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Dissertations / Theses on the topic 'Gestazione'

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VIOLI, ROSARIA. "Parole in attesa. Significati, vissuti e potenzialità educative del tempo della gestazione." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2013. http://hdl.handle.net/10281/46918.

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Abstract:
La ricerca ha come oggetto di indagine il tempo dell’attesa gestazionale come momento esistenziale particolare di cui si è inteso mettere in luce caratteristiche e potenzialità educative, movendo dall’analisi dei vissuti, delle emozioni e dei significati ad esso attribuiti da un gruppo di coppie in attesa del primo figlio e da un gruppo di professioniste impegnate, a vario titolo, nell’accompagnamento alla nascita. Utilizzando la scrittura, si sono istituiti spazi di ripensamento del tempo vissuto e di riflessione comune, per promuovere nuove possibilità di comprensione dell’esperienza e la co-costruzione di dimensioni di senso che potessero accrescere la capacità critica e autoriflessiva dei singoli individui a partire dalla valorizzazione della loro biograficità.
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Cecchetto, Marta. "Monitoraggio ecografico dell'apparato riproduttore e della progesteronemia durante la gestazione e la fase prepubere nei piccoli animali." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2017. http://hdl.handle.net/11577/3423239.

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Abstract:
The research project was focused on ultrasound aspects and endocrinology of prepubertal period and pregnancy of small animals. The project was developed following three main research studies. The first study analyzed the endocrinology of pregnancy in German Shepherd bitches with anamnesis of short interestrous interval and embryo resorption. The aim was: a) to study progesterone and prolactin concentrations during pregnancy; b) to evaluate acute phase proteins concentrations (C-reactive protein and ceruloplasmin) in order to evaluate inflammatory signs causing embryo resorption. Data of progesterone, prolactin, C-reactive protein, and ceruloplasmin concentrations collected in German shepherd bitches and in bitches with normal cycles and pregnancies were compared throughout all the luteal phase. However, during the study, because of a suspicion of luteal insufficiency, German shepherd bitches were treated with exogenous natural progesterone. The second study was focused on ultrasonography and fetometry of German Shepherd bitches. The study was divided into three parts: 1) linear regression formula for ICC (Inner Chorionic Cavity) and BP (Biparietal Diameter) in German Shephers bitches elaborated by other authors were used to verify accuracy of estimation of parturition day in our measurement obtained during pregnanciesof (quante?) German Shepherd bitch. In the second part of the work, linear regression formulae to estimate parturition day for BD (Body Diameter), CRL (Crown Rump Length) e DPTV (Deep Portion of TelencephalicVesicle) were calculated. Data from 15/20 German Shepherd bitches with known ovulation date were used. In the third part of the study, in order to verify the accuracy of linear regression lines in the estimation of parturition date, the formula obtainedfor BD, CRL and DPTV were used to estimate parturition day in German Shepherd bitches with unknown ovulation date. The third study was focused on the control of reproduction in order to delay puberty in queens. To this purpose, it was analysed the effect of 4.7mg deslorelin implant in the postponement of puberty in prepubertal queens. Clinical and behavioral signs of heat were monitored. Vaginal citology with the percentages of keratinized cells, vocalizations and cifosis behaviors were considered. Progesterone and estrogen concentrations were analyzed to find shift from basal levels of prepubertal period, as well as the increase of weight was analyzed to evaluate the influence of the Deslorelin treatment on the body development.
Il progetto di ricerca si è focalizzato sugli aspetti ecografici ed endocrinologici della fase prepubere e della gravidanza dei piccoli animali. La prima parte del progetto ha valutato alcuni aspetti endocrinologici della gravidanza in cagne di razza Pastore Tedesco, con anamnesi di interestri brevi e riassorbimenti embrionali. I dati degli ormoni presi in considerazione (progesterone e prolattina) sono stati confrontati con quelli rilevati in un gruppo di cagne controllo, con cicli e gravidanze normali. Inoltre, proteina C reattiva e ceruloplasmina, proteine della fase acuta positive, sono state dosate in alcuni dei soggetti appartenenti ai due gruppi per valutare l'™esistenza di segni indicativi di cause infiammatorie di riassorbimento embrionale. Durante lo studio sono state trattate, durante la gestazione, con progesterone esogeno, perché sospette di insufficienza luteale. Lo scopo è stato quello di confrontare la concentrazione di progesterone, prolattina, proteina C reattiva e ceruloplasmina in questi due gruppi di cagne, per valutare l'effettiva esistenza della necessità  di trattare i Pastori Tedeschi con progesterone esogeno e per approfondire la correlazione esistente tra il progesterone e la prolattina, principale fattore luteotropo durante la seconda parte della gravidanza. E' infatti spesso stato riscontrato durante la mia pratica clinica un utilizzo di supplementazione di progesterone esogeno non giustificato da evidenze cliniche, basato solo su un abbassamento della concentrazione della progesteronemia e che porta l'™allevatore a richiedere l'€™utilizzo di supplementazioni ormonali. Nel secondo lavoro è stato preso in considerazione l'€™aspetto ecografico della gestazione canina. In particolare il lavoro è stato focalizzato sulla stima della data di parto in cagne di razza Pastore Tedesco utilizzando sia rette di regressione lineare per parametri calcolati da altri autori, sia rette di regressione da noi calcolate specificatamente per il pastore tedesco. La parte 1 del lavoro ha previsto l'applicazione di formule elaborate da altri autori per i parametri ICC (Inner ChorionicCavity) e BP (Biparietal Diameter) per verificare l'™accuratezza della stima della data di parto nei soggetti inclusi nel nostro studio. Nella parte 2 del lavoro sono state elaborate rette di regressione lineare per la stima della data di parto in cagne di razza Pastore Tedesco, per i parametri BD (Body Diameter), CRL (Crow Rump Lenght) e DPTV (DeepPortion of TelencephalicVesicle). Nella parte 3 dello studio le formule ottenute nella parte 2 sono state applicate a dati raccolti in cagne gravide di razza Pastore Tedesco con ovulazione non nota. Il terzo lavoro è stato focalizzato sul controllo della riproduzione. E'ˆ stato valutato l'€™effetto dell'€™impianto di 4.7 mg di Deslorelin nel posporre l'insorgenza della pubertà in gatte prepuberi. Per verificare l'€™efficacia di questo trattamento sono stati presi in considerazione gli aspetti clinici e comportamentali del della fase estrale quali citologia vaginale e la presenza di cellule cheratinizzate, vocalizzazioni e cifosi. Inoltre sono state valutate le variazioni delle concentrazioni di progesterone ed estrogeni, per valutarne le eventuali alterazioni rispetto ai livelli basali riscontrati durante il periodo prepubere. E'ˆ stato infine valutato l'€™incremento di peso corporeo nelle gatte incluse nello studio.
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Cervi, Francesca <1983&gt. "Infezione primaria da Citomegalovirus in gravidanza: fattori prognostici di malattia sintomatica determinabili entro la ventiduesima settimana di gestazione." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018. http://amsdottorato.unibo.it/8506/1/CERVI_FRANCESCA_TESI.pdf.

