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Sainaghi, Ruggero. "Strategia di destinazione e d'impresa nel comparto alberghiero: quali confini?" ECONOMIA E DIRITTO DEL TERZIARIO, no. 2 (January 2012): 243–63. http://dx.doi.org/10.3280/ed2011-002003.

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Abstract:
Il presente articolo intende analizzare il legame esistente tra i segmenti di clientela attratti da una destinazione e le stagionalitŕ caratterizzanti le imprese alberghiere in essa operanti. La riflessione č inserita all'interno di un ampio corpus di studi rappresentato dalle ricerche sulle determinanti di impresa, condotti all'interno dello strategic e dell'hospitality management. Da un punto di vista metodologico, l'analisi presenta un elemento di originalitŕ: si basa su dati giornalieri anziché mensili, come generalmente avviene valorizzando le statistiche ufficiali. I risultati mostrano, da un lato, una relativa difficoltŕ da parte delle imprese alberghiere di una destinazione a modificare i segmenti attratti, le stagionalitŕ e l'occupazione. La strategia a livello di impresa č invece piů incisiva nella gestione della politica di pricing. Queste conclusioni sono piuttosto evidenti nei periodi di alta stagione. Per contro, durante i periodi di minore affluenza della clientela si rileva una maggiore capacitŕ delle scelte di posizionamento nell'incidere sui livelli di occupazione.
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Butera, Federico, and Fernando Alberti. "Il governo delle reti inter-organizzative per la competitivitŕ." STUDI ORGANIZZATIVI, no. 1 (December 2012): 77–111. http://dx.doi.org/10.3280/so2012-001004.

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Abstract:
I policy maker sono costantemente alla ricerca delle forme e degli strumenti per contribuire ad aumentare la prosperitŕ economica e sociale del proprio territorio. Gli studi a livello internazionale ci dicono che la prosperitŕ di un territorio č direttamente riconducibile alla sua competitivitŕ, e quindi in primis al livello di produttivitŕ e innovazione del sistema delle imprese. Come verrŕ ampiamente illustrato in questo articolo, le reti inter-organizzative - nella varietŕ di forme che l'evidenza empirica ci suggerisce - attraverso una flessibilitŕ senza precedenti, una piů veloce circolazione delle informazioni, la condivisione di visioni, saperi e conoscenza, l'efficiente e rapido scambio di risorse e competenze per competere, assicurano al tempo stesso specializzazione, efficienza e alti livelli di produttivitŕ. La configurazione e la natura di tali reti č in via di continua ridefinizione ed espansione e l'uso del termine rete č spesso generico o inappropriato. Anche i confini delle reti vanno continuamente ridefiniti, in un continuum che va dalle imprese tradizionali che esternalizzano e delocalizzano parte della loro produzione fino al puro networking di varia natura. Noi ci concentreremo solo su quelle reti interorganizzative che rappresentano forme nuove di impresa, di quasi impresa, di sistemi di imprese che consentono una gestione competitiva e innovativa della catena del valore e dei processi fondamentali, conseguendo risultati economici e sociali, in una parola prosperitŕ. Ci occuperemo in particolare del fenomeno piů nuovo che caratterizza l'Italian way of doing industry, ossia lo sviluppo e i successi delle medie imprese, nodi di reti inter-organizzative che coinvolgono non solo imprese piccole, ma anche imprese grandi, in una proiezione spesso globale. Su queste nuove forme di reti inter-organizzative, si apre uno spazio di intervento straordinario per i policy maker in azioni di attivazione, incentivazione e supporto, capaci di condurre a superiori livelli di competitivitŕ le imprese componenti le reti, le reti stesse e i territori da cui esse muovono, ovvero capaci di favorire una maggiore prosperitŕ. Tali spazi di governo delle reti inter-organizzative possono avere natura infrastrutturale (trasporti, edilizia, tecnologie, credito, servizi, ecc.), relazionale (governo della catena del valore, dei processi, dei flussi, delle architetture d'impresa, dei sistemi informativi e di comunicazione, dei sistemi professionali ecc.) e cognitiva (capitale umano, capitale intellettuale, sistema di valori e norme, ecc.). Tutte e tre queste dimensioni sono importantissime e vanno gestite congiuntamente in nuove forme di management assicurate dalle imprese "pivotali" e nell'ambito di quello che nell'articolo č definito come meta-management, ovvero quelle posizioni di attori pubblici e privati - spesso in raccordo fra loro - che assicurano supporto e guida strategica alle reti. Nuovi modelli di management e di meta-management implicano una conoscenza profonda della rete e, di conseguenza, una visione d'insieme attuale e futura sicura e convincente e una capacitŕ di execution che sappia consolidare o riorientare la rete; valorizzare le risorse, materiali e personali, lě racchiuse e soprattutto perseguire obiettivi e misurare risultati. Meta-management non significa favorire il mero networking tra imprese, ma attivarsi come agenzie strategiche e provvedimenti concreti capaci di disegnare politiche di accompagnamento e sostegno alla creazione e alla valorizzazione di robusti network tra imprese e tra imprese e istituzioni, che trascendano le consuete filiere e agglomerazioni locali. Una economia e una societŕ fatta di reti inter-organizzative non č uguale a quella fatta prevalentemente di singole imprese "castello". Sulle reti di impresa e sull'impresa rete incombono alcune rilevanti questioni a cui il nostro lavoro tenta di dare alcune risposte Vediamole qui di seguito. 1. Diagnosi. L'organizzazione a rete č oggi scarsamente riconoscibile. Come diagnosticarla, come identificarne le caratteristiche strutturali e comprenderne i problemi critici? 2. Sviluppo e progettazione. L'organizzazione a rete si puň supportare con adeguati servizi, sviluppare intenzionalmente o addirittura progettare, come qui si sostiene? E se sě, in che modo? I metodi da adoperare per gestire questo sviluppo sono certo diversi da quelli adottati da strutture accentrate, sono meno top-down e meno razionalistici: ma quali possono essere? 3. Stabilitŕ e mutamento. Ogni nodo o soggetto della rete fa parte di reti diverse, in alcuni casi abbandona in rapida successione le une per legarsi ad altre. Come combinare l'estrema mutevolezza di queste multiple appartenenze con l'esigenza di stabilitŕ e crescita di ogni singolo nodo, come far sě che l'intera rete si comporti come un "attore collettivo" capace di un governo? 4. Risultati. Se e come definire obiettivi o ri-articolarli velocemente nel tempo? Come valutare i risultati delle diverse dimensioni economiche e sociali? 5. Decisioni e misura. L'organizzazione a rete - come e piů dell'impresa tradizionale - cambia per repentine innovazioni, per adattamento, per micro-decisioni, per miglioramento continuo, č il risultato di scelte su cosa fare dentro e cosa comprare, su quali funzioni accentrare e quali decentrare, su quando acquisire o vendere unitŕ aziendali e su quando fare accordi, dove allocare geograficamente le attivitŕ. Vi sono criteri e metodi da adottare, per operare in questi contesti di agilitŕ, velocitŕ e rapiditŕ di processi decisionali? 6. Sistemi. Quali tecniche o sistemi operativi adatti all'impresa rete dovranno essere sviluppati? Quali sistemi di pianificazione e controllo di gestione dell'impresa rete, if any? Č possibile stabilire standard di qualitŕ per la rete? Come sviluppare dimensioni quali linguaggi, culture, politiche di marchio e di visibilitŕ, come potenziare le comunitŕ, come promuovere formazione e apprendimenti? 7. Strutture. Le reti di impresa includono una grande varietŕ di forme, come vedremo. La rete di imprese puň includere una parte di gerarchia: quali modelli di organigrammi sono compatibili? Quali sistemi informativi, di telecomunicazioni, di social network sono adatti per la rete di imprese? Quali sistemi logistici? Quali regole e contratti formali? Quali flussi finanziari? Le risorse umane si possono gestire e sviluppare lungo la rete? E in che modo? E che dire dei sistemi di controllo della qualitŕ? 8. Nascita e morte. La rete di imprese e soprattutto i suoi "nodi" hanno un tasso di natalitŕ/ mortalitŕ piů elevato dell'impresa tradizionale. Gestire la nascita e la morte delle imprese diventerŕ ancora piů importante che gestire le imprese. Chi lo farŕ e come? 9. Vincoli e opportunitŕ. La legislazione, le relazioni industriali, la cultura manageriale sono oggi vincoli e opportunitŕ allo sviluppo di forme di rete di imprese. La globalizzazione dell'economia, lo sviluppo dei servizi, le nuove tecnologie, la cultura dei giovani, invece, sembrano operare piů come fattori facilitanti quando addirittura non cogenti. Come gestire (e non subire) vincoli e opportunitŕ? Cosa puň fare l'impresa, e cosa possono fare le istituzioni pubbliche? Vi sono nuovi programmi e regole nazionali e regionali per la costituzione delle reti di impresa: quale č la loro efficacia e impatto? In tale quadro, un'Agenzia Strategica (una grande impresa, una media impresa, un ente governativo, una Camera di commercio, un'associazione imprenditoriale, un istituto di credito) puň esercitare un ruolo centrale nella promozione e governo delle reti inter-organizzative per la competitivitŕ dei territori, mettendo a fuoco i propri interventi di policy avendo come oggetto prioritario queste nuove forme di impresa, quasi-impresa, sistemi di impresa usando diverse leve: - innanzitutto, fornendo o favorendo l'accesso a risorse chiave, come credito, finanziamenti, sgravi fiscali, servizi per l'internazionalizzazione, conoscenze, marketing ecc.; - agendo da fluidificatore delle reti tra imprese, che sappia rimuovere ostacoli nelle strutture relazionali e irrobustire nodi, processi, strutture di governance laddove necessario; inserendosi direttamente nelle strutture relazionali come ponte per connettere nodi disconnessi; - esercitando a pieno il ruolo di meta-manager di reti inter-organizzative ossia imprimendo al sistema un indirizzo strategico di fondo, governando i processi "politici" interni alla rete ossia la distribuzione di potere e risorse e creando le condizioni culturali, strategiche organizzative e tecnologiche; - facendo leva sull'essere un policy maker cross-settoriale e multi-territoriale. Le reti di impresa hanno successo se si integrano entro "piattaforme industriali" (ad es. IT, Green economy, portualitŕ e logistica), entro cluster territoriali (es. distretti, economie regionali, etc.), sistemi eterogenei interistituzionali (che includono imprese pubbliche, amministrazioni, istituzioni e associazioni). La nostra tesi č che azioni di governo della rete attraverso nuove forme di management e di meta-management sono tanto piů efficaci quanto piů contribuiscono a supportare e strutturare reti organizzative robuste o che tendono a diventare tali, ossia imprese reti e reti di impresa governate; sono tanto meno efficaci o quanto meno misurabili quanto piů supportano solo processi di networking poco definiti destinati a rimanere tali. Nei termini di Axelsson, policy e management hanno effetto su reti che esprimono a) modelli di relazione fra diverse organizzazioni per raggiungere fini comuni. Hanno un effetto minore o nullo quando le reti di cui si parla sono solo b) "connessioni lasche fra organizzazioni legate da relazioni sociali" o c) un insieme di due o piů relazioni di scambio.
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Comite, Ubaldo. "Responsabilità sociale e gestione etica dell'impresa tra profitto e primato della persona umana." E-Theologos. Theological revue of Greek Catholic Theological Faculty 1, no. 1 (April 1, 2010): 21–36. http://dx.doi.org/10.2478/v10154-010-0003-9.

