Journal articles on the topic 'Funzione peso'

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Celotto, Lucia. "La pazienza di Giobbe: alcune note psicoanalitiche sulle relazioni di coppia conflittuali." INTERAZIONI, no. 2 (July 2010): 101–14. http://dx.doi.org/10.3280/int2010-002009.

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Abstract:
Il lavoro propone una serie di considerazioni teoriche, sviluppate a partire dall'esperienza clinica, sul ruolo della famiglia e della coppia nella funzione di contenitore di elementi psichici condivisi. Ciň che si intende esplorare, facendo ricorso anche a vignette cliniche, riguarda non solo la dinamica di coppia in presenza o meno di un disagio esplicito di uno dei membri della famiglia, ma anche ciň che puň essere fatto oggetto di ulteriori riflessioni a proposito della ripartizione di ruoli e funzioni nella coppia e di ciň che ha un peso nello strutturarsi dell'identitŕ di genere in bambini e bambine. In particolare, vengono prese in considerazione le esplorazioni cliniche di Winnicott sugli elementi maschili e femminili della psiche e le sue considerazioni teoriche sulla dissociazione di tali elementi, sia nella realtŕ disfunzionale del sintomo che in quella funzionale, alla coppia ed al nucleo familiare, relativa alla creazione ed al mantenimento di identificazioni crociate. Segue una disamina dei contributi di M. Milner sull'argomento relativo ai suoi commenti alle tavole di Blake sulla leggenda biblica di Giobbe. Esse sembrano offrire una prospettiva estremamente originale e stimolante alla esplorazione psicoanalitica delle riparti- zioni di elementi scissi all'interno delle dinamiche di coppia ed una conferma ulteriore delle ipotesi di Winnicott.
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Christian, Garavaglia, and Elena Maria Marcoz. "Preferenze dei consumatori e certificazioni di origine: un'indagine del caso della fontina tramite la conjoint analysis." MERCATI & COMPETITIVITÀ, no. 2 (September 2012): 65–86. http://dx.doi.org/10.3280/mc2012-002008.

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Abstract:
Lo scopo del lavoro consiste nell'analisi delle scelte di consumo in presenza di determinati set informativi, con particolare attenzione rivolta all'influenza esercitata dalla presenza delle certificazioni di origine sulle decisioni di acquisto. Dall'analisi empirica condotta in riferimento al consumo della Fontina, č emerso come la certificazione DOP abbia un peso rilevante nelle scelte di acquisto. Inoltre, l'analisi quantifica l'incremento di prezzo che i consumatori sono disposti a pagare per la presenza di tale certificazione. I risultati evidenziano, infine, l'esistenza di differenze territoriali nella diversa importanza che tale caratteristica riveste in funzione della residenza degli intervistati, a testimonianza della differenza di segnale di garanzia di qualitÀ ricercato nelle diverse aree geografiche.
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Pieretti, Giovanni, Enzo Grossi, Guido Ferilli, and Blessi Giorgio Tavano. "Aree urbane, ambiente naturale e benessere. Il caso della cittŕ di Milano." SOCIOLOGIA URBANA E RURALE, no. 99 (November 2012): 134–51. http://dx.doi.org/10.3280/sur2012-099011.

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Abstract:
Gli autori portano in evidenza il peso dell'ambiente urbano, inteso nella sua dimensione di ecosistema urbano, rispetto alla qualitŕ della vita ed al benessere della popolazione. L'analisi viene svolta rispetto ad un campionamento statisticamente significativo realizzato sulla popolazione di Milano nel 2010, nel quale sono stata rilevate alcune delle determinanti che la letteratura indica quali preminenti nella formazione del benessere sociale degli individui, (reddito, genere, consumi culturali, distanza di residenza dalle aree verdi). Le evidenze dimostrano attraverso il ranking delle principali variabili che costruiscono il benessere di una persona, la funzione di ogni possibile determinante registrato, soffermando l'attenzione rispetto al ruolo delle aree verdi nella costruzione di reti relazionali e capitale sociale.
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Lombardi Ricci, Mariella, and Andrea Grillo. "Riflessioni sull'intervento del Ministro olandese della Giustizia M.H. Hirsch Ballin." Medicina e Morale 43, no. 3 (June 30, 1994): 443–52. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1994.1013.

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Abstract:
Sollecitati dalla crescente attenzione, anche da parte dell'opinione pubblica, al dibattito sul tema della eventuale legalizzazione della eutanasia, gli Autori commentano il documento del ministro olandese Hirsch Ballin, che presenta il recente provvedimento legislativo con cui i Paesi Bassi hanno avanzato una sia pur minima regolamentazione giuridica della prassi eutanasica. Gli Autori procedono ad individuare nel Documento un mutamento di prospettiva che - se recepito nella prassi concreta - realizza uno di quegli slittamenti verso l'allargamento dell'atto eutanasico. Esso pare ravvisabile nel concetto "essere di peso" riferito alla condizione del malato e che finisce per sovrapporsi al concetto di "sofferenza senza speranza", solitamente richiamato dai sostenitori della legalizzazione dell'eutanasia. Ci si sofferma in particolare sull'uso dei concetti di "forza maggiore", "stato di necessità" e - indirettamente - di "legittima difesa", richiamati dal Documento in funzione dell'esclusione della punibilità dell'équipe medica. In essi gli Autori ravvisano, anzitutto, intrinseche contraddizioni sul piano giuridico, dovute anche al sistema giuridico olandese, solo parzialmente confrontabile con il sistema giuridico italiano. In secondo luogo sollevano perplessità sul piano teologico-morale e sul significato culturale dell'intervento del Ministro, mettendo in luce non solo il concretizzarsi dei rischi impliciti di una normativa eutanasica, ma anche la necessità di una serena riflessione sul senso della vita umana.
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Andreula, C. F., A. N. M. Recchia-Luciani, I. Kambas, and A. Carella. "Ipotesi di correlazione tra istopatologia e neuroradiologia in risonanza magnetica nelle neoplasie endocraniche primitive: Gli astrocitomi." Rivista di Neuroradiologia 5, no. 2 (May 1992): 247–64. http://dx.doi.org/10.1177/197140099200500213.

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Abstract:
Obiettivo del lavoro è il tentativo di produrre informazioni sia sulla anatomia macroscopica che sulla intima struttura delle neoplasie, in virtù della capacità della RM di studiare la correlazione tra dimensioni molecolari, movimenti molecolari, tempo di correlazione (parametri fisici tissutali) e tempi di rilassamento attraverso lo studio della intensità di segnale in T1, T2, Densità Protonica. È stato affrontato in particolare il problema degli astrocitomi a causa della loro elevata incidenza, valutabile nel 25–30% dei gliomi cerebrali (a loro volta circa la metà dei tumori cerebrali adulti). Vengono analizzate le diverse classificazioni adottate, su basi e con obiettivi diversi, tutte portatrici di contributi conoscitivi, a causa della non omogeneità «pacchetto» di queste neoplasie, per cui diverse aree del tumore possono presentare diversa malignità; e la accertata evoluzione verso gradi di maggiore malignità (‘dedifferenziazione») in circa il 10% delle forme più benigne. A ciò va aggiunta la evenienza di forme multicentriche. Viene affrontato anche il problema della prognosi nei vari gradi, dipendente anche dalla localizzazione e dal volume raggiunti, fattori non introducibili in «pacchetto» su base istologica: localizzazione della neoplasia, unicita o molteplicità delle lesioni, peso assunto dalleffetto massa tumorale. La seconda fase dello studio prevede il controllo stereotassico in doppio cieco, con il calcolo dei coefficienti di correlazione che misurano il grado di accordo tra diagnosi neuroradiologica e diagnosi istologica. Particolare attenzione viene posta al tema dell'utilizzo di mdc paramagnetico, in particolare Gadolinio, ed alio studio della funzione della barriera ematoencefalica. Nella seconda parte si focalizza il tema della comprensione specifica dei vari tipi di astrocitomi, forzando la possibilità di attribuire un certo comportamento RM ad un tipo istologico. ‘Idea guida» è la ricerca del «perché» del segnale», per attribuirlo all'evento anatomopatologico con l'uso costante di semplici parametri per cercare di identificare il grado di benignità» o di malignità» di un astrocitoma con ricadute prognostiche ‘plausibili».
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Bottazzi, Marialuisa. "Alienazioni a titolo gratuito in documenti dei secoli XI-XII." Italian Review of Legal History, no. 7 (December 22, 2021): 595–643. http://dx.doi.org/10.54103/2464-8914/16899.

