Dissertations / Theses on the topic 'Gestione impresa'

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1

De, Re Linda <1994&gt. "Imprese culturali e creative: le Fondazioni di Impresa." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/21516.

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Abstract:
L'elaborato propone un’analisi introduttiva al codice del Terzo Settore dal punto di vista economico e giuridico; proseguirà con un excursus esemplificativo delle imprese culturali e creative, indagando l’esigenza che ha portato alla loro diffusione nel panorama europeo e nello specifico in quello italiano. In seguito, dall’indagine generale ci si andrà a focalizzare in modo specifico su una particolare tipologia di enti: le Fondazioni di Impresa e di Famiglia. Dopo una ricerca teorica sulla materia, dopo aver esposto la struttura portante delle Fondazioni italiane ed aver risposto a quesiti relativi alle motivazioni che hanno portato alla loro nascita, al modo in cui si sono sviluppate ed evolute nel tempo, ci sarà un’ulteriore approfondimento dell’argomento. L'intento è scegliere alcune Fondazioni italiane che hanno dato la loro disponibilità e tramite un questionario d'indagine analizzarne l'impostazione, la struttura, il rapporto con l'impresa fondatrice, il tipo di benefici fiscali correlati e l'influenza di questi enti in termini di Corporate Social Responsibility.
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2

Vardanega, Eder <1986&gt. "Balanced Scorecard nella piccola e media impresa." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2012. http://hdl.handle.net/10579/2114.

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Abstract:
Lo scopo di questa tesi è illustrare le potenzialità e i limiti dello strumento di controllo strategico denominato Balanced Scorecard nella piccola e media impresa. Propedeuticamente a tale proposito, si esaminano i concetti di controllo di gestione ed i suoi principali strumenti "tradizionali" ed evoluti, seguiti dalla presentazione del modello di Balanced Scorecard proposto da Kaplan e Norton. Proseguendo, si individuano le definizioni, le caratteristiche e le necessità della piccola e media impresa. Per concludere, vengono delineati i vantaggi e gli svantaggi nell'implementazione in una p.m.i. della Balanced Scorecard.
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3

Vecchiato, Erika <1989&gt. "Il Lean Management nella piccola-media impresa." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/5198.

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Abstract:
In uno scenario caratterizzato da una concorrenza internazionale sempre più aggressiva, le piccole e medie imprese si sono trovate a dover cercare delle soluzioni per mantenere un buon livello di competitività. Se da un lato molte PMI hanno deciso di delocalizzare la produzione in Paesi a più basso costo dei fattori, altre imprese, al contrario, hanno cercato una risposta all’interno, mettendo in discussione la propria logica organizzativa in un’ottica di Lean Thinking. Obiettivo della tesi è quello di dimostrare la validità del modello Lean per le PMI, in una prima fase presentando la letteratura internazionale in merito e in un secondo momento procedendo all’analisi del caso aziendale di Galdi srl. Si andranno a presentare gli strumenti Lean utilizzati dall’azienda e i fattori che hanno favorito il successo del processo di riorganizzazione, che punta ad eliminare gli sprechi e, al contempo, a migliorare le performance.
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4

Toffon, Gregorio <1995&gt. "Impresa 4.0: opportunità e sfide del futuro." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/17511.

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Abstract:
La tesi si propone di analizzare quali siano le innovazioni che stanno coinvolgendo la vita delle imprese, considerando tutti i fattori come ad esempio produttività e relazione con agenti esterni. Nel primo capitolo vengono analizzate le precedenti rivoluzioni industriali e vengono comparate con quella attuale. Nel secondo capitolo si analizzano in profondità le innovazioni fondamentali della rivoluzione 4.0. Nel terzo capitolo si valuta quale sia stato l'impatto su alcune imprese italiane. Il quarto capitolo tratta la parte legislativa con tutti gli interventi effettuati nel corso degli anni precedenti per quanto riguarda le agevolazioni fiscali per gli investimenti nella transazione 4.0. L'ultimo capitolo riporta uno studio effettuato su aziende per vedere come gli interventi normativi hanno influenzato gli indici di bilancio.
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5

Bortoletto, Nicolo' <1987&gt. "Media impresa, strategia e innovazione: il caso Cuboxal." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/2559.

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Abstract:
Questa tesi si propone di analizzare alcune caratteristiche delle medie imprese italiane di successo attraverso lo studio di Cuboxal, azienda leader europea nella produzione di cartoni per pizza. La prima parte della tesi si sviluppa attraverso un'analisi dei principali elementi riscontrati in molte medie imprese italiane: l'imprenditorialità, la competitività, l'organizzazione e l'internazionalizzazione. Nella seconda parte invece vengono esplicati i concetti di business model e strategia, attraverso un excursus della letteratura più recente a riguardo. Si cercherà di rappresentare l'azienda nell'ottica del Canvas proposto da A. Osterwalder e Y. Pigneur in "Business Model Generation", per comprendere come sia strutturato il modello di business attraverso i nove "building blocks" descritti dagli autori. Nell'ultima parte invece viene presa l'azienda come un sistema di intelligenze, in cui si analizza come vi siano delle complementarietà strategiche che portino alla creazione di circoli virtuosi nel modello di business analizzato.
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6

Meneguzzo, Irene <1986&gt. "Cultura e Impresa. Il caso Operaestate festival Veneto." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/2763.

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Abstract:
L’elaborato intende approfondire le dinamiche di relazione tra il settore culturale e il mondo imprenditoriale. L’idea parte dalla consapevolezza della attualità e della portata del dibattito che tende a promuovere una necessaria e inevitabile compenetrazione tra queste due sfere per la sussistenza del settore culturale, data la crisi in cui versa lo Stato, originario mecenate. Oltre alla motivazione della mera sussistenza e di fundraising si aprono, tuttavia, nuove ed interessanti prospettive di partecipazione del mondo imprenditoriale a sostegno della Cultura. Sono state promosse politiche di incentivi fiscali, peraltro poco conosciute tra le imprese e dallo scarso risultato. L’obiettivo a cui puntare è una svolta di mentalità che presuppone che le imprese facciano propria la concezione di sostegno al settore culturale non come costo, ma come investimento strategico, con i conseguenti vantaggi bilaterali, pur in un contesto competitivo e complesso, superando quindi il clima di diffidenza reciproca per approdare ad una gestione della cultura con “fare imprenditoriale” e al contempo innestare dinamismo, creatività e innovazione nelle imprese. La considerazione della Cultura e della Creatività come fattori di sviluppo economico e di competitività territoriale è da tempo oggetto di studio, parimenti ai concetti di “città creativa” e di “distretto culturale” come modalità attuative di sviluppo. Circoscrivendo l’analisi al territorio veneto, la letteratura ha ugualmente sostenuto e promosso il concetto di distretto culturale, inteso come modalità strategica di sviluppo locale . Questa considerazione è stata tuttavia avvalorata da una analisi limitata a livello macroeconomico, tralasciandone lo studio dei processi, delle dinamiche e delle modalità concrete dei comportamenti degli attori coinvolti nel processo di sviluppo basato sulla creatività e sulla cultura. Sullo spunto di recenti studi in merito calati a livello microeconomico nella scena veneta, si sono individuate differenti realtà e iniziative che tuttavia non sono inglobate in una consapevole logica distrettuale, anche se compresenti all’interno di una “atmosfera” con caratteristiche affini all’originaria definizione di “distretto” di formulazione marshalliana. L’elaborato introduce al concetto di distretto culturale in letteratura e ne discute la fattibilità di applicazione al territorio omogeneo della pedemontana veneta, che rientra nel progetto di candidatura di “Venezia e il Nordest capitale Europea della Cultura 2019”. La seconda parte sviluppa l’approfondimento delle caratteristiche peculiari di Operaestate festival Veneto, evento culturale che richiama l’originaria idea di distretto, evidente nel contesto relazionale e nella specifica definizione di “festival diffuso”, nella predisposizione alla ricerca e all’innovazione, nella multidisciplinarietà dell’offerta culturale e parimenti nella valorizzazione della domanda e nella formazione del pubblico. Nel capitolo conclusivo viene approfondita la dinamica relazionale tra il mondo delle imprese e Operaestate festival Veneto. Mediante l’analisi qualitativa di alcuni case studies di imprese che sostengono il festival, si è cercato di fornire un quadro concreto della relazione cultura-impresa, esplicitando le motivazioni, i vantaggi riscontrati, le dinamiche e i processi attuati. L’analisi comparata ha permesso di individuare tra le aziende patterns comuni ed altri distintivi nella valorizzazione della cultura come driver di valore per l’impresa.
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7

Gasparini, Cristina <1992&gt. "Incrementare il valore di impresa tramite risorse intangibili." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/15617.

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Abstract:
Il presente lavoro delinea un percorso che ha come punto di partenza il concetto di valore di impresa, il quale verrà ampiamente sviluppato per tutto il primo capitolo, ma anche in parte del secondo. L'ampiezza e la complessità che circondano la nozione di valore che viene attribuita al sistema aziendale richiede infatti di fare chiarezza prima di tutto su che cosa si intenda per valore d'impresa, ma anche su quale tra le svariate e differenti interpretazioni del termine è da reputare rilevante e preferire nelle diverse fattispecie di interesse che si va ad analizzare. Nello sviluppo di questo primo tema viene inserita nella trattazione anche la considerazione del capitale intangibile di impresa, ovvero tutta quella serie di beni, attività e capacità immateriali che caratterizzano ogni singola impresa e la rendono unica. Trattandosi di un patrimonio non fisico e tangibile, si sollevano le prime problematiche relative alla sua valutazione e contabilizzazione, nel tentativo più ampio di valutazione dell'impresa e del suo valore complessivo. A partire da queste considerazioni e per approfondire tale tematica, il capitolo tre sarà focalizzato sulla value relevance dell'informativa di bilancio, anche relativamente al solo capitale immateriale. Quest'ultimo diventa poi il protagonista di tutto il quarto capitolo, il quale prevede una disamina ancora più approfondita circa il contenuto della nozione di intangibile a la relativa incidenza nella creazione ed affermazione del vantaggio competitivo. All'interno del concetto di intangibile si apre poi un ventaglio di considerazioni piuttosto ampio e, per questo motivo, lo scopo del capitolo è quello di definire confini e contenuto del capitale immateriale. Una volta delineata e chiarita questa tematica, l'attenzione sarà poi rivolta nello specifico ad alcune tra le manifestazioni principali in ambito di intangibili. Vengono quindi analizzate quelle risorse di natura non fisica che, negli attuali scenari competitivi, maggiormente contribuiscono nelle strategie aziendali volte al raggiungimento del vantaggio competitivo ed all'affermazione sul mercato dell'impresa. Nel chiudere il cerchio e per tornare al primo argomento con cui si è aperto l'elaborato, viene data enfasi alle risorse relative al marchio ed alla customer satisfaction. L'affermazione di tali risorse, in qualità di driver della competitività d'impresa, implica infatti la loro considerazione e rilevanza nell'elaborazione delle strategie aziendali, nonché il loro sviluppo ed utilizzo ai fini della massimizzazione del valore di impresa. La modalità con la quale ho voluto procedere alla stesura di questa tesi segue una logica che ha come scopo quello di creare un discorso fluido e ben articolato. Ogni paragrafo quindi è intitolato in maniera semplice ed essenziale e ciascun argomento viene trattato collegandolo a quello del paragrafo precedente ed a quello del paragrafo successivo al fine di rendere la lettura più scorrevole.
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8

Bianco, Denise <1992&gt. "Sulla relazione tra Arte e Impresa: modelli ed esperienze. Approfondimento: il progetto Art and Business e l'artificazione delle imprese." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/10524.

