Dissertations / Theses on the topic 'Friulia'

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1

SEMENZIN, CHIARA. "Indagine sulla ricostruzione del Friuli." Doctoral thesis, Università IUAV di Venezia, 2022. https://hdl.handle.net/11578/320428.

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Abstract:
La ricostruzione del Friuli dopo i terremoti del 1976 costituisce un esempio di risposta complessivamente positiva al recupero del patrimonio ed allo sviluppo di una comunità dopo un evento catastrofico. I fattori di successo del processo di ricostruzione sono legati al sistema di delega verso il basso, alla conservazione dei tessuti urbani preesistenti, all’uso di tecniche innovative e di strumenti di omologazione adottati nella loro applicazione da tecnici formati allo scopo e operanti a stretto contatto con le amministrazioni pubbliche e gli abitanti colpiti dall’evento sismico. La rilevanza dell'esperienza friulana trova riscontro anche nel confronto con altre ricostruzioni post-sisma cronologicamente vicine, quali i casi del Belice e dell’Irpinia. Partendo dallo studio della ricostruzione del Friuli è possibile individuare dei caratteri validi da portare avanti e riproporre aggiornati per future ricostruzioni.
The reconstruction of Friuli after the earthquakes of 1976 is an example of an overall positive response to the recovery of heritage and the community development after a disaster. The success factors of the reconstruction process are linked to the system of bottom-up delegation, the conservation of the pre-existing urban fabric, and the use of innovative techniques and homologation tools adopted in their application by technicians trained for the purpose and working in close contact with public administrations and the inhabitants affected by the earthquake. The significance of the Friuli experience is also reflected in the comparison with other post-earthquake reconstructions chronologically close, such as the cases of Belice and Irpinia. Starting from the study of the Friuli reconstruction, it is possible to identify valid characters that can be carried forward and updated for future reconstructions.
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2

Erti, Susanna. "Studi per la caratterizzazione dei punti d'acqua nella carta geologico tecnica digitale del Friuli-Venezia Giulia:rapporti esistenti tra la falda freatica e le falde artesiane della Pianura Friulana." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2008. http://hdl.handle.net/10077/2556.

