Academic literature on the topic 'Gesti del corpo'

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Journal articles on the topic "Gesti del corpo"

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Lomia, Nana. "Le particolarità della comunicazione paralinguistica sull’esempio della cultura italiana." e-Scripta Romanica 1 (December 31, 2014): 45–53. http://dx.doi.org/10.18778/2392-0718.01.06.

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Abstract:
L'articolo è dedicato alla ricerca di elementi non verbali nel discorso. Per dirigere correttamente il processo di comunicazione e per la sua adeguata valutazione è essenziale esaminare non solo la parte verbale, ma anche tutti i componenti del discorso scritto o orale, tra i quali i metodi paralinguistici. Lo studio si occupa di elementi extraverbali, come ad esempio: l’espressione del viso, la posizione del corpo, la distanza tra gli interlocutori, i movimenti, i gesti. Tutti i mezzi paralinguistici sono esaminati in base del materiale della lingua italiana.
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Dolazza, Anna. "Il corpo dell’auleta." Greek and Roman Musical Studies 4, no. 2 (September 1, 2016): 286–310. http://dx.doi.org/10.1163/22129758-12341280.

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Abstract:
The versatility of the aulos is passed on to the musician, who in turn is transformed into a physical representation of the instrument’s sound. With the precious aid of book iv of Pollux’s Onomasticon it is possible to reconstruct the special set of vocabulary linked to the sound of the aulos. If it could already in itself be considered as ἐπαγωγόν, the additional effect of the movements, gestures, and facial expressions of the aulete resulted in a strong visual, as well as emotional, impact. Nor can we forget, on the other hand, the less than favorable judgments, abundant in philosophical texts, that arose in regard to auletic performances: just as certain physiognomic traits of the aulos are to blame, so too are certain bodily movements of the aulete: almost as if the negative characteristics are passed reciprocally from instrument to musician in a sort of circular breathing. La versatilità dell’aulos si trasmette all’esecutore, che durante la performance diviene così immagine fisica e concreta del suono percepito. Con il prezioso ausilio del libro iv dell’Onomasticon di Giulio Polluce è possibile ricostruire il campo semantico legato alla produzione del suono auletico. Se esso poteva già di per sé essere avvertito come ἐπαγωγόν, inoltre, i movimenti, i gesti e le espressioni facciali dell’auleta risultavano di forte impatto visivo, oltre che emotivo. Non ci si può dimenticare, d’altro canto, dei giudizi poco benigni, affioranti soprattutto dai testi filosofici, in merito alla pratica auletica: come alcuni tratti della fisionomia dell’aulos, così anche alcuni atteggiamenti del corpo dell’auleta sono biasimevoli, quasi che le caratteristiche negative passino vicendevolmente da strumento a esecutore in una sorta di respirazione circolare. This article is in Italian.
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Foley, Amy A. "The Tension of Intention." Chiasmi International 21 (2019): 207–23. http://dx.doi.org/10.5840/chiasmi20192120.

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Abstract:
This article examines Maurice Merleau-Ponty’s reference to Franz Kafka’s “The Metamorphosis” and “Investigations of a Dog” in his lecture on gesture and reconciliation, “Man Seen from the Outside.” Given the centrality of gesture in Kafka’s work, this essay considers the connections between the two figures and the likely influence of Kafka on Merleau-Ponty’s concept of gesture and intentionality. It compares their respective philosophies of gesture as they relate to meaning, reliability, silence, music, and intention. Finally, Kafka’s gestural motif of the springing body is suggested as a significant example of Merleau-Ponty’s “escaping intentions,” expressing a powerful will to intend toward others.Cet article examine la référence de Maurice Merleau-Ponty à La Métamorphose et aux Recherches d’un chien de Franz Kafka dans sa « causerie » sur le geste et la réconciliation : « L’homme vu du dehors ». Étant-donnée la centralité du geste dans l’oeuvre de Kafka, cet article examine les liens entre les deux auteurs et la possible influence de Kafka sur les concepts merleau-pontiens de geste et d’intentionnalité. Nous comparerons leurs philosophies du geste dans leur manière de se rapporter au sens, à la fiabilité, au silence, à la musique et à l’intention. Enfin, le motif gestuel du corps jaillissant chez Kafka sera proposé comme un exemple significatif des « intentions fuyantes » de Merleau-Ponty, exprimant un puissant désir de se diriger vers les autres.Quest’articolo esamina i riferimenti merleau-pontiani a “La Metamorfosi” e a “Indagini di un cane” di Franz Kafka nella sua conferenza sul gesto e la riconciliazione, “L’uomo visto da fuori”. Data la centralità del gesto nell’opera di Kafka, questo saggio si propone di esaminare le connessioni tra i due autori e la possibile influenza di Kafka sulla concezione merleau-pontiana del gesto e dell’intenzionalità. L’articolo confronta le loro rispettive filosofie del gesto nella misura in cui si riferiscono al significato, alla veridicità, al silenzio, alla musica e all’intenzione. Da ultimo, il motivo gestuale del corpo elastico in Kafka è indagato come significativo esempio delle “intenzioni fuggevoli” merleau-pontiane che esprimono una volontà tesa verso gli altri.
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Scita, Franco, and Paolo Artoni. "Corpo e Autolesionismo: spunti di riflessione sui Disturbi dell'Alimentazione e sull'Autolesionismo in tempi di pandemia da SARS CoV-2." RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA 146, no. 3 (December 2022): 105–23. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2022-003006.

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Abstract:
Nel periodo pandemico da SARS-CoV-2, molti individui hanno vissuto profondi mutamenti nel loro vivere quotidiano. Questi cambiamenti hanno coinvolto non solo la nostra quotidianità ma anche il numero e le manifestazioni psicopatologiche che i clinici si trovano a dover affrontare. Un dato allarmante è l'aumento della frequenza di disturbi dell'alimentazione così come del fenomeno del Non-Suicidal Self Injury (NSSI) negli adolescenti. Sembra esserci un comune denominatore tra queste due manifestazioni psicopatologiche, un filo conduttore, tra il corpo e il gesto autolesivo, nel corso del tempo nella nostra società "consumistica": l'abbandono del tempo lento, riflessivo, introspettivo in favore della velocità e dell'alacrità dell'azione, che analizza e inganna rapidamente e immediatamente. L'offerta di una soluzione immediatamente pronta e disponibile, come il nuovo oggetto da conseguire e possedere, certamente lenisce il disagio, ma allo stesso tempo esilia il soggetto dal suo vero Sé, si allontana dalla sua ruvidezza, smussa gli spigoli senza tuttavia livellarli. In un'epoca in cui il trascorrere del tempo appare e deve essere sempre più veloce e più tumultuoso per far fronte al tempo che viene ulteriormente accelerato verso un obiettivo indefinito, secondo una pratica consumistica che non può consentire pause o rallentamenti, il corpo "fisico e materiale" sempre immediatamente disponibile si afferma come un luogo privilegiato ed esclusivo da cui versare l'unguento lenitivo, la "pozione magica" che risulta drammaticamente disfunzionale.
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Coração, Cláudio Rodrigues, and William David Vieira. "Entre Lolita e Lana Del Rey." Novos Olhares 8, no. 1 (July 4, 2019): 87–96. http://dx.doi.org/10.11606/issn.2238-7714.no.2019.152725.

