas de diferente volumen y actividad que fueron colocadas en diversas posiciones. II. Etapa clínica: Determinar la aplicabilidad de los ICV en el estudio de pacientes con glioma cerebral. Se diseñó un estudio observacional, descriptivo-transversal (fase de inclusión de pacientes entre los años 1997 y 2001 en dos centros sanitarios de tercer nivel). Población de estudio: GRUPO I (75 pacientes (p) estudiados previamente a la realización de la cirugía, para la valoración del grado de malignidad histológica), GRUPO II (45 p estudiados en la primera semana postcirugía para comprobar el grado de resección tumoral). GRUPO III (24 p con sospecha de recidiva versus necrosis o gliosis posterapéutica). GRUPO IV (20 p en los que se valoró el grado de respuesta tras realizar una 1ª y 2ª línea de quimioterapia -QT- en relación a los criterios de Macdonald). Protocolo de estudio: SPECT precoz (P) y tardío (T) adquirido a los 15¨y 2-3 h p.i de 148 MBq de 201Tl. ICV analizados: I1P e I1T, I2P e I2T, I3P e I3T, IR (índice de retención). Análisis estadístico: Sensibilidad (S), especificidad (E), valor predictivo positivo y negativo (VPP y VPN), o grado de acuerdo del SPECT 201Tl respecto al diagnóstico histológico definitivo o en su defecto, respecto a las técnicas de neuroimagen morfológica (TC y/o RM) o la evolución clínica. Análisis del área bajo la curva ROC como medida de validez global del SPECT 201Tl. Prueba U de Mann-Whitney para la comparación de los ICV entre grupos. Nivel de significación p< 0,05.
Resultados. I Validación del método de cuantificación. El volumen cuantificado (Vc) y el volumen real (VR) de las esferas se encontraban relacionados según un modelo de regresión de tipo lineal: VR= 0,418Vc-22 (r=0,985; p<0,001). El error medio asociado al ajuste fue del 14%. La variabilidad intraobservador en la delimitación manual de la ROI (región de interés) de las esferas fue del 5,9%.
II. Resultados en la población de estudio. GRUPO I: La S del SPECT 201Tl fue del 92%, el VPP del 100%. Se observaron diferencias significativas entre glioblastomas multiformes (GBM) y astrocitomas de bajo grado (ABG) en todos los ICV, entre astrocitomas anaplásicos (AA) y ABG en todos los ICV excepto en el I3T, entre GBM y AA solamente en el I1P y I1T. La mejor exactitud diagnóstica se observó para el I1P y el I1T -95,8% y 92,3%- (área bajo la curva ROC). GRUPO II: La S del SPECT 201Tl para el diagnóstico de tumor residual fue del 90,9 % y la E del 78,3 %, el VPP y VPN del 80 % y del 90 %. GRUPO III: Se demostró una S y E del SPECT 201Tl para el diagnóstico de recidiva del 72,7% y 76,9%. GRUPO IV: El SPECT 201Tl coincidió con el "status" clínico (criterios de Mcdonald) en el 90% de los casos tras la 1ª línea de QT y en el 94,4 % tras tratamiento de segunda línea.
Conclusiones. Los datos demuestran una buena fiabilidad del método de cuantificación para su aplicación en clínica. Los ICV orientan sobre la agresividad histológica de los gliomas permitiendo la diferenciación entre las lesiones de alto y bajo grado, y dentro de las primeras, entre AA y GBM. En el período postquirúrgico inmediato la ausencia de captación de 201Tl indica que el tumor ha sido totalmente resecado y no hay evidencia de tumor residual. Durante el seguimiento la valoración cualitativa y semicuantittiva (ICV) de la captación de 201Tl en el lecho tumoral permite la diferenciación entre tejido tumoral viable y radionecrosis o fibrosis posterapéutica. El tipo de respuesta observado por SPECT 201Tl se correlaciona adecuadamente con la respuesta clínica valorada según los criterios de Macdonald.
"Diagnostic value of volumetric uptake indexes obtained by 201Tl chloride scintitomography (SPECT) for the study of histologic grade of glial brain tumours, and its usefulness in the assessment of therapeutic response"

