Academic literature on the topic 'Giustizia penale europea'

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Journal articles on the topic "Giustizia penale europea"

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Caianiello, Michele. "Processo penale e prescrizione nel quadro della giurisprudenza europea. Dialogo tra sistemi o conflitto identitario?" Revista Brasileira de Direito Processual Penal 3, no. 3 (October 14, 2017): 967. http://dx.doi.org/10.22197/rbdpp.v3i3.99.

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Abstract:
Precarietà e incertezza sembrano affliggere, nei tempi recenti, la prescrizione del reato, quando la si osservi da una prospettiva sovranazionale o comparata. Sullo sfondo, si pone il problema della tenuta del nostro sistema nel suo complesso, e persino della sua identità, come l’abbiamo concepita e tramandata di generazione in generazione. Con l’ordinanza n. 24 del 2017, la Corte costituzionale, sollevando una nuova questione pregiudiziale, mostra l’intento di non consumare una rottura del dialogo con l’ordinamento UE, limitandosi a paventare il rischio di ricorrere ai controlimiti, senza effettivamente porli in essere. Tuttavia, il provvedimento appare criticabile per alcuni argomenti utilizzati, e per la posizione assunta, che sembra lasciare poco spazio per specificazioni e aggiustamenti alla Corte di giustizia. La decisione, infatti, pur mostrando formalmente apertura a un confronto con la Corte di giustizia, tende a proporre in realtà una divisione tra mondi opposti e inconciliabili: di qua il diritto italiano, con la sua tradizione irrinunciabile; di là quello europeo, al quale formalmente si mostra deferenza (purché non si ingerisca in questioni vitali). Sembra il piano per una sorta di convivenza da separati, che certo ha il pregio di guadagnare tempo. Tuttavia, non si intravvede, nel ragionamento condotto, alcuna strada per raggiungere, o almeno per intraprendere il cammino verso una integrazione reale degli ordinamenti: è questo, in realtà, il nodo che, se non affrontato adesso, tenderà a riproporsi in successive occasioni.
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Romoli, FEDERICO. ""brexit" e prospettive della giustizia penale nei rapporti tra Regno Unito e Unione Europea." Archivio penale, no. 1 (2016): 299–305. http://dx.doi.org/10.12871/97888674171171.

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Miletti, Marco Nicola. "Le facce d’un diamante. Appunti per una storia dell’immediatezza nella procedura penale italiana." Revista Brasileira de Direito Processual Penal 7, no. 2 (August 29, 2021): 827. http://dx.doi.org/10.22197/rbdpp.v7i2.596.

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Abstract:
Il saggio ripercorre alcune tappe dell’evoluzione del principio di immediatezza nella procedura penale italiana, entro l’arco cronologico compreso tra la fine del secolo XVIII e il codice Finocchiaro-Aprile del 1913. Dopo una breve rassegna delle diverse definizioni del lemma e un cenno diacronico alla demarcazione dal concetto di oralità, la ricerca muove dagli spunti offerti da ‘pionieri’ quali Francesco Mario Pagano e Niccola Nicolini; esamina la letteratura europea (francese e, soprattutto, tedesca) che permeò la riflessione dei giuristi italiani; quindi si addentra nella stagione post-unitaria. Quest’ultima fu connotata dal contrasto tra un codice di rito (1865) ancora prettamente inquisitorio e una dottrina tutt’altro che compatta: se i primi commentari e, ancor piú, la scuola carrariana classificavano l’immediatezza tra i canoni inderogabili della giustizia liberale, la scuola positiva vi scorgeva un indebito cedimento alle interferenze popolari ed emotive nel dibattimento. La lunga elaborazione del codice Finocchiaro-Aprile non solo stimolò un serrato confronto dottrinale ma partecipò a quel movimento per l’oralità grazie al quale Chiovenda confidava di modernizzare il rito civile e penale.
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Bignamini, Angelo A. "Limits and challenges of the ICH GCP requirements." Medicina e Morale 47, no. 4 (August 31, 1998): 691–708. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1998.825.

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Abstract:
Dalla pubblicazione della GCP europea (1991) vi è stato un progressivo spostamento dal primario interesse per la protezione dei diritti del soggetto, verso la garanzia formale della completezza dei dati, a torto confusa con la “credibilità”. Ciò causa conflitti e ritardi nell'approvazione etica e sembra dovuto allo scollamento fra i criteri di stesura dei protocolli nelle aziende farmaceutiche o i criteri con cui alcune autorità sanitarie emettono raccomandazioni per l'esecuzione di studi clinici, ed i criteri secondo i quali i CdE dovrebbero valutare il protocollo per garantire una reale protezione dei diritti del soggetto: conformità con la legge civile e penale; compatibilità con la pratica terapeutica e con l'etica e la deontologia medica; adeguatezza alla condizione culturale, etica, morale e religiosa localmente prevalente; rispetto dei principi di uguale opportunità e giustizia per l'accesso allo studio. La GCP e le altre raccomandazioni sono considerate solo in questo contesto. Non sono invece considerati criteri interni allo sponsor (SOPs), né eventuali diversi criteri applicabili in altre sedi. Si suggerisce quindi a sponsor e autorità sanitarie di incorporare tali considerazioni in protocolli e raccomandazioni; di ricordare che la ricerca clinica è soprattutto un atto terapeutico; che non necessariamente un protocollo deve essere identico dappertutto, purché ne sia rispettata l'integrità. Gli elementi non chiave devono essere considerati suscettibili di adattamento secondo le specifiche caratteristiche locali. Ciò suggerisce di limitare il processo in atto di centralizzazione delle procedure di stesura e approvazione etica dei protocolli, lasciando maggiore autonomia alle realtà operative locali.
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Ferrari, Vincenzo. "L'amministrazione della giustizia nell'Italia del 2000. Rassegna e riflessioni." SOCIOLOGIA DEL DIRITTO, no. 3 (December 2012): 173–96. http://dx.doi.org/10.3280/sd2012-003011.