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Abstract:
Neste artigo, trabalhamos a possibilidade de exploração mercadológica do corpo da cantora estadunidense Lana Del Rey por meio da retórica da sexualidade. Verificamos tal manifestação a partir da análise da sexualidade em Lana durante sua apresentação em São Paulo, no Festival Planeta Terra, em 2013, com vistas a perspectivas metodológicas de gesto, presença e o que denominamos como esvanecimento entre Del Rey e a personagem Lolita, de Vladimir Nabokov, aura convocada pela artista em seu show. Enxergamos a discursividade em torno da sexualidade como pragmática mercantil que organiza os afetos dos sujeitos que com esse corpo se relacionam. Objeto de consumo de uma lógica cultural do capitalismo tardio, esse corpo vendável não rompe, entretanto, com um caráter representativo, sendo indicativo de disputas na cultura pop.
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De Andrade, Milton. "Lacrime di sangue, lacrime di vetro: il dramma e l’immaginativa del corpo nell’Inferno di Dante." Dante e l'Arte 9 (December 22, 2022): 29–40. http://dx.doi.org/10.5565/rev/dea.168.

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Abstract:
L’articolo propone una riflessione sui principi del dramma e dell’immaginativa del corpo nell’Inferno di Dante Alighieri. Sulla scia dei Nove saggi danteschi (1982) di Jorge Luis Borges e delle teorie del performativo di Paul Zumthor l’autore propone un’analisi sulla composizione dell’azione drammatica e del gesto corporeo particolarmente nei canti quinto e trentatreesimo. I movimenti conflittuali, i dispositivi d’assemblaggio e i modi d’articolazione dell’intreccio narrativo sono analizzati all’interno dei quattro livelli performativi definiti dall’autore: lo spazio vibratile-attuante, l’impianto allegorico­, le dinamiche interiori e gli annodamenti di vita presenti nella fenomenologia degli incontri tra i personaggi e il poeta-peregrino.
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Massa Ope, Simona. ""Riflessi d'anima nello spirito del fiume". Frammenti di un discorso etico tra l'Io e il Sé in una situazione di coercizione della libertà." STUDI JUNGHIANI, no. 49 (May 2019): 67–87. http://dx.doi.org/10.3280/jun1-2019oa7909.

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Abstract:
L'articolo è l'elaborazione, dal punto di vista della psicologia analitica, di un'esperienza di espressività corporea condotta dall'Autrice all'interno di una situazione di coercizione della libertà. Il gesto è la parola più antica. Parola intesa non come Logos ma come Mythos: parola simbolica. Il gruppo, tramite il linguaggio del corpo, ha manifestato il mito, la narrazione simbolica, che lo abitava nel qui e ora dell'incontro. È emersa la funzione riparativa dell'inconscio transpersonale rispetto all'assetto della coscienza del gruppo. Il fiume, come immagine archetipica dello spirito, ha rispecchiato valore e purezza originaria a una coscienza identificata con ombre di colpa, vergogna e indegnità.
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Valencia-Ortega, Jorge, Jocelyn Acosta-Bustos, Diana Ghislaine Guzmán-Medina, and Renata Patricia Saucedo-García. "Relación de las alteraciones del sueño con el desarrollo de diabetes mellitus gestacional." Revista Biomédica 33, no. 3 (September 1, 2022): 114–24. http://dx.doi.org/10.32776/revbiomed.v33i3.969.

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Abstract:
Dormir es una actividad fundamental para la salud, por lo que cuando ocurren alteraciones del sueño aumenta el riesgo de trastornos metabólicos, cardiovasculares, endocrinos y neurológicos. Los cambios anatómicos y la fisiología respiratoria del embarazo afectan el curso normal del sueño, impactando en la salud de la mujer embarazada a tal grado que las alteraciones del sueño durante la gestación se asocian con un mayor riesgo de complicaciones obstétricas como la diabetes mellitus gestacional (DMG). La DMG afecta del 4 al 30% de los embarazos en México y se asocia con complicaciones a corto y largo plazo tanto en la madre como en el neonato. Una serie de estudios recientes proporcionan evidencia de una relación entre la alteración del sueño con el desarrollo de DMG y proponen al estrés oxidativo, la inflamación, la activación del sistema nervioso simpático y la desregulación hormonal como mecanismos subyacentes de dicha relación. Esto pone de relieve la importancia de la alteración del sueño como un factor modificable dirigido a una disminución de la frecuencia de DMG. El objetivo de este trabajo es realizar una revisión descriptiva de los diferentes estudios publicados desde el año 2013 al 2022, que han abordado la relación entre la alteración del sueño con el desarrollo de DMG con énfasis en los mecanismos propuestos. Las bases de datos utilizadas fueron PubMed Central y Scielo, utilizando las palabras clave: trastornos del sueño y diabetes gestacional.
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Planella, Jordi, Luz Elena Gallo, and Lucero Alexandra Ruiz. "Fernand deligny: mapas, cuerpos y pedagogías." Latinoamericana de Estudios Educativos 15, no. 1 (December 26, 2018): 50–67. http://dx.doi.org/10.17151/rlee.2019.15.1.4.

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Abstract:
En el presente trabajo mostramos los resultados de una investigación documental sobre la obra del pedagogo francés Fernand Deligny. El trabajo aborda su particular pedagogía desde la perspectiva de los mapas (muy relevantes en el conjunto de su obra) y del cuerpo (una de las formas privilegiadas de comunicación en los sujetos en situación de vulnerabilidad). Desde la perspectiva de la corpo-cartografía ofrecemos un recorrido crítico por su biografía, por las ideas educativas de su pedagogía nómada, así como a través de la idea de la red como forma relacional privilegiada. El trabajo presenta la cuestión del gesto mínimo como una de las formas privilegiadas de ejercer la pedagogía en las acciones educativas de Deligny.
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Minelli, Andrea, and Michael Di Palma. "Asse microbiota-intestino-cervello e neuroinfi ammazione nella patogenesi della malattia di Parkinson." PNEI REVIEW, no. 2 (November 2022): 31–44. http://dx.doi.org/10.3280/pnei2022-002004.