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Abstract:
Background. L’infezione primaria da Citomegalovirus (CMV) in gravidanza può portare a infezione congenita in circa il 30% dei casi, di cui 15-20% possono sviluppare sintomi a lungo termine inclusi deficit uditivi e sequele neurologiche. Gravi anomalie cerebrali nello studio ecografico prenatale sono associate a peggiore prognosi, ma è più difficile stabilire gli esiti post-natali nei feti con anomalie ecografiche non gravi. Obiettivi. Valutazione del potere predittivo di malattia sintomatica delle anomalie ecografiche non gravi, in associazione all’amniocentesi, determinabili entro la ventiduesima settimana di gestazione. Metodi. Studio prospettico osservazionale di donne con infezione primaria in gravidanza tra il 2007 e 2015: le pazienti sono state sottoposte a studio ecografico e neurosografico della morfologia fetale ed isolamento virale su liquido amniotico tra 20 e 21 settimane di gestazione, ad almeno 6 settimane dal presunto contagio materno. I segni e i sintomi di malattia congenita sono stati valutati alla nascita e al follow up nei nati vivi e attraverso l’esame autoptico nei casi di interruzione di gravidanza. Risultati. Lo studio ecografico prenatale di 306 gravidanze complicate da infezione primaria da CMV ha rilevato la presenza di anomalie cerebrali lievi e/o extracerebrali in 15 casi (4.9%). Tali reperti si sono dimostrati significativamente associati alla presenza di malattia sintomatica post-natale (OR= 18.5; 95% CI: 5.43-62.8, P<0.001), con alta specificità (97.6%) e valore predittivo negativo (95.6%) La contemporanea presenza di anomalie ecografiche e isolamento di DNA virale su liquido amniotico ha mostrato specificità e valore predittivo negativo pari a 99.7% e 95.7%, mentre la presenza di uno solo dei due reperti ha raggiunto una sensibilità di 94.7% e valore predittivo negativo di 99.6%. Conclusioni. La valutazione del rischio di malattia sintomatica può essere realizzata prima della ventiduesima settimana con buona sensibilità e specificità, attraverso un dettagliato esame ecografico morfologico ed isolamento virale su liquido amniotico.
Background. Primary maternal Cytomegalovirus (CMV) infection during pregnancy can lead to congenital infection in around 30% of newborns, with 15-20% of infected children developing long-term symptoms including hearing loss and neurological sequelae. Severe brain ultrasound anomalies are associated with poor prognosis, but post-natal outcomes of fetuses with mild ultrasound anomalies are difficult to establish. Objective. The aim of the study was to evaluate the predictive value of mild ultrasound anomalies and viral load in amniotic fluid, performed before twenty-second week of gestation, in relation to the presence of symptomatic congenital disease. Methods. This is a prospective observational study of pregnant women with primary CMV infection enrolled between 2007 and 2015: fetal ultrasound scan with detailed neurosonogram and viral isolation in amniotic fluid were performed in all pregnancies between 20 and 21 weeks of gestation, at least 6 weeks after maternal infection. Sign and symptoms of congenital infection were evaluated at birth and at neonatal follow up in live-borns, post-mortem examinations were carried out in second trimester aborted fetuses. Results. Ultrasound fetal scan of 306 pregnant women with primary CMV infection detected the presence of mild cerebral and extracerebral anomalies in 15 cases (4.9%). These features was significantly associated with symptomatic congenital disease (OR= 18.5; 95%CI: 5.43-62.8, P<0.001) with high specificity (97.6%) and high negative predictive value (95.6%). The combined specificity and negative predictive value of ultrasound and viral isolation in amniotic fluid were 99.7% and 95.7%, respectively. The presence of one of this features alone reached sensibility of 94.7% and negative predictive value of 99.6%. Conclusion. The evaluation of neonatal risk of symptomatic CMV congenital disease can be realized with a good sensibility and specificity through the combination of detailed ultrasound fetal scan and viral isolation within the twenty-second week of gestation.
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Milani, Francesca. "Tiempo de espera di Carme Riera: Proposta di traduzione volta alla lettura radiofonica." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amslaurea.unibo.it/9197/.

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MASTRICCI, ANNA LUCIA. "PROFILO NUTRIZIONALE E DISTURBI GASTROINTESTINALI FUNZIONALI IN GRAVIDANZA: CORRELAZIONE CON I MARKERS INFIAMMATORI ED ANTROPOMETRICI MATERNI NEI TRE TRIMESTRI DI GESTAZIONE E CON IL PESO NEONATALE IN UNA POPOLAZIONE DI GRAVIDE A BASSO RISCHIO." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2015. http://hdl.handle.net/2434/335056.