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Abstract:
In questo articolo vengono presentati succintamente i risultati di una vasta ricerca su "L'amministrazione della giustizia nell'Italia del 2000", svolta da un gruppo di studiosi di scienze sociali, sotto il coordinamento dell'autore, nell'arco dello scorso decennio. L'indagine, da cui sono usciti dodici studi monografici raccolti in nove volumi, ha preso in considerazione il sistema della giustizia sia nella sua struttura e nelle sue funzioni, sia nei suoi rapporti con alcuni altri sistemi d'azione sociale, e precisamente la famiglia, la politica, il contesto europeo e l'avvocatura. L'autore mette in risalto la relativa chiusura della magistratura verso la societŕ e le principali disfunzioni della giustizia civile e penale. Osserva poi che la congestione sembra un tratto comune a molti sistemi di giustizia moderni e, rifacendosi a recenti studi americani, affaccia l'ipotesi che tali sistemi riescano ad operare soltanto in presenza di alternative semi-istituzionali, come il patteggiamento nel penale e la negoziazione nel civile, che ne tradiscono i principi ispiratori.
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Gabrielli, Chiara. "L’archiviazione dei dati genetici a fini di giustizia penale: gli interessi in gioco, le prescrizioni europee, le soluzioni adottate dal legislatore italiano." Revista Brasileira de Direito Processual Penal 5, no. 3 (October 31, 2019): 1385. http://dx.doi.org/10.22197/rbdpp.v5i3.258.

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Abstract:
Criar um banco de dados genéticos com finalidades penais representa para qualquer ordenamento um desafio inevitável e, contemporaneamente, muito delicado. É inevitável porque armazenar perfis de DNA pertencentes a um determinado grupo de sujeitos para realizar uma comparação automatizada mediante procedimentos informáticos significa disponibilizar aos órgãos investigativos informações de inegável relevância probatória. Particularmente delicada pois em razão das escolhas que governam a colheita, conservação e consulta de dados genéticos relevantes depende o impacto que a “biologização da segurança” finda por produzir em relação à denominada informational privacy, ou seja, o direito do indivíduo ao controle das informações relativas à própria esfera pessoal, tutelado pelo art. 8 da Convenção Europeia dos direitos humanos. Na Itália, o banco de dados do DNA tornou-se operativo somente recentemente, após um percurso legislativo demasiadamente tormentoso. Neste artigo serão analisadas as escolhas técnicas e valorativas efetuadas pela Lei n. 85 de 2009 e pelas regulamentações de atuação, verificando a sua capacidade de assegurar um balanceamento entre os interesses em jogo em contraste conforme os parâmetros de razoabilidade e proporcionalidade e a sintonia com as indicações da jurisprudência do Tribunal europeu dos direitos humanos. Somente se atendidas tais condições, o sacrifício imposto à “privacidade genética” para o alcance dos objetivos de justiça penal pode ser considerado culturalmente e socialmente aceitável, além de juridicamente legítimo. De fato, não há dúvidas de que o clamor coletivo por segurança se tornou progressivamente mais insistente, especialmente pela difusão do fenômeno do terrorismo. Não obstante, é também inegável que a sensibilidade coletiva se tornou mais atenta em relação às diferentes declinações na privacidade pessoal, e, em particular, ao patrimônio genético agora percebido como marca da individualidade subjetiva. Nenhum ordenamento moderno, portanto, pode subtrair-se à tarefa de tornar a tecnologia uma aliada da privacidade tanto quanto da justiça penal.
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Castelli, Claudio. "Le politiche di innovazione nella giustizia." QUESTIONE GIUSTIZIA, no. 5 (December 2011): 109–18. http://dx.doi.org/10.3280/qg2011-005009.

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Abstract:
L'immagine di una giustizia immobile e inerte č semplicemente falsa. Č un'immagine che si vuole perpetuare per motivi ideologici, perché ciň in qualche modo legittima i continui e altrettanto falsi propositi di riforme epocali di questo settore. La vivacitŕ dei processi in atto č dimostrata dai numeri: oltre 2.500.000 di cause civili e quasi 3.000.000 di procedimenti penali definiti ogni anno, 550censite dal Csm e immesse nella banca dati recentemente istituita, un piano nazionale difinanziato dal Fondo sociale europeo cui oggi partecipano circa cento uffici, mentre altrettanti hanno fatto domanda. La realtŕ č che se vogliamo davvero giungere ad avere la ricetta per una giustizia che funzioni bisogna anzitutto conoscere la realtŕ multiforme degli uffici giudiziari, partire dai dati ed evitare di ricostruire il quadro generale partendo da singoli casi enfatizzati, metodo deleterio e venefico C'č, nel Paese, una diffusa indifferenza rispetto al tema della coesione territoriale e popolare e dei processi di disgregazione messi in atto dalla Lega Nord con una iniziativa politica che o prescinde o č contro la Costituzione e che non esita ad assumere responsabilitŕ nazionali per ottenere risultati funzionali alla rivendicazione etnica. E perň questa indifferenza non potrŕ durare a lungo: quando ci si porrŕ l'esigenza del contrasto all'ormai ventennale declino del Paese il confronto con i princěpi fondamentali della Costituzione non potrŕ essere eluso.
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Borgia, Gianluca. "La prima volta dell'ordine europeo di indagine penale dinanzi alla Corte di giustizia UE : strumento nuovo, approccio di sempre." Archivio penale, no. 1 (2020): 103–10. http://dx.doi.org/10.12871/97888331807318.

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Ferrari, Vincenzo. "LA GIUSTIZIA ITALIANA NELLO SPECCHIO DELLE SCIENZE SOCIALI." Istituto Lombardo - Accademia di Scienze e Lettere - Rendiconti di Lettere, July 30, 2011. http://dx.doi.org/10.4081/let.2011.92.

