Academic literature on the topic 'Funzione dello spazio sacro'

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Journal articles on the topic "Funzione dello spazio sacro"

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Messina, Davide. "Leggere e tradurre Primo Levi: Il poema e l’enunciazione." Forum Italicum: A Journal of Italian Studies 48, no. 3 (August 8, 2014): 452–76. http://dx.doi.org/10.1177/0014585814542930.

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Abstract:
Il saggio propone un modo nuovo di leggere e tradurre la testimonianza letteraria di Primo Levi a partire dalla relazione fra poesia e prosa in Se questo è un uomo. Collegando la poetica della traduzione di Henri Meschonnic con la linguistica dell’enunciazione sviluppata da Émile Benveniste, il saggio cerca di definire e analizzare il “poema dello sterminio” che sottende la scrittura di Levi, mette alla prova i relativi pregiudizi critici della trasparenza della prosa e dell’intraducibilità della poesia, e suggerisce infine una nuova articolazione del “poema sacro” di Dante nello spazio letterario creato dall’impegno etico a portare testimonianza.
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Gargano, Maria Teresa, Emanuela Coppola, and Girolamo Lo Verso. "Il DAP nella mente relazionale. Chiavi di lettura gruppoanalitiche." GRUPPI, no. 3 (December 2012): 91–104. http://dx.doi.org/10.3280/gru2011-003007.

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Abstract:
Il disturbo da attacchi di panico, di cui, ancora oggi, č dibattuta l'autonomia clinica, nel contributo degli autori, viene esplorato da un vertice gruppo analitico soggettuale. L'eziopatogenesi č interconnessa all'ammonimento delle gruppalitŕ interne che coarta le spinte progettuali dell'individuo. Il piacere, sperimentato dal paziente, per la conquista dello spazio libero č intercettato dalle voci familiari e trasfigurato in un'inquietudine vertiginosa (panico), intenzionando il soggetto alla cattivitŕ psichica (dipendenza). La contaminazione tra riflessione teorica e pratica clinica permette di visualizzare specifiche tecniche di regolazione emotiva e di conoscenza implicita. Le modulazioni dell'alleanza terapeutica, interpuntata di rotture e riparazioni, permettono al paziente d'interiorizzare un intestino/funzione mentale capace di trattenere, digerire e assimilare le interpretazioni del terapeuta e sviluppare fiducia nel legame.
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Mei, Oscar, Lorenzo Cariddi, and Massimo Gasparini. "L'area forense di Forum Sempronii: nuovi dati architettonici e urbanistici alla luce degli scavi 2013-2017." REUDAR. European Journal of Roman Architecture 1 (December 1, 2017): 75. http://dx.doi.org/10.21071/reudar.v1i0.10164.

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Abstract:
Il presente contributo fornisce una preliminare analisi urbanistica e architettonica dell'area forense e delle relative strutture portate alla luce durante le campagne di scavo 2013-2017, presso il municipium di Forum Sempronii. Allo stato attuale sono stati identi cati, a livello di fondazione, la piazza del foro e i portici che la delimitavano; sul lato Nord dello spazio forense sono stati identi cati tre templi, dei quali il Tempio A interamente scavato. Al di fuori del limite orientale del forum e in posizione prospiciente alla via Flaminia, è stato rinvenuto, in buono stato di conservazione, una terza struttura con probabile funzione cultuale e amministrativa e identi cata come l'Augusteum di Forum Sempronii. Dai dati nora emersi, sembrerebbe possibile ipotizzare la pertinenza di tutte le strutture a una imponente riforma urbanistica e architettonica del municipium avvenuta in epoca augustea.
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Bottazzi, Marialuisa. "Alienazioni a titolo gratuito in documenti dei secoli XI-XII." Italian Review of Legal History, no. 7 (December 22, 2021): 595–643. http://dx.doi.org/10.54103/2464-8914/16899.

