Academic literature on the topic 'Gli ultimi giorni di Pompeo'

Create a spot-on reference in APA, MLA, Chicago, Harvard, and other styles

Select a source type:

Consult the lists of relevant articles, books, theses, conference reports, and other scholarly sources on the topic 'Gli ultimi giorni di Pompeo.'

Next to every source in the list of references, there is an 'Add to bibliography' button. Press on it, and we will generate automatically the bibliographic reference to the chosen work in the citation style you need: APA, MLA, Harvard, Chicago, Vancouver, etc.

You can also download the full text of the academic publication as pdf and read online its abstract whenever available in the metadata.

Journal articles on the topic "Gli ultimi giorni di Pompeo"

1

Franzina, Emilio. "Lettere e messaggi nel mondo delle migrazioni." REVISTA DE HISTORIOGRAFÍA (RevHisto), no. 37 (July 21, 2022): 13–38. http://dx.doi.org/10.20318/revhisto.2022.7053.

Full text
Abstract:
Attraverso una riflessione iniziale sul modo in cui nel volgere degli ultimi trent’anni è cambiato nella storiografia di settore, ma prima ancora presso più larghi pubblici, la percezione delle potenzialità espressive e documentarie delle lettere scambiate in varie parti del mondo dagli emigranti e dai loro corrispondenti tra i primi dell’Ottocento e i giorni nostri, cercandone le prove in una letteratura in continua espansione, il saggio esamina tipologie e modalità, finalità e chiavi linguistiche della comunicazione epistolare in particolare della “gente comune” (ma non solo) che ha infine trovato sia in Italia che altrove solide basi di sostegno nella nascita e nel funzionamento di importanti archivi della scrittura epistolare.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
2

Frenguelli, Gianluca. "La norma linguistica nell’epoca dei social network: da petaloso a scendi il cane." Circula, no. 11 (2020): 86–105. http://dx.doi.org/10.17118/11143/17842.

Full text
Abstract:
Con l’avvento dei moderni mezzi di comunicazione di massa e, soprattutto, dei social network, le dispute linguistiche hanno assunto attori e prassi completamente diversi rispetto al passato: dalle accademie il dibattito si è ormai trasferito su internet e sui giornali, coinvolgendo un pubblico non specialista, ampio e diversificato per composizione e livello d’istruzione, il quale ha profondamente cambiato le modalità con cui vengono affrontate le questioni relative alla norma. Attraverso l’analisi di alcune di dispute linguistiche salite agli onori della cronaca in questi ultimi anni, il contributo si propone di tracciare i nuovi percorsi e di comprendere i nuovi modi in cui si sviluppa ai giorni nostri il dibattito sulla norma linguistica, sia nei media tradizionali, sia nei Social media.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
3

Pignotti, Marco. "Populismo: una categoria storiografica controversa." Italianistica Debreceniensis 25 (March 29, 2020): 80–94. http://dx.doi.org/10.34102/itde/2019/5514.

Full text
Abstract:
La nota nasce dalla necessità di realizzare un sondaggio sulla recente letteratura internazionale dedicata al populismo, partendo soprattutto dalle considerazioni contenute in The Populist Temptation di Eichengreen, e in Dal fascismo al populismo nella storia di Finchelstein, nonché dai risultati dell'Oxford Handbook of Populism di Oxford, a cura di Rovira Kaltwasser, Taggart, Ochoa Espejo e Ostiguy. Le riflessioni contrastanti registrate attorno a un fenomeno così dibattuto consentono di delineare gli elementi che giustificano l'introduzione di una categoria storiografica a sé stante e di proiettare alcune definizioni sull'intera storia del sistema politico italiano. L'intenzione di questa visione d'insieme è quella di costruire un catalogo delle varie interpretazioni del populismo emerse negli ultimi anni. È interessante notare che negli anni successivi alla seconda guerra mondiale fino ai giorni nostri, le pubblicazioni sul populismo sono state prodotte in modo discontinuo, rendendo l'argomento ancora più sfuggente e non classificabile.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
4

Bergui, M., D. Daniele, G. Stura, and G. B. Bradač. "Trombosi venose cerebrali: Quadri clinico-neurologici." Rivista di Neuroradiologia 10, no. 2_suppl (October 1997): 127. http://dx.doi.org/10.1177/19714009970100s250.