HYPOTHESIS. To assess the diagnostic value of 201Tl uptake indexes calculated in the full tumour volume in patients with glioma. In order to achieve our objective a quantification method that allows to determine tumour volume by SPECT study was performed and also volumetric uptake indexes (VUI) were calculated from these volumes.
METHODS. Study design and objectives: I- Experimental phase: Validation of the quantification method simulating brain lesions inside a phantom using metacrilate spheres with different volume and activity which were placed in several locations. II. Clinical phase: To determine the applicability of VUI in patients with glioma. An observational, descriptive, cross-sectional study was designed (patients included from 1997 to 2001). Population of study: GROUP I (75 patients (p) studied before surgery to assess histologic grade), GROUP II (45 p studied during the first week after surgery to check the degree of tumour resection). GROUP III (24 p under suspicion of recurrence versus postherapeutic necrosis or glial reaction). GROUP IV (20 p treated with a 1st and 2nd line of chemotherapy (ChT) were studied to evaluate therapeutic response following Macdonald´s criteria). Study protocol: early (E) and delayed (D) SPECT studies were acquired at 15´ and 2-3 h p.i 148 MBq 201Tl. VUI analyzed: EUI1 & DUI1, EUI2 & DUI2, EUI3 & DUI3, RI (retention index). Statistical analysis: Sensitivity (S), specificity (Sp), positive and negative predictive values (PPV & NPV), or degree of agreement of 201Tl SPECT regarding the histologic diagnosis, or if not available, regarding morphologic neuroimaging (CT and/or MRI) or clinical follow-up. Global accuracy of the SPECT 201Tl was analyzed using area under ROC curve. U de Mann-Whitney test was used to compare the VUI values between groups. Level of significance: p< 0,05.
RESULTS. I Validation of the quantification method. The quantified volume (Vq) and the real volume (VR) of the spheres correlated according to a linear regression model: VR= 0,418Vq-22 (r=0,985; p<0,001). The adjusted average error was 14%. The intraobserver variability of manual ROI (region of interest) drawing was 5,9%.
II. Results in the population of study. GROUP I: The SPECT 201Tl S was 92% and the PPV 100%. Significant differences were observed between glioblastoma multiforme (GBM) and low grade astrocitoma (LGA) in all the VUI, also between anaplasic astrocitomas (AA) and LGA in all the VUI except in DUI3, and between GBM and AA only in EUI1 and DUI1. The best diagnostic accuracy was observed for EUI1 and DUI1 -95,8% and 92,3%-(area under ROC curve). GROUP II: The SPECT 201Tl S for the diagnosis of residual tumour was 90,9%, Sp 78,3%, PPV and NPV 80% and 90%. GROUP III: The SPECT 201Tl S and Sp for the diagnosis of recurrence was 72,7% and 76,9%. GROUP IV: SPECT 201Tl agreed with the clinical "status" (Mcdonald's criteria) in 90% of the cases after 1st line of QhT and in 94,4% after second line treatment.
CONCLUSIONS. Data shows the reliability of the quantification method for clinical application. Increased VUI value points to high histologic aggressiveness of gliomas allowing to differentiate between high and low grade tumours, and within high grade gliomas, between AA and GBM. In the immediate postoperative period the absence of 201Tl uptake showed that the lesion had been totally removed and there was no evidence of residual tumor. During the follow-up the qualitative and semiquantitative assessment (VUI) of 201Tl uptake in the tumor bed makes it possible to differentiate between viable tumour and radionecrosis or postherapeutic gliosis. The type of response observed by 201Tl SPECT adequately correlated with the clinical response according to Macdonald's criteria.
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Book chapters on the topic "Grado del tumore"

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Fontúrbel, Carlos, Adrián Ayuso-Lera, Eusebio de la Fuente-López, Juan-Carlos Fraile, and Javier Pérez-Turiel. "Detección por deep learning de puntos de riesgo en la trayectoria de un asistente robotizado en cirugías endonasales transesfenoidales." In XLIII Jornadas de Automática: libro de actas: 7, 8 y 9 de septiembre de 2022, Logroño (La Rioja), 993–1000. 2022nd ed. Servizo de Publicacións da UDC, 2022. http://dx.doi.org/10.17979/spudc.9788497498418.0993.

