Academic literature on the topic 'Giudizi globali'

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Journal articles on the topic "Giudizi globali"

1

Di Pietro, Maria Luisa. "Dalla clonazione dell’animale alla clonazione dell’uomo?" Medicina e Morale 46, no. 6 (December 31, 1997): 1099–118. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1997.859.

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Abstract:
La notizia che alcuni ricercatori inglesi sono riusciti a produrre la pecora “Dolly” mediante clonazione del patrimonio genetico di una pecora adulta, ha suscitato nell’opinione pubblica una catena di reazioni nel timore che l’esperimento possa essere ripetuto anche sull’uomo, con la conseguente organizzazione di dibattiti anche parlamentari e nelle commissioni istituite ad hoc, e l’emanazione di direttive a livello sia nazionale sia internazionale. Ma la paventata clonazione di individui umani è eticamente accettabile o meno? E quale sarebbe il significato antropologico di questa operazione? Dopo una breve premessa sugli aspetti scientifici della clonazione e sulle giustificazioni che vengono avanzate a sostegno non solo della clonazione di animali, ma anche di individui umani, l’Autrice fa un’analisi dei criteri che sono stati utilizzati nei documenti dei vari organismi per elaborare il giudizio morale su tale pratica: dal “contrattualismo” al “consequenzialismo” ad una cosiddetta “valutazione globale”.
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2

Luppino, Olga Ines, Gemma Battagliese, Maria Caccetta, Chiara Baglioni, Silvia Carlucci, Alessandra Mancini, Sabina Marianelli, and Carlo Buonanno. "Efficacia dei programmi di intervento cognitivo-comportamentali per i disturbi esternalizzanti in etŕ evolutiva: una metanalisi." QUADERNI DI PSICOTERAPIA COGNITIVA, no. 31 (December 2012): 47–50. http://dx.doi.org/10.3280/qpc2012-031005.

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Abstract:
I disturbi esternalizzanti rappresentano la piu comune e persistente forma di disadattamento nell'infanzia. Proprio per questo motivo lo sviluppo di trattamenti basati sull'evidenza costituisce un'urgenza sociale. L'obiettivo del presente studio e quello di condurre una metaanalisi sistematica e quantitativa di studi randomizzati controllati finalizzati a valutare l'efficacia di programmi di intervento psicologico sui disturbi esternalizzanti in eta evolutiva. La ricerca bibliografica e stata condotta sulle banche dati PsycInfo e PsycArticles, Medline, PubMed ed EBSCO. Gli articoli sono stati selezionati e valutatati da giudici indipendenti. Dai risultati si evince che i trattamenti cognitivo comportamentali sono efficaci nel trattamento delle condotte esternalizzanti, quando invece si prendono in considerazione i comportamenti internalizzanti e la depressione materna non si evincono differenze significative tra il gruppo sperimentale trattato con interventi cognitivo-comportamentali ed il gruppo di controllo. Al fine di produrre un miglioramento del funzionamento globale i trattamenti per le condotte esternalizzanti potrebbero beneficiare di interventi diretti ai sintomi internalizzanti del bambino e alla depressione genitoriale.
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3

Melis, Alessandra, and Shanshan Wang. "Wuhan. Diari da una città chiusa: memoria storica o tradimento?" Altre Modernità, no. 28 (November 30, 2022): 303–18. http://dx.doi.org/10.54103/2035-7680/19133.

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Abstract:
Wuhan. Diari da una città chiusa narra il quotidiano vivere in lockdown della città simbolo di inizio pandemia di Covid-19 del 2020. L’autrice, Fang Fang, non ha mancato di esprimere nei suoi resoconti giudizi sull’inerzia burocratica della macchina statale cinese e sull'inosservanza dei doveri da parte di diversi funzionari amministrativi. L’opera è uno straordinario successo editoriale internazionale, eppure non sono mancate critiche degli internauti cinesi connesse alla mancanza di autenticità dell’opera, alla narrazione definita come ‘unilaterale’ e soprattutto alla decisione dell’autrice di far varcare i confini nazionali ai suoi Diari, scelta percepita da una parte dell’opinione pubblica cinese come un vero tradimento alla nazione. Numerose invero sono state anche le voci a sostegno di Fang Fang, al suo coraggio per aver messo nero su bianco diverse questioni sociali e politiche. Ciò nonostante, l’opera pare non soddisfi appieno il desiderio di ‘energia positiva’ del quale il popolo cinese avrebbe avuto necessità durante l’inizio dell’epidemia. Proprio la decisione di pubblicazione del volume all’estero è rea di aver esposto la sofferenza dei cittadini di Wuhan a livello globale e ciò riporta a tutte le considerazioni connesse alla concezione culturale millenaria di preservazione della ‘faccia’, un comportamento considerato in sé e per sé una sconfitta nazionale. Wuhan. Diari da una città chiusa, è quindi sia la storia di una città che tradimento alla nazione?
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4

Oliveri, Luca. "COVID-19." Revista IBERC 3, no. 2 (August 10, 2020): 268–88. http://dx.doi.org/10.37963/iberc.v3i2.118.

