Dissertations / Theses on the topic 'Giovani generazioni'

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ROSSI, CRISTINA. "Verso una generazione interculturale? Appartenenze plurali e strategie di condivisione fra le giovani generazioni nella scuola superiore." Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2011. http://hdl.handle.net/10446/866.

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GRANATA, ANNA. "LE COMPETENZE INTERCULTURALI DEI GIOVANI DI ORIGINE STRANIERA." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2010. http://hdl.handle.net/10280/696.

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Abstract:
Le seconde generazioni dell’immigrazione stanno cambiando il profilo della società italiana e della scuola in particolare (il 10% degli alunni nelle scuole di Milano non sono cittadini italiani). I figli degli immigrati introducono nuovi comportamenti, attitudini, visioni e credi, spesso distanti dallo stile di vita della maggioranza. Allo stesso tempo, questi giovani si sentono a tutti gli effetti italiani, vivendo così una condizione di doppia appartenenza che fa sentire loro come italiani e stranieri allo stesso tempo, condividendo la condizione di crescita dei coetanei italiani, ma condividendo anche le origini dei propri genitori. I loro coetanei italiani possono imparare, attraverso di loro, a confrontarsi con altri stili di pensiero, altri punti di vista, altri significati e valori: un’opportunità di superare un “pensiero unico” e di favorire la diffusione di “menti interculturali”, molto importanti per vivere in una società globale. La specifica sfida educativa che si è accolta attraverso questo lavoro è stata quella di identificare le profonde potenzialità insite in questa generazione. In questa tesi si propone un modello causale di competenza interculturale dei giovani di origine straniera, il “modello della doppia competenza” basato su due fondamentali dimensioni: la comprensione e il contributo, due dispositivi attraverso cui entrare in relazione efficacemente con persone di altre culture.
New second generation of immigrants is changing the face of Italian society and school in particular (there is 10% of non Italian citizens in Milan’s schools today). They bring new behaviours, attitudes, creeds and faiths, far from the majority trends. At the same time, they feel them as Italian people. So, young people born in Italy form immigrant parents are Italian-strangers, Italian and strangers at the same time. They represent a chance to rethink the way to be Italian in our country. Italian young people can learn to confront with other styles of thinking, other points of view, other meanings: this is a chance to rethink own certitudes and to stimulate doubts and questions in the mind and to build “intercultural minds” very useful in global societies. The specific educational challenge (before than social and politic) is finding ways to exploit powers inside presence of second generation youth. In this thesis we propose a causal model of intercultural competence of second generation ethnic youth who are growing up between two languages and two cultures. The “double intercultural competences” model is based on two dimensions: comprehension and contribution, two different ways to meet people of other cultures.
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GRANATA, ANNA. "LE COMPETENZE INTERCULTURALI DEI GIOVANI DI ORIGINE STRANIERA." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2010. http://hdl.handle.net/10280/696.

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Abstract:
Le seconde generazioni dell’immigrazione stanno cambiando il profilo della società italiana e della scuola in particolare (il 10% degli alunni nelle scuole di Milano non sono cittadini italiani). I figli degli immigrati introducono nuovi comportamenti, attitudini, visioni e credi, spesso distanti dallo stile di vita della maggioranza. Allo stesso tempo, questi giovani si sentono a tutti gli effetti italiani, vivendo così una condizione di doppia appartenenza che fa sentire loro come italiani e stranieri allo stesso tempo, condividendo la condizione di crescita dei coetanei italiani, ma condividendo anche le origini dei propri genitori. I loro coetanei italiani possono imparare, attraverso di loro, a confrontarsi con altri stili di pensiero, altri punti di vista, altri significati e valori: un’opportunità di superare un “pensiero unico” e di favorire la diffusione di “menti interculturali”, molto importanti per vivere in una società globale. La specifica sfida educativa che si è accolta attraverso questo lavoro è stata quella di identificare le profonde potenzialità insite in questa generazione. In questa tesi si propone un modello causale di competenza interculturale dei giovani di origine straniera, il “modello della doppia competenza” basato su due fondamentali dimensioni: la comprensione e il contributo, due dispositivi attraverso cui entrare in relazione efficacemente con persone di altre culture.
New second generation of immigrants is changing the face of Italian society and school in particular (there is 10% of non Italian citizens in Milan’s schools today). They bring new behaviours, attitudes, creeds and faiths, far from the majority trends. At the same time, they feel them as Italian people. So, young people born in Italy form immigrant parents are Italian-strangers, Italian and strangers at the same time. They represent a chance to rethink the way to be Italian in our country. Italian young people can learn to confront with other styles of thinking, other points of view, other meanings: this is a chance to rethink own certitudes and to stimulate doubts and questions in the mind and to build “intercultural minds” very useful in global societies. The specific educational challenge (before than social and politic) is finding ways to exploit powers inside presence of second generation youth. In this thesis we propose a causal model of intercultural competence of second generation ethnic youth who are growing up between two languages and two cultures. The “double intercultural competences” model is based on two dimensions: comprehension and contribution, two different ways to meet people of other cultures.
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De, Franco Carolina. "Reagenti Civici: un servizio per contrastare passività e indifferenza nella città di Catanzaro coinvolgendo le giovani generazioni." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2022.