Full text
Abstract:
La trombosi di una parte del sistema cerebrale viene riconosciuta sempre più frequentemente come causa di patologia neurologica. Il quadro d'esordio può essere subdolo e mimare, sia dal punto di vista clinico che neuroradiologico, diverse patologie (tumore, “pseudotumor”, encefalite, emorragia…); inoltre la patologia può rapidamente evolvere sia dal punto di vista clinico che dell'imaging. Il trattamento anticoagulante precoce permette un'evoluzione favorevole nella maggior parte dei casi: la diagnosi precoce diventa perciò indispensabile. Abbiamo rivalutato 20 casi di trombosi venosa cerebrale diagnostica negli ultimi 3 anni, verificandone in particolare il ritardo diagnostico. Questo è stato in media di 4 giorni dalla prima visita neurologica o esame CT-RM; la diagnosi all'ingresso è stata di tumore, emorragia o encefalite. Sulla base del quadro clinico-neuroradiologico abbiamo identificato alcune modalità tipiche di esordio e di evoluzione della malattia: il valore diagnostico delle diverse tecniche neuroradiologiche, le difficoltà e gli errori diagnostici sono, nella nostra esperienza, fortemente condizionate dalle modalità di presentazione della patologia e dalla sua evoluzione.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
5

Denti, Giovanni. "Vienna, il crepuscolo del mondo di ieri e l'alba del mondo nuovo." TERRITORIO, no. 58 (September 2011): 155–60. http://dx.doi.org/10.3280/tr2011-058015.

Full text
Abstract:
La costruzione degli Höfe viennesi č stata un'autentica epopea: teorici dell'austro marxismo come Otto Bauer vedevano nella realizzazione dei grandi complessi residenziali la concretizzazione del «Mondo nuovo» che avrebbe dato nuova dignitŕ sociale e culturale alla classe operaia fi no a quel momento sfruttata: il «mondo di ieri» contro il mondo nuovo. La contrapposizione tra quartieri operai e cittŕ borghese era sottolineata anche dai caratteri architettonici di questi nuovi complessi residenziali: grandi corti chiuse, ove erano concentrate le funzioni collettive e culturali, accessi trattati come «porte» e in alcuni casi, come il Karl Marx-Hof, torrette distribuite lungo la facciata che restituivano l'immagine di un sistema fortezze, simbolicamente accerchianti la Vienna edifi cata negli ultimi giorni dell'impero, costruita attorno al Ring. A distanza di circa novant'anni lo stratifi carsi della storia ha conferito alle diverse parti di Vienna un carattere fortemente coeso: come avrebbe detto Robert Musil «tutto si č amalgamato»
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
6

Schwarz, Guri. "Un antirazzismo commemorativo. La Shoah, i migranti e i demoni dell'analogia." ITALIA CONTEMPORANEA, no. 297 (March 2022): 145–79. http://dx.doi.org/10.3280/ic2021-297-s1oa-007.

Full text
Abstract:
Oggetto di questo contributo sono i caratteri dell'antirazzismo commemorativo, il suo sviluppo e le sue articolazioni in Italia dagli anni Ottanta ai nostri giorni. L'analisi muove da due assunti: 1. tanto il razzismo quanto l'antirazzismo sono esercizi di memoria; 2. la retorica del ‘mai più' — che ovviamente presuppone l'analogia storica –, è stata il più pervasivo dispositivo retorico antirazzista attivo in Italia negli ultimi quarant'anni. Il saggio propone un esercizio di storia del tempo presente. Dopo aver presentato, tramite alcuni esempi, le principali forme in cui tale dispositivo si manifesta, l'attenzione si orienta alla ricerca del punto di origine di quel sistema di rappresentazioni culturali. Si illustra come sia stato negli anni Ottanta, fase storica in cui l'Italia inizia a confrontarsi con nuovi fenomeni migratori e momento in cui — al contempo — la memoria della Shoah si va imponendo nell'industria culturale, che inizia a cristalizzarsi quel codice retorico antirazzista.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
7

Manfrè, L., L. Tomarchio, D. Materazzo, M. Leonardo, and C. Cristaudo. "La vertebroplastica nelle neoplasie del rachide." Rivista di Neuroradiologia 15, no. 4 (August 2002): 461–72. http://dx.doi.org/10.1177/197140090201500416.