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Abstract:
Il seguente lavoro di ricerca si pone come obiettivo quello di dimostrare che il rapporto tra Impresa e mondo delle Arti non si esaurisce nella semplice sponsorizzazione di grandi eventi, ma si compone di un'ampia gamma di relazioni che rendono il loro rapporto ben più complesso ed interessante. Nella sua prima parte, dunque, lo studio offre una panoramica sulle diverse modalità di interazione che possono verificarsi tra arte e impresa – in Italia – analizzando anche l'evolversi della loro relazione al modificarsi dei diversi contesti socio-economici. L'analisi si sofferma poi, più nello specifico, nell'individualizzazione delle strategie che l'impresa persegue quando decide di investire in Arte, servendosi anche di esempi concreti. Nella seconda parte, la ricerca si focalizza sull'analisi di un case study particolare: il progetto Art&Business, nato dalla collaborazione tra Università Ca' Foscari e IUAV. Il progetto prevede l'attivazione di residenze d'artista all'interno di Piccole Medie Imprese del Veneto, al fine di incentivare la creatività aziendale attraverso una forma non-tradizionale di incentivazione e motivazione che definiremo artificazione dell'impresa.
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9

Balaso, Elisa <1987&gt. "SOCIAL MEDIA E MERCATO ASSICURATIVO: IL RAPPORTO IMPRESA-CLIENTE." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/5320.

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Abstract:
I social media sono divenuti un fenomeno globale e negli ultimi anni lo sviluppo ed il tempo dedicato su tali piattaforme è aumentato in modo esponenziale alterando l'ambiente comunicativo personale e professionale. Tali strumenti consentono alle persone di pubblicare le proprie opinioni, fornire recensioni, modificare e condividere contenuti multimediali, creando una dinamica completamente nuova nel rapporto impresa-cliente. I social media stanno permeando in maniera dirompente anche nel settore assicurativo per ascoltare, comunicare ed interagire con i propri clienti. La finalità della ricerca è comprendere il ruolo dei social media nel rapporto tra le imprese assicurative ed i propri clienti retail ed analizzare le opportunità per migliorare la relazione derivanti dall'adozione delle tecnologie sociali. A tal fine viene esaminato il comportamento d'acquisto dei prodotti assicurativi da parte degli utenti dei social media, attraverso la somministrazione di un apposito questionario veicolato attraverso il social network Facebook. A completamento della ricerca vengono approfondite le comunicazioni attuate dalle principali imprese assicurative del mercato italiano nelle più importanti piattaforme di social media. L'analisi si focalizza sul grado di presidio dei social media, sulle iniziative proposte ed i servizi offerti e sull'individuazione degli spazi e delle modalità di comunicazione ed interazione con i propri clienti.
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10

Callegaro, Giorgia <1989&gt. "L'internazionalizzazione della piccola e media impresa. Evidenze dal settore orafo." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/4164.

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Abstract:
La tesi mira a comprendere i percorsi di internazionalizzazione delle piccole e medie imprese. A tal fine, la definizione dei parametri per l'identificazione delle PMI e il significato di internazionalizzazione, vengono seguiti dalla presentazione dei modelli di espansione oltre confine indagati in letteratura. Ciò permette di valutare il grado di internazionalizzazione delle PMI italiane con particolare riferimento a quelle appartenenti al settore orafo. Rispetto a questo è stata condotta un'analisi di tipo qualitativo attraverso la descrizione di tre casi di piccole imprese localizzate nel distretto orafo di Vicenza, protagoniste di un percorso internazionale di successo.
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Bruzzi, Valeria <1994&gt. "Letteratura e Management. Impresa e lavoro nelle narrazioni letterarie contemporanee." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/18607.

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Abstract:
La tesi si inserisce nell’ampio e variegato ambito degli studi critici sul management e sulle organizzazioni: attraverso un lavoro di ricerca teorica e critica indaga sul rapporto tra i linguaggi manageriali e quelli letterari, tra il Management e la Letteratura. Da un primo sguardo di carattere descrittivo che intende rivolgersi alla natura plurale e interdisciplinare di questo ambito di studi, ambito all’interno del quale si stagliano e si intrecciano influenze derivate da ambiti disciplinari anche polarmente opposti – dall’economia e dall’ingegneria fondative dello Scientific Management, agli studi culturali e umanistici verso i quali si sono orientati gli studi più recenti sulla cultura organizzativa e sull’organizzazione come fenomeno sociale – il lavoro si soffermerà, passando attraverso quelli che sono stati i principali studi accademici a riguardo, sul Narrative Turn che a partire dalla metà degli anni Novanta ha interessato gli studi. Si percorreranno così le ragioni principali per cui l'interesse narrativo si è diffuso oltre i confini linguistici fino a diventare uno degli strumenti privilegiati di ricerca e di studio organizzativo al cui interno sono stati accolti, sotto diverse forme e declinazioni, il pensiero narrativo e le strutture proprie della narrazione. Dalla narrazione alle narrazioni: la tesi si sviluppa poi intorno a ulteriori riflessioni intorno al potere conoscitivo della narrazione, arrivando a trattare dei meccanismi interni alla narrazione più propriamente letteraria da cui emergono gli interrogativi portanti del lavoro: può la Letteratura essere utile al Management? I romanzi e le opere letterarie possono essere una fonte di significato per i manager? La tesi affronterà questi interrogativi circoscrivendo lo studio all’area veneta, attraverso un lavoro di ricerca critico-manageriale che passerà attraverso l’analisi e il commento di sette romanzi italiani contemporanei che offrono, ciascuno in modo diverso, etnografie letterarie dell’organizzazione, del lavoro e dell’impresa nel ‘crudo Nordest’ degli ultimi decenni.
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NARDONE, GAIA. "Gestione dell'impresa e assemblea nella SpA." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2012. http://hdl.handle.net/10281/43830.

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Abstract:
La titolarità del potere gestorio nella società per azioni alla luce delle disposizioni codicistiche. Il ruolo che può essere riservato, statutariamente e a livello interpretativo, all'assemblea in materia gestoria.
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Tavian, Lisa <1993&gt. "Il rapporto dialettico tra arte e impresa: il caso Oikos Venezia." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/15284.

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Abstract:
La tesi ha l’obiettivo di analizzare i possibili rapporti di connessione tra il mondo dell’arte e il mondo del business, in particolare quello delle imprese, cercando di tracciare quali sono le logiche e i rispettivi motivi d’interesse e di collaborazione. Dopo un approfondimento riguardante le esistenti pubblicazioni scientifiche in merito, cerco di identificare le cause e gli effetti prodotti dalla connessione tra questi due mondi. A tal proposito, Oikos Venezia venne scelta come caso studio grazie al suo dichiarato interesse per il mondo dell’arte e della cultura: partendo dall’esaminazione delle passate azioni a sfondo culturale messe in atto dall'azienda, giungo fino al racconto dell’esperienza personalmente vissuta durante la definizione delle fasi di un nuovo e importante progetto artistico, l’Oikos Video Art Project, sfortunatamente inconcluso. La tesi termina con l’osservazione delle cause che hanno condotto l’azienda ad abbandonare improvvisamente il progetto, mettendo in luce quali sono le dinamiche che differenziano l’inserimento dell’arte in azienda all'interno dei propri processi, dall'evocazione nel singolo grande evento culturale.
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MORICONI, Agnese. "La gestione del personale nelle reti di impresa e i risvolti applicativi della codatorialità." Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2017. http://hdl.handle.net/10446/77158.

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Abstract:
Nell’attuale contesto economico la maggioranza delle piccole e medie imprese necessita di individuare soluzioni organizzative capaci di favorire il mantenimento di alti livelli di competitività rispetto a quanto offerto dalle grandi imprese, a fronte delle difficoltà che derivano dalle sensibili contrazioni del mercato e dei ricavi. Tale obiettivo, che richiede lo sviluppo di un percorso grazie al quale le imprese riescano a ridurre i costi, a scambiare e integrare le specializzazioni, le prestazioni lavorative e il know-how, potrebbe essere raggiunto anche nel contesto delle reti di impresa e grazie all’istituto della codatorialità. Tuttavia, la genericità della disciplina legale, attinente soprattutto all’ambito giuslavoristico, rappresenta un forte disincentivo alla pratica implementazione di reti di impresa con impiego della codatorialità, benché quest’ultima possa diventare uno strumento utile nell’ottica della formazione continua dei lavoratori e della loro stabilità occupazionale, nonché fungere da valida alternativa ai licenziamenti ed al ricorso agli ammortizzatori sociali in caso di esubero di personale. Proprio in punto alla natura e alle caratteristiche della codatorialità la dottrina ha individuato uno dei problemi chiave dell’intera disciplina, ossia la necessità di comprendere se sia possibile distinguere quest’ultima dall’assunzione congiunta, conferendo alla prima maggiore flessibilità operativa e minori vincoli ed oneri legali, diversamente riscontrabili qualora i due istituti coincidessero. I rischi connessi alla indefinitezza della codatorialità diventano, peraltro, molto concreti, laddove proprio l’esistenza di una lacuna dell’ordinamento in tema di codatorialità indurrebbe la giurisprudenza a ricorrere ai tradizionali criteri interpretativi ed ai rimedi ad oggi esperibili per far fronte, in ottica garantista nei confronti dei lavoratori, a situazioni critiche, crisi e/o condotte datoriali non sufficientemente cristalline. Pertanto, il progetto di ricerca parte dalla primaria esigenza di comprendere se e per quali motivi la codatorialità possa essere distinta dall’assunzione congiunta. A tal fine sono stati individuati e analizzati gli specifici aspetti tecnici relativi all’attuazione della codatorialità nei principali ambiti di gestione del personale in azienda, evidenziandone le criticità emergenti solo in fase di concreta implementazione da parte dell’impresa. Ulteriore scopo dell’analisi condotta è la definizione complessiva dell’effettivo grado di utilità della codatorialità rispetto alle PMI con relativa stima del potenziale innovativo delle reti di impresa rispetto alla gestione del personale nelle piccole e medie imprese. Tutte le valutazioni effettuate hanno condotto complessivamente a ritenere che la codatorialità sia da intendersi solo come legittimazione, estesa ad altre imprese, di impartire anche ai dipendenti altrui ordini e direttive in relazione alle attività comuni, in conformità ad un impianto contrattuale e regolamentare ben definito dalle medesime imprese in via preventiva. Rispetto alla gestione pratica della codatorialità in rete, i rischi di illegittimità delle condotte datoriali o di scarsa tenuta del sistema di gestione potrebbero essere contenuti, ma non eliminati, solo attraverso un complesso incrocio di pattuizioni individuali (datore-lavoratore), contratti plurilaterali (accordi tra imprese, contratto di rete), regolamenti etc…, evidenziati nel corso dell’esposizione. Nonostante le grandi potenzialità dello strumento sia nel consentire alle PMI di sviluppare progetti che richiedono alta flessibilità organizzativa e competenze specialistiche dei lavoratori, sia rispetto all’implementazione di nuovi modelli di gestione anche derivanti dalla combinazione con il “lavoro agile”, l’applicazione della codatorialità non pare ricevere l’attenzione meritata. I limiti naturali delle PMI, l’ambiguità della disciplina giuslavoristica delle reti di impresa e della codatorialità, le complessità di gestione emerse e le conseguenze sanzionatorie analizzate nel corpo della ricerca, unitamente alla mancanza di impulso legislativo e di supporto, anche promozionale, da parte delle associazioni datoriali potrebbero sostanziarsi ad oggi in un forte disincentivo per le imprese stesse ad implementare reti complesse, che non si risolvano in mere forme leggermente più articolate di collaborazione commerciale.
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Gianesini, Nicolò. "Il rischio penale nella gestione della crisi d'impresa." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2015. http://hdl.handle.net/11577/3423881.