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Abstract:
2006/2007
Il lavoro di tesi è stato sviluppato con l'obiettivo di individuare l'influenza delle acque della falda freatica sulle caratteristiche idrochimiche e idrodinamiche delle falde artesiane della Pianura friulana. Per raggiungere questo scopo ci si è proposti di avere una visione d'insieme del chimismo delle acque di falda e delle sue modificazioni nel tempo, di individuare i bacini di alimentazione e di evidenziare eventuali areali scarsamente monitorati, utilizzando gli strumenti di elaborazione e grafici di ArcGIS. Al fine di evidenziare i rapporti tra la falda freatica e le falde artesiane della Pianura friulana sono stati raccolti dati riguardanti i pozzi che pescano in queste falde e che quindi forniscono indicazioni sul chimismo delle acque, dati sulla stratigrafia dei pozzi e sui livelli piezometrici delle falde. Accanto ai dati sui pozzi sono stati raccolti dati riguardanti il chimismo di alcune sorgenti montane e dati inerenti il valori isotopici delle acque piovane. Si è usufruito prevalentemente del materiale raccolto dalla regione F.V.G., dai dipartimenti provinciali dell' A.R.P.A. F.V.G. e dal Dipartimento di Scienze Geologiche Ambientali e Marine (Di.S.G.A.M.) dell'Università di Trieste. Successivamente è stato creato un database in MS Access, in quanto di facile importazione in ArcGIS, che consentisse di organizzare in maniera opportuna i dati raccolti. In particolare il database è composto dalle schede relative ad ogni singolo pozzo, sorgente e pluviometro, nelle quali vengono inseriti i dati topografici e i dati chimici e geochimici raccolti nel tempo e per i quanto riguarda i pozzi anche i dati stratigrafici e le freatimetrie. In base alla tipologia dei dati raccolti, per ciascuno dei tre elementi la scheda è stata strutturata in maniera tale da essere composta da una tabella principale, dedicata ai dati topografici e di caratterizzazione, e da una o più tabelle secondarie per l’inserimento di tutti gli altri dati opportunamente suddivisi. Va sottolineato che indipendentemente dalla quantità di dati a disposizione, il database è stato strutturato anche in modo da rispondere a quelle che sono le indicazioni fornite dell’attuale normativa (Dlgs. 3 aprile 2006, n. 152) per la tutela delle acque dall’inquinamento, offrendo quindi la possibilità di un utilizzo più ampio del database di quanto previsto per il presente lavoro, consentendo ad esempio la definizione delle classi che evidenziano lo stato chimico dei corpi idrici sotterranei o la caratterizzazione delle acque destinate al consumo umano. Dopo un analisi preventiva del materiale raccolto è stata selezionata una rete di pozzi sulla quale effettuare alcune elaborazioni dei principali parametri chimici e isotopici che consentissero la caratterizzazione delle falde. La rete scelta per effettuare le elaborazioni è quella utilizzata nell'ambito della convenzione di ricerca tra A.R.P.A. F.V.G. e Di.S.G.A.M. “Per il rilevamento dello stato dei corpi idrici sotterranei” (2004-2006), in quanto oltre alle analisi chimiche sono state effettuate anche analisi isotopiche che risultano di fondamentale importanza per la definizione di bacini di alimentazione. Il database creato è stato poi importato in G.I.S., (Geographic Information System) costituendo in tal modo un sistema informativo territoriale, al fine di effettuare le opportune elaborazioni per raggiungere gli obiettivi prefissati. I G.I.S. infatti sono attualmente tra gli strumenti maggiormente utilizzati per la gestione e la tutela del territorio, in quanto strumenti di analisi che hanno la capacità di mettere in relazione discipline diverse. Queste correlazioni tra tematiche diverse sono possibili in quanto i software G.I.S. hanno la capacità di georeferenziare i dati, di legarli attraverso mutue relazioni spaziali e di attribuire ai singoli dati inseriti elementi descrittivi di varia natura. Sfruttando queste potenzialità, attraverso il software ArcGIS della ESRI e tutte le sue applicazioni, sono state create alcune carte tematiche di isoconcentrazione dei principali parametri chimici delle acque di falda che in primo luogo hanno permesso di avere una visione panoramica del chimismo delle acque sotterranee a partire da un insieme di dati tabellari di difficile interpretazione. Questo ha permesso una prima individuazione delle relazioni tra la falda freatica e la falda artesiana dal punto di vista chimico ed ha consentito la suddivisione del territorio in province idrogeologiche. Inoltre, tenendo conto dei risultati derivanti dalle elaborazioni sui parametri chimici, il confronto tra i dati isotopici delle acque sotterranee di pianura con i dati isotopici delle acque piovane ha consentito una prima individuazione dei bacini di alimentazione. Altri tipi di analisi statistiche sulla distribuzione geografica dei pozzi hanno permesso di evidenziare gli areali scarsamente monitorati, all’interno dei quali ulteriori indagini produrrebbero risultati più attendibili. Le analisi effettuate avevano l’obiettivo di estrapolare informazioni su tutto il territorio di interesse sulla base di dati localizzati puntualmente, realizzando infine delle carte tematiche di isoconcentrazione. Questo procedimento di estrapolazione è stato effettuato mediante il modello Kriging esponenziale, che è stato selezionato attraverso un analisi geostatistica dei dati, al fine di quantificarne l’autocorrelazione spaziale. L’analisi ha infatti dimostrato che il modello esponenziale era tra tutti quello che offriva maggiori garanzie di attendibilità. Senza questa fase d’indagine preventiva che serve a capire quanto il valore di un certo parametro nella zona circostante una misurazione “dipenda” da quest’ultima, le carte tematiche che vengono sviluppate con il Kriging possono rappresentare un situazione molto diversa da quella reale. Le elaborazioni presentate hanno sicuramente consentito di raggiungere gli obiettivi prefissati. Tuttavia è opportuno puntualizzare che il progetto può essere oltre che facilmente aggiornato, anche utilizzato per altri scopi come ad esempio la valutazione della qualità delle acque sotterranee dal punto di vista dei parametri chimici fondamentali, la valutazione della qualità per il consumo umano, per uso irriguo, ecc., e questo perché il database è stato creato anche in linea con le indicazioni delle attuali normative sulle acque sotterranee. Sempre nell’ottica di rendere il progetto più completo possibile, il database è stato strutturato con l’idea di rendere possibile l’inserimento dei dati riguardanti le sorgenti. Nel presente lavoro questi dati non sono stati coinvolti nelle elaborazioni, ma nell’ambito di studi idrogeologici più dettagliati, potrebbero risultare molto importanti (ad esempio contribuire ad una definizione più accurata dei bacini di alimentazione). In conclusione possiamo dire che gli aspetti fondamentali e trattati con maggior attenzione che caratterizzano questo lavoro sono stati: 1. la creazione di un progetto G.I.S. basato su un database di facile utilizzo che fosse il più completo possibile e in linea con le vigenti normative in materia ambientale, in modo tale da prestarsi ad elaborazioni di vario tipo; 2) lo studio attraverso gli strumenti di arcGIS dell'autocorrelazione spaziale dei dati riguardanti i pozzi, che ha permesso la realizzazione di mappe tematiche che si possono considerare le più attendibili tra quelle ottenibili con questo software e che in ultima istanza hanno permesso di individuare delle diverse aree di alimentazione nella falda freatica e di dimostrare l'influenza dal punto di vista chimico della falda freatica sulle falde artesiane della Pianura friulana.
XX Ciclo
1971
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3

Zamaro, Silvano. "La villotta friulana." Thesis, National Library of Canada = Bibliothèque nationale du Canada, 1998. http://www.collectionscanada.ca/obj/s4/f2/dsk2/tape15/PQDD_0011/MQ34329.pdf.

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4

Covazzi, Camilla. "Italian - Friulian children: an investigation into their bilingualism." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2019. http://hdl.handle.net/11577/3425424.

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Abstract:
The present thesis investigates the bilingualism involving Italian majority language and Friulian minority language. Preschool children aged 4 to 6 years old from the town of Gemona del Friuli in the Friuli Venezia Giulia region were tested through a picture supported elicited production experiment designed to investigate relative clauses acquisition (cf. COST Action 33, Friedmann et al. in prep.). Two research questions were addressed: the first concerned the acquisition of relative clauses, in order to verify whether the Italian-Friulian children productions would be comparable with the related cross-linguistic literature; the second question concerned the type of bilingualism found, in order to provide a characterization of its peculiarities: the results were then analysed also with respect to specific bilingual factors as cross-linguistic influence, language dominance and input role. As far as the first research question is concerned, the data presented in this thesis confirm that Italian-Friulian children’s performance is in line with cross-linguistic results in all conditions, namely for SRCs, ORCs, and PPRCs. Specifically, in line with the predictions made following the Relativized Minimality approach (Rizzi 1990, 2004; Friedmann et al. 2009), results support both the subject-object asymmetry and the ORCs and PPRCs performance similarity. Moreover, through a further investigation of PPRCs, an effect of the type of prepositions was found: in the case of PPRCs with lexical prepositions children produced more target-like structures than with PPRCs with functional prepositions. However, it should be added that PPRCs are still scarcely investigated and further research would be needed to better understand the issue. Turning to the second research question, results were analysed comparing the Italian and the Friulian experimental session, also with respect to specific bilingual factors such as cross-linguistic influence, language dominance and input role (Mioni 1979; Meisel 2004; Gorsjean 2011; Rowe and Grohmann 2013). Having considered that the children’s production was essentially in Italian regardless of the language of elicitation being Friulian or Italian, and the ameliorating role played by Italian in influencing the children’s results, it can be said that the Italian-Friulian bilingualism is unbalanced with Italian being the strongly dominant language and Friulian being the weak one. Nonetheless, even if Italian is certainly the dominant language, it should be noted that specific influences of Friulian on Italian were indeed present in the children’s production, regardless of the children being described by their parents as receiving or not receiving a minimum Friulian input. This suggests that even if it is not clear to which extent, still Friulian is alive and productive in those contexts in which the children grow.
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5