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Abstract:
Responsabilità sociale e gestione etica dell'impresa tra profitto e primato della persona umana Negli ultimi anni si è andato affermando in maniera crescente il concetto di responsabilità in ambito pubblico e privato. In tal senso, sia le imprese che le amministrazioni pubbliche hanno avviato in diversi contesti programmi di responsabilità sociale. Il punto di riferimento di imprenditori e manager non sono più, semplicemente, gli azionisti e gli investitori ma, accanto a questi stanno progressivamente subentrando altre categorie di soggetti ai quali, nel terzo millennio, l'impresa deve rendere conto, ovvero: lavoratori, fornitori, risparmiatori, cittadini, istituzioni sociali. L'attenzione sta dunque passando dagli shareholder agli stakeholder e da qui la necessità di munirsi di adeguati strumenti. La definizione di responsabilità sociale più diffusa è stata esplicitata dall'Unione Europea che l'ha definita come "Integrazione volontaria delle preoccupazioni sociali e ecologiche delle imprese nelle loro operazioni commerciali e nei loro rapporti con le parti interessate", integrazione da intendersi come risposta alle esigenze di innovazione delle pratiche di governo dell'impresa e del territorio. Attraverso la Responsabilità Sociale di Impresa si intende fare riferimento ad un modello di governance allargata, in base al quale chi governa l'impresa ha responsabilità che si estendono dall'osservanza dei doveri fiduciari nei riguardi della proprietà ad analoghi doveri fiduciari nei riguardi, in generale, di tutti gli stakeholder. Si tratta, dunque, di un concetto che si sta diffondendo rapidamente come approccio innovativo alla gestione aziendale, la cui valutazione globale non si limita più ad analizzare aspetti di carattere economico, ma tiene conto di valori quali la tutela ambientale, la salvaguardia della salute, il rispetto dei diritti umani, in altri termini dell'apporto sociale dell'attività posta in essere. Ancora, nella gestione d'impresa occorre coniugare due valori fondamentali: la creazione del profitto e il primato della persona umana, con particolare attenzione al suo sviluppo. Nell'impresa che viene gestita "eticamente" il perseguimento del profitto tende a collocarsi in un quadro più ampio di "creazione di valore" per tutti i soggetti che, direttamente o indirettamente, sono associati all'azienda. Guidare l'impresa con responsabilità significa farla crescere e conseguentemente far progredire la società nel suo insieme. In tal senso, il contributo intende proporre una riflessione sul concetto di Responsabilità Sociale di Impresa complessivamente inteso, in rapporto all'etica degli affari.
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Mondolo, Silvia. "Il Lanificio di Manerbio e la riorganizzazione marzottiana degli anni trenta." STORIA IN LOMBARDIA, no. 1 (July 2010): 41–77. http://dx.doi.org/10.3280/sil2010-001002.

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Abstract:
Il saggio ripercorre le trasformazioni che coinvolsero lo stabilimento bresciano negli anni trenta. A partire dall'acquisizione da parte di Gaetano Marzotto Jr nel corso del 1927, si tracciano i passaggi fondamentali della riorganizzazione aziendale che portarono il lanificio bresciano, attraverso un progressivo processo di co- ordinazione e accentramento, ad essere parte importante della piů grande impresa laniera italiana quale divenne l'industria Marzotto nel corso degli anni trenta. L'imposizione di una razionalizzazione gestionale prende avvio da un piano di riduzione dei costi e da una rigida organizzazione del personale e del lavoro accompagnata da progressivi ammodernamenti e potenziamenti tecnico-impiantistici, e da una articolata politica di welfare aziendale. Note biografiche: Silvia Mondolo laureata in Storia presso l'Universitŕ degli studi di Milano con una tesi dal titolo Il Lanificio di Manerbio dalla nascita alla seconda guerra mondiale (1907-1940), attualmente frequenta il Master in "Conservazione, gestione e valorizzazione del patrimonio industriale" presso l'Universitŕ degli studi di Padova. Email: silvia.mondolo@virgilio.it
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Errani, Giulio. "Il trust cosiddetto «di garanzia»: in bilico tra il patto marciano e la <i>par condicio creditorum</i> (Trib. Milano, sez. spec. impresa, 7 marzo 2022)." Trusts, no. 6 (December 1, 2022): 1038–41. http://dx.doi.org/10.35948/1590-5586/2022.211.

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Abstract:
Massima Il trust nel quale il disponente, successivamente fallito, conferisce il 60% del capitale di una S.r.l. al fine di metterlo a garanzia della posizione creditoria di una terza società – titolare del 20% del capitale della predetta S.r.l. e la quale aveva concesso finanziamenti al disponente –, prevedendo che il trustee possa soddisfare la posizione di detta società attraverso la gestione del fondo in trust e attribuirle il fondo stesso in tutto o in parte qualora il disponente sia inadempiente, non viola il divieto di patto commissorio, in quanto il trustee non può attribuire alla società beneficiaria beni in trust di valore superiore all’importo dovutole. Siffatto trust è nullo per violazione dell’art. 15 lett. e) della Convenzione de L’Aja in quanto è stato istituito quando il disponente versava in stato di insolvenza, prefigura pagamenti preferenziali in danno dei creditori e sottrae i beni in trust alla gestione degli organi della procedura fallimentare.
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Penco, Laura, and Giovanni Satta. "Connotati strategici della media impresa operante nei KIBS (Knowledge Intensive Business Services). Il caso CAP." ECONOMIA E DIRITTO DEL TERZIARIO, no. 3 (July 2012): 475–98. http://dx.doi.org/10.3280/ed2011-003004.

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Abstract:
Numerosa letteratura č stata prodotta sulle imprese di media dimensione mediante lo studio di casi aziendali, che sono tuttavia riconducibili prevalentemente ai diversi settori industriali. Il presente contributo č finalizzato a cogliere quali siano i principali fattori di successo e gli elementi di criticitŕ delle medie imprese (MI) operanti nei KIBS (Knowledge Intensive Business Services), attraverso l'analisi del comportamento strategico di un'impresa di successo nel comparto dell'Information Technology. Dopo aver investigato i contenuti delle strategie adottate dall'impresa oggetto di studio, e averne valutato l'appropriatezza rispetto ai mutamenti dell'ambiente competitivo, le indagini sono state dirette a valutare le modalitŕ di formulazione della strategia, verificando anche il livello di adozione di strumenti di formulazione e gestione strategica piů o meno formalizzati, rispetto al sussistere di processi decisionali di tipo implicito. Mediante l'analisi di questo caso rappresentativo ed emblematico di MI di servizi si tenta pertanto di comprendere quali siano le principali leve competitive attraverso cui le MI italiane possano competere in business altamente dinamici quali i KIBS. I risultati consentono di comprendere le analogie e le differenze del comportamento strategico delle MI operanti nei servizi rispetto alle MI industriali.
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Natale, Andrea. "Dopo la Thyssen." QUESTIONE GIUSTIZIA, no. 2 (June 2012): 147–66. http://dx.doi.org/10.3280/qg2012-002004.