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Abstract:
Lo scritto si sofferma sull’emergenza globale che il diffondersi del virus ha causato, analizzando gli effetti che essa potrebbe avere sul sistema sanitario nazionale, a partire dall’insistito richiamo alla solidarietà sociale. In questa ottica, si è cercato di dimostrare come le peculiarità del caso concreto rendano necessaria una valutazione dell’effettivo contenuto delle prestazioni contrattuali tra paziente e struttura sanitaria differente rispetto ai tempi ordinari. Il giudice sembra essere il soggetto posto nelle condizioni migliori per poter apprezzare tali particolarità, senza che si debba procedere all’emanazione di norme emergenziali al fine di disciplinare le conseguenze della crisi sanitaria. Un intervento legislativo, invece, pare essere necessario qualora si faccia riferimento al principio di solidarietà sociale, non attuabile direttamente in via interpretativa.
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5

Guarnieri, Carlo, and Patrizia Pederzoli. "L'ESPANSIONE DEL POTERE GIUDIZIARIO NELLE DEMOCRAZIE CONTEMPORANEE." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 26, no. 2 (August 1996): 269–315. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200024242.

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Abstract:
In una recente rassegna dei rapporti fra magistratura e politica – dal significativo titolo «L'espansione globale del potere giudiziario» (Tate e Vallinder 1995) – si è giunti parlare di un processo di «giudiziarizzazione della politica» che interessa ormai tutti i regimi democratici, e cioè di un'«espansione del raggio d'azione dei tribunali o dei giudici a spese dei politici e/o degli amministratori: in altre parole lo spostamento dei diritti di decisione dal legislativo, il governo o l'amministrazione verso i tribunali» (Vallinder 1995, 13). Le ragioni di questo fenomeno sono numerose e vanno collegate a tendenze di lungo periodo che si manifestano, ma con maggior o minor forza, in tutti i regimi democratici (Pederzoli 1990). In realtà, non si tratta di un fenomeno del tutto nuovo in paesi come gli Stati Uniti, ma di recente si è manifestato anche nelle democrazie dell'Europa latina: Spagna, Francia e soprattutto Italia. Per comprendere le ragioni alla base di questa nuova rilevanza dell'azione giudiziaria analizzeremo questi tre casi insieme a Stati Uniti – un sistema politico da sempre contraddistinto da un notevole attivismo giudiziario – Inghilterra e Germania, due paesi che, pur appartenendo a due diverse tradizioni giuridiche – rispettivamente dicommonecivil law– sono stati caratterizzati, almeno fino ad oggi, da una minore propensione della magistratura a intervenire nel processo politico1.
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6

Pascual, Fernando. "Platone, maestro di bioetica?" Medicina e Morale 49, no. 4 (August 31, 2000): 677–711. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2000.763.

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Abstract:
Platone, un filosofo che ah considerato molti dei problemi antropologici fondamentali, può servire come punto di riferimento per giudicare argomenti in ambito bioetico? Il presente lavoro tenta di rispondere a tale quesito. Si presenta, inizialmente, la cosmovisione globale e l’antropologia di Platone (prima parte). Queste risultano necessarie sia per inquadrare la concezione platonica della medicina, della salute e dell’agire medico (seconda parte), sia per conoscere le sue proposte circa argomenti attuali, come l’aborto, l’eutanasia e l’eugenismo (tersa parte). Si cerca quindi di offrire un giudizio il più possibile preciso delle affermazioni platoniche per illuminare alcuni discussioni attuali in ambito bioetico. Secondo i risultati ottenuti, si possono segnalare due limiti di fondo delle proposte del fondatore dell’Accademia: l’individualismo e l’utilitarismo. Questi limiti conducono sia all’accettazione dell’eutanasia passiva neonatale (prassi purtroppo normale nel mondo antico), sia dell’aborto per motivi di controllo demografico, e dia dell’abbandono alla loro sorte dei malati inguaribili. Viceversa, alla luce dei testi considerati, Platone non sembrerebbe essere un difensore dell’eutanasia “attiva” degli anziani e degli infermi terminali né avrebbe proposto l’eliminazione dei malati mentali. Ugualmente, Platone non sembra essere riuscito ad individuare un’ottimale tipologia di rapporto medico-paziente, anche se lascia uno spazio importante all’opera di persuasione da parte del medico (sapiente) verso l’individuo malato (bisognoso della terapia e, in questo, dipendente dall’agire sanitario). Solo con l’arrivo della fede cristiana l’umanità è riuscita a scoprire il senso del dolore e il suo valore sia per la crescita della persona, sia per il bene dell’intero corpo sociale. In questo modo ha potuto superare le spinte eugenetiche, abortistiche ed eutanasiche del mondo antico che. Tuttavia, rinascono proprio oggi per la perdita di quei valori che erano stati assunti dal mondo occidentale grazie al Cristianesimo.
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7