Full text
Abstract:
Nonostante il primo trattamento di vertebroplastica percutanea su uomo sia stato eseguito in un paziente affetto da angioma espansivo dell'odontoide, la letteratura scientifica ha focalizzato maggiormente l'attenzione sulle possibilità applicative dell'introduzione del cemento al polimetilmetacrilato nell'ambito di vertebre affette da crolli primitivi da patologia osteoporotica. Negli ultimi anni tuttavia la comunità scientifica ha tuttavia guardato con interesse crescente l'uso della vertebroplastica in corso di neoplasie benigne o maligne a localizzazione vertebrale. La riduzione del rischio di crollo vertebrale fa della vertebroplastica uno dei trattamenti principali nella patologia tumorale vertebrale. La metodica appare quindi sostitutiva, o comunque di sostegno, ai trattamenti radioterapici, non sempre in grado di ottenere un soddisfacente effetto antalgico, meno invasiva della vertebrectomia. In caso di angioma espansivo, infine, la vertebroplastica può precedere, ove necessario, un eventuale trattamento embolizzante con colle della lesione, riducendo il letto vascolare della stessa. Le patologie espansive delle vertebre ove è indicato il trattamento percutaneo di vertebroplastica sono rappresentate dagli angiomi espansivi, dalle localizzazioni intrasomatiche di malattia neoplastica (solitamente neoplasie della serie ematica come la Leucemia Mieloide Cronica o il Mieloma Multiplo) e dalle metastasi, purché sia risparmiato l'arco posteriore vertebrale: una sua eventuale compromissione infatti precluderebbe nella maggior parte dei casi una vera stabilità vertebrale, anche dopo il trattamento, e ridurrebbe comunque le potenzialità antalgiche dello stesso. La scomparsa del dolore dipendente dalla vertebroplastica avviene solitamente in un periodo oscillante tra le prime 24–48 h sino a 30 giorni, con una media di 7 giorni. Il principale rischio della vertebroplastica in corso di patologia tumorale consiste nella fuoriuscita del cemento in sede extravertebrale durante la sua introduzione. La vertebroplastica rappresenta oggi una nuova arma dell'arsenale a disposizione della Neuroradiologia Interventiva per il trattamento di lesioni singole o multiple di natura tumorale della colonna vertebrale.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
8

Di Palma, Francesco. "La storiografia tedesca sulla Ddr a venti anni dalla caduta del muro. Bilanci, prospettive, limiti." MONDO CONTEMPORANEO, no. 3 (April 2011): 119–35. http://dx.doi.org/10.3280/mon2010-003005.

Full text
Abstract:
Il testo qui pubblicato fornisce al lettore italiano un'introduzione critica agli sviluppi storiografici ed al dibattito politico ed intellettuale che lo studio della Ddr ha suscitato in Germania dalla fondazione dello Stato tedesco orientale nel 1949 fino ai nostri giorni. La sezione dedicata agli studi apparsi nella Ddr č volutamente contenuta. Ugualmente lo č quella in merito alle opere pubblicate in Germania occidentale negli anni della divisione, che risentivano inevitabilmente, a fronte di alcune pregevoli eccezioni, di pressioni ed influenze ideologiche. Il crollo dei regimi comunisti e la (ri-)apertura degli archivi alimentavano negli ultimi venti anni un vero e propriodi lavori dedicati alla Ddr. Il piů recentedi ricerca si sviluppa prevalentemente attorno a due tematiche specifiche. Sul fronte interno, una maggiore concentrazione sul rapporto partito-societŕ, con un occhio di riguardo per le dinamiche di rinnovo e "costruzione del consenso"; sul fronte esterno, una risorgenza delle analisi internazionali comparate, con l'obiettivo di radicare la storia della Ddr, ed in particolar modo l'attivitŕ politica e propagandistica della Sed, in un contesto transnazionale, comprendente anche i partiti comunisti del mondo occidentale.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
9

Rigante, M., G. La Rocca, L. Lauretti, G. Q. D’Alessandris, A. Mangiola, C. Anile, A. Olivi, and G. Paludetti. "Preliminary experience with 4K ultra-high definition endoscope: analysis of pros and cons in skull base surgery." Acta Otorhinolaryngologica Italica 37, no. 3 (June 2017): 237–41. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-1684.