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Abstract:
L’obiettivo del progetto di tesi è quello di indagare il tema dell’emigrazione giovanile dalle regioni del Sud Italia conferendo particolare attenzione a quelle ragioni mobilitanti che, pur esulando dalle classiche condizioni sfavorevoli alla realizzazione individuale (es. scarsità di opportunità lavorative), giocano un ruolo chiave nella predisposizione del singolo a lasciare la propria terra d’origine. La scelta di questo tema è stata dettata, innanzitutto, da un personale coinvolgimento dovuto alla mia condizione di giovane calabrese che, come tanti coetanei, ha scelto di svolgere i propri studi universitari in una regione diversa e ben distante dalla propria. In secondo luogo, la pandemia che stiamo vivendo ha nuovamente portato l’attenzione al tema dell’emigrazione dal Sud Italia grazie al fenomeno del “controesodo” permesso dalla condizione necessaria dello “smart-working”. Nel corso del 2020, infatti, circa 45mila lavoratori di grandi aziende e centomila persone in totale sono tornate al Sud per affrontare la pandemia lavorando da remoto. Questi numeri non solo fotografano le dimensioni del fenomeno migratorio da Sud a Nord, ma raccontano anche un latente desiderio di ritorno che, finora, era rimasto necessariamente insoddisfatto. Con la volontà di mantenere il progetto al di fuori di uno sterile confronto tra Nord e Sud Italia e privo di alcun tipo di giudizio nei confronti della personale scelta di vivere o meno nella propria regione d’origine, si vogliono prima di tutto indagare quelle motivazioni soggettive - ma non necessariamente individuali - che sottendono la decisione di restare o meno al Sud. In particolare, il progetto vuole rivolgersi ai giovani d’età compresa tra i 13 e i 19 anni perché protagonisti di un momento formativo essenziale e di passaggio verso l’età adulta, durante il quale consolidare la propria personale visione del mondo e della realtà in cui si vive e immaginare il proprio futuro.
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Magnani, Samantha. "Child Language Brokering: L'esperienza mediata dal ricordo di giovani ex-mediatori." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019.

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Abstract:
This paper will look at the issue of Child Language Brokering, with particular regard for the point of view of former child mediators. Over the past few decades, migration trends in Italy have changed: migration now involves predominantly families with long-term projects. As they attend schools with their Italian peers, many foreign-born or second-generation children master the Italian language much better than their parents or caretakers. At the same time, service accessibility for migrants has not reached an optimal level in Italy. On the contrary, despite the existing regulations public interpreting or translation services are scarce, badly organised and poorly advertised to both service users and providers. In this context, the need for non-professional language brokering arises, and that includes minors as well. This paper will therefore focus on Child Language Brokering, i.e. the language mediation carried out by children and teenagers. Chapter One will offer an overview of the current trends in migration in Italy, with particular regard to immigrant or second-generation children, and of the measures needed to facilitate service access for migrants. Chapter Two well be dedicated to the methods employed to carry out the present research, i.e. semi-structured interviews and qualitative analysis. The strengths and limits of each method shall be discussed. In Chapter Three, the data collected will be categorised in order to elaborate on the following points: where the former child language brokers have interpreted or translated and for whom; how they felt about Child Language Brokering; what long lasting effects this activity had on them; and, finally, what could have been done to facilitate their task. The full transcriptions of all interviews are to be found in the Appendixes.
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6

Antonello, Chiara <1986&gt. "Alcol, generazioni e preoccupazioni. Stile di vita e di consumo dei giovani del Veneto a confronto con il campione nazionale." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2012. http://hdl.handle.net/10579/2038.

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Abstract:
L'elaborato, dopo un cenno introduttivo circa la composizione del mercato degli alcolici e delle strategie di marketing, passa all'analisi delle patologie alco-correlate. A tal proposito vengono analizzati argomenti quali: la religione, gli anziani, la tassazione, gli infortuni sul lavoro, gli incidenti stradali ecc. Particolare approfondimento è stato effettuato in riferimento ai giovani e ai fenomeni che hanno creato per massimizzare lo sballo post abuso di alcol. Il testo prosegue con l'analisi mediante somministrazione di un questionario tra i ragazzi residenti nelle diverse province venete. Il test è stato sottoposto in due modalità: tramite intervista diretta presso il locale Motivi cafè di Piombino Dese (PD) e tramite il social network Facebook. I risultati, tenuti volontariamente separati, sono stati poi confrontati tra loro e successivamente comparati con i dati ottenuti dall'indagine multiscopo sulle famiglie effettuata dall'Istat. Dato il fatto che il questionario tratta domande in rifermento agli aperitivi, doveroso era il richiamo allo spritz e al mito sociale e culturale dell'happy hour.
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7

Paghera, Isabel. "Tra il Dire e il Fare. Processi di costruzione delle competenze professionali e lavorative dei giovani stranieri." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2012. http://hdl.handle.net/11577/3422546.