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Abstract:
Nutritional profile and functional gastrointestinal disorders in pregnancy: effects on inflammatory markers, maternal anthropometry and neonatal birth weight Anna Lucia Mastricci Purpose The deep impact of pregnancy on digestive functions and the frequent related unwanted symptoms, together with the compliance of pregnant women toward good medical advice, offer a formidable chance to induce proper nutritional habits and identify latent gastrointestinal disorders. Functional gastrointestinal disorders' (FGIDs) associations with dietary habits and body mass index (BMI) have not been thoroughly investigated in the general population and in particular in pregnant women. Epidemiological studies have associated the increase in chronic inflammatory bowel disease to the spread of the so-called “Western diet”. The Mediterranean diet has increasingly been regarded as the gold-standard diet for human health. The nutrients exert their effects on tissue inflammation because they modified the composition of the intestinal microbiota, impaired mucosal barrier function and induce a state of low grade inflammation. Gastrointestinal disorders are not only the effect of progesterone on smooth muscle, but, alternatively, these symptoms could be interpreted as preexisting subclinical condition transformed into symptomatic conditions by pregnancy. Aim The aim of this study was to investigate the nutritional profile of Caucasian pregnant women without any previous medical condition and to evaluate its impact on weight gain, digestive and immune system, and neonatal outcome. Methods A total of 126 pregnant women were enrolled for this study. Dietary habits and gastrointestinal abnormal symptoms were assessed via two validated self-administrated questionnaire during each trimester of pregnancy. Anthropometric measurements, stool test, immune profile blood tests, socio-demographical and lifestyle data were collected during pregnancy. Associations between socio-demographic characteristics, BMI, food intake frequencies, eating habits and FGIDs were investigated with univariate logistic regression. Results High adherence to Mediterranean diet (MeD score ≥ 9) was demonstrated in only 15% of patients enrolled into study group and this trend was constant during pregnancy. Mean ± SD Med-score in each trimester of pregnancy were 7.2 ± 1.4, 7.0 ± 1.2 and 7.3 ± 1.2, respectively. Among food group items, it was noted a low consumption of fish (only 4.4% reported consuming at least 3 times a week), legumes (only 9.6% reported consuming at least three times a week) and nuts (only 24.6% reported consuming at least once a week). Mean ± SD age and pre-gestational BMI of study group were 33±3.95 and 21.82 ±3.09, respectively. Only 11.9% of patients were overweight (BMI 25-29.9) and 1.6% obese (BMI ≥ 30) before pregnancy. The study participants with higher BMI, subscapularis and total skinfold measurement had significantly lower serum adiponectin levels (r= -0,3, p= 0.007 and r= -0.2, p= 0.003, respectively). In the first trimester, the most prevalent FGIDs using ROME III questionnaire was unspecified irritable bowel syndrome (IBS) (43%), followed by bloating + constipation (4%) and positive red flags (10%). There was any significantly difference in incidence of FGIDs during pregnancy. Pregnant women affected by bloating and constipation during the second trimester showed significantly lower med score ( 5.66 ± 0.57 vs 7.37 ± 1.46, p= 0.048); a negative association between mediterranean score and homocysteinemia was observed during second trimester (r= -0.2601, p= 0.028). In contrast to study group with no gastro-intestinal symptoms, pregnant women affected by unspecified IBS and more likely to have red flags during second trimester had significantly higher serum C3 levels and hyperomocisteinemia, respectively (1.46 ±0.16 vs 1.33±0.19, p= 0.007; 7.63 ± 1.36 vs 6.55 ±1.31, p=0.014). A positive association was observed between maternal weight gain, abdominal circumference, and red flags during third trimester (75.8 ± 11.69 vs 69.7 ± 9.66, p=0.04) (109.61 ±7.95 vs 104.08 ±7.06, p=0.013). Finally, positive red flags showed during third trimester were significantly associated to increased neonatal birth weight (3581.15 ±336.14 vs 3306.11 ±412.82, p=0.026). Conclusions Nutritional components have profound effects on digestive and immune systems. The different components of a “global unbalanced diet”, added to chemicals and pollutes substances might interfere with the balance between human genome and inherited microbioma, and gastrointestinal symptoms , such as constipation, bloating and cramping, appear. So far these disorders had been correlated to the effect of progesterone on smooth muscle during pregnancy; nowdays thy could be interpreted as pre-existing condition transformed into symptomatic condition by pregnancy. The findings suggest that a correct nutritional profile could prevent gastrointestinal disorders during pregnancy and prevent metabolic syndrome in the future.
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Nicolosi, Alessandra Maria Santa. "Il bambino nato piccolo per l'età gestazionale (Sga)." Doctoral thesis, Università di Catania, 2013. http://hdl.handle.net/10761/1376.

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Abstract:
INTRODUZIONE Negli ultimi anni sempre maggiore interesse è stato riservato allo studio dei bambini nati piccoli per l età gestazionale (SGA, Small for gestational age) ovvero quei soggetti che presentano peso e/o lunghezza alla nascita inferiore al 3° percentile o alle - 2 DS. Fino ad alcune decine di anni fa, tale categoria non era considerata a rischio, se non nel breve termine; oggi invece la letteratura scientifica è ricca di dati che indicano che i bambini nati SGA, rispetto ai nati di peso adeguato (AGA, Adeguate for gestational age) presentano una probabilità maggiore di sviluppare in età adulta iposomia, malattie cardiovascolari e metaboliche, quali ipertensione arteriosa, obesità, dislipidemia, insulino-resistenza, ridotta tolleranza glucidica e diabete di tipo II, identificando il quadro della sindrome metabolica o sindrome X, e problematiche neuropsicologiche quali disturbi dell attenzione e iperattività, deficit nell apprendimento, ridotta autostima e difficoltà di interazione sociale. Nonostante le numerose ricerche non risulta ancora chiara l eziologia che sottende l associazione tra basso peso alla nascita e patologie dell età adulta, anche se diverse sono state le ipotesi avanzate. Malgrado la maggior parte dei soggetti SGA manifesti una crescita di recupero, definita catch-up growth , entro il terzo anno di vita, circa un bambino su 10 non la esibirà presentando, quindi un quadro di iposomia. Dal momento che dai dati in letteratura si evince che il nascere piccoli per l età gestazionale comporta quindi un maggiore rischio di sviluppare sin dall infanzia problematiche di carattere endocrino-metabolico oltre al problema dell iposomia, risulta fondamentale nei bambini dismaturi effettuare accurati controlli al fine di attuare strategie di prevenzione e di riconoscere tempestivamente la presenza di eventuali complicanze. La presente trattazione si pone come fine quello di fornire un approfondimento sulla condizione dei bambini Small for gestational age, affrontando nella prima parte l analisi dei dati riportati in letteratura relativi la definizione, l epidemiologia e le problematiche correlate quali complicanze e possibilità di trattamento, e descrivendo, nella seconda parte, lo studio epidemiologico, osservazionale, da me condotto al fine di verificare le problematiche relativa alla bassa statura in una popolazione di bambini nati SGA del nostro territorio.
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Roverso, Marco. "Proteomica e metallomica: studio del tessuto placentare in presenza di diabete gestazionale." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2016. http://hdl.handle.net/11577/3421787.