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Abstract:
Solo un numero esiguo di chartae rogate sin dall’alto medioevo si può dire abbia avuto una vita parallela alla consueta e preminente destinazione giuridica o amministrativa notarile grazie alla scelta d’incidere su pietra, il più delle volte da parte dei legatari, anche una sola parte del contenuto testuale pergamenaceo al fine di notificare, di pubblicizzare e di perpetuare, generalmente pro redemptione animae, la memoria di quanto veniva disposto da agiati benefattori a favore, in un primo tempo delle istituzioni monastiche ed ecclesiastiche e più tardi anche gli enti assistenziali, sia religiosi sia laici. La maggior parte di queste non numerose iscrizioni, che classifichiamo come chartae lapidariae, per lo stretto rapporto con le chartae notarili da cui derivano, sono state per la maggior parte prodotte in Italia sin dalla fine del secolo X per essere esposte con una certa frequenza nei luoghi sacri o molto attigui degli stessi. Nella maggior parte dei casi si parla di iscrizioni contenenti atti testamentari o di donazione inter vivos o mortis causa; meno frequentemente il loro tenore dispositivo e probatorio riconduce a bolle papali, decreti o a diplomi regi o imperiali. In ogni caso, siamo sempre di fronte a documenti incisi indiscutibili secondo qualsiasi piano giuridico ma che, per la consuetudinaria perdita del documento notarile da cui derivano e per la facile mancanza anche di uno degli elementi essenziali della charta, per esempio, della datatio, probabilmente per la funzione generalmente assunta, sin dall’impiego romano, di “regesto” dell’atto originale, per la mancanza, si diceva di alcuni elementi essenziale del documento notarile difficilmente possono essere considerati “documenti in senso proprio”, ma solo dei “monumenti” epigrafici a sé stanti, quindi particolarmente interessanti da analizzare solo per il loro “peso” storico. Malgrado ciò, per tutti gli elementi fin qui considerati e riassumibili nella difficoltà di dimostrare l’attendibilità dei contenuti incisi su pietra data l’impossibilità di ricostruire l’intimo impiego epigrafico/documentario intrinseco delle carte lapidarie con il loro originale notarile perduto, qualche importante attenzione verso questo tipo di documentazione è comunque giunta nel secolo scorso grazie ai lavori di Pietro Sella, di Cinzio Violante e di Ottavio Banti. Ciò nonostante, ancora oggi, le chartae lapidariae risultano poco considerate sebbene dinanzi a una rarefazione documentaria, per esempio nel caso di Milano, risultino efficaci per definire il ruolo dei laici sia entro lo spazio ecclesiale sia nella società; sia nello studio degli enti assistenziali, sia religiosi sia laici, come dei ceti dominanti dell’Italia e in special modo di Milano, del secolo XI. Se, dunque sull’interesse storico, seppur analitico dei contenuti della chartae lapidariae, sembra aver spesso prevalso il “peso” diplomatistico, che pone dei limiti all’attendibilità giuridica delle carte lapidarie,con questo lavoro si vuol richiamare l’attenzione su tre casi importanti e eccezionali prodotti nell’ultimo ventennio del secolo XI a Viterbo, a Milano e a Collescipoli.
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Burigana, David. "La "grande illusion": lo Spazio sovietico visto dalla Francia fra scienza, tecnologia e politica estera dagli anni Sessanta agli anni Ottanta." MONDO CONTEMPORANEO, no. 2 (May 2021): 319–41. http://dx.doi.org/10.3280/mon2020-002016.

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Abstract:
Gli scienziati occidentali incontravano i "colleghi" del blocco sovietico. L'obiettivo politico-diplomatico era mostrare disponibilità al dialogo, quello ovvio avere canali alternativi di informazione sui progressi sovietici. Questi contatti dovevano avvenire nel quadro di una collaborazione occidentale in funzione della traiettoria impressa allo sviluppo tecno-scientifico statunitense. Vennero tuttavia delineandosi negli anni Sessanta quei caratteri di una competizione/cooperazione euro-atlantica giunti fino ai giorni nostri, senza che il processo di costruzione europea ne intaccasse gli ambiti più strategici. Come in questo contesto rapportarsi con il mondo sovietico? E che immagine trarne? Nuove evidenze sembrano emergere grazie all'incrocio di diversi archivi tratti dall'esperienza più indicativa, quella francese, dalle commissioni scientifiche franco-sovietiche alla "cooperazione" spaziale con le missioni dello spationaute Jean-Luc Chrétien nel 1982 e nel 1988, e poi con la fase di maggior cooperazione durante le missioni Vega 1 e 2 nell'Armata Halley per far intercettare la cometa dalla sonda ESA Giotto nel marzo 1986.
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MARCOLUNGO, Ferdinando Luigi. "GIUSEPPE ZAMBONI INTERPRETE DI KANT." Estudos Kantianos [EK] 4, no. 1 (September 1, 2016): 193–220. http://dx.doi.org/10.36311/2318-0501.2016.v4n1.12.p193.

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Abstract:
All’interno della Neoscolastica italiana nella prima metà del Novecento, Giuseppe Zamboni (1875-1950) occupa un posto particolare per la sua gnoseologia pura, non molto lontana per alcuni aspetti dall’impianto della fenomenologia husserliana, soprattutto per la sua critica al positivismo e l’attenzione allo sviluppo delle nostre conoscenze a partire dai dati immediati offerti alla coscienza. Zamboni fu tra il gruppo dei primi docenti che diedero vita all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano: nel decennio del suo insegnamento (1921-1932) si occupò a più riprese della Critica della ragion pura di Kant, sia con diversi saggi sulla Rivista di filosofia neoscolastica, sia con un volume di Studi esegetici, critici, comparativi apparso l’anno stesso del suo allontanamento definitivo dalla Cattolica. Dall’esame di tale testo si possono comprendere non solo le ragioni del dissenso, ma anche l’interesse che la sua interpretazione può rivestire oggi. Zamboni rivendica la capacità dell’elaborazione intellettiva dei dati della sensibilità ad opera dell’astrazione disindividuante, il ruolo fondamentale del corpo proprio nella rappresentazione dello spazio e soprattutto la centralità dell’io dei sentimenti e degli atti di volontà, accanto all’io conoscitivo puro dell’appercezione trascendentale kantiana.
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Russo, Maria Teresa. "Corporeità e qualità dell’abitare tra etica ed ecologia." Medicina e Morale 65, no. 6 (December 20, 2016). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2016.464.