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Abstract:
Vincenzo Ferrari, THE ITALIAN SYSTEM OF JUSTICE THROUGH A SOCIAL SCIENCE PERSPECTIVE. This article offers a brief description of an extensive research on “Justice in Italy in the 2000s”, conducted in the first half of the last decade by a group of social scientists led by the author. This project, whose results have been collected in nine volumes containing twelve monographic studies, focused on the structure and functions of the system of justice, as well as on how it relates to certain other systems of social action, such as the family, politics, the European context and the Bar. The author portrays the Italian judiciary as relatively closed towards society and highlights the main dysfunctions of both civil and penal proceedings. He adds that congestion seems to be a common feature of many modern justice systems and, echoing some recent American studies, lays down the hypothesis that they only succeed in functioning when semi-institutional alternatives are also available, even if prima facie incompatible with their basic principles, such as plea bargaining in criminal and negotiation in civil proceedings.
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Dissertations / Theses on the topic "Giustizia penale europea"

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Magli, Mia. "Giustizia penale e protezione dei minori nell’Unione europea." Thesis, Strasbourg, 2017. http://www.theses.fr/2017STRAA005/document.

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Abstract:
Aujourd'hui les droits des mineurs occupent une place de plus en plus importante dans l'agenda juridique et politique de l'UE. La promotion des droits de l'enfant représente maintenant un objectif de l'UE, consacré dans l'article 3, paragr. 3, du Traité sur l'Union européenne. Les droits de l'enfant sont également cristallisés dans l'article 24 de la Charte des droits fondamentaux de l'Union européenne. Actuellement l'Union européenne dispose de nombreux actes législatifs et de documents non législatifs relatifs aux droits des mineurs ou qui peuvent avoir des répercussions indirectes sur la vie des enfants. Ce travail analyse la nature, la portée et la valeur des mesures de l'UE dans deux domaines principaux : la protection des enfants et de leurs droits et la justice pénale des mineurs. Le but de la recherche a été d’examiner jusqu'à quel point on peut parler d’une valeur ajoutée de la promotion des droits des enfants au niveau de l'UE, par rapport au niveau national et international et également celui de proposer de nouvelles solutions pour améliorer la promotion et la protection des droits des enfants dans l’Union européenne
Today children’s rights occupy an increasingly prominent place on the EU legal and policy agenda. The promotion and protection of the rights of the child is now an objective of the EU as set out in Article 3.3 of the Treaty on European Union. The rights of the child are also enshrined in the article 24 of the Charter of Fundamental Rights of the European Union. The EU has now many legislative documents and non-legislative acts related to children’s rights or that may have the potential to impact on children’s life. This Phd thesis analyzes the nature, scope and value of EU measures in relation to children in two main areas : child protection and juvenile criminal justice. It investigates if there is an added value of children’s rights at EU level and it also makes some suggestions to improve the promotion and protection of children’s rights in the EU
Al giorno d’oggi, i diritti dei minori occupano uno spazio sempre più importante nell’agenda giuridica e politica dell’Unione europea. Attualmente, infatti, la promozione dei diritti dei minori rappresenta un obiettivo dell’Unione, consacrato nell’articolo 3, par. 3, del Trattato sull’Unione europea. I diritti fondamentali dei minori sono poi sanciti esplicitamente nell’articolo 24 della Carta dei diritti fondamentali dell’UE. Oggi, l’Unione europea può disporre di numerosi strumenti normativi (e non) dedicati espressamente ai diritti dei fanciulli e tanti altri possono avere delle ripercussioni indirette sulla loro vita. La presente ricerca analizza, pertanto, la natura, la portata e il valore delle misure intraprese dall’UE in due settori principali : la protezione dei minori e la giustizia penale. Lo scopo della tesi è esaminare in che termini si possa parlare di un valore aggiunto della promozione dei diritti dei minori a livello UE, rispetto alle normative già in vigore a livello nazionale e internazionale. A partire da tale analisi, essa cerca di proporre nuove soluzioni per migliorare la promozione e la protezione dei diritti dei minori nell’Unione europea
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Magli, Mia <1988&gt. "Giustizia penale e protezione dei minori nell'Unione Europea." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017. http://amsdottorato.unibo.it/8184/1/TESI%20MIA%20MAGLI.pdf.

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Abstract:
Al giorno d’oggi i minori occupano un posto sempre più rilevante nell'agenda giuridica e politica dell'UE. La promozione e la protezione dei diritti del fanciullo è ora un obiettivo dell’Unione europea ai sensi dell'articolo 3, par. 3, del TUE. I diritti dei minori sono anche sanciti nell'articolo 24 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea. L'Unione attualmente possiede molti atti normativi e non relativi ai diritti dei fanciulli o che possono avere un reale impatto sulle loro vite. Questa tesi di dottorato analizza la natura, la portata e il valore delle misure UE che riguardano i minori in due aree principali: la protezione dei minori e la giustizia penale minorile. La tesi indaga se vi è un valore aggiunto nei diritti dei fanciulli stabiliti a livello di UE e cercherà anche di offrire alcuni suggerimenti per migliorare la protezione dei diritti dei minori nell'Unione europea.
Today children’s rights occupy an increasingly prominent place on the EU legal and policy agenda. The promotion and protection of the rights of the child is now an objective of the EU as set out in Article 3.3 of the Treaty on European Union. The rights of the child are also enshrined in the article 24 of the Charter of Fundamental Rights of the European Union. The EU has now many legislative documents and non-legislative acts related to children’s rights or that can have the potential to impact on children’s life. This Phd thesis analyzes the nature, scope and value of EU measures in relation to children in two main areas: child protection and juvenile criminal justice. It investigates if there is an added value of children’s rights at EU level and it also makes some suggestions to improve children’s rights in the EU.
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Rosanò, Alessandro. "Principi penalistici e giurisprudenza della Corte di giustizia dell'Unione europea." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2016. http://hdl.handle.net/11577/3424753.