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Abstract:
La sentenza sul caso Thyssen costituisce una svolta? O una presa di posizione ideologica della magistratura? O piuttosto una difficile sentenza su una altrettanto difficile questione di fatto? Il giudizio sulla responsabilitŕ penale degli imputati (e a che titolo) potrŕ eventualmente essere rivisto nei successivi gradi di giudizio. Ciň non toglie che la lettura della sentenza consente giŕ ora di prendere in considerazione dei fatti e trarre da essi dei giudizi. La tragedia della Thyssen di Torino rappresenta infatti un esempio paradigmatico delle mille questioni che si intrecciano nel mondo del lavoro: la crisi; le logiche di impresa che privilegiano il risparmio mettendo tragicamente a rischio la salute dei lavoratori; l'inefficacia dei controlli della pubblica amministrazione; la debolezza dei sindacati. E, sul versante della giurisdizione: la gestione di un processo difficile, con un'imputazione terribile; le reazioni dell'opinione pubblica; i modelli organizzativi delle procure; la specializzazione del magistrato
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Fiocca, Renato. "Le contraddizioni non solo terminologiche delle relazioni e delle reti. Diverse tipologie di rete e il loro utilizzo nella gestione di impresa." MERCATI & COMPETITIVITÀ, no. 1 (March 2011): 5–10. http://dx.doi.org/10.3280/mc2011-001001.

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Monaci, Massimiliano. "L'innovazione sostenibile d'impresa come integrazione di responsabilitŕ e opportunitŕ sociali." STUDI ORGANIZZATIVI, no. 2 (April 2013): 26–61. http://dx.doi.org/10.3280/so2012-002002.

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Abstract:
Le concezioni e le prassi di responsabilitŕ sociale d'impresa (CSR, corporate social responsibility) che si sono affermate sino a tempi molto recenti riflettono prevalentemente una logica reattiva, incentrata sulla necessitŕ delle aziende di rilegittimarsi nei confronti dei loro stakeholder corrispondendo alla richiesta di riduzione e prevenzione dei costi sociali legati all'attivitŕ d'impresa (degrado ecologico, disoccupazione conseguente a ristrutturazioni, ecc.). Tuttavia l'attuale periodo, anche per le incertezze e questioni poste dalla crisi economica, rappresenta una fase singolarmente feconda per andare oltre questo approccio adattivo e raccogliere la sfida di una visione piů avanzata della dimensione sociale dell'agire d'impresa come innovazione sostenibile. Tale modello si basa sulla valorizzazione di beni, risorse ed esigenze di significato sociale ed č indirizzato alla creazione di valore integrato - economico, umano-sociale e ambientale - nel lungo termine. La caratteristica centrale di questo profilo d'impresa č la tendenza a operare in maniera socialmente proattiva, sviluppando un'attitudine a cogliere o persino anticipare le direzioni del cambiamento sociale con i suoi bisogni e problemi emergenti e facendo sě che l'integrazione di obiettivi economici e socio-ambientali nei processi strategico-produttivi si traduca in fattore di differenziazione dell'offerta di mercato e in una reale fonte di vantaggio competitivo. Nel presente lavoro si indica la praticabilitŕ di un simile modello riferendosi ai risultati di una recente indagine condotta su un campione di dieci imprese italiane, eterogenee per dimensioni, collocazione geografica, fase del ciclo di vita e settori di attivitŕ, che si estendono da comparti tradizionali (come quelli alimentare, edilizio, sanitario, dell'arredamento e della finanza) a campi di piů recente definizione e a piů elevato tasso di cambiamento tecnologico (quali l'ingegneria informatica, la comunicazione multimediale, il controllo dei processi industriali e il risanamento ambientale). La logica di azione di queste organizzazioni sembra ruotare intorno a una duplice dinamica di "valorizzazione del contesto": da un lato, l'internalizzazione nella strategia d'impresa di richieste e al contempo di risorse sociali orientate a una maggiore attenzione per l'ambiente naturale, per la qualitŕ della vita collettiva nei territori, per i diritti e lo sviluppo delle persone dentro e fuori gli ambienti di lavoro; dall'altro lato, la capacitŕ, a valle dell'attivitŕ di mercato, di produrre valore economico e profitti generando anche valore per la societŕ. Nei casi analizzati č presente la valorizzazione delle risorse ambientali, che si esprime mediante la riprogettazione di prodotti e processi e politiche di efficienza energetica di rifornimento da fonti di energia rinnovabile, raccordandosi con nuove aspettative sociali rispetto alla questione ecologica. Č coltivato il valore umano nel rapporto spesso personalizzato con i clienti e i partner di business ma anche nella vita interna d'impresa, attraverso dinamiche di ascolto e coinvolgimento che creano spazi per la soddisfazione di svariati bisogni e aspirazioni che gli individui riversano nella sfera lavorativa, aldilŕ di quelli retributivi. C'č empowerment del "capitale sociale" dentro e intorno all'organizzazione, ravvisabile specialmente quando le condotte d'impresa fanno leva su risorse relazionali e culturali del territorio e si legano a meccanismi di valorizzazione dello sviluppo locale. Troviamo inoltre il riconoscimento e la produzione di "valore etico" per il modo in cui una serie di principi morali (quali la trasparenza, il mantenimento degli impegni, il rispetto di diritti delle persone) costituiscono criteri ispiratori dell'attivitŕ di business e ne escono rafforzati come ingredienti primari del fare impresa. E c'č, naturalmente, produzione di valore competitivo, una capacitŕ di stare e avere successo nel mercato che si sostiene sull'intreccio di vari elementi. Uno di essi coincide con l'uso della leva economico-finanziaria come risorsa irrinunciabile per l'investimento in innovazione, piuttosto che in un'ottica di contenimento dei costi relativi a fattori di gestione - come la formazione - che possono anche rivelarsi non immediatamente produttivi. Altrettanto cruciali risultano una serie di componenti intangibili che, oltre alla gestione delle risorse umane, sono essenzialmente riconducibili a due aspetti. Il primo č lo sviluppo di know-how, in cui la conoscenza che confluisce nelle soluzioni di business č insieme tecnica e socio-culturale perché derivante dalla combinazione di cognizioni specializzate di settore, acquisite in virtů di una costante apertura alla sperimentazione, e insieme di mappe di riferimento e criteri di valutazione collegati alla cultura aziendale. L'altro fattore immateriale alla base del valore competitivo consiste nell'accentuato posizionamento di marchio, con la capacitŕ di fornire un'offerta di mercato caratterizzata da: a) forte specificitŕ rispetto ai concorrenti (distintivi contenuti tecnici di qualitŕ e professionalitŕ e soprattutto la corrispondenza alle esigenze dei clienti/consumatori e al loro cambiamento); b) bassa replicabilitŕ da parte di altri operatori, dovuta al fatto che le peculiaritŕ dell'offerta sono strettamente legate alla particolare "miscela" degli altri valori appena considerati (valore umano, risorse relazionali, know-how, ecc.). Ed č significativo notare come nelle imprese osservate questi tratti di marcata differenziazione siano stati prevalentemente costruiti attraverso pratiche di attenzione sociale non modellate su forme di CSR convenzionali o facilmente accessibili ad altri (p.es. quelle che si esauriscono nell'adozione di strumenti pur importanti quali il bilancio sociale e il codice etico); ciň che si tratti - per fare qualche esempio tratto dal campione - di offrire servizi sanitari di qualitŕ a tariffe accessibili, di supportare gli ex-dipendenti che avviano un'attivitŕ autonoma inserendoli nel proprio circuito di business o di promuovere politiche di sostenibilitŕ nel territorio offrendo alle aziende affiliate servizi tecnologici ad alta prestazione ambientale per l'edilizia. Le esperienze indagate confermano il ruolo di alcune condizioni dell'innovazione sostenibile d'impresa in vario modo giŕ indicate dalla ricerca piů recente: la precocitŕ e l'orientamento di lungo periodo degli investimenti in strategie di sostenibilitŕ, entrambi favoriti dal ruolo centrale ricoperto da istanze socio-ambientali nelle fasi iniziali dell'attivitŕ d'impresa; l'anticipazione, ovvero la possibilitŕ di collocarsi in una posizione di avanguardia e spesso di "conformitŕ preventiva" nei confronti di successive regolamentazioni pubbliche in grado di incidere seriamente sulle pratiche di settore; la disseminazione di consapevolezza interna, a partire dai livelli decisionali dell'organizzazione, intorno al significato per le strategie d'impresa di obiettivi e condotte operative riconducibili alla sostenibilitŕ; l'incorporamento strutturale degli strumenti e delle soluzioni di azione sostenibile nei core-processes organizzativi, dalla ricerca e sviluppo di prodotti/ servizi all'approvvigionamento, dall'infrastruttura produttiva al marketing. Inoltre, l'articolo individua e discute tre meccanismi che sembrano determinanti nei percorsi di innovazione sostenibile osservati e che presentano, per certi versi, alcuni aspetti di paradosso. Il primo č dato dalla coesistenza di una forte tradizione d'impresa, spesso orientata sin dall'inizio verso opzioni di significato sociale dai valori e dall'esperienza dell'imprenditore-fondatore, e di apertura alla novitŕ. Tale equilibrio č favorito da processi culturali di condivisione e di sviluppo interni della visione di business, da meccanismi di leadership dispersa, nonché da uno stile di apprendimento "incrementale" mediante cui le nuove esigenze e opportunitŕ proposte dalla concreta gestione d'impresa conducono all'adozione di valori e competenze integrabili con quelli tradizionali o addirittura in grado di potenziarli. In secondo luogo, si riscontra la tendenza a espandersi nel contesto, tipicamente tramite strategie di attraversamento di confini tra settori (p.es., alimentando sinergie pubblico-private) e forme di collaborazione "laterale" con gli interlocutori dell'ambiente di business e sociale; e al contempo la tendenza a includere il contesto, ricavandone stimoli e sollecitazioni, ma anche risorse e contributi, per la propria attivitŕ (p.es., nella co-progettazione dei servizi/prodotti). La terza dinamica, infine, tocca piů direttamente la gestione delle risorse umane. Le "persone dell'organizzazione" rappresentano non soltanto uno dei target destinatari delle azioni di sostenibilitŕ (nelle pratiche di selezione, formazione e sviluppo, welfare aziendale, ecc.) ma anche, piů profondamente, il veicolo fondamentale della realizzazione e del successo di tali azioni. Si tratta, cioč, di realtŕ organizzative in cui la valorizzazione delle persone muove dagli impatti sulle risorse umane, in sé cruciali in una prospettiva di sostenibilitŕ, agli impatti delle risorse umane attraverso il loro ruolo diretto e attivo nella gestione dei processi di business, nella costruzione di partnership con gli stakeholder e nei meccanismi di disseminazione interna di una cultura socialmente orientata. In tal senso, si distingue un rapporto circolare di rinforzo reciproco tra la "cittadinanza nell'impresa" e la "cittadinanza dell'impresa"; vale a dire, tra i processi interni di partecipazione/identificazione del personale nei riguardi delle prioritŕ dell'organizzazione e la capacitŕ di quest'ultima di generare valore molteplice e "condiviso" nel contesto (con i clienti, il tessuto imprenditoriale, le comunitŕ, gli interlocutori pubblici, ecc.). In conclusione, le imprese osservate appaiono innovative primariamente perché in grado di praticare la sostenibilitŕ in termini non solo di responsabilitŕ ma anche di opportunitŕ per la competitivitŕ organizzativa. Questa analisi suggerisce quindi uno sguardo piů ampio sulle implicazioni strategiche della CSR e invita a riflettere su come le questioni e i bisogni di rilievo sociale, a partire da quelli emergenti o acuiti dalla crisi economica (nel campo della salute, dei servizi alle famiglie, della salvaguardia ambientale, ecc.), possano e forse debbano oggi sempre piů situarsi al centro - e non alla periferia - del business e della prestazione di mercato delle imprese.
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Varaldo, Riccardo, Daniele Dalli, Riccardo Resciniti, and Annalisa Tunisini. "Marketing e intangibles per la competitivitŕ delle medie imprese italiane." ECONOMIA E DIRITTO DEL TERZIARIO, no. 2 (December 2010): 207–25. http://dx.doi.org/10.3280/ed2010-002001.