Ferrante, Vincenzo. "Lavoro decente e responsabilità delle imprese multinazionali per le produzioni delocalizzate: Panorama della legislazione italiana." Lex Social: Revista de Derechos Sociales 10, no. 2 (July 8, 2020): 224–52. http://dx.doi.org/10.46661/lexsocial.5070.

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Abstract:
Il saggio, che prende spunto dal Convegno organizzato dall’Università di Alcalà nel dicembre del 2019 “Estándares laborales y responsabilidad de las empresas multinacionales. Desafíos en un mundo global”, esamina la legislazione italiana diretta a garantire che le imprese multinazionali aventi sede nello Stato realizzino scambi commerciali su una base equa, vigilando sulle società controllate estere, per assicurare che queste rispettino i core labour standards previsti dall’OIL e dalle altre organizzazioni internazionali. A differenza della legislazione di altri paesi europei, manca in Italia una norma che imponga un obiettivo siffatto, forse a ragione del fatto che la vasta diffusione del lavoro sommerso ha imposto al legislatore di concentrarsi sui fenomeni di sfruttamento che si manifestano nei confini nazionali (anche se si rileva come la trasposizione delle direttive che hanno riguardo a questo obiettivo non sempre è correttamente avvenuta). In attesa che venga a maturare una norma di diritto internazionale universalmente riconosciuta che faccia divieto di commerciare un qualunque bene, quando esso sia stato prodotto attraverso lo sfruttamento schiavistico di altri uomini, l’A. si concentra sulla legislazione relativa alle società commerciali, su quella che regola gli appalti privati e sulla disciplina europea del commercio alimentare, per verificare se le norme già esistenti in materia non consentano al giudice nazionale, opportunamente sollecitato, di reprimere lo sfruttamento che avvenga al di fuori dei confini nazionali, in virtù degli obblighi assunti dalle singole società nei confronti dei propri soci e dei consumatori.
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8

Piccinelli, Marco, and Pierluigi Politi. "Struttura fattoriale della versione a 12 domande del General Health Questionnaire in un campione di giovani maschi adulti." Epidemiologia e Psichiatria Sociale 2, no. 3 (December 1993): 173–81. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00006990.