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Abstract:
L’antropologia filosofica sviluppatasi nella prima metà del XX secolo ha tematizzato in particolare la questione del rapporto tra uomo e ambiente, sottolineando le specificità della modalità umana di abitare il mondo. Abitare rappresenta una struttura antropologica che fa riferimento non soltanto alla capacità tecnica dell’uomo, ma soprattutto alla sua esistenza incarnata e all’esigenza di radicamento e di relazione, che trovano un’espressione privilegiata nella categoria della casa. Si tratta di un tema su cui oggi si confrontano vari saperi: la psicologia ambientale, l’architettura, la sociologia, per citarne solo alcuni. L’articolo analizza la funzione ma anche le nuove criticità dello spazio-casa e del correlato assetto urbano nello sviluppo e nell’espressione dell’identità personale e relazionale, nonché nella promozione di uno stile di vita sostenibile. Data la diretta interrelazione tra spazio domestico, spazi urbani e comportamento umano, la qualità dell’abitare riguarda direttamente la bioetica, come ambito di quella “ecologia umana” inseparabile dalla riflessione sui significati dei comportamenti e sulle categorie di identità e qualità della vita, che implicano un éthos condiviso. ---------- The philosophical anthropology which had developed in the first half of the 20th century has focused in particular on the question of the relationship between man and environment, underlining the specific human modality of living in the world. Living represents an anthropological structure which refers not only to human technical capacity but above all to his incarnate existence and to the need of roots and relationship, which find a privileged expression in the category of the home. This argument is confronted today by various knowledges: environmental psychology, architecture, sociology, just to mention some of them. The article analyzes the function but also the new critical situations of space/home and of the related urban planning within the development and expression of personal and relational identity, as well as within the promotion of a sustainable lifestyle. Considering the direct interrelation between domestic space, urban spaces and human behavior, the quality of living is straightly bound to bioethics, as being the field of that “human ecology” which is inseparable from reflecting on the sense of ways of behavior and on the categories of identity and quality of life which imply a common éthos.
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Dalla Torre, Giuseppe. "Pluralismo religioso, multietnicità e biodiritto." Medicina e Morale 55, no. 3 (June 30, 2006). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2006.356.

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Abstract:
Dopo essersi rilevato il fenomeno della rinascita del fatto religioso nell’odierna società secolarizzata, grazie anche al massiccio fenomeno immigratorio, si descrive l’impatto del pluralismo etnico-religioso sulle tradizionali realtà degli ordinamenti giuridici statali; impatto reso ancora più problematico per l’ascesa di nuovi poteri, in particolare quello tecnico-scientifico, insofferenti ad una eteroregolamentazione non solo sul piano etico, ma anche sul piano giuridico. Si mette quindi in evidenza una crescente ambiguità che investe la biogiuridica: da un lato la nuova esigenza di riconoscere il rivendicato “diritto alla diversità” da parte delle diverse formazioni etnico-religiose; dall’altro l’esigenza di una regolamentazione giuridica uniforme a garanzia dell’ordinata convivenza attorno ad una scala valoriale che abbia nella “vita” il bene centrale ed ultimo da salvaguardare. Tra le conclusioni cui si giunge è innanzitutto quella per cui la pacifica convivenza in una società multietnica e multireligiosa può essere assicurata, nel rispetto delle diverse tradizioni e culture, attraverso il ricorso a moderati e saggi riconoscimenti di spazio al diritto personale all’interno degli ordinamenti statali, ma nei limiti rigorosi posti dalle esigenze di tutela della dignità umana. Ciò tocca anche la questione dei “nuovi poteri” che, nel contesto di una società globalizzata, impongono una rielaborazione dell’idea di diritto che, partendo dal quadro di un sistema di fonti che tende sempre più ad essere organizzato non secondo gerarchia ma secondo competenza, si ispiri al principio del riconoscimento dell’essere umano nella sua dignità, indipendentemente dall’appartenenza etnico-religiosa. Infine si mette in evidenza l’inaccettabilità di un “diritto debole”, solo procedimentale, perché sostanziale negazione della funzione stessa del diritto, che è quella di prevenire e/o dirimere i conflitti tra interessi in gioco e, quindi, i contrasti tra le parti della società, difendendo nel rapporto i soggetti più deboli; così come si mette in evidenza che il prezioso bene della laicità dello Stato non è – come invece spesso si ritiene – salvaguardato da un “diritto debole”, ma solo da un diritto giusto. ---------- After being noticed the phenomenon of the rebirth of the religious fact in today’s secularized society, it is described also the impact of the ethnic-religious pluralism on the traditional realities of the government juridical arrangements; impact made even more problematic for the ascent of new powers, particularly that technical-scientific, impatient to an heteroregulation not only on the ethical plan, but also on the juridical plan. It is put therefore in evidence an increasing ambiguity that invests the biojuridical: from one side the new demand to recognize the vindicated “law to difference” from different ethnic-religious formations; from the other the demand of a uniform juridical regulation to guarantee of the orderly cohabitation around to a scale of value that has in “life” central and ultimate good to safeguard. Between the conclusions which the author comes it is, first of all, that for which the peaceful cohabitation in a multiethnic and multireligious society can be assured, in the respect of the different traditions and cultures, through the recourse to moderate and wise recognition of space to the personal law into the government arrangements, but in the rigorous limits set by the demands of guardianship of human dignity. This also touches the matter of new powers that, in the contest of globalization, impose a new elaboration of the idea of law that, departing from the picture of a system of sources that extends more and more to not be organized according to hierarchy but according to competence, inspire to the principle of the recognition of the human being in its dignity, independently from the ethnic-religious affiliation. Finally it is put in evidence the unacceptability of a “weak law”, just procedural, as substantial negation of the law function itself, which is that to prevent and/or to settle the conflicts between affairs at stake and, therefore, contrasts between the parts of the society, defending in the relationship the weakest subjects; as it is evidenced that the precious good of laity of the State is not - like instead it is often considered - safeguarded by a weak law, but only by a correct law.
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Casini, Carlo. "VII Programma quadro europeo di ricerca: la questione etico-giuridica delle cellule staminali." Medicina e Morale 55, no. 4 (August 30, 2006). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2006.347.