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Abstract:
Studi clinici ed epidemiologici indicano nella malattia infiammatoria intestinale (IBD) un fattore di rischio per la malattia di Parkinson (PD). Nell'intestino dei pazienti PD si osserva una cospicua presenza di cellule T CD4+ (Th1/Th17) che riconoscono specificamente auto-antigeni derivati dai corpi di Lewy, inducendo infiammazione locale, danno tissutale e ulteriore aggregazione di a-sinucleina. Dall'intestino, l'infiammazione T-mediata si estende al cervello, dove i corpi di Lewy arrivano migrando lungo il nervo vago e diffon- dono per via trans-neurale fino alla sostanza nera del mesencefalo, causando i fenomeni neurodegenerativi e le manifestazioni cliniche del PD. L'alterazione del microbiota intestinale, frequente nei sog- getti parkinsoniani, può anch'essa contribuire alla patogenesi del PD: mediatori prodotti dai batteri commensali, quali acidi grassi a catena corta e dopamina, possono infatti influenzare il compor- tamento dei linfociti T e innescare una risposta T-mediata verso i corpi di Lewy, inizialmente localizzata nella mucosa intestinale e poi estesa al cervello. In sintesi, evidenze molteplici compongono un quadro ipotetico innovativo che attribuisce la patogenesi del PD ad un complesso intreccio di fattori (infiammazione intestinale, alterazione del microbiota, neuroinfiammazione), in cui meccanismi di tipo autoimmunitario giocano un ruolo cruciale
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Dissertations / Theses on the topic "Gesti del corpo"

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Bertuccioli, Cristian. "Riconoscimento di gesti: estensione a più punti del corpo e ad attori multipli." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amslaurea.unibo.it/3919/.

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Abstract:
Negli ultimi anni si è assistito ad una radicale rivoluzione nell’ambito dei dispositivi di interazione uomo-macchina. Da dispositivi tradizionali come il mouse o la tastiera si è passati allo sviluppo di nuovi sistemi capaci di riconoscere i movimenti compiuti dall’utente (interfacce basate sulla visione o sull’uso di accelerometri) o rilevare il contatto (interfacce di tipo touch). Questi sistemi sono nati con lo scopo di fornire maggiore naturalezza alla comunicazione uomo-macchina. Le nuove interfacce sono molto più espressive di quelle tradizionali poiché sfruttano le capacità di comunicazione naturali degli utenti, su tutte il linguaggio gestuale. Essere in grado di riconoscere gli esseri umani, in termini delle azioni che stanno svolgendo o delle posture che stanno assumendo, apre le porte a una serie vastissima di interessanti applicazioni. Ad oggi sistemi di riconoscimento delle parti del corpo umano e dei gesti sono ampiamente utilizzati in diversi ambiti, come l’interpretazione del linguaggio dei segni, in robotica per l’assistenza sociale, per indica- re direzioni attraverso il puntamento, nel riconoscimento di gesti facciali [1], interfacce naturali per computer (valida alternativa a mouse e tastiera), ampliare e rendere unica l’esperienza dei videogiochi (ad esempio Microsoft 1 Introduzione Kinect© e Nintendo Wii©), nell’affective computing1 . Mostre pubbliche e musei non fanno eccezione, assumendo un ruolo cen- trale nel coadiuvare una tecnologia prettamente volta all’intrattenimento con la cultura (e l’istruzione). In questo scenario, un sistema HCI deve cercare di coinvolgere un pubblico molto eterogeneo, composto, anche, da chi non ha a che fare ogni giorno con interfacce di questo tipo (o semplicemente con un computer), ma curioso e desideroso di beneficiare del sistema. Inoltre, si deve tenere conto che un ambiente museale presenta dei requisiti e alcune caratteristiche distintive che non possono essere ignorati. La tecnologia immersa in un contesto tale deve rispettare determinati vincoli, come: - non può essere invasiva; - deve essere coinvolgente, senza mettere in secondo piano gli artefatti; - deve essere flessibile; - richiedere il minor uso (o meglio, la totale assenza) di dispositivi hardware. In questa tesi, considerando le premesse sopracitate, si presenta una sistema che può essere utilizzato efficacemente in un contesto museale, o in un ambiente che richieda soluzioni non invasive. Il metodo proposto, utilizzando solo una webcam e nessun altro dispositivo personalizzato o specifico, permette di implementare i servizi di: (a) rilevamento e (b) monitoraggio dei visitatori, (c) riconoscimento delle azioni.
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KHALIFA, INTISSAR. "Deep psychology recognition based on automatic analysis of non-verbal behaviors." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2021. http://hdl.handle.net/10281/314920.

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Abstract:
Un aspetto estremamente cruciale nel dominio dell’interazione uomo-uomo è la comunicazione delle emozioni. Essere in grado di dedurre gli stati emotivi attraverso comportamenti non-verbali consente agli esseri umani di comprendere e ragionare su obiettivi ed intenti altrui. L’Affective Computing è una branca dell’informatica che mira a trarre vantaggio dal potere delle emozioni per facilitare un’interazione uomo-macchina più efficiente. L’obiettivo è dare alle macchine la capacità di esprimere, riconoscere e regolare le emozioni. In questa tesi, esamineremo in dettaglio il ruolo delle espressioni visive ed uditive nel comunicare emozioni, e svilupperemo modelli computazionali per il riconoscimento automatico delle emozioni: un’area di ricerca molto attiva nell’ultimo decennio. In generale, la comunicazione delle emozioni attraverso i segnali del corpo è compresa in misura minore rispetto a altre modalità. La psicologia sociale che ha ispirato molti approcci computazionali si è tradizionalmente concentrata sui segnali facciali. Tuttavia, la gestualità del corpo è una fonte significativa di informazioni, soprattutto quando altri canali sono nascosti o in presenza di sottili sfumature di espressioni. In questo contesto, proporremo diversi approcci per il riconoscimento di gesti con applicazione alle emozioni, utilizzando due modelli. Per il modello basato su parti, svilupperemo un approccio ibrido che incorpora due tecniche di stima del movimento e di normalizzazione temporale per la modellazione del movimento della mano. Passeremo poi a presentare il nostro approccio spazio-temporale profondo (deep) per modellare il movimento del corpo, ed infine ottenere lo stato emotivo della persona. In questa parte, dimostreremo che la nostra tecnica basata sul deep learning supera le tradizionali tecniche di machine learning. Per il modello basato sulla cinematica, combineremo la stima della posa del soggetto (con applicazione al rilevamento dello scheletro) e la classificazione delle emozioni per proporre una nuova architettura profonda a più stadi in grado di affrontare entrambi i compiti sfruttando i punti di forza dei modelli pre-addestrati. Dimostreremo che le tecniche di transfer learning superano le tradizionali tecniche di apprendimento automatico. Come ulteriore modalità, il parlato è la forma più comune e veloce per comunicare tra esseri umani. Questa realtà ci ha spinti a riconoscere le condizioni emotive del soggetto parlante in maniera automatica tramite la sua voce. Proporremo una rappresentazione profonda di tipo temporale e basata sul cepstrum, che sfrutta la concatenazione di feature spettrali, feature di basate su derivate temporali, ed un classificatore basato sul deep learning per il riconoscimento delle emozioni del parlato. I risultati ottenuti per entrambe le modalità utilizzando i nostri metodi sono molto promettenti e competitivi rispetto ai metodi esistenti nello stato dell’arte. Riteniamo che il nostro lavoro sia pertinente sia per il social computing che per la psicologia organizzativa. Prendendo come esempio i colloqui di lavoro, un ambito ben studiato dagli psicologi sociali, il nostro studio può fornire informazioni utili su come sfruttare i segnali non verbali per supportare le aziende nel processo di assunzione. Questa tesi descrive la fattibilità di usare indizi estratti automaticamente per analizzare gli stati psicologici, come interessante alternativa alle annotazioni manuali dei segnali comportamentali.
One highly crucial aspect in the domain of human-human interaction is the communication of emotions. Being able to deduce emotional states through non-verbal behaviors allows humans to understand and reason about each others’ underlying goals and intents. Affective Computing is the branch of computer science that aims to profit from the power of emotions to facilitate a more efficient human-machine interaction. The goal is to give the machines the ability to express, recognize, and regulate emotions. In this dissertation, we look in detail at the role of visual and auditory expressions for communicating emotions and we develop computational models for automatic emotion recognition which is an active research area over the last decade. In general, communication of emotions through body cues is less understood than other modalities. Social psychology that has inspired many computational approaches has traditionally focused on facial cues. However, body gestures are a significant source of information especially when other channels are hidden or there is a subtle nuance of expressions. In this context, we propose our approaches for emotional body gesture recognition using two different models. For the part-based model, we develop a hybrid approach that incorporates two techniques of motion estimation and temporal normalization for hand motion modeling, then we move to present our deep-spatio temporal approach for body motion modeling to have finally the person’s emotional state. In this part, we demonstrate that our deep learning technique outperforms traditional machine learning techniques. For the kinematic-based model, we combine human pose estimation for skeleton detection and emotion classification to propose a new deep multi-stage architecture able to deal with both tasks by exploiting the strong points of models pre-trained. We demonstrate that transfer learning techniques outperform traditional machine learning techniques. As another modality, speech is the fastest normal way to communicate among humans. This reality motivates us to identify the emotional conditions of the uttering person by utilizing his/her voice automatically. We propose a deep temporal-cepstrum representation based on the concatenation of spectral features, temporal derivatives features, and a deep learning classifier for speech emotion recognition. The results obtained for both modalities using our suggested methods are very promising and competitive over existing methods in the state of the art. We believe that our work is pertinent to both social computing and organizational psychology. Taking the example of job interviews, which is well studied by social psychologists, our study may provide insights for how non-verbal cues could be used by the companies for the hiring decision. In fact, our dissertation shows the feasibility of using automatically extracted cues to analyze the psychological states as an attractive alternative to manual annotations of behavioral cues.
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Polini, Andrea. "Analisi biomeccanica dei gesti tecnici nel gioco del calcio." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019. http://amslaurea.unibo.it/17882/.