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Abstract:
The thesis covers the topic of criminal implications managing a company crisis and is focused on inspecting connections between traditional criminal offences expected by Regio Decreto n. 267/1942 and the new alternative solutions to bankruptcy generated by civil section of bankruptcy law’s last reforms, i.e. new “concordato preventivo” (art. 160 l.f.), “accordo di ristrutturazione dei debiti” (art. 182-bis l.f.) and “piano attestato di risanamento” (art. 67, comma 3, lett. d) l.f.). In recent years, to increase indeed the intended-to-overcome-bankruptcy-crisis agreement instruments’ appeal, the Legislator worked for a substantial modification of original bankruptcy law fundamentals. From this didn’t ensue however a corresponding coordinating process between renewed institutes and traditional criminal disposals. As a result of this an obvious imbalance between aforementioned institutes arose, thus lacking the parallelism that conveniently marked the birth of 1942 bankruptcy law, which – as stated by best legisltory politic’s practice - punished criminal behavior enacted within the range of liquidatory or based-on-agreements instruments of before-mentioned civil section. After an analysis on bankruptcy law’s evolutionary path from 1942 to this day - in a way that outlines the current shape of institutes whose purpose lies in regulating the timing of company crisis and seizing the evolution of legal protection guidelines emerged around recent reforms - the research mostly expands along two paths. The first considers the issues about the chance that behaviors performed in accordance with new civil instruments available to the entrepreneur in trouble could be punished by usual criminal offence - i.e. different kinds of bankruptcy, kept unaltered - in the unfortunate chance that the company’s rescue plan wouldn’t succeed. For this eventuality to be avoided , along with law n. 122/2010 converting d.l. n. 8/2010, art. 217 bis regarding bankruptcy frauds, indexed “Esenzione dai reati di Bancarotta”, was introduced. Such norm, clearly born with the purpose of assuring protection, even from a criminal point of view, to the entrepreneur making preferential payments only to a subset of his debtors in accordance with an agreed plan, carries a set of issues, first and foremost its dogmatic characterization and actual range of implementation, that casts doubt on the norm’s adequacy to settle all existing critical matters. On the other hand, the second research path inspects the Professional Attestator’s criminal responsibility. This figure - present with different characterizations in all three institutes of agreement introduced - constitutes a significant novelty, given the characteristic role it conducts during the delicate phase of company crisis resolution. In short summary the Legislator assigned to the aforementioned Professional the power to judge rightness and feasibility of the plan arranged unilaterally by the entrepreneur or agreed upon by his debtors. Such crucial topic, traditionally belonging to bankruptcy court’s competence - due to obvious interest implied in such inspection - is assigned now to a private individual of entrepreneur’s choice, in order to speed up the process of moving forward to a fruitful crisis’s resolution. About this issue the introduction by d.l. n. 83/2012 of a new norm, art. 236 bis l. fall. (“Falso in attestazioni e relazioni”), punishing exposition of false information or omission of relevant information by Professional Attestators in charge of redacting programs and guaranteeing economic and patrimonial firmness of plans. This work moreover takes account of consequences derived by the new concordato preventivo structure as opposed to the unaltered criminal offence of art. 236 l. fall., the only one directly focused on safeguard of instruments alternative to bankruptcy. On a broader level, with regard to the results of these and other hermeneutic topics, the research exposes a general view on the new balance between the two sections of bankruptcy law, especially with reference to the new legal goods upheld by Bankruptcy law, where a substantial constriction of the traditional principle of par condicio creditorum can be perceived, on behalf of the need of protecting “company value”.
La tesi riguarda il rischio penale nella gestione della crisi di impresa, ed è finalizzato ad indagare i rapporti tra le tradizionali fattispecie penali previste dal Regio Decreto n. 267 del 1942 e le nuove soluzioni alternative al fallimento introdotte con le ultime riforme della “parte civilistica” della legge fallimentare, in particolare il nuovo concordato preventivo (art. 160 ss. l.f.), l’accordo di ristrutturazione dei debiti (art. 182-bis l.f.) e il piano di risanamento attestato (art. 67, comma 3, lett. d) l.f.). Negli ultimi anni, infatti, per rendere maggiormente appetibili i modelli concordatari finalizzati al superamento della crisi d’impresa, il Legislatore ha operato una profonda modifica dell’impostazione originaria dell’impianto della legge fallimentare. A ciò, tuttavia, non ha fatto seguito anche una parallela operazione di coordinamento dei rinnovati istituti con le tradizionali disposizioni penalistiche. Ne è derivata un’evidente sfasatura tra gli istituti in questione, venendo meno quel parallelismo che aveva opportunamente contraddistinto la nascita della legge fallimentare nel 1942 ove, nel solco della migliore politica legislativa, venivano punite le condotte fraudolente poste in essere nell’ambito degli strumenti liquidatori o concordatari del relativo comparto “civilistico”. Dopo un’analisi del percorso evolutivo che ha avuto la legge fallimentare dal 1942 ad oggi - in modo da delinare il volto attuale degli istituti diretti a regolare il momento della crisi d’impresa e cogliere l’evoluzione delle direttive di tutela che sono emerse nell’ambito delle recenti riforme - la ricerca si muove essenzialmente in due direzioni. Da un lato viene affrontato il problema che gli atti posti in essere in ossequio (o meno) alle nuove strumentazioni civilistiche a disposizione dell’imprenditore in difficoltà possano cadere sotto la scure delle tradizionali fattispecie penalistiche - in particolare le varie forme di bancarotta, rimaste del tutto inalterate – nel malaugurato caso in cui il piano di salvataggio dell’impresa non dia i frutti sperati. Per impedire tal evenienza, con la legge n. 122/2010 di conversione del d.l. n. 8/2010, è stato introdotto, nell’ambito dei reati fallimentari, l’art. 217 bis, rubricato “Esenzione dai reati di bancarotta”. La norma, nata evidentemente col fine di assicurare, anche sotto il profilo penalistico, la protezione dell’imprenditore che ponga in essere, ad esempio, pagamenti preferenziali nei confronti di solo alcuni dei debitori in ossequio ad un piano concordato, sconta una serie di problematiche – prime tra tutte la relativa collocazione dogmatica e l’effettiva portata applicativa - che fanno dubitare della sua concreta attitudine a risolvere tutte le criticità presenti sul tappeto. Una seconda direttiva di ricerca riguarda poi la responsabilità penale del c.d. “professionista attestatore”. Questa figura - presente sotto varie forme in tutti e tre i nuovi istituti concordatari che sono stati introdotti - rappresenta una significativa novità, atteso il ruolo peculiare che essa è chiamata a svolgere in questa fase delicatissima di risoluzione della crisi di impresa. In estrema sintesi, il Legislatore ha devoluto a tale professionista il giudizio circa la bontà e la realizzabilità del piano, predisposto unilateralmente dall’imprenditore o comunque concordato con i propri debitori. Questo snodo fondamentale, tradizionalmente affidato al tribunale fallimentare – per gli evidenti interessi sottesi a tale accertamento – ora è stato demandato ad una figurata privata, scelta direttamente dallo stesso imprenditore, in modo da consentire una maggiore rapidità nella procedura in vista di una più proficua risoluzione della crisi. Anche in tale ambito va registrata l’introduzione, da parte del d.l. n. 83/2012 di una nuova norma, l’art. 236 bis f.fall. (“Falso in attestazioni e relazioni”), volta a punire l’esposizione d’informazioni false o l’omissione d’informazioni rilevanti da parte di questi professionisti attestatori nei programmi e nei piani che sono chiamati a redigere e di cui devono verificare la concreta tenuta economico-patrimoniale. Il presente lavoro, inoltre, prende in considerazione anche le ricadute del nuovo volto del concordato preventivo rispetto alla inalterata fattispecie dell’art. 236 l. fall., l’unica direttamente volta alla tutela degli strumenti alternativi al fallimento. Più in generale, la ricerca, all’esito della risoluzione di questi e altri passaggi ermeneutici, trae un quadro generale dei nuovi equilibri presenti tra le due parti della legge fallimentare, in particolar modo con riferimento ai nuovi beni giuridici tutelati nell’ambito della legge fallimentare, ove è dato scorgere una significativa compressione del tradizionale principio della par condicio creditorum, a favore dell’esigenza di proteggere il “bene impresa”.
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Zulian, Stefania <1989&gt. "Fashion e imprenditorialità: processi di creazione di impresa nell’industria della moda italiana." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/5248.

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Abstract:
Oggetto di questa tesi è un’analisi dei processi di creazione di impresa nell’industria della moda italiana, con particolare riferimento alle situazioni in cui l’impresa nasce e si sviluppa in ambienti di risorse vincolati, seguendo un processo non lineare e poco o nulla pianificato. A partire dalla letteratura sui fenomeni di improvvisazione strategica e bricolage, sulla creazione di opportunità e sulla natura idiosincratica dei processi di fondazione di impresa, vengono studiati sei casi di imprese italiane, operanti nei settori dell’abbigliamento, delle calzature e degli accessori. I casi sono stati selezionati principalmente sulla base della natura del prodotto e dell’anno di fondazione, e sono stati analizzati qualitativamente tramite interviste con i fondatori. I risultati confermano la natura emergente e iterativa del processo di creazione di impresa, il ruolo centrale delle esperienze precedenti dei fondatori e l’influenza dei network sociali all’interno dei quali essi sono inseriti.
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Cottica, Giulia <1993&gt. "LE RETI DI IMPRESA COME STRUMENTO DI SVILUPPO PER IL SETTORE AGROALIMENTARE." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/12752.