Full text
Abstract:
Negli ultimi venti anni la chirurgia endoscopica del basicranio ha osservato continui sviluppi tecnici e tecnologici. L’endoscopia 3D e l’ alta definizione (HD) 4K hanno fornito grandi vantaggi in termini di visualizzazione e di risoluzione spaziale. L’ ultra HD 4K, recentemente introdotta nella pratica clinica, determinerà i prossimi passi soprattutto nella chirurgica endoscopica del basicranio. I pazienti sono stati operati attraverso un approccio transnasale transfenoidale endoscopico, utilizzando un endoscopio Olympus NBI 4K UHD con ottica 4 mm 0 ° Ultra Telescope, lampada allo xeno 300 W (CLV-S400) predisposto per la tecnologia narrow band imaging (NBI) collegato con una videocamera ad un alta qualità unità di controllo (OTV-S400 - VISERA 4K UHD) (Olympus, Tokyo, Giappone). Due schermi, un 31 “Monitor - (LMD-X310S) e quello principale ultra-HD 55” a pollici ottimizzati per la riproduzione immagini UHD (LMD-X550S). In casi selezionati abbiamo usato un sistema di navigazione (Stealthstation S7, Medtronic, Minneapolis, MN, Stati Uniti). Abbiamo valutato 22 adenomi ipofisari (86,3% macroadenomi; 13,7% microadenomi). Il 50% non erano secernenti (NS), 22,8% GH, 18,2% ACTH, 9% PRLsecernenti. 3/22 erano recidive. Nel 91% dei casi abbiamo raggiunto la rimozione totale, mentre nel 9% la resezione subtotale. Un followup medio di 187 giorni, durata media del ricovero era 3,09 ± 0,61 giorni. Tempo chirurgico 128,18 ± 30,74 minuti. Abbiamo avuto solo 1 caso di fistola intraoperatoria a basso flusso senza ulteriori complicazioni nel follow up. Il 100% dei casi non ha richiesto emotrasfusione. La visualizzazione e l’alta risoluzione del campo operatorio hanno fornito una vista dettagliata di tutte le strutture anatomiche e patologie e permesso il miglioramento della sicurezza e l’efficacia della procedura chirurgica. Il tempo operatorio è stato simile a quello dell’endoscopio HD standard 2D e 3D, come la fatica fisica era paragonabile ad altri in termini di ergonomicità e peso.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
10

Splendiani, Giorgio, Franco Turani, Annalisa Noce, Anna Mudoni, and Nicola Di Daniele. "Esperienza di aferesi nelle unità intensive." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 25, no. 4_suppl (July 23, 2013): S57—S60. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2013.1093.

Full text
Abstract:
Introduzione. La sepsi è una delle principali cause di morte in tutto il mondo nei pazienti ricoverati in Terapia Intensiva e, in molti casi, è associata a insufficienza renale e/o di un altro organo. Tuttavia, non esiste una terapia efficace per ridurre questo tasso di mortalità estremamente elevato. Negli ultimi anni, l'interesse intorno all'utilizzo di tecniche extracorporee di emopurificazione è aumentato. Uno dei trattamenti emergenti nei pazienti con sepsi grave e shock settico è la CPFA, una nuova terapia extracorporea di emopurificazione finalizzata a una riduzione non selettiva dei livelli circolanti e delle attività dei mediatori sia proinfiammatori che antinfiammatori. Lo scopo di questo studio è stato di osservare gli effetti della CPFA nei pazienti settici sulla mortalità e su alcuni parametri di laboratorio ed emodinamici. Pazienti e Metodi. Abbiamo trattato con CPFA 65 pazienti (50 maschi e 15 femmine). La pressione arteriosa media (MAP), il SOFA score e F APACHE II score sono stati monitorati. Sono stati dosati i livelli sierici di Interleuchina-6 e di procalcitonina. Risultati. Abbiamo osservato una mortalità di 24 pazienti (36.9%) a 28 giorni e una significativa riduzione di IL-6, di procalcitonina e dei SOFA e APACHE II score. Conclusioni. La CPFA rappresenta una nuova e promettente terapia da utilizzare nei pazienti con sepsi.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles

Dissertations / Theses on the topic "Gli ultimi giorni di Pompeo"

1

RIMA, Matteo. "Il romanzo testamento." Doctoral thesis, 2012. http://hdl.handle.net/11562/396537.