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Abstract:
La cirugía endoscópica endonasal transesfenoidal es una técnica mínimamente invasiva utilizada en la actualidad para tratar tumores hipofisarios. A pesar de sus ventajas, la tecnología actual requiere la participación de dos cirujanos que han de trabajar con un grado de precisión muy alto en una zona de tamaño muy reducido y extremadamente delicada. La automatización de ciertos procedimientos durante la intervención, como podría ser el manejo del endoscopio por parte de un asistente robótico, podría evitar la necesidad de un segundo cirujano. Para lograrlo, es necesario generar una trayectoria de referencia para el brazo robótico que sería el portador del endoscopio. En este artículo se propone un método para la generación de la trayectoria de forma manual con evaluación automática del riesgo de la misma mediante la detección de la ubicación de las estructuras anatómicas críticas segmentadas mediante deep learning.
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Robin, Yves-Marie. "Pathology of Alveolar Soft Part Sarcoma." In Advances in Soft Tissue Tumors [Working Title]. IntechOpen, 2022. http://dx.doi.org/10.5772/intechopen.102954.

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Abstract:
Alveolar soft part sarcoma (ASPS) is a rare orphan sarcoma of uncertain differentiation according to the latest WHO classifcation of soft tissue tumors with a somewhat indolent clinical course. The common histomorphological alveolar-type presentation is unique. It is usually not graded according to the French Federation of Cancer Centers grading system, but nonetheless defined as a high-grade sarcoma. The tumor adopts a clinical pattern with a distinctive natural history marked by local recurrences up to 50% of cases and a high prevalence of metastases in such diverse sites such as the lung, liver, brain, bone that can occur more than 10 years after the primary event. ASPS is driven by a specific recurrent nonreciprocal translocation der(17)t(X;17)(p11;q25). This chimeric gene fusion is also found (albeit in the balanced mode) in a subset of renal cell carcinomas in the young. Nevertheless, its high specificity and sensitivity in ASPS is a recognized feature and accurate diagnosis requires trained pathologists and molecular testing. Prognostication is based on age, size of tumor, primary site, and the presence or not of metastasis.
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Conference papers on the topic "Grado del tumore"

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Torquette, Sarah Louredo, Bruno Henrique Gonçalves Almada, Juliana Vieira Queiroz Almeida, and Sérgio Augusto Vieira Cançado. "Case Report: High-grade glioma resection in the Broca area without functional loss." In XIII Congresso Paulista de Neurologia. Zeppelini Editorial e Comunicação, 2021. http://dx.doi.org/10.5327/1516-3180.305.

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Abstract:
Context: The Broca’s (BA) and Wernicke’s Area (WA) are fundamental for the language function. Surgical interventions in proximal areas can cause functional deficits. The left brain (LB) contains BA and WA in 92.5-97% of the right-handed individuals and 2/3 of the left-handed. The mapping of these functional areas is done with functional magnetic resonance (fMRI), which identifies which cerebral hemisphere is responsible for to the language function. In slow-growing tumor lesions, there might be plasticity in these areas, which allows tumor resection with functional recovery. In high-grade tumors, growth is fast and there is usually no significant plasticity. This article aims to demonstrate that even in high-grade tumors, brain plasticity in language areas can occur. Case report: T.R.P., male, 20 years old, right-handed, with type-2 neurofibromatosis. Evaluated due to the epileptic seizure with a lesion suggestive of high-grade glioma (IV-WHO) affecting the lower frontal gyrus in magnetic resonance imaging. Results: Undergoing surgical resection with awake craniotomy for functional language mapping. Functional studies have shown that the anatomical area corresponding to BA had no function and was surgically removed. T.R.P. evolved without functional deficits and fMRI showed complete resection of the Broca’s area and the anatomo-pathological exam confirmed that the tumor was a high-grade Glioma (IV-WHO). Conclusions: Even in the presence of a fast-growing lesion, the possibility of brain plasticity in the language areas should be considered. When plasticity is found, complete resection of the tumor is possible using invasive brain mapping, which has a direct impact on prognosis and survival.
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Dutra, Milla Giancristofaro, Bernardo Valle Zanetti, Ana Luiza Badini Tubenchlak, Bárbara Gomes Muffato, Leonardo Moreira Dutra, Maria Clara Lopes Resende, Mariana Vanon Moreira, and Yves Henrique Faria Dias. "Management of low-grade gliomas." In XIII Congresso Paulista de Neurologia. Zeppelini Editorial e Comunicação, 2021. http://dx.doi.org/10.5327/1516-3180.052.