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Abstract:
L’elaborato si pone come obiettivo la comprensione del contratto di rete e delle dinamiche inerenti alle reti d’impresa, con un focus sul settore agroalimentare. Il testo è strutturato in due parti: in un primo momento, attraverso lo studio della letteratura, si andrà a descrivere il fenomeno delle reti d’impresa per poi effettuarne un’analisi descrittiva basata sul Dataset, relativo ai contratti di rete, reso disponibile da InfoCamere. Il contratto rete si inserisce nella categoria più ampia delle c.d. “aggregazioni di imprese”, che hanno l’obiettivo comune di implementare la collaborazione e la cooperazione tra di esse. Ognuno degli strumenti facenti parte di questa categoria, di cui si accenna nella prima parte del testo, ha determinate peculiarità ed in particolare il contratto di rete possiede alcuni elementi che lo contraddistinguono in maniera netta dagli altri. In questi anni il numero delle reti d’impresa è cresciuto notevolmente, in quanto si crea l’opportunità per le piccole-medie imprese di competere con successo sul mercato laddove non sarebbe possibile singolarmente, soprattutto in tempo di crisi economica. La prima parte dell’elaborato, infatti, pone lo sguardo sulla situazione delle PMI negli ultimi anni, e di come il voler trovare soluzioni innovative ed efficaci per superare le difficoltà che esse intercorrono ha portato alla “nascita” del contratto di rete. Questo strumento è stato, ed è tuttora, oggetto di forte interesse sia per l’Unione Europea, che da sempre promuove lo sviluppo, sia per il Legislatore italiano, infatti dal 2009 in avanti è stata definita una disciplina dei contratti di rete sempre più ampia e complessa, non solo dal punto di vista strettamente giuridico ma anche per quanto riguarda gli aspetti economico-finanziari e fiscali. Dopo un accenno a tali aspetti, fondamentali ma non principale oggetto di interesse di questo elaborato, si procede osservando come le reti di impresa si inseriscono nel contesto attuale e, nel prosieguo, trattando in modo più dettagliato alcune tematiche inerenti alle stesse. La parte centrale dell’elaborato è dedicata agli obiettivi strategici delle reti d’impresa, e di come questi influiscano direttamente sulle politiche di marketing adottate dalla rete e dalle singole imprese aderenti. Infine con l’analisi descrittiva, riprendendo in parte una tematica vista in precedenza, si analizza il fenomeno delle reti di impresa e di come queste si propongono nel contesto odierno (numero di contratti stipulati per anno, dimensioni delle reti, suddivisione nelle varie regioni d’Italia, etc.), ponendo l’attenzione sulle reti agroalimentari.
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Franceschini, Diego <1994&gt. "Il Social Business, un nuovo modo di fare impresa: Il progetto HumanAx." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/14098.

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Abstract:
L’elaborato si propone di effettuare un’analisi del concetto di business sociale, analizzandone la storia, dalla nascita del concetto fino alla definizione delle sue caratteristiche fondamentali secondo il pensiero di Muhammad Yunus, premio Nobel per la pace nel 2006, anche attraverso il confronto con il metodo imprenditoriale tradizionale. Verranno affrontati i temi riguardanti il ruolo dell’imprenditore sociale, spiegando quali sono le motivazioni sia finanziarie che prettamente personali che spingono un imprenditore a fondare un business sociale. Verranno poi analizzati i diversi tipi di impresa sociale sorti nel corso degli anni, in relazione al modello proposto da Muhammad Yunus, passando per la valutazione del posizionamento delle imprese sociali all’interno del terzo settore. La tesi si pone come obiettivo la valutazione dell’applicabilità di tale modello ad un progetto di startup nato all’interno di un laboratorio dell’università Ca’ Foscari di Venezia, ovvero l’Active Learning Lab, edizione di giugno/luglio 2018. In questa edizione dedicata al Social Innovation in Finance, il progetto del gruppo HumanAx, del quale il laureando fa parte, è stato decretato vincitore dell’edizione. In sintesi, si intende concepire come il concetto di business sociale possa essere utilizzato per dare vita al progetto che vede come mission l’incremento dell’accessibilità ai servizi finanziari per la categoria di ciechi e ipovedenti, abbattendo le barriere sia fisiche che tecnologiche, tramite interventi diretti in campo digitale e infrastrutturale attraverso accordi con gli istituti bancari. Nell’ultimo capitolo l’obiettivo verterà sulla discussione della diffusione del modello proposto da Muhammad Yunus, principalmente in Italia e in Europa, andando a sottolineare quali sono gli aspetti che potrebbero risultare vantaggiosi non solo per i diretti fruitori dei servizi offerti dalle imprese sociali, ma anche per lo Stato e le proprie politiche legate al welfare, attraverso una nuova concezione di capitalismo che non vuole escludere l’esistenza dei ricchi, ma piuttosto si pone l’obiettivo di diminuire la povertà, incrementando allo stesso tempo il diametro della torta dell’economia disponibile per tutte le classi sociali.
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Scarparo, Eugenia <1991&gt. "La cultura fa impresa: una strategia d'impresa per promuovere la cultura nel territorio." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/12068.

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Abstract:
Lo scopo di questa ricerca è quella di valutare come si relaziona e come viene valorizzato il prodotto culturale all'interno del proprio ambiente d'origine. Inoltre, tramite l'esempio concreto di un progetto realizzato sul territorio del comune di Baone nella provincia di Padova, verrà analizzata l'opportunità e l'interesse da parte dell'associazione culturale La Medusa, vincitrice del bando Culturalmente 2016 per la realizzazione del progetto Z.O.L.F.O., di diventare in un futuro prossimo impresa culturale.
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TAMBURRELLA, LAURA. "IL RAPPORTO BANCA-IMPRESA E IL FENOMENO DI CONCENTRAZIONE BANCARIA: UN'INDAGINE SU UN CAMPIONE DI IMPRESE DOMESTICHE." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2009. http://hdl.handle.net/10280/482.

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Abstract:
Il presente lavoro affronta con novizia di particolari, alcuni aspetti riguardanti l’impatto che il cambiamento strutturale della concentrazione bancaria ha apportato sul rapporto banca – impresa nel nostro Paese. L’attenzione per questo argomento, frequentemente trattato dalla letteratura economica, è dettata da due motivi. Il primo è quello dell’attualità e dello straordinario impatto che le operazioni di M&A tra banche hanno avuto sulla configurazione del sistema finanziario italiano; il secondo è rappresentato dalla volontà di rilevare come vivano le imprese il clima di cambiamento economico e di riorganizzazione interna degli intermediari finanziari. Il lavoro ha come oggetto principale un’indagine campionaria che vede protagoniste 2.500 imprese domestiche di piccola e media dimensione a cui è stato chiesto di descrivere come “vivano” la relazione con le banche storiche e con le nuove entità organizzate in Gruppi creditizi. Dal quadro delle risposte sono stati ottenuti degli ottimi spunti di riflessione sul mutato contesto dell’offerta bancaria, in quanto si è potuto verificare non solo l’impatto derivante dai mutamenti della riorganizzazione, ma anche l’esistenza di un clima incerto avvertito nei confronti del sistema banche. Interrogare le imprese su come vivono il cambiamento e il rapporto con le banche, ha permesso inoltre di capire quanto si sentono comprese e se adeguatamente valutate. A tal fine è stata data “la parola alle imprese” per esprimere una serie di consigli mirati ad interventi migliorativi per il superamento delle carenze relazionali.
This work develops a detailed analysis focusing on certain aspects of the impact that the change in the structural bank concentration has brought to the bank-enterprise relation in our country. The interest in this subject, frequently discussed within the economics literature, can be explained by two reasons. The first reason is the involvement in the current events and the extraordinary impact that the M&A operations between banks have had on the structure of the Italian financial system. The second reason is the current attempt to estimate how the enterprises face the economic and financial dealers internal reorganization change. The main purpose of the analysis focus on a survey based on a sample of 2,500 small and medium domestic companies that have been questioned to describe how they "live" the relation with the traditional banks and the new forms of finance businesses organized like investment banks. The responses have led to remarkable observations and ideas in regards to the different contest of the bank offer system, because it has been possible to verify not only the reorganization impact, but also the existence of a climate of uncertainty within the traditional bank system. Moreover, questioning the companies about how they face the change and the relation with the banks, has allowed considering how much they feel understood and whether they are suitably valued. Thus, the companies have been allowed to openly express their point of view in order to identify improvement advices to overcome the lack of relations.
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Maritan, Martina <1992&gt. "Le relazioni possibili tra arte e impresa. Il caso di un distretto produttivo del Veneto." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/13416.

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Abstract:
Si è soliti pensare che Arte e Impresa siano due mondi diversi e distinti; il primo più legato alla ricerca del bello e alla provocazione, il secondo più incline a generare profitti. Questa convinzione però si sta mano a mano “sgretolando”. La crisi economica del 2008 ha condotto le imprese a rimettersi in gioco al fine di rimanere sul mercato. Il loro desiderio di cambiare e rispondere in modo innovativo ai nuovi bisogni le ha condotte a considerare l’arte un valido strumento di crescita e di aumento di valore. L’arte potrebbe aiutare considerevolmente le imprese a costruire nuovi modelli di sviluppo perché negli anni, mettendo sempre tutto in discussione, compresa se stessa, è riuscita a maturare un modus operandi che, se adottato dall'impresa, le consentirebbe di sviluppare nuove capacità generative per fronteggiare la competizione di settore. Il progetto “SportMuse” promosso da Ca’ Foscari e IUAV e che rientra nella linea di ricerca "Art & Business", ha coinvolto un'artista ed alcune imprese appartenenti al Distretto dello Sportsystem di Montebelluna, con l’intento di testare la possibilità di “artificare” l’impresa utilizzando linguaggi di videoarte ed interattivi. Imprese come Stonefly, Lotto, Tecnica e Scarpa si sono prestate all’esperimento, il quale ha condotto all’individuazione dei principali elementi di riuscita e di criticità di questo rapporto. L’esperienza con le quattro aziende ha permesso di creare un piccolo “manuale d’uso” per le imprese che intendano usufruire dell’arte per innovarsi.
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Castellin, Roberto <1993&gt. "Il rischio di liquidità nell'attività di impresa bancaria: rilevanza e criticità nella gestione della liquidità operativa e strutturale." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/20052.