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Abstract:
Nel presente elaborato ho deciso di unire due mondi, il calcio e la biomeccanica, che possono sembrare particolarmente sconnessi tra loro ma che in realtà non lo sono perché vi sono diversi gesti motori del calcio che possono essere analizzati e studiati con l’ausilio della biomeccanica. In particolare l’elaborato tratterà nel primo capitolo degli aspetti biomeccanici legati ad azioni basilari come: camminata, corsa, sprint e cambi di direzione; nel secondo capitolo analizzerò diversi gesti tecnici fondamentali quali: calcio del pallone, colpo di testa, parata del portiere. Infine, nel capitolo finale, tratterò alcuni dei principali infortuni cui possono essere soggetti i calciatori durante la pratica dello sport con relative terapie e trattamenti. Seguiranno poi commenti e conclusioni dedotte in base all’analisi e allo studio effettuato.
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Heuert, Daniele Luciana Zill. "Corpo Del Puerto : gesto flamenco no espetáculo Las Cuatro Esquinas." reponame:Biblioteca Digital de Teses e Dissertações da UFRGS, 2017. http://hdl.handle.net/10183/172122.

Full text
Abstract:
Este estudo teórico propõe a investigação sobre o gesto flamenco, a partir da análise do espetáculo Las Cuatro Esquinas, da Companhia de Flamenco Del Puerto. Com o objetivo contextualizar o espetáculo dentro da estética da arte flamenca contemporânea, considerando seus pilares tradicionais a música instrumental, o canto e a dança propriamente dita, a investigação destaca e relaciona diferentes noções de gesto com a operacionalidade artística entre os integrantes do grupo. A pesquisa também estabelece intersecções entre os discursos do corpo do grupo e as especificidades para criação da obra. São utilizados, para fins análise, os registros do espetáculo, como fotos, vídeos, anotações de ensaio, além de entrevistas com o elenco, reafirmando assim o permanente ir e vir entre a reflexão teórica e a prática artística continuada, principal caráter de trabalho desta companhia de dança.
This theoretical study proposes the investigation on the flamenco gesture, through the analysis of the show Las Cuatro Esquinas of the Del Puerto Flamenco’s Company. With the purpose of contextualizing the show within the aesthetics of contemporary flamenco art, considering its traditional pillars as instrumental music, singing and dance proper, the investigation highlights and relates different notions of gesture with the artistic operability among the members of the group. The research also establishes intersections between the body speeches of the group and the specificities for the creation of the work. The records of the show, such as photos, videos, essay notes, as well interviews with the cast, were used for analysis purposes, thus reaffirming the permanent coming and going between the theoretical reflection and the continued artistic practice, the main work character of this company of dance.
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TAMPLENIZZA, CECILIA. "DO CANTO AO GESTO, DO CORPO AO TEXTO: DIALOGOS COM O GRUPPO DE COPOEIRA ANGOLA PELOURINHO." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2017. http://hdl.handle.net/10281/180895.