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Abstract:
This research aimed to investigate the building processes of young foreigners’ professional and working skills. They are qualified in Italy in three-year Vocational training courses. In particular, I examined young foreigners’ individual practices of life paths adaptation and improvement and I reconstructed the intentionality and the meaning of the actions performed, in their job placement process, by young foreigners and actors' network (vocational training centers and companies), who contribute to construct social inclusion and professional paths by providing possibilities and constraints. Therefore, I investigated two central experiences for young foreigners: school and working experiences, which specifically state the transition to adulthood. To answer the research questions, I realized qualitative interviews to young foreigners - 18 to 25 years of age, to caretakers and to employers linked to four vocational training centers in Verona, Vicenza, Padova. As for the individual practices, acquisitive orientation predominates in relation to a rising expectations paradigm. It is realized through the attempt of a gradual inclusion, led step by step towards higher qualification work. Job placements are characterized by an attenuated visibility and the perception of being still a minority implies looking for inclusion silently, avoiding conflicts and showing to give continuity and adherence to the dominant work cultures in the placement contexts. On the other hand, as for the intentionality and the meaning of young foreigners and actors network actions, there are emerging typologies that allow to outline similarities and differences in attitudes among the interviewees' groups. In particular, in young foreigners I identified three different orientations to work: acquisitive, expressive, instrumental. In caretakers I detected four ways they relate with young foreigners: meritocratic, universalistic, caring and bureaucratic. Finally, in employers there are three relational manners and work conceptions characterized in a pedagogical sense and totalizing sense, in this latter sense there are a reference to the ethic of sacrifice, and a reference to the ethic of passion. The research represented an innovative point of view compared to the outlook of researches on young foreigners because, first of all, it considered a segment of education studied less than secondary school of second degree. Moreover, the research addressed to the age group 18-25, paying attention not only to institutional educational courses, but especially to the processes of job placement, still poorly investigated. To end up, it studied the relational context where a young foreigners' agency fits rebuilding a multiplicity of viewpoints from which to observe the transition to work process.
La ricerca si propone di indagare i processi di costruzione delle competenze professionali e lavorative dei giovani d’origine straniera qualificati in Italia nei percorsi triennali della Formazione Professionale. In particolare, si da spazio all’approfondimento delle pratiche individuali di adattamento e miglioramento dei loro percorsi di vita e una ricostruzione delle intenzionalità e del senso delle azioni intraprese nel processo di inserimento lavorativo sia dei giovani stranieri sia del network di attori ( i centri di formazione professionale e le imprese), i quali contribuiscono alla costruzione dell’inclusione sociale fornendo possibilità e vincoli. Si è trattato, quindi, di indagare due esperienze centrali per tali giovani: l’esperienza scolastica e quella lavorativa che precisamente sanciscono il passaggio all’età adulta. Per dare risposta alle domande di ricerca sono state realizzate delle interviste semi-strutturate rivolte ai giovani d’origine straniera già qualificati di età compresa tra i 18 e i 25 anni, agli operatori e ai datori di lavoro legati a quattro enti di formazione professionale distribuiti nelle tre province di Verona, Vicenza e Padova. Ne emerge, sul fronte delle pratiche individuali, la predominanza di un orientamento acquisitivo al lavoro, secondo il paradigma delle aspettative crescenti, che si concretizza in un tentativo di inclusione graduale, condotto step by step verso lavori di maggior qualificazione. Si tratta di inserimenti lavorativi caratterizzati da una visibilità attenuata, dalla percezione di sentirsi ancora minoranza e quindi cercare l’inclusione silenziosamente, evitando conflitti e mostrando di dare continuità e adesione alle culture del lavoro dominanti nei contesti d’inserimento. Sul fronte della ricostruzione delle intenzionalità e del senso attribuiti alle azioni di giovani e network di attori ne emergono delle tipologie, in grado di delineare somiglianze e differenze di atteggiamento tra i gruppi d’intervistati. In particolare, si evincono nei giovani tre orientamenti al lavoro: acquisitivo, espressivo e strumentale; negli operatori quattro modi di relazionarsi ai giovani d’origine straniera: meritocratico, universalista, assistenziale e burocratico. Infine, nei datori di lavoro emergono altri tre modi di relazione e concezione del lavoro caratterizzati in senso pedagogico e in senso totalizzante, in quest’ultimo vi si riconosce un primo riferimento all’etica del sacrificio e un secondo all’etica della passione. La ricerca costituisce un punto di vista innovativo rispetto al panorama delle ricerche condotte sui giovani d’origine straniera, perché anzitutto considera un segmento della formazione poco studiato rispetto alla scuola secondaria di secondo grado, inoltre si rivolge alla fascia d’età 18-25 anni, ponendo attenzione non semplicemente ai percorsi scolastici istituzionali, ma soprattutto ai processi di inserimento lavorativo, ancora poco indagati. Infine, studia il contesto relazionale entro cui si inserisce l’agency dei giovani ricostruendo una molteplicità di punti di vista da cui poter osservare il processo di transizione al lavoro.
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8

PARMIANI, LISA CHIARA. "Legami tra generazioni e difficoltà di separazione-individuazione durante la transizione all'età adulta. Il ruolo del divorzio dei genitori e del genere in un campione di giovani italiani." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2008. http://hdl.handle.net/10280/234.