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Abstract:
RiassuntoScopi- a) Indagare la struttura fattoriale della versione a 12 domande del General Health Questionnaire (GHQ-12) in un campione di maschi diciottenni; b) saggiare la capacità dei punteggi fattoriali standardizzati di discrimi- nare tra soggetti portatori o meno di un disturbo psichico secondo il giudizio dello psichiatra.Disegno- Un campione di 363 soggetti selezionati nel corso della visita militare di leva è stato invitato a completare il GHQ-12 e ad essere intervistato da uno psichiatra. Dati completi sono stati raccolti per 320 soggetti (88% del campione selezionato).Risultati- Due componenti con autovalore(eigenvalue)superiore a 1 sono emerse dall'analisi a componenti principali prima della rotazione, riuscendo a spiegare il 46.7% della varianza nei dati. La prima componente, sulla quale tutti i 12 items del questionario hanno rivelato un peso di segno positivo, è stata interpretata come una misura globale dello stato psicopatologico dei soggetti esaminati. La seconda componente è risultata bipolare, dal momento che su di essa tutti gli items «positivi» hanno presentato pesi di segno positivo, mentre gli items «negativi» hanno avuto pesi negativi; cio suggerisce che il GHQ è in grado di cogliere entrambe le componenti della salute mentale, la componente negativa (di cui sono espressione i sintomi) e la componente positiva (rappresentata dalla presenza di uno stato di benessere soggettivo). Dopo rotazione Varimax ciascun item del questionario pesava significativamente su uno solo dei due fattori identificati, fatta eccezione per l'item 12 il cui peso è risultato inferiore a 0,500 su entrambi i fattori. Il fattore A, caratterizzato dai 6 items «negativi» del GHQ-12, è stato denominato «disforia generale» ; il fattore B, definito da 5 dei 6 items «positivi» è stato chiamato «benessere/funzionamento sociale» . La migliore discriminazione tra soggetti portatori o meno di un disturbo psichico è stata offerta dai punteggi relativi al fattore «disforia generale» ; nessun vantaggio è stato invece ottenuto dalla combinazione dei punteggi riportati sui due fattori.Conclusioni- La compren- sione della struttura fattoriale del GHQ-12 potra fornire utili informazioni oltre a quelle offerte da un singolo punteggio di severità risultante dalla semplice somma delle risposte positive, spingendo la descrizione dello stato psicopatologico dei soggetti esaminati oltre la semplice distinzione tra «casi» e «non-casi».
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Lo Giudice, L., M. L. Acosta Felquer, M. L. Galimberti, L. Mazzuoccolo, and E. Soriano. "SAT0426 CAN BIOLOGICS “PREVENT” THE DEVELOPMENT OF PSORIATIC ARTHRITIS IN PSORIASIS PATIENTS? DATA FROM A LARGE UNIVERSITY HOSPITAL COHORT IN ARGENTINA." Annals of the Rheumatic Diseases 79, Suppl 1 (June 2020): 1167–68. http://dx.doi.org/10.1136/annrheumdis-2020-eular.4805.

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Abstract:
Background:As psoriasis (Pso) commonly precedes psoriatic arthritis (PsA), an important unanswered question is whether treatment of Pso might influence the development of PsA in patients with psoriasisObjectives:The objective of this study was to analyze the incidence of PsA in a large cohort of patients with PsO according to different treatments, with the hypothesis that treatment with biologics might prevent the development of PsA.Methods:Patients with PsO without PsA followed at a University Hospital were included in this retrospective cohort study. Data was obtained from the Hospital Electronic Medical Record (EMR). Patients were classified according to their treatment in topics group (topic and phototherapy), conventional DMARDs (cDMARDs) group (Methotrexate (MTX) and cyclosporine (Cyc)), and biologic DMARDs group (bDMARDs) (TNFi, IL17i, and IL12-23i). Patients contributed time since beginning of the corresponding treatment until diagnosis of PsA, lost of follow up, end of treatment or end of study. Incident cases of PsA were attributed to one treatment if developed during the administration of that treatment and up to 6 months after its discontinuation if no other treatment was started. Incident cases that developed more than one year after discontinuation of treatment were disregarded (3 cases). Incidence rate was calculated for the whole population and for each one of the treatment groups and compared with chi2test, and rate ratios were calculated as well. A multivariable logistic model for the development of PsA was analyzed by treatment groups, adjusting by other variables.Topics, n= 599cDMARDs, n=106bDMARDs, n=92Total group, n=797Mean age at PsO diagnosis (SD)43.6 (20.6)46.2 (20.7)35.1 (18.9)42.9 (20.6)Female, n (%)314 (52)53 (50)36 (39)403 (50.5)Plaque PsO, n/N (%)514/578 (89)93/103 (90)85/90 (94)692/771 (90)BMI, n; Mean (SD)498; 27.6 (5.4)80; 28.5 (5.6)91; 30 (7)659; 28 (5.7)N Developed PsA (%)68 (8.5)3 (0.38)1 (0.13)72 (9)Follow up (patient/years)915331654810017Incidence rate/1000 Patient/ years (95% CI)7.4 (5.8-9.4)9.5 (1.9-27.5)1.81 (0.04-10)7.2 (5.6-9)Median years between PsO and PsA (IQR)10 (2-21)Patient 1: 23Patient 2: 11.7Patient 3: 24.7Patient (1): 9.610.5 (2-20.8)Results:797 patients, contributed a total of 10017 patient/years. Patient’s characteristics are shown in table 1. 599 (75%) patients were treated only with topics or phototherapy, 106 (13%) with cDMARDs (81% MTX and 19% Cyc) and 92 (11.5%) with biologics (TNFi: 64: etanercept: 44, adalimumab:23, infliximab:6; IL17i: 43: 14 Ixekizumab, 29 Secukinumab; IL12-23i: (Ustekinumab) 16; some patients received more than one biologic). During follow-up 72 patients developed PsA (68 under topics; 3 under cDMARDs (2 MTX and 1 Cyc) and 1 under biologics (1 Secukinumab): Global incidence rate: 7.2 per 1000 patient/years (table 1). Although numerically the incidence of PsA in PsO patients treated with biologics was lower, the difference was not statistically significant. In Cox regression analysis, after adjusting by sex, age, and BMI, treatment with biologics was significantly associated with a reduced risk of developing PsA: Hazard ratio (95% CI): 0.1 (0.013 – 0.7); p= 0.021.Conclusion:Treatment with biologics in patients with PsO seemed to reduce the risk of PsA and preventing its development in this retrospective single center cohort.Acknowledgments:This study was awarded with the PANLAR stimulus award 2019Disclosure of Interests:Luciano Lo Giudice: None declared, Maria Laura Acosta Felquer: None declared, Maria Laura Galimberti: None declared, Luis Mazzuoccolo: None declared, Enrique Soriano Grant/research support from: AbbVie, Eli Lilly, GlaxoSmithKline, Novartis, Pfizer Inc, Sandoz, Consultant of: AbbVie, Eli Lilly, GlaxoSmithKline, Novartis, Pfizer Inc, Sandoz, Speakers bureau: AbbVie, Amber, Bristol-Myers Squibb, Eli Lilly, Novartis, Pfizer Inc, Roche
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10