Full text
Abstract:
Essa tese é o resultado de uma pesquisa etnográfica realizada junto às atividades do Grupo de Capoeira Angola Pelourinho – GCAP – em Salvador (Bahia/Brasil) e em Cremona (Itália). Trata-se de narrativa centrada em experiência autoral nômade, que se fez oportunidade para investigar os processos culturais, artísticos, bem como as dinâmicas politíco-sociais que obras, marcadas por várias autorias, do final do século XIX aos dias atuais, trazem sobre a capoeira, com mudança de seu estatuto: de prática criminalizada (e sempre posta à margem) à Patrimônio Imaterial da Humanidade. Crítico em relação a esse projeto de institucionalização, o GCAP, orientado pelo Mestre Moraes (Pedro Moraes Trindade), vem desenvolvendo um projeto, interessado em compreender, no contexto atual, narrações orais e corporais, levando adiante princípios e práticas que distinguem essa arte em sua complexidade. Como transmitida no GCAP, a capoeira angola sugere um pensamento de entre-lugar, estimulando a constante busca por outras verdades, ancorado num aprendizado sem ponto final. Para ressaltar essa perspectiva, a narrativa de minha experiência etnográfica não tratou de aspectos meramente visíveis da capoeira – materialização que, pessoas com seus corpos, fazem da capoeira -, mas de como sua prática estimula emoções, interesses e conhecimentos. Minha experiência, em diálogo com outros integrantes do GCAP e suas produções, trouxe à tona a existência de uma tradição poética da capoeira angola, que chamei de poética mandinga, ressaltando sua ancestralidade africana. Essa poética envolve as diversas partes do ritual da capoeira - textuais-corporais-musicais-relacionais – e permite entender a capoeira angola como uma ambiência comunicacional, artístico e expressiva, divulgada e atualizada no encontro entre diferentes culturas.
Questa tesi è il risultato di una ricerca etnografica condotta frequentando le attività del Grupo de Capoeira Angola Pelourinho - GCAP - a Salvador (Bahia/Brasile) e a Cremona (Italia). É una narrativa centrata in un’esperienza d’autore nomade, che è diventata l'occasione per indagare i processi culturali e artistici, così come le dinamiche politiche e sociali che l’operato di diversi attori, della fine del XIX secolo ad oggi, ha prodotto sulla capoeira, cambiando il suo status: da pratica criminalizzata (e sempre marginalizzata) a simbolo del Patrimonio Immateriale dell'Umanità. Critico nei confronti di questo progetto di istituzionalizzazione, il GCAP, orientato da Mestre Moraes, Pedro Moraes Trindade, sviluppa un progetto interessato a comprendere, nel contesto attuale, narrazioni orali e corporali, portando avanti principi e pratiche che contraddistinguono quest’arte nella loro complessità. Como trasmessa nel GCAP, la capoeira angola suggerisce un pensiero del intermezzo (in-between), stimolando la costante ricerca di altre verità, ancorato in un processo di apprendimento privo di punto finale. Per sottolineare questo aspetto, la narrazione della mia esperienza etnografica non ha affrontato solo gli aspetti visibili della capoeira - materializzazione che le persone con i loro corpi fanno della capoeira -, ma di come questa pratica stimola emozioni, interessi e conoscenze. La mia esperienza, in dialogo con gli altri membri del GCAP e le sue produzioni, ha fatto emergere anche l'esistenza di una tradizione poetica della Capoeira Angola, che ho chiamato poetica mandinga, sottolineando la sua ascendenza africana. É importante accentuare che, dal XX secolo, questa manifestazione poetica ha iniziato ad essere registrata, sviluppando una conseguente produzione discografica accessibile a persone provenienti da diverse parti del mondo.
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Prévost, Bertrand. "L'art du geste : manières et stylistique du corps dans l'Italie de la Renaissance : discours, pratiques, images." Paris, EHESS, 2004. http://www.theses.fr/2004EHES0061.

Full text
Abstract:
En quoi les gestes ont-t-ils fait l'objet d'une forme de problématisation esthétique dans l'Italie de la Renaissance? L'analyse de trois formations discursives (traités d'art, traités de danse, traités de comportement) permet de dégager deux directions principales. La première tend à astreindre les gestes à l'ordre de la représentation. La seconde prend le nom de grâce, comme art du geste au-delà de l'art, installant un régime profondément esthétique, fait d'intensités dispersées et d'action à distance. La seconde parrtie s'attache à montrer comment les arts florentins du second Quatrocento interviennent dans des pratiques gestuelles (combat et amour) pour les intensifier et les précipiter et non simplement les représenter. Nous en venons à mettre au point une notion singulière de maniérisme puis, par une analyse plus spécifique de la peinture de Pollaiolo et de Botticelli, à dissocier définitivement les gestes de toute forme corporelle et partant, de tout langage des gestes
How gestures became an aesthetic problem for the Italian Renaissance? The nalysis of three discursive forms (theory of art, theory of dance, theory of behaviour) makes it possible to distinguish two main directions. The first aims to compel the gestures to the order of Representation. The second deals with grace, as an art of gesture beyond art, and implying a profound aesthetic system, consisting in scattered intensities and action in distance. Second part considers how the visual arts of the second florentine Quattrocento intervene into gestural practices (fighting and love) to precipitate and intensify them rather than represent them. A new notion of "manierism" can be operative to understand what rise in painting. A more specific analysis of Pollaiuolo's and Botticelli's paintings leads to dissociate gestures from any bodily form and any notion of "language of gestures"
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ARCOVITO, Marta. "Il corpo della voce - integrazione audiovisiva e gesto articolatorio nello sviluppo del linguaggio e nell'apprendimento di una seconda lingua." Doctoral thesis, 2021. http://hdl.handle.net/11570/3199805.