De, Vitt Flavia. "Istituzioni ecclesiastiche e vita quotidiana nel Friuli medioevale /." Venezia : Deputazione editrice, 1990. http://catalogue.bnf.fr/ark:/12148/cb35549783c.

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6

Romeo, Federico <1995&gt. "Bidialettalismo in Friuli - uno studio sui pronomi clitici soggetto." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/20272.

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Abstract:
Le popolazioni bilingui bidialettali tendono a condividere molte peculiarità, condivise anche dai parlanti friulano: l’input linguistico ridotto, le limitate situazioni d’uso ed una conoscenza della lingua principalmente orale. Il dialetto, inoltre, è tendenzialmente fin da subito accompagnato dalla lingua maggioritaria del paese in cui si vive; tuttavia, si conserva in modo migliore rispetto alle lingue d’eredità e, soprattutto in Friuli gode, di un buon status sociolinguistico: conosciuto, diffuso e in alcune circostanze anche insegnato a scuola. A questo quadro teorico si applica l’ipotesi dell’interfaccia (Sorace e Serratrice, 2013), che spiegherebbe la maggior vulnerabilità dell’interfaccia esterna (sintassi-discorsiva, legata alla pragmatica) in fenomeni di contatto interlinguistico. Considerando anche i risultati di Kupish (2016), che testimoniano una maggior tolleranza di strutture inappropriate da parte di bambini bidialettali veneti, è sorta l’ipotesi di poter osservare un fenomeno simile in popolazioni friulane adulte. Per verificare questa ipotesi è stata selezionata una struttura tipica della lingua friulana assente in italiano: i pronomi clitici soggetto. Questa serie di pronomi atoni si trovano generalmente in posizione preverbale, presentano una declinazione completa e sono obbligatori in qualunque condizione sintattica: per queste caratteristiche peculiari sono stati scelti come oggetti dello studio. Ai partecipanti è stato dunque somministrato un questionario online diviso in tre parti: un task di giudizio di grammaticalità (in cui veniva chiesto di esprimere il proprio giudizio su una frase attraverso una scala da 1 a 6); un task di giudizio di preferenza (dov’era richiesto di completare un fumetto vuoto con una delle tre frasi disponibili); infine un questionario per indagare la storia e le abitudini linguistiche dei partecipanti, in modo da dividerli adeguatamente nei gruppi corrispondenti. La previsione è che i gruppi più esposti alla lingua friulana forniscano maggiori percentuali di giudizi positivi di grammaticalità nelle frasi influenzate dal friulano e che esprimano una preferenza nell’uso di queste strutture. I risultati sono stati infine confrontati con due gruppi di controllo: uno di persone provenienti dal Nord Italia che conoscono il proprio dialetto locale ed un gruppo di persone provenienti dal Centro-Sud Italia.
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7

Michelini, Marzia. "Studio geochimico-isotopico delle precipitazioni del Friuli-Venezia Giulia." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2013. http://hdl.handle.net/10077/8666.