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Abstract:
Serious forms of crime have abandoned the merely national dimension and become transnational: think of terrorism, organized crime, computer crime, trafficking in human beings, just to name a few. In order to adequately fight this kind of phenomena, criminal law should do the same and not be so tied to the merely national dimension. European citizens ask for security and their request should be interpreted as expressing the need for regulatory interventions in the criminal field. Of course they deserve certainty as to the fact that appropriate sanctioning measures will be taken by all the Member States of the European Union (EU) in order to effectively deal with crime. Anyway, one should remember that criminal law must not be dissociated from the protection of fundamental rights because that would result in the denial of basic values inherent in democratic societies, first of all the rule of law. Then, the need for an axiological horizon and principles which found and limit the EU criminal system arises. So, my research question is: what are the axiological horizon and the principles which found and limit the EU criminal system? This work focuses on the precedents of the European Court of Justice (ECJ), so on a judge-made law whose development has basically been made possible thanks to the preliminary ruling procedure. No one denies that case law should remain bound to the specific case, inasmuch the extension of the ratio decidendi to other cases always is the result of selective operations. However, the presentation of the topics in this PhD thesis shows not only that the judgments of the ECJ in the criminal field are numerous, but also that they are characterized by the progressive emergence of a criminal law consciousness, a criminal law sensibility, and the will to create a system which is intrinsically consistent. The case law of the European Court of Human Rights (ECtHR) is also taken into account in light of the phenomenon called cross-fertilization. The works of Italian and European legal scholars are considered too. So, after an Introduction on the relationship between globalization, crime, and competences of the EU in criminal matters, the thesis deals with the concept of criminal law (First Chapter), the principles of legality of criminal offences and penalties (Second Chapter), offensiveness (Third Chapter), guilt (Fourth Chapter), and proportionality (Fifth Chapter) in the case law of the ECJ. In the Conclusion, an assessment of the results is provided. As problematic as it seems, the search for an axiological horizon and principles of EU criminal law has proven fruitful. In the first chapter, I found out that it is possible to identify two notions of criminal law which have been developed by the ECJ in the last twenty-five years. According to the former, criminal law is that branch of law which aims at protecting the values that are deemed fundamental by national communities. According to the latter, the criminal nature of a sanction should be asserted in light of the so-called Engel criteria as developed by the EctHR (legal classification of the offence under national law, very nature of the offence, and degree of severity of the sanction). The latter approach is now prevailing. At first sight, they do not look so different, but I think the latter should be preferred because of the different axiological horizon. The former approach relies on the values that are deemed fundamental by national communities, while the latter one implicitly relies on the European Convention on Human Rights. So, it is characterized by an inclusive dimension which may lack in the former one, since fundamental national values may not be consistent with human rights (think of the case of Hungary). The second chapter is devoted to the principle of legality of criminal offences and penalties and takes into account five major issues: the interpretative incidence of EU directives in criminal matters (the prohibition of determining or aggravating the liability in criminal law and the duty of conforming interpretation); the interpretative incidence of EU regulations and frameworks decisions (the duty of conforming interpretation); the integrating incidence of EU law (how EU law shapes the meaning of national legislation); the disapplying incidence (in case national provisions are not consistent with EU law, with in bonam partem effects); the lex mitior principle. The analysis led to the conclusion that the principle of legality of criminal offences and penalties is not dead, as someone said, but has adapted to national and international realities which have changed. The third chapter deals with the principle of offensiveness and is divided into two parts. In the first part, an analysis is provided with reference to those judgments (Amsterdam Bulb, Commission v Hellenic Republic) in which the ECJ ruled that some legal interests which belong to the EU (above all, the financial ones) should be protected by the Member States under conditions, both procedural and substantive, which are analogous to those applicable to infringements of national law of a similar nature and importance and which, in any event, make the penalty effective, proportionate and dissuasive, in light of the principle of sincere cooperation. In the second part, recent judgments concerning criminal law and immigration law (El Dridi, Achughbabian, Sagor) are considered in order to show how the ECJ has questioned national lawmakers' choices which were inconsistent with the principle of sincere cooperation. The fourth chapter is dedicated to the principle of guilt and, more specifically, to six topics: The distinction between intentionally-committed and unintentionally-committed offences, the concept of intentional offence, the concept of negligence, strict criminal liability, Ignorantia legis non excusat, and the concept of force majeure. In the fifth chapter, the case law concerning the principle of proportionality is taken into consideration by highlighting how the ECJ has solved the cases in which a clash between national regulations criminal in nature and one of the four fundamental freedoms had occurred. It is quite interesting to notice that the solution given by the Court has always aimed at finding a balance point between the values at stake by identifying some conditions under which the four fundamental freedoms may be sacrificed. In conclusion, the gradual recognition of competences in criminal matters to the European Union is the result of the emergence of the political identity of the Union, since the creation of criminal law – both at the international and national level – requires the prior identification of a system of shared fundamental values, which are expressive of an identity. Some legal scholars, in analyzing the events and reasons for the failure of the draft European Constitution, spoke of the absence of a European people characterized by common ethnicity, culture, society and language. Such reasoning has been discussed among criminal law scholars for a long time with reference to European criminal law, since the unification of criminal law presupposes the cultural unification of Europe. The point is that, without assuming a world legal commonality, one can hypothise a European legal commonality. In my opinion, it is very convincing the reasoning of those who state that the foundation of human rights must be sought not – or not only – in the human nature, but also – and most of all – in the history and culture of peoples, considering, at least at the European level, the set of ideas and principles of the tradition of the old continent, through the reference to the Christian roots of Europe and the Enlightenment. So, those values already exist. Undoubtedly, the culture of the Europeans is the culture of human rights, and the lingua franca of Europe is the language of rights as declined in the Nice Charter and the European Convention of Human Rights. As demonstrated in the thesis, the jurisprudential experience of the Court of Justice has been mature enough to get to deal with the issues of protection of fundamental rights and, most of all, the protection of those rights through criminal law. The Court did so by progressively becoming aware of the nature of that branch of law – as explained in the first chapter – which has been considered not as a simple tool of repression, but as a means through which affirm and reaffirm freedoms. I believe that can reasonably be confirmed by turning the attention to the essence of the principles of legality, offensiveness, guilt, proportionality. As a matter of fact, they represent the limits to the use of criminal methods of repression, the observance of which leads to the outcome of legitimization and re-legitimization of criminal law, both at the national and international level; they indicate the existence of criminal awareness and sensitivity of the Court; they mark the road that will lead to the final result of the emergence of a criminal law of the European Union, made up of both a general part and a special part, both inspired, supported and controlled by those principles.
Il testo è così organizzato: Introduzione: nella quale si trattano le questioni relative al riconoscimento di una competenza in materia penale in favore dell'Unione europea alla luce dei problemi posti dal fenomeno della globalizzazione. Si provvede altresì all'illustrazione della metodologia della ricerca, basata sull'analisi delle sentenze della Corte di giustizia dell'Unione europea e, ove necessario, della Corte europea dei diritti dell'uomo. Capitolo I: dedicato al concetto di diritto penale come definito da parte degli avvocati generali nelle loro conclusioni e quindi adottato da parte della Corte di giustizia dell'Unione europea nelle proprie pronunce. Esso assume rilievo in quanto delimita l'orizzonte assiologico di riferimento, rappresentato, in un primo momento, dai valori fondamentali delle singole comunità statali, per essere individuato in seguito nella Convenzione europea dei diritti dell'uomo, in un'ottica di cross-fertilization fondata sul richiamo alla sentenza della Corte EDU Engel e altri c. Paesi Bassi (1976) e sulla giurisprudenza sviluppatasi successivamente. Capitolo II: nel quale è affrontato il tema del principio di legalità, considerato a partire dai diversi angoli prospettici dell'incidenza interpretativa delle fonti comunitarie / dell'Unione europea (regolamenti, direttive e decisioni quadro) sul diritto penale interno (soprattutto con riferimento al divieto di determinare o aggravare la responsabilità penale e l'obbligo di interpretazione conforme relativi alle direttive), dell'incidenza integratrice (il rapporto tra normativa interna e normativa dell'Unione quanto alla nozione di rifiuto), dell'incidenza disapplicatrice (la disapplicazione della normativa penale statale contrastante con quella europea con efficacia in bonam partem) e del principio di lex mitior, per quindi volgere l'attenzione al problematico rapporto tra legalità europea ed erosione della sovranità statale. Capitolo III: dedicato al principio di offensività, nel quale si analizzano due orientamenti giurisprudenziali. Il primo, a partire dal principio di leale cooperazione, ha condotto all'affermazione dell'obbligo per gli Stati membri di predisporre per gli interessi comunitari / dell'Unione europea una tutela analoga a quella stabilita per i corrispondenti interessi a livello statale, facendo ricorso a sanzioni effettive, proporzionate e dissuasive (sentenze Amsterdam Bulb, Commissione c. Grecia); il secondo ha invece portato a escludere che scelte di criminalizzazione operate da parte dei legislatori nazionali possano impedire la realizzazione dell'effetto utile del diritto dell'Unione europea, con un conseguente e tendenziale abbandono dello strumento di repressione penale nell'ambito del diritto dell'immigrazione (sentenze El Dridi, Achughbabian, Sagor). Capitolo IV: nel quale si tratta del principio di colpevolezza, dando conto di una giurisprudenza puntiforme che ha individuato la distinzione tra reati intenzionali e non intenzionali, definito i concetti di intenzionalità e negligenza grave, affermato e quindi superato la responsabilità penale oggettiva, cercato di valorizzare la regula iuris secondo cui ignorantia legis non excusat ed esplicitato una nozione di forza maggiore. Capitolo V: dedicato al principio di proporzionalità, nel quale si considera come la Corte di giustizia, posta dinanzi a situazioni caratterizzate da un contrasto tra la normativa penale interna, da un lato, e una delle quattro libertà fondamentali riconosciute nell'ordinamento dell'Unione europea, dall'altro, abbia valorizzato detto principio, in un senso non esclusivamente protezionistico, cercando anzi di individuare un punto di equilibrio tra valori tutelati, valori sacrificati e mezzi attraverso i quali realizzare la tutela dei primi e il sacrificio dei secondi. Conclusioni: nelle quali si sottolinea come l'Unione europea sia ormai diventata un soggetto avente natura costituzionale, dato che il processo di integrazione ha raggiunto il livello più autenticamente costituzionale, ossia la tutela dei diritti fondamentali, il quale rappresenta l'espressione più alta della sovranità e l'elemento principale di legittimazione di essa, cosa che sembra dunque militare a favore di una definitiva attribuzione di competenza penale alle istituzioni dell'Unione, almeno per quel che riguarda la protezione di beni giuridici propriamente europei.
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MONTALDO, STEFANO. "Il ruolo della corte di giustizia nella cooperazione in materia penale." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2012. http://hdl.handle.net/10281/29818.

