Academic literature on the topic 'Giulio bedeschi'

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Journal articles on the topic "Giulio bedeschi"

1

Morgan, Philip. "‘I was there, too’: memories of victimhood in wartime Italy." Modern Italy 14, no. 2 (May 2009): 217–31. http://dx.doi.org/10.1080/13532940902797395.

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Abstract:
This article looks at the contribution that the recording of personal memories makes to the history and to the collective and public remembrance of the Second World War in Italy. It concentrates on a product of the 1980s boom in oral and written testimonies about the war, Giulio Bedeschi's edited anthology of the personal stories of civilian victims, Fronte italiano: c'ero anch'io. La popolazione in guerra. The article assesses the anthology's theme of victimhood and its implications for how Italians have chosen to remember the war. It considers the standing of these personal memories as historical sources, and the extent to which they can contribute to a historical understanding of the Italians’ war experiences.
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2

"Eugenio Corti: Testimony of Charity during WWII." Accents and Paradoxes of Modern Philology, no. 4 (2019). http://dx.doi.org/10.26565/2521-6481-2019-4-5.

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Abstract:
Eugenio Corti (Besana 1921-2014) was born in Brianza in a Catholic family, he enrolled in the Faculty of Jurisprudence of the Catholic University in Milan in 1940 and was called to arms in February of the following year. He is one of the first Italian writers who have faithfully recounted the tragic experience of Italian retreat from Russia in World War II in his diary Few returned. This diary describes the Evil in all its many shapes and forms, but at the same time it represent a journey of asceticism; in fact, this young soldier, Eugenio Corti, who left for the front as a volunteer in order to learn something more about communism, was able to experience what Good and True are even in the white hell of the Eastern front. His philosophy was shaped by his family background, military responsibility and the face of his friends: longing for and finding Good and True will be for him the only way to generate and build something positive. His testimony can be likened to the testimony about war events by great authors, like Rigoni Stern, Carlo Gnocchi, Giulio Bedeschi. But Corti’s war experience is also a path of ascension towards the discovery of his own vocation as a writer, in which all his talents as a historian, scholar and Christian wisely matched. Looking at his entire literary production, we realize that Corti, as a true historian, records the facts, evaluate the historical events and revise them using different literary genres, such as the essay, the short story, the diary and the novel; he transforms history into literature, the solid material into a piece of art. Eugenio Corti, soldier, writer, friend, husband, traveling companion, educator, witness of the charity, gave us fundamental works that alongside those of eminent writers, such as Mann, Tolstoy, Dostoevsky and Manzoni (just to name few names), exhort the readers to civil commitment and moral mission, which are necessary to nurture and improve the culture of a people.
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Dissertations / Theses on the topic "Giulio bedeschi"

1

De, Marinis Gallo Gianluigi. "Il racconto del ritorno. Letteratura di guerra dal fronte russo 1941-1943." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2010. http://hdl.handle.net/10077/3478.