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Abstract:
Solo un numero esiguo di chartae rogate sin dall’alto medioevo si può dire abbia avuto una vita parallela alla consueta e preminente destinazione giuridica o amministrativa notarile grazie alla scelta d’incidere su pietra, il più delle volte da parte dei legatari, anche una sola parte del contenuto testuale pergamenaceo al fine di notificare, di pubblicizzare e di perpetuare, generalmente pro redemptione animae, la memoria di quanto veniva disposto da agiati benefattori a favore, in un primo tempo delle istituzioni monastiche ed ecclesiastiche e più tardi anche gli enti assistenziali, sia religiosi sia laici. La maggior parte di queste non numerose iscrizioni, che classifichiamo come chartae lapidariae, per lo stretto rapporto con le chartae notarili da cui derivano, sono state per la maggior parte prodotte in Italia sin dalla fine del secolo X per essere esposte con una certa frequenza nei luoghi sacri o molto attigui degli stessi. Nella maggior parte dei casi si parla di iscrizioni contenenti atti testamentari o di donazione inter vivos o mortis causa; meno frequentemente il loro tenore dispositivo e probatorio riconduce a bolle papali, decreti o a diplomi regi o imperiali. In ogni caso, siamo sempre di fronte a documenti incisi indiscutibili secondo qualsiasi piano giuridico ma che, per la consuetudinaria perdita del documento notarile da cui derivano e per la facile mancanza anche di uno degli elementi essenziali della charta, per esempio, della datatio, probabilmente per la funzione generalmente assunta, sin dall’impiego romano, di “regesto” dell’atto originale, per la mancanza, si diceva di alcuni elementi essenziale del documento notarile difficilmente possono essere considerati “documenti in senso proprio”, ma solo dei “monumenti” epigrafici a sé stanti, quindi particolarmente interessanti da analizzare solo per il loro “peso” storico. Malgrado ciò, per tutti gli elementi fin qui considerati e riassumibili nella difficoltà di dimostrare l’attendibilità dei contenuti incisi su pietra data l’impossibilità di ricostruire l’intimo impiego epigrafico/documentario intrinseco delle carte lapidarie con il loro originale notarile perduto, qualche importante attenzione verso questo tipo di documentazione è comunque giunta nel secolo scorso grazie ai lavori di Pietro Sella, di Cinzio Violante e di Ottavio Banti. Ciò nonostante, ancora oggi, le chartae lapidariae risultano poco considerate sebbene dinanzi a una rarefazione documentaria, per esempio nel caso di Milano, risultino efficaci per definire il ruolo dei laici sia entro lo spazio ecclesiale sia nella società; sia nello studio degli enti assistenziali, sia religiosi sia laici, come dei ceti dominanti dell’Italia e in special modo di Milano, del secolo XI. Se, dunque sull’interesse storico, seppur analitico dei contenuti della chartae lapidariae, sembra aver spesso prevalso il “peso” diplomatistico, che pone dei limiti all’attendibilità giuridica delle carte lapidarie,con questo lavoro si vuol richiamare l’attenzione su tre casi importanti e eccezionali prodotti nell’ultimo ventennio del secolo XI a Viterbo, a Milano e a Collescipoli.
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Talŕ, Paola. "Acque trasportate: l'acquedotto di Colognole e l'entroterra di Livorno." STORIA URBANA, no. 125 (April 2010): 169–86. http://dx.doi.org/10.3280/su2009-125009.

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Abstract:
Costruito tra il 1793 e il 1872 su progetto di illustri architetti ed ingegneri delle Regie Fabbriche Granducali, l'Acquedotto di Colognole funziona per la cittŕ fino al 1957; da allora viene abbandonato e approvvigiona solo alcuni piccoli centri collinari. Oggi ci troviamo di fronte ad un manufatto monumentale che ha perso la funzione per cui era stato costruito, ma non il suo valore storico e architettonico e la relazione con il paesaggio. La costruzione di questo acquedotto ha segnato l'evoluzione delle consuetudini delle popolazioni collinari e dei territori che ha attraversato trasformandone gli scenari. La comprensione dei complessi cambiamenti nel tempo consente una lettura del paesaggio di grande attualitŕ in merito a rilevanti questioni di conservazione e tutela. Il contributo inquadra il tema a partire dalle accresciute necessitŕ dell'approvvigionamento idrico della cittŕ e del porto di Livorno, illustra la complessa articolazione del lungo cantiere per la costruzione del nuovo acquedotto; infine dedica un'ultima parte all'importanza della conoscenza geografica del paesaggio, cosě come emerge dalle descrizioni dalle principali guide storiche del XIX secolo e dalle vicende della realizzazione della Passeggiata degli Acquedotti.
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Viglietti, Cristiano. "Aestimatio. Il ruolo della moneta in una società censitaria (quasi) senza contanti: Roma tra il VI e gli inizi del IV secolo a.C." CHEIRON, no. 1 (April 2021): 46–71. http://dx.doi.org/10.3280/che2019-001003.

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Abstract:
Muovendo dagli elementi di "teoria nativa" sulle origini della moneta presenti in alcune testimonianze antiche, questo contributo intende ri-flettere sul modo in cui le forme e funzioni della moneta dovevano operare nella Roma arcaica. La centralità che la aestimatio giocava nel census a partire dal VI secolo a.C. dovette contribuire a un maggiore intervento dello Stato nell'emissione di lingotti bronzei destinati a ricoprire funzioni monetali e a una diffusione delle attività estimatorie in numerosi aspetti della vita sociale. A tali attività, nella fase in questio-ne, doveva corrispondere tuttavia solo marginalmente una reale circolazione della moneta bronzea a peso, che poteva essere convertita in equivalenti di altro tipo.
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Borek, Dariusz. "Wykonywanie władzy karania w instytutach zakonnych w świetle aktualnego Kodeksu Prawa Kanonicznego." Prawo Kanoniczne 48, no. 3-4 (December 10, 2005): 175–200. http://dx.doi.org/10.21697/pk.2005.48.3-4.09.

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Abstract:
Nell’articolo è stata presentata la normativa riguardante l’esistenza e l’applicazione del potere coercitivo nella Chiesa con particolare riferimento agli Istituti Religiosi. Il primo punto del lavoro è stato dedicato alla presentazione degli argomenti che spiegano l’esistenza del potere coercitivo nella Chiesa. Nel secondo punto dello studio è stato analizzato il potere che esiste negli Istituti Religiosi. Nel terzo punto si analizza il potere coercitivo che viene esercitato negli Istituti Religiosi secondo attuale Codice di Diritto Canonico nella triplice funzione della potestà di governo. Lesercizio del potere coercitivo nella funzione legislativa consiste nella possibilità di emanare le leggi penali. La potestà coercitiva nella funzione amministrativa comprende sia la possibilità di emanare i precetti penali sia la possibilità di fare la dichiarazione oppure la inflizione delle pene tramite la procedura penale stragiudiziale. La scelta tra la via amministrativa e giudiziale spetta all’Ordinario. Il potere coercitivo esercitato nella funzione giudiziale significa la possibilità di fare la dichiarazione o l’inflizione delle pene tramite il processo penale giudiziale. L’ultima parte dello studio è stata dedicata alla problematica della dimissione dall’Istituto Religioso. Avendo in considerazione il carattere forzoso della dimissione si potrebbe pensare che la dimissione è una delle sanzioni penali, non mancano pero gli argomenti che fanno pensare che la dimissione non puo essere inserita tra le sanzioni penali in senso stretto. Nel caso della dimissione dal Istituto si tratta piuttosto della procedura sui generis amministrativa, avente come scopo la protezione sia L’Istituto intero che i singoli religiosi incluso anche quello che viene dimesso.
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SCHERER, Katia Ragnini. "LA FUNZIONE DEL DIRITTO IN RELAZIONE AI RISCHI CLIMATICI." Revista Juridica 1, no. 58 (April 7, 2020): 116. http://dx.doi.org/10.21902/revistajur.2316-753x.v1i58.3826.

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Abstract:
RIASSUNTO Obbiettivo: Questo articolo consiste nell’analizzare in modo riflessivo le possibilità di studio del diritto in relazione ad una gestione dinamica della legge, il cui orizzonte è la costruzione di un futuro resiliente.Tenendo conto del contesto giuridico brasiliano, sono pertanto oggetto di riflessione tre argomenti: il primo si riferisce alla forma di giudizio, da parte del Diritto ,dei disastri climatici; il secondo riguarda il trattamento dato ai disastri climatici nel quadro giuridico brasiliano e l’ultimo tratta, invece, le possibilità di sviluppare resilienza in relazione ai primi due temi. Metodologia: Il metodo di approccio scelto come supporto alla ricerca è quello dell’analisi funzionale, inteso come metodo comparativo, in cui la sua introduzione nella realtà ha la funzione di analizzare qualcosa che già esiste attraverso altre possibili considerazioni. Quindi, in questa maniera, si può fare riferimento all’oggetto come punto di vista del problema al fine di poter osservare altre soluzioni. Pertanto, la spiegazione funzionale non è altro che l’espansione del tutto a una limitazione specifica degli equivalenti funzionali. Risultati: Considerando l’oggetto dell’analisi, i risultati puntano verso una necessaria assimilazione della denominazione ‘rischio climatico’ da parte della gestione legale delle catastrofi , oltre ad indicare la possibilità di introduzione di servizi ecositemici come strumenti legali nel Diritto i quali concretizzeranno la matrice strutturante, inaugurata dall’attuale politica pubblica brasiliana di protezione e difesa civile, che è la prevenzione. Contributi: Il principale apporto di questo studio si riferisce alla differenziazione funzionale degli strumenti giuridici già esistenti nella legislazione brasiliana al fine di garantire l'efficacia delle politiche pubbliche per la produzione e il recupero dei servizi ecosistemici, come uno dei pilastri della resilienza legale per la gestione giuridica dei rischi di catastrofi dovute a cambiamenti climatici, che sono sempre più numerosi, intensi e gravi. Parole-chiave: Rischi climatici; Gestione del diritto; Servizi ecosistemici; Resilienza; Teoria dei sistemi. RESUMO Objetivo:Este artigo consiste em analisar reflexivamente as possibilidades de observação do Direito em relação a uma gestão dinâmica pelo Direito, cujo horizonte é a construção de um futuro resiliente. Assim são objeto de reflexão três argumentos levando em conta o contexto jurídico brasileiro: o primeiro se refere à forma de observação dos desastres climáticos pelo Direito; o segundo refere-se ao tratamento dado aos desastres no marco legal brasileiro e o último investiga as possibilidades de construção de resiliência em relação aos mesmos. Metodologia: O método de abordagem escolhido para a sustentação da investigação é o da análise funcional, compreendido como um método comparativo, em que sua introdução na realidade possui a função de olhar algo que já existe com outras possibilidades de observação. Assim, por tal método, se remete o objeto a um ponto de vista do problema para observar outras soluções. Portanto, a explicação funcional não é outra coisa senão a expansão do todo para uma limitação em concreto das equivalentes funcionais. Resultados: Considerando o objeto de análise, os resultados apontam para a necessária assimilação da nova denominação “ risco climático” à gestão jurídica de desastres, assim como aponta os serviços ecossistêmicos como possibilidade de introdução no Direito de instrumentos legais que irão concretizar a matriz estruturante inaugurada pela atual política pública brasileira de proteção e defesa civil que é a prevenção. Contribuições: A principal contribuição deste estudo se refere à diferenciação funcional de instrumentos jurídicos já existentes na legislação brasileira com a finalidade de garantia da efetivação de políticas públicas de produção e recuperação de serviços ecossistêmicos, como um dos pilares de resiliência jurídica para a gestão jurídica de riscos de desastres advindos das mudanças climáticas, cada vez mais numerosos, intensos e severos. Palavras-chave: Riscos climáticos; Gestão pelo Direito; Serviços ecossistêmicos; Resiliência; Teoria dos Sistemas.
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Ippolito, Antonella. "Vom »aer perso« zum »giallo de la rosa sempiterna«: Farbabstufungen von Luft und Erde in der ›Landschaft‹ der Commedia." Deutsches Dante-Jahrbuch 95, no. 1 (September 23, 2020): 53–68. http://dx.doi.org/10.1515/dante-2020-0005.