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Abstract:
Abbiamo esaminato il ruolo della separazione coniugale e del genere nello spiegare il coinvolgimento in processi familiari disfunzionali, le difficoltà di separazione-individuazione e il benessere psicologico dei figli giovani adulti. È stata privilegiata la dimensione etica dei rapporti tra le generazioni, espressa nelle percezioni di giustizia e cura nelle relazioni familiari. Un primo studio, quantitativo, è stato condotto su un campione di 264 soggetti tra i 20 e i 30 anni, provenienti da nuclei separati e intatti, a cui è stato somministrato un questionario self report. I figli di separati tendono ad esprimere più marcatamente sentimenti di ingiustizia relativi alla famiglia d'origine, e ad enfatizzare la propria indipendenza affettiva dai genitori. Le femmine esprimono un maggiore sovraccarico legato alla cura emotiva dei familiari, riportano tendenze depressive e più intensi timori di perdere l'affetto dei genitori . Nel secondo studio, sperimentando un approccio metodologico composito, abbiamo approfondito il tema dei confini generazionali e delle difficoltà di separazione-individuazione in un piccolo campione di giovani donne provenienti da genitori separati. Abbiamo riscontrato che la transizione all'età adulta risulta rallentata dalle responsabilità di cura assunte verso la madre, o al contrario accelerato, nel bisogno di prendere le distanze da lei. Nel terzo studio, illustrando alcuni dei risultati emersi attraverso l'analisi di due casi, abbiamo rilevato la significatività della funzione paterna per la separazione delle figlie nei nuclei monogenitoriali successivi alla separazione coniugale.
We examined the role of parental divorce and gender in young adults' involvement in dysfunctional family processes, as well as in their difficulties of separation-individuation and their psychological well-being. The first study is quantitative and was conducted with a sample of 264 subjects, aged between 20 and 30, who filled in a self report questionnaire. Results showed that children of divorced parents express more feelings of unfairness towards their family of origin, and emphasize their emotional independence from their parents. Females feel the burden of emotional caregiving for their parents more than males and are more vulnerable to depression. Moreover, females are more afraid of losing their parents' love. In the second study we used a mixed method approach to study generational boundaries and separation-individuation difficulties in a small sample of young women with divorced parents. Results showed that the transition to adulthood may either be hindered by the emotional burden of children's responsibilities towards the parents (especially the mother) or accelerated by the need to put one's familiar experience at a distance. In the third study, through two case studies, we explored some of the results obtained in the multimethodological section. This analysis suggested the importance of considering the role of the paternal function in helping young women separate from their mothers in single parent families.
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PARMIANI, LISA CHIARA. "Legami tra generazioni e difficoltà di separazione-individuazione durante la transizione all'età adulta. Il ruolo del divorzio dei genitori e del genere in un campione di giovani italiani." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2008. http://hdl.handle.net/10280/234.

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Abstract:
Abbiamo esaminato il ruolo della separazione coniugale e del genere nello spiegare il coinvolgimento in processi familiari disfunzionali, le difficoltà di separazione-individuazione e il benessere psicologico dei figli giovani adulti. È stata privilegiata la dimensione etica dei rapporti tra le generazioni, espressa nelle percezioni di giustizia e cura nelle relazioni familiari. Un primo studio, quantitativo, è stato condotto su un campione di 264 soggetti tra i 20 e i 30 anni, provenienti da nuclei separati e intatti, a cui è stato somministrato un questionario self report. I figli di separati tendono ad esprimere più marcatamente sentimenti di ingiustizia relativi alla famiglia d'origine, e ad enfatizzare la propria indipendenza affettiva dai genitori. Le femmine esprimono un maggiore sovraccarico legato alla cura emotiva dei familiari, riportano tendenze depressive e più intensi timori di perdere l'affetto dei genitori . Nel secondo studio, sperimentando un approccio metodologico composito, abbiamo approfondito il tema dei confini generazionali e delle difficoltà di separazione-individuazione in un piccolo campione di giovani donne provenienti da genitori separati. Abbiamo riscontrato che la transizione all'età adulta risulta rallentata dalle responsabilità di cura assunte verso la madre, o al contrario accelerato, nel bisogno di prendere le distanze da lei. Nel terzo studio, illustrando alcuni dei risultati emersi attraverso l'analisi di due casi, abbiamo rilevato la significatività della funzione paterna per la separazione delle figlie nei nuclei monogenitoriali successivi alla separazione coniugale.
We examined the role of parental divorce and gender in young adults' involvement in dysfunctional family processes, as well as in their difficulties of separation-individuation and their psychological well-being. The first study is quantitative and was conducted with a sample of 264 subjects, aged between 20 and 30, who filled in a self report questionnaire. Results showed that children of divorced parents express more feelings of unfairness towards their family of origin, and emphasize their emotional independence from their parents. Females feel the burden of emotional caregiving for their parents more than males and are more vulnerable to depression. Moreover, females are more afraid of losing their parents' love. In the second study we used a mixed method approach to study generational boundaries and separation-individuation difficulties in a small sample of young women with divorced parents. Results showed that the transition to adulthood may either be hindered by the emotional burden of children's responsibilities towards the parents (especially the mother) or accelerated by the need to put one's familiar experience at a distance. In the third study, through two case studies, we explored some of the results obtained in the multimethodological section. This analysis suggested the importance of considering the role of the paternal function in helping young women separate from their mothers in single parent families.
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MAZZOLI, SERENA. "LA SOSTENIBILITA' PER UNA NUOVA CULTURA DELL'ALTERNANZA SCUOLA-LAVORO." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2020. http://hdl.handle.net/10280/70990.