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Abstract:
Background: Gliomas are the most aggressive and prevalent primary malignant tumors of the central nervous system. For better mapping, they are subclassified into degrees in proportion to their malignancy. Although low-grade patients have a better prognosis, they are extremely heterogeneous. Since the high variability in the outcomes of the condition, it is essential to investigate the current therapeutic strategies available. Objective: Analyze the management of low-grade gliomas. Methods: In April 2021, a literature review was conducted on MEDLINE using the descriptors: “Glioma”, “Low Grade”; “Treatment”; as well as their variations obtained in MeSH. Controlled and randomized clinical trials carried out on humans in the last five years were included. Results: 63 articles were found and 10 of them were analyzed in this review. The research has shown that total tumor resection is the therapeutic modality that causes the greatest drop in the mortality rates. Furthermore, the greater the extraction, the greater the progression-free survival. In this way, for greater safety of large-scale surgeries, several intraoperative techniques have been developed. An example is the waking approach, which presents favorable long-term functional results and low failure rates. However, the isolated surgery is often not sufficiently curative. Therefore, it is necessary to complement radiotherapy and chemotherapy with temozolomide, associated with a 5 to 10 year survival rate when combined. Conclusions: Studies have shown that total resection of the tumor is the best way to manage low-grade gliomas, but it is often combined with temozolamide chemotherapy and radiotherapy for a better prognosis.
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Ramos, João Victor Bezerra, Ayla Nóbrega André, and Lakymê ângelo Mangueira Porto. "CLINICAL AND HISTOPATHOLOGICAL PROFILE OF BREAST CANCER AMONG YOUNG WOMEN IN A REFERENCE HOSPITAL IN PARAÍBA." In XXIV Congresso Brasileiro de Mastologia. Mastology, 2022. http://dx.doi.org/10.29289/259453942022v32s1017.