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Abstract:
The present research work concerns the development of new analytical methods aimed to the study of the proteome and the metallome of placental tissue and the evaluation of its possible modifications and/or alterations due to gestational diabetes. Proteomics analysis was performed by different experimental approaches based on mass spectrometry (ESI-MS and MALDI-MS), and on one- and two-dimensional electrophoresis. These analytical techniques are presently the most suitable experimental approaches to be used in omics applications thanks to their high sensitivity and specificity. Results showed the presence of protein species differently expressed in the case of gestational diabetes; in particular, it was measured an increment of the chorionic somatomammotrophin level and a decrease in the concentration of alpha, beta and gamma chains of fibrinogen and tubulointerstitial nephritis antigen-like in the case of placental tissues impaired by GDM. Metallomics analysis was carried out by ICP-MS, an analytical technique characterized by high sensitivity and robustness. The study reported an increased concentration of Se and a decrease of Cd level in pathological placental tissues compared to healthy ones. Furthermore, this approach allowed the evaluation of the effectiveness of the sampling procedure, the influence of the blood on the obtained results and showed the importance of other parameters, such as the lifestyle of the patients, in the statistical evaluation of the experimental data. In conclusion, the obtained data might be useful for the study and the explanation of the biochemical processes that characterize the disease and for the determination of new biomarkers aimed to the development of innovative diagnostic tests for gestational diabetes.
Il lavoro di ricerca presentato concerne lo sviluppo e il perfezionamento di metodi analitici atti allo studio del proteoma e del metalloma del tessuto placentare e alla valutazione di eventuali sue modificazioni e/o alterazioni in presenza di diabete gestazionale. Le analisi di proteomica sono state effettuate mediante metodologie analitiche basate sulla spettrometria di massa (in particolare sono state utilizzate le tecniche di ionizzazione MALDI e ESI) e sull’elettroforesi mono e bi-dimensionale. Allo stato attuale dell’arte queste tecniche analitiche risultano essere gli approcci sperimentali più adatti a condurre indagini di questo tipo grazie all’elevata sensibilità e specificità che le caratterizza. I risultati analitici hanno evidenziato la presenza di specie proteiche diversamente espresse nel caso di diabete gestazionale; in particolare è stato notato un incremento dei livelli di somatomammotropina corionica e una diminuzione della concentrazione delle catene alfa, beta e gamma del fibrinogeno e di Tubulointerstitial nephritis antigen-like nelle placente complicate da GDM. Le analisi di metallomica sono state condotte mediante ICP-MS, a sua volta tecnica analitica caratterizzata da elevata sensibilità e robustezza. Le analisi hanno rivelato un aumento della concentrazione di Se e una diminuzione dei livelli di Cd nelle placente patologiche rispetto a quelle sane. L’approccio seguito ha permesso di valutare l’efficacia del campionamento e delle procedure pre-analitiche, l’influenza del tessuto ematico sui risultati ottenuti e ha mostrato l’importanza di altri parametri, come ad esempio lo stile di vita della gestante, nella valutazione statistica dei dati sperimentali. In conclusione, si può affermare che le informazioni ottenute possono essere utili per lo studio e la delucidazione dei processi biochimici che caratterizzano la patologia e per la determinazione di nuovi bio-marcatori che permettano lo sviluppo di test diagnostici innovativi per il diabete gestazionale.
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Cavoretto, P. I. "STUDIO DI NUOVI FATTORI PROGNOSTICI ECOGRAFICI FETALI NELLA GRAVIDANZA CON DIABETE PRE-GESTAZIONALE." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2011. http://hdl.handle.net/2434/156318.

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Abstract:
Study of new ultrasonographic fetal prognostic factors in pregnancies with pre-gestational diabetes mellitus Objective: Firstly, to study fetal and placental biometry along with placental and fetal cardiac function at 11+0-13+6 weeks in pregnancies with pre-gestational diabetes mellitus (PGDM), by means of a series of two-dimensional (2D), three-dimensional (3D), Doppler ultrasound measurements as well as with free serum chorionic gonadotropin-β (free-βhCG), pregnancy associated plasma protein A (PAPP-A) and glycosylated hemoglobin (HbA1c) concentrations. Secondly, to evaluate differences of such measurements between normal and PGDM and eventually, to investigate their prognostic capability in the prediction of neonatal macrosomia. Materials and methods: 50 normal controls and 50 PGDM pregnant patients at 11+0-13+6 weeks were recruited in a twenty-six months period. Demographic characteristics were recorded and 2D, 3D and Doppler ultrasound assessment were performed collecting the following measurements: crown rump length (CRL), nuchal translucency (NT), nasal bone (NB), tricuspid Doppler (TR), ductus venosus Doppler (DV), left sided myocardial performance index (MPI), fetal head and trunk volume (FV), head volume (HV), placental volume (PV). The trunk volume (TV) was obtained subtracting HV from FV and the head to trunk ratio (HTR) was calculated. VOCAL technology was used to obtain 3D ultrasound measurements as previously described. DV Doppler was defined normal with positive or negative A wave and abnormal with reverse A wave. In 35 patients of both groups we also obtained maternal serum free-βhCG and PAPP-A measurements and in all PGDM cases maternal serum HbA1c was measured with High-Performance Liquid Chromatography in the periconceptional period, at 11+0-13+6 weeks and in the second trimester. All of the ultrasound measurements were performed by a single operator blind to the pregnancy outcome and according to the methodology described in separate publications-guidelines. We collected pregnancies outcomes and birthweight (BW) was transformed in centile for gestational age. Categorical variables of both groups were compared by non-parametric chi-square test. Continuous variables of both groups were compared using mean differences from expected measurements (delta values) obtained from available regression equations with non-parametric Mann Whitney U test. BW was analyzed firstly as a continuous variable by means of regression of each continuous measurements of the study and subsequently as a dichotomous variable using non parametric statistics, as previously described. Macrosomia was defined as a BW greater than the 95th centile for gestation. Statistical significance was considered with p<0.05. Results: Gestational age at delivery was significantly smaller in PGDM compared to controls (p<0.001), whereas maternal age (p<0.05), body mass index (p<0.05) and BW centile (p<0.001) were significantly greater in PGDM compared to controls. Macrosomia occurred in 13 (26%) patients with PGDM and in 2 (4%) of the normals. No significant differences between normal controls and PGDM were found for the following measurements: CRL (p=0.240), NT (p=0.521), NB (p=0.317), TR (p=0.317), free-βhCG (p=0.374), PAPP-A (p=0.725), FV (p=0.072), HV (p=0.521). Abnormal DV Doppler was more frequent in PGDM group compared to normal (LR: 6.50; p<0.001) as well as in PGDM developing neonatal macrosomia compared to those with no macrosomia (LR: 3.32; p=0.008). MPI was significantly greater in PGDM group compared to normal (p<0.001) as well as in PGDM developing macrosomia compared to those with no macrosomia (p<0.001). TV and PV were significantly smaller in PGDM compared to normal (p<0.001; p<0.001) and in PGDM with macrosomia compared to those without (p<0.001; p=0.005). HTR was significantly greater in PGDM compared to normal (p<0.001) and in PGDM with macrosomia compared to those without (p<0.001). Regression analysis showed a significant correlation between BW centile and HTR (r=0.387; p=0.006), but not with other study variables. Periconceptional HbA1c and HbA1c at 11+0-13+6 weeks were not different in PGDM with and without macrosomia (p=0.293 and p=0.187, respectively), whereas HbA1c in the second trimester was greater in PGDM developing neonatal macrosomia compared to those who did not (p=0.014). Conclusions: in our series PGDM was associated with asymmetric fetal growth restriction, reduced placental volume, abnormal ductus venosus perfusion and impaired cardiac function at 11+0-13+6 weeks of pregnancy. Fetal trunk volume, head to trunk ratio, placental volume, myocardial performance index, ductus venosus Doppler may predict neonatal macrosomia at 11+0-13+6 weeks of pregnancy and eventually may be indicators of fetal metabolic impairment in PGDM pregnancies.
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MIGLIO, NICOLE. "Phenomenology of Pregnancy: the lived experience of gestation." Doctoral thesis, Università Vita-Salute San Raffaele, 2021. http://hdl.handle.net/20.500.11768/120595.