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Abstract:
Il paper analizza il ruolo del marketing soprattutto nelle sue componenti piů intangibili nelle strategie competitive delle medie imprese industriali italiane di successo. In particolare, si individuano le scelte di posizionamento di queste imprese e si esamina attraverso quali politiche di branding, pricing e comunicazione e quali relazioni di canale esse sono realizzate. Finalitŕ ultima del paper č l'identificazione dei modelli di successo nella gestione del marketing e l'analisi dei casi mira ad evidenziare come a) l'eccellenza di marketing segue a un generale recupero di competitivitŕ che si basa sul distacco dai modelli imprenditoriali tradizionali e sull'adesione a un modello d'impresa manageriale che gestisce direttamente il rapporto con i mercati, b) l'eccellenza di marketing esprime di rado una via italiana al marketing in senso stretto, quanto piuttosto una corretta applicazione dei principi del marketing tout court in grado di valorizzare il patrimonio di risorse cui sono applicati. Sul piano metodologico il paper si avvale dell'analisi dei risultati di 29 casi di studio di medie imprese con performance superiori alle medie dei rispettivi settori (alimentari, prodotti per la persona, prodotti per la casa, meccanica leggera, cantieristica). La ricerca č stata promossa dalla Societŕ Italiana di Marketing e ad essa hanno partecipato 29 gruppi di ricerca di 21 atenei diversi.
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Morelli, Manuela. "Imprese sostenibili e gestione delle risorse umane." RIVISTA TRIMESTRALE DI SCIENZA DELL'AMMINISTRAZIONE, no. 3 (October 2014): 101–22. http://dx.doi.org/10.3280/sa2014-003007.

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Cannatelli, Benedetto, and Matteo Pedrini. "Gestione della marca, qualitÀ del prodotto e performance delle micro imprese in mercati maturi: evidenze dal segmento della birra artigianale in Italia." MERCATI & COMPETITIVITÀ, no. 3 (October 2012): 153–73. http://dx.doi.org/10.3280/mc2012-003008.

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Abstract:
Il presente articolo illustra i risultati di una ricerca sulla relazione tra le attivitÀ di gestione della marca, la qualitÀ dei prodotti e le performance economiche di micro imprese attive in mercati maturi. A tale scopo č svolta un'analisi in due fasi: nella prima č stata realizzata un'analisi quali-quantitativa basata su otto casi di studio approfonditi, successivamente č stato somministrato un questionario a 94 micro imprese produttrici di birra artigianale in Italia. I risultati evidenziano una relazione negativa tra l'impiego di risorse in attivitÀ di gestione della marca e la performance economica, al contrario determinata principalmente dalla qualitÀ del prodotto offerto.
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Roche, Edward M. "Infraglobe: Infrastrutture E Gestione Della Conoscenza Nella Imprese Globali." Journal of Global Information Technology Management 2, no. 4 (October 1999): 65–67. http://dx.doi.org/10.1080/1097198x.1999.10856267.

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Salvioni, Cristina, Laura Aguglia, and Patrizia Borsotto. "Assetti proprietari e organizzativi delle imprese agricole italiane." QA Rivista dell'Associazione Rossi-Doria, no. 1 (March 2011): 111–31. http://dx.doi.org/10.3280/qu2011-001005.

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Abstract:
Questo lavoro propone un'analisi dei cambiamenti che stanno interessando gli assetti proprietari e organizzativi delle aziende agricole italiane. Viene analizzata la recente evoluzione delle forme societarie nell'agricoltura italiana, evidenziando l'accelerazione del processo di transizione da imprese familiari verso forme societarie collettive. Attraverso i microdati Rica vengono individuate le principali combinazioni di assetti proprietari e di gestione attualmente utilizzati e si testa quali fattori influenzino la scelta della loro adozione. I risultati ottenuti confermano l'ipotesi che la crescita delle dimensioni aziendali e la specializzazione in produzioni ad alta intensitŕ di capitale favoriscano la transizione ad assetti complessi.
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Frangi, Lorenzo. "Best practices and human resource management in the subsidiaries of multinational corporations: a comparison between Italy and Brazil." STUDI ORGANIZZATIVI, no. 2 (April 2013): 91–117. http://dx.doi.org/10.3280/so2012-002004.