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Abstract:
La centralità della gestione della liquidità ed del tasso di interesse applicato al costo di tale asset nell’attività di impresa bancaria oggigiorno ritorna con determinazione sul tavolo di lavoro delle Banche Centrali. Il presente elaborato, pertanto, si articola in tre capitoli ognuno avente come focus la descrizione della liquidità, cercando di catturare come le scelte strategiche in merito alla gestione del rischio di tasso di interesse possano modificare il profilo di rischio della medesima. In particolar modo il primo capitolo, oltre a presentare le nozioni base per tali tipologie di rischio, si concentrerà sull’esposizione del processo di risk management richiesto dall’Autorità di Vigilanza ai fini di fornire un dettagliato quadro normativo. Il secondo capitolo evidenzierà la centralità della liquidità operativa e strutturale dell’impresa bancaria per concludere con le peculiarità strettamente gestionali riguardanti tale rischio. Infine, il terzo e ultimo capitolo vorrà esporre nello specifico tre casi empirici. Il primo si focalizzerà sullo studio econometrico della variabile osservabile Raccolta diretta americana. Il secondo caso riguarda la trattazione di come tecniche finanziarie alternative possano compromettere la validità dei modelli di analisi del liquidity risk. Il terzo caso studio invece vuole porre l’attenzione sulla costruzione di un modello Value at Risk ai fini di monitoraggio della potenziale perdita di valore del portafoglio FVOCI.
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VALERI, MARCO. "Innovazione e cooperazione per la competitività delle imprese ricettive: tra agriturismi e alberghi diffusi." Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2009. http://hdl.handle.net/2108/1141.

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Abstract:
Obiettivo del presente lavoro è verificare se lo sviluppo di innovative formule turistiche ricettive, generate dal rapporto che si viene a creare tra l’impresa e l’ambiente, quali segnatamente l’agriturismo e l’albergo diffuso, possa costituire una modalità per l’avvio di un processo di creazione di nuova imprenditorialità, in un’area come quella italiana caratterizzata da una forte vocazione turistica. In virtù di ciò l’ipotesi alla base del presente lavoro è verificare se lo sviluppo dei rapporti intersistemici di matrice cooperativa, tra le imprese agrituristiche e gli alberghi diffusi e tra queste strutture ricettive ed il contesto socio-economico di riferimento, possa rappresentare una possibile modalità per rafforzare la competitività del sistema turistico nello scenario turistico internazionale. Il perseguimento del suddetto obiettivo può costituire un importante punto di partenza diagnostico per la ricerca di specifiche soluzioni che, coerentemente con le situazioni contestuali, si dimostrino capaci di rafforzare la competitività della realtà indagata.
The aim of this work is to verify if the development of innovative accommodation tourist firms (agri-businesses and “albergo diffuso”) might be a way to start a creating process of new entrepreneurship, in an area like that of Italy characterized by tourist strong. Hence the assumption is to verify if the development of intersystemic relations between the firms and the “alberghi diffusi” and between these and the environment might be a possible ways to improve the competitiveness of the tourist sector. The pursuit of that goal may be an important diagnostic point of departure for the search of specific solutions that, based on the contextual circumstances, prove capable of strengthening the competitiveness of the investigated reality.
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Benedetti, Samanta <1988&gt. "Il controllo di gestione nella piccola impresa da opportunità a necessità nei periodi di crisi: Focus nel caso "Pacifico Srl"." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/3945.

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Abstract:
La mia tesi sul controllo di gestione vuole unire i concetti teorici che si trovano in letteratura e la loro applicazione in un caso pratico riguardante una piccola azienda. Il tema con cui ho voluto aprire la discussione è quello del perché un’azienda dovrebbe utilizzare il controllo di gestione, investendo quindi molto per implementare l’intero sistema, pur essendo soddisfatta della sua situazione economica. Ho poi cambiato punto di vista introducendo il tema della crisi, la quale vedremo riproporsi periodicamente nella vita dell’impresa dato il suo comportamento tipicamente ciclico. Anche in questo caso mi sono posta una domanda simile a quella di prima argomentando sul perché è necessario che un’azienda utilizzi il sistema di controllo di gestione durante periodi di decrescita aziendale. Infine, dopo aver ripassato i principali temi inerenti al controllo di gestione, dedico un intero capitolo all’analisi di un caso aziendale utilizzando i metodi e le risorse più consone a seconda delle peculiarità organizzative che lo caratterizzano, primo fra tutti la limitata dimensione e le limitate risorse economiche dell’azienda.
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Pierani, C. "NUOVI MODELLI COLLABORATIVI DI IMPRESA: NASCITA E TRASFORMAZIONE DELL'ENTERPRISE 2.0." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2011. http://hdl.handle.net/2434/155489.

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Abstract:
Today new approach to competition and new business models based on collaboration, sharing and openness and far from hierarchical control and vertical processes, seems to rise in some firms, known as Enterprise 2.0 This work explores the meaning of the acronym 2.0, synonymous of collaboration and sharing within open communities of individuals and firms, linked to the concept of enterprise. We try to define and explore a new way to create value: a new collaborative model lead by knowledge, web 2.0 technologies, complex network and people. Through these dimensions rises and develops Enterprise 2.0. The large availability of information and the opportunity for consumers, partner and professionals to share and co-create ideas, products and experiences, in fact, are questioning the effectiveness of traditional hierarchical strategy. Consumers are ever more empowered with the right to participate and take an active lead in the process of value creation. Therefore, companies are required to change their role in the all business processes. Firms are becoming even more open to share and collaborate, using the power of network and technologies web 2.0, rising the so called Enterprise 2.0. In this way, the goals are twofold: - on one hand to understand and to describe how this new enterprise model rises and evolves, through a predictive model based on theory building from cases. - on the other hand to explain if it is an evolution of the traditional business models, or a new, discontinuous innovation. To achieve these objectives we focus on the analysis of three case studies. Slow Food investigate the branding process, Ecars-Now! the innovation process and Fiat Mio the open design process. All these cases helped us to find some common elements and to define a common line guide for emerging and consolidation of Enterprise 2.0. Our major findings affect to the element responsible for the rise of these new organizational models that are: knowledge and intellectual capital, as the main source of competitive advantage and the most strategic resource of the firm that give effectiveness to the model; complex network, that allow knowledge and information sharing not otherwise available and offer sustainability to the model; web 2.0 technologies, that give efficiency to the model because reduce information and transaction costs; and people, because participate actively to the value creation process. Moreover, analyzing the case studies, emerge some common elements required for the consolidation of such models. We summarize them in: active participation, variety and diversity of the actors who participate, collaboration in goods production, collective leadership and auto-generating process. Finally, we consider the new Enterprise 2.0 just a traditional knowledge-based enterprise, which identifies in the new technologies (web 2.0) opportunities an alternative way to compete. This alternative models are not a discontinuous innovation, but just an evolution of traditional knowledge-based models with a much more high potential of collaboration.
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Pierfranceschi, Serena <1993&gt. "La transizione da associazione culturale ad impresa creativa. Analisi dei festival di cultura e del caso specifico "Animavì Festival Internazionale di animazione poetica e cinematografica"." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/13679.

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Abstract:
Il proposito primario per lo sviluppo di questa tesi trae spunto dalla partecipazione in prima persona all'esperienza originaria del bello, scaturita da tre anni di Animavì: Festival del cinema di animazione poetica, dedicato all'autorialità del cinema, delle arti visive, del teatro e della letteratura, e dal desiderio di vederla sostanziarsi in un progetto non più inscrivibile in un limitato arco della durata di cinque giornate estive, ma di protrarsi, cioè aprirsi al tempo della persistenza, della memoria e di concedere così di fare un'esperienza durevole e ripetibile al pubblico dei fruitori. L'associazione dei contenuti culturali deducibili dalle proposte pianificate dalla manifestazione, con la logica della somministrazione dei prodotti di stampo aziendalistico, nasce da una serie di motivazioni non solo di stampo artistico culturale ma anche economico manageriale. La mancata azione di identificazione e qualifica degli operatori e delle professionalità agenti intorno al contesto dei beni culturali, non solo nell'ambito dell’Amministrazione Pubblica, ma anche nei settori privatistici, ha provocato un indebolimento progressivo nel corso degli anni, di quella posizione acquisibile nel mercato, rispetto a quante professioni hanno acquisito viceversa privilegi, sono state inserite ed hanno guadagnato condizioni di vincolo e difesa del proprio ruolo dai corrispondenti istituti di ordini professionali di altro genere e settore. Questa “anomalia del mercato del lavoro” ha provocato una forte ondata di malcontento e repentine azioni di risposta da parte di coloro che sono stati esclusi dall’impiego pubblico, mediante la predisposizione di quelli che sono stati definiti fenomeni di self-employement e di micro-impresa (Maggiore e Velecco, 2012). Lo studio conseguito mediante la predisposizione di un piano di fattibilità inerente ad un business articolato sulla somministrazione di prodotti, beni e servizi culturali e creativi, è riconducibile infatti proprio al fenomeno sopra descritto: partendo da un festival somministrato da un'associazione culturale, si è voluto valutare l'evenienza e la convenienza, della modifica di ordine giuridico ed economico di un'organizzazione culturale, in favore di un impianto organizzato secondo la logica e le regole di stampo aziendale. Laddove cioè la creatività viene vista come la capacità di creazione del nuovo partendo da elementi precostituiti ma disorganizzati, è stata ricercata la possibilità di verificare un processo di internalizzazione, aprendo ad un approccio che va diffondendosi in questo settore a partire dal nuovo millennio (Cabasino, 2002): la creatività aziendale. Tra le coordinate da seguire, di particolare rilevanza risulteranno quelle fornite dalle linee guida tracciate dal marketing culturale, attraverso il quale si andrà a ricercare la possibilità di convivenza tra prodotto creativo e marketing d'impresa creativa. Cioè fino a che punto e con quali mezzi sia possibile conseguire l'autocompiacimento artistico filtrato da qualsivoglia logica di compromessi e, d'altra parte invece, come sia possibile agire al fine di perseguire il soddisfacimento del pubblico di consumatori, che contribuirà parallelamente alla ricerca di profitto economico.
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MAGNO, Francesca (ORCID:0000-0002-5607-6309). "Gli effetti delle crisi di prodotto sulla relazione impresa-mercato: uno studio delle reazioni dei consumatori a diverse modalità di gestione dei product recall." Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2010. http://hdl.handle.net/10446/516.

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Lipparini, Giacomo. "Transizione al 2030 verso le zero emissioni: sviluppi organizzativi necessari alla best – practice nella gestione degli asset in una moderna Impresa di Trasporto. L’esperienza di TPER S.p.a." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021. http://amslaurea.unibo.it/22373/.

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Abstract:
I cambiamenti climatici, la qualità dell’aria, l’inquinamento acustico e la congestione sono alcune delle sfide più importanti che le Aree Urbane devono affrontare. Il ruolo del TPL è determinante per la risoluzione di tali criticità e l’Operatore in fase di pianificazione e di gestione quotidiana del servizio deve necessariamente considerare anche le sue implicazioni di carattere socioculturale ed ambientale. Il presente lavoro ha l’obiettivo di analizzare la problematica dell’inquinamento atmosferico ed il quadro normativo che impongono agli Operatori di Trasporto l’elaborazione di un piano di evoluzione sostenibile della propria flotta. Ad una approfondita analisi della strategia ambientale intrapresa da anni da Tper SpA segue una simulazione degli effetti della sua applicazione nel prossimo decennio, con particolare riferimento all’andamento dell’età media della flotta e delle emissioni degli inquinanti più impattanti per la qualità dell’aria in ambito urbano (CO2, CO, NOx, PM). Grande attenzione è poi riservata all’analisi delle implicazioni organizzative e gestionali che l’adozione di nuovi sistemi di trasporto ad alta sostenibilità comporta per l’operatore. Limitarsi a considerare l’evoluzione della flotta come mera sostituzione di veicoli con omologhi meno impattanti, infatti, significherebbe l’esposizione ad un rischio strategico estremamente elevato. Si vuole dimostrare che il mantenimento e lo sviluppo delle competenze proprie dell’Operatore rappresentano l’unica possibilità per garantire il successo della strategia ambientale. L’applicazione della metodologia LCC e lo sviluppo di un continuo flusso di informazioni e feedback tra i vari attori coinvolti dal piano non rappresentano più espressioni di virtuosismo ma presupposti necessari per assicurare il futuro dell’Organizzazione.
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Giacomello, Jessica <1991&gt. "il controllo di gestione nelle imprese sociali." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/12809.