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Abstract:
Introduction: Breast cancer is the most common malignant neoplasm in the world and is the leading cause of cancer mortality in women. It is relatively uncommon in young women under 40 years old, but they have more aggressive tumors with high mortality rates. Objectives: The aim of this study was to analyze the clinical and histopathological profiles of young women affected by breast cancer in a reference hospital in Paraíba. Methods: This is an observational, cross-sectional, and retrospective study to identify clinical data, tumor characteristics, and therapeutic modalities used. The data were collected in a reference hospital in Paraíba. The sample was nonprobabilistic by convenience of women in the followup of the disease during September 2020 and February 2021. Interviews were conducted with patients who met the inclusion and exclusion criteria, as well as a review of medical records in order to complement the information provided by patients. The project was approved by the Research Ethics Committee of the Centro de Ciências Médicas of the Universidade Federal da Paraíba. Results: Of the 76 patients, 2 had bilateral tumors, totaling 78 tumors. The mean time between diagnosis and biopsy was 60.23 days, the fastest time being 1 day and the longest being 450 days. Regarding histological type, invasive ductal carcinoma was found in 66 (84.2%) tumors, followed by carcinoma in situ in 6 (7.69%) cases, and invasive lobular in 1 (1.28%). The remaining five tumors were of five other different histological types. In all, 74 tumors were evaluated for staging, 6 (8.11%) tumors were Tis, 13 (17.57%) T1 tumors, 30 (40.54%) T2 tumors, 12 (16.22%) T3 tumors, and 13 (17.56%) T4 tumors. There was information on only 69 tumors regarding lymph node involvement; of these, 34 (49.28%) were N0, 19 (27.53%) were N1; and 16 (23.19%) were N2. In only 44 cases, it was possible to evaluate distant metastasis, with 38 (86.36%) without metastasis and 6 (13.64%) with metastasis. The histological grade of 70 tumors was evaluated, and only 1 (1.43%) had histological grade I, 34 (48.57%) with grade II, and 35 (50%) with grade III; and regarding the nuclear grade in 73 tumors, 29 (39.73%) tumors classified as nuclear grade 2 and 44 (60.27%) as grade 3. Of 72 tumors analyzed, 14% were triple negative; nevertheless, more than 60% of tumors expressed estrogen and progesterone receptor. The cell proliferation index from the Ki-67 antigen was evaluated in 73 tumors, with 14 (19.18%) tumors equal or less than 10%, 11 (15.07%) tumors between 15% and 25%, and 48 (65.75%) equal or above 30%. Vascular invasion was present in 20 (29.41%) of the 68 tumors evaluated, and perineural invasion was present in 20 (31.75%) of the 63 tumors analyzed. Of the 76 patients, only 6 did not undergo chemotherapy and 5 had missing information; 23 (35.38%) patients with adjuvant and 42 (64.62%) with neoadjuvant. The mean time of treatment was 6 months and 5 days, the minimum time was 4 months, and the maximum was 11 months. Radiotherapy was performed in 50 (89.29%) of the 56 patients evaluated, 90% adjuvant; 73% (19) of HER2-positive patients used trastuzumab; and 95% of patients underwent surgery, being radical mastectomy with axillary lymphadenectomy the most prevalent, performed in more than 50% of women. Conclusion: Invasive ductal carcinoma was identified as the most common subtype, 74.32% of diagnosed women had tumors larger than 2 cm, and 50.72% had lymph node involvement in the homolateral axilla. High histological and nuclear grades and high cell proliferation index were observed in immunohistochemistry. Regarding the therapeutic modalities, surgery and chemotherapy had a fundamental role in most cases, as well as radiotherapy. Targeted therapy and hormone therapy had a limited participation.
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Silva, Pedro Felipe Camelo Correa Alves Ferreira e., Gustavo Ferreira Martins, Eduardo Augusto Guedes de Souza, Renato Miguel Rezende, Karine Cin Assenço, Yuri José Almeida da Silva, João Cícero Lima Vale, et al. "Dejérine-Roussy syndrome associated with unilateral thalamic glioma." In XIII Congresso Paulista de Neurologia. Zeppelini Editorial e Comunicação, 2021. http://dx.doi.org/10.5327/1516-3180.594.

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Context: Déjérine-Roussy Syndrome is a rare entity that occurs after an ischemia located in the ventral posterolateral nucleus, and it is characterized by hemiplegia, superficial hemianesthesia, mild hemiataxia and astereognosis, pain on the paretic side and choreoathetosis movements. This unusual condition can be caused by haemorrhage or neoplasm. Thalamic tumors make up less than 5% of all intracranial tumors. The rare clinical presentation of a thalamic tumor is a diagnostic and therapeutic challenge for neurology and neurosurgery practice and generally requires treatment without biopsy. Case report: A 54-years-old man presented complaining of burning and tingling paraesthesias, decreased sensitivity in left dimidium, associated with decreased visual acuity in the left eye. Physical examination showed complete left hemiparesis provided grade 4-, normoreflexia with athetoid movements of the left arm and hand, painful, thermal hemihipoesthesia and epicritic touch, allodyne in the left hemibody, pressure sensitivity present globally, visual campimetry by confrontation with heteronymous hemianopia without changes in the cranial nerves. Magnetic Resonance Imaging of the Skull Base showed an oval mass, with hyposignal in T1 and hypersignal in T2 and FLAIR, with peripheral contrast uptake in the thalamus and nuclei from the right base. The patient showed good clinical-surgical evolution after surgery with Glasgow Outcome Scale 4 and modified Rankin scale 2. Anatomical Pathology confirmed low-grade glioma. Conclusions: Early diagnosis and immediate therapy can delay a fatal outcome or decrease treatment-related morbidity.
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Belluco, Rosana Zabulon Feijó, Carolina Gaze Gonçalves Fontelene Gomes, Victor Hugo de Lacerda Borges, Júllia Eduarda Feijó Belluco, and Carmelia Matos Santiago Reis. "GIANT MALIGNANT PHYLLODES TUMOR: A RARE CASE REPORT." In XXIV Congresso Brasileiro de Mastologia. Mastology, 2022. http://dx.doi.org/10.29289/259453942022v32s1037.