Full text
Abstract:
La tesi si propone di individuare e di definire una sorta di (sotto)genere letterario fin qui mai trattato, quello del romanzo-testamento. Con questa definizione mi riferisco a tutte le opere scritte all’interno della “dimensione della morte”, ovvero la fase della vita in cui il pensiero della morte diviene dominante. Questo accade solitamente per tre possibili motivi: per l’età avanzata, per una grave malattia o per una precisa volontà suicida; a queste tre motivazioni corrispondono altrettanti capitoli, ognuno dei quali approfondisce quattro diversi testi (romanzi, racconti o fumetti che siano). La situazione nelle quali gli autori realizzano le rispettive opere è estremamente differente: chi affronta la morte in tarda età può permettersi di scrivere con una certa serenità, nella consapevolezza di avere completato naturalmente il proprio percorso; chi muore anzitempo, per malattia, rimpiange gli anni che non potrà vivere e realizza opere animate da una notevole tensione narrativa; chi sceglie di darsi volontariamente la morte si rivolge al mondo con atteggiamento di sfida, per quanto il suo sguardo si dimostri freddo e distaccato. Segue quindi un’appendice nella quale si analizzano altri tre romanzi: originariamente contenuti nei tre capitoli iniziali, essi sono stati successivamente stralciati in quanto sfuggivano a una precisa categorizzazione e male si amalgamavano agli altri; peraltro, tali romanzi erano troppo pertinenti per ignorarli, per cui sono stati trattati in un’apposita sezione. Capitolo 1. Il vecchio scrittore e la morte. I romanzi analizzati sono Deux anglaises et le continent (Henri-Pierre Roché, 1956), Mercy of a Rude Stream (Henry Roth, 1994-1998), The Captain Is Out to Lunch and the Sailors Have Taken Over the Ship (Charles Bukowski, 1998) e Ravelstein (Saul Bellow, 2000). Quattro opere realizzate da autori piuttosto avanti con l’età (si va dai 72 anni di Bukowski agli 89 di Roth) che si rivelano interamente o parzialmente autobiografiche: Roché rivive una fase della propria giovinezza, romanzandola; Roth ripercorre i tredici anni vissuti ad Harlem tra il 1914 e il 1927 dedicandovi ben quattro volumi (per un totale di circa 1500 pagine); Bukowski tiene un vero e proprio diario in cui racconta le proprie esperienze quotidiane; Bellow narra la propria amicizia con Abe Ravelstein, intellettuale ebreo morto qualche anno prima. L’unico dei quattro a usare il proprio vero nome è Bukowski; gli altri tre ricorrono ad altrettanti alter-ego che peraltro nascondono poco o nulla della reale identità dei personaggi. Capitolo 2. Lo scrittore e la malattia. Il capitolo si apre con l’analisi degli ultimi romanzi di Leonardo Sciascia, Il cavaliere e la morte (1988) e Una storia semplice (1989). Si prosegue con il testo più breve esaminato nella presente ricerca: “Nel frattempo”, racconto a fumetti di sei pagine realizzato da Magnus (nome d’arte di Roberto Raviola) nel 1996; si termina quindi con Le soleil des mourants, scritto da Jean-Claude Izzo nel 1999. Si tratta di opere realizzate nell’imminenza della morte (Una storia semplice, “Nel frattempo”) o comunque nella piena consapevolezza che la vita sta per giungere al termine (Il cavaliere e la morte, Le soleil des mourants). Nonostante ognuno dei quattro scritti contenga elementi autobiografici, nessuno di essi è puramente autobiografico: Sciascia scrive due polizieschi, Magnus una commedia, Izzo un dramma on the road. I quattro protagonisti sono accomnati da un fatto: tutti loro si confrontano con la malattia, reale (Il cavaliere e la morte, Le soleil des mourants) o metaforica (Una storia semplice, “Nel frattempo”) che sia. L’unico a uscire vincitore da questo confronto è il personaggio di Magnus; gli altri risultano tutti sconfitti, seppure in misura diversa (la sconfitta è totale per Izzo e lo Sciascia del Cavaliere e la morte, mentre è solo parziale in Una storia semplice). Capitolo 3. Lo scrittore e il suicidio. I testi analizzati nel terzo capitolo sono Le feu follet (Pierre Drieu la Rochelle, 1931), Dissipatio H.G. (Guido Morselli, 1973), “Good Old Neon” (David Foster Wallace, 2004) e Suicide (Édouard Levé, 2008). Realizzate da autori poi suicidatisi, queste quattro opere narrano le storie di altrettanti suicidi: tre sono biografie che ricostruiscono l’esistenza di persone realmente vissute (Feu follet racconta, romanzandola, la fine di Jacques Rigaut; “Good Old Neon” e Suicide si ispirano alla scomparsa di due conoscenti dei rispettivi autori), mentre la quarta (Dissipatio H.G.) è una vicenda di pura invenzione. Nonostante la presenza dei suddetti rimandi biografici, i quattro protagonisti sono caratterizzati in modo tale da divenire dei parziali alter-ego degli scrittori: la fedeltà biografica non è mai una priorità. Due di queste opere (Feu follet e Suicide) hanno uno sfondo estremamente realistico, mentre le altre due (Dissipatio H.G. e “Good Old Neon”) si svolgono in suggestivi scenari