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Abstract:
The thesis is focused on the role of the Court of justice of the EU in the development of the European cooperation in police and criminal matters (former Third Pillar of the EU). The first chapter analyses the novelties introduced by the Treaty of Lisbon and devotes a particular attention to the wording of articles 82 and 83 TFEU. The second chapter is centred on the functional aspects, that is to say the new shape and limits of the Court's jurisdiction after the entry into force of the Treaty of LIsbon. The analysis then moves to the role of the Court in safeguarding the correct exercise of EU competences. The final step relates to the interpretative role of the Court: stemming from the ordinary interprtative criteria used by the Court, the author investigates how the Court itself applies them in the field of cooperation in criminal matters. The European arrest warrant and the ne bis in idem principle are the main case-studies.
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MANFREDINI, FRANCESCA. "MANDATO D¿ARRESTO EUROPEO E TUTELA DEI DIRITTI FONDAMENTALI: IL CONTROLLO DI PROPORZIONALITÀ." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2019. http://hdl.handle.net/2434/627518.

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Abstract:
The European Arrest Warrant (EAW) represents the first instrument based on the principle of mutual recognition in criminal matters. Its approval aimed expressly at replacing the lengthy extradition procedures that existed among European countries, in order to achieve a more effective cross-border judicial surrender procedure. According to the statistics concerning the use of the EAW, this goal has been accomplished. Anyway, its great success has risen many issues concerning the correct balance between freedom and security. From this perspective, this PhD Thesis analyses the Framework Decision 2002/584/GAI, the Italian implementation law, as well as the most significant judgments of the Italian Supreme Court and of the European Court of Justice. In the last chapter, the Author focuses on the related problem consisting in the excessive use of the EAW, suggesting the introduction of a proportionality test – led by the issuing judicial authority as well as by the executing one – which could represent a suitable path to reach a balance between repressive needs and protection of fundamental rights.
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DE, LUCA CARLOTTA. "L'ORDINE EUROPEO D'INDAGINE PENALE: DISCIPLINA NORMATIVA E PRIME ESPERIENZE APPLICATIVE." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2022. http://hdl.handle.net/2434/919437.