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Abstract:
Introduction: Phyllodes tumor (PT) of the breast is an infrequent neoplasm, which corresponds to less than 0.5% of the breast tumors. The age group at the greatest risk in women is between 35 and 55 years of age. They are classified as benign (60%–75%), borderline (15%–20%), and malignant (10%–20%). In their less aggressive form, they behave like benign fibroadenomas (FA), however, with a tendency to recur locally after excision without wide margins. In contrast, they may present a metastatic component in its most aggressive form. In general, they are referred to as voluminous tumors, larger than 5 cm, painless, of firm consistency, with a raised or lobulated surface, well defined, movable, and without compromising the skin or deep tissues. They are associated with inflammatory axillary nodes in 17% and metastatic in about 1%. Systemic spread is rare and primarily affects the lungs, bones, liver, and brain. However, the preoperative diagnosis is very difficult, since its clinical presentation, in imaging examinations and in biopsies, is like to FA, requiring surgical excision of the lesion for diagnostic confirmation. Surgical treatment alone is the first therapeutic choice. In smaller tumors, general segmental surgical resection with margins of at least 1 cm is necessary for local control. In very voluminous tumors, total mastectomy or adenomastectomy is performed, without the need for axillary dissection, due to the low probability of lymphatic metastasis. Adjuvant radiotherapy is controversial, with a reduction in the rate of relapses, but without a reduction in mortality. A 67-year-old patient came to the gynecology emergency deparment reporting an ulcerated lesion in the right breast for 3 months, associated with intense right breast tenderness and local fetid secretion. She reported an involuntary weight loss of 6 kg and a progressive increase in the lesion, which at the time of the consultation affected practically the entire breast. She reported active smoking for 40 years. On physical examination, a necrotic-looking tumor was observed, occupying all quadrants of the right breast, with local fetid secretion. She underwent core biopsy, which resulted in a poorly differentiated, high-grade malignant neoplasm in the breast and skin on the right, with breast neoplasia to immunohistochemical marking of prognostic factors: estrogen receptor (ER) negative, progesterone receptor (PR) negative, KI67 positive 50%, and HER2 negative. She underwent right mastectomy with sentinel lymph node biopsy. The anatomopathological conclusion reported histological aspects of a malignant PT of the breast (cystosarcoma phyllodes). The tumor measured 21×15×9.5 cm, with a high-grade epithelioid appearance and necrosis in 60% of the neoplasm, in addition to the ulcerated skin affected by the malignant lesion, with areola and nipple free of invasion. The margins were free and there was no evidence of vascular invasion. In all, 30 mitotic figures were present in 10 CGA in sarcomatous areas. Two sentinel lymph nodes were isolated and were free of neoplasia. Immunohistochemistry was repeated: KI67 is 45%, HER2, ER, and PR are all negative. The patient was referred for outpatient follow-up at Clinical Oncology, which started adjuvant radiotherapy.
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Vidal, David Barbosa Duarte, Francisca Janice Lopes Sales, Iandra Freire de Oliveira, and Roberto César Pereira Lima-Júnior. "HMGB1 EXPRESSION IN PATIENTS WITH TRIPLE-NEGATIVE BREAST CANCER: IS A GOOD MARKER FOR PROGNOSIS?" In XXIV Congresso Brasileiro de Mastologia. Mastology, 2022. http://dx.doi.org/10.29289/259453942022v32s1042.