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Abstract:
2008/2009
Tra i diversi percorsi della memoria, si è scelto di trattare della letteratura alpina del ritorno dalla Russia: senza dubbio la più cospicua e la più feconda, e senza dubbio quella che ha fornito i maggiori successi editoriali del “genere”. Lo si è fatto esaminando tre opere rappresentative di tre diversi modi di scrittura e di tre diversi generi. Un diario, una memoria, un romanzo – con tutta la provvisorietà di una differenziazione non sempre praticabile per testi che vivono della ibridazione dei generi (diario, autobiografia, romanzo storico, scrittura privata, scrittura pubblica). E ancora: un’opera fortemente critica, una che sembra ricostruire un’epica, una che può assumere i tratti consolatori della propaganda. Si sta alludendo ai tre libri di Nuto Revelli, Mario Rigoni Stern e Giulio Bedeschi. Tre parabole di scrittura che, a partire dal racconto di un medesimo evento, mostrano l’irriducibilità della memoria ad un’unica immagine. Mai tardi, Il sergente nella neve, Centomila gavette di ghiaccio: libri a cui arrise un notevole successo di pubblico, lampante per gli ultimi due. Il libro di Rigoni, poi, tocca vette che lo collocano nel canone della maggiore letteratura italiana – se non europea – del secondo Novecento. Al di sotto di questi testi, un continente di scritture significative che non raggiunsero gli stessi numeri. Al di là di questi testi, un ininterrotto filone di scrittura: basti pensare che ancora nel 1987 Mario Spinella vinceva il premio Viareggio con Lettera da Kupjansk, un romanzo che riproponeva, non senza un certo grado di sperimentalismo, il modello di maggiore successo della narrazione della seconda guerra mondiale, appunto quello del nostos e dell’anabasi. Si pensi, inoltre, alle ricostruzioni romanzesche proposte da un autore come Alfio Caruso, che pubblica il suo Tutti i vivi all’assalto ancora nel 2005. Perché mai – ci si può chiedere con Isnenghi – il fronte russo ha imposto a tal punto la sua presenza, per qualità e quantità, rispetto a ogni altro fronte? «La Russia ci ha dato tanto il capolavoro – con Il sergente nella neve – che il best-seller – con Centomila gavette di ghiaccio –, tanto il “genere” che l’industria e il lavoro di memoria in serie (con iniziative del tipo C’ero anch’io animate dallo stesso Giulio Bedeschi)». Le ragioni di questa preminenza risiedono in diversi fattori: alcuni di essi, la cosa non dovrebbe stupire, possono avere una matrice letteraria. Ogni opera letteraria entra in una tradizione e con questa dialoga, anche se i motivi che sono alla base della sua composizione sono tutti esterni alla letteratura. La guerra di Russia ha una tradizione di riferimento che può fare da traino a questi testi, che può definirne una collocazione in un determinato orizzonte d’attesa. E poi v’è la «mitica lontananza dell’impresa». La peculiarità di una esperienza che possedeva risvolti politici non comuni: soldati fascisti si recavano nella terra dei bolscevichi. Che immagine ne riportavano? A questa, e altre domande, il presente lavoro cerca di fornire risposte plausibili. L’analisi monografica delle tre opere segue uno schema fisso. Ogni capitolo è diviso in tre paragrafi: nel primo si ricostruiscono le vicende editoriali dell’opera in esame, in rapporto con le dinamiche complessive della letteratura della Seconda guerra mondiale attive al momento dell’uscita; nel secondo si affronta l’analisi del testo (struttura, temi, lingua e stile); nell’ultimo si esamina la sua fortuna. Per l’analisi delle opere si è fatto ricorso ad una serie di suggestioni e di categorie interpretative provenienti da testi che hanno esercitato una influenza decisiva nel rinnovamento del modo di considerare il rapporto tra letteratura e guerra. Tali categorie interpretative – quelle di Isnenghi, Fussell, Leed, Gibelli – sono state elaborate a partire dalla Prima guerra mondiale, ma possono essere riconvocate a spiegare anche alcune caratteristiche della guerra sul fronte russo nella Seconda. L’uso delle categorie interpretative elaborate per la memorialistica, la diaristica e i romanzi della Grande Guerra, almeno nell’ordine di alcuni caratteri generali, sembra infatti potersi estendere ad un arco temporale che comprenda entrambi i conflitti, giusta la validità di alcune, ormai classiche, interpretazioni storiografiche. Del resto, lo stesso Fussell nell’ultimo capito del suo libro sottolineava l’insistenza di tale rapporto: «Il modo in cui i dati e i comportamenti della Seconda guerra “si basano” su quelli della Prima fa quasi pensare che vi sia stata una sola e ininterrotta Grande Guerra, che si è prolungata per tutta la prima metà del ventesimo secolo».
XXI Ciclo
1981
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Books on the topic "Giulio bedeschi"

1

Gramola, Benito. La 25a brigata nera A. Capanni e il suo comandante Giulio Bedeschi: Storia di una ricerca. Caselle di Sommacampagna (Verona): Cierre, 2005.

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2

Die Zeichnungen des Giulio Cesare Bedeschini: Schätze aus der Jesuitensammlung I. Köln: Wallraf-Richartz-Museum & Fondation Corboud, Graphische Sammlung, 2013.

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