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Abstract:
L’ordine europeo di indagine penale, introdotto dalla direttiva 2014/41/UE, è uno strumento di cooperazione giudiziaria nel settore delle prove divenuto imprescindibile a fronte della crescente dimensione transnazionale assunta dalla criminalità, quale conseguenza dell’evaporazione dei confini geografici nello Spazio di libertà, sicurezza e giustizia dell’Unione europea. La direttiva sovranazionale, recepita nell’ordinamento italiano attraverso il d.lgs. n. 108 del 2017, ha dato vita a un istituto avente natura ibrida, animato dal principio del reciproco riconoscimento, che conserva, al contempo, alcuni tratti tipici della mutua assistenza giudiziaria tradizionale, nel tentativo di coniugare l’efficienza investigativa e la tutela delle garanzie fondamentali. Sullo sfondo di un contesto caratterizzato dall’assenza di armonizzazione tra le regole processuali e probatorie nazionali, il meccanismo di acquisizione della prova all’estero ruota attorno al principio di proporzionalità, che prende forma nel giudizio di bilanciamento, da condursi in concreto tenendo conto delle peculiarità del caso, tra le esigenze connesse all’accertamento del reato e il sacrificio imposto ai diritti delle persone a vario titolo coinvolte nelle procedure di emissione ed esecuzione dell’ordine. La presente tesi di dottorato intende fornire un’analisi a trecentosessanta gradi dell’ordine europeo d’indagine, prendendo le mosse dalla disciplina normativa, con l’obiettivo di mettere in luce le principali problematiche emerse nelle sue prime esperienze applicative e individuare soluzioni in grado di accorciare le distanze che separano teoria e prassi. A tal fine, ampio spazio è dedicato alla ricostruzione delle prime pronunce giurisprudenziali rese sul tema dalla Corte di giustizia e dalla Corte di cassazione, che rivelano complessivamente la tendenza a prediligere le istanze di efficienza investigativa a scapito dei diritti della difesa, per poi esporre, in chiave critica, alcuni casi pratici selezionati presso le Procura della Repubblica di Milano e di Monza
The European criminal investigation order, introduced by Directive 2014/41/EU, is an instrument of judicial cooperation in the field of evidence, which has become necessary, given the growing transnational dimension of crime as a result of the sublimation of geographical boundaries in the European Union's Area of Freedom, Security and Justice. The supranational directive, implemented by Italian Legislative Decree no. 108 of 2017, has given rise to a construct of hybrid nature, inspired by the principle of mutual recognition, which maintains, at the same time, certain features typical of traditional mutual legal assistance, in an attempt to combine investigative efficiency and protection of fundamental guarantees. In an underlying backdrop still characterized by the absence of harmonization of national procedural and evidentiary rules, the mechanism for adducing evidence in a foreign country revolves around the principle of proportionality, which in turn takes shape in the context of a balancing judgement - to be conducted in the actual case and taking into consideration the specificities of such case - between the needs related to the detection of crime and the sacrifices imposed on the rights of the persons involved, for various reasons, in the procedures aimed at issuing and executing the relevant order. This doctoral thesis intends to provide a comprehensive analysis of the European Investigation Order, beginning with its legal framework, for the purposes of highlighting the main problems that have emerged in its early-stage enforcement and of identifying solutions capable of shorten the gap between theory and practice. To this end, a large space is firstly dedicated to the analysis of the early case-law rendered by the Court of Justice and by the Italian Court of Cassation on this theme, which reveals the overall tendency to prefer purposes of investigatory efficiency to the detriment of defense rights; secondly, this thesis critically evaluates some practical cases selected at the Public Prosecutor's Office of Milan and Monza.
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Fornaciari, B. "LA DIRETTIVA 2012/13/UE SUL DIRITTO ALL'INFORMAZIONE.LA CONOSCENZA NEL PROCESSO PENALE FRA UNIONE EUROPEA E ORDINAMENTO INTERNO." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2016. http://hdl.handle.net/2434/369477.

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Abstract:
La presente ricerca si propone di analizzare la Direttiva 2012/13/UE sul diritto all'informazione nei procedimenti penali ed il suo impatto sul sistema processuale italiano. L'analisi prende le mosse da un primo capitolo dedicato al sistema multilivello delle fonti: sul panorama nazionale e sovranazionale, infatti, la direttiva è solo l'ultima norma, in ordine di tempo, a disciplinare il diritto fondamentale alla conoscenza dell'indagato e dell'imputato. Necessario quindi apprestare una panoramica delle fonti che garantiscono la protezione multilevel dei diritti, e descrivere le loro reciproche interazioni. Imprescindibile, poi, un approfondimento sulla tutela dei diritti nello Spazio di Libertà Sicurezza e Giustizia dell'UE, con un'attenzione particolare all'era post-Lisbona ed al valore aggiunto che le direttive ex art. 82 co. 2 TFUE possono portare sul sistema multilevel. Il secondo ed il terzo capitolo sono dedicati all'analisi normativa della fonte europea. La trattazione si muove lungo le tre visuali prospettiche che la norma europea attribuisce al diritto all'informazione: diritto alla conoscenza dei propri diritti; diritto alla conoscenza dell'accusa; diritto alla conoscenza degli atti di indagine. Le disposizioni europee vengono continuamente integrate con la giurisprudenza della Corte EDU, che inietta di significato le norme della direttiva e fornisce gli standards di tutela laddove non specificati. Vengono messe in rilievo le disposizioni più innovative, che consentono alla direttiva di non essere solo “codificazione” del case law di Strasburgo, ma fonte autonoma e progredita di diritti. Il capitolo finale è infine focalizzato sull'impatto che la direttiva ha prodotto sul sistema processuale interno. La trattazione è suddivisa tra l'analisi delle modifiche apportate dalla normativa di attuazione italiana, d. lgs. 101/2014, e la disamina delle sue lacune: il legislatore ha dato luogo ad un intervento minimalista, omettendo di dare esecuzione proprio alle disposizioni europee più innovative che avrebbero permesso al nostro sistema di essere in linea con i dettami sovranazionali. Particolare attenzione è data al tema delle modifiche all'imputazione e al principio Iura novit curia, sulla scorta dei punti saldi elaborati dalla Corte EDU nel noto caso Drassich. In conclusione, vengono proposti gli scenari futuri che potrebbero conseguire all'efficacia diretta della direttiva e alla penetrazione, per il suo tramite, delle norme CEDU nell'ordinamento giuridico nazionale.
The present research examines the European Directive on the right to information in criminal proceedings (Directive 2012/13/EU, hereinafter ‘the Directive’), assessing the impact that it is likely to have on the Italian legal system. Before analyzing the legislation, the thesis provides an historical overview of the status of human rights safeguards in the EU and a description of its multi-layered system of protection. Starting from the early ECJ case law setting out a ‘human rights theory’, the research moves on to consider the Charter of Nice and the development of a European Area of Criminal Justice, until the Stockholm Program and the entry into force of the Lisbon Treaty. In addition, it addresses the question as to whether and to what extent the directives ‘of new generation’ based on art. 82 par. 2 TFEU bring an added value to the aforementioned human rights protection system. Chapters 2 and 3 of the research focus on the analysis of the legislation and on the three meanings that the Directive attaches to the right to information in criminal proceedings, namely, the right to information about rights, the right to information about accusation, and the right to information about case file. The effort is shedding some light on the most innovative prescriptions, while at the same time highlighting how much the EU legislation owes to the ECtHR case law, which is used as a yardstick for the evaluation and interpretation of the Directive. Finally, Chapter 4 addresses the Italian implementing legislation (d. lgs. 101/2014) and the impact of the Directive on our legal system. It finds that the NIM is highly unsatisfactory, as the Italian legislator has failed to comply with the most innovative EU standards. In this regard, the research illustrates the impact of EU prescriptions on the jurisdiction of national judges, in particular, the impact of the ‘new’ right to information about accusation. It concludes that Italian judges can (in)directly apply ECtHR case law standards due the direct effect of the Directive (which can be regarded as an ‘ECtHR case-law codification’).
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Pollice, Alessia. "Portare la tecnologia in cabina: le nuove tecnologie a servizio dell'interprete e il caso della simultanea con testo." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amslaurea.unibo.it/9840/.