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Abstract:
Riassunto Il contributo prende in esame gli effetti cromatici associati nella Divina Commedia alla rappresentazione di aria e terra. Partendo dalle premesse teoriche alla base della concezione dantesca del colore, come pure dal rapporto con la concezione patristica e medievale che vede nell’aer caliginosus la sede delle potenze diaboliche, si mostrano i connotati metaforici dell’oscurità e della densità dell’aria, che rinviano alla correlazione tra tenebre e peccato, ma anche, in un’ottica filosofica, tra tenebre e lontananza dal vero. Riferimenti a precise tonalità acquistano inoltre una funzione chiave che rivela i livelli di significato interni al testo, in relazione all’impianto metaforico dell’intero poema. Nel corso dell’analisi, inoltre, uno sguardo ad una selezione di esempi consente di osservare come gli aspetti discussi si riflettano nelle illustrazioni medievali della Commedia.
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Biorcio, Roberto, and Paolo Natale. "LA MOBILITÀ ELETTORALE DEGLI ANNI OTTANTA." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 19, no. 3 (December 1989): 385–430. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200008649.

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Abstract:
IntroduzioneLo studio della mobilità elettorale si ricollega per diversi aspetti al dibattito sulle tendenze generali del mercato elettorale in Italia e alla problematica legata ai tipi di voto. Lo studio delle forme che può assumere la mobilità elettorale costituisce però, a nostro avviso, un tema dotato comunque di una sua autonoma specificità. Le forme che assume il passaggio da una scelta di voto ad un'altra dipendono sia dalle modifiche di posizionamento dei partiti nell'ambito della competizione elettorale, sia dalle modalità secondo cui i cittadini-elettori si rapportano ad essi e, più in generale, vivono il proprio rapporto con la sfera politica e le istituzioni.Si possono individuare nella scelta dell'elettore diverse componenti analitiche (cfr. Parisi e Pasquino 1977; Pizzorno 1983 e 1986, Mannheimer e Sani 1987), riconducibili, a nostro avviso, ad alcune peculiari logiche motivazionali. Si può cogliere anzitutto unalogica dell'identificazione,secondo cui l'elettore esprime adesione e solidarietà rispetto a qualche tipo di identità collettiva che ritiene rappresentata in una delle proposte di voto in competizione. Le identità collettive che costituiscono il referente necessario per questo tipo di logica motivazionale possono essere già presenti nella società — e semplicemente trascritte o trascrivibili in una delle possibili opzioni di voto — oppure essere costituite dal «discorso identificante» dei politici (Pizzorno 1983). Oppure ancora essere una combinazione di entrambe queste possibilità. Si può poi riconoscere nell'elettore l'esistenza di unalogica dell'utilità(o della razionalità strumentale rispetto allo scopo), quando il voto appare finalizzato a favorire (oppure ad ostacolare) tendenze politiche e/o provvedimenti specifici, in base ad un proprio calcolo degli interessi. Insieme a queste due, si può considerare una terza componente analitica nel comportamento elettorale — definibile comelogica della protesta— che esprime motivazioni prevalentemente «in negativo» rispetto al voto o rispetto al tradizionale sistema dei partiti; questa logica emerge quando i partiti esistenti non riescono a suscitare sufficiente identificazione nell'elettore, né a rappresentarne le domande sociali. La logica della protesta si può esprimere non solo con l'astensionismo (attivo o passivo), ma anche con il voto per alcuni dei «nuovi partiti» formatisi negli anni settanta e ottanta come espressione di diverse forme di protesta politica o sociale.È evidente che queste diverse logiche motivazionali possono coesistere nello stesso atto di scelta, con un peso che può variare in base alle caratteristiche dell'elettore, alla congiuntura politico-sociale e al tipo di elezione. Quello che interessa al nostro studio è la relazione fra queste logiche di voto ed i processi di mobilità elettorale: come il peso specifico delle diverse logiche motivazionali può fare variare siale probabilitàdi mutamento delle precedenti scelte di voto, siale formeed ilsensoche questo mutamento può assumere.La logica della identificazione — declinata nelle forme più diverse — costituisce ovviamente la base della fedeltà elettorale di partito o, almeno, di «area politica». Per gli elettori che nel voto esprimono soprattutto una esigenza di identificazione, la probabilità di mutamenti è ridotta, e l'abbandono delle precedenti scelte assume un carattere «traumatico», che si può leggere come segno di un generale processo di ri-orientamento politico-esistenziale. Il passaggio diretto ed immediato da una identificazione ad un'altra è un evento che si verifica raramente. Gli elettori che scelgono di non votare più per un partito in cui si erano identificati sperimentano una fase di relativa incertezza, nella quale possono acquistare maggior peso, almeno transitoriamente, le logiche della protesta o quelle del calcolo delle utilità.La logica della utilità si esprime in un «calcolo dei vantaggi» che si può riferire tanto a interessi individuali e particolaristici (voto clientelare), quanto a quelli di gruppo o di categoria, fino ad assumere come riferimento interessi più generali (voto di opinione). Il calcolo dei vantaggi di ogni scelta di voto è funzione delle caratteristiche specifiche e congiunturali delle diverse scadenze elettorali. Ci si può aspettare che quanto più pesa, nella scelta del singolo elettore, la logica della utilità, tanto più sono probabili, almeno in linea di principio, i cambiamenti delle opzioni di voto.Anche la logica della protesta, se non è accompagnata da forte identificazione in un partito vissuto come rappresentante significativo della protesta sociale, fornisce un notevole contributo alla instabilità elettorale: in questo caso è l'atto stesso di abbandono delle precedenti scelte partitiche che diviene il veicolo più importante per l'espressione del risentimento dell'elettore.Si è rivolta l'attenzione a diversi tipi di mutamento nel comportamento elettorale, analizzando in particolare:1)i cambiamenti di voto all'interno del gruppo dei 7-8 partiti tradizionalmente presenti — nel dopoguerra — nelle competizioni elettorali: la mobilità in questo caso può essere interpretata come l'esito di un giudizio razionale sugli effetti dell'opzione elettorale sul quadro politico, o su una serie di politiche specifiche;2)i cambiamenti di voto da uno dei partiti tradizionali alla esplorazione di nuove possibilità di espressione elettorale — nella scelta di votare, ad esempio, per uno dei partiti emersi negli anni settanta ed ottanta, o per qualcuna delle liste che si caratterizzano su specificheissues(pensioni, ecologia, identità regionali, ecc.);3)il cambiamento dal voto al non voto, che può essere letto come diminuzione del livello di identificazione (visto dal lato dell'elettore) o nella capacità di mobilitazione (visto dal lato del partito) di una determinata opzione partitica;4)il ritorno dal non voto (non partecipazione alla votazione o non espressione di voto valido) al voto per una delle liste presenti nella competizione elettorale, che può dipendere dalla accresciuta capacità di suscitare mobilitazione ed identificazione da parte di una delle forze politiche presenti, oppure dalla particolare rilevanza soggettivamente attribuita ad una specifica tornata elettorale.Lo studio empirico delle forme di mobilità elettorale presenta — come è noto — particolari difficoltà, sia perché ciascuna di esse coinvolge quote limitate del corpo elettorale sia, più in generale, per l'ovvio motivo che non sono disponibili registrazioni — a livello individuale — delle scelte di voto e delle loro variazioni fra una elezione e l'altra. A causa di tali difficoltà e per ovviare ai problemi specifici di ciascuna delle tecniche di analisi, nel nostro studio sulla mobilità elettorale 1983-87 abbiamo fatto riferimento a risultati di ricerche realizzate con diversi metodi: analisi di dati raccolti tramitesurvey,analisi di dati elettorali aggregati a vari livelli, stime dei flussi elettorali in alcune città e stime di flussi a livello nazionale basate sui dati rilevati in un insieme di sezioni-campione. E nostra opinione che sia legittimo e necessario utilizzare nella ricerca i diversi metodi a disposizione, con la consapevolezza dei vantaggi e dei problemi metodologici che ciascuno di essi pone: soltanto l'attenta comparazione dei risultati ottenuti da diverse fonti può convalidare o, nel caso, porre seri interrogativi sulle ipotesi sostantive via via formulate. In questa sede il nostro interesse è rivolto ai risultati ottenuti con le diverse metodologie, più che alla discussione delle metodologie stesse, per la quale rimandiamo ad altre sedi.
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Caletti, Chiara. "Trapianto Renale Da Donatore Vivente: Il Giovane Nefrologo Lo Consiglia Al Giovane Paziente Nefropatico." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 26, no. 1 (February 13, 2014): 88–89. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2014.870.

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Abstract:
Il trapianto renale è sicuramente la migliore tecnica di sostituzione della funzione renale nei pazienti con insufficienza renale cronica avanzata e, in particolare, il trapianto renale da donatore vivente rappresenta un’ottima opzione terapeutica per i pazienti giovani. È, infatti, ampiamente dimostrato che evitare il trattamento dialitico riduce sensibilmente le comorbidità e migliora la sopravvivenza. Allo stato attuale, il trapianto da donatore vivente occupa un posto di secondo piano rispetto al trapianto da donatore cadavere. I motivi di tale discrepanza sono da attribuire soprattutto all’assenza di una rete di ambulatori predialisi organizzata ed efficiente e alla mancanza di un’esaustiva informazione al paziente circa il programma di trapianto in Italia (in particolar modo, il trapianto pre-emptive). Io credo, quindi, che sia necessario promuovere un approccio metodologico, in cui il paziente sia gestito non solo dal punto di vista clinico, ma anche da quello socio-assistenziale e psicologico, in modo da ottimizzare la valutazione clinica pre-trapianto, riducendo tempi e costi. Penso che sia fondamentale la promozione di progetti regionali e nazionali volti a incrementare la donazione da vivente.
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Barisione, Mauro. "ELETTORI INDECISI, ELETTORI FLUTTUANTI: CHE VOLTO HANNO I «BILANCIERI» DEL VOTO? I CASI ITALIANO E FRANCESE." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 31, no. 1 (April 2001): 73–108. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200029555.