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Abstract:
2011/2012
L’approvvigionamento dell'acqua per usi potabili ed agricoli, rappresenta una delle maggiori emergenze che i governi, sia di paesi economicamente evoluti che in via di sviluppo, devono affrontare in tempi rapidi. La continua richiesta di questo bene prezioso, l’inquinamento diffuso e i recenti mutamenti climatici hanno portato alla diminuzione della già limitata quantità d’acqua dolce disponibile, rendendo assolutamente necessario affrontare con metodi rigorosamente scientifici le problematiche legate alla protezione di questa risorsa. Nelle indagini idrogeologiche un importante strumento per la comprensione della struttura di un acquifero è dato dalla composizione isotopica dell'ossigeno (δ18O) e dell’idrogeno (δD), definita come la deviazione in parti per mille del rapporto isotopico di un campione rispetto ad uno standard di riferimento, che nel caso delle acque è rappresentato dalla composizione isotopica media oceanica. Ogni indagine idrogeologica deve partire dalla conoscenza delle caratteristiche idrogeochimiche della fonte di alimentazione delle acque superficiali e di falda che, nella quasi totalità dei casi, è identificabile con le acque meteoriche. Questo dottorato si pone come obiettivo la caratterizzazione ad alta risoluzione spaziale della composizione di ossigeno e idrogeno nelle acque meteoriche del Friuli-Venezia Giulia, a questo scopo le acque provenienti dal 20 pluviometri dislocati in tutta la regione sono state raccolte mensilmente e analizzate tramite IRMS e CRDS per determinarne la composizioni isotopica di idrogeno e ossigeno. Il periodo di campionamento va dal 2004 al 2011, con alcuni pluviometri, L1 ed L3, attivi dalla prima metà degli anni 80. I risultati delle analisi mostrano un 18O variabile nella regione, con valori medi pluriannuali pesati per la quantità di precipitazione intorno al -6‰ per i pluviometri costieri e di pianura, tra il -7‰ ed il -8‰per i pluviometri situati in valli nell’entroterra intorno al -9‰ per i pluviometri situati in quota. La composizione isotopica dell’ossigeno è stata confrontata con temperatura e quantità di precipitazioni per determinare quale sia l’influenza di questi fattori sulla distribuzione del 18O nelle precipitazioni della regione. Dai confronti è emerso che i siti in montagna sono fortemente influenzati dalla temperatura, influenza che diminuisce mano a mano che ci si avvicina alla costa. L’ammontare della precipitazione non sembra avere effetti consistenti sulla composizione isotopica, sono state osservate delle correlazioni positive tra quantità di precipitazioni e aumento dei valori di 18O e D, dovute però ad un aumento della temperatura corrispondente all’evento di precipitazione. I pluviometri L1 ed L3, situati a Basovizza e Trieste mostrano dei valori meno negativi di quanto la temperatura non farebbe supporre, per chiarire le cause di queste anomalie la zona di Trieste è stata oggetto di un’ulteriore monitoraggio su base giornaliera. I valori di 18O e d dei singoli eventi di pioggia così ottenuti, confrontati con le retrotraiettorie delle masse d’aria che hanno dato origine alle precipitazioni, hanno evidenziato una forte influenza della provenienza delle precipitazioni sulla composizione isotopica delle precipitazioni nella zona di Trieste. Utilizzando i valori mensili di 18O e D è stata elaborata una linea locale per le acque meteoriche (LMWL) di equazione: D = 7,98* 18O + 10,62 La LMWL ottenuta per il Friuli Venezia Giulia ha valori molto simili alla linea relativa alle precipitazioni globali (Craig, 1961) ed a quella determinata per l’Italia del nord (Longinelli e Selmo, 2003). È stato poi calcolato il gradiente isotopico verticale, ovvero la variazione della composizione isotopica all’aumentare della quota, del 18O utilizzando i valori medi pesati pluriannuali. Il gradiente medio per la regione risulta essere -0.17‰ ogni 100 m di quota. Infine si è cercato di dare una caratterizzazione isotopica di alcune acque superficiali della valle del But: il torrente But, quattro sorgenti in destra But e due sorgenti in sinistra But. Dalle analisi sono emersi tre andamenti ben distinti per le sorgenti e la difficoltà di situare nell’area l’origine di una esse, il Fontanone, suggerendo la necessità di ulteriori indagini.
XXV Ciclo
1981
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8

SANTULIN, MARCO. "RICLASSIFICAZIONE SISMICA DEL TERRITORIO DELLA REGIONE FRIULI VENEZIA GIULIA." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2007. http://thesis2.sba.units.it/store/handle/item/12219.

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Abstract:
2005/2006
Questa tesi di dottorato ha avuto come obiettivo la creazione di un Sistema Informativo Territoriale per la gestione della Pericolosità Sismica regionale, in particolare per la realizzazione delle carte di pericolosità sismica regionale che contemplino la variazione dell'accelerazione massima a seconda delle diverse tipologie di terreno e la quantificazione a larga scala della risposta sismica locale. E' inserito nell'ambito di una convenzione tra la Regione, attraverso la Direzione Regionale della Protezione Civile ed i tre enti, OGS, Università' di Trieste ed Università' di Udine, con obiettivo finale una proposta di riclassificazione sismica del territorio del Friuli Venezia Giulia, non trattata nel presente lavoro. Con tale spirito è stato sviluppato un sistema GIS in cui confluiscono le informazioni geologico-geofisiche e quelle prettamente sismologiche. Tutte le informazioni sono state archiviate in modo da poter gestire adeguatamente le varie problematiche territoriali ai fini di classificazione sismica e da permettere un comodo scambio di dati tra gli enti coinvolti. Alla luce delle misure geofisiche effettuate nel corso della convenzione, è stata calcolata la risposta locale per effetto litologico tramite modellazione mono- e bidimensionale. I fattori amplificativi così ottenuti, sono stati applicati alla carta di pericolosità riferita a roccia relativamente ai terreni specificativamente individuati in dettaglio dalle indagini geologiche condotte dall'Università di Trieste. La precedente suddivisione del territorio regionale in tre tipologie di terreni è stata cosi affinata basandosi sulla classificazione NEHRP, che suddivide le diverse litologie in termini di velocita' delle onde S nei 30 metri superficiali (V30), applicata alle aree campione ed espansa all'intera regione. Oltre a questo, sono stati applicati i fattori amplificativi regionali per effetto morfologico, calcolati dall'Università di Udine, sempre alla mappa di pericolosità riferita a roccia e sulla base della caratterizzazione morfologica dei terreni predisposta dall'Università di Trieste. Mettendo assieme tutte queste informazioni, sono state realizzate, e strumento indispensabile in questo lavoro è stato l'utilizzo intensivo del GIS, tutta una serie di mappe di pericolosità' sismica del territorio regionale ai fini di una riclassificazione sismica del territorio del Friuli Venezia Giulia. Dall'esperienza condotta nell'ambito di questo studio, si ritiene che, ormai, non sia possibile prescindere dall'impiego dei sistemi informativi territoriali in alcuna ricerca ad alto livello che si basi sull'acquisizione, trattamento e restituzione di dati territoriali.
XIX Ciclo
1971
Versione digitalizzata della tesi di dottorato cartacea.
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9

BACCICHET, MORENO. "Architettura d'avanguardia e rappresentazione del regime in Friuli (1933-1936)." Doctoral thesis, Università IUAV di Venezia, 2010. http://hdl.handle.net/11578/278618.

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10

Manfre', Silvana <1986&gt. "Gli altari della Madonna del Rosario nel Friuli Venezia Giulia." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/7422.

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11

Cividini, Tiziana. "Riti, sepolture e corredi di epoca romana nel Friuli collinare." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2014. http://hdl.handle.net/11577/3423821.