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Abstract:
L’innegabile evidenza delle gravi conseguenze a carico del nostro pianeta generate da un progresso legato esclusivamente alla crescita quantitativa e al profitto, ha aperto la strada a nuovi modelli di sviluppo centrati sul valore della sostenibilità. Tuttavia, la sostenibilità non nasce in maniera spontanea ma è il risultato di un processo di educazione attraverso il quale la persona prende coscienza delle interconnessioni che la legano, indissolubilmente, alla natura, alla società, all’umanità stessa. Diventa importante, dunque, individuare ambiti formativi promettenti per promuovere efficaci azioni educative riguardo alla sostenibilità, con l’obiettivo di orientare i giovani all’acquisizione di stili di vita adeguati e di posti di lavoro dignitosi, creativi, “verdi”. Tra questi, l’alternanza scuola-lavoro e i percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento, previsti in Italia per tutti gli studenti dell’ultimo triennio delle scuole secondarie di secondo grado, possono rappresentare fruttuose opportunità educative per acquisire, attraverso modalità di apprendimento attivo, strumenti idonei a fronteggiare l’evoluzione dei processi formativi e delle dinamiche professionali, nonché l’esercizio di una cittadinanza responsabile e competente in favore di uno sviluppo equo e durevole a vantaggio delle generazioni presenti e future.
The undeniable truth of the serious consequences inflicted to our planet by a progress that is exclusively linked to quantitative growth and profit has paved the way for new development models based on the value of sustainability. However, sustainability is rarely spontaneously achieve: it is the result of an educational process through which individuals becomes aware of the interconnections that bind them to nature, to society and to humanity itself. It is relevant, therefore, to identify promising training environments to promote effective educational activities on sustainability, with the goal of nudging young people towards adequate lifestyles, creating dignified, creative and “green” jobs. Among these potentially relevant educational and training environments, work-related learning (Alternanza scuola-lavoro in Italian) and the paths for transversal skills and guidance (Percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento in Italian), provided in Italy for all students in the last three years of secondary schools, can represent successful educational opportunities to acquire, through active learning models, the tools needed to face the evolution of the educational processes and work- related dynamics, as well as to construct a responsible and competent citizenship, favoring a fair and lasting development for the benefit of current and future generations.
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Stampati, Francesco. "Essere giovani nel '68: presentazione e rappresentazione di una generazione che tentò di fare la rivoluzione." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021.

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Abstract:
Il presente lavoro ha come oggetto di studio quella nuova categoria sociale che, tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio dei Sessanta, fece la propria comparsa sulla scena pubblica: i giovani. Essi furono gli indiscussi protagonisti del Sessantotto. Verranno indagate le cause storiche, sociali, economiche e politiche del fenomeno, individuandone le origini, i modelli di riferimento e la pluralità di aspirazioni. Contemporaneamente, ne verranno osservate le conseguenze, le svolte e le implicazioni nella società, puntando la lente d’ingrandimento sulla narrazione mediale dei giovani, su come la nuova generazione italiana si percepiva, voleva essere raccontata, e, di come, invece, veniva rappresentata nel sistema mediale nazionale.
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Piccolo, Chiara. "Generazione Neet: questione complessa o etichetta vuota?" Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2018. http://hdl.handle.net/11577/3423140.