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Abstract:
The digital revolution has affected all aspects of human life, and interpreting is no exception. This study will provide an overview of the technology tools available to the interpreter, but it will focus more on simultaneous interpretation, particularly on the “simultaneous interpretation with text” method. The decision to analyse this particular method arose after a two-day experience at the Court of Justice of the European Union (CJEU), during research for my previous Master’s dissertation. During those days, I noticed that interpreters were using "simultaneous interpretation with text" on a daily basis. Owing to the efforts and processes this method entails, this dissertation will aim at discovering whether technology can help interpreters, and if so, how. The first part of the study will describe the “simultaneous with text” approach, and how it is used at the CJEU; the data provided by a survey for professional interpreters will describe its use in other interpreting situations. The study will then describe Computer-Assisted Language Learning technologies (CALL) and technologies for interpreters. The second part of the study will focus on the interpreting booth, which represents the first application of the technology in the interpreting field, as well as on the technologies that can be used inside the booth: programs, tablets and apps. The dissertation will then analyse the programs which might best help the interpreter in "simultaneous with text" mode, before providing some proposals for further software upgrades. In order to give a practical description of the possible upgrades, the domain of “judicial cooperation in criminal matters” will be taken as an example. Finally, after a brief overview of other applications of technology in the interpreting field (i.e. videoconferencing, remote interpreting), the conclusions will summarize the results provided by the study and offer some final reflections on the teaching of interpreting.
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Tracogna, Clara. "Il ne bis in idem europeo e i conflitti di giurisdizione nello Spazio di Libertà, Sicurezza e Giustizia." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2011. http://hdl.handle.net/11577/3427477.