fantastico/fantascientifici, come a suggerire la volontà di abbandonare questo mondo che contraddistingue gli autori. Appendice. (In)consapevolezza di morire. I romanzi qui raccolti sono tre: Palomar (Italo Calvino, 1983), Gli ultimi giorni di Pompeo (Andrea Pazienza, 1987) e Camere separate (Pier Vittorio Tondelli, 1989). L’ultimo è stato scritto da un autore che sapeva di essere affetto da AIDS e che, pertanto, era consapevole che non sarebbe sopravvissuto molto (per quanto la natura della malattia lo autorizzasse a sperare che la fine fosse ancora lontana); gli altri due sono invece opera di scrittori che erano in buone condizioni di salute e non sospettavano che di lì a poco sarebbero morti; eppure, al termine dei rispettivi romanzi, essi uccidono i propri protagonisti (entrambi alter-ego). Il capitolo si occupa appunto di individuare la connessione, evidente o sotterranea che sia, tra il destino del personaggio e quello del suo autore. La condizione nella quale si giunge al termine della vita influenza inevitabilmente l’approccio alla scrittura. La relativa serenità che contraddistingue chi si avvia a morire in tarda età fa sì che il vecchio scrittore si dedichi principalmente a una narrativa apertamente autobiografica che ricorda il passato, in modo che egli lo possa rivivere ancora una volta prima di andarsene. Chi muore anzitempo e incolpevole, a causa di una malattia, guarda con rimpianto agli anni futuri che non avrà la possibilità di vivere: scrivere in questo stato d’animo conduce alla realizzazione di opere con una componente didattica, che mirano a trasmettere un messaggio universale. Il desiderio di raggiungere un ampio numero di lettori fa sì che l’autore ricorra alla narrativa di genere; alla base di tale atteggiamento c’è la volontà di esercitare una forma di controllo su un futuro a cui non si potrà assistere in prima persona. Lo scrittore suicida, infine, realizza con il proprio ultimo romanzo una lunga lettera d’addio: egli dimostra la propria volontà di evadere dal mondo dando vita a elaborati scenari di fantasia oppure descrivendo una realtà all’interno della quale si trova spaesato, fuori posto. In un caso come nell’altro, egli vuole fuggire da questo mondo per andare alla scoperta dell’altro. A prescindere dal tipo di morte che li attende, gli scrittori che hanno raggiunto l’ultima fase della propria vita non usano metafore o giri di parole: nelle proprie opere, essi presentano direttamente la propria situazione. Pertanto, i protagonisti dei loro romanzi-testamento sono anziani che riflettono sulla loro prossima morte, oppure persone mortalmente malate, oppure giovani uomini dalle chiare tendenza suicide: in poche parole, personaggi che sono alter-ego totali o parziali dei rispettivi creatori.
The aim of this doctoral thesis is to identify and to define a new and previously unseen literary sub-genre: the “testamentary novel”. By saying so, I embrace all the works of literature that have been written by an author who is living within the “dimension of death”, that is to say the stage of life in which the idea of death has become overwhelming. This may happen because of three main reasons: old age, severe illness or suicidal tendencies. Three different situations that originate three different kinds of narratives: a man who faces death in his old age writes relatively peacefully, knowing that he has naturally come to the end of his life; a man who dies prematurely, by illness, regrets all the future years that he won’t be able to live and writes works of literature that vibrate with narrative tension; a man who voluntarily gives an end to his own life addresses the whole world as if to defy it, and yet writes in a cold and detached style. After these three chapters there is an appendix in which I analyze three other novels: they were initially meant for the already existing chapters, but then I realized that they didn’t belong there, being quite eccentric and avoiding every clear classification, so I left them out. However, they were too pertinent to be totally ignored, so I put them in this separate section (that so became a sort of fourth chapter). Chapter 1. The old writer and death. In this first chapter I analyze the following novels: Deux anglaises et le continent (Henri-Pierre Roché, 1956), Mercy of a Rude Stream (Henry Roth, 1994-1998), The Captain Is Out to Lunch and the Sailors Have Taken Over the Ship (Charles Bukowski, 1998) and Ravelstein (Saul Bellow, 2000). Written by aged authors (spanning the age range 72 to 89, Bukowski being the “youngest” and Roth the oldest), these four narratives are either entirely or partially autobiographical: Roché tells a story about his long gone youth; Roth retraces (in a four-volumes and 1500 pages novel) the thirteen years he lived in Harlem as a kid, between 1914 and 1927; Bukowski keeps an actual diary in which he writes about his daily life; Bellow gives an accout of his friendship with the recently deceased Abe