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Abstract:
NEET – Not in Education, Employment or Training – designates young people between 15 and 29 years old not engaged in any work activities, according to ILO standards, or not involved in formal and non-formal education. The concern about “youth emergency” is showed by many documents of the European Community and within the Europe 2020 Strategy. The Italian situation has always showed higher percentages than the European average; in particular, in 2016 the EU-28 average is 14.2%, while in Italy the Neet are more than two million, which is the 24.3% of the reporting population. Previous studies suggested the implications of this issue with the condition of social inclusion/exclusion and many other social constructs, including: identity and agency, transition to adulthood and project skills, participation, trust and social relationships, the role of work and education/training. The general aim is to look into the Neet issue, through a psycho-social reading that can go beyond the typing surveys and can help to frame the issue in its becoming. The theoretical framework is the Social Representations Theory (Moscovici 1961/1976). More precisely, the emphasis is on the suggestions developed by Doise (1992), Marková (2003) and Camargo and Wachelke (2010). From a methodological point of view, the Grounded Theory approach was explored (Glaser e Strauss, 1967; Charmaz, 2006) and the research is composed by three integrated studies, each of which aims to deepen the object of study with different methods and tools (Flick, 2007; 2014). Specifically, the press was analysed by involving five Italian newspapers; a questionnaire was implemented and addressed to different groups of participants, according to their involvement with the Neet situation; the last study was developed through episodic semi-structured interviews with Neet. The results indicate an articulated social representation through the variables considered. In general, the issue consists of many references to work and aspects related to negative emotionality, partly balanced by some elements that refer to the possibility of having time for themselves and the opportunity to get involved. The long life learning concept is more less present.
L'acronimo NEET – Not in Education, Employment or Training – indica i giovani tra i 15 e 29 anni non coinvolti in alcuna attività lavorativa, secondo i criteri ILO, o formativa considerando la formazione formale e non formale. L'allarme sull'emergenza giovanile espresso dall'Europa è rintracciabile nei molti documenti della Comunità europea e all'interno della Strategia Europa 2020. La situazione italiana ha sempre registrato percentuali più elevate rispetto alla media europea; in particolar modo, per il 2016 la media EU-28 è del 14.2%, mentre in Italia i Neet sono più di due milioni, rappresentando il 24.3% della popolazione di riferimento. Studi precedenti hanno riconosciuto le implicazioni di tale questione con la condizione di inclusione/esclusione sociale e molti altri costrutti, tra i quali: identità e agency, transizione all'età adulta e capacità progettuali, partecipazione, fiducia e relazioni sociali, il ruolo del lavoro e quello della formazione. L'obiettivo generale del presente lavoro è approfondire la questione Neet, attraverso una lettura psico-sociale che possa andare oltre le indagini di tipizzazione più spesso condotte e contribuire a inquadrare il fenomeno nel suo divenire. La cornice teorica di riferimento è la Teoria delle Rappresentazioni Sociali (Moscovici 1961/1976). Nello specifico, si pone attenzione agli approfondimenti di Doise (1992), Marková (2003) e Camargo e Wachelke (2010). Sul piano metodologico, la ricerca si ispira all’approccio della Grounded Theory (Glaser e Strauss, 1967; Charmaz, 2006) e si snoda in tre studi integrati ognuno dei quali volto ad approfondire l’oggetto di studio con obiettivi, metodi e strumenti diversi (Flick, 2007; 2014). In particolare, è stata svolta l'analisi della stampa coinvolgendo cinque quotidiani italiani; è stato predisposto e implementato un questionario rivolto a partecipanti differenziati in base al grado di coinvolgimento con l'oggetto indagato; infine, è stato sviluppato un approfondimento attraverso interviste semi-strutturate episodiche con i Neet. I risultati indicano una rappresentazione sociale articolata attraverso le variabili considerate. In linea generale, si può sostenere che la questione indagata si compone di molti richiami al lavoro e ad aspetti legati all'emotività negativa bilanciati, in parte, da alcuni elementi relativi alla possibilità di avere tempo per sé e all'opportunità di mettersi in gioco. Risultano molto meno presenti i riferimenti all'education intesa come formazione continua.
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Plebani, Tiziana <1954&gt. "Un secolo di sentimenti: amori e conflitti generazionali nella Venezia del Settecento." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2010. http://hdl.handle.net/10579/957.

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Abstract:
La ricerca prende avvio dall’interesse con cui recentemente gli storici hanno iniziato a guardare ai sentimenti e alle emozioni come a forze in grado di influire sui processi storici e di illuminare i percorsi della soggettività. Lo specifico obiettivo dello studio ha riguardato l’origine e il diffondersi a Venezia nel Settecento, come in tutta Europa, di una cultura delle sensibilità. Come si era formata e come si era diffusa una cultura in grado di incidere sulla sfera emozionale e come si apprendeva quella particolare cultura di sentimento? Per rispondere a tali interrogativi, si sono percorse alcune strade di indagine: il campo lessicale, i conflitti tra padri e figli, la ridefinizione e l’ascesa del sentimento d’amore nella gerarchia di valori culturali e sociali, la relazione con il mondo del teatro e la sua capacità di performare la realtà. Infine i molti saperi implicati nella cultura di sentimento, soprattutto attraverso le pratiche, le strategie e gli orientamenti associati ai matrimoni clandestini e ai matrimoni segreti.
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MONTICELLI, ANNALINDA. "Lontani da vicino: l'immagine dei giovani migranti in televisione." Doctoral thesis, 2015. http://hdl.handle.net/11573/1077391.