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Abstract:
Introduction: Breast cancer is one of the most frequent neoplasms worldwide, contributing to women’s morbimortality. Triple-negative breast cancer (TNBC) is a highly aggressive subtype of cancer marked by negative estrogen receptors, progesterone receptors, and lack of the human epidermal growth factor 2 (C-erbB2, HER2/neu) gene overexpression. The high mobility group box-1 (HMGB1) is considered a DAMP (Molecular Pattern Associated Damage) regulating malignant tumorigenesis, proliferation, and metastasis. Objective: The HMGB1 expression was investigated as a prognostic factor for the TNBC. Methods: Clinicopathological data were assessed from 85 patients treated at the Haroldo Juaçaba Hospital (Ethics Committee approval number 18946313.3.0000.5528). Besides, a tissue microarray (TMA) block was constructed containing the patient. Then, immunofluorescence for HMGB1 was performed to quantify the intensity of expression and the percentage of fluorescent cells with cytoplasmic HMGB1 (cHMGB1) expression. Immunohistochemistry was performed for HMGB1. The analysis statistic is considered as significant with a statistical value of p <0.05. Results: The clinicopathological data analysis indicated that patients were older than 50 years (68.2%) and diagnosed with grade 2–3 ductal carcinomas (91.8%). Tumor metastasis was observed in 9.9% of cases. In all, 66.7% of TNBC patients who had adjuvant chemotherapy was low expression of HMGB1 (p <0.05). In addition, tumor cells that presented low cHMGB1 fluorescence demonstrated an increased local tumor recurrence compared with high expressing tumors (p<0.05). A 5 year overall survival was similar between patients with low versus high cHMGB1 expression (p=0.155).
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Monteiro, Lucas Nascimento, and Marcella Braz. "Postoperative migration of motor activity in low-grade glioma resection: a systematic review." In XIII Congresso Paulista de Neurologia. Zeppelini Editorial e Comunicação, 2021. http://dx.doi.org/10.5327/1516-3180.473.

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Abstract:
Introduction: Compensatory mechanisms resulting from the phenomenon of neuroplasticity are present in patients with neuroepithelial tumors, such as lowgrade gliomas (LGG). In the case of tumors located in the primary motor cortex, neural reorganization of motor activity to other areas of the brain may favor the maintenance of motor activity and avoid neurological deficits. Thus, this study sought to assess the movement of motor activity in patients with LGG. Materials and Methods: The search strategy used medical subject headings and text words related to neuroplasticity, LGG, and primary motor cortex. The PubMed and Biblioteca Virtual em Saúde databases were used. The search of articles was conducted from November 2020 to January 2021, and there was no time limit regarding article eligibility. Results: Four studies were included following the Preferred Reporting Items for Systematic Reviews and Meta-Analyses guidelines. The contralateral motor and supplementary areas were the most active areas reported in the postoperative period. Given that this was a retrospective study, it did not demonstrate migration of motor activity, making surgical resection unfeasible. Conclusion: Knowing where motor function migration frequently occurs in patients with LGG is useful to optimize the resection of these tumors without inducing neurological deficits, thereby increasing the quality of resection in critical areas, such as the primary motor cortex.
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Fejös, C., K. Troedson, N. Ignatenko, and J. Hirschberger. "Evaluation of splenic and hepatic mast cell numbers in dogs with cutaneous mast cell tumors independent of histological tumor grade." In 29. Jahrestagung der FG „Innere Medizin und klinische Labordiagnostik“ der DVG (InnLab) – Teil 1: Vorträge. Georg Thieme Verlag KG, 2021. http://dx.doi.org/10.1055/s-0040-1722410.

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Farias, Ilzinalda dos Santos Ideão, Josivania Felipe Santiago, Lise Reis Melo, Raphaela Nóbrega Ramos, and Ana Lívia Dantas Balduino Silva. "INVASIVE CARCINOMA IN A FIBROADENOMA." In XXIV Congresso Brasileiro de Mastologia. Mastology, 2022. http://dx.doi.org/10.29289/259453942022v32s1047.