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Abstract:
Il contributo esamina la recente e complessa vicenda europea relativa al finanziamento comunitario della ricerca su cellule staminali embrionali. La particolarità della questione è che tale ricerca verrebbe svolta nei Paesi che la consentono anche con gli incentivi economici dei Paesi che la vietano (come per esempio l’Italia). Com’è noto, la questione è legata a due episodi in stretta relazione reciproca: da un lato l’avvio delle procedure per l’approvazione del VII Programma Quadro (VII PQ) di azioni comunitarie di ricerca, sviluppo tecnologico e dimostrazione (2007- 2013); dall’altro il ritiro arbitrario da parte del Ministro per l’Università e la Ricerca, on. Fabio Mussi, dell’adesione italiana alla c.d. “dichiarazione etica” contraria all’uso di cellule staminali embrionali. Il VII PQ dell’Unione Europea, rappresenta lo strumento più importante per la realizzazione dello “spazio europeo della ricerca”, processo già avviato con il VI PQ con l’obiettivo di rafforzare la competitività scientifica dell’Europa. Articolato in quattro programmi specifici (cooperazione, idee, persone, capacità), che corrispondono ad altrettanti obiettivi fondamentali della politica europea di ricerca, il VII PQ è frutto dell’azione coordinata di tre grandi organismi: la Commissione europea, il Parlamento Europeo e il Consiglio dei Ministri competenti per materia. Al fine di rendere più comprensibili – nel contesto europeo – i termini in cui si è posta la questione del finanziamento della ricerca utilizzante le cellule staminali embrionali, l’articolo si sofferma sia su alcuni profili di carattere tecnico sia sulla storia del precedente programma quadro, conclusosi con una moratoria circa la ricerca basata sull’impiego di embrioni umani e di cellule staminali embrionali. Questa volta il confronto serrato è avvenuto, in seno al Parlamento europeo, tra tre diverse posizioni: quella espressa dall’“emendamento Gargani” (divieto assoluto di distruzione di embrioni umani); quella espressa dall’“emendamento Niebler” (limitazione della ricerca alle linee di cellule staminali embrionali create prima del 31 dicembre 2003), quella espressa dalla Commissione industria (ITRE) del Parlamento europeo (finanziamento della ricerca sull’uso di cellule staminali umane anche allo stadio embrionale). Nonostante il voto del 15 giugno con cui il Parlamento europeo ha approvato la proposta più permissiva, l’Autore dimostra – numeri alla mano – che in realtà la preferenza del Parlamento europeo è per il diniego dell’incentivo economico per la distruzione di embrioni umani. Di qui una serie di considerazioni che toccano anche il paragrafo 73 dell’Enciclica Evangelium Vitae e la frettolosa e solitaria decisione del Ministro Mussi. Nonostante tutto, resta l’auspicio che l’Italia nell’Unione Europea non si lasci condizionare da un complesso d’inferiorità, ma anzi, avverta la sua funzione di motore nella costruzione di un’Europa cementata dall’idea della dignità umana e dei diritti umani. ---------- This contribute examines the recent European vicissitude of the communitarian financing on stem cells research. Such research would take place in Countries that allow it, also with the economic incentives of Countries that prohibit it (Italy, for example). The issue is tied up to two events closely connected: 1. starting procedures for the approval of the 7th Framework Program (FP7), Building the Europe of Knowledge (2007-2013); 2. the arbitrary withdrawal of the Italian adhesion to the “ethical declaration” against the use of embryo stem cells, by Italian Minister of University and Research, Fabio Mussi. FP7 represents the most important instrument in order to realize “an European space of research” which has been already started with the 6th Framework. The new Program identifies four main objectives (cooperation, ideas, people and capacities), which correspond to the four main specific programmes around which the European research effort is to be structured. In order to make the financing embryo research question more comprehensive, the paper takes into account technical questions and part of the Framework Program’s background, including moratorium on embryonic stem cells-based research. In such issue the comparison took place between three different positions: “Gargani amendment” (absolute prohibition to destroy human embryo); “Niebler amendment” (limiting research to embryo stem cells line created before December 2003); the position of the Committee of Industry, Research and Energy (ITRE) (financing research of human stem cells including the embryonic stage). In spite of the approval, coming from the European Parliament on last June, of the most permissive proposal, the Author demonstrates that in reality the preference of the European Parliament was for the refusal of the economic incentive. In spite of everything, the auspice is that Italy – inside the European Union – doesn’t let itself carry away because of an inferiority complex, but indeed, it perceives its function as mover in the construction of Europe, cemented on the idea of human dignity and human rights.
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Dissertations / Theses on the topic "Funzione dello spazio sacro"

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Tognon, Alessandro <1970&gt. "Rudolf Schwarz. La costruzione dello spazio sacro." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019. http://amsdottorato.unibo.it/8857/1/tognon_alessandro_tesi.pdf.