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Abstract:
Lo studio analizza la relazione tra le caratteristiche di alcune fondamentali pratiche di gestione delle risorse umane e il contesto istituzionale italiano e brasiliano in cui si inseriscono le filiali di tre grandi multinazionali. La ricerca affronta in primo luogo il dibattito in merito alla convergenza versus divergenza delle pratiche di gestione delle risorse umane a livello globale e, parallelamente, la relazione tra le linee guide gestionali stabilite dalle "case madri" delle multinazionali e la loro effettiva applicazione a livello delle filiali. Viene sottolineato come la possibilitŕ di ampia convergenza verso un unico modello gestionale abbia trovato sempre meno riscontro, e come anche nelle filiali delle multinazionali l'applicazione delle linee guida fornite dalle case madri trovino dei rilevanti limiti nel contesto istituzionale locale, in primo luogo nazionale. In seguito, lo studio compara le evidenze empiriche rilevate nelle pratiche di reclutamento, formazione e politiche salariali tra le filiali italiane e brasiliane di tre grandi multinazionali. I principali risultati ottenuti mostrano che queste pratiche di gestione di gestione delle risorse umane, anche a fronte di indicazioni comuni diffuse dalle "case madri", si strutturano secondo logiche opposte: una marcata dualitŕ nelle filiali brasiliane, con una netta differenza tra i pochi profili strategici e i molti lavoratori poco qualificati, mentre, comparativamente, tale dicotomia č meno evidente una all'interno delle filiali italiane. La spiegazione di tali differenti logiche viene ricercata guardando all'esterno delle imprese, con un focus specifico sul sistema educativo e sulle relazioni industriali. Il sistema educativo brasiliano č infatti strutturato secondo percorsi molto distinti, fin dai primi anni scolastici, tra classi popolari ed elite, che introducono marcate differenze di risorse di capitale umano nel mercato del lavoro. A ciň si sommano dinamiche di relazioni industriali di origine corporativa, in cui il sindacato č inefficace attore sociale nell'incidere sul crescente dualismo che ha luogo all'interno delle filiali. In Italia, invece, un sistema educativo ampiamente pubblico diviene accessibile opportunitŕ di crescita sociale. L'ambito delle relazioni industriali, inoltre, č caratterizzato dalla prevalenza di ampie dinamiche contrattate, e il sindacato, sia a livello nazionale che nelle singole filiali, agisce come rilevante forza equitativa. Lo studio proposto č un importante contributo alla comprensione delle pratiche di gestione delle risorse umane nelle multinazionali, soprattutto attraverso un approfondimento del caso brasiliano, paese poco studiato in questo ambito e di grande interesse attuale per il suo divenire economico. .
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Baldi, Lucia, Alessandro Banterle, and Stefanella Stranieri. "Alimentazione, salute e ambiente: consumatori e imprese "sostenibili"." RIVISTA DI STUDI SULLA SOSTENIBILITA', no. 2 (January 2013): 69–89. http://dx.doi.org/10.3280/riss2012-002005.

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Abstract:
Il tema dell'alimentazione, nei suoi aspetti relativi alla salute e all'ambiente, viene analizzato in una prospettiva di sostenibilitŕ. La relazione tra alimentazione e salute, infatti, sta acquisendo un interesse crescente dovuto sia alla diffusione dell'obesitŕ che all'attenzione per il benessere complessivo dell'individuo. L'alimentazione, inoltre, riveste un ruolo fondamentale nelle problematiche ambientali: l'approvvigionamento sostenibile, il ridotto consumo di energia e acqua, la gestione dei rifiuti e, soprattutto, l'acquisto consapevole di prodotti alimentari rappresentano le principali sfide che il sistema alimentare dovrŕ affrontare nei prossimi anni. Tali tematiche hanno riflessi anche all'interno delle filiere agro alimentari, con l'implementazione di sistemi di certificazione relativi alla sostenibilitŕ, che possono determinare benefici in termini di efficienza degli scambi.
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Badia, Francesco, Grazia Dicuonzo, Simona Ranaldo, and Vittorio Dell’Atti. "Il controllo di gestione nelle imprese familiari: un'analisi della letteratura." MANAGEMENT CONTROL, no. 1 (March 2020): 79–102. http://dx.doi.org/10.3280/maco2020-001-s1006.

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Rossi, Salvatore. "Controtempo: una replica." QA Rivista dell'Associazione Rossi-Doria, no. 3 (September 2010): 165–70. http://dx.doi.org/10.3280/qu2010-003012.

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Abstract:
Alcune repliche agli stimoli critici emersi dalla discussione che Tito Boeri, Susanna Camusso, Giancarlo Corsetti e Giulio Napolitano hanno fatto intorno alle tesi di Controtempo: sullo scenario internazionale, dominato da grandi squilibri macroeconomici e dalla necessitŕ di una gestione consapevole del rischio finanziario a livello globale; sui problemi di crescita dell'economia italiana e delle sue imprese; su quale struttura finanziaria possa meglio favorire la crescita dimensionale delle imprese; sul ruolo dei sindacati in un paese cosě cambiato dal tempo del loro primo sviluppo; sulla cultura giuridica e sul rischio che essa possa nuocere al progresso della nazione.
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Tarquinio, Lara. "Accounting e reporting dei diritti di emissione. Modelli di rilevazione proposti e pratiche emergenti." FINANCIAL REPORTING, no. 3 (November 2012): 79–109. http://dx.doi.org/10.3280/fr2012-003005.

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Abstract:
Il presente lavoro esamina le principali implicazioni dell'Emission Trading Scheme Europeo (EU ETS) sul sistema di accounting e reporting delle imprese e verifica l'influenza di alcune variabili sulla disclosure delle informazioni sui diritti di emissione e sul climate change. Lo studio ha ad oggetto un campione di imprese che gestiscono impianti termoelettrici cogenerativi e non cogenerativi e prende in esame le informazioni che queste forniscono in merito ai diritti di emissione nei bilanci 2009; nei documenti che corredano i bilanci (in particolare la relazione sulla gestione); nei rendiconti di sostenibilità 2009 redatti sulla base delle linee guida GRI/G3. I principali risultati conseguiti segnalano la presenza di alcune significative uniformità nei criteri di contabilizzazione adottati dalle imprese e dimostrano che la redazione di un bilancio di sostenibilità influenza il livello di disclosure.
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Forni, Marcella. "ImprenditorialitÀ e gestione: la formazione del Gruppo Rizzoli dalle origini alla seconda guerra mondiale." SOCIETÀ E STORIA, no. 133 (October 2011): 449–84. http://dx.doi.org/10.3280/ss2011-133004.

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Abstract:
L'articolo ripercorre il percorso di formazione e strutturazione del gruppo editoriale Rizzoli, tra le protagoniste dell'industrializzazione del settore, nel periodo compreso tra i primi anni del novecento, che vede la formazione di un primo nucleo tipografico, e la fine del secondo conflitto mondiale. Lo studio prende avvio da un esame della formazione tecnica e imprenditoriale del tipografo nella Milano dei primi del secolo, e prosegue in una valutazione dell'ambito specifico di inserimento delle prime societÀ a marchio Rizzoli. Fondamentale per comprendere l'evoluzione societaria e gestionale dell'impresa, sia sul breve che sul medio periodo, č ritenuta la ricostruzione delle partnerships instaurate dall'azienda fin dai primi anni di attivitÀ, alla base dell'attestazione della ditta a livello nazionale. Parallelamente, vengono seguite le operazioni di diversificazione produttiva che porteranno l'azienda ad un'espansione nel settore editoriale, principalmente orientata verso produzioni a grande tiratura, per le quali verranno studiate dopo la metÀ degli anni venti apposite politiche pubblicitarie/di marketing: l'autore si sofferma a questo proposito sulla forte compenetrazione tra le attivitÀ del gruppo, estese nel corso degli anni trenta alla produzione cinematografica. Un'analisi delle vicende societarie di questo periodo evidenzia come il successo economico dell'attivitÀ porti ad un'emancipazione del gruppo dai suoi primi finanziatori, con un rientro della gestione nell'ottica tipicamente italiana della conduzione familiare delle imprese.
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Pucci, Tommaso, Christian Simoni, and Lorenzo Zanni. "Marketing imprenditoriale, gestione degli intangibles e competitivitÀ. Un'analisi nel settore dell'abbigliamento infantile." MERCATI & COMPETITIVITÀ, no. 1 (March 2011): 93–113. http://dx.doi.org/10.3280/mc2011-001006.

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Abstract:
Gli autori analizzano le conseguenze sulla competitivitÀ dell'impresa di politiche di valorizzazione delle risorse intangibili riconducibili all'adozione di un approccio di marketing imprenditoriale. L'obiettivo č verificare l'esistenza di una correlazione tra l'adozione di alcune politiche di marketing, valore degli intangibili e competitivitÀ, nonché analizzare il ruolo di un approccio imprenditoriale orientato al mercato nel successo delle imprese. La ricerca mostra che: a) specifiche politiche di marketing contribuiscono ad accrescere il patrimonio immateriale delle imprese; b) uno sviluppo aziendale che fa leva sul patrimonio diintangibili ha un ruolo fondamentale nella generazione di redditivitÀ; c) il coinvolgimento dell'imprenditore in questo processo di sviluppo prende avvio dal marketing per poi estendersi a tutta la gestione aziendale.
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Leotta, Antonio, Carmela Rizza, and Daniela Ruggeri. "Il ruolo del reporting per il controllo di gestione nelle piccole imprese." MANAGEMENT CONTROL, no. 2 (July 2020): 129–54. http://dx.doi.org/10.3280/maco2020-002007.

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Aiello, Gaetano, and Simone Guercini. "Relazioni tra brand e punto vendita per lo sviluppo di nuovi mercati per le imprese italiane della moda." MERCATI & COMPETITIVITÀ, no. 2 (June 2010): 15–49. http://dx.doi.org/10.3280/mc2010-002002.