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Abstract:
Fibroepithelial lesions of the breast comprise a heterogeneous group of neoplasms that range from benign to malignant. Breast cancer can arise within a benign tumor or the tumors can coexist independently. A 48-year-old woman presented with a structured palpable nodule in the breast for 2 years. In the course of the follow-up, a growth was noted where it was decided to perform a core biopsy resulting in a low-grade invasive cribriform carcinoma in fibroadenoma. Some treatments such as quadrantectomy with negative sentinel lymph node biopsy and free surgical margins, chemotherapy, and radiotherapy were carried out at the time of follow-up using tamoxifen without complications. This case contemplates a rare association of two breast diseases and the value of the histological examination for the diagnosis of malignancy. Fibroadenomas are not normally considered a risk factor for carcinoma. In a review of the literature, an attack of a carcinoma evolving into a fibroadenoma ranged from 0.002% to 0.0125%. A carcinoma that occurs in a fibroadenoma can be considered a casual occurrence, once the epithelial component of a fibroadenoma is subjected to the same stimuli and triggers as the rest of the breast. Carcinoma may arise in adjacent breast tissue surrounding or infiltrating a fibroadenoma, or it may be entirely restricted to or, at least, predominantly, a fibroadenoma.
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Sousa, Andrea Alves da Silva de, Rocio Fernandez Santos Viniegra, Francisco Gabriel da Silva Frederico, and Peterson Tiago Galvão. "SYNCHRONOUS BILATERAL CARCINOMA IN SITU: A CASE REPORT." In XXIV Congresso Brasileiro de Mastologia. Mastology, 2022. http://dx.doi.org/10.29289/259453942022v32s1009.

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Abstract:
Synchronous bilateral breast carcinoma (SBBC) is defined as the simultaneous presence of two primary tumors at diagnosis, one in each breast. It is also considered synchronous when the ipsilateral cancer is diagnosed within 12 months of the first diagnosis. No consensus has been reached on the origin of SBBC, as it can be interpreted as either a metastasis or a new primary tumor, and its prognosis is controversial. As this tumor is rare and requires further investigation, this study aims to report the case of a patient with SBBC with different biological characteristics. A woman, 63 years old, white, was referred to a private clinic in Rio de Janeiro, in June 2021 because her mammography was classified as BI-RADS IV. Menarche at 13 years, gravida 1 para 1. Menopause: 48 years, oral hormone therapy for 5 years. She has two maternal cousins with breast cancer who were diagnosed after the age of 50 years. She receives treatment for depression and denies other diseases. Physical examination: small breasts, no swelling or retraction. Palpation: left breast (LB) was more diffusely dense in the junction of outer quadrants. Negative papillary expression was found on both sides and axillae without suspicious lymph nodes. Mammography — June 2021: LB with amorphous calcifications with a 20 mm length in the 1/3 depth of the left lower quadrant (category IV). Right breast (RB): benign calcifications (category II). Breast ultrasound (June 2021): Category I. LB mammotomy: ductal carcinoma in situ (DCIS). Immunohistochemistry: estrogen receptor positive, progesterone receptor negative, and positive CREB-B2. She underwent stereotactic excision of the LB lesion and sentinel lymph node biopsy. Result: Negative sentinel lymph node, ductal carcinoma “in situ” with comedo, cribriform, micropapillary, and solid patterns; nuclear grade 3; presence of necrosis; and lobular cancerization. Positive superior, inferior, and anterior surgical margins were observed. Extent of margin involvement: moderate. Pathological staging: pT1mi pN0. Given the positive margins in the small volume breast and the extensive intraductal component, the treatment given to the patient was bilateral skin and nipple-sparing mastectomy with prosthesis implantation. Histopathological results of the skin and nipple-sparing mastectomy were as follows: LB: (micro)invasive breast carcinoma of no special type, with four foci of microinvasion. Presence of ductal carcinoma in situ with comedocarcinoma, cribriform, micropapillary, and solid architectural patterns; nuclear grade 3. Surgical margins were free of neoplasia. Nipple-areola complex with a focus on ductal carcinoma in situ, solid pattern, and intermediate-grade lobular cancerization were observed. The surgical margin was free of neoplasia. Pathological classification (AJCC/8aed): pT1mi (m) pN0. RB: ductal carcinoma in situ, cribriform architectural pattern, and nuclear grade 1; absence of necrosis and microcalcifications; and good cosmetic surgical result. Although SBBC is rare (ranges from 0.3% to 12% of breast cancer cases), it must always be remembered and investigated in screening tests and physical examinations, especially in patients at high risk of developing breast cancer, in order to contribute to timely diagnosis and treatment and to improve the woman’s prognosis. In this case, the findings of carcinoma in situ of the LB associated with comedonecrosis, high nuclear grade, HER2 positive, and microinvasions justify the warning for investigating lesions in the contralateral breast. The surgical choice may vary according to the optimal referral for the treatment of each lesion — mastectomy is not mandatory — providing similar survival.
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