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Abstract:
La ricerca si pone l’obiettivo di far emergere il programma compositivo che l’architetto Rudolf Schwarz ha messo a punto tra la fine del XIX secolo e l’anno 1961, nella definizione di una propria teoria progettuale sul tema dello spazio sacro liturgico. Egli era un uomo dalla visione ampia, il suo pensiero era l’emblema di un uomo vivente lo spazio del reale, che con discrezione si spinge ai confini dell’intelligibile. Con un certo grado di approssimazione le chiese di Schwarz, progetti e realizzazioni, possono essere classificate in grandi “famiglie” riconducibili a “forme corrispondenti”: il tipo a “basilica”, il tipo a “croce” e il tipo ad “aula”. Tuttavia bisogna precisare che questa classificazione è basata su un’interpretazione che considera altrettanto importanti le numerose e complesse variazioni e contaminazioni formali e tipologiche presenti in ogni progetto. All’interno di queste categorie di progetti che Schwarz nomina “prototipi”, intesi come semplificazioni formali che nel realizzarsi necessitano di una scelta tipologica, Rudolf Schwarz pose, a partire dagli anni venti, le basi per una moderna idea spaziale e collettiva di celebrazione del rito cristiano. Obiettivo della ricerca è comprendere a fondo quanto architettura e sacro, progetto e liturgia, coincidano da un punto di vista ideologico ancorché formale. Quanto cioé l’architettura, caratterizzata dalla permanenza delle sue forme ereditate dalla storia, risulti essere indipendente dalla funzione liturgica e quanto allo stesso tempo possa suggerirne nuove possibilità. Questo tra le dinamiche di un modernismo e di un tecnicismo incessante che in quel tempo consentivano di certo nuove possibilità costruttive ma anche il rischio di una perdita di valori dello spazio architettonico, nel rapporto tra il significato stesso dell’architettura con la sua costruzione.
The purpose of this research is to bring out the project range architect Rudolf Schwarz has developed from the end of the XIX century to 1961, while defining his own design theory about liturgical sacred space. He is a man of broad vision, his thought is the emblem of a man living the space of reality, which discreetly pushes himself to the intelligible boundaries. The selected Schwarz’s sixty churches, projects and buildings, can be classified in different “architectural types” : “Basilica” type; “Cruciform” type and “Hall” type. It is necessary to specify that this approach considers the several and complex modification and influences that are present in each project too. With these types that Schwarz names “prototypes”, as formal simplifications that need a typological choice while they are implemented, starting from the 20s, Rudolf Schwarz lays the groundwork for a general modern spatial and collective idea of the liturgical Christian rite celebration. Purpose of the research is understanding how much the architecture and the sacred, the project and the liturgy coincide from an ideological and a formal point of view. Understanding how much the architecture, that is permeated by historically inherited shapes, is independent form the liturgical rite and how much at the same time it can suggest new liturgical possibilities, in a period when modernism and constant improvement of building technologies ensures new construction possibilities but also takes the risk of loss of values of the architectural space and of the relation between the meaning of architecture and its building.
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Tumino, Anna Maria. "La funzione simbolica dello spazio nella trilogia di Giorgio Bassani." Thesis, National Library of Canada = Bibliothèque nationale du Canada, 2000. http://www.collectionscanada.ca/obj/s4/f2/dsk2/ftp03/MQ64203.pdf.

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Ottolini, Roberto <1973&gt. "Costruire Cluny:la definizione dello spazio sacro e dei suoi simboli nell'XI secolo." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/2533/1/Ottolini_Roberto_Tesi.pdf.

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Ottolini, Roberto <1973&gt. "Costruire Cluny:la definizione dello spazio sacro e dei suoi simboli nell'XI secolo." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/2533/.

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Magnoler, Vittoria <1997&gt. "La sala capitolare di Santa Maria Novella. Ricognizioni e nuove proposte per l’interpretazione degli affreschi trecenteschi e la funzione politica dello spazio." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2022. http://hdl.handle.net/10579/21631.

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Abstract:
Una volta effettuate una ricognizione degli studi e la descrizione delle modifiche subite dagli affreschi, dall’architettura, nonché rintracciate le diverse destinazioni d’uso della sala capitolare di Santa Maria Novella nel tempo (cap. I e II), il lavoro, attraverso la ricerca d’archivio e quella iconologica, prosegue con l’individuazione e l’analisi delle funzioni della sala fiorentina nel periodo della seconda metà del Trecento, e con la ricostruzione dell’originario aspetto. Succedono delle osservazioni relative la processione del Corpus Domini, con particolare attenzione al ri-orientamento del percorso liturgico (cap. III); esse permettono di definire la composizione del pubblico degli affreschi e gettano le basi per l’interpretazione delle pitture, attuata principalmente attraverso il confronto con altre opere d’arte, con l’individuazione di nuovi possibili testi mediatori e con la contestualizzazione del convento nella città di Firenze (cap. IV e V). Dall’indagine emerge la funzione della sala capitolare quale laboratorio per l’edificazione del cittadino virtuoso, nonché quale spazio per la propaganda domenicana. Quest’ultima, entro l’ambiente preso in esame, è concentrata sulla celebrazione dell’Ordine come costitutore di Firenze città celeste. La stessa civitas di cui L'Ordine ridisegna gli antichi confini, includendosi, attraverso la processione citata. Così, la sala capitolare insieme ai suoi affreschi si può considerare come dei luoghi della "politica dell’evidenza" fiorentina, di questa i domenicani sembrano aver adottato i meccanismi per legittimare, piuttosto che semplicemente celebrare, la complessa figura di san Tommaso.
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Marcuccetti, Andrea. "La costruzione dello spazio del sacro cattolico nel XXI secolo, in Italia e Francia : tra tradizione e futuro, attrattività e repulsione : I progetti delle chiese dopo il Grande Giubileo : gli esempi di Roma e Parigi." Thesis, Lille 1, 2012. http://www.theses.fr/2012LIL10171.