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Abstract:
Questo articolo ha per scopo verificare la consistenza e le caratteristiche del processo di sviluppo internazionale delle marche italiane del sistema moda attraverso operazioni compiute su punti vendita nei mercati esteri ed in particolare in quelli emergenti. Sono presi in esame i principali fattori di specificitÀ delle imprese italiane della moda e l'evoluzione della situazione competitiva attraverso l'analisi di dati aggregati e l'andamento dei prezzi dei prodotti e della posizione competitiva delle imprese nazionali. I risultati di ricerca presentati mettono in evidenza il mutamento della posizione competitiva del sistema moda italiano e la risposta delle imprese attraverso un potenziamento del ruolo del canale diretto a sostegno della marca e per una gestione diretta della sua presenza sui mercati internazionali. Viene offerta evidenza di come i paesi emergenti risultino oggetto di attenzione come mercato di sbocco e non solo come luogo di produzione. La diffusione delle politiche di investimento nei punti vendita diretti interessa un ampio numero di marche e risulta essere una modalitÀ di crescita internazionale che integra le forme piů tradizionali di esportazione.
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Tajani, Cristina. "Reti, attori, politiche e beni collettivi nei processi di riaggiustamento industriale in Lombardia." SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no. 122 (June 2011): 221–34. http://dx.doi.org/10.3280/sl2011-122016.

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Abstract:
Le reti formalizzate tra imprese e quelle tra imprese e istituzioni sono un fenomeno su cui la letteratura si è interrogata a lungo utilizzando sia una prospettiva economica, sia sociologica e organizzativa. Scopo del presente articolo è quello di indagare, in primo luogo, i meccanismi che presidiano la formazione di queste reti, al fine di meglio comprendere chi siano gli attori che gestiscono questi processi e il ruolo delle politiche (in particolare le modalitŕ di finanziamento all'innovazione) nella nascita della rete. In seconda battuta si guarderŕ ai beni collettivi per la competitivitŕ ricercati e generati da queste aggregazioni e al ruolo giocato, nella loro produzione, dai soggetti pubblici o misti a livello territoriale. L'obiettivo è quello di capire quali siano i beni collettivi funzionali alla riorganizzazione su base territoriale dell'economia e se - e in che modo - le istituzioni del territorio riescano a contribuire alla loro produzione. L'analisi si appoggerŕ sulla comparazione tra due casi di reti tra medie imprese di recente formazione, entrambe situate in Lombardia, ed entrambe sorte come esito intenzionale della gestione di importanti crisi aziendali.
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Stentella, Danilo. "Azienda pubblica e finanziamento pubblico dei partiti politici." ECONOMIA PUBBLICA, no. 2 (June 2022): 233–53. http://dx.doi.org/10.3280/ep2022-002002.

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Abstract:
La reintroduzione in Italia di un meccanismo di finanziamento pubblico dei partiti politici, la cui entità venisse collegata direttamente e in via almeno prevalente a una percentuale significativa degli utili generati dalle partecipazioni statali, potrebbe determinare da parte dei leader politici una maggiore propensione alla scelta di management capace e l'adozione di un efficace sistema di verifica delle procedure di gestione di questo patrimonio pubblico. Si potrebbe ridimensionare drasticamente per questa via la piaga apparentemente endemica e cronica del clientelismo dei colletti bianchi di alto livello e realizzare contestualmente una gestione della proprietà pubblica più efficiente, di tipo finalmente privatistico, se proprio vogliamo assegnare a questa categoria una valenza cogente. Le riforme di politica economica introdotte negli ultimi decenni dai governi dei paesi più industrializzati sono state fortemente condizionate dalla dottrina del New Public Management, un approccio radicale, capace di compromettere l'integrità strutturale ed etica del settore pubblico subordinando la giustizia sociale all'efficienza economica, una trasformazione caratterizzata dal taglio della spesa pubblica che ha travolto anche un fondamentale istituto del sistema democratico, i partiti politici. Purtroppo i trascorsi delle imprese pubbliche hanno fortemente agevolato quelle riforme, in quanto per un certo periodo storico queste hanno mostrato una tendenza cronica alla bassa produttività, rispetto alle imprese private, anche a causa delle politiche clientelari e dell'uso intensivo del fattore lavoro. Poiché elementi di servizio pubblico ed elementi di business convivono soprattutto nel settore delle public utilities, potenzialmente capace di generare reddito, le imprese pubbliche possono rappresentare un'utile e prudente forma di diversificazione dei ricavi per la finanza pubblica, in grado di ridurre sensibilmente i rischi di liquidità, ancor di più in un contesto storico di crisi finanziarie ed economiche internazionali ricorrenti. Il finanziamento pubblico dei partiti politici è stato introdotto nel 1974 con la L. 195/1974 per contrastare le collusioni con i grandi poteri economici, già sorte negli anni precedenti. È stato completamente abolito con D.L. 149/2013, convertito in L. 13/2014, lasciando spazio ad una crescente attività di lobbying e finanziamento indiretto ai partiti. La domanda a cui questo elaborato cerca di rispondere è: può l'azienda pubblica essere gestita in modo efficiente dallo Stato, produrre entrate e servizi per la comunità, senza dare luogo a risultati di gestione cronicamente negativi e contribuire a finanziare il diritto costituzionalmente garantito di organizzarsi in partiti politici, finanziando il loro meccanismo?
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Cardinali, Silvio. "Problematiche di gestione ed opportunità di crescita delle piccole imprese agroalimentari: un'analisi sui viniviticultori minori e le alleanze." ARGOMENTI, no. 34 (June 2012): 103–23. http://dx.doi.org/10.3280/arg2012-034005.

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Abstract:
Il presente articolo esamina le principali caratteristiche dei piccoli produttori vitivinicoli italiani e le loro politiche di marketing con particolare riferimento alle strategie di aggregazione. L' autore successivamente ad una revisione della letteratura sul tema delle imprese minori del settore vitivinicolo e delle alleanze, presenta i risultati di una ricerca empirica esplorativa condotta presso un campione di piccole imprese di vini di qualità elevata. Dai risultati del progetto emergono interessanti spunti di riflessione sulle opportunità di politiche aggregative, ma anche i limiti strategici e cognitivi nella costruzione di un modello di business a rete.
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AA.VV. "Sinergie e Sima, un ponte verso il futuro dell’Economia e Gestione delle Imprese." Sinergie Italian Journal of Management 37, no. 1 (2019): 11–13. http://dx.doi.org/10.7433/s108.2019.01.

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Rinaldini, Matteo, Francesca Mattioli, and Ilaria Baghi. "Il ruolo della famiglia nella genesi e nella gestione delle imprese di immigrati." Quaderni di Sociologia, no. 58 (June 1, 2012): 66–88. http://dx.doi.org/10.4000/qds.591.

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Lucchese, Manuela. "La disclosure dei resoconti semestrali di gestione IAS-compliant. Evidenze empiriche sulle società quotate italiane." FINANCIAL REPORTING, no. 1 (March 2012): 75–112. http://dx.doi.org/10.3280/fr2012-001004.

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Abstract:
Nel presente lavoro ci si propone di analizzare empiricamente il livello di disclosure integrativa presentata nei bilanci infrannuali conformi allo IAS 34. In particolare, si cerca di capire in primis se, data la crescente complessità aziendale, sia riscontrabile un incremento del grado di dettaglio delle informazioni integrative pur nel rispetto dei requisiti minimi indicati dallo standard. Successivamente, si provvede a verificare se il diverso livello della disclosure rappresentata sia imputabile a talune caratteristiche specifiche delle imprese quali la dimensione aziendale, la redditività, la struttura finanziaria, il rischio di mercato ed il rischio d'impresa. Il campione utilizzato per l'indagine empirica include i bilanci semestrali di 64 imprese italiane quotate pubblicati nel periodo 2005-2009. I principali risultati dimostrano che a livello infrannuale non si rileva un significativo incremento del grado di dettaglio informativo e che variabili come un'ampia dimensione nonché una più elevata redditività giocano un ruolo determinante nelle politiche di disclosure.
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Biancardi, Alberto. "Un nuovo ruolo per consumatori, imprese e finanza nella regolazione dei settori energia-clima." ECONOMIA PUBBLICA, no. 3 (November 2021): 129–58. http://dx.doi.org/10.3280/ep2021-003006.

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Abstract:
Questo articolo prende avvio da una sintetica illustrazione del ruolo e degli obiet-tivi che le liberalizzazioni e la regolazione economica hanno avuto dagli ultimi due decenni del secolo scorso a oggi. Tutto ciò anche perché questo è ancora il modello di riferimento contenuto nelle norme comunitarie vigenti per i settori dell'energia e che resta parte integrante del Green New Deal. La crescente consapevolezza delle conseguenze derivanti dal climate change e della disponibilità di nuove tecnologie nei settori energetici, nonché in quelli a questi contigui, fra i vari impulsi al cambiamento che sta generando, sta metten-do in discussione anche questo modello di riferimento. L'articolo, illustrati i motivi che stanno alla base di questa messa in discussione e i principali punti aperti di questo confronto, si focalizza sul nuovo ruolo che consumatori, imprese e settore finanziario possono avere nella gestione del cambiamento climatico e della adozione delle medesime nuove tecnologie.
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Arduino, Francesca Romana, Alessandro Zattoni, and Saverio Bozzolan. "La diffusione dei modelli di leadership condivisa: un'analisi esplorativa sulle societ&agrave; quotate i." CORPORATE GOVERNANCE AND RESEARCH & DEVELOPMENT STUDIES, no. 2 (January 2022): 105–19. http://dx.doi.org/10.3280/cgrds2-2021oa12542.