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Abstract:
The area examines the Friuli hills between the river Tagliamento to the west and the river Torre to the east; morphologically, the territory covers an area of approximately 500 sq km and is characterized by the hills of the Tilaventino morainal amphitheater, whose formation dates back to the middle-late Pleistocene glacial expansions. In Roman times, this land was part of the Regio X; it is still an ongoing debate the attribution of the northern portion of the area under investigation to the municipium of Iulium Carnicum, rather than to the Aquileia ager. The recognition and reconstruction of the centuriation plans have been equally challenging, to the point that the dedicated section shows the identification of the iso-oriented remains of the "Classic" centuriation related to Aquileia and the so-called centuriation of San Daniele and Tricesimo. After a systematic collection of archival and bibliographic records and a following consistent work of synthesis, the research deals with an in-depth study of the necropoles and isolated Roman burials in the Friuli hills. The use of Quantum GIS and Access database has allowed the preparation of a number of diachronic thematic maps, as a functional reference for the analysis of the area under investigation in relation to the spatial organization and movement of products. The analysis of the rites and funerary objects, although partly affected by the limited quantity and quality of reports of excavations and findings, has enabled the acquisition of new data relating to the type of burials especially with regards to the early stages of occupation, which is now determined to date back not earlier than the Augustan age, when it witnessed a strong socio-economical development, with the full absorption of cultural elements typical to the Roman world. It seems possible to date from around the second quarter of the first century AD the transition from ritual cremation to interment. For the Late Antique period, the survey data show a significant decrease in findings and a change in funerary rituals, alongside a reduction of funerary objects both in quantity, in variety and value of the deposited artefacts. Regarding the relationship between rural cemeteries and settlements, in the I-II century the distance between the findings seems to be set at around 300 m; in the Late Antique period a significant number of cases proves the reuse of residential sites for burial purposes, as already documented in the urban centres. The social, economic, cultural and ritual aspects emerging from the study of funeral objects were compared, where possible, with the regional contexts and the findings from neighbouring territories, highlighting standardization in ceramic forms and associations of materials inside the tombs . The study of pottery has also demonstrated the poor circulation of imported products, some of which were recognized as local imitations. The study of funerary inscriptions from Buja, San Daniele, Osoppo, Fagagna, Cassacco and Adorgnano di Tricesimo is of considerable interest; it is a valuable source of information, with 4 references to the Claudia tribe, an indication of an – administrative? – link with the territory of Iulium Carnicum, until today considered only a speculation. In some cases the type of monumental evidence indicates considerable economic potential reached by some members of the local bourgeoisie.
L’area prende in esame il Friuli collinare compreso tra il fiume Tagliamento a ovest e il Torre a est; morfologicamente, il territorio si estende su una superficie di circa 500 kmq ed è caratterizzato dalle colline dell’anfiteatro morenico tilaventino, la cui formazione risale alle espansioni glaciali del Pleistocene medio – superiore. In epoca romana questa fascia di territorio faceva parte della Regio X; ancora discussa è l’attribuzione al municipium di Iulium Carnicum, piuttosto che all’agro di Aquileia, della porzione settentrionale del comprensorio indagato. Altrettanto difficili rimangono il riconoscimento e la ricostruzione delle pianificazioni centuriali, al punto che nel settore in questione si sono individuati resti iso-orientati riferibili alla centuriazione “classica” di Aquileia e alle cosiddette centuriazioni di San Daniele e Tricesimo. La ricerca affronta, prima con una sistematica raccolta della documentazione archivistico-bibliografica esistente e, in seconda battuta, attraverso un grosso lavoro di sintesi, lo studio approfondito delle necropoli e delle sepolture isolate di epoca romana note nel Friuli collinare. L’utilizzo di Quantum Gis e di Access come database ha permesso la predisposizione di numerose carte tematiche diacroniche, funzionali alla lettura del territorio in relazione all’organizzazione spaziale e alla circolazione dei prodotti. L’analisi dei riti e dei corredi funerari, sebbene inficiata in parte dalla limitata quantità e qualità delle notizie di scavi e di ritrovamenti, ha consentito l’acquisizione di nuovi dati relativi alla tipologia delle sepolture soprattutto per quanto riguarda le prime fasi dell’occupazione, che viene ora fissata non prima dell’epoca augustea, momento in cui si assiste ad un vero e proprio boom sia a livello numerico che socio-economico, con il completo assorbimento degli elementi culturali tipici del mondo romano. Sembra possibile inquadrare intorno al secondo quarto del I secolo d.C. il passaggio dal rito crematorio all’inumazione. Per la fase tardoantica, il censimento delle evidenze documenta un significativo calo nelle attestazioni e un cambiamento nei rituali funerari, con riduzione dei materiali di corredo sia nelle quantità che nella varietà e valore dei manufatti deposti. Nel quadro che presenta il rapporto tra necropoli rurali ed insediamenti, nel I-II secolo la distanza tra le evidenze sembra fissata intorno ai 300 m; per il periodo tardoantico una serie significativa di casi dimostra il riutilizzo a scopo sepolcrale dei siti di carattere abitativo, come già documentato per i centri urbani. Gli aspetti sociali, economici, culturali-rituali forniti dallo studio dei corredi sono stati confrontati, ove possibile, con i contesti regionali editi e con le attestazioni dei territori limitrofi, evidenziando una standardizzazione nelle forme ceramiche e nelle associazioni di materiali all’interno delle sepolture. Lo studio delle ceramiche ha dimostrato inoltre la scarsa circolazione di prodotti di importazione, di cui si sono riconosciute alcune imitazioni locali. Considerevole interesse riveste lo studio sulle iscrizioni funerarie attestate a Buja, San Daniele, Osoppo, Fagagna, Cassacco e Adorgnano di Tricesimo; si tratta di una preziosa fonte di informazione che fornisce interessanti dati onomastici, con ben 4 riferimenti alla tribù Claudia, indizio di un legame – amministrativo? – con il territorio di Iulium Carnicum, fino ad oggi solo postulato. La tipologia delle evidenze monumentali denota in alcuni casi le notevoli potenzialità economiche raggiunte da alcuni esponenti della borghesia locale.
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12

Toffolon, Giovanni <1993&gt. "Inimicizia e vendetta nel Friuli di fine Cinquecento e inizio Seicento." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/14121.