Ravelstein. The only writer who uses his real name in the narrative is Bukowski, whereas the other ones adopt three well recognizable alter-egos. Chapter 2. The writer and the illness. The second chapter begins with the last two novels written by Leonardo Sciascia, Il cavaliere e la morte (1988) and Una storia semplice (1989). These novels are followed by the shortest story analyzed in this thesis: “Nel frattempo”, a six-pages graphic novel that Magnus (Roberto Raviola’s nom de plume) wrote and drew in 1996; the second chapter is completed by Le soleil des mourants, a novel by Jean-Claude Izzo (1999). These narratives have been written by authors who were severely ill and were fully aware that they would die shortly. Each one of the four stories is partly autobiographical, but no one of them is completely autobiographical: Sciascia writes two detective novels, Magnus writes a sort of dark comedy and Izzo writes an extremely dramatic story which resembles a classic tragedy. The four protagonists have one thing in common: they all face illness, sometimes actual (Il cavaliere e la morte, Le soleil des mourants) and sometimes metaphorical (Una storia semplice, “Nel frattempo”). The only one of them who clearly wins this peculiar battle is Magnus’ character; the other ones all suffer a defeat (a total defeat in Le soleil des mourants and Il cavaliere e la morte, a partial defeat in Una storia semplice). Capitolo 3. The writer and suicide. The four works of literature analyzed in the third chapter are the following ones: Le feu follet (Pierre Drieu la Rochelle, 1931), Dissipatio H.G. (Guido Morselli, 1973), “Good Old Neon” (David Foster Wallace, 2004) and Suicide (Édouard Levé, 2008). Written by authors who have actually committed suicide, these narratives tell the stories of four suicidal men: three of them are biographical accounts (Feu follet tells about Jacques Rigaut’s suicide, while “Good Old Neon” and Suicide are inspired by the suicides committed some years before by two acquaintances of the authors), the fourth one is entirely fictional. However, these biographical accounts are deliberately inaccurate, so the characters portrayed by the writers become eventually their partial alter-egos. Two of the four narratives take place in a completely realistic setting; on the other hand, the background of the other two is imaginary and fantastic, as if to suggest the authors’ desire to leave the world he’s still living in. Appendix. (Un)aware to die. In this appendix, which is a sort of fourth chapter, three novels are analyzed: Palomar (Italo Calvino, 1983), Gli ultimi giorni di Pompeo (Andrea Pazienza, 1987) and Camere separate (Pier Vittorio Tondelli, 1989). The third one has been written by a man who was suffering from AIDS and was therefore aware that he wouldn’t survive much longer (even if he couldn’t foresee the specific moment of his future demise, of course); on the contrary, the two other novels have been written by two healthy men who couldn’t imagine that they would die a few months after having completed their works; nevertheless, at the end of their narratives they both kill their main character (who is clearly their alter-ego). There is indeed a connection between the death of the character and the death of the author, and this appendix aims to identify it. After having analyzed these fifteen narratives I realized that different kinds of death originate different kinds of writing. The man who dies in the relative peacefulness of his old age is naturally encouraged to write about his past life, so he can relive it one last time. When a man dies prematurely, because of an incurable disease, he regrets all the future years that he won’t be able to live: he writes a somehow educational work of literature, a novel containing a universal message that aims to teach something to the ones who will survive him; in order to reach the maximum amount of readers, he makes use of an “easy” genre, such as comedy or detective novel. He does so because he wants to use his narrative in order to exert a sort of influence over the future (even if, or just because, he knows that he won’t be there in person). The suicidal man writes his final novel as if it were a long suicide letter: he shows off his strong desire to leave this life by making up imaginary worlds or else describing a reality that doesn’t fit him, a world in which he just can’t find his proper place. Apart from the kind of death that awaits them, the writers who have reached the final stage of their life don’t use metaphors or circumlocution: in their novels, they plainly present their own situation. So, the main characters of their testamentary works of literature are old men who muse about dying, or persons severely ill, or young men with suicidal tendencies: in short, these characters are total or partial alter-egos who have the specific duty of standing in for their creators.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles