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Abstract:
È quando una delle componenti di un sistema non è più accessibile, che ci si rende conto dell’impatto, prima poco visibile nell’uso fisiologico, di quella componente sul funzionamento del sistema, anche se quest’ultimo continua comunque ad assolvere alla sua funzione. Questa considerazione è applicabile, per esempio, alla condizione in cui interagiamo con una persona che indossa una mascherina a protezione delle vie respiratorie e non abbiamo, quindi, accesso alla visione della sua bocca. Quello che ci interessa è sentire, non vedere la bocca, eppure la sensazione è spesso quella di sentire di meno. La bocca del parlante rappresenta la componente articolatoria visibile del linguaggio. Essa non è una componente necessaria per percepire il suono, ma ha un valore intrinseco legato al suono linguistico, la cui disamina può aiutare a comprendere in che modo essa permei il linguaggio verbale a un livello profondo, non solo nella funzione di produzione delle parole. L’indagine del ruolo della componente articolatoria e multimodale del linguaggio verbale sta alla base di questo lavoro. Il percorso che segue mira a comprendere e inquadrare la funzione del sistema articolatorio umano e la relazione che esso ha con il linguaggio verbale che produce. Al passaggio d’aria, la vibrazione delle corde vocali produce onde sonore che si propagano poi nell’aria e arrivano all’orecchio di un’altra persona sotto forma di voce. L’apparato di fonazione di cui è dotato, permette all’uomo di dare vita, attraverso la voce, a una delle funzioni cognitive più complesse e più studiate sia a livello filogenetico che ontogenico: il linguaggio verbale. Le onde sonore sono onde longitudinali, ossia onde in cui le vibrazioni prodotte dalla sorgente sonora producono un’alterazione nella densità delle molecole dell’aria, che iniziano così a muoversi parallelamente alla direzione dell’onda in un alternarsi di compressioni e rarefazioni della densità molecolare, fino al ritorno al punto di equilibrio e quindi al silenzio (Fishbane et al., 1993). Essendo l’atto verbale un atto non automatico, bensì volontario, perché possa avere origine e destinazione, l’onda sonora linguistica ha bisogno di un corpo (il cui sistema di fonazione agisce come sorgente sonora), di un mezzo di propagazione (solitamente l’aria), e di un sistema ricevente che processi ed elabori l’onda sonora. Il linguaggio verbale è il prodotto di un fenomeno meccanico che crea un’onda sonora che altera la densità media delle molecole dell’aria. L’onda sonora, nella forma di suono linguistico, può poi essere processata dal sistema uditivo ed elaborata da quello nervoso del ricevente. Il linguaggio verbale si configura quindi come una sorta di passaggio di oscillazioni molecolari che vengono originate da un corpo e il cui output sonoro viene processato ed elaborato da un altro corpo. Ma cosa rimane dell’elemento corporeo che le produce, nella complessa concatenazione di onde sonore che danno vita al linguaggio verbale? Che ruolo ha l’esperienza corporea nel processamento e nell’elaborazione di queste oscillazioni molecolari? È possibile che le onde sonore linguistiche trasferiscano, oltre all’informazione sonora, un’informazione corporea del linguaggio verbale, propedeutica al suo processamento? E, infine, in che modo tale eventuale informazione corporea può entrare in gioco nella percezione di input sonori poco chiari o poco familiari, come ad esempio quelli di una lingua diversa da quella materna? L’obiettivo di questo lavoro è quello di fare luce, partendo da queste domande, sul ruolo della dimensione corporea nell’apprendimento del linguaggio verbale proprio relativamente all’atto che lo realizza: il gesto articolatorio. Il gesto articolatorio è l’atto motorio compiuto dal tratto vocale e dai muscoli facciali grazie al quale si realizza la produzione linguistica. La parte visibile del gesto articolatorio è rappresentata dal movimento della bocca di chi parla. Nella prima parte di questo lavoro, si approfondisce in che modo la visione del gesto articolatorio altrui e l’integrazione multisensoriale del doppio input, visivo (gesto articolatorio) e acustico (voce), influenzino la percezione sonora, approfondendo gli aspetti legati all’incidenza dell’esperienza linguistica sull’attenzione selettiva agli indizi articolatori e sull’importanza che essi acquistano nel processamento dei suoni linguistici nel corso dello sviluppo. Il gesto articolatorio è presentato nel ruolo di elemento che attribuisce salienza percettiva al volto del parlante, arricchendo il contesto in cui è collocato e processato l’input verbale. Questo percorso attraverso il ruolo del gesto articolatorio quale contesto percettivo che influisce sul processamento sonoro permette di spostarsi con più agilità verso un livello più profondo e più radicato del rapporto tra sistema articolatorio e linguaggio verbale. A partire dal dato sulla minore efficienza nel processamento audiovisivo degli input verbali negli individui con storia di disturbo specifico del linguaggio (Kaganovich et al., 2016) e in quelli con diagnosi di dislessia (van Laarhoven et al., 2018), (Schaadt et al., 2019), (Rüsseler et al., 2018), si apre la seconda parte della trattazione, tesa a fornire elementi sulla natura motoria degli aspetti produttivi e percettivi del linguaggio verbale. Oltre a una minore efficienza nel processo di integrazione audiovisiva degli input verbali (acustico e visivo), infatti, è stata riscontrata negli individui con diagnosi di dislessia una anomalia nella velocità di articolazione dei suoni linguistici: essa risulta più lenta rispetto a quella del gruppo di controllo, sia relativamente alla produzione linguistica, sia relativamente alla pianificazione motoria del gesto articolatorio durante il flusso verbale (Fawcett & Nicolson, 2002). Inoltre, buone capacità di lettura del labiale sono correlate a migliori capacità di produzione e articolazione verbale (Heikkilä et al., 2017). Nella parte conclusiva si analizza il ruolo che la natura motoria del linguaggio verbale può avere nel contesto dell’apprendimento di una seconda lingua, spiegando che cosa possa segnalare il ruolo della componente articolatoria rispetto alla relazione tra sistema motorio, percezione e produzione del linguaggio. La capacità di percepire le differenze sonore tra i suoni di una lingua diversa da quella materna non è sempre scontata. I giapponesi, per esempio hanno grosse difficoltà nella distinzione sonora dei fonemi /r/ e /l/, che nella loro lingua non sono differenziati né acusticamente né produttivamente (Miyawaki et al., 1975). Tale capacità di identificazione migliora però a seguito di un training specifico per l’identificazione del contrasto fonetico. Il miglioramento non si limita all’incremento della capacità percettiva, ma si estende al miglioramento della capacità di produzione di parole contenenti i due fonemi /r/ e /l/ (Bradlow et al., 1997). Le indagini neurofisiologiche condotte durante il processamento dei suoni linguistici e durante la visione del solo movimento delle labbra relativo alla loro produzione rilevano l’attivazione di aree cerebrali motorie coinvolte nella produzione di linguaggio (Fadiga et al., 2002), (Watkins et al., 2003), (Wilson et al. 2004). Tuttavia, nel caso di fonemi di una lingua straniera, l’attivazione nelle aree motorie è maggiore rispetto a quella rilevata durante l’ascolto della lingua materna (Wilson & Iacoboni, 2006) e aumenta all’aumentare della difficoltà di identificazione dei fonemi, come nel caso dei suoni consonantici /r/ e /l/ per i giapponesi (Callan, Tajima et al., 2003), (Callan et al., 2004). L’incremento dell’attività cerebrale nelle aree deputate alla produzione linguistica in risposta al processamento di suoni difficili di una lingua che non è la propria lingua madre e durante il processamento di suoni della propria lingua materna pronunciati con un accento straniero (Callan et al., 2014) indica per gli autori di questi studi un maggiore ricorso, nel caso di un input sonoro con cui si ha poca o nessuna familiarità, ai sistemi di controllo del feedback articolatorio-uditivo. I miglioramenti percettivi a seguito di un training mirato (Callan, Tajima et al., 2003) sono, in quest’ottica, il risultato dell’acquisizione di mappe articolatorio-uditive e uditivo-articolatorie che intervengono a facilitare l’identificazione fonetica e alle quali serve fare maggiore ricorso nel caso di suoni più difficilmente riconoscibili (Callan, Tajima et al., 2003), (Callan et al., 2004). Il fatto che l’esposizione audiovisiva allo stimolo verbale (che includa dunque la presentazione dell’input sonoro associato al relativo gesto articolatorio) nel caso di contrasti fonetici difficili o di differenze nella durata dei dittonghi di una seconda lingua dia risultati percettivi migliori rispetto all’esposizione unicamente sonora (Navarra & Soto-Faraco, 2007), (Hirata & Kelly, 2010) è messo in relazione proprio con questi ultimi studi. Il gesto articolatorio viene presentato come una chiave d’accesso ottimale per la ricostruzione di quelle mappe uditivo-articolatorie utili a un più efficace processamento sonoro. Vengono infatti individuati due livelli di multimodalità del linguaggio verbale: il primo acustico-visivo, relativo al ruolo del gesto articolatorio quale contesto percettivo per l’input sonoro; il secondo, acustico-articolatorio relativo all’incremento dell’attività cerebrale nelle aree motorie del linguaggio per il processamento di una lingua straniera e al maggiore ricorso ai sistemi di controllo del feedback articolatorio-uditivo in risposta a un input linguistico impegnativo di una lingua non familiare. L’incremento della capacità percettiva con l’esposizione audiovisiva all’input, anziché unicamente sonora, si spiega col fatto che il gesto articolatorio visibile si configura come il punto nel quale i due livelli di multimodalità del linguaggio verbale (acustico-visiva e acustico-articolatoria) convergono e grazie al quale il processamento sonoro risulta facilitato. Il gesto articolatorio visibile si pone quindi come un elemento prezioso non solo nell’ambito del processamento della lingua materna, ma anche nell’ambito del processamento e della produzione di suoni linguistici di una seconda lingua. Proprio a partire dal processo automatico di integrazione audiovisiva tra input sonoro e gesto articolatorio, infatti, è possibile reperire un indizio esplicito per la creazione delle mappe articolatorio-uditive e uditivo-articolatorie funzionali al più accurato processamento dell’input sonoro, che può a sua volta riflettersi in un miglioramento della capacità di produzione linguistica orale.