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Favaro, Alberto <1988&gt. "Il controllo di gestione nelle piccole e medie imprese." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/4387.

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Abstract:
Questa tesi mira ad approfondire le principali tematiche del controllo di gestione nelle piccole e medie imprese. Verranno esaminati i temi riguardanti la contabilità analitica, il budget d'esercizio, il processo di controllo e il sistema di reporting.
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Noventa, Cristiano <1998&gt. "Il Sistema di Controllo di Gestione nelle Imprese Commerciali." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/21921.

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Abstract:
L'elaborato, dopo una prima contestualizzazione generale dei sistemi di controllo di gestione (SCG), si soffermerà ad analizzare i SCG delle imprese commerciali indagandone le principali caratteristiche, facendo riferimento anche alla pandemia da Covid-19. Il tutto arricchito e completato dall'analisi di un caso aziendale.
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CONDOSTA, LUCA. "MULTINAZIONALI E PAESI IN VIA DI SVILUPPO: LA RILEVANZA STRATEGICA DEL COMMUNITY INVESTMENT." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2010. http://hdl.handle.net/10280/755.

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Abstract:
La tesi vuole esaminare il fenomeno dei community investment nei PVS da parte delle multinazionali. Dopo aver studiato la letteratura esistente sul tema della CSR della sua applicazione nei PVS da parte delle MNC, la ricerca sul campo è stata articolata in due fasi. Una prima fase, di tipo esplorativa, è stata condotta attraverso un questionario somministrato nei primi sei mesi del 2009 a 100 imprese, selezionate in modo casuale dalla lista del Fortune Global 500 (che include le maggiori imprese mondiali quotate in termini di ricavi e utile netto) al 31/12/2008. Scopo del questionario è stato quello di iniziare ad indagare sul fenomeno degli interventi di CSR fatti dalle multinazionali a favore delle comunità dei PVS. Una volta raccolti ed esaminati i risultati ottenuti dal questionario esplorativo, la seconda fase della ricerca è stata basata sulla selezione e analisi di cinque casi con la tecnica del multiple-case study analysis. Per le cinque imprese selezionate si è proceduto con l’analisi di un’ampia base di fonti primarie, integrata con dati provenienti da altre fonti. Al termine si è proceduto con l’interpretazione dei dati formulando un modello per interpretare le strategie di un’impresa verso le comunità dei PVS in cui opera.
The thesis is aimed at examining the phenomenon of community investments in developing countries by multinationals. After studying existing literature on CSR and its application in developing countries by MNC, the research has been split in two parts. The first past, explorative, has been done through a survey sent in the first 6 months of 2009 to 100 companies, randomly extracted from the Fortune Global 500 at 31/12/2008. The purpose of the survey was to start understanding the phenomenon of CSR activities done by MNC to communities in developing countries. Once surveys have been collected, the second part of the research has been based on the selection and analysis of 5 cases with the technique of multiple case study analysis. For those 5 companies the work has been done with the analysis of lots of primary source, integrated with data coming from other sources. AT the end data have been interpreted defining a model by which read strategies realized by companies to communities in developing countries.
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GUZZO, ROSA. "Gestione della conoscenza e capacità di assorbimento nelle imprese biotech." Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2010. http://hdl.handle.net/2108/1299.

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Abstract:
La ricerca s'inserisce in una recente conversazione scientifica riguardante i campi disciplinari del knowledge management e dell'approccio delle capacità dinamiche. Lo scopo e' quello di comprendere come specifici determinanti organizzative possano influenzare la capacità di assorbimento potenziale e realizzata (che viene qui considerata una capacità dinamica) di imprese operanti nell'industria delle biotecnologie (un ambiente competitivo turbolento). La metodologia muove da un'approfondita analisi sistematica della letteratura, in base alla quale viene inquadrato il problema della ricerca e successivamente proposto il modello teorico di riferimento. Segue un test sul campo attraverso il metodo dello studio di caso multiplo di due imprese del comparto red-biotech. I principali risultati dell'analisi confermano che la formalizzazione delle procedure ha un impatto positivo sia sulla capacità di assorbimento realizzata sia potenziale delle imprese esaminate. Discorso analogo è a dirsi per i fattori organizzativi del coordinamento inter-funzionale e dei meeting. Sorprendentemente, e a differenza di altre ricerche, la job rotation non sembra sortire un impatto significativo sulla capacità di assorbimento. In chiusura del lavoro, discutiamo le principali limitazioni e implicazioni dell'analisi, e proponiamo alcune direzioni di ricerca futura.
The research joins a recent scholarly conversation in the fields of knowledge management, and dynamic capabilities approach. The aim is to understand how specific organizational determinants can influence the potential and realized absorptive capacity (which is considered as a dynamic capability) in firms operating in biotech industry (a high-velocity environment). The methodology starts from a literary review, following which we frame the research problem and then we propose a theoretical model that has been field-tested through the (qualitative) method of multiple case study analysis, applied in two Italian red-biotech firms. The main findings are that the formalization of procedures has a positive impact either on potential and realized absorptive capacity of the firms. Cross-functional coordination and meetings have a positive effect as well. Surprisingly, job rotation does not seem to be a significant variable, unlike other empirical studies. Finally, we discuss the main limitations and implications of our work, and suggest some directions for future research.
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Scanu, Arianna <1988&gt. "Il controllo di gestione per le piccole e medie imprese." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/2598.

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Abstract:
Come riescono le piccole e medie imprese a reagire al momento di crisi che sta colpendo l'economia mondiale? Come riescono a competere nonostante la concorrenza delle imprese più grandi dotate di maggiori risorse finanziarie e materiali? Che strumenti e che politiche stanno adottando per rimanere competitive nel mercato e per non essere costrette a terminare la propria attività come è accaduto per molte altre imprese? Con questo elaborato si vogliono analizzare gli aspetti caratterizzanti delle PMI (piccole e medie imprese) e capire come tali elementi incidano nell'evoluzione e nell'implementazione dei metodi di controllo di gestione. I metodi di controllo di gestione, infatti, diventano uno strumento largamente utilizzato anche in queste realtà più ristrette in quanto permettono di comprendere come adattare le caratteristiche interne all'azienda alle caratteristiche esterne del mercato e quindi di raggiungere un vantaggio competitivo. Si andranno a tal proposito ad analizzare specificatamente tutti i possibili strumenti di controllo di gestione che queste imprese possono utilizzare ed adattare alla loro situazione per ampliare la loro competitività e per permettere un'evoluzione dimensionale o qualitativa, soffermandoci, in particolar modo, sull'analisi dei costi, sull'elaborazione del budget generale di azienda e sull'individuazione degli scostamenti tra valori programmati nel budget e i valori ottenuti a consuntivo. Infine si analizzerà brevemente la storia di due imprese con sede nel trevigiano per comprendere come quanto visto in teoria viene applicato nella pratica: si capirà come è nata l'idea di fondare queste imprese, i loro punti forza, come si sviluppa il sistema di controllo di gestione e come esso contribuisce al successo aziendale.
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Lucadamo, Edoardo <1992&gt. "Il controllo di gestione per le micro e piccole imprese." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/13826.

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Abstract:
L'elaborato riguarda le modalità di impiego del controllo di gestione nelle micro e nelle piccole aziende. Nel primo capitolo viene fatta una panoramica della situazione economica e delle imprese in Europa e in Italia. Vengono date le definizioni e le differenziazioni delle imprese (micro, piccole, medie grandi). Il secondo capitolo riguarda i processi del controllo di gestione, il terzo è un focus specifico del ruolo dell'imprenditore e dei controller all'interno di micro e piccole aziende. In conclusione viene effettuata l'analisi di una impresa del trevigiano in riferimento al controllo di gestione.
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Marin, Edoardo <1996&gt. "Climate Change Risk: La gestione della transizione nelle singole imprese." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/17673.

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Abstract:
La tesi si divide in due parti. La prima occupa di descrivere gli impatti economici del fenomeno del cambiamento climatico a livello macroeconomico e sistemico, inquadrando in modo quanto più completo possibile la tematica. La seconda parte, di tipo applicativo, presenta un modello di pianificazione strategica che permetta alle imprese di integrare i rischi derivanti dal fenomeno del cambiamento climatico nell'ambito del risk management e definire un piano di riconversione del proprio modello di business secondo logiche di sostenibilità.
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Bergamini, Laura <1993&gt. "Imprese Cooperative e Settore Vitivinicolo." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/15649.

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Abstract:
Il modello cooperativo presenta un andamento complesso e di particolare interesse, ponendosi fin dalle origini come un modello alternativo a quello capitalistico. L’originalità della forma cooperativa sta nell’essere una forma d’impresa democratica, nella quale lo scopo mutualistico assume un ruolo fondamentale che ne rappresenta il punto di forza, ma anche il punto di debolezza. Molti autori considerano la forma cooperativa una forma d’impresa meno efficiente rispetto all’impresa commerciale, sostenendo che abbia solo la funzione di saper rispondere ai fallimenti di mercato, in presenza di crisi. In realtà l’andamento della cooperazione in Italia mostra come la presenza delle cooperative in determinati settori abbia un forte impatto economico. L’elaborato si pone l’obiettivo di evidenziare come la forma cooperativa abbia un ruolo strategico nel settore vitivinicolo, uno dei settori più floridi d’Italia, confrontandola con il modello capitalistico. Si sottolinea come le cooperative vitivinicole siano tra le principali protagoniste del cambiamento strutturale e dimensionale del tessuto produttivo vitivinicolo italiano, favorendo così il processo di miglioramento qualitativo in atto e aumentando la competitività del settore stesso. Si prosegue approfondendo i vantaggi, che le cooperative vitivinicole garantiscono per rafforzare il settore nel breve e nel medio lungo periodo, e gli svantaggi che tale forma d’impresa democratica può manifestare, soprattutto nella relazione tra socio e cooperativa. In particolare, si affrontano i limiti dell’impianto normativo cooperativo, che possono favorire ostili rapporti tra i soci e la cooperativa, e vengono messi in luce grazie all’analisi di alcuni casi di studio. Considerando le debolezze delle cooperative vitivinicole e del settore nel suo complesso, si conclude dando rilievo alle possibili opportunità strategiche da attuare per migliorare la forma cooperativa.
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Marinello, Alice <1988&gt. "La partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese: il metodo dell'azionariato." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/3262.

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Abstract:
la tesi si propone di analizzare gli schemi partecipativi che si sono sviluppati fino ad oggi in Italia e in altri Paesi europei e le prospettive di partecipazione dei lavoratori alla gestione dell'impresa
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Franceschi, Paolo <1989&gt. "La gestione integrata del rischio. L'Enterprise Risk Management nelle imprese italiane." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/6435.

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Abstract:
La mia tesi parte con una descrizione generale del rischio, per poi passare allo studio tutti i diversi rischi che un'impresa si trova ad affrontare nel corso della propria attività. Nella seconda parte si approfondisce L'Enterprise Risk Management e i vari processi che si devono portare a termine per avere un adeguato sistema di gestione integrata dei rischi d'impresa. Nella terza parte invece si studia il modo nel quale le imprese italiane utilizzano l'ERM all'interno della propria struttura organizzativa.
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Paquola, Mattia <1994&gt. "La gestione del rischio nelle imprese di assicurazione: l'Enterprise Risk Management." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/16854.

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Abstract:
l'obiettivo della presente tesi è quello di riassumere le attuali tecniche di gestione del rischio nelle imprese di assicurazione esaminando le metodologie proposte in letteratura, nella prassi e le disposizioni normative.Dopo aver definito le caratteristiche dell'Enterprise Risk Management si cercherà di capire come tale strumento influenzi le imprese di assicurazione nella gestione del rischio​
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Bernardel, Flora. "Gestione del rischio nelle reti di imprese: uno strumento di analisi." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2011. http://hdl.handle.net/11577/3422003.

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Abstract:
In recent years, the growing complexity and dynamism of business models and the need for companies to deal with a productive and competitive international scenario, has facilitated the development of Supply Chain Risk Management (SCRM) as an interesting area of research for academia and the managerial world. The increasing amount of scientific publications dealing with the study of systemic properties of the supply chain, such as uncertainty, resilience, agility and strength, is the setting for important initiatives in the field of management, but also civil and political. Some examples are the certification program established by the ISO 28000:2007 in the field of Information Security, the introduction of the concepts of risk and variability in benchmarking tools and business process reengineering such as the Supply Chain Council's SCOR model, but also the anti terrorist measures undertaken by the Western States which have far-reaching implications for international trade. The protocols Customs-Trade Partnership Against Terrorism (C-TPAT) and the Container Security Initiative (CSI), introduced since 2002 are examples of how the Department of Homeland Security of the United States has sought to promote the adoption of Best Practices SCM in risk management for border controls. The introduction of the Sarbanes-Oxley Act in 2002, was placed under the supervision of the regulators in the financial markets offers some accord on risk sharing agreements and other common practices of SCM. However, the vagueness of the border between trade and public service organizations are throwing new challenges of risk management for all interested entities. In the United Kingdom, for example, the Civil contingencies Act (2004) covers any situation that threatens human welfare, including the interruption in the availability of money, food, water, energy and other goods. All the above initiatives and others, are placed in the context of the current market, mainly characterized by turbulence and uncertainty. A multiplicity of reasons behind the rising trend of market turbulence. The request in almost all industrial sectors seems to be more volatile at present than in the past. The life cycles of products and technologies have been significant reduced on new products and competition makes the prediction of demand and the cycle of life more difficult. At the same time this has increased the vulnerability of the supply chain to noise and disturbances. On the one hand, the extended operating environment has led to a greater exposure to the effects of exogenous factors such as wars, strikes, terrorist attacks or speculation, on the other it has expanded the scope of some changes in business strategy. Many companies have experienced a change in the risk profile of their supply chain in response to changes in their business models, for example through the adoption of lean practices, the extent of outsourcing and a general tendency to reduce the size of the supply base. Given previous arguments that delineate the importance of the topic, there is no universally accepted approach or a scheme to define what actually constitutes a potential threat to the Supply Chain. According to the study of Jüttner et al. (2003) SCRM may include the four key aspects of management: - Assessment of sources of risk in the Supply Chain - Identification of potential adverse consequences for the Supply Chain - Identification of risk drivers - Risk Mitigation for Supply Chain Some scholars point out that although the literature on risk management is fairly well developed, research on the identification of risks is still at an early stage. Companies need to invest resources to identify the risks they face through a systematic approach, but the formal methodologies to support these approaches are not sufficient. The purpose of this thesis is therefore to develop and validate an instrument of SCRM, structured and robust media companies in the management and assessment of hazards in the Supply Chain. It has been prepared in accordance with the following requirements: - an instrument that is Risk Assessment, that allows the different types of contextual risk and pure speculation, with a focus on the analysis of organizational practices and management decisions in response to the more likely diversified forms of Supply Chain Risk - which puts the focus on the impact of risks by adopting a system of aggregate variables (measures of performance of the Supply Chain). Therefore, the mapping of the whole network, which would require the availability of or access to information and data is not realized. This often has no reference to the company The perspective adopted is in fact focused on the company, or the assessment of risks to which a company is exposed to by virtue of the characteristics of the network or networks in which it is inserted, and organizational and management tools and practices that have been provided. Since the reference to the contexts and structures are typically interconnected and interdependent as the Supply Chain, the risk should be considered for the whole network of organizations involved .. This research is based on an adaptation and extension of the risk model proposed by Ritchie and Marshall (1993). As hypothesized, the "Supply Chain Risk" is configured as a compound expression, into which the contributions (for now assumed independent) of some macro-areas or domains (environmental variables, field variables, configuration variables on the Supply Chain-related variables to the members of the Supply Chain, organizational strategy-related variables, and specific variables related to decision-makers). The term "risk factor" is introduced here to indicate a wide range of managerial and organizational practices that may have an impact (in terms of likelihood and consequences) on the results and how they can provide opportunities to improve performance even in the face of increased risk potential. This schematic can be placed in the macro-families listed and a potentially infinite number of "risk factors", which expose the company's business and organization to unintended consequences not only in terms of risk but also performance.
Negli ultimi anni, la crescente complessità e dinamicità dei modelli di business e la necessità per le aziende di confrontarsi con uno scenario produttivo e competitivo internazionale, ha facilitato lo sviluppo del Supply Chain Risk Management (SCRM) come un’interessante area di ricerca sia per il mondo accademico che per il mondo manageriale. Il crescente aumento delle pubblicazioni scientifiche che affrontano lo studio di proprietà sistemiche delle Supply Chain, come incertezza, resilienza, agilità e robustezza, fa da sfondo ad importanti iniziative in campo manageriale, ma anche civile e politico. Alcuni esempi sono il programma di certificazione stabilito dalla norma ISO 28000:2007 nel campo del Information Security, l’introduzione dei concetti di rischio e variabilità negli strumenti di bechmarking e business process reengineering come il modello SCOR del Supply Chain Council, ma anche i provvedimenti antiterrorismo intrapresi dagli Stati Occidentali che hanno avuto implicazioni di vasta portata per il commercio internazionale. I protocolli Customs–Trade Partnership Against Terrorism (C-TPAT) and the Container Security Initiative (CSI), introdotti a partire dal 2002 sono esempi di come il dipartimento di Homeland Security degli Stati Uniti ha inteso promuovere l’adozione di Best Practices SCM, nella gestione dei rischi per i controlli alle frontiere. L’introduzione della legge Sarbanes-Oxley Act nel 2002, ha posto sotto la sorveglianza delle autorità di regolamentazione dei mercati finanziari alcuni accordi di risk sharing ed altre pratiche comuni di SCM. Tuttavia l’indeterminatezza del confine tra questioni commerciali e organizzazioni di pubblico servizio sta gettando nuove sfide di gestione del rischio per tutti gli enti interessati. Nel Regno Unito, ad esempio, il Civil Contingencies Act (2004) comprende ogni situazione che minaccia il benessere umano, tra cui l’interruzione nella disponibilità di denaro, cibo, acqua, energia e altri beni. Tutte le iniziative citate ed altre ancora, si collocano nel contesto del mercato attuale, caratterizzato principalmente da turbolenza e incertezza. Un molteplicità di motivi è alla base della tendenza all’aumento della turbolenza dei mercati. La domanda in quasi tutti i settori industriali sembra essere più volatile che in passato. I cicli di vita di prodotti e tecnologie sono diminuiti sensibilmente e la competizione sui nuovi prodotti rende la previsione della domanda e del ciclo di vita più difficile. Allo stesso tempo è aumentata la vulnerabilità delle Supply Chain ai disturbi e alle perturbazioni. Da un lato l’ambiente operativo esteso ha comportato una maggiore esposizione agli effetti di fattori esogeni come guerre, scioperi, attacchi terroristici o speculazioni, dall’altro esso ha amplificato la portata di certe variazioni nella strategia aziendale. Molte aziende hanno sperimentato un cambiamento nel profilo di rischio delle proprie Supply Chain a seguito di modifiche nei propri modelli di business, ad esempio attraverso l’adozione di pratiche lean, l’estensione dell’outsourcing e una tendenza generale a ridurre l’ampiezza della base di fornitura. A fronte delle argomentazioni precedenti che delineano l’importanza del tema, non esiste un approccio o uno schema universalmente riconosciuto per definire che cosa effettivamente costituisce un rischio a livello di Supply Chain. Secondo lo studio di Juttner et al. (2003) il SCRM può comprendere quattro aspetti gestionali chiave: - Definizione delle sorgenti di rischio nella Supply Chain - Definizione delle potenziali conseguenze avverse per la Supply Chain - Identificazione dei risk drivers - Mitigazione dei rischi per la Supply Chain Alcuni studiosi evidenziano che sebbene la letteratura sul Risk Management sia piuttosto ben sviluppata, la ricerca relativa all’identificazione dei rischi è ancora ad uno stadio preliminare. Le aziende devono investire risorse per identificare i rischi cui sono esposte attraverso un approccio sistematico; tuttavia le metodologie formali di supporto a questi tipi di approccio sono ampiamente insufficienti. Lo scopo di questa tesi è dunque di sviluppare e validare uno strumento di SCRM, strutturato e robusto che supporti le aziende nella gestione e valutazione dei rischi proveniente dalle Supply Chain. Esso è stato approntato nel rispetto dei seguenti requisiti: - che sia uno strumento di Risk Assessment, e consenta la valutazione contestuale dei rischi di tipo puro e speculativo, con una focalizzazione sull’analisi delle pratiche organizzative e delle scelte gestionali che in funzione del contesto sono più suscettibili di veicolare forme diversificate di Supply Chain Risk; - che ponga l’attenzione sull’impatto dei rischi attraverso l’adozione di un sistema di variabili aggregate (misure di prestazione della Supply Chain). Non si realizza pertanto la mappatura di tutto il network, che richiederebbe la disponibilità o l’accesso ad informazioni e dati, che spesso l’azienda di riferimento non possiede. La prospettiva adottata è infatti relativa all’azienda focale, ovvero alla valutazione dei rischi cui un’azienda è esposta in virtù delle caratteristiche del network o dei network in cui è inserita, e degli strumenti o pratiche organizzativo-gestionali di cui si è dotata. Poiché il riferimento è a contesti e strutture interconnesse e interdipendenti come tipicamente sono le Supply Chain, il rischio deve essere considerato relativamente all’intero network di organizzazioni coinvolte. Questa ricerca si basa su un adattamento e un’estensione del modello di rischio proposto da Ritchie and Marshall (1993). Secondo quanto ipotizzato, la funzione “Supply Chain Risk” si configura come un’espressione composta, in cui confluiscono i contributi (per ora assunti indipendenti) di alcune macro-aree o domini (Variabili ambientali, Variabili di settore, Variabili sulla configurazione della Supply Chain, Variabili relative ai membri della Supply Chain, Variabili relative alla strategia organizzativa, Variabili specifiche, Variabili collegate ai decision-maker). Questa schematizzazione consente di collocare nelle macro-famiglie elencate un numero potenzialmente infinito di “fattori di rischio”, che espongono il business aziendale e l’organizzazione a conseguenze indesiderate in termini di rischio ma anche di performance. Il concetto “fattore di rischio” è qui introdotto per indicare un vasto insieme di pratiche gestionali ed organizzative che possono avere un impatto (in termini di probabilità e conseguenze) sui risultati; così come possono fornire delle opportunità per migliorare le prestazioni sebbene a fronte di un incremento del rischio potenziale. La ricerca è volta a dimostrare che una tale struttura costituisce un’ottima base di riferimento per ogni schema di Assessment del rischio nella Supply Chain. Essa assume quindi un significato rilevante dal punto di vista concettuale, inserendosi in un filone di letteratura ancora non completamente esplorato, e dal punto di vista pratico attraverso gli obiettivi elencati.
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Grezzani, Matteo <1988&gt. "Gestione del Credito. "Caso API"." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/4872.