Books on the topic "Gli ultimi giorni di Pompeo"

1

Riccardo, Redi, Raffaelli Pier Luigi, Italy. Soprintendenza archeologica di Pompei., Centro sperimentale di cinematografia (Italy). Cineteca nazionale., and Macchina dei sogni A.C., eds. Gli ultimi giorni di Pompei. [Naples]: Electa Napoli, 1994.

Find full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
2

Milza, Pierre. Gli ultimi giorni di Mussolini. Milano: Longanesi, 2011.

Find full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
3

Bollone, Pierluigi Baima. Gli ultimi giorni di Gesù. Milano: Mondadori, 1999.

Find full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
4

Domanin, Igino. Gli ultimi giorni di Lucio Battisti. Ancona: PeQuod, 2005.

Find full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
5

Presunto colpevole: Gli ultimi giorni di Craxi. Torino: Einaudi, 2020.

Find full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
6

Gli ultimi giorni di Leonardo: L'invenzione della Gioconda. Milano: Rizzoli, 2014.

Find full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
7

Gli ultimi tre giorni di Fernando Pessoa: Un delirio. 2nd ed. Palermo: Sellerio editore, 1994.

Find full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
8

Philippe, Brunel, and Bonaccorso Lelio 1982-, eds. Gli ultimi giorni di Marco Pantani: Dal libro di Philippe Brunel. [Milan, Italy]: Rizzoli Lizard, 2011.

Find full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
9

All'ombra di Caravaggio: Ipotesi narrativa sugli ultimi giorni di Michelangelo Merisi. Orbetello (Grosseto): Effequ, 2010.

Find full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
10

Gli ultimi giorni di Gaeta: L'assedio che condannò l'Italia all'unità. [Milan, Italy]: Rizzoli, 2010.

Find full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles

Book chapters on the topic "Gli ultimi giorni di Pompeo"

1

Frenz, Dietmar. "Tabucchi, Antonio: Gli ultimi tre giorni di Fernando Pessoa." In Kindlers Literatur Lexikon (KLL), 1–2. Stuttgart: J.B. Metzler, 2020. http://dx.doi.org/10.1007/978-3-476-05728-0_18063-1.

Full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
2

"First marriage, with Adelaide – Amazilia – Ultimo giorno di Pompei – Gelosia corretta." In Giovanni Pacini, 27–30. 3rd Party UK, 2018. http://dx.doi.org/10.2307/j.ctv1zcm3h1.10.

Full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
We offer discounts on all premium plans for authors whose works are included in thematic literature selections. Contact us to get a unique promo code!

To the bibliography