Full text
Abstract:
L'obiettivo della presente ricerca è l'analisi del concetto di inimicizia e delle sue implicazioni con l'istituto giuridico della vendetta in un territorio fortemente frammentato sul piano politico-istituzionale, come il Friuli d'età veneta. Il nucleo tematico della tesi si struttura attraverso la comparazione degli studi, susseguitisi negli ultimi decenni, sulla faida e sulla vendetta con l'intento di analizzare il concetto nelle sue diverse sfaccettature: emozione, status belli giuridico, significato culturale. La parte prettamente monografica è anticipata dalla ricostruzione della storia politico-istituzionale e della storia della giustizia penale nella Patria del Friuli durante la prima età moderna. Tale lavoro è svolto per mezzo di un’approfondita analisi documentaria, suddivisa in tre macro-argomenti. Il primo concerne l’inimicizia e il suo rapporto con l’onore, basandosi sulla raccolta di fonti in prevalenza prodotte dal Capitolo di Aquileia. Segue quindi la descrizione della storia della banda Sacchia, con cui si affronta il tema dell’inimicizia nella configurazione sociale del bandito e del fuorilegge. Infine, si vedrà come la forza dei lignaggi e la strumentalizzazione della giustizia fossero un supporto costante nelle dinamiche di inimicizia per la lotta al potere politico nella città di Pordenone, come nel caso dell’oligarca Giovan Battista Mantica.
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Gonizzi, Barsanti Sara. "Sistema informativo territoriale storico-urbanistico di forum IULII (CIVIDALE DEL FRIULI)." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2008. http://hdl.handle.net/10077/2554.