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Abstract:
Quelles sont les problématiques posées par l’édification d’une église du troisième millénaire en milieu urbain? Quels sont, actuellement, les lieux de culte - plus ou moins visibles - capables d’attirer fidèles, habitants mais aussi visiteurs ou migrants en transit? Quel type de conflits la construction d’une église, ou plus généralement d’un espace du sacré, peut-elle engendrer dans un quartier et quelles pourraient être les conditions pour les éviter ? Dans certains cas, les lieux de culte contribuent à renforcer le sentiment d’appartenance et/ou d’identité ; ils sont des points de repère dans la ville qui dépassent l’échelle de leur communauté, s’ouvrant aussi à d’autres confessions. Ils participent de la vie urbaine à travers de multiples événements que l’on peut qualifier de culturels. Cette thèse interroge la notion de sacré, aussi bien du point de vue spatial, par l’analyse des églises construites à Rome et à Paris, après le « Grand Jubilé » (entre 2000 et 2010), que du point de vue des représentations individuelles et collectives. Entre tradition et anticipation, attractivité et répulsion et au–delà de la dimension symbolique (brand) de l’édifice cultuel, la thèse pose la question du processus qui conduit à la construction d’un espace autant réel que virtuel. Elle met en évidence, par la comparaison avec la France, les enjeux sous-jacents, les moments où des dysfonctionnements ou des blocages apparaissent mais aussi la manière dont on peut dépasser une vision monofonctionnelle et restrictive du lieu de culte, au profit de démarches partenariales permettant une plus large appropriation de ces espaces, et ce à une époque où les églises se vident de plus en plus
Which are the issues posed for the construction of a church in the urban fabric of the third millennium? Which are, currently, the places of worship -more or less visible- capable of attracting the faithful,the inhabitants but also migrants or visitors in transit?What kind of conflicts can the construction of a church, or more generally of a sacred space,create in a neighborhood and which could be the conditions to avoid it?In some cases, places of worship contribute to reinforce the feeling of belonging and/or identity,they are also points of orientation in the cities,which exceeds the scale of their communities,opening up to other confessions,also.They participate in urban life through many events that we can qualify within culture.This paper interrogates the notion of sacred space from the spatial point of view,through the analysis of the churches built in Rome and Paris,after the Great Jubilee,but also from the standpoint of individual and collective representations.Between tradition and future,attractiveness and repulsion,beyond the symbolic dimension (brand) of the sacred building, the thesis places the question of methodological processes that lead to the construction of a space both real and virtual.Final argument,the comparison between the Italian and French experiences can help to identify the differences between the two systems,the issues of a technical and sociological nature,in order to identify the manner in which we can overcome the monofunctional and restrictive use of the worship site,in favor of multi-functional uses,both internal and aggregated,which allow a wider ownership of these spaces,in an era where the churches are,gradually, more and more empty
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FEROLDI, Alessandra. "La luce e lo stile gotico: una nuova modalità di organizzazione dello spazio sacro, una nuova visione dell’uomo e del rapporto con Dio. Le relazioni tra arte, religione e scienza nel passaggio dal XII al XIII secolo." Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2014. http://hdl.handle.net/10446/30776.

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Vizzini, Marta. "Per un riesame della pittura viterbese. Pittura e contesti nel Patrimonium Sancti Petri in Tuscia tra XIII e XIV secolo." Doctoral thesis, 2023. https://hdl.handle.net/2158/1299343.

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Abstract:
La tesi discussa dal titolo “Per un riesame della pittura viterbese. Pittura e contesti nel Patrimonium Sancti Petri in Tuscia fra XIII e XIV secolo” non è una mappatura capillare delle testimonianze pittoriche esistenti sul territorio individuato: essa ha cercato piuttosto di affrontare con ottica nuova alcuni monumenti, testimonianze e cicli pittorici ricchi di problematiche, finora rimasti pressoché privi di approfondimenti critici. L’introduzione presenta l’entità territoriale entro cui si muove la ricerca, il Patrimonium Sancti Petri in Tuscia, provincia dello Stato Pontificio gravitante intorno alla città di Viterbo, definisce l’ambito cronologico di azione, tra gli anni settanta del Duecento e il settimo decennio del Trecento, e fornisce lo stato dell’arte degli studi sulla pittura viterbese e del Patrimonio fra XIII e XIV secolo, argomento frequentato molto raramente dalla bibliografia più impegnata. La tesi si suddivide in sei capitoli. Una parte consistente della ricerca è incentrata su tre casi studio particolarmente significativi che sono stati individuati nelle chiese di Santa Maria Nuova a Viterbo, San Flaviano a Montefiascone e Santa Maria Maggiore a Tuscania (rispettivamente ai capitoli I, III e IV), siti dei quali è stata tentata una contestualizzazione dei cicli pittorici e delle strutture architettoniche anche in merito alle relative funzioni. Per quanto riguarda la chiesa di Santa Maria Nuova, ci si sofferma in modo approfondito sull’articolazione della stessa e dei suoi altari, e sui testi pittorici che li ornano, con affondi monografici sul Maestro delle croci Cortona-Loeser e sulla figura, ricostruita per via indiziaria, di Pietro da Viterbo. Della chiesa doppia di San Flaviano a Montefiascone si propongono una scansione temporale dei differenti interventi architettonici in epoca medioevale. In particolare, si propone una nuova lettura dell’assetto e della funzione delle due chiese sovrapposte tra la seconda metà del XIII e la prima del XIV secolo. Viene indagata, poi, analiticamente la decorazione a fresco di inizio Trecento della chiesa inferiore. Di Santa Maria Maggiore a Tuscania, vengono analizzate le campagne pittoriche riferibili al XIII e al XIV secolo, tra le quali emerge il ciclo trecentesco di cui è parte il Giudizio Universale, copia imperfetta di quello di Giotto nella cappella degli Scrovegni di Padova. Dallo studio della decorazione trecentesca emerge la fisionomia di una bottega attiva in tutta la cittadina laziale per l'intera prima metà del Trecento e che si ritrova sia nella chiesa di San Pietro, sia in un’opera di formidabile interesse quale è il Lignum Vitae nella chiesa di San Silvestro. Alla trattazione dei tre casi studio citati, si accostano degli affondi su altri temi trasversali e paralleli (capitoli II e V). Nel capitolo II si rilegge la vicenda della realtà critica di “Gregorio e Donato d’Arezzo”, che interessa vari contesti oggetto della ricerca, con una proposta di identificazione per ciascuno dei due pittori e l’individuazione delle rispettive fisionomie e geografie artistiche. Si fornisce, inoltre, un catalogo delle opere dei due pittori. Nel capitolo V si prende ad esame un tema poco spesso frequentato dalla letteratura “viterbese”: le origini culturali di Matteo Giovannetti, la sua prima attività avignonese e le ricadute della sua opera sulla produzione figurativa del territorio altolaziale. La tesi si conclude con l’analisi di una serie di casi pittorici sparsi nell'area geografica presa in considerazione, che rivela una fitta rete collaterale di espressioni pittoriche ugualmente significative, al fine di mettere in evidenza le specificità della pittura della regione viterbese in epoca medievale come polo tra Roma, la Toscana, l’Umbria settentrionale e infine la Provenza e Avignone.
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MARCUCCETTI, ANDREA. "La costruzione dello spazio del sacro cattolico nell XXI secolo in Italia e Francia fra tradizione e futuro, attrattività e repulsione. Esperienze a Roma e Parigi dopo il Grande Giubileo." Doctoral thesis, 2012. http://hdl.handle.net/11573/918413.