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Abstract:
Introduzione In un sistema d'alternanza, un tipico esito elettorale è quello in virtù del quale il partito o la coalizione vincente accede alle funzioni di governo grazie ad un margine di voti esiguo, sufficiente tuttavia a fare la differenza rispetto alla coalizione avversaria e, magari, rispetto al proprio risultato delle elezioni precedenti. Se, tuttavia, i punti percentuali che una coalizione acquista (o perde) da un'elezione all'altra sono attribuibili a una pluralità di fattori (dal ricambio generazionale degli elettori, alla multidirezionalità dei flussi di voto, al peso di volta in volta variabile dell'astensionismo) più complessi di quelli rilevabili con una semplice operazione algebrica (del tipo: «35% all'elezione e, 40% all'elezione e2, uguale 5% di nuovi elettori»), resta però assai plausibile che le differenze percentuali tra una coalizione e l'altra ad un dato scrutinio possano essere determinate dal comportamento di una minoranza di elettori «marginali». E ciò è tanto più plausibile quanto più decisivi si rivelano quei seggi aggiudicati alla coalizione vincente, collegio per collegio, sulla base di pochi voti di scarto, sovente frutto di scelte effettuate da elettori rimasti indecisi fino all'ultimo momento.
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Miklič, Tjaša. "Il discorso indiretto libero nel romanzo di Giorgio Bassani Il Giardino dei Finzi-Contini: funzioni testuali e caratteristiche linguistiche." Linguistica 43, no. 1 (December 1, 2003): 93–108. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.43.1.93-108.

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Abstract:
Quando la sezione letteraria della commissione statale per l'italiano aveva scelto il romanzo II giardino dei Finzi Contini (GFC) come testo su cui preparare le cono­ scenze letterarie per l'esame di maturita in italiano lingua straniera nei licei sloveni non si aspettava particolari difficolta di comprensione da parte degli studenti. La fruizione pero si e rivelata meno soddisfacente del previsto. L'attenta analisi lin­guistica delle sue caratteristiche strutturali svolta in seguito allo scopo di offrire poi agli insegnanti suggerimenti concreti per la presentazione dei punti problematici in classe ha portato alla scoperta di una insospettata complessita, soprattutto di natu­ ra narrativa e sintattica. Questo compito apparentemente pratico ha spronato una ricerca di respiro piu ampio, che ha implicato analisi sistematiche della prima e del­ l'ultima versione del romanzo, 1 nonche di una serie di traduzioni in varie lingue.2
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Inguaggiato, Valeria. "Riuso temporaneo a Milano." TERRITORIO, no. 56 (March 2011): 43–58. http://dx.doi.org/10.3280/tr2011-056004.

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Abstract:
Parlare di riuso temporaneo di edifici e aree libere sottoutilizzati o dismessi a Milano vuol dire innanzitutto riflettere sulla forma fisica della cittŕ e sul mutamento che negli ultimi anni l'ha attraversata. Una cittŕ ‘in contrazione' che ha perso abitanti e funzioni e che nel frattempo non ha sviluppato una forte strategia per attrarne di nuove. In questo contesto, esperienze di riuso temporaneo sono state sperimentate in prima istanza da privati grazie alla progettualitŕ e l'iniziativa di gruppi di attivisti ma anche soggetti legati al design e alla creativitŕ che si sono mobilitati a ridosso di specifiche necessitŕ: un ostello temporaneo in occasione di grandi eventi, la sede temporanea di una associazione che si apre al quartiere con eventi e attivitŕ di varia natura, o ancora un luogo di lavoro e intrattenimento in un quartiere in profonda trasformazione. Ad oggi tuttavia anche alcune amministrazioni pubbliche iniziano ad intravvedere il riuso temporaneo come possibile strategia di sviluppo territoriale.
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Pederzoli, Patrizia. "IL GIUDICE NEI REGIMI DEMOCRATICI." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 20, no. 2 (August 1990): 293–323. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200009230.

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Abstract:
IntroduzioneChiunque tenti di mettere a confronto l'immagine che del giudice e delle sue funzioni ci è stata tramandata dal costituzionalismo classico con quella che gli apparati giudiziari operanti nelle contemporanee società occidentali offrono di sé, si trova di fronte a trasformazioni di straordinaria portata. Le competenze assegnate alle corti, ad esempio, hanno di gran lunga oltrepassato i confini tracciati in epoca liberale, per raggiungere un'estensione che sarebbe stata impensabile solo pochi decenni orsono e che è attualmente di proporzioni tali da comportare il loro coinvolgimento, diretto o indiretto, nelle piò disparate sfere dell'agire sociale. Ancora, la frequenza con cui l'amministrazione della giustizia interviene nelle politiche pubbliche, partecipando talvolta alla loro elaborazione e concorrendo a determinarne l'esito applicativo, dà luogo a fenomeni largamente inediti e che fuoriescono dagli schemi istituzionali disegnati dalla dottrina di separazione dei poteri. Gli stessi attributi di passiva ed apolitica esecutività, a lungo celebrati dalla giuspubblicistica quali dimensioni reali ed irrinunciabili della professione giudiziaria, dopo essere stati efficacemente smentiti nei piò ristretti circuiti accademici, sembrano infine aver perso terreno anche nellaself-imagedi molti magistrati.
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Arpioni, Maria Pia. "Lo sguardo sul paesaggio nella fotografia di Giovanni Pasinato // The Look into Landscape in the Photography of Giovanni Pasinato // La mirada sobre el paisaje en la fotografia de Giovanni Pasinato." Ecozon@: European Journal of Literature, Culture and Environment 6, no. 1 (March 2, 2015): 73–96. http://dx.doi.org/10.37536/ecozona.2015.6.1.639.

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Abstract:
Il saggio presenta il lavoro di un giovane fotografo del Nord Est italiano, Giovanni Pasinato (Venezia 1974-), attraverso l’analisi della sua opera e un’intervista all’autore, impegnato in un’attività dalle consistenti valenze cognitive ed etiche, ascrivibile alla Scuola italiana di fotografia del paesaggio (Luigi Ghirri, Guido Guidi, Giovanni Chiaramonte), ma dotata di tratti originali in forte sviluppo. Il contributo intende mostrare come la fotografia di Pasinato—dalle esplorazioni del “terzo paesaggio” lungo strade e autostrade, alla ricerca condotta sulle scene urbane di Treviso e Venezia Mestre, fino alla più recente perlustrazione dell’antico bosco del Montello (sulla cui esistenza minacciata si era levato altissimo anche il canto poetico di Andrea Zanzotto, scomparso nel 2011)—sia tutta incentrata sulla funzione fondamentale dello “sguardo,” grazie alla quale il suo lavoro si caratterizza come indagine e strumento di consapevolezza, in senso lato “politica,” sul rapporto fra l’essere umano e i luoghi. Le immagini di Pasinato, sommesse, limpide e allo stesso tempo avvolte da vaghezza, interrogano l’osservatore, proponendogli un dialogo con gli spazi fotografati ed evidenziando l’inscindibilità stilistica fra forma e contenuto; si distinguono per l’assenza di ogni compiacimento soggettivistico ed estetico, a favore della riscoperta, realizzata per mezzo di una essenziale valorizzazione della “visione,” dello stretto nesso fra cultura e natura, fra l’essere umano e gli altri viventi. Proprio mentre sollecitano il senso della nostra responsabilità collettiva, tralasciando ogni cedimento sentimentalistico e nostalgico, queste fotografie invitano ad avere coscienza e perciò, in ultima analisi, speranza. Pasinato rivendica così alla fotografia un’alta funzione artistica e civile, spesso misconosciuta proprio da quegli enti e istituzioni che dovrebbero avere a cuore il bene comune. Abstract The analysis and the interview of the author contained in this essay portray the work of a young Italian photographer, Giovanni Pasinato (Venice 1974-), who lives in the North East of Italy and who devotes himself to an activity encompassing important cognitive and ethical aspects. His work can be included within the Italian School of Landscape Photography (Luigi Ghirri, Guido Guidi, Giovanni Chiaramonte), but has original features in robust development. This essay will show how Pasinato’s photography—from his explorations of the “third landscape” along roads and highways, through his research in the urban scenes of Treviso and Venice Mestre, up to the latest reconnaissance of the Montello’s ancient wood (on whose endangered existence, Andrea Zanzotto, who died in 2011, wrote wonderful poems)—is entirely focused on the fundamental function of the “look,” thanks to which his work characterizes itself as an investigation, an instrument of the awareness, in the broad sense “political,” of the relationship between human being and place. Pasinato’s whispered, limpid yet at the same time ambiguous images, question their beholders, offering them a dialogue with the photographed spaces, underlining the stylistic indivisibility between form and content. In comparison to other landscape photography experiences, Pasinato’s works stand out, thanks to the absence of any subjective and aesthetic self-gratification and by favouring, through an essential enhancement of the “vision,” the revival of the close relationship between culture and nature and between human beings and other living beings. Just as his photographs stress the importance of our collective responsibility, ignoring any sentimental or nostalgic concession, they are an exhortation to raise awareness and, ultimately, hope. Thus, Pasinato ascribes to photography a highly artistic and civil function, which is often disregarded by those organizations and those authorities that should really care for the common good. Resumen El análisis y la entrevista del autor en que se centra este ensayo presentan la obra de un joven fotógrafo del noreste de Italia, Giovanni Pasinato (Venecia, 1974-), que se dedica a un actividad que abarca importantes aspectos cognitivos y éticos. Su trabajo puede incluirse en la Escuela Italiana de Fotografía del paisaje (Luigi Ghirri, Guido Guidi, Giovanni Chiaramonte), pero tiene rasgos originales en fuerte desarrollo. Este ensayo mostrará como la fotografía de Pasinato—desde sus exploraciones del "tercer paisaje" en el camino de carreteras y autopistas, la investigación en las escenas urbanas de las ciudades de Treviso y Venecia Mestre, hasta la más reciente exploración del antiguo bosque de la colina llamada Montello (sobre el riesgo de su desaparición, también el poeta Andrea Zanzotto, fallecido en 2011, escribió algunas de sus mejores obras)—está completamente enfocada en la función fundamental de la observación, gracias al que su trabajo se caracteriza como una investigación, un instrumento de la concienciación, en el amplio sentido “político”, de la relación entre ser humano y lugar. Las imágenes de Pasinato, suaves, claras y al mismo tiempo envueltas en vaguedad, questionan a quien observa, le proponen un dialogo con los espacios fotografiados y subrayan la inseparabilidad estilística entre forma y contenido. En comparación con otras experiencias de fotografía del paisaje, las representaciones de Pasinato destacan gracias a la ausencia de autocomplacencia subjetivista y estética, tratando de descubrir nuevamente la estrecha interrelación entre naturaleza y cultura, entre los seres humanos y otros seres vivientes. En cuanto instan nuestro sentido de la responsabilidad colectiva, dejando de poner la atención en sentimentalismos y nostalgias, estas fotografías invitan a adquirir conciencia y, además, esperanza. Pasinato reclama para la fotografía una importante función artística y civil, muchas veces ignorada por las instituciones que deberían preocuparse por el bien común.
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Cannas, Andrea. "Un sistema mitico in continua evoluzione: le grandi parodie Disney." Revista Italiano UERJ 12, no. 1 (September 5, 2021): 17. http://dx.doi.org/10.12957/italianouerj.2021.62055.

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Abstract:
ABSTRACT: Il fitto dialogo intertestuale con i classici di ogni tempo è stato inteso dagli autori della Disney Italia come una pratica di cannibalizzazione delle fonti; d’altra parte il confronto con la dimensione letteraria, estendendosi nel tempo ‒ dalla fine degli anni Quaranta a oggi ‒, ha lasciato un’impronta indelebile sulle Grandi Parodie: per un verso esse hanno acquisito uno spessore testuale inedito, riconnettendosi alle grandi matrici narrative in cui affonda le proprie radici il più vasto mondo della finzione; per l’altro hanno costituito un formidabile banco di prova per la variegata compagine Disney: gli eroi del fumetto, da Topolino a Paperino, si sono cimentati nell’impresa di interpretare il ruolo e assumere le fattezze dei più rinomati protagonisti della pagina letteraria mostrando al contempo una grande duttilità e una spiccata personalità. Il complesso dei personaggi Disney funziona in definitiva come un sistema mitico: il corpo delle loro storie costituisce un intero aperto a un continuo accrescimento ed è in effetti costantemente aggiornato da una pluralità di autori che rende il sistema perennemente sincronico col tempo dei lettori.Parole chiave: Fumetto. Disney. Grandi Parodie. Mito. Intertestualità. RESUMO: O estreito diálogo intertextual com os clássicos de várias épocas foi entendido pelos autores da Disney Itália como uma prática de canibalização das fontes, que proporcionou o confronto com a dimensão literária, estendendo-se no tempo ‒ do fim dos anos 40 a hoje ‒, e deixou uma marca indelével nas Grandes Paródias: por um lado, estas adquiriram um peso textual inédito, reconectando-se com as grandes matrizes narrativas nas quais fincam as suas raízes no mais vasto mundo da ficção; por outro ainda constituíram um formidável teste para a multifacetada equipe Disney: os heróis dos quadrinhos, de Mickey a Donald, cimentaram-se na empreitada de interpretar os papéis e assumir os perfis dos mais renomados protagonistas das páginas literárias, demostrando, ao mesmo tempo, uma grande flexibilidade e uma marcada personalidade. O conjunto dos personagens Disney funciona definitivamente como um sistema mítico: o corpo das suas histórias constitui um todo, aberto em uma contínua evolução, e é, de fato, constantemente atualizado por uma pluralidade de autores que torna tal sistema perenemente sincrônico com o tempo dos leitores.Parole chiave: História em quadrinhos. Disney. Grandi Parodie. Mito. Intertextualidade. ABSTRACT: An intense intertextual dialogue with the classics of all time has been intended by Disney Italian authors as a practice of source “cannibalization”. Their long-lasting dialogue with the literary dimension left an indelible mark on the Grandi Parodie: on the one hand they acquired an unprecedented textual depth, connecting them to the major narrative roots of the fictional world; on the other hand, they represented a crucial test for the varied team of Disney characters: the heroes of comics, from Mickey Mouse to Donald Duck, undertook the remarkable feat of interpreting the roles of renowned literary characters, showing a great adaptability as well as a strong personality. Disney characters function fundamentally as a mythical system: their stories constitutes an ever-changing whole, constantly updated to the time of their readers.Keywords: Comics. Grandi Parodie. Disney. Parody. Myth. Intertextuality.
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Zanon, Vittorio. "Ubuntu, io sono perché noi siamo. Empowerment di gruppo per giovani nigeriane vittime di tratta." WELFARE E ERGONOMIA, no. 2 (January 2021): 98–112. http://dx.doi.org/10.3280/we2020-002008.

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Abstract:
Dal 2016 in Veneto ed in particolare a Verona si è registrato un enorme aumento di nigeria-ne vittime di tratta a scopo di sfruttamento sessuale. Come servizio sociale del Comune di Verona, all'interno delle azioni del Progetto NAVe Network Antitratta per il Veneto è emersa l'esigenza di essere più efficaci negli interventi dei vari attori coinvolti nel progetto di aiuto alle ragazze per molte difficoltà nella creazione di relazioni interpersonali di fiducia, con conseguenti esiti fallimentari dei percorsi di assistenza, dovuti sia a limiti dei dispositivi di intervento sia alle sempre più complesse problematiche rilevate (scarsa motivazione, com-portamenti adolescenziali, esiti da traumi, aborti, atti autolesivi, tentati suicidi, ricoveri ospe-dalieri, allontanamenti, comportamenti a rischio e devianti, uso inconsapevole dei social net-work, ecc.). C'era l'esigenza di mettersi in discussione e modificare approcci e modalità di intervento, al fine di essere più efficaci nei percorsi di inclusione individuali, cambiare pro-spettiva e rimettere al centro le vere protagoniste dei percorsi di inclusione. Si è quindi scelto di fare un lavoro di gruppo tra minorenni e neomaggiorenni in carico al servizio sociale. Puntando su accettazione incondizionata e autodeterminazione delle perso-ne, si è avviato un percorso di empowerment di gruppo per accompagnare le giovani nige-riane vittime di tratta seguite in un percorso pedagogico antioppressivo di liberazione. Le attività sono condotte e facilitate da tre assistenti sociali, una mediatrice linguistico cultu-rale nigeriana e da una ragazza nigeriana con funzione di peer educator. Da settembre 2018 si sono organizzati incontri di 4-5 ore ogni sei settimane. Come scelta di conduzione delle attività si è scelto di non dare eccessiva strutturazione agli incontri e di utilizzare delle tecniche di animazione per facilitare un clima informale che age-volasse le relazioni e la libera espressione. L'obiettivo principale non è quello di trasmettere contenuti, ma di stimolare un processo di maturazione e consapevolezza del sé. Il messaggio esplicitato da subito era molto chiaro: «come sistema pubblico di assistenza siamo molto in difficoltà: abbiamo bisogno che siate voi stesse a farci capire come aiutarvi meglio». Le ra-gazze hanno così compreso il ruolo di partecipazione attiva richiesto; contemporaneamente la sfida per il servizio sociale ed i sistemi di accoglienza è stata quella di mettersi maggior-mente in gioco, per ridare fiducia alle ragazze e riconoscere loro competenze e capacità nell'autodeterminarsi. Da loro è inizialmente emersa una propensione a concentrarsi su temi legati al presente ed al futuro (la vita in comunità, la stabilizzazione nel territorio italiano, il lavoro, ecc.) ed una tendenza ad evitare tematiche più dolorose (il passato, il viaggio e l'esperienza di tratta, il rapporto con la Nigeria, ma anche in qualche modo il riconoscimento/consapevolezza di uno status di vittima che necessita di protezione). Si sono coinvolti negli incontri vari soggetti esterni soggetti della rete dei servizi, anche di tipo istituzionali (Questura, servizi specialistici sociosanitari, ecc.), affrontando alcune tematiche scelte dalle ragazze (le regole delle comunità, i documenti, la salute, le emozioni, le relazioni interpersonali, ecc.). Dopo un anno e mezzo, si individuano alcuni iniziali indicatori di esito: continuità della pre-senza e partecipazione attiva agli incontri, clima del gruppo, interazioni tra le ragazze all'interno e fuori dal gruppo, creazione di vicinanza e fiducia verso le istituzioni, tenuta dei percorsi di inclusione, maggiore attenzione, consapevolezza e disponibilità a mettersi mag-giormente in gioco, oltre ad un allargamento e coinvolgimento attivo da parte di servizi so-ciosanitari pubblici.
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Isse, Renan. "La lettura come attività pedagogica: l’uso della favola come strumento da trasmettere valori." Revista Italiano UERJ 12, no. 2 (July 13, 2022): 15. http://dx.doi.org/10.12957/italianouerj.2021.67582.

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ABSTRACT: Il presente articolo si propone a presentare una riflessione sulla funzione sociale della letteratura per i giovani e per i bambini e anche un punto di vista specifico di questo tipo di testo come strumento che serve alle indicazioni pedagogiche di trasmissione di valori e rinforzo di paradigme. Privilegiamo il genere favola, poiché è un genere classico indicato ai bambini a causa degli elementi costitutivi e di promuovere un senso moralizzante alla fine della lettura. Inoltre, indichiamo che i messaggi trasmessi attraverso il testo letterario infantile, e sopratutto la morale, richiedono che il lettore sia capace di articolare i suoi livelli di conoscenza per finalmente dare senso al testo letto, ossia, che il lettore supere la lettura semplice. Per illustrare l’argomento, ricerchiamo la favola Le avventure di Pinocchio: storia di un burattino seguendo alcuni riflesione sulla letteratura infantile in quanto riguarda al suo uso come strumento il cui scopo sarà lo sviluppo della competenza lettora dei lettori. Valuteremo, pertanto, l’importanza delle pratiche di lettura per raggiungere questo obbiettivo.Parole chiave: Letteratura infantile. Favola. Pinocchio. Pratiche di lettura. Scolarizzazione. RESUMO: O presente artigo busca propor uma reflexão sobre a função social da Literatura Infantojuvenil, bem como apresentar uma visão específica desse tipo de texto enquanto instrumento que serve aos propósitos pedagógicos de transmissão de valores e reforço de paradigmas. Privilegiamos o gênero fábula, por se tratar de um gênero clássico indicado às crianças devido aos elementos constituintes e de promover um sentido moralizante ao fim da leitura. Além disso, indicamos que as mensagens transmitidas pelo texto literário infantil, e sobretudo a moral, precisam que o leitor seja capaz de articular todos os seus níveis de conhecimento para enfim dar sentido ao texto lido, ou seja, que o leitor supere a leitura simples. Para ilustrar a argumentação, analisamos a fábula Le aventure di Pinocchio: storia di un burattino à luz de algumas reflexões sobre a literatura infantil, no que diz respeito ao seu uso como instrumento cujo objetivo será o desenvolvimento da competência leitora dos leitores. Valorizaremos, portanto, a importância das práticas de leitura para esse objetivo.Palavras-chave: Literatura infantil. Fábula. Pinocchio. Práticas de leitura. Escolarização. ABSTRACT: The following article proposes a reflection on the social role of children literature, as well as presenting a specific point of view of this kind of text as an instrument that follows the pedagogic indication of conveying values and reinforcing paradigms. We privilege the genre fable since it is a classic genre recommended to children because of its constitutive elements and because it proposes a moral sense at the end of the reading. Besides, we indicate that the messages conveyed through the literary text, mainly its moral, need the reader to be able to articulate all their levels of previous knowledge so they could finally create a new meaning to the text, that is, the reader needs to overcome the simple reading. To illustrate the arguments, we analyse the fable Le avventure di Pinocchio: storia di un burattino following a few readings on children literature, when it comes to its use as an instrument whose purpose is developing readers’ reading competence. We will accept, therefore, the importance of reading practices towards this goal.Key words: Children literature. Fable. Pinocchio. Reading practices. Schooling.
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Reis, Adriana Aparecida De Jesus, and Mirian Salvestrin Bonetto. "As Molduras do Decamerone e do Pentamerone." Revista Italiano UERJ 12, no. 2 (July 13, 2022): 19. http://dx.doi.org/10.12957/italianouerj.2021.67595.

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Abstract:
RESUMO: Giovanni Boccaccio, ao escrever sua obra-prima Decamerone no Trecento italiano (século XIV), emprega a narrativa-moldura para unir, em um encadeamento sucessivo, suas cem novelle. Procedente da retórica medieval e das narrativas orientais, a narrativa-moldura recebe de Boccaccio uma nova função: passa a integrar efetivamente a obra, tornando-se indispensável para a compreensão do todo. Giambattista Basile, escritor napolitano do Seicento (século XVII), retoma essa estrutura narrativa em sua coletânea de cinquenta contos maravilhosos intitulada Lo cunto de li cunti ovvero lo trattenemiento de peccerille, publicada postumamente entre 1634-36 em língua napolitana pela irmã do escritor. A obra-prima de Basile é também conhecida como Pentamerone ossia la fiaba delle fiabe, título atribuído pelo estudioso e crítico italiano Benedetto Croce em 1925, ao traduzi-la da língua napolitana para o italiano standard, em alusão à organização inaugurada por Boccaccio na Literatura Italiana a fim de tornar o livro napolitano mais conhecido na literatura nacional. Desse modo, em nosso estudo, temos o objetivo de investigar em que medida Giambattista Basile retoma o seu ilustre antecessor florentino, isto é, quais são os diálogos que a moldura do Pentamerone estabelece com a moldura do Decamerone, tendo em vista a diferença de contextos de produção entre ambos os livros.Palavras-chave: Boccaccio. Decamerone. Basile. Pentamerone. Narrativa-moldura. ABSTRACT: Quando scrive il suo capolavoro Decamerone nel Trecento, Giovanni Boccaccio usa il racconto-cornice per unire, in concatenamento, le sue cento novelle. Procedente dalla retorica medioevale e dalle narrazioni orientali, il racconto-cornice ottiene da Boccaccio una nuova funzione: comincia a integrare efficacemente l’opera, diventando indispensabile per la comprensione del tutto. Giambattista Basile, lo scritore napoletano del Seicento, riprende questa struttura narrativa nella raccolta sua costituita da cinquanta racconti fiabeschi ed intitolata Lo cunto de li cunti ovvero lo trattenemiento de peccerille. Quest’opera fu pubblicata dopo la morte di Basile, tra 1634-1636, in lingua napoletana da sorella dello scritore. Il capolavoro di Basile è anche conosciuto come Pentamerone ossia la fiaba delle fiabe, titolo assegnato dallo studioso e critico italiano Benedetto Croce nel 1925, quando lui ha fatto la traduzione dalla lingua napoletana all’italiano, facendo riferimento all'organizzazione inaugurata da Boccaccio nella Letteratura Italiana, affinché potesse diventare il libro napoletano più famoso nella letteratura nazionale. In questo modo, nel nostro studio, abbiamo l’obbiettivo di analisare a che punto Giambattista Basile riprende il suo illustre predecessore fiorentino, cioè, quali sono i dialoghi che la cornice del Pentamerone stabilisce con la cornice del Decamerone, in vista alla diferenza dei contesti di produzione tra entrambi i libri.Parole-chiave: Boccaccio. Decamerone. Basile. Pentamerone. Racconto-cornice. ABSTRACT: When Giovanni Boccaccio wrote his masterpiece Decamerone during the Italian Trecento (14th century), he used the frame story to unite, in a successive chain, his one hundred short stories. A precedent of medieval rhetorics and eastern tales, the frame story received a new role from Boccaccio: it started to effectively integrate the book and became indispensable for the understanding of the whole. Giambattista Basile, Neapolitan writer from the Seicento (17th century), reintroduces this narrative structure in his collection of fifty fairy tales named Lo cunto de li cunti ovvero lo trattenemiento de peccerille, posthumously published in Neapolitan language by his sister between 1634-1936. Basile’s masterpiece is also known as Pentamerone, title given to the book by the Italian scholar and critic Benedetto Croce in 1925, when he translated it to the standard Italian, as a reference to the narrative organization inaugurated by Boccaccio in Italian Literature in order to expand the Neapolitan book’s reach at a national level. Thus, we intend to investigate to what extent Giambattista Basile refers to his illustrious predecessor or, in other words, what kind of dialogue the Pentamerone’s frame story keeps with Decamerone’s, considering the different contexts of production of both pieces.Keywords: Boccaccio. Decamerone. Basile. Pentamerone. Frame story.
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Mezei, Regina. "Somali Language and Literacy." Language Problems and Language Planning 13, no. 3 (January 1, 1989): 211–23. http://dx.doi.org/10.1075/lplp.13.3.01mez.

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Abstract:
RESUMO La Somalia lingvo kaj alfabetigo La 21-an de oktobro 1972, la dekdujara registaro de Somalio finis jam longan debaton kaj decidiĝis pri latina alfabeto por reprezenti la sonojn de la Somalia lingvo. Antaŭe, la somalian oni pludonis de generacio al generacio per buŝa tradicio sen skriba formo, dum la urbanigita, klera elito skribis angle, itale aŭ arabe. Plejparte la lando restis analfabeta je nivelo de 90% ĝis 95%. Post starigo de la oficiala ortografio, signifaj sanĝoj okazis en la lernejoj, kaj oni lancis nacian alfabetigan kampanjon, kiu atingis ankaŭ la somaliajn nomadojn. Mezlernejanoj fariĝis instruistoj en la servo de la stato, la amasmedioj prezentis specialajn programojn kaj lecionojn, anoj de la registaro kaj la armeo estis devigataj lerni la lingvon, kaj plenkreskula edukado trovis lokon en la eduka sistemo. Takso de la Somalia kleriga kampanjo prezentas varian bildon. Kvankam la registaro en Mogadiŝu pretendis 60-procentan alfabetecon post la kampanjo de la mezaj 70-aj jaroj, tiu cifero estas pridubinda, kaj pli aktualaj studoj sugestas, ke la nuna alfabeteco povus esti ne pli ol 30 % . Tamen, tiu cifero altas en Afriko, kaj konsistigas signifan atingon en nomada socio plagumita laŭvice de sekeco, malrico kaj militaj konfliktoj. Nedisputata estas la sukcesa konverto de la lernejoj, de la elementa nivelo gis la Nacia Universitato, al la Somalia lingvo kiel instrumedio, cio ci kun signifa kresko de la nombro de lernejanoj. En la skribo de la lingvo, somaliaj ortografoj liveris la rimedojn, per kiuj lingvo bazita je paŝta vortaro povus esti vastigita por plenumi la lingvajn bezonojn de moderniĝanta socio. Tion ili faris ĉefe per ekspluato de la apartaj strukturo kaj dinamismo de la somalia. Krome, la Somalia "literaturo," precipe la poezio, estis nun transdonebla en skriba formo, tiel garantiante pliajn generaciojn de pluvivo. Certe, la Somalia sperto estas unika. Tamen, ĝi proponas valorajn enrigardojn en ling-voinstruadon kaj alfabetigon en ĉiuj kulturoj, emfazante la gravecon de forta registara engaĝiĝo, uzo de la amasmedio, starigo de alfabetiga korpuso, utiligo de arta esprimiĝo, kaj rekono de ortografio kiel ŝlosila elemento en lernado. SOMMARIO Lingua ed alfabetismo somalesi Il 21 Ottobre del 1972, il giovane governo somalese, al potere da solo 12 anni, ha risolto un dibatito interminabile; cioè, il governo decise di adoperare grafemi latini per rap-presentare fonemi somalesi. Generazioni anterior tramandavano la loro lingua oralmente, mentre l'elite della nazione si serviva dell'inglese, dell'italiano o dell'arabo per le loro co-municazioni scritte. Per il resto del paese il tasso dell'analfabetismo toccava dal 90 al 95 per cento della popolazione. Stabilità l'ortografia ufficiale, cambiamenti di maggior peso si sono introdotti nelle scuole ed una lotta contro l'analfabetismo si e lanciata, arrolgendo tutti i ceti sociali, anche quello nomade. Studenti di liceo diventarono insegnanti, i mass media presentarono pro-grammi e lezioni particolari, impiegati statali e dipendenti militari furono costretti ad im-parare la lingua e scuole per adulti si formarono in tutto il paese. Una valutazione di questi sforzi svolti dalle autorità somalesi nella loro lotta contro l'analfabetismo ci rende risultati ambigui. Benchè il governo centrale abbia rivendicato che l'alfabetismo sia salito a circa 60 per cento dopo la suddetta campagna alla meta degli anni settanta, le cifre sono state contestate da critici competenti e ricerche recenti suggeriscono che l'attuale tasso di alfabetismo sfiori il 30 per cento. Nonostante ciò, il tasso e segnalatamente elevato quando lo si paragona con altri paesi africani. In somma, l'ultima cifra mostra chiaramente un notevole successo, particolarmente se si rende conto che quella società nomade era nel contempo afflitta da povertà perenne, lotte intestine continue, e da una seccita durante decenni. In oltre, nessuno, nemmeno i più accaniti critici, può mettere in dubbio ne'lla riuscita inserzione della lingua nazionale a tutti i livelli dell'insegnamento, dalle scuole elementari fino all'università, né l'aumento cospicuo delle matricolazioni. Nello scrivere della loro lingua, gli ortografi somalesi hanno saputo sfruttare gli elementi strutturali e dinamici della lingua nazionale, fornendo mezzi con cui trasformare una lingua fondamentalmente nomade e pastorale. Per runderla più risponsiva ai bisogni di una società in via di trasformazione. Altro fatto notevole è che la letteratura di questo popolo, particolarmente la sua poesia, fin allera tramandata oralmente, oggi e documen-tata, così assicurandosi la sopravvivenza fra generazioni futuri. L'esperienza somalese ci può sembrare un caso unico, ma, infatti, ci presenta con alcuni informazioni pregeroli sull'insegnamento e la diffusione di una lingua. Mette in rilievo l'importanza dell'impegnamento decisivo di un governo, lo sfruttamento utile e sagace dei mass media e quello d'un corpo d'insegnanti, l'uso didattico dell'espressività artistica, e in fine, Fimpostazione di uno standard ortografico—tutti funzioni essenziali per Finsegnamento e Fapprendimento in qualunque centesto culturale.
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González-Guirval, Fernando, Rafael E. Reigal, Juan P. Morillo-Baro, Rocío Juárez-Ruiz de Mier, Antonio Hernández-Mendo, and Verónica Morales-Sánchez. "Análisis de la validez convergente de un instrumento informatizado para evaluar la atención en deportistas: Rejilla 1.0." Cuadernos de Psicología del Deporte 20, no. 2 (April 15, 2020): 83–94. http://dx.doi.org/10.6018/cpd.406371.

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Abstract:
El objetivo de esta investigación fue analizar la validez convergente de un programa informatizado denominado Rejilla 1.0, que se construyó con el objetivo de evaluar la atención selectiva y para ser utilizado en contextos como el deporte. Un total de 99 participantes colaboraron en el estudio, con edades entre 19 y 36 años (M ± DT = 25.15 ± 3.56). Para valorar la validez convergente se realizaron análisis de correlaciones con otros instrumentos que se han utilizado tradicionalmente para evaluar la atención selectiva, como son el Test de Atención D2 y el Test Toulouse-Pieron. Los resultados encontrados pusieron de manifiesto correlaciones moderadas y bajas entre los instrumentos, lo cual sugiere relaciones entre ellos, aunque se deben tomar con cautela. Las medidas principales del Test de Atención D2 y el Test Toulouse-Pieron mostraron niveles moderados con los aciertos de Rejilla 1.0, pero las medidas secundarias manifestaron asociaciones bajas. Se sugiere que otras funciones cognitivas, además de atención selectiva, podrían participar en la realización de los ejercicios de Rejilla 1.0, lo cual se discute en el trabajo. The objective of this research was to analyze the convergent validity of a computerized program called Rejilla v.1, which was built with the aim of evaluating selective attention and to be used in contexts such as sport. A total of 99 participants collaborated on the study, aged between 19 and 36 years old (M ± SD = 25.15 ± 3.56). To assess convergent validity, correlation analyses were performed with other instruments that have traditionally been used to evaluate selective attention, such as the D2 Attention Test and the Toulouse-Pieron Test. The results found revealed moderate and low correlations between the instruments, suggesting relationships between them, although they should be taken with caution. The main measures of the D2 Test and the Toulouse-Pieron Test showed moderate levels with the hits of Rejilla v.1, but the secondary measures showed low associations. It is suggested that other cognitive functions, in addition to selective attention, could participate in the performance of Rejilla v.1 exercises, which is discussed at work. O objetivo desta pesquisa foi analisar a validade convergente de um programa informatizado chamado Rejilla 1.0, que foi construído com o objetivo de avaliar a atenção seletiva e ser utilizado em contextos como o esporte. Um total de 99 participantes colaboraram no estudo, variando na idade de 19 a 36 anos (M ± DP = 25.15 ± 3.56). Para avaliar a validade convergente, foram realizadas análises de correlação com outros instrumentos que tradicionalmente têm sido usados para avaliar a atenção seletiva, como o Teste de Atenção D2 e o Teste Toulouse-Pieron. Os resultados encontrados revelaram correlações moderadas e baixas entre os instrumentos, sugerindo relações entre eles, embora devam ser tomadas com cautela. As principais medidas do Teste D2 e do Teste toulouse-pieron mostraram níveis moderados com os hits da Rejilla 1.0, mas as medidas secundárias mostraram associações baixas. Sugere-se que outras funções cognitivas, além da atenção seletiva, possam participar do desempenho dos exercícios Rejilla 1.0, que é discutido no trabalho. l'obiettivo di questa ricerca era quello di analizzare la validità convergente di un programma computerizzato chiamato Rejilla 1.0, che è stato costruito con l'obiettivo di valutare l'attenzione selettiva e di essere utilizzato in contesti come lo sport. Un totale di 99 partecipanti hanno collaborato allo studio, di età compresa tra i 19 e i 36 anni (M ± DS = 25.15 ± 3.56). Per valutare la validità convergente, sono state eseguite analisi di correlazione con altri strumenti tradizionalmente utilizzati per valutare l'attenzione selettiva, come il D2 Attention Test e il Toulouse-Pieron Test. I risultati trovati hanno rivelato correlazioni moderate e basse tra gli strumenti, suggerendo relazioni tra di loro, anche se dovrebbero essere prese con cautela. Le principali misure del Test D2 e del Test Tolosa-Pieron mostravano livelli moderati con i successi di Rejilla 1.0, ma le misure secondarie mostravano associazioni basse. Si suggerisce che altre funzioni cognitive, oltre all'attenzione selettiva, potrebbero partecipare alle prestazioni degli esercizi di Grid 1.0, che viene discusso al lavoro.
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Calleja-Reina, Marina, José Manuel Rueda Gómez, and Antonio Barbosa Gonzalez. "Relación entre la práctica deportiva en Clubes Deportivos y la mejora del control de la impulsividad en escolares." Cuadernos de Psicología del Deporte 21, no. 1 (January 1, 2021): 179–91. http://dx.doi.org/10.6018/cpd.437791.