Full text
Abstract:
2006/2007
L’idea di questo lavoro nasce dalla volontà di applicare la tecnologia GIS al campo dell’archeologia, da qualche anno a questa parte sempre più propensa ad usare strumenti informatici. Ormai la ricerca archeologica non è più solo studio erudito e piacere della conoscenza, essa si scontra spesso con la realtà delle nostre città dove, se si effettua uno scavo, non è raro imbattersi in strutture antiche importanti tanto da necessitare di una documentazione corretta e il più completa possibile, da realizzare però senza penalizzare o compromettere le funzioni quotidiane della città stessa e senza far aumentare i costi di realizzazione e gestione degli scavi. Non è facile conciliare le necessità della tutela esercitata dagli organi periferici del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, cioè le Soprintendenze, i cui compiti consistono nel tutelare e conservare i resti archeologici, con quelle delle istituzioni pubbliche che devono amministrare e gestire la vita cittadina, ritenute spesso e per molti versi in contrapposizione. Per questa ragione si è voluto proporre uno progetto di lavoro che potesse far fronte ad entrambe le necessità, che potesse essere uno strumento al contempo di analisi, e di archiviazione e gestione dei dati relativi alle evidenze archeologiche, utile anche e soprattutto per individuare le aree a maggior rischio archeologico in modo tale da permettere una sinergia tra tutti gli Enti preposti alla gestione delle aree urbane e del territorio in senso lato. La creazione della carta archeologica della città in GIS, utilizzando il software ArcGIS, ha avuto come area di interesse il centro storico della città di Cividale del Friuli ed ha usato come base di lavoro la carta archeologica della città, redatta nel dicembre del 2003 per la tesi di laurea in archeologia classica presso l’Università La Sapienza di Roma e integrata con i dati degli scavi effettuati nel lasso di tempo intercorso tra il 2002 ed il 2007. L’impostazione del GIS ha ripercorso la metodologia di studio seguita per la tesi, secondo un posizionamento delle evidenze in base a riferimenti topografici e puntuali, a seconda del tipo di informazioni scaturite dalla ricerca bibliografica. Questo procedimento è stato ulteriormente completato ed affinato con il posizionamento di precisione di alcune aree archeologiche sulla Carta Tecnica Regionale Numerica in scala 1:5000 mediante l’utilizzo di rilievi strumentali con stazione totale che hanno sfruttato una rete topografica realizzata dalla Soprintendenza ai Beni Archeologici del Friuli Venezia Giulia e che usa una serie di vertici topografici, materializzati con chiodi, distribuiti su gran parte del tessuto urbano, le coordinate dei quali sono state restituite mediante strumentazione GPS. Passaggio successivo al posizionamento dei resti archeologici è stato quello della ricostruzione ipotetica dell’urbanistica della città antica, con la graficizzazione dell’antico tessuto viario della città romana sulla base dei dati archeologici e cartografici d’archivio. Per completare l’analisi dello sviluppo urbano della città in epoca immediatamente successiva a quella romana (V – X sec d.C.) sono stati inseriti all’interno dello stesso sistema cartografico di archivio anche tutti i dati archeologici pertinenti a questo arco cronologico. L’analisi dello sviluppo urbano relativa ad un arco cronologico così ampio ha permesso di puntualizzare e determinare i cambiamenti del tessuto cittadino avvenuti tra la tarda antichità e il primo medioevo, cambiamenti che si possono apprezzare attraverso le interrogazioni del database e della cartografia applicata e visibili a tutt’oggi nel moderno impianto urbano. Alla carta archeologica in GIS è stato collegato un database contenente tutte le informazioni necessarie per la conoscenza e lo studio dei resti archeologici. L’idea iniziale era di creare un geodatabase in ArcCatalog in quanto sembrava lo strumento migliore essendo direttamente collegato alle entità geografiche rappresentate. Un primo problema è incorso nel momento dell’impostazione del geodatabase in quanto esso richiede per ogni Feature Class una sola entità, punto, linea o poligono. Per uno scavo archeologico questo è limitante poiché si possono trovare tutte e tre le rappresentazioni e quindi si dovrebbero creare tre Feature Class invece che una. Inoltre uno scavo archeologico può presentare una larga varietà di informazioni (mosaici, muri, tombe, frammenti ceramici) che possono riferirsi a periodi storici e a fasi del reperto archeologico diversi. L’articolazione dei dati ha fatto prevalere l’idea che sarebbe stato più agevole creare un database in Access che permette la contemporaneità di più informazioni relative ad una stessa tabella. Un secondo problema legato al database è la possibilità di implementare le informazioni e di interrogare i dati: si deve tenere in mente che la carta archeologica sarà uno strumento di valore divulgativo e che quindi dovrà essere usata da non addetti ai lavori; il database creato in Access possiede tutti i requisiti necessari, sia per l’organizzazione che per l’implementazione dei dati. In secondo luogo è stato impostato un lavoro relativo alla creazione di un modello tridimensionale del terreno della città di Cividale del Friuli con la rappresentazione dell’attuale morfologia del territorio su cui insiste l’area urbana della città, con l’intento di ricostruire dove possibile e sempre in 3 dimensioni, sulla base delle quote dei piani antichi individuati durante le indagini archeologiche (piani pavimentali, livelli stradali, quote di calpestio), la morfologia antica riferita a specifici periodi cronologici. In questo modo, con la creazione della carta di rischio archeologico, si possono fornire indicazioni non solo sul posizionamento dei siti all’interno della città, ma anche a quale quota sono stati trovati e a quale quota si potrebbero trovare eventuali nuove scoperte. A questo punto è sorto un problema relativo al miglior software da utilizzare per le ricostruzioni, se ArcGis o Cad in quanto lo spazio in cui ci si muove è ridotto essendo il centro cittadino molto piccolo. Alla fine, dopo molte prove, la soluzione migliore, che permette un maggiore visibilità delle variazioni altimetriche tra piano di calpestio attuale e ipotetico piano antico, è stata la creazione di un reticolo di sezioni che coprisse l’intera superficie della città in cui sono localizzati elementi archeologici quotati. Sono state create infine alcune carte di rischio sulla base dei posizionamenti e delle quote dei resti archeologici per individuare le aree propriamente archeologiche, quelle in cui la concentrazione di resti antichi è maggiore, le aree a loro prossime, che presentano un rischio elevato e, via via che ci si discosta dalle aree archeologiche, le aree con vari gradi di rischio, fino a quello basso. La carta di rischio e di tutela è uno strumento fondamentale per l’Amministrazione pubblica, che può disporre di elementi fondamentali per il posizionamento, in pianta ed in altimetria, dei resti archeologici e può quindi organizzare facilmente i lavori dei piani regolatori, e per la collaborazione tra il Comune e la Soprintendenza per tutelare i resti archeologici senza nuocere ala vita cittadina di tutti i giorni. Come ulteriore sviluppo del lavoro cartografico e di archivio è stato creato un sito multimediale dedicato al Museo Archeologico Nazionale ospitato nei locali del Palazzo dei Provveditori in piazza Duomo a Cividale del Friuli all’interno del quale sono esposti numerosi oggetti di diversa natura rinvenuti nella zona del centro storico della città e nel territorio limitrofo. Il sito è stato progettato con la finalità di fornire al visitatore del Museo una guida multimediale sugli oggetti esposti e, attraverso questa, la possibilità di collegare gli stessi al luogo di rinvenimento fornendo contestualmente delle informazioni topografiche ed archeologiche oltre che storico – artistiche proprie della descrizione dell’oggetto esposto. Questo progetto di ricerca ha avuto come obiettivo la creazione di un GIS dedicato a Cividale del Friuli ed al suo territorio, alla sua storia e al suo patrimonio storico – artistico ed archeologico; il GIS così creato rappresenta uno strumento utile non solo per la ricerca, l’archiviazione e lo studio dei dati archeologici in senso lato, ma è anche un importante mezzo attraverso il quale poter conoscere in tempo reale e puntuale la sovrapposizione tra la città moderna e “le città” antiche e progettarne la loro convivenza; è proprio grazie ai programmi informatici e alla loro interazione che la carta archeologica ed il database ad essa collegato possono diventare strumenti utili per l’archiviazione, lo studio, l’analisi dei dati in tempo reale e la progettazione.
XX Ciclo
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14

Ventolini, Nicola. "La popolazione di Cignoreale nella zona costiera del Friuli Venezia Giulia." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2008. http://hdl.handle.net/10077/2655.