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Abstract:
Il focus dello scritto riguarda il progetto sulla gestione del credito in cui ho avuto modo di co-operare in azienda durante la mia esperienza di stage. Nella prima parte c'è un'allacciamento alla teoria sia riguardo al ruolo dei crediti commerciali sia per quanto riguarda la gestione dei crediti. Dopodichè il secondo capitolo descrive la figura del credit manager, come figura organizzativa emergente, nelle PMI, mettendo in evidenzia, compiti, obiettivi, collocazione e strumenti.
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Cogo, Alessandro <1993&gt. "Digital Transformation e impatto sulla gestione dei processi aziendali. Caso aziendale sulla gestione delle trasferte." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/14181.

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Abstract:
Tesi incentrata sul tema dell'analisi di processo in relazione all'industria 4.0. Le imprese stanno affrontando la trasformazione digitale e una parte fondamentale del processo di digitalizzazione e la comprensione e l'analisi di processo.
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RAPANA', PAOLA. "La gestione dei rischi della logistica nelle imprese della grande distribuzione despecializzata." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2009. http://hdl.handle.net/10280/623.

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Abstract:
Negli ultimi vent’anni le imprese del grande dettaglio hanno assunto un ruolo ragguardevole nell’ambito della distribuzione commerciale e del sistema economico italiano. Questo lavoro di ricerca è dedicato a tale settore e, più specificatamente, ha come obiettivo l’identificazione dei rischi della logistica nelle imprese della grande distribuzione despecializzata e l’individuazione delle misure di gestione, attraverso una validazione empirica dei contributi della teoria. Partendo dalla mission dell’impresa commerciale del grande dettaglio, sono presentati i suoi principali processi di gestione, con un particolare focus su obiettivi, logiche di funzionamento e strumenti adottati nell’ambito della logistica. Inoltre sono esaminate le tipologie di rischio di supply chain e le correlate misure di mitigazione descritte in letteratura. Si è in tal modo giunti alla costruzione di una mappa dei rischi della logistica in tali imprese. Per la validazione di tale modello si sono analizzate alcune delle più importanti imprese della grande distribuzione in Italia. L’evidenza empirica ha permesso di validare tale modello, pur nella sua non esaustività, consentendo di individuare un gruppo di rischi specifici per la logistica e le principali misure di mitigazione adottate.
In the last 20 years large retailers have increased their importance in the commercial distribution and Italian economic system. The thesis is focused on these firms and, specifically, it has the purpose of identifying supply chain risks and risk responses in large-scale retail trade, by a experimental verification of theoretical models. Beginning by large retailer’s mission, its key management processes were explained, with a particular focus on goals, processes and tools of retail logistics. Furthermore supply chain risks and connected risk responses, as described in literature, were elucidated. Besides, a supply chain risk map was presented. Case studies was carried out on some of the most important Italian large retailers, with the aim to validate the risk map. It has been possible, thus, to validate the model and to identify typical supply chain risks and the most common risk response strategies.
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Colusso, Alberto <1995&gt. "Climate change : analisi e gestione del rischio climatico per le imprese venete." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/16649.

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Abstract:
L’obiettivo della tesi è affrontare il tema del cambiamento climatico e gli effetti finanziari che ne derivano, analizzando la percezione e la gestione del rischio delle imprese collocate nelle zone più vulnerabili ad eventi atmosferici di natura straordinaria. In una prima parte teorica verranno descritti i principali rischi climatici. Lo studio si baserà sull’utilizzo degli indicatori di clima, attraverso una loro analisi verranno esposte le variazioni, le anomalie ed il trend registrato nell’ultimo trentennio a livello nazionale. Successivamente verranno illustrati i rischi per le imprese correlati al verificarsi di fenomeni naturali estremi. La classificazione si suddivide in due tipologie di rischio: rischio fisico e rischio di transizione. Il primo, legato alla diretta conseguenza dell’evento atmosferico, dato ad esempio dal danneggiamento dei capitali, dall’indebitamento ed il peggioramento della situazione finanziaria. Il secondo invece è relativo ad un rischio indiretto che viene assunto nel momento in cui l’impresa intraprende scelte atte a mitigare e ridurre l’effetto dei cambiamenti, ad esempio l’adozione di best practise per la riduzione di emissioni di anidride carbonica. Nella seconda parte verrà analizzata come area di interesse la Regione Veneto mediante uno studio del territorio, delle principali criticità legate al rischio idrogeologico e agli impatti che esso genera sulla rete economica. Verranno esposti due casi di eventi di natura straordinari accaduti nella Regione: • L’alluvione del Veneto (2010) • Tempesta Vaja (2018) L’obiettivo dello scrivente è, attraverso un test empirico con l’elaborazione di un questionario, intervistare una selezione di aziende collocate in zone vulnerabili della Regione, effettuando una analisi sia di carattere qualitativo che quantitativo, al fine di dimostrare l’effettiva validità e i migliori strumenti di copertura per il rischio climatico. L’analisi qualitativa si baserà su percezione e sensibilità al rischio, conoscenza e disponibilità ad adottare forme di copertura. L’analisi quantitativa, invece, attraverso i dati raccolti, esporrà un confronto, per dimostrare le principali differenze in termini di indebitamento e crescita (analisi flussi) tra imprese che adoperano coperture ed aziende totalmente esposte. In ultima parte verranno illustrati e commentati i risultati ottenuti, discutendo la convenienza e le problematiche legate all’utilizzo di strumenti di copertura per eventi catastrofici indicando possibili alternative per incentivare ad aggiungere il rischio climatico all’interno dei sistemi di gestione del rischio aziendali.
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Bianco, Federica. "Innovazione tecnologica ed organizzazione nelle imprese editoriali: il ruolo dei sistemi di gestione dei contenuti." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2008. http://hdl.handle.net/11577/3425037.

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Abstract:
Technological innovation is usually associated with performance improvement in terms of products, processes or business meanings. In order to integrate technical solutions firms have to reorganize their business, redefining processes and reforming some decisions to reach higher performance levels. It is important to underline that benefits cannot be achieved only through the new technology adoption, being the result of a real assets reorganization; technology can be considered an enabler in value chain depicting. In the last decades data storage and processing need directs studies on how information and communication technologies (ICTs) affect internal and inter-firm organizational features. This research focus on mutual relation between the adoption of information and content management technologies and the organizational form. Even thought the great number of scientific contributions about the impact of technologies on organizational design dimensions and governance variables, a specific widening on cases where information is core business seems to be lacking; in fact, there are few studies analyzing the role of ICT on governance form definition with regard to specific industries where information or contents are exchange goods. For this reason printing and publishing industry has been chosen for the analysis and as a consequence digital asset management (DAM) systems are examined. The thesis main goal is the analysis of DAM systems role in printing and publishing firms organization. This study also enables supply chain mapping and activities and main processes identification as well as key players and theirs competences recognition. Theory building through case studies is the methodological approach used: ten of the more important and famous Italian firms are involved in the analysis. Organizational dimensions analyzed derive from literature review about the ICT role in organizations and from meetings with consultants and industry experts to consider industry distinctiveness. Comparing data, I identify some organizational dimensions associated with major use of DAM systems and formulate a theoretical framework which is the main contribution of this study. The framework points out how behavior and relationship formalization and knowledge spreading are organizational characteristics used by technology-oriented Italian printing firm as well as interpersonal exchange and skill standardization became their main coordination mechanisms. These dimensions represent organizational design keys for a effective introduction of DAM systems. My framework also analyzes the impact of a specific technology on organizations, highlighting which are main organizational parameters influenced by the use of DAM systems. Finally this framework can support management for a conscious choice of technology implementation suggesting them main benefits and technical problems.
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Minesso, Stefano <1995&gt. "L'integrazione della sostenibilità nella governance delle imprese." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/15411.

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Abstract:
L'elaborato ha l'obiettivo di analizzare i principali aspetti di integrazione delle tematiche di sostenibilità nella corporate governance. Se qualche anno fa, la sostenibilità poteva essere considerata come un mero adempimento burocratico, oggi è fondamentale concepirla come una decisiva leva strategica, in grado di orientare le decisioni del management e impattare sulla struttura organizzativa di un'impresa. Dopo un'analisi dei principali strumenti che rendono possibile integrare la sostenibilità nel business dell'impresa, è stata valutata la vicinanza o meno da parte di un campione di società italiane quotate alle best practice, basandosi sullo studio dei principali documenti di rendicontazione delle aziende stesse.
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Favaro, Elena <1987&gt. "La gestione degli stakeholders di un museo." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2012. http://hdl.handle.net/10579/1831.

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Rizzo, Alessio <1989&gt. "Il controllo di gestione negli studi professionali." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/4016.

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Longo, Federico <1985&gt. "Brand reputation, la gestione della marca online." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/4293.

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Abstract:
Partendo dalle problematiche di creazione, gestione e valutazione della marca,l'elaborato intende analizzare l'evoluzione di tali problemi con l'affermarsi di internet e dei social media; vengono presentati i concetti di brand e web reputation e di come si sia passati dalla definizione di immagine di marca a quella di brand reputation. Infine vengono presentati ed analizzati alcuni recenti casi di successo e di criticità riguardanti tali strumenti di gestione della marca online.
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