Academic literature on the topic 'Gallia tardoantica'

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Journal articles on the topic "Gallia tardoantica"

1

Wiśniewski, Robert. "Monaci, vescovi e scuola nella Gallia tardoantica (review)." Catholic Historical Review 98, no. 2 (2012): 341–42. http://dx.doi.org/10.1353/cat.2012.0121.

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2

Bandelli, Gino, and Monica Chiabà. "Le amministrazioni locali nella Transpadana orientale : dalla provincia repubblicana della Gallia Cisalpina alla provincia tardoantica della Venetia et Histria." Mélanges de l’École française de Rome. Antiquité 117, no. 2 (2005): 439–63. http://dx.doi.org/10.3406/mefr.2005.10107.

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3

Maxwell, Jaclyn. "Monaci, vescovi e scuola nella Gallia tardoantica. By Roberto Alciati. (Temi e Testi, 72. Studi di Storia del Christianesimo.) Pp. xi+275+errata. Rome: Edizioni di Storia e Letteratura, 2009. €39 (paper). 978 88 6372 083 9." Journal of Ecclesiastical History 62, no. 2 (March 4, 2011): 362–64. http://dx.doi.org/10.1017/s0022046910003064.

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4

Żurek, Antoni. "„Nawróceni chrześcijanie” – duchowość galijskich arystokratów IV-V wieku." Vox Patrum 55 (July 15, 2010): 809–20. http://dx.doi.org/10.31743/vp.4370.

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Abstract:
Dalla storia ci sono noti assai bene le prominenti figure della Galia tardoantica (IV-V secolo d.C.): Paolino di Nola, Sulplicio Severo, Eucherio di Lione, Salviano di Marsiglia, ecc. Tutti quanti appartenenti alla classe della nobiltà d’allora, ben educati, sposati, in un certo momento della loro vita hanno abbandonato vita monadana e si sono dedicati all’ascezi ed agli ideali monastici. Si parla della „seconda conversione” dopo il battesimo. Nell’articolo viene presentato il fenomeno e si domanda sulla sua natura. Un’analisi dei casi esaminati ci peremette a dare i conclusioni. Anzitutto posiamo dire di un crescente desiderio della vita più vicina a Dio nel mondo già cristianisato ma poco esigente.
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5

Jiménez Sánchez, Juan Antonio. "Los inmissores tempestatum en la Hispania tardoantigua." Hispania 77, no. 257 (January 9, 2018): 617. http://dx.doi.org/10.3989/hispania.2017.016.

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Abstract:
En el presente trabajo estudiamos la creencia en la existencia de tempestarii o inmissores tempestatum en la Hispania tardoantigua. A pesar de la escasez de fuentes para dicho tema, éstas nos permiten aseverar que en la península Ibérica la gente reconocía como reales los individuos capaces de provocar tormentas con su sola voluntad. Estas fuentes corresponden a dos leyes de Chindasvinto, que manifiestan la preocupación de las autoridades por los «hacedores de tormentas» que arruinaban las cosechas de terceros. Además, dos testimonios epigráficos, que reproducen fórmulas mágicas grabadas sobre pizarra (con una cronología imprecisa que corre entre los siglos VIII y X), sugieren la presencia en Hispania de los defensores mencionados en el reino franco por Agobardo de Lyon, magos que presumían de alejar las tempestades de los campos de cultivo. La pobreza de estas fuentes puede completarse con la información proporcionada por fuentes de la Galia franca, entre las que destaca el mencionado Agobardo. Finalmente, vemos cómo la Iglesia combatió estas creencias apropiándose de ellas y adaptándolas a su pensamiento, sustituyendo los malos espíritus que provocaban tormentas por Satán y sus demonios, y las divinidades que protegían los campos por los ángeles y los santos cristianos.
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6

Sánchez Pardo, José Carlos. "Organización eclesiástica y social en la Galicia tardoantigua. Una perspectiva geográfico-arqueológica del Parroquial Suevo." Hispania Sacra 66, no. 134 (December 15, 2014): 439–80. http://dx.doi.org/10.3989/hs.2014.058.

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Dissertations / Theses on the topic "Gallia tardoantica"

1

Simeoni, Alessandro <1994&gt. "Collasso politico nella Gallia tardoantica: fine di una civiltà?" Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/14541.