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Abstract:
Summary The dissertation deals with the European ne bis in idem principle and conflicts of jurisdiction in the European Area of Freedom, Security and Justice. The first chapter explains the rationale of the principle, distinguishing between ne bis in idem at the national and international level. Confirming that double jeopardy is not a general principle of international law yet, it is explained that a decision can prevent a second trial only when this rule is stated in an international Convention. However, in the European Area, artt. 54-58 of the Schengen Agreement recognize a ne bis in idem effect to foreign decisions. Recently, art. 50 of the European Charter of Fundamental Rights states that in the European Union the ne bis in idem principle is a fundamental principle. Chaper II and III explain the meaning of idem factum and final decision in light of both national jurisprudence and European Court of Human Rights and European Court of Justice decisions. The concept of idem factum has been interpreted by the European Court of Justice as referring only to the nature of the acts, encompassing a set of concrete circumstances which are inextricably linked together, irrespective of the legal classification given to them or the legal interest protected. As for the final decision, the Court states that, despite the legal classification of the decision, it is important that in the State that first decided the issue this decision has the effect to prevent a second trial. In both chapters some core questions are developed suggesting that, while looking forward a definition of idem factum and final decision developed at the European level, the current possibility to develop a common definition is based on European Court of Justice jurisprudence. The last chapter focusses on The Green Paper on ne bis in idem and conflicts of jurisdiction and on the Framework Decision 2009/948/JHA that approved a model of resolution and prevention of conflicts of jurisdiction among European Union member States. The Framework Decision introduces a consulting procedure that the States should start whenever they have the suspect that a parallel trial for the same facts against the the same person is pending in another member State. However, the grounds to choose in which State to hold the trial are not specified. When implementing the Framework Decision (deadline: 15th June 2012), the Italian Parliament should face some problems of consistency with Constitutional principles, as the right to defence (nor the defendant or the defendant’s lawyer take part to the procedure related to conflicts of jurisdiction); the mandatory criminal prosecution principle; the principle that states that no special judges are admitted. Some suggestions are given in order to easier the implementation of the Framework Decision and to balance its rules with the Italian Constitution principles.
Sintesi La tesi è dedicata al ne bis in idem europeo e ai conflitti di giurisdizione nello Spazio di Libertà, Sicurezza e Giustizia. Il primo capitolo ricostruisce il fondamento della garanzia, individuando le distinzioni configurabili nel ne bis in idem interno e internazionale. Si nega l’esistenza di una consuetudine internazionale che incorpori il divieto di doppio giudizio nei rapporti tra gli Stati: affinchè a una decisione straniera possa essere riconosciuta forza di giudicato, è necessario che un accordo internazionale vincoli gli Stati in tal senso. Tuttavia, in ambito europeo si è sentita l’esigenza di assicurare a questo principio una più ampia tutela. Nel 1990, la Convenzione di Applicazione dell’Accordo di Schengen ha previsto alcune disposizioni (artt. 54-58) che riconoscono effetto di cosa giudicata alle decisioni irrevocabili straniere. Infine, con la Carta di Nizza, l’art. 50 ha trovato finalmente collocazione nel documento che tutela i diritti fondamentali nell’Unione europea: nello Spazio europeo di Libertà, Sicurezza e Giustizia, il principio del ne bis in idem ha ora rango di diritto fondamentale. Nel secondo capitolo e nel terzo capitolo si rende conto del significato di idem factum e di sentenza definitiva secondo la giurisprudenza delle corti nazionali, della Corte europea dei diritti dell’uomo nonché della Corte di giustizia europea. Per la Corte di giustizia l’identità deve essere intesa come esistenza di un insieme di fatti inscindibilmente collegati tra di loro, indipendentemente dalla qualificazione giuridica o dal bene giuridico tutelato, che sono infatti mutevoli nei diversi Stati. Quanto alla decisione definitiva in grado di precludere un successivo accertamento, la Corte ritiene che, al di là del nomen iuris del provvedimento, conta che, nello Stato al quale appartiene l’autorità che lo ha pronunciato, questo sia comunque in grado di impedire un successivo accertamento. In entrambe i capitoli si individuano alcuni punti critici che dovranno essere in futuro risolti attraverso una nuova definizione del divieto di doppio giudizio ovvero, se l’impianto normativo dovesse rimanere quello attuale, attraverso l’interpretazione della Corte di giustizia. Nell’ultimo capitolo, infine, si analizza il Libro Verde del 2006 sul ne bis in idem e i conflitti di giurisdizione e la Decisione quadro 2009/948/GAI che ha introdotto una serie di meccanismi per la prevenzione e la risoluzione dei conflitti di giurisdizione tra Stati membri dell’Unione europea. La Decisione quadro prevede un meccanismo obbligatorio di consultazione che gli Stati avviano quando un’autorità che ha instaurato un procedimento abbia fondato motivo di ritenere che in un altro Stato pende un giudizio parallelo per i medesimi fatti nei confronti della stessa persona. Tuttavia, non vengono individuati i criteri per la determinazione dell’autorità mieux placée per accertare i fatti. In occasione del recepimento nel nostro ordinamento, che dovrà avvenire entro il 15 giugno 2012, si porranno alcuni problemi di compatibilità con alcuni principi fondamentali, quali il diritto di difesa, poiché né imputato né difensore sono coinvolti nel procedimento di consultazione; il principio dell’obbligatorietà dell’azione penale nonché il principio del giudice naturale precostituito per legge. Si propongono quindi alcune vie interpretative per favorire il recepimento della normativa tramite un bilanciamento dei principi in gioco.
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CASTAGNO, JEAN PAULE. "Il mandato europeo di ricerca delle prove. Presente e futuro del principio di mutuo riconoscimento delle decisioni giudiziarie penali." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2010. http://hdl.handle.net/10281/14743.

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Abstract:
L'elaborato si propone di richiamare la nozione di cooperazione giudiziaria in materia penale; analizzare il principio del mutuo riconoscimento delle decisioni penali, svolgendo un excursus storico che mostri in quali contesti è nato il principio del mutuo riconoscimento e come ha ivi trovato applicazione; esaminare la decisione quadro relativa al mandato europeo di ricerca delle prove, evidenziando possibili criticità applicative; indagare le attuali difficoltà di attuazione dello spazio di libertà, sicurezza e giustizia, valutando il possibile suggerimento di soluzioni alternative.
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Books on the topic "Giustizia penale europea"

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Francesco, Peroni, and Gialuz Mitja, eds. Cooperazione informativa e giustizia penale nell'Unione europea. Trieste: Edizioni Università di Trieste, 2009.

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Francesco, Peroni, and Gialuz Mitja, eds. Cooperazione informativa e giustizia penale nell'Unione europea. Trieste: Edizioni Università di Trieste, 2009.

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Coco, Rosita Del. Stranieri e giustizia penale: Problemi di perseguibilità e di garanzie nella normativa nazionale ed europea. Bari: Cacucci editore, 2014.

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Associazione tra gli studiosi del processo penale, ed. Processo penale e giustizia europea: Omaggio a Giovanni Conso : atti del convegno, Torino, 26-27 settembre 2008. Milano: Giuffrè, 2010.

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Federighi, Paolo, and Francesca Torlone, eds. La formazione al rispetto dei diritti umani nel sistema penale. Florence: Firenze University Press, 2015. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6655-854-5.

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Abstract:
I principi fondamentali di libertà, sicurezza, democrazia, i dispositivi normativi dell’Unione Europea e le pronunce della Convenzione Europea per la tutela dei Diritti dell’Uomo e delle libertà fondamentali (CEDU) possono essere oggetto di pericolose violazioni nei sistemi di giustizia penale. Quando tali violazioni sono perpetrate dagli attori chiamati alla tutela dei medesimi diritti e libertà le istituzioni devono predisporre dispositivi anche formativi necessari per la loro prevenzione. Il volume intende indagare la complessità di azioni formative – in primis di tipo informale – che accompagnano la costruzione delle conoscenze degli operatori dei sistemi in esame e le modalità del loro accrescimento. I contenuti sono trattati partendo dalle ipotesi di ricerca e sulla base della sperimentazione dell’embedded learning nel carcere di Chieti (con la supervisione del Dipartimento di Scienze della Formazione e Psicologia dell’Università di Firenze).
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Ruggieri, Francesca. La giustizia penale nella Convenzione: La tutela degli interessi finanziari e dell'ambiente nell'Unione europea : simposio, Como, 9-10 maggio 2003. Bruxelles: Bruylant, 2003.

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