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Abstract:
Quali sono le problematiche poste per la costruzione di una chiesa del terzo millennio nel tessuto urbano? Quali sono, attualmente, i luoghi di culto – più o meno visibili – capaci di attirare fedeli, abitanti ma anche visitatori o migranti in transito? Che tipo di conflitti la costruzione di una chiesa o più generalmente di uno spazio del sacro, può generare in un quartiere e quali potrebbero essere le condizioni per evitarlo ? In certi casi, i luoghi di culto contribuiscono a rinforzare il sentimento di appartenenza e/o d’identità ; sono anche dei punti di orientamento nella città, che, supera la scala della loro comunità aprendosi anche ad altre confessioni. Essi partecipano alla vita urbana attraverso molteplici eventi che possiamo qualificare di cultura (concerti, kermesses, rappresentazioni teatrali). Questo lavoro interroga la nozione di sacro tanto dal punto di vista spaziale, attraverso l’analisi delle chiese costruite a Roma e a Parigi, dopo il Grande Giubileo (tra il 2000 e il 2010), che dal punto di vista delle rappresentazioni individuali e collettive; i poli della celebrazione liturgica e le loro diverse componenti sono considerati anche come dei luoghi che rivelano una cultura e non degli oggetti presi individualmente. Tra tradizione e futuro, attrattività e repulsione, al di là della dimensione simbolica (brand) dell’edificio cultuale, la tesi pone la questione dei processi metodologici che portano alla costruzione di uno spazio tanto reale quanto virtuale. Argomento finale, il confronto tra le esperienze italiane e francesi può aiutare ad individuare le differenze tra i due sistemi, le problematiche di ordine tecnico o sociologico, al fine di individuare la maniera con la quale possiamo superare l’utilizzo monofunzionale e restrittivo del luogo di culto, a favore di utilizzi plurifunzionali sia interni che aggregati, che permettano una più ampia appropriazione di questi spazi, in un’epoca dove le chiese si svuotano sempre di più.
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SCOLARI, BALDASSARE. "State Martyr Representation and Performativity of Political Violence." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251176.

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Abstract:
L’indagine prende in esame l’uso e la funzione politica della figura del martire nello spazio pubblico contemporaneo. La ricerca, pur nel riferimento consapevole alla consolidata letteratura ormai classica sull'argomento, ha tra i propri riferimenti filosofici specificatamente la teoria del discorso di Michel Foucault, con la sua metodologia dell’analisi discorsiva, e segue un approccio transdiscipli¬nare fra scienze culturali e filosofia. Essa ha come punto di partenza, come caso di studio, la rappresentazione mediale del politico e statista democristiano Aldo Moro quale martire di stato durante e dopo il suo assassinio per opera delle Brigate Rosse nel 1978. La ricerca si sviluppa sulla scorta dell’ipotesi di una connessione fra procedure di legittimazione dell’autorità politica e delle strutture di potere e l’emergere della figura del martire di Stato. Le rappresentazioni martirologiche sono considerate pratiche discorsive performanti, attraverso le quali la morte di Moro viene ad assumere il significato di un martirio per lo Stato, la Repubblica Italiana e i valori democratici. L’ipotesi di lavoro è che, attraverso l’allocazione dello statuto di martire, la morte di Moro acquisisca il significato di un atto (volontario) di testimonianza della verità assoluta e trascendentale dei diritti umani, garantiti dalla costituzione (in particolare articolo 2 della Costituzione Italiana), così come della necessità dello Stato come garante di tali diritti. Attraverso questa significazione, la figura di Moro assurge inoltre a corpo simbolico dello Stato-nazione, legittimando lo stesso e fungendo da simbolo d’identificazione collettiva con la nazione. Si tratta qui di mettere in luce il rapporto intrinseco fra la figura del martire e una narrazione mitologica dello Stato, dove mito sta a indicare un «assolutismo del reale» (Absolutismus der Wirklichkeit). La ricerca vuole altresì mettere in luce la dimensione strumentale delle rappresentazioni martirologiche di Aldo Moro, le quali hanno mantenuto e tuttora mantengono un’efficacia performativa nonostante il chiaro ed evidente rifiuto, espresso da Moro stesso, di essere sacrificato «in nome di un astratto principio di legalità.» La ricerca si propone di dimostrare la valenza di tale ipotesi di lavoro attraverso l’analisi dell’apparizione e diffusione delle rappresentazioni martirologiche di Aldo Moro in forme mediali differenti nell’intervallo temporale di quattro decenni. Il corpus delle fonti preso in esame include: articoli di giornali e riviste, i documenti prodotti da Moro e della Brigate Rosse durante i 55 giorni di sequestro, trasmissioni televisive (documentari e reportage), opere letterarie e cinematografiche. La teoria discorsiva e l’analisi archeologico-genealogica sviluppate da Michel Foucault fungono da base teorico-metodologica del lavoro. Il taglio transdisciplinare dell’indagine rende necessaria la distinzione di due diversi piani di ricerca. In primo luogo, ci si pone come obiettivo di individuare e analizzare le diverse rappresentazioni come elementi di una formazione discorsiva il cui tema comune è la morte di Aldo Moro. Si tratta di operare una ricognizione, attraverso il lavoro empirico, dei modi di rappresentare l’uccisione di Aldo Moro e di individuare le regole che determinano ciò che può essere detto e mostrato a tale riguardo. In secondo luogo, a partire da qui, ci si propone di fare un’analisi critica dell’uso e della funzione del linguaggio e della simbologia di matrice religiosa all’interno della forma¬zione discorsiva presa in esame. L'obiettivo è di mettere così in luce non solo il dispositivo di legittimazione politica che presiede alla costruzione della figura del martire, ma anche la sua polivalenza.
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Books on the topic "Funzione dello spazio sacro"

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L'architettura dello spazio sacro. Soveria Mannelli: Rubbettino, 2011.

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2

Luigi Moretti: Il progetto dello spazio sacro. Firenze: Alinea, 2003.

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3

Il paesaggio e il sacro: L'evoluzione dello spazio di culto in Grecia : interpretazioni e rappresentazioni. Genova: De Ferrari, 2013.

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4

I luoghi delle muse: La funzione dello spazio nella fondazione e nel rinnovamento dei generi letterari greci. Baden-Baden: Academia, within Nomos Verlagsgesellschaft, 2021.

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5

Caliò, Tommaso, and Lucia Ceci, eds. L’immaginario devoto tra mafie e antimafia 1. Riti, culti e santi. Viella editrice, 2017. http://dx.doi.org/10.52056/9788867288380.

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Dal controllo dei culti patronali ai riti di affiliazione fino alla promozione di un’immagine sacralizzata del capomafia: le organizzazioni criminali attingono spesso al repertorio devozionale cattolico. Il controllo dell’immaginario devoto consacra il ruolo dei boss come depositari di valori tradizionali, promuove un’immagine del capomafia che si fonda su un presunto rapporto privilegiato con il sacro, dimostra il suo potere sul territorio. Ma all’indomani della stagione dello stragismo mafioso, con la visita di Giovanni Paolo II in Sicilia nel maggio del 1993 e con l’assassinio di don Puglisi nel settembre dello stesso anno, la Chiesa cattolica ha intrapreso un’opera di riconquista e di risemantizzazione dello spazio devozionale che si è intrecciata con la formazione di modelli e riti di carattere civile. Questi i temi al centro del volume che nell’ultima parte si apre a scenari di comparazione attraverso l’avvio di un’analisi dei rapporti tra pratiche religiose e malavita organizzata nelle realtà messicana, russa e statunitense.
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Orecchia, Donatella. L’immaginario devoto tra mafie e antimafia 2. Narrazioni e rappresentazioni. Edited by Luca Mazzei. Viella editrice, 2018. http://dx.doi.org/10.52056/9788833132778.

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Abstract:
Nella cultura mafiosa, eventi religiosi come battesimi, funerali, feste patronali, pellegrinaggi ricoprono da sempre un ruolo importante. Lo stesso si può dire per il mondo dell’antimafia, nel quale i rituali devozionali occupano uno spazio simbolico irrinunciabile. Nel tempo queste tipologie di interazione hanno però trovato forme di rappresentazione anche in media diversi rispetto a quelli tradizionalmente vocati alle pratiche religiose e devozionali. A essere investiti di questa funzione sono così stati teatro popolare e di ricerca, letteratura agiografica e romanzo d’inchiesta, stampa quotidiana e fotografia, cinema e fiction tv, reportage documentario e servizi del tg, graphic novel e pagine dei social web. Muovendosi a largo spettro fra i vari luoghi di questa complessa mediasfera, il presente volume propone uno sguardo trasversale proprio su questo fenomeno, integrando fra loro, nell’analisi, saperi e linguaggi tipici del mondo dello spettacolo, delle arti visive e della storia dei media con quelli legati alla storia contemporanea e delle religioni.
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