Sagoe, Dominic, Ståle Pallesen, Ncoza C. Dlova, Margaret Lartey, Khaled Ezzedine, and Ophelia Dadzie. "Authors’ reply to Del Giudice: the global prevalence and correlates of skin bleaching." International Journal of Dermatology 58, no. 10 (July 28, 2019). http://dx.doi.org/10.1111/ijd.14583.

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Dissertations / Theses on the topic "Giudizi globali"

1

Stragà, Marta. "Il passato che crea il futuro: l'influenza dell'esperienza vissuta sulla formazione di previsioni e intenzioni." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2014. http://hdl.handle.net/10077/10075.

Full text
Abstract:
2012/2013
L'essere umano ha la capacità fondamentale di poter rivivere mentalmente esperienze passate attraverso il ricordo, pre-esperire esperienze future attraverso il pensiero episodico futuro o prefattuale e immaginare corsi alternativi a eventi già vissuti attraverso il pensiero controfattuale. Tali pensieri e simulazioni possono poi influenzare valutazioni, previsioni e decisioni future. Nella presente tesi sono state indagate due modalità con cui l'esperienza passata può influenzare l'esperienza futura. Da un lato, la parte principale della tesi indaga la simulazione mentale del passato, confrontandola con la simulazione mentale del futuro, indagandone come il contenuto possa essere influenzato dall'esperienza e a sua volta influenzare le previsioni successive. Dall'altro, è stato sviluppato un ulteriore filone di ricerca che indaga le basi mnestiche delle intenzioni future, cioè come il ricordo di un'esperienza edonica possa influenzare l'intenzione di intraprendere esperienze simili. Per quanto riguarda la prima parte, sono stati condotti quattro studi che si focalizzano sul contenuto, controllabile o incontrollabile, del pensiero controfattuale. Due esperimenti mostrano che, data una comune esperienza negativa, la simulazione mentale del futuro differisce dalla simulazione mentale del passato, nonostante la letteratura sul pensiero controfattuale supponga che siano in realtà simili, in quanto dovrebbero assolvere entrambi ad una funzione preparatoria (individuare prescrizioni comportamentali per eventuali situazioni future). Quando i partecipanti ottenevano un risultato negativo a un compito e immaginavano un passato o un futuro migliore, i loro pensieri controfattuali tendevano a focalizzarsi sugli elementi incontrollabili che hanno governato l’esperienza passata (es. “le cose mi sarebbero andate meglio se avessi avuto più tempo per completare il compito”). Al contrario, i pensieri prefattuali si focalizzavano maggiormente su elementi che la persona avrebbe potuto modificare in vista della prestazione successiva (es. “le cose mi andranno meglio se mi concentrerò di più”). Tale risultato suggerisce che il pensiero controfattuale, comparato al pensiero prefattuale, sia più libero dai vincoli posti dalla realtà e mette in qualche modo in discussione la funzione preparatoria con cui la letteratura ha in genere guardato a questo tipo di pensiero, visto che sono le modifiche controllabili che permetterebbero di individuare elementi utili per il miglioramento futuro. Il terzo studio mostra che il contenuto dei pensieri ipotetici, e del pensiero controfattuale in particolare, è influenzato dalla qualità reale e percepita della prestazione: coloro che avevano ottenuto una buona prestazione ma che l’avevano valutata negativamente tendevano a generare più pensieri controllabili. Inoltre, in seguito alla generazione di pensieri controllabili, i partecipanti ritenevano di avere maggiori probabilità di miglioramento rispetto a coloro che avevano generato pensieri incontrollabili e che avevano valutato la loro prestazione allo stesso modo. Infine, quando la valutazione della prestazione è stata