Only when one of a system’s components is no longer accessible, do we realise the impact that component had on the system’s functioning, even when the latter still fulfils its function. This is applicable, for example, in the case of interaction with a person using a face mask as a respiratory system protection tool and we therefore have no access to the vision of their mouth. What we need here is hearing, not seeing the mouth, but the feeling is often that of hearing less. The speaker’s mouth represents the visible articulatory component of human language and is not necessary to the perception of sound itself, but it has an intrinsic value linked to the linguistic sound; analysis of its function may help us to understand how profoundly it permeates speech, not only in its function of producing words. Investigation into the articulatory and multimodal components of speech is the premise of this dissertation. The path it follows aims at understanding and framing the function of the human articulatory system and the relationship that exists between it and the speech it produces. The vibration of the vocal cords, consequent to the passage of air produces sound waves that propagate through the air and reach another human’s ear as voice. The phonatory system enables humans to produce speech: one of the most complex and most widely studied cognitive functions both at the phylogenetic level and at the ontogenetic level. Sound waves are longitudinal waves, namely, waves within which the vibrations produced by the sound source cause an alteration in the density of air molecules, which thus start moving parallel to the direction of the wave alternating compressions and rarefactions of the molecular density, until they return to a state of equilibrium and therefore to silence. Since speech production is not an automatic process, but rather a voluntary act, for it to have an origin and a destination, a linguistic sound wave needs a body (whose phonatory system acts as a sound source), a propagation medium (usually air), and a receiving system to process the sound wave. Speech is the result of a mechanical phenomenon that produces a sound wave which alters the air molecules’ average density. The sound wave, in the form of a linguistic sound, can then be received by the auditory system and processed by the nervous system of the hearer. Speech, therefore, amounts to a sort of transfer of molecular oscillations originated from a body and whose sound output is processed by another body. What is left of the bodily element that produces them, in the complex sequence of sound waves that create speech? What role does bodily experience play in the processing of these molecular oscillations? Could it be that, besides the acoustic information, speech sound waves transfer bodily information of verbal language which leads up to the acoustic processing? And finally, how could such bodily information play a part in the processing of speech sounds that are less clear or less familiar, such as those of a language other than one’s native language? Taking these questions as a starting-point, the aim of this work is to shed light on the role of the bodily dimension of language learning, specifically relating to the act that makes speech possible: the articulatory gesture. The articulatory gesture is the motor act effected by the vocal tract and facial muscles thanks to which language production is enacted. The visible part of the articulatory gesture is the speaker’s mouth movement. The first part of this work examines how seeing the speaker’s articulatory gesture and the multisensory integration of the dual input, visual (articulatory gesture) and auditory (voice), influences acoustic perception, by analysing the aspects linked to the incidence of linguistic experience on selective attention to articulatory cues and the importance they acquire in the processing of speech during development. In this part, the articulatory gesture is presented as the element that confers perceptual salience to the speaker’s face, enriching the context within which the speech input is situated and processed. This route which traces the role of articulatory gestures as a perceptual context that influences acoustic perception facilitates moving towards a more in-depth and embedded level of the relationship between the articulatory system and speech. The second part of the dissertation has its starting point in the data signalling a less efficient audiovisual processing of speech in individuals with a history of specific language impairment (Kaganovich et al., 2016) and in individuals diagnosed with dyslexia (van Laarhoven et al., 2018), (Schaadt et al., 2019), (Rüsseler et al., 2018) and aims to supply elements on the motor nature of speech’s productive and perceptive aspects. Together with a less efficient audiovisual integration of speech inputs (auditory and visual), an atypical speed in linguistic articulation is recorded in individuals with dyslexia: articulation is slower compared to controls both in speech production and in speech motor planning. Furthermore, good lip-reading abilities correlate to better speech production and articulation skills. The final part of the work examines the role that speech’s motor nature may play in the context of second language learning, explaining what the role of the articulatory component may point out in the relationship between the motor system, perception and production of speech. The ability to perceive the acoustic differences of the sounds of a language other than one’s native language cannot always be taken for granted. Japanese people for example have great difficulties in distinguishing the English phonemes /r/ and /l/ which are not differentiated in their language. The phoneme identification performance improves after specific training to allow better identification of the phoneme contrast. The improvement is not limited to perception abilities but extends to an improvement in production abilities for words containing the two phonemes /r/ and /l/ (Bradlow et al., 1997). Neurophysiological investigations carried out during the processing of linguistic sounds and during the vision of speech-producing lip movements alone, have detected the activation of motor areas of the brain involved in speech production. However, in the case of phonemes of a foreign language, there is a greater activation of the brain motor areas compared to the activation recorded when hearing a native language (Wilson & Iacoboni, 2006). This activation becomes greater as the difficulty in the phoneme identification increases, in exactly the same way as with the sounds /r/ and /l/ for Japanese speakers (Callan, Tajima et al., 2003), (Callan et al., 2004). The increase in brain activation in the areas involved in language production in response to the processing of difficult sounds of a language other than one’s native language and during the processing of linguistic sounds of one’s native language pronounced with a foreign accent (Callan et al., 2014) is the sign, for the authors of these studies, of a greater resort to the control systems of the articulatory-auditory feedback. The perceptual improvements following specific training (Callan, Tajima et al., 2003) are, from this viewpoint, the result of the acquisition of the articulatory-auditory and auditory-articulatory maps that intervene to facilitate phonetic identification and on which one needs to rely more for the processing of less easily recognisable sounds (Callan, Tajima et al., 2003), (Callan et al., 2004). The fact that audiovisual exposure to a verbal input (which therefore includes the auditory input associated with the relative articulatory gesture) gives better perceptual results than exposure to the auditory input alone in the processing of difficult phonetic contrasts and in distinguishing the differences in diphthong duration of a foreign language (Navarra & Soto-Faraco, 2007), (Hirata & Kelly, 2010) is compared with the latter studies by Callan and colleagues. The articulatory gesture is presented in this work as an optimal access key for the reconstruction of those auditory-articulatory maps needed for more efficient acoustic processing. Two levels of speech multimodality are identified: the first is an auditory-visual level, relating to the role of the articulatory gesture as a perceptual context for the acoustic input; the second is an auditory-articulatory level related to the increase in the activity in brain motor areas of speech during the processing of a foreign language and to the control systems of the articulatory-auditory feedback in response to a demanding linguistic input of an unfamiliar language. The improvement in perceptual abilities as a result of an audiovisual exposure to the input is explained by the fact that the visible articulatory gesture is the point at which the two levels of speech multimodality converge and thanks to which sound processing is enhanced and is thus a precious element that is not restricted to the processing of one’s native language but extends to the processing and production of linguistic sounds of a second language. It is specifically in the automatic process of the audiovisual integration of the linguistic auditory input and related articulatory gesture that it is possible to find an explicit cue for the creation of the articulatory-auditory and auditory-articulatory maps that enable a more accurate processing of the acoustic input, which may, in turn, be reflected in an improvement of speech production abilities.
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Books on the topic "Gesti del corpo"