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Abstract:
L’obiettivo della ricerca che ho chiamato “Lontani da vicino”- evocando l’“Excursus sullo straniero” di Georg Simmel - è indagare la rappresentazione sociale della componente giovanile dell’immigrazione italiana, le cosiddette “seconde generazioni”, cercando di capire in quale punto dell’asse vicinanza-lontananza si collochi la rappresentazione televisiva di questa figura ambivalente, che più di ogni altra unisce in sé le categorie opposte di prossimità e distanza. Lontani? Estranei? Diverse le origini, la cultura, le idee sulla vita. O vicini? Compagni di scuola, custodi dei nostri anziani, riscopritori di umanità? Cosa significa nascere in Italia da genitori stranieri oggi? Fare di tutto per “inventare” un’appartenenza per non essere respinti o espulsi, ma nello stesso tempo continuare a restare ai margini dei luoghi fisici e simbolici familiari. La ricerca, condotta tra il 2012 e il 2015, ha l’obiettivo di indagare la rappresentazione della componente giovanile dell’immigrazione nella televisione italiana, prendendo in esame in primo luogo l’informazione giornalistica e partendo dai risultati ottenuti dalle precedenti ricerche condotte sul tema (Binotto, Martino 2005, Binotto, Bruno, Lai, 2012 ed altri). All’analisi dell’informazione italiana, effettuata utilizzando la matrice dati relativa al secondo rapporto Mister Media – Minorities Stereotypes on Media del Dipartimento Coris - Sapienza, si affianca un’indagine analoga realizzata nei primi sei mesi del 2012 presso il Dipartimento di Comunicazione dell’Università di Gent, Belgio, durante un soggiorno di studio della durata di cinque mesi tra il febbraio e il luglio del 2013, sull'immigrazione nei telegiornali fiamminghi. In secondo luogo, lo sguardo viene allargato all’immaginario sui giovani migranti messo in scena dalla fiction televisiva, considerando, in accordo con Buonanno (1991), utile e necessario riflettere sulla componente simbolica e immaginaria insita nelle rappresentazioni sociali. Pur assolvendo a funzioni sociali del tutto diverse, l’una quella di restituire un quadro il più oggettivo possibile della realtà – spesso solo nelle intenzioni, soprattutto nel caso italiano (Morcellini, 2011) – l’altra di evasione e intrattenimento, informazione e fiction contribuiscono entrambe a definire una realtà mediata, che richiama aspetti cognitivi ma si nutre anche di elementi irrazionali, quindi di tutto ciò che attiene all’inconscio, all’emotività, al sogno. L’esperienza delle forme dell’immaginario (simbolizzazione, identificazione, proiezione) con il contributo determinante dei media, e in particolare della televisione (Silverstone, 1994), é ormai una componente essenziale della vita quotidiana, eliminando la quale non si potrebbero pienamente comprendere le rappresentazioni sociali contemporanee e i processi di costruzione delle identità. Il primo capitolo della tesi si occupa dell’inquadramento del contesto storico e sociale all’interno del quale si situano i giovani di origine straniera in Italia, considerando aspetti cruciali quali le dinamiche identitarie, i fattori che facilitano l’integrazione delle seconde generazioni, il confronto con le differenze religiose e socio-culturali della società di accoglienza. Il secondo e il terzo capitolo presentano i risultati dell’indagine empirica sull’informazione televisiva, condotta attraverso un’analisi del contenuto delle news che hanno come tema principale l’immigrazione, andando a evidenziare i contenuti relativi ai giovani. Vengono presi in esame i telegiornali delle principali reti nazionali, nel caso belga solo quelli di lingua fiamminga, utilizzando i dati forniti da Steunpunt Media, centro che si occupa per conto del governo fiammingo del monitoraggio sulla copertura televisiva delle notizie, in collaborazione con le università di Anversa, Gent, Leuven e con la Libera Università di Bruxelles. L’obiettivo dell’analisi è evidenziare l’immagine televisiva dei migranti, indagare quali temi siano più fortemente mediatizzati e individuare se ci siano differenze nella rappresentazione dei giovani, in una prospettiva comparativa tra l’informazione italiana e quella belga. Il dibattito sui giovani di seconda generazione, più vivace in Italia in quella fase, porta ad emergere tra gli altri il tema dello ius soli, che è stato quindi scelto per un approfondimento e analizzato dal punto di vista del framing. Il quarto capitolo comprende la seconda parte della ricerca, relativa all’analisi della fiction, che, partendo dalla rappresentazione della diversità nello sceneggiato televisivo, va a focalizzarsi sulle differenze etniche, presentando infine due casi di studio: "Butta la luna" (2006), la prima serie italiana che vede come protagonista un’immigrata, una giovane donna nigeriana, e "Kebab for breakfast" (2008), serie tedesca popolare anche in Italia, scelta come termine di confronto. Nelle conclusioni si cerca di ricostruire un’immagine globale del giovane immigrato televisivo, tentativo reso complesso dallo scarto sostanziale tra il linguaggio della cronaca e quello della narrazione, che rimandano solo frammenti di un fenomeno che la società italiana dà l’idea di conoscere (ed elaborare) ancora molto poco. In Appendice sono inseriti i rapporti di ricerca sull’indagine relativa all’informazione sull’immigrazione giovanile svolta in Belgio, presentati e discussi nei mesi di giugno e luglio 2013 presso il Dipartimento di Comunicazione dell’Università di Gent, Belgio.
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SOFIA, MONTECCHIANI. "LUIGI BERTELLI E LA MOBILITAZIONE GIOVANILE. LA PRODUZIONE LETTERARIA PER L’INFANZIA E LA GIOVENTÙ DI LUIGI BERTELLI/VAMBA COME STRUMENTO PER LA COSTRUZIONE DELL’IDENTITÀ NAZIONALE DELLE NUOVE GENERAZIONI TRA OTTO E NOVECENTO." Doctoral thesis, 2022. http://hdl.handle.net/11393/297586.