manipolata, generavano più pensieri controllabili e si valutavano più negativamente coloro che erano stati indotti a percepire di non aver raggiunto l’obiettivo, rispetto a coloro che ritenevano di aver quasi raggiunto l’obiettivo. Il secondo filone di ricerca ha indagato l’influenza delle valutazioni retrospettive globali e delle valutazioni derivate dal recupero di dettagli episodici di un’esperienza edonica (la visione di un film) sulla formazione di intenzioni comportamentali relative a esperienze complessivamente o parzialmente simili. Il primo studio mostra che le valutazioni globali sono dei predittori migliori delle intenzioni relative ad esperienze simili (es. vedere il sequel del film). Quando però le intenzioni comportamentali riguardavano esperienze che non combaciavano con una valutazione globale dell'esperienza passata, perché si riferivano solo ad alcune sue parti (es. vedere un film con uno dei personaggi del film), le valutazioni derivate dal recupero di ricordi episodici venivano utilizzate e concorrevano a determinare le intenzioni, insieme alle valutazioni globali (secondo studio). Sembra dunque che sia più economico e cognitivamente efficiente basare le proprie intenzioni sul ricordo di valutazioni globali già predisposte quando queste sono sufficientemente rilevanti. Quando invece le valutazioni globali non combaciano perfettamente con le intenzioni specifiche, il recupero dei ricordi episodici relativi alle parti rilevanti per il giudizio colma tale mancanza e concorre a specificare le intenzioni comportamentali.
XXVI Ciclo
1985
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Books on the topic "Giudizi globali"

1

Rasia, Carlo. Tutela giudiziale europea e arbitrato. Bononia University Press, 2021. http://dx.doi.org/10.30682/sg254.

Full text
Abstract:
Uno studio sull’arbitrato nell’ordinamento europeo acquista il sapore di una sfida ma al contempo è un invito ad intensificare l’attenzione sull’uso della giustizia privata nello spazio dell’Unione europea, in particolare in quel contesto di globalizzazione dei mercati e del diritto con cui ogni giurista deve inevitabilmente confrontarsi. Il mercato globale ha portato, infatti, ad un ripensamento della dimensione spaziale degli ordinamenti e all’arretramento della sovranità degli Stati, allargando, anche a causa delle disfunzioni dell’organizzazione giudiziaria statale, il fenomeno della privatizzazione della giustizia: in un ordinamento aperto, senza confini, infatti, si indebolisce l’idea di una giustizia imposta dallo Stato, mentre si rafforzano le esigenze che spingono a lasciare spazio ai privati in generale e all’arbitrato in particolare. In questo volume ci si interroga a fondo, in modo organico, sul ruolo che la giustizia privata può svolgere nell’attuazione dell’ordinamento dell’Unione ponendo, al centro dell’analisi, la tutela del cittadino europeo avanti all’arbitro convenzionalmente istituito, sulla base della tesi, che verrà sottoposta a dimostrazione, che il cittadino (ma anche ogni individuo) può e deve trovare qui gli stessi standard di tutela che rinverrebbe avanti ad un giudice dello Stato. A tale scopo l’autore, esaminando il tema del rinvio pregiudiziale in arbitrato, le modalità di applicazione delle normativa europea sia davanti agli arbitri che in sede di controllo del lodo nonché il ruolo ricoperto dal giudice privato nei regolamenti processuali europei, propone una lettura dell’arbitrato, non come corpo estraneo, ma come momento rilevante nell’attuazione del diritto europeo, in armonia con l’art. 81 del tr. Fue, introdotto dal trattato di Lisbona del 2009, che promuove come obiettivi dell’Unione, fra gli altri, l’accesso alla giustizia e i mezzi alternativi di risoluzione delle controversie.
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