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Abstract:
La práctica regular de Actividad Física Deportiva (en adelante AFD) tiene efectos beneficiosos a nivel físico y cognitivo. En este segundo nivel, los trabajos recientes, han encontrado mejora en memoria, en rendimiento académico, en autoestima, en atención y en Funciones Ejecutivas. En el presente trabajo de corte descriptivo-inferencial han participado 110 estudiantes de Educación Primaria y de Educación Secundaria Obligatoria de las localidades de Ourense y Málaga, con edades comprendidas entre 8 y 14 años (M=9,89; DT=1,534). Los estudiantes se asignaron a diferentes grupos: estudiantes que practican AFD federados en clubes deportivos a nivel competitivo o AFD-F (n= 37), estudiantes que practican AFD en horario extraescolar en los centros educativos o AFD-C (n=37) y un grupo de estudiantes que no practicaban ningún tipo de AFD No AFD (n=36). Los resultados muestran la modulación de la AFD en diferentes modalidades de inhibición, comparando estudiantes que practican o no AFD (en línea con trabajos previos). En un segundo momento, se ha analizado si la modalidad de AFD contribuye al desarrollo diferencial de la inhibición. Los resultados muestran que AFD, independientemente del tipo de actividad realiaza (AFD-F vs. AFD-C), mejora la habilidad para cumplir las reglas, perfecciona la precisión en los procesos de búsqueda visual y optimiza la habilidad de flexibilidad cognitiva, todos ellos componentes esenciales de las FE. Sin embargo, la práctica de AFD-F mejora el control de la impulsividad y el control atencional en comparación con la práctica de AFD-C. The regular practice of Sports Physical Activity (hereinafter SPA) has beneficial effects at a physical and cognitive level. In this second level, recent works have found improvement in memory, in academic performance, in self-esteem, in attention and in Executive Functions. In this descriptive-inferential study, a sample of 110 students of Primary and Secondary Education from Ourense and Málaga (Spain) between the ages of 8 and 14 years was used (M=9.89; SD=1.534). The participants were assigned to three groups: students who practice federated physical-sports activity in sports clubs at a competitive level or SPA-F (n=37), students who practice physical-sports activity in out-of-school hours in schools or SPA-C (n=37) and a group of students who did not practice any type of physical-sports activity Not-SPA (n=36) The results show the modulation of SPA in different inhibition modes, comparing students who do not practice SPA and those who practice SPA, in line with previous work. In a second step, we analyzed whether the SPA modality, that is, whether it is developed in a sports club and therefore the students are federated (SPA -F) or whether it is developed in the school's extracurricular activities (SPA-C), contributes to the differential development of inhibition. The results show that SPA, regardless of where they carry out the activity, improves the ability to follow the rules, perfects the precision of visual search processes and, optimizes the ability of cognitive flexibility, all of which are essential components of FE. The practice of SPA-F improves impulsivity control and attentional control compared to the practice of SPA-C. La pratica regolare dell'Attività Fisica Sportiva (di seguito AFD) ha effetti benefici fisici e cognitivi. Nell'ultimo decennio c'è stato un crescente interesse nel determinare in che modo le abilità cognitive traggono beneficio dall'esercizio fisico, e in questo senso sono stati riscontrati miglioramenti nella memoria, nel rendimento accademico, nell'autostima, nell'attenzione e nelle funzioni esecutive derivanti dalla normale pratica dell'AFD. In questo studio descrittivo-inferenziale è stato utilizzato un campione di 110 studenti delle scuole elementari e medie di Ourense e Malaga (Spagna) di età compresa tra gli 8 e i 14 anni (M=9,89; SD=1,534). I partecipanti sono stati distribuiti in tre gruppi: studenti che praticano attività sportive fisiche in club sportivi competitivi o AFD-F (n=37), studenti che praticano attività sportive fisiche al di fuori dell'orario scolastico nelle scuole o AFD-C (n=37) e un gruppo di studenti che non praticano alcun tipo di attività sportiva fisica Non AFD (n=36) I risultati mostrano la modulazione dell'AFD in diverse modalità di inibizione, confrontando gli studenti che non praticano l'AFD con quelli che lo praticano, secondo il lavoro precedente. In una seconda fase, abbiamo analizzato se la modalità AFD, cioè se si sviluppa in un club sportivo e quindi gli studenti sono federati (AFD-F) o se si sviluppa nelle attività extrascolastiche della scuola (AFD-C), contribuisce allo sviluppo differenziale dell'inibizione. I risultati mostrano che l'AFD, indipendentemente dal luogo in cui svolge l'attività, migliora la capacità di seguire le regole, migliora l'accuratezza dei processi di ricerca visiva e ottimizza la capacità di flessibilità cognitiva, tutti componenti essenziali di FE. La pratica AFD-F migliora il controllo dell'impulsività e il controllo attento rispetto alla pratica AFD-C. Tradotto con www.DeepL.com/Translator (versione gratuita) A prática regular da Actividade Física Desportiva (adiante designada por AFD) tem efeitos benéficos a nível físico e cognitivo. Na última década tem havido um interesse crescente em determinar como as capacidades cognitivas são beneficiadas pelo exercício físico, e neste sentido foram encontradas melhorias na memória, desempenho académico, auto-estima, atenção e funções executivas a partir da prática regular da AFD. Neste estudo descritivo-inferencial, foi utilizada uma amostra de 110 estudantes do Ensino Primário e Secundário de Ourense e Málaga (Espanha) entre os 8 e 14 anos de idade (M=9,89; SD=1,534). Os participantes foram distribuídos por três grupos: estudantes que praticam actividade físico-desportiva federada em clubes desportivos a nível competitivo ou AFD-F (n=37), estudantes que praticam actividade físico-desportiva em horário extra-escolar nas escolas ou AFD-C (n=37) e um grupo de estudantes que não praticam qualquer tipo de actividade físico-desportiva Não AFD (n=36) Os resultados mostram a modulação da AFD em diferentes modos de inibição, comparando os estudantes que não praticam AFD e os que praticam AFD, de acordo com o trabalho anterior. Numa segunda fase, analisámos se a modalidade AFD, ou seja, se é desenvolvida num clube desportivo e portanto os alunos são federados (AFD-F) ou se é desenvolvida nas actividades extracurriculares da escola (AFD-C), contribui para o desenvolvimento diferencial da inibição. Os resultados mostram que a AFD, independentemente do local onde realizam a actividade, melhora a capacidade de seguir as regras, aperfeiçoa a precisão dos processos de busca visual e optimiza a capacidade de flexibilidade cognitiva, todos eles componentes essenciais da FE. A prática da AFD-F melhora o controlo de impulsividade e o controlo atento em comparação com a prática da AFD-C.
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Μπροκαλάκης, Γιώργος. "Πρωτοβυζαντινά γεωργικά εργαλεία Η μαρτυρία των τεχνέργων από την Ελεύθερνα." EULIMENE, December 31, 2013, 45–131. http://dx.doi.org/10.12681/eul.32833.

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Abstract:
Strumenti agricoli di età protobizantina. Le testimonianze dall’antica Eleuftherna. Da una casa parzialmente scavata nell’antica Eleuftherna nella Creta centrale proviene un piccolo gruppo di strumenti agricoli, databili con precisione in relazione al sisma del 365 d.C. Per inquadrare questi manufatti in un contesto geografico e cronologico più ampio si è cercato di raccogliere tutte le testimonianze di strumenti analoghi dalla Grecia e dall’Asia Minore, datate tra il IV e la metà del VII sec., enfatizzando il valore dei manufatti archeologici, finora non considerati in modo adeguato dalla ricerca, senza trascurare la capacità informativa, ma anche i limiti, degli altri tipi di documentazione (le fonti scritte e iconografiche, l’etnoarcheologia e l’archeologia sperimentale) per ricostruire la funzione, l’uso e la denominazione di questa classe di materiali. Seguendo questa impostazione, nello studio si è messa in evidenza l’importanza della forma, delle dimensioni e del peso dei manufatti, mostrando che gli strumenti dal contesto chiuso di Eleuftherna erano destinati alla coltivazione dei giardini. Nonostante ci si sia basati su un campione complessivamente limitato di manufati di età protobizantina, è stato possibile descrivere la diffusione di certi tipi di attrezzi e il numero finora esiguo degli strumenti specializzati, interrogandosi sul conservatorismo delle forme ed evidenziando anche alcuni miglioramenti tecnologici. Lo studio si conclude con una riflessione sulla produzione e la circolazione delle parti in ferro degli strumenti, mettendo in luce la rete di relazioni tra i fabbri e gli agricoltori. Agricultural tools of the Proto-byzantine era. The evidence from ancient Eleutherna. From a house partially excavated in ancient Eleutherna in central Crete comes a small group of agricultural tools, datable with precision in relation to the earthquake of 365 AD. In order to place these artifacts in a wider geographical and chronological context, an attempt was made to collect all the evidence of similar instruments from Greece and Asia Minor, dated between the 4th and the middle of the 7th century. Emphasis is placed on the value of the archaeological artifacts, hitherto not adequately studied, without neglecting the information provided by, but also the limits of the other types of evidence (written and iconographic sources, ethnoarcheology and experimental archeology), in order to reconstruct the function, use and the name of this class of materials. Following this approach, the study highlights the importance of the shape, size and weight of the artifacts, showing that the tools from Eleutherna's closed contexts were intended for the cultivation of gardens. Although the research is based on a limited overall sample of artifacts from the Proto-Byzantine age, it is possible to describe the diffusion of certain types of tools and the apparently small number of specialized tools, and to note the conservatism of the shapes while also highlighting some technological improvements. The study ends with a reflection on the production and circulation of the iron parts of the tools, centring on the network of relationships between blacksmiths and farmers. Editorial Note Volume 13-14 of Eulimene is devoted to the east sector (I) of the ancient Eleutherna, which was dug systematically by prof. Petros Themelis from 1985 until 2003. In three extensive articles, Petros Themelis, Yorgos Brokalakis and Martha W. Baldwin Bowsky, publish sculptures, tools and inscriptions respectively, unearthed during the excavations conducted during the above period and which date from the Hellenistic period (2nd century BC) to the early byzantine era (mid7th cent. AD). Many of these artifacts are now exhibited in the newly completed Museum of Ancient Eleutherna, which opened its gates to the public in June 2016. The publishing directors Nikos Litinas – Manolis I. Stefanakis Σημείωμα των εκδοτών Ο τόμος 13-14 της Ευλιμένης αποτελεί ένα αφιέρωμα στον ανατολικό τομέα Ι της αρχαίας Ελεύθερνας, που ανασκάφτηκε συστηματικά από τον καθηγητή Πέτρο Θέμελη από το 1985 έως το 2003. Στα τρία εκτενή άρθρα που δημοσιεύονται παρουσιάζονται από τον ίδιο τον ανασκαφέα, τον Γιώργο Μπροκαλάκη και την Martha W. Baldwin Bowsky, γλυπτά, εργαλεία και επιγραφές αντίστοιχα, που ήρθαν στο φως κατά τις ανασκαφές των παραπάνω ετών και χρονολογούνται από τους ελληνιστικούς χρόνους (2o αι. π.Χ.) μέχρι και την πρωτοβυζαντινή περίοδο (μέσα 7ου αι. μ.Χ.). Πολλά από αυτά τα αντικείμενα εκτίθενται πλέον στο Μουσείο Αρχαίας Ελεύθερνας, που ιδρύθηκε χάρη στο όραμα και τις προσπάθειες του καθηγητή Ν. Σταμπολίδη και το οποίο εγκαινιάστηκε από τον Πρόεδρο της Ελληνικής Δημοκρατίας στις 19 Ιουνίου 2016. Οι διευθυντές έκδοσης Νίκος Λίτινας – Μανόλης Ι. Στεφανάκης
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