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Abstract:
Il presente lavoro di ricerca si propone di porre in luce le modalità attraverso cui, tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, lo scrittore fiorentino Luigi Bertelli, meglio conosciuto con lo pseudonimo Vamba, sia stato in grado di elaborare un articolato progetto di educazione etico-civile delle nuove generazioni italiane. Nello specifico, l’analisi si estende su tre specifici filoni di ricerca: il primo riguarda il contesto più propriamente letterario nel quale la produzione di Vamba si compose e si affermò; il secondo afferisce allo scenario politico e ideologico dell’epoca; il terzo, invece, si riferisce all’ambito scolastico, con il quale Bertelli strinse un seppur “limitato” legame. La complessità della poliedrica produzione per l’infanzia e la gioventù del giornalista-educatore fiorentino può, infatti, essere interamente colta solo attraverso una piena e definita contestualizzazione della sua attività, la quale si annodò in maniera più o meno diretta con la pluralità di fattori che rese il passaggio tra i due secoli un periodo storico di fondamentale importanza per la definizione in senso democratico e nazionale del Paese. Un progetto educativo, quello di Vamba, che si sviluppò inoltre in parallelo rispetto a quello elaborato dai canali ufficiali dello Stato, quali in primis la scuola, ma con cui condivise di fatto gli obiettivi finali e alcune specifiche impostazioni metodologiche. Luigi Bertelli apparteneva a quella così detta «generazione di mezzo» e a quella schiera di intellettuali-patrioti, che aveva il dovere di formare le coscienze civili delle nuove generazioni, investite a loro volta del compito di portare a compimento il processo di unificazione nazionale e di definizione della nuova identità italiana, già avviato nel corso del Risorgimento. Dopo una prima fase in cui Vamba declinò il suo impegno politico nel giornalismo satirico e nell’elaborazione di derisori «pupazzetti», tramite cui si pose in estrema opposizione rispetto al malcostume e al trasformismo della classe politica di fine Ottocento, egli scelse successivamente di dedicarsi all’educazione dei fanciulli e ragazzi, dai quali dipendevano realmente le sorti della Penisola, in quanto essi rappresentavano i futuri cittadini e, soprattutto, la futura classe dirigente. Attraverso i suoi scritti, caratterizzati da uno stile irriverente e brioso, Bertelli tentò quindi di definire e trasmettere alcuni precipui valori e ideali ritenuti indispensabili per la costruzione dell’identità nazionale, tra i quali emergevano chiaramente il senso di responsabilità, il rispetto delle autorità, la sincerità, il coraggio e l’amor patrio; un sentimento questo, che doveva guidare l’azione sociale degli individui nella prospettiva di un vero e proprio apostolato civile. Il principale strumento di cui Luigi Bertelli si servì per perseguire questa sua missione morale e civile nei confronti dell’infanzia e della gioventù fu l’esperienza editoriale de «Il Giornalino della Domenica», avviata nel 1906, in seno alla quale venne anche istituita nel 1908 la Confederazione giornalinesca (poi del Girotondo), ovvero una sorta di Stato balocco, parallelo rispetto a quello ufficiale, ma altresì dotato di compositi organi di governo, che costituì l’emblema della formazione democratica dei fanciulli all’inizio del XX secolo. Un ulteriore mezzo di cui Vamba si servì per promuovere il suo progetto di educazione alla cittadinanza fu poi rappresentato dai libri di storia civile, con cui, attraverso un’esplicita ed enfatica celebrazione della storia patria e dell’eroica azione dei padri della patria, egli volle porre in luce il glorioso passato del Paese, in modo tale da valorizzare i valori considerati tipicamente italiani. L’idioma, il substrato di valori comuni, la memoria collettiva e il saldo amor patrio erano, di fatto, le caratteristiche in cui ogni italiano doveva riconoscersi, al di là del genere o della classe sociale di appartenenza, perché solo così per Bertelli si sarebbe potuta assicurare all’Italia una reale trasformazione in senso nazionale e poiché tali elementi erano considerati le fondamenta su cui costruire finalmente una nuova e moderna Penisola, compatta e omogenea, capace di superare le differenze – non solo territoriali – del passato e di uniformarsi come una vera nazione.
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