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Abstract:
Il presente lavoro si propone di analizzare il fenomeno della leadership condivisa nelle imprese quotate italiane. In particolare, analizza la diffusione della dual leadership, ovvero la presenza di due amministratori delegati (co-AD), in contrapposizione alla tradizionale leadership unitaria. Recenti studi indicano che il fenomeno della leadership condivisa &egrave; in crescita a livello internazionale. La letteratura sottolinea anche che la nomina di co-AD &egrave; una delle possibili risposte organizzative per gestire efficacemente la crescente complessit&agrave; esterna. La nomina di co-AD consentirebbe, infatti, all'impresa di ampliare la gamma di competenze ed esperienze manageriali disponibili. In questo lavoro, analizziamo tale fenomeno con riferimento alle imprese quotate italiane nel periodo 2005-2014. I risultati dello studio confermano la diffusione crescente della leadership condivisa, soprattutto nelle imprese familiari. Essi forniscono, inoltre, alcune utili indicazioni in merito alla selezione dei top manager e alla configurazione della leadership ai vertici delle imprese.
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Severini, Simone, and Claudia Cupidi. "Le assicurazioni agricole in Italia: evoluzione e prospettive alla luce della riforma della Pac." QA Rivista dell'Associazione Rossi-Doria, no. 4 (January 2013): 61–96. http://dx.doi.org/10.3280/qu2012-004003.

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Abstract:
Le assicurazioni agricole in Italia: evoluzione e prospettive alla luce della riforma della Pac Considerando che la gestione del rischio puň incrementare la competitivitŕ delle imprese agricole, dal 2009 la politica agricola comune (Pac) interviene con varie misure anche a sostegno delle assicurazioni agricole. Le recenti proposte di riforma della Pac prevedono di spostare queste misure nelle politiche di sviluppo rurale e di introdurre un nuovo strumento di stabilizzazione dei redditi. Questo articolo analizza la recente positiva evoluzione del comparto assicurativo in Italia mostrando che esso č ancora relativamente poco radicato soprattutto nell'Italia centro-meridionale. Successivamente sono analizzate le opportunitŕ e i limiti delle recenti proposte di riforma della Pac.
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Bassani, Gaia, Cristiana Cattaneo, Francesca Maria Cesaroni, and Annalisa Sentuti. "Sistemi di gestione e controllo e professionalizzazione delle imprese familiari. Uno strumento di accreditamento intraparentale?" MANAGEMENT CONTROL, no. 2 (March 2018): 15–35. http://dx.doi.org/10.3280/maco2018-su2002.

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De Nisco, Alessandro, Statia Elliot, Nicolas Papadopoulos, Giada Mainolfi, Vittoria Marino, and Maria Rosaria Napolitano. "Turismo internazionale ed effetto "made in". L'influenza dell'immagine paese sulla soddisfazione turistica e le intenzioni post-visita." MERCATI & COMPETITIVITÀ, no. 3 (October 2012): 131–51. http://dx.doi.org/10.3280/mc2012-003007.

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Abstract:
Questo studio propone un modello di ricerca finalizzato ad indagare la relazione esistente tra le diverse componenti dell'immagine Paese - valutate a livello generale (general country image) e con riferimento agli attributi turistici (tourism destination image) e alle produzioni nazionali (product-country image) - la soddisfazione turistica e le intenzioni post-visita in termini di fedeltÀ attesa e propensione all'acquisto delle produzioni nazionali. Il framework analitico č stato testato su un campione di turisti internazionali intercettati al termine della propria visita in Italia. Sulla base dei risultati, vengono discusse le principali implicazioni di ricerca e fornite indicazioni utili per la gestione dell'immagine Paese da parte degli enti pubblici che si occupano di promozione turistica e delle imprese del made in.
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Barabaschi, Barbara. "Gestire le differenze d'età nel mercato del lavoro e in impresa: il caso francese." SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no. 134 (June 2014): 134–47. http://dx.doi.org/10.3280/sl2014-134008.

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Minari, Elia. "Le imprese mafiose e i lavoratori: il vincolo mafioso come elemento distorsivo del rapporto di fiducia tra lavoratore e datore di lavoro." QUADERNI DI ECONOMIA DEL LAVORO, no. 113 (July 2022): 207–32. http://dx.doi.org/10.3280/qua2021-113010.

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Abstract:
Il capitolo analizza come la collusione di un'impresa con la criminalità orga-nizzata comprometta il rapporto fiduciario tra datore di lavoro e lavoratore. Il tradimento della fiducia, causato dal vincolo mafioso, avviene sotto molteplici profili e con conseguenze differenti, anche a seconda del grado di consapevolezza e del ruolo del dipendente nell'organizzazione aziendale. Fin dall'origine della criminali-tà organizzata, la recluta di lavoratori e la loro gestione è stata alla base del consenso sociale che ha consentito alle organizzazioni mafiose di espandersi. Il rap-porto tra lavoratori e datori di lavoro è divenuto più articolato a seguito della costituzione di imprese a partecipazione mafiosa e con il coinvolgimento sistematico dei professionisti. Tali trasformazioni hanno rafforzato dei rapporti di apparente fiducia e reciproco interesse.
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Marrone, Vincenzo. "Pratiche di conciliazione famiglia-lavoro e gestione delle risorse umane. Quale valore aggiunto per le imprese?" SOCIOLOGIA E POLITICHE SOCIALI, no. 1 (February 2017): 83–110. http://dx.doi.org/10.3280/sp2017-001005.

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Lorenzini, Claudio, and Katia Occhi. "La gestione delle risorse boschive nelle Alpi orientali. Le imprese e i loro ruoli (secoli XVI-XVIII)." IMPRESE E STORIA, no. 45 (December 2022): 76–106. http://dx.doi.org/10.3280/isto2022-045004.

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Salomoni, Luciano. "Le reti di imprese nella gestione dei servizi pubblici locali: verso nuove forme organizzative di collaborazione tra società pubbliche." ECONOMIA PUBBLICA, no. 3 (January 2021): 65–83. http://dx.doi.org/10.3280/ep2020-003003.

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Abstract:
Le reti di imprese sono un istituto di diritto civile di recente introduzione, che si colloca a metà strada tra la costituzione di un nuovo soggetto giuridico e la for-ma contratto. Il saggio intende affrontare le relazioni tra questo istituto e i servizi pubblici locali: considerando alcune esperienze recenti di costituzioni di reti da parte di società pubbliche, il contributo indaga le problematiche connesse all'utilizzo delle reti nell'ambito dei servizi pubblici a rete quali il servizio idrico e il servizio rifiuti.
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Pucci, Tommaso, Christian Simoni, and Lorenzo Zanni. "Modelli di business e strategie di marketing nelle medie imprese. La gestione della crisi tra continuità e cambiamento." MERCATI E COMPETITIVITÀ, no. 3 (September 2013): 25–45. http://dx.doi.org/10.3280/mc2013-003003.

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Tajani, Crsitina. "Il ruolo degli attori nell'innovazione delle politiche per lo sviluppo locale: uno studio di caso di un distretto lombardo." SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no. 118 (July 2010): 145–57. http://dx.doi.org/10.3280/sl2010-118010.

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Abstract:
L'articolo si pone l'obiettivo di analizzare il ruolo degli attori nel processo di creazione di un distretto tecnologico a est di Milano. Il processo prende le mosse dalla gestione di una crisi aziendale diventata occasione per il rilancio della vocazione industriale dell'area. L'esito della politica č stata la creazione, attraverso la promozione di una rete tra imprese e enti territoriali, di un "polo tecnologico" su un'area giŕ riconosciuta dalla Regione Lombardia come distretto hi-tech. L'articolo analizza le variabili di contesto (risorse e/o vincoli) e le caratteristiche degli attori coinvolti (definite in termini di risorse relazionali, cognitive, organizzative e materiali) che hanno trasformato una crisi aziendale in "finestra di opportunitŕ" per la progettazione di un intervento di sviluppo locale. Rompendo un equilibrio dato, la decisione aziendale di delocalizzare ha aperto spazi per l'intervento di un pool di attori che, interpretando a proprio modo le caratteristiche della situazione e del contesto, hanno "visto" una soluzione differente da quella inizialmente immaginata dall'azienda (chiusura del sito).
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Duch, Ivet Adell, Alberto Boada García, and Carmen Diz Castro. "Edición digital de las publicaciones doctrinales del Consejo General del Poder Judicial." Ibersid: revista de sistemas de información y documentación 8 (October 6, 2014): 109–18. http://dx.doi.org/10.54886/ibersid.v8i0.4142.