Full text
Abstract:
My research sets out to enrich current philosophical debate around pregnancy within the context of contemporary continental philosophy. In response to this theoretical urgency, this thesis offers a robust phenomenological inquiry into the eidetic structures of gestational lived experience. In particular, it shows how the Husserlian eidetic approach can account for the irreducibility of marginalized experiences, and can do so with the same theoretical toolkit serving accounts of so-called “normal” gestational experience. Part 1 (Phenomenological accounts) outlines the original development of phenomenology of pregnancy. Moving from the writings of Edmund Husserl, Maurice Merleau-Ponty, Simone de Beauvoir, and Iris Marion Young, it explores the phenomenological understanding of intra-uterine life, the role played by the pregnant embodiment, the notion of pregnancy as a process and not merely a condition. The main upshot of this part concerns the importance of the paradigmatic shift in considering the pregnant woman, not simply as a patient, but instead as an embodied self. Part 2 (Space and Time of pregnancy) is an exercise in the epoché, critiquing common depictions of the pregnant body and pregnant temporalities. By analyzing the paradigmatic “hospitality model” and “container model” respectively, I show why pregnant embodiment might be more profitably explored in terms of Leib. Furthermore, I advocate a re-thinking of gestational temporalities, by complementing the rhetoric of “stages” (of the fetal development) with an analysis of the gestating self's temporalities (that I define as “scattered temporalities”). This analysis of time takes issue with the homogenizing accounts of pregnancy as a transitory phase concluding with the childbirth. In Part 3 (The who of pregnancy), I explore the “emergence” of the fetal-other. I begin by giving an overview of the conceptualization of alterity in chapter six, particularly focussing on the process of personalization of the fetus and its consequences for the gestational process. In chapter seven, I argue for the pregnant process in terms of radical intercorporeality, by analysing the role of the touch in defining the gestational polarity and the specific kind of agency the gestating self and the fetal-other have in their mutual and asymmetrical co-constitution. By shifting the focus from the pregnant condition to the (inter)subjective character of the gestational process, my thesis makes a genuinely original contribution to the field. It offers new phenomenological insight into the structures of gestational experience, and it expands and deepens understanding of the gestating self – both as an object of philosophical investigation and as a subject of knowledge and cognition.
La mia ricerca si inserisce nell’attuale dibattito sulla gravidanza nel contesto della filosofia continentale contemporanea, con lo scopo di un’indagine fenomenologica delle strutture eidetiche dell’esperienza gestazionale. In particolare, mostra come l’approccio eidetico husserliano può spiegare l’irriducibilità qualitativa delle esperienze di gestazione, con lo stesso impianto teorico che serve a rendere conto della cosiddetta esperienza gestazionale “normale”. La sezione uno (Phenomenological accounts) delinea lo sviluppo originale della fenomenologia della gravidanza. Partendo dagli scritti di Edmund Husserl, Maurice Merleau-Ponty, Simone de Beauvoir e Iris Marion Young, esplora la comprensione fenomenologica della vita intra-uterina e il ruolo svolto dal corpo gestante, elaborando una nozione di gravidanza come processo e non come condizione o stato. Il principale risultato di questa indagine si concretizza nel cambio di paradigma nel considerare la donna incinta: non più (solo) paziente, ma anche soggetto di esperienza. La sezione 2 (Space and Time of pregnancy) è un esercizio di epoché volto a criticare le rappresentazioni comuni del corpo incinta e delle temporalità gestazionali. Attraverso un confronto tra il modello dell’hospitality e quello del container, sostengo che la corporeità gestante debba essere pensata come Leib. Inoltre, propongo di rinegoziare la temporalità gestazionale integrando la retorica degli “stadi” (dello sviluppo fetale) con un’analisi delle temporalità del sé gestante (che definisco scattered temporalities). Questa indagine dello spazio e del tempo della gestazione mostra l’inconsistenza fenomenologica di un’idea della gravidanza come fase transitoria che si conclude con il parto e del corpo gestante come involucro di un processo biologico e sub-personale. Nella terza sezione (The who of pregnancy), esploro la natura dell’altro-fetale (fetal-other). Inizio con una panoramica della concettualizzazione dell’alterità fetale nel capitolo sei, concentrandomi sul processo di personalizzazione del feto e sulle sue conseguenze per il processo gestazionale. Nel capitolo sette esploro l’esperienza vissuta della gravidanza, sostenendo che essa esibisca una forma di intercorporeità radicale intercorporeità. Indago dunque il ruolo del tocco nella costituzione della polarità gestazionale e il tipo specifico di agency, sia del soggetto gestante che dell’altro fetale, così come emerge nel e dal loro reciproco ma asimmetrico rapporto. Invece di considerare il processo gestazionale come una condizione che interessa la donna incinta, la mia tesi mira a delineare il carattere essenziale del processo gestazionale come intrinsecamente intersoggettivo e a indagare la portata filosofica del sé-in-gravidanza. Interrogando le strutture dell'esperienza gestazionale, contribuisce infine alla comprensione filosofica del sé gestante, inteso sia come oggetto di indagine filosofica che come soggetto epistemico e patico.
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CAPPONI, VALENTINA. "Sviluppo di una piattaforma per la diagnosi prenatale non invasiva di malattie genetiche in epoca gestazionale precoce." Doctoral thesis, Università degli Studi di Cagliari, 2016. http://hdl.handle.net/11584/266628.

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Abstract:
Prenatal diagnosis of aneuploidies and monogenic diseases is usually performed by amniocentesis or chorionic villous sampling. However, these procedures are associated with 0.5%-2% risk of miscarriage. The discovery of cell free fetal DNA (cffDNA) in maternal plasma in 1997 has provided a new source of fetal genetic material that can be safely obtained from maternal blood and successfully processed for non invasive genetic diagnosis (NIPD). In this study is described a new approach for non invasive prenatal diagnosis of β- thalassemia which is based on semiconductor sequencing (Ion Torrent PGM) and fetal haplotype inference. In particular, the approach is based on target sequencing of the mutation site, the β°39 non sense mutation of the HBB gene, and several informative SNPs spread in the β-globin gene cluster. The data analysis of each cffDNA sample and the inference of the most likely inherited haplotypes were determined by an automated pipeline which firstly constructs the parental haplotypes, using the sequencing data from the parental DNAs and an haplotype reference panel previously created. The pipeline, then, quantifies the allele counts observed in each site sequenced in the corresponding cffDNA sample and finally predicts the two haplotypes most likely inherited by the fetus using a hidden Markov Model (HMM). The results were finally compared with the sequencing data of the fetal DNA obtained by villocentesis. Using these approaches we have analyzed 30 out of 37 cffDNA samples; in seven samples, in fact, the pipeline could not proceed because of the lack of informative sites or of other parameters useful for downstream analysis. The fetal β°39 genotype was correctly predicted in 24/30 (80%) samples, while it was incorrectly defined in 6/30 (20%) cases. The incorrect results obtained in these last samples was due to the erroneus inference of the maternal haplotype. On the contrary, the paternal haplotype was correctly detected in all 30 samples processed. In the next future we are planning to improve the protocol by increasing the number of potentially informative SNPs and to process a higher number of Sardinian β°39 carriers in order to expand the haplotype reference panel. This haplotype-based approach has given encouraging results and we think that it could be a starting point for eventual future application of NIPD also to other monogenic disorders.
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BASSAREO, PIER PAOLO. "L'aumentato rischio cardiovascolare del neonato prematuro divenuto adulto." Doctoral thesis, Università degli Studi di Cagliari, 2011. http://hdl.handle.net/11584/266320.