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Abstract:
La presente tesi ha come oggetto il collasso politico nella Gallia di V secolo, nel conteso degli sviluppi politici, economici, sociali e culturali del periodo tra III e VII secolo, con l’obiettivo di valutare quanto impatto abbiano avuto gli eventi politici di V secolo sulla civiltà tardoromana in Gallia. Dopo una introduzione sulla storiografia della caduta dell’impero romano e una breve esposizione delle principali teorie dello sviluppo di civiltà, saranno analizzati gli sviluppi di lungo periodo nei diversi ambiti di studio. Riguardo la politica è offerta un’analisi dell’evoluzione dell’istituzione imperiale in Gallia, dei mutamenti nella pratica militare e un’esposizione della formazione del regno franco. Nella sezione riguardante l’economia è presentata una sintesi dei principali sviluppi economici e ambientali nella regione. La terza parte espone l’evoluzione della società galloromana nel periodo preso in esame, una sintesi dell’andamento dei rapporti tra romani e barbari, e la questione dell’identità. La quarta parte tratta questioni legate alla cultura e al culto religioso. Le fonti impiegate sono sia primarie, che secondarie per quanto riguarda i dati archeologici e paleoclimatici.
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Coutinho, Figuinha Matheus. "Aspetti sociali ed economici del monachesimo nella Gallia tardoantica." Doctoral thesis, Scuola Normale Superiore, 2012. http://hdl.handle.net/11384/85650.

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Abstract:
Questo studio esamina i mezzi di sussistenza materiale dei monasteri nella Gallia del IV e V secolo. Contrariamente a quanto è stato suggerito su quest’argomento fino ad ora, propongo che i sopra menzionati monasteri non potevano essere autonomi economicamente. Essi dipendevano dalle modeste donazioni dei fedeli e, almeno in determinati momenti della loro storia, da un benefattore, che poteva essere il vescovo locale, un aristocratico o il re. Sono investigati i casi per cui le evidenze sono più copiose: Marmoutier, fondato da Martino nel 370/371 a poca distanza da Tours, Lerino, fondato da Onorato tra il 400 e il 410 in Costa Azzurra, e Condat, fondato da Romano intorno al 435 nel Giura. In conclusione presento una discussione più generale sulla costituzione del patrimonio monastico nel periodo in questione. Suggerisco che esso fu accumulato in modo lento e discontinuo e che, fino alla fine del V secolo, non fu sufficiente a garantire l’autosufficienza economica dei monasteri gallici.
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Ferrari, Carlo. "Observatio paganorum: pratiche e comportamenti religiosi nella Gallia tardoantica (IV-VI secolo d.C.)." Doctoral thesis, 2019. http://hdl.handle.net/2158/1152691.