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Abstract:
El Centro de Documentación Judicial (CENDOJ), como responsable de la labor editorial del Consejo General del Poder Judicial (CGPJ), gestiona la edición de sus publicaciones, entre otras las derivadas de las acciones formativas impartidas por el Consejo a jueces y magistrados, que constituyen las colecciones docentes del CGPJ. Estas publicaciones, con importante contenido doctrinal, despiertan un gran interés entre todos los operadores jurídicos, ya que recopilan el pensamiento jurídico de los miembros de la judicatura en sus áreas de inquietud. Se describe el proyecto de edición digital de dichas colecciones docentes. Proyecto que se fundamenta en el cambio de paradigma en su edición, al pasar del formato impreso al digital, su homogenización, a través de un sistemático tratamiento documental, su normalización, mediante la adopción de estándares internacionales, y sus posibles canales de distribución.
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González Brito, María Remedios. "En el tiempo de Antonio Acosta Guión: gestiones para la recuperación de una imprenta." Cliocanarias, no. 4 (2022): 37–82. http://dx.doi.org/10.53335/cliocanarias.2022.4.02.

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Abstract:
In 1928 El Tiempo: diario de la tarde was released. The journalist Antonio Acosta Guión (1886-1972) took on the direction of this champion of the «Alonsista» or Republican party in La Palma. Printed in the press of the same name, some of the newspaper’s confrontations with other print media that represent different ideological tendencies are listed. The military uprising of 1936 determined the fate of this spreader of the republican creed: imprisonment, seizure of the workshop of his property —the attempts to recover the machinery are recounted through correspondence with the Palmeran humanist José Pérez Vidal (1907-1990)— and fled to Venezuela., society and culture in the island. Fusion of two realities, tobacco and canary emigrant made the mythical figure of the tobac-co farmer, who was known as veguero along the cuban history. This article wants to shed light on the subject, who together with the vision of «labrador» and «guajiro», will be part of the Cuban collective imaginary.
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Moretti, Anna. "Il Parco Scientifico e Tecnologico San Marino- Italia: il progetto di sviluppo di un'area inter-statuale nell'Italia centrale." RIVISTA TRIMESTRALE DI SCIENZA DELL'AMMINISTRAZIONE, no. 3 (September 2011): 111–25. http://dx.doi.org/10.3280/sa2011-003008.

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Abstract:
L'elaborato si propone di sintetizzare il piano strategico ed operativo di realizzazione del Parco Scientifico e Tecnologico (PST) inter-statuale S. Marino-Italia, volto a promuovere nuove sinergie territoriali a favore di una realtŕ dal respiro internazionale. L'autore - descrivendo lo sviluppo storico dei PST, gli obiettivi, i margini di convenienza e i servizi offerti alle imprese localizzate all'interno e al tessuto imprenditoriale locale - vuole testimoniare come i Parchi Scientifici e Tecnologici rappresentino utili strumenti a supporto della crescita di una regione mediante la produzione di innovazione tecnologica e gestionale. Al lettore č consegnato il messaggio finale: l'importanza di disegnare confini nuovi, fisici e mentali, per garantire una crescita fondata sull'integrazione di saperi e di risorse.
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Spadera, Francesco. "La necessità di una gestione strutturata dei progetti nelle piccole medie imprese dell'impiantistica italiana: dalla navigazione a vista al Project Management." PROJECT MANAGER (IL), no. 28 (October 2016): 19–23. http://dx.doi.org/10.3280/pm2016-028005.

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Bottasso, Anna, and Maurizio Conti. "Economie di integrazione verticale ed economie di scopo nel settore idrico e fognario: alcune considerazioni alla luce dell'evidenza empirica internazionale." ECONOMIA PUBBLICA, no. 3 (November 2021): 89–128. http://dx.doi.org/10.3280/ep2021-003005.

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Abstract:
In questo lavoro vengono affrontati due temi molto rilevanti nel dibattito eco-nomico relativo alla configurazione ottimale dei settori idrico e fognario. In par-ticolare, viene discussa la letteratura empirica internazionale che ha analizzato l'esistenza di possibili economie di scopo derivanti dalla gestione congiunta del servizio idrico al dettaglio e all'ingrosso. A questo proposito, la maggioranza degli studi esaminati tende a identificare l'esistenza di non trascurabili economie di integrazione verticale, soprattutto nel caso di operatori di medie e piccole dimen-sioni. Inoltre, viene passata in rassegna l'evidenza empirica relativa alla presenza di economie di scopo tra il servizio di depurazione e smaltimento delle acque reflue e le parti rimanenti della filiera del Servizio Idrico Integrato. Da questi lavori sembra di poter concludere che esistano di economie di scopo tra (alcune delle) componenti della filiera idrica e fognaria per imprese di dimensioni medio-piccole. In particolare, tali economie sarebbero presenti nei segmenti dove è più semplice condividere taluni fattori produttivi, oltre alla competenza tecnico-manageriale, quali il segmento relativo alla potabilizzazione dell'acqua e quello del trattamento e smaltimento dei reflui. Il lavoro discute infine l'applicabilità di tali risultati al caso italiano
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Drais, Eric, and Marc Favaro. "I presupposti sociali ed organizzativi per l'implementazione dei sistemi di gestione della salute e sicurezza sul lavoro: l'esperienza di dieci imprese francesi." SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no. 130 (July 2013): 121–39. http://dx.doi.org/10.3280/sl2013-130008.

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Benarros, Myriam. "INFORMATIZZAZIONE DELL’ATTIVITÀ AMMINISTRATIVA. GARE TELEMATICCHE NELLE P.A. NUOVO ELEMENTO DI EFFICIENZA E ECONOMICITÀ? ANALISI E PROSPETTIVE." Revista Jurídica da FA7 5 (April 30, 2008): 11–54. http://dx.doi.org/10.24067/rjfa7;5.1:210.

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Abstract:
Il tema trattato riguarda l’informatizzazione dell’attività amministrativa che si inserisce nel processo di attuazione della Società di Informazione. La Società dell’Informazione è quel lungo processo di modernizzazione attuato nel settore dell’informazione e della comunicazione che ha cambiato significativamente la vita privata, sociale e professionale di ciascun individuo. La rivoluzione tecnologica rappresenta un supporto fondamentale per favorire l’efficienza, la competitività e facilitare l’accesso alla conoscenza dei cittadini. Si intende per e-government il processo di informatizzazione della pubblica amministrazione, il quale unitamente ad azioni di cambiamento organizzativo consente di trattare la documentazione e di gestire i procedimenti con sistemi digitali, grazie all’uso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (Ict-Information and Communication Tecnologies), allo scopo di ottimizzare il lavoro degli enti e di offrire agli utenti (cittadini e imprese) sia servizi più rapidi, che nuovi servizi, attraverso i siti web delle amministrazioni pubbliche.
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Bruni, Francesco, and Alfredo Canevaro. "Affetti e affari in famiglia. Il contributo dello psicoterapeuta sistemico-relazionale." TERAPIA FAMILIARE, no. 92 (April 2010): 9–30. http://dx.doi.org/10.3280/tf2010-092001.

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Abstract:
Gli Autori analizzano il sistema relazionale tipico delle famiglie azienda. Evidenziano scenari, schemi interpretativi e criteri per valutare le criticitŕ piů frequenti: dai contrasti interpersonali, ai conflitti di ruolo e alla disarmonia nei confini e nelle interazioni fra i sottosistemi. Con l'ausilio di alcuni casi, si soffermano sul ciclo di vita e i percorsi legati alla complessitŕ del passaggio generazionale, dalla differenziazione ai legami intergenerazionali (miti familiari, vincoli di lealtŕ e doveri trasmessi da una generazione all'altra). Esaminano la funzione del terapeuta sistemico- relazionale e analizzano le competenze per gestire sotto il profilo psicologico e psicopatologico le criticitŕ nelle imprese familiari. In particolare, considerano i processi per armonizzare l'intreccio fra legami affettivi e affari come prevenzione di quelle manifestazioni patologiche, difficili da trattare, che sono connesse alla presenza di una complementarietŕ rigida fra esigenze familiari e azienda o a una escalation simmetrica.
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Saggiomo, Valeria. "Quando le imprenditrici straniere raggiungono il successo." MONDI MIGRANTI, no. 2 (July 2022): 205–24. http://dx.doi.org/10.3280/mm2022-002010.

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Abstract:
Questo studio si colloca nel solco di quella tradizione degli studi sulle migrazioni che hanno enfatizzato la agency dei migranti, descrivendo attraverso la ricerca qualitativa le modalità con cui questi "agiscono" lo spazio dove risiedono, con un fare rivendicativo dei propri diritti ma anche delle proprie aspirazioni, ed un effetto trasformativo sui percorsi di cittadinanza individuali, ma anche sui processi di sviluppo locali. In particolare, questa ricerca riguarda le donne straniere che, in Italia, hanno avuto successo nella loro attività imprenditoriale. Indagare il successo rappresenta una scelta metodologica precisa che deriva dagli approcci positivi relativi agli studi sulla valutazione dei programmi di sviluppo nei paesi terzi. Chi sono le imprenditrici straniere di successo e perché scelgono di intraprendere? quali caratteristiche hanno le loro imprese e come vengono gestite? La ricerca ha evidenziato una stretta relazione tra l'agire imprenditoriale e quello sociale delle imprenditrici straniere di successo e sembra suggerire che, quando le donne straniere hanno successo, il loro sguardo si volge verso l'altro.
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