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Giorgetta, Francesca <1983&gt. "Ruolo diagnostico della crescita della misura della circonferenza addominale fetale nell'identificazione dei feti piccoli per l'epoca gestazionale nelle gravidanze ad alto rischio utilizzando le curve “INTERGROWTH-21st”." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018. http://amsdottorato.unibo.it/8396/1/Giorgetta_Francesca_Tesi.pdf.

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Abstract:
Lo scopo del lavoro è stato quello di valutare se i feti SGA presentassero un incremento ridotto della circonferenza addominale rispetto ai feti AGA e comprendere se questo potesse avere un ruolo diagnostico nell’identificare i feti a rischio di sviluppare ritardo di crescita; calcolare poi l’accuratezza diagnostica nelle diverse epoche e valutare il contributo diagnostico degli esami ecografici longitudinali eseguiti dopo 24 settimane. Sono state selezionate pazienti viste consecutivamente per la presenza di fattori di rischio per restrizione di crescita e raccolte le misurazioni della CA. Su un totale di 420 donne e 1240 ecografie 151 feti erano SGA. Nella popolazione di gravide ad alto rischio i feti SGA e AGA presentano una velocità di crescita simile e statisticamente non diversa. La velocità di crescita correla debolmente con il basso peso alla nascita, per cui aggiungere il dato velocità di crescita in due esami indipendenti a distanza di 2-4 settimane al semplice z-score della CA nel primo esame non migliora la accuratezza diagnostica. Una piccola quota dei feti presenta un arresto della crescita, che si manifesta mediamente a 35 settimane; tali feti vengono partoriti prima e sono mediamente più piccoli, sia in valore assoluto che relativamente all’epoca gestazionale, con un maggiore tasso di complicazioni neonatali.
The aim of the work was to evaluate if the SGA fetuses presented a reduced increase in the abdominal circumference compared to the AGA fetuses and to understand if this could have a diagnostic role in identifying fetuses at risk of developing growth delay on the basis of an increase reduced CA; calculate the diagnostic accuracy in the different periods of pregnancy and evaluate the diagnostic contribution of longitudinal ultrasound examinations in the third trimester of pregnancy. Patients viewed consecutively at the ultrasound clinics were selected for the presence of risk factors for fetal growth restriction and fetal CA measurements were recorded at each examination performed in III trimester. Of a total of 420 women, with 1240 ultrasound scans,151 fetuses were SGA. In the high risk population, the SGA and AGA fetuses have a similar and not statistically different growth rate. The growth rate correlates with the LBW, but weakly, so adding the given growth rate in two independent examinations at 2-4 weeks to the simple CA z-score in the first exam does not improve the diagnostic accuracy. A small proportion of fetuses has a growth arrest, which occurs at 35 weeks; fetuses with growth arrest are born before and are on average smaller, both in absolute and in relation to gestational age and have a greater rate of neonatal complications. The SGA and AGA fetuses have a similar and statistically not different growth rate and the longitudinal controls of fetal growth are not very influential for the diagnosis and management of fetuses at risk of being SGA, except for that modest portion of fetuses that in the last part of pregnancy show a stop of growth. These fetuses are slightly smaller and have a slightly increased risk of complications, that may be secondary to the increased iatrogenic prematurity.
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penna, tullia. "Il dono di capacità riproduttiva: la PMA con dono di gameti e la GPA negli ordinamenti francese e italiano." Doctoral thesis, 2019. https://hdl.handle.net/2318/1889736.

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Abstract:
La PMA costituisce oggi giorno una delle branche della medicina più foriere di nterrogativi sul piano etico e su quello giuridico. Quali sono i diritti alla base dell’accesso alla PMA? Si può teorizzare l’esistenza di un diritto al figlio? Dove va ricercato il confine tra terapia e costrutto sociale qualora la PMA sia una PMA con dono di gameti o una Gestazione per Altri (GPA)? In simili casi quali legami possono, o debbono, instaurarsi tra il donatore, o la donatrice, e coloro che nascono grazie al loro contributo? Conseguentemente, le vigenti norme in materia di diritto di famiglia rispondono adeguatamente alle sfide che la scienza e le biotecnologie pongono agli ordinamenti? Simili questioni sono solo alcune di quelle alle quali si è cercato di fornire risposta nel presente lavoro di ricerca dottorale, condotto tra Torino e Parigi, con un approccio che tenesse in debita considerazione le premesse scientifiche, al fine di non giungere a un’analisi priva di indispensabili fondamenta. Un’analisi che vorrebbe fondare la propria legittimità anche da un dato quantitativo: dal 1978 a oggi, vale a dire dalla nascita della prima bambina concepita in vitro, i nati con tecniche di fecondazione in vitro (quindi solo di una parte dell’intero settore della PMA) hanno superato i 7 milioni a livello globale.
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HEYN, SALINAS Rosemari Brigitte. "Morfodinamica delle cellule mesenchimali, somatiche e germinali nel testicolo umano durante le prime fasi dello sviluppo (dalla 6a alla 16a settimana di gestazione). Studio al Microscopio Elettronico a Trasmissione ed a Scansione." Doctoral thesis, 2000. http://hdl.handle.net/11573/423645.

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Abstract:
Lo sviluppo del testicolo umano tra la 6a e la 16a settimana di gestazione è stato studiato mediante la microscopia elettronica a trasmissione (MET) ed a scansione (MES) ad alta risoluzione. Per lo studio con la MES, in alcuni campioni è stata eseguita la tecnica di macerazione in Osmio-Dimetilsulfossido-Osmio (ODO). Alla 6a settimana di gestazione, le cellule germinali primordiali (CGP) che hanno già colonizzato la gonade indifferenziata gradualmente intereagiscono con il mesotelio celomatico superficiale penetrando nell’interno del mesenchima. Dopo la 7a settimana di gestazione, le cellule somatiche, future cellule del Sertoli (cellule pre-Sertoli), circondano ed abbracciano con i loro prolungamenti citoplasmatici le CGP gonadiche dando così luogo ai primi cordoni testicolari. Le CGP, ora prespermatogoni, insieme alle cellule pre-Sertoli proliferano attivamente. Verso la 7,5a settimana di gestazione accadono importanti cambiamenti nella gonade. La tunica albuginea inizia a svilupparsi arricchendosi di grossi fasci di fibre di collagene ad orientamento longitudinale e trasversale; i cordoni testicolari si ramificano e si allungano in modo radiale; ed infine, nell’interstizio compaiono per la prima volta le cellule del Leydig. Queste ultime acquisiscono rapidamente tutte le caratteristiche ultrastrutturali delle cellule secernenti steroidi e raggiungono il loro massimo sviluppo tra la 14a e la 16a settimana di gestazione. In particolare, fra le cellule del Leydig si osservano numerosi spazi canalicolari che contribuiscono a costituire una sorta di unità morfofunzionale endocrina/paracrina. Le cellule del Leydig sono unite fra loro attraverso giunzioni meccaniche di tipo desmosomiale e gap. Queste ultime molto verosimilmente sono coinvolte nella coordinazione dell’attività endocrina/paracrina. In modo graduale si stabilisce nei cordoni una compartimentalizzazione, distinguendosi le aree basale (occupata dai prespermatogoni) e apicale o centrale (maggiormente occupata dalle cellule pre-Sertoli). Verso la 14a settimana di gestazione alcune cellule fibroblastiche si organizzano attorno ai cordoni formando le cellule pericordonali (pre-peritubulari); inoltre, alcuni prespermatogoni e cellule del Leydig evidenziano fenomeni apoptotici. Durante il periodo considerato in questo studio i cordoni sono compatti (non si osserva lume). Le tecniche utilizzate permettono di seguire chiaramente la particolare evoluzione della morfogenesi della gonade embrionale e fetale maschile durante le prime fasi dello sviluppo umano, processo finemente regolato e che segna il potenziale fertile nell’età adulta.
The development of the human testis was studied between the 6th and the 16th week of gestation through the use of transmission (TEM) and high-resolution field-emission scanning (SEM) electron microscopy. Some of the samples processed for SEM were also macerated by using the Osmium-Dimethylsulfoxide-Osmium (ODO) technique. At 6 weeks of gestation, primordial germ cells (PGC) have colonized the indifferent gonad and gradually interact with the superficial coelomic mesothelium penetrating into the mesenchyme. After the 7th week of gestation, somatic cells, future Sertoli cells (pre-Sertoli cells), surround and embed the gonadal PGC with their cytoplasmic processes, thus originating the first testicular cords. The PGC, now called spermatogonia, together with pre-Sertoli cells, actively proliferate. Towards the 7.5 weeks of gestation important changes occur in the gonad. The tunica albuginea consists in a large number of collagen bundles orientated longitudinally and transversally; tescular cords branch and radially elongate; finally, Leydig cells appear for the first time in the interstitial tissue. The latter rapidly acquire all the ultrastructural characteristics of steroid secreting cells and reach their maximum development between the 14th and the 16th weeks of gestation. In particular, canalicular spaces are observed among Leydig cells which likely contribute to give rise to an endocrine/paracrine morphofunctional unit. Leydig cells are joined to each other by desmosomes and gap junctions. The latter are very reasonably involved in the coordination of the endocrine/paracrine activity. Gradually a sort of compartmentalisation is established inside the cords; a basal area (occupied by prespermatogonia) and an apical or central area (mainly occupied by pre-Sertoli cells) can be distinguished. Towards the 14th week of gestation some fibroblastic cells organise around the cords thus forming the pericordonal (pre-peritubular) cells; in addition, some prespermatogonia and Leydig cells evidence apoptotic signs. During the period herein considered cords are compact (without lumen). The techniques used in this study clearly allow the visualisation of the particular evolution of the male embryo-fetal gonad morphogenesis during the first phases of the human development, a process that is finely regulated and that marks the fertile potential of the adulthood.
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FILARDI, TIZIANA. "Nuovi approcci molecolari nello studio della fisiopatologia del diabete gestazionale." Doctoral thesis, 2020. http://hdl.handle.net/11573/1462579.

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Abstract:
Abstract research study 1 Cross-talk between foetal membranes and visceral adipose tissue involves HMGB1-RAGE and VIP-VPAC2 pathways in human gestational diabetes mellitus Introduction: Gestational diabetes mellitus (GDM) is defined as glucose intolerance that is first diagnosed during pregnancy. Foetal membranes (FMs) and maternal visceral adipose tissue (VAT) secrete various molecules that are relevant players in the pathogenesis of GDM. Aim: This pilot study aimed to comparatively evaluate the expression of high mobility group box 1 protein (HMGB1) and its receptor for advanced glycation end products (RAGE), and vasoactive intestinal peptide (VIP) and its receptors (VPAC1, VPAC2) in FMs and VAT in GDM and in healthy pregnant women. Patients and Methods: FMs, omental VAT explants, and serum samples were obtained from twelve patients with GDM and twelve pregnant women with normal glucose tolerance (NGT) at delivery. The expression of HMGB1, RAGE and VIP, VPAC1 and VPAC2 was detected by Western Blotting in explants; circulating levels and in vitro release of HMGB1 and VIP were measured by ELISA tests. Results: HMGB1 tissue expression was higher in FMs obtained from GDM patients (p=0.02) than in FMs from NGT women. VPAC2 (p=0.03) and RAGE (p=0.03) tissue expressions were significantly increased in VAT from GDM patients compared to NGT. Only FMs of NGT released detectable levels of HMGB1, which was not observed in samples obtained from GDM. VAT of GDM released lower levels of VIP (p=0.05) than NGT samples. Conclusions: This study suggests that a fine tuned regulation exists between FMs and VAT throughout pregnancy to maintain immune metabolic homeostasis. In GDM a balance between pro-inflammatory and anti-inflammatory mediators has been observed. Further studies are needed to establish their exact role on foetal and maternal outcomes in GDM. Abstract research study 2 MicroRNA expression profile in circulating exosomes and plasma of patients with GDM and healthy pregnant women Introduction: MicroRNAs are small non-coding RNAs, playing critical roles in modulating gene expression. The deregulation of microRNAs has been observed in GDM, highlighting their crucial involvement both in the pathogenic mechanisms of this condition and in the development of its complications. Circulating microRNAs can be packaged into exosomes, and exosome signalling has emerged as a novel mechanism of cell-to-cell communication. Through exosomes, microRNAs are delivered in distant target cells and are able to affect gene expression. Aim: The aim of this study was to explore microRNA expression in circulating exosomes and in plasma obtained from patients with GDM and healthy control subjects in the third trimester of gestation, to potentially elucidate some relevant aspects of GDM pathophysiology and individuate novel potential candidate biomarkers for GDM. Patients and Methods: A profiling cohort of plasma samples collected from GDM (n=3, age: 34.7 ± 4.9 years; BMI 27.0 ± 3.7 Kg/m2) and NGT women (n=3, age: 34.3 ± 3.1 years; BMI 26.4 ± 1.1 Kg/m2) was recruited. In addition, a profiling cohort of healthy non-pregnant age- and BMI-matched women (NP, n=5) was used as negative control. The microRNA patterns of expression in exosomes and plasma have been assessed with the innovative technology NanoString nCounter microRNA expression (NanoString Technologies inc., Seattle, WA, USA). Target gene identification and bioinformatics analysis of the differentially expressed microRNAs have been performed with Ingenuity Pathway Analysis (IPA, QIAGEN Redwood City, USA). Results: A specific set of microRNAs resulted to be differentially expressed in exosomes and plasma from GDM patients compared to NGT. Specifically, five exosomal microRNAs were significantly upregulated, while 23 were downregulated in GDM compared to NGT. As for plasma, 4 microRNA were upregulated, while 9 were downregulated in GDM compared to NGT. In addition, two microRNAs, miR-196a-5p and miR-652, resulted to be significantly downregulated in GDM compared both to NGT and NP in exosomes and plasma, respectively, suggesting that their deregulation might hallmark GDM pregnancy. In bioinformatics analysis the major predicted target genes and biological processes of the deregulated microRNAs were associated with insulin resistance, abnormal glucose and lipid metabolism, consistently linked to GDM pathophysiology. Conclusions: GDM might markedly alter microRNA profile in exosomes and plasma, conceivably mirroring the metabolic alterations described in GDM pregnancy. In light of this, exploring circulating microRNA expression might help unravel the molecular events leading to the metabolic alterations observed in GDM.
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FESTA, CAMILLA. "Abbiamo bisogno di nuovi target glicemici nel management del diabete gestazionale?" Doctoral thesis, 2019. http://hdl.handle.net/11573/1349811.