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Bianchi, Paola. Corpo politico: Distopia del gesto, utopia del movimento. Spoleto (PG): Editoria & spettacolo, 2013.

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2

Figure del corpo: Gesto e immagine in movimento. Milano: Meltemi, 2019.

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3

Dal gesto al pensiero: Il linguaggio del corpo alle frontiere della mente. Milano: F. Angeli, 1998.

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4

Palma, Mattia. Dizionario minimo del gesto: Corpo, movimento, comunità nella danza di Virgilio Sieni. Milano (Mi): Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, 2019.

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5

Panvini, Bruno. I più antichi poemi che celebrano le imprese di Guglielmo dal curvo o dal corto naso. Soveria Mannelli (Catanzaro): Rubbettino, 1996.

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6

La bible des gestes du monde des affaires. [Montréal]: Caractère, 2008.

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7

Ricci, Alessandro. Linguaggio Del Corpo: Il Significato Nascosto Dietro I Gesti e le Espressioni Delle Persone. Independently Published, 2020.

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8

Stone, Richard. Tecniche Di Linguaggio Del Corpo Strategie Pratiche per Analizzare e Decifrare le Persone, Scoprire le Loro Personalità e Capire Cosa Pensano Tramite Movimenti e Gesti Inconsci Del Loro Corpo. Independently Published, 2020.

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Manuale Del Linguaggio Del Corpo: Tecniche Pratiche Di Psicologia Comportamentale per Riconoscere Immediatamente le Personalità Delle Persone, Decifrare Espressioni, Gesti e Scoprire I Loro Segreti. Lulu Press, Inc., 2021.

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10

Manuale Del Linguaggio Del Corpo: Tecniche Pratiche Di Psicologia Comportamentale per Riconoscere Immediatamente le Personalità Delle Persone, Decifrare Espressioni, Gesti e Scoprire I Loro Segreti. Independently Published, 2020.

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Book chapters on the topic "Gesti del corpo"

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LARRYS GOMES DE ASSIS NOGUEIRA, MAYARA. "FICÇÃO CIENTÍFICA E DISCUSSÕES SOBRE CIÊNCIAS: UM PERFIL DA PRODUÇÃO DO ENPEC ENTRE 1997 – 2017." In Itinerários de resistência: pluralidade e laicidade no Ensino de Ciências e Biologia. Editora Realize, 2021. http://dx.doi.org/10.46943/viii.enebio.2021.01.291.

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Abstract:
CONHECER SOBRE ESTRATÉGIAS DE DIÁLOGO DE SABERES ENTRE CIÊNCIAS E LITERATURA GESTA FORMAS DE PENSAR E PROBLEMATIZAR CIÊNCIAS EM DIFERENTES CONTEXTOS. SOB ESSA GUIA, O OBJETIVO DESSE TRABALHO É APRESENTAR UM ESTADO DA ARTE DE PESQUISAS QUE RELACIONAM FICÇÃO CIENTÍFICA (FC) E DISCUSSÕES SOBRE CIÊNCIAS PUBLICADAS NO ENPEC ENTRE 1997 E 2017. O CAMPO AMOSTRAL É COMPOSTO POR ARTIGOS PUBLICADOS NAS ATAS DO ENPEC (1997 – 2017) QUE APRESENTAM O DESCRITOR FICÇÃO CIENTÍFICA NO TÍTULO, RESUMO OU CORPO DO TEXTO. DE POSSE DOS ARTIGOS, REALIZEI UMA LEITURA SISTEMÁTICA PARA DELINEAR SE E QUAIS USAVAM A FC COMO VIA PARA DISCUTIR SOBRE CIÊNCIAS EPISTEMOLOGICAMENTE. ESSE EXERCÍCIO PERMITIU IDENTIFICAR QUE APENAS 05, DOS 13 ARTIGOS MAPEADOS, ATENDIAM AOS CRITÉRIOS ESTABELECIDOS. O MAPEAMENTO DELINEADO ATRAVESSA O BINÔMIO PRESENÇA/AUSÊNCIA DE PESQUISAS PARA ASSUMIR OS MATERIAIS ENCONTRADOS COMO NORTES/SUIS, FORMAS DE ASSUMIR A FC QUE INSTIGAM O EXERCÍCIO DO DIÁLOGO DE SABERES COMPLEXO.
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Conference papers on the topic "Gesti del corpo"

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Villanueva, Luis. "Identificación de microexpresiones faciales durante el proceso de selección de personal." In Congreso Internacional de Ingeniería de Sistemas. Universidad de Lima, 2020. http://dx.doi.org/10.26439/ciis2019.5525.

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Abstract:
¿Cómo saber si la información brindada por un postulante durante un proceso de selección de personal es verídica? Paul Ekman, psicólogo pionero en el estudio de las expresiones faciales, vincula las mentiras con las microexpresiones, un tipo de gesto facial sutil, corto y que representa emociones que una persona intenta reprimir. Esta investigación propone el uso de Local Binary Patterns y Support Vector Machines para detectar microexpresiones y clasificarlas a través de la implementación de un sistema que fue probado en la base de datos SAMM y en sujetos de prueba.
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Teira Muñiz, Ismael. "Los caminos del deseo como fenómeno ilustrativo de la relación entre el caminar y la práctica artística contemporánea." In IV Congreso Internacional de Investigación en Artes Visuales. ANIAV 2019. Imagen [N] Visible. Valencia: Universitat Politècnica de València, 2019. http://dx.doi.org/10.4995/aniav.2019.9532.

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Abstract:
Los caminos del deseo son senderos producidos como resultado de la acción del caminar erosionando una superficie de hierba o césped. Proponen el camino más corto o sencillo entre un origen y un destino, y en ocasiones son entendidos como atajos. Representan, en definitiva, la interpretación física de algo tan abstracto como el deseo, y son también improntas evidentes de un gesto ciudadano, al acortar, rechazar e, incluso, mejorar el camino marcado. Sin embargo, la forma en que la mayoría de los transeúntes recorren el espacio público dificulta su visibilidad, en parte debido al atractivo de la proliferación de imágenes en dispositivos móviles empleados mientras se camina, que provoca que pasen desapercibidos. Los caminos del deseo también son el resultado de un acto poético, performativo, creativo y subversivo, esquivando la senda marcada. Se presta especial atención al fenómeno propio de Valencia, resultado de la investigación llevada a cabo en los últimos años y que evidencia la existencia de una modalidad particular de caminos del deseo urbanos. Se trata de agrestes veredas rodeadas de naturaleza, itinerarios destinados al trayecto placentero y al deleitoso momento de caminar campo a través hasta acabar dejando huella. Son muchos los caminos del deseo que podemos recorrer en el Parque Metropolitano del Túria, en contraste con el competitivo ritmo de las maratones y demás carreras cuya popularidad está en auge actualmente. De este modo, la propuesta se fija en algunos ejemplos de la práctica artística contemporánea como “The Crooked Path”, 1946, de Jeff Wall, “Shortcuts”, 2004, de Mircea Cantor, o la producción propia en proyectos como “Compostela: caminos del deseo”, 2011, o “El deseo de atravesar el paisaje”, 2012, dentro del contexto valenciano.
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