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Abstract:
Lo scopo della tesi è di fornire un quadro originale della presenza di culti e pratiche pagane nella Gallia tardoantica. Per fare questo si è scelto un approccio “a saggi”, che cercasse – mediante l’individuazione di un tema e di un’area geografica specifici per ogni capitolo – di dare un’immagine quanto più varia e diversificata di un argomento che, a causa della penuria e del carattere stereotipato delle fonti, è stato spesso trattato in maniera superficiale e sbrigativa. Contro l’attuale tendenza a considerare gli accenni contenuti nei documenti delle testimonianze di semplici pratiche residuali, prive cioè di una reale connotazione religiosa, ciò che è emerso dalla tesi è invece una chiara affermazione della vitalità e tenacia di riti e credenze non cristiani – da ricondursi essenzialmente all’azione congiunta di due dinamiche in parte complementari: la lentezza con cui procedette l’evangelizzazione della Gallia e l’istituzione del reticolo parrocchiale e, soprattutto a partire dal V secolo ma in proporzioni non disprezzabili già nel corso del IV, il massiccio ingresso in territorio gallico di popolazioni barbariche, ancora strettamente legate alle proprie tradizioni. Due sono stati gli apporti principali di questo lavoro. Sul piano particolare esso ha proposto delle interpretazioni innovative di specifici manufatti o siti archeologici (cap. 2: fibbia di Landelino, cap. 3: santuario germanico di Arras, cap. 4: tomba di Childerico), oltre che di precisi passi testuali (cap. 4: Cronaca di Fredegario; cap. 5: commedia pseudo-plautina Querolus). Sul piano generale, la tesi ha cercato di collocare la discussione sulla persistenza di culti pagani in Gallia in una prospettiva più ampia di quella in cui viene generalmente confinata. Si è cioè voluto riconoscere in modo chiaro ed evidente il carattere eccezionale dell’evento noto sotto il nome di “Grandi Migrazioni”: queste coinvolsero un numero assai elevato di popoli barbarici – molti dei quali provenienti da uno spazio extra-europeo, nello specifico asiatico. Il parallelo riemergere in Gallia, come conseguenza delle difficoltà amministrative e militari dell’impero, di un patrimonio celtico mai del tutto assorbito dalla conquista romana creò le premesse perché antiche credenze e pratiche locali potessero interagire con apporti esterni. Si trattò per certi versi della ricomposizione di un’unità culturale eurasiatica che la presenza di Roma e l’istituzione del limes avevano interrotto per alcuni secoli. Visti in questa prospettiva esiti religiosi che non ci sapremmo altrimenti spiegare acquistano invece un senso del tutto coerente. The aim of the thesis is to provide an original outline of the presence of pagan cults and practices in late antique Gaul. In order to have a more varied and diversified picture than the one which is usually given – due also to the stereotyped character of our literary sources – each chapter will focus on a particular theme and geographical area, avoiding the simple one-narrative form and choosing instead a synchronical approach. Contrary to the actual tendency to consider the references to pagan practices as nothing more than bland testimonies of social habits – with little or no religious meaning – what has emerged from this research is the vitality of non-christian beliefs and behaviours, whose tenacity is to be explained by the conjunctive and complementary action of two main dynamics: the slowness and difficulty by which, on the one hand, the evangelization of the country was conducted, as well as the institution of a parish network (ch. 1) – and, on the other, the arrival during the fourth and fifth centuries of a high number of barbarian peoples, still attached to their own cultural and religious traditions. The contribution of this work is twofold: on a particular level, it provides innovative interpretations of archaeological and literary sources – such as Landelinus’ belt-buckle (ch. 2), the Germanic sanctuary in Arras (ch. 3), Childeric’s grave (ch. 4), a passage of Fredegar’s Chronicle (ch. 4) and of the pseudo-Plautine comedy Querolus (ch. 5). On the general level, the thesis has tried to place the discussion about the persistence of pagan cults in Gaul in a broader perspective than the one to which it is usually confined. During the fifth century, an impressive number of barbarian peoples was involved in the migration process – many of them coming from outside continental Europe, that is from Central Asia. The contemporary revival of Celtic cults and traditions in Gaul, as a consequence of the military and political difficulties of the Roman government, created the condition of a mutual interchange between local practices and beliefs and external ones (see especially ch. 5 and 6). It was, in a sense, the recomposition of a Eurasian cultural unity which the presence of Rome and the establishment of a military limes had interrupted for some centuries. Seen in this light, some cultural and religious phenomena which we wouldn’t be able to explain otherwise appear much more coherent and consequential.
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Alciati, Roberto. "Retori e filosofi tra monachesimo ed episcopato: insegnamento e 'studia' in Gallia tra IV e VI secolo." Doctoral thesis, 2006. http://hdl.handle.net/2158/1186621.

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MASTROIANNI, CARMINE. "Le grandi ville aristocratiche tardoantiche nella Gallia Belgica. Problemi di acculturazione e di innovazione delle élites gallo-romane (III - V secolo d.C.)." Doctoral thesis, 2022. http://hdl.handle.net/11573/1656336.

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Abstract:
La ricerca nasce con l’obiettivo di fornire una visione d’insieme delle grandi ville aristocratiche tardoantiche della Gallia Belgica e, in modo specifico, dell’area trevera e mediomatrice. Il lavoro ha previsto il censimento sistematico delle ville note attraverso la bibliografia esistente (a cui si sono aggiunti civitates, mausolei, santuari, fana, vici connessi alle ville stesse), parallelamente è stata predisposta un’apposita piattaforma Q-GIS finalizzata alla contestualizzazione topografica dei siti e alla loro analisi distributiva. Sempre nella stessa piattaforma le informazioni sono state caricate in un database relazionale che ha consentito una più agile gestione dei dati. La ricerca ha riguardato 104 siti (62 sono ville - di cui 46 inserite nel presente catalogo cartaceo -, i restanti siti sono stati archiviati nel database Q-GIS) suddivisi nei moderni Stati di Francia, Germania, Granducato del Lussemburgo, Belgio e Olanda e collocati in un arco cronologico che va dalla fine del III agli inizi del V secolo d.C.
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PAPALE, MARIACRISTINA. "Produzioni e importazioni nella cuspide nord-orientale della Sicilia in età imperiale e tardo antica: le anfore da trasporto." Doctoral thesis, 2021. http://hdl.handle.net/11570/3188030.

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Abstract:
Lo studio delle anfore della cuspide nord-orientale della Sicilia, condotto su base bibliografica per alcuni centri e attraverso l’analisi diretta dei materiali provenienti dai siti campione di Patti Marina e dalle isole Eolie, ha rivelato l’importante ruolo che l’isola in generale e il comprensorio analizzato nello specifico, hanno ricoperto all’interno del commercio dei prodotti sin dalla tardo età repubblicana e per tutta imperiale e tardoantica, ridimensionandosi gradualmente, senza mai tuttavia scomparire del tutto, in età bizantina. La presenza alla fine del I sec. a.C. delle numerose Dressel 2-4 di provenienza campana e, in quantità seppur più modeste, di prodotti dell’area adriatica definisce i primi rapporti commerciali del comprensorio con la penisola italica, destinati ad intensificarsi durante i secoli successivi. Contestuale è l’apertura verso i commerci internazionali, riguardanti in una prima fase l’area del Mediterraneo occidentale ed in particolare la Gallia e la Spagna, i cui prodotti tuttavia, destinati principalmente ai mercati romani, toccarono solo di passaggio le coste settentrionali dell’isola. Commerci con il Mediterraneo orientale, e principalmente con l’isola di Creta, sono attestati in misura nettamente maggiore, soprattutto nell’arcipelago eoliano, tappa di passaggio obbligata nelle rotte verso occidente. Dal quadro esaminato emerge chiaramente la forte attività produttiva dei centri dell’isola già dalla tardo età repubblicana: alle Dressel 2-4 prodotte nei diversi centri del comprensorio (Caronia, Naxos), fecero seguito le produzioni nassie di anfore ritenute di imitazione gallica e i tipi Ostia II 523/Sant’Alessio e Spinella, adibiti al trasporto del vino tauromenitano verso i mercati romani, a cui si affiancarono le produzioni di MR 1A e B della più meridionale Acium. All’estrema vivacità produttiva dell’area ionica dovette fare seguito una analoga attività nell’area tirrenica, dove alcune delle successive produzioni sembrano essere presenti già alla metà del III sec. d.C. Lo stesso periodo è segnato dalla comparsa sui mercati dei prodotti africani, ben attestati nel comprensorio, tuttavia in quantità alquanto esigue se confrontate, a partire dalla metà del IV sec. d.C. con i prodotti di produzione locale, in particolare la grande famiglia tipologica delle anfore a fondo piatto e umbonato, caratterizzata da una estrema varietà morfologica dell’orlo che riflette i numerosi centri produttivi della costa: Termini Imerese, Caronia, Furnari/Tonnarella e Capo-d’Orlando Bagnoli, a cui è possibile aggiungere, grazie alle analisi condotte sui materiali, anche Patti, dove le numerose varianti identificate, alcune delle quali confrontabili solo con gli esemplari romani, lasciano chiaramente intendere il ruolo che questo centro dovette ricoprire nelle attività produttive di età romana e oltre. Nello stesso ambito produttivo rientrano le Keay LII, alla cui produzione, ampiamente attestata sul litorale ionico (Naxos e Acium), si unisce quelle dei centri della Calabria meridionale e le anfore Crypta Balbi, tipi entrambi largamente attestati e dominanti nelle stratigrafie romane di fine IV-VI sec. d.C. Tenendo conto di un distretto così produttivamente sviluppato, che probabilmente doveva riuscire da solo a soddisfare il fabbisogno locale, perlomeno di vino, tanto da poter esportare i prodotti in eccedenza verso i mercati romani, non stupisce la quantità circoscritta delle importazioni africane a cui si affiancano, a partire dal IV sec. d. C. anche quelle orientali costituite dalle Late Roman. I commerci, ridotti drasticamente in età bizantina, continuarono tuttavia a persistere con le importazioni di anfore globulari provenienti dall’oriente e dall’area campana, ancora poco conosciute all’interno del comprensorio indagato.
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Books on the topic "Gallia tardoantica"

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Alciati, Roberto. Monaci, vescovi e scuola nella Gallia tardoantica. Roma: Edizioni di storia e letteratura, 2009.

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Monaci, vescovi e scuola nella Gallia tardoantica. Roma: Edizioni di storia e letteratura, 2009.

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Barcellona, Rossana. Una società allo specchio: La Gallia tardoantica nei suoi concili. Soveria Mannelli: Rubbettino, 2012.

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D'Incà, Alberto. Martiri e briganti: La "Bagaudia cristiana" e gli sviluppi della riflessione sul martirio nella Gallia tardoantica e altomedievale. Trapani: Il pozzo di Giacobbe, 2016.

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