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Abstract:
ABSTRACT Background: Allo stato attuale, non esistono evidenze solide circa i target glicemici da impiegare nel management del Diabete Gestazionale, tanto che le raccomandazioni internazionali sono ancora eterogenee. Scopo: verificare l’appropriatezza e la sicurezza dei target glicemici attualmente raccomandati nel management del diabete gestazionale in termini di nati Large for Gestational Age e di outcome neonatale avverso. Obiettivo secondario è valutare il ruolo di BMI pregestazionale, incremento ponderale e tipo di terapia prescritta sui suddetti outcome e sul controllo glicemico. Metodi: studio osservazionale, in cui sono state coinvolte donne con diagnosi di GDM (criteri IADPSG) seguite presso l’ambulatorio ‘Diabete & Gravidanza’ dell’Ospedale S. Andrea tra il 2016 e il 2019. Criteri di esclusione: età < 18 anni, anticorpi anti-GAD positivi o diabete pregestazionale noto, HbA1c >6%, BMI<18 Kg/m2, gravidanze gemellari, qualunque patologia o trattamento abbia nota interferenza con il metabolismo dei glucidi. Le glicemie puntiformi delle pazienti sono state classificate in “in target” quando <90 mg/dl a digiuno e 130 mg/dl un’ora dopo il pasto e “out target” quando ≥90 mg/dl e >130 mg/dl e per ciascuna paziente e per ciascun punto è stato calcolato un indice critico ovvero il numero di valori di glicemia sopra il target rispetto al totale dei valori a disposizione. Tali dati ed i principali fattori clinici-antropometrici delle pazienti sono stati messi in relazione con i nati LGA e l’outcome avverso compositum mediante la data analysis, l’analisi RECPAM (RECursive Partitioning and Amalgamation) e la statistica inferenziale. Risultati: sono state analizzate 386 donne con i relativi profili glicemici, per un totale di 40844 glicemie in analisi. Sono state identificate quattro categorie naturali di glicemia a digiuno (<78,2mg/dl; ≥78,2 mg/dl e <84 mg/dl, tra 84 e 89 e ≥90) e cinque per la glicemia post-prandiale (<91 mg/dl; 91-105 mg/dl; 105,1-117 mg/dl; 117,1-129,9 mg/dl;>130 mg/dl). Le pazienti del gruppo con glicemie più elevate facevano avevano più spesso bambini LGA ed outcome avversi, facevano più ricorso all’insulina, erano più spesso obese o sovrappeso, avevano valori di HbA1c maggiori al terzo trimestre e avevano un incremento ponderale più spesso inadeguato (p=0,001). Le mappe concettuali fornite dalla “data analysis” hanno identificato 3 cluster di pazienti raggruppate in modo omogeneo e distinto a seconda delle glicemie e degli outcome: le pazienti con glicemie a digiuno e post prandiali incluse nelle prime 2 categorie naturali mostravano outcome migliori di quelle con glicemie più elevate con un andamento lineare. L'analisi RECPAM e le analisi di regressione confermavano il ruolo giocato dall'iperglicemia (>84 mg/dl) come fattore di rischio indipendente per lo sviluppo di LGA (OR 2,3; IC 95% 1,1-3,8; p=0,016) con BMI>25 Kg/m2 (OR 2,1; CI95%1,7-4,6; p=0,019), mentre la glicemia post-prandiale (>117 mg7dl) ed il tipo di trattamento (dieta/insulina) non avevano influenza. Quando nel modello veniva inserito anche l'incremento ponderale non adeguato (OR 2,1; CI95%1,7-4,6; p=0,019), l'iperglicemia a digiuno perdeva di significato. Conclusioni: I target glicemici attualmente raccomandati dalle società scientifiche internazionali e la loro modalità di applicazione sembrano troppo poco stringenti per la prevenzione degli outcome avversi materno-neonatali nelle pazienti affette da GDM, in particolare con riferimento al tasso di neonati LGA.
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SANTAMARIA, ANGELO. "Myo-Inositolo: protocollo non farmacologico per la prevenzione del Diabete Gestazionale - Outcomes clinici e metabolici." Doctoral thesis, 2017. http://hdl.handle.net/11570/3104333.

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Abstract:
OBJECTIVE: To evaluate clinical and metabolic outcomes in women at risk for gestational diabetes mellitus and supplemented with myo-inositol. METHODS: A statistical evaluation has been performed putting together databases (595 women enrolled) from 3 randomized, controlled trials, in which pregnant women with risk factors for GDM (a parent with type 2 diabetes, obese and overweight respectively) were supplemented with myo-inositol throughout pregnancy. Main outcome measures were the reduction of GDM onset and of adverse clinical outcomes (macrosomia, pre-term birth and gestational hypertension) in the treated group. RESULTS: GDM onset in the group treated with myo-inositol was decreased compared to control group (11.0% vs 25.3, p<0.001). A significant reduction was highlighted also for the other main outcome measures: pre-term birth (3.4% vs 7.6%, p=0.03), macrosomia (2.1% vs 5.3%, p=0.04), and only a border line significance for gestational hypertension (1.4% vs 3.9%, p=0.07). These data were confirmed by the logistic regression analysis in which was shown that myo-inositol treatment influenced significantly the outcomes considered, with a reduced mean risk of about 60%: GDM onset (p<0.001, OR 0.36, CI 0.23 – 0.57), pre-term birth (p=0.03, OR 0.44, CI 0.20 – 0.93), macrosomia (p=0.04, OR 0.38, CI 0.14 – 0.98) and with a border line value gestational hypertension (p=0.06, OR 0.34, CI 0.11 – 1.06). CONCLUSION: This study confirmed the positive effect of myo-inositol in reducing GDM diagnosis and its main adverse outcomes, with a possible cost saving impact on public health expenditure.
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