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Abstract:
2006/2007
L’organo gestore (SBIC, Stazione Biologica Isola della Cona) della Riserva Naturale Regionale della Foce dell’Isonzo,collaborando con il Dipartimento di Biologia dell’Università degli Studi di Trieste, ha avviato una ricerca di carattere eco-etologico al fine di analizzare l’attuale stato della specie e le possibili problematiche relative all’incremento della popolazione della zona costiera del Friuli Venezia Giulia. Obiettivo sarà mettere in luce l’andamento stagionale della popolazione per comprendere in che misura essa è costituita da individui stanziali e quanto da individui erratici, che frequentano l’area periodicamente. Analizzeremo la valenza delle diverse aree per l’attività trofica e durante le fasi di muta, nidificazione e svernamento. Dal monitoraggio degli individui marcati con collare colorato ci si propone di capire le dinamiche individuali e di popolazione nell’alto Adriatico e le possibili rotte da e verso altre popolazioni estere. Esamineremo nel dettaglio la riproduzione ed il successo riproduttivo della specie, al fine di quantificare l’attuale trend della popolazione, in che misura è determinato dai pulli nati in regione e quanto da afflussi da zone esterne. Indagheremo le peculiarità tra i siti di nidificazione a struttura territoriale e coloniale nonché la frequenza del polimorfismo immutabilis nei pulli e la sua rilevanza sull’involo dei giovani. Al fine di comprendere la pressione dell’attività trofica della specie sulle praterie di fanerogame analizzeremo gli spostamenti dello stormo della foce dell’Isonzo.
XX Ciclo
1976
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15

Cafaro, Costantino. "Radon prone areas in Friuli Venezia Giulia: ecological analysis and modelling." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2015. http://hdl.handle.net/10077/10887.

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Abstract:
2013/2014
La tesi descrive il lavoro effettuato e i progressi raggiunti durante i miei tre anni di dottorato, volti allo studio della distribuzione delle concentrazioni di radon in ambienti indoor, nello specifico in abitazioni private del Friuli Venezia Giulia. Il principale obiettivo è stato la definizione geografica delle cosiddette radon prone areas (RPA), ovvero le aree con le più alte probabilità di trovare concentrazioni di radon più elevate. Nonostante ciò, molte analisi supplementari sono state effettuate per migliorare la suddetta definizione e per ampliare il bagaglio di conoscenze riguardante il radon indoor a tutto tondo. Abstract La prima parte della tesi è un'introduzione al corpo principale del testo e introduce il problema ambientale radon al lettore. Abstract Nel capitolo uno sono elencate i principali dettagli sul ^{222}Rn , il più frequente isotopo del suo tipo in natura, e un veloce excursus volto alla descrizione delle sue proprietà fisiche, in particolare i meccanismi di trasposto da e all'interno del suolo (che ne è la principale sorgente). Successivamente, i principali meccanismi di entrata in ambienti chiusi sono evidenziati con esempi dei modelli matematici che li descrivono. Abstract Il secondo capitolo è invece la presentazione del problema sanitario posto dal radon. Il suo processo di decadimento e i suoi “figli” sono presentati come principali contributori alla dose assorbita media di radiazione nella popolazione mondiale e il più comunemente accettato modello matematico di impatto viene descritto. Alcuni passaggi sono poi dedicati agli aspetti legislativi, con la legislazione corrente e i passaggi che hanno portato alla attuale situazione. Abstract Il terzo capitolo è la descrizione delle campagne di misura che hanno prodotto i dati sui quali ho lavorato. Le campagne sono due, la prima (RPA2006) si è conclusa otto anni fa, ma i dati non erano ancora stati completamente analizzati. Il mio lavoro principale nei primi due anni di phd è stato dedicato all'analisi dei suddetti, con le tecniche statistiche più raffinate tra quelle applicate in questo campo. La seconda campagna (RPA2014) è terminata nel Novembre del 2014 ed è stata curata completamente da me (con l'ovvio aiuto del personale ARPA), sia per quanto riguarda la logistica, sia per l'aspetto analitico. Abstract La seconda parte della tesi contiene analisi originali sui dati e può essere considerata una collezione di analisi esplorative, precedenti all'uso di tecniche e modelli di interpolazione. Abstract Il capitolo quattro può esser visto come una introduzione alle tecniche esplorative, perché introduce le principali ipotesi usate nella statistica spaziale non parametrica. A parte un piccolo accenno alla fine del capitolo, nessuna definizione richiede la conoscenza delle proprietà fisiche o statistiche del radon. Contiene già le prime mappe non parametriche, come esempi di applicazione delle ipotesi scritte nel testo. In alcune analoghe campagne effettuate in altre zone del pianeta, tali mappe sono spesso considerate sufficienti per la definizione delle RPA. Abstract Il quinto capitolo introduce, invece, le caratteristiche statistiche del radon, descrivendo le prime peculiarità che ho riconosciuto nei dati e che ho cercato di trattare. Nello specifico, gli argomenti qui affrontati sono la quasi-lognormalità, e conseguentemente la deviazione da essa, e l'eventuale multigaussianità. Il clustering (naturale e preferenziale) ha occupato una grossa parte del tempo speso in questi tre anni, di conseguenza alcuni algoritmi di analisi adottati per verificarne le proprietà sono descritti e esemplificati. Abstract Il capitolo sei spiega le analisi, usualmente univariate, che ho condotto con tutte le variabili covariate possibilmente legate al radon. Il corpo di tale capitolo è diviso in due paragrafi (e relativi sottoparagrafi) rispettivamente riguardanti le covariate geologiche e di housing (dettagli edilizi). Essendo il radon una variabile ambientale, molte delle covariate possibilmente legate ad esso sono categoriche, poiché frutto di opinione o valutazione di esperti. Di conseguenza il loro studio è basato principalmente su boxplot e test di correlazione statistica, usualmente non parametrici. Abstract La parte III della tesi è la parte di cui all'inizio del sommario, contenente gli studi e i modelli statistici principali usati per raffinare le analisi sviluppate nella parte precedente. Abstract Il settimo capitolo è un minuzioso studio geostatistico fatto sul database RPA2006. Il capitolo otto esamina invece gli studi di correlazione effettuati sul database RPA2014, dedicato alla verifica del se e come il radon varia all'interno di un edificio tra differenti piani e stanze. Abstract Le appendici non sono originali e comprendono: 1) la collezione degli strumenti statistici usati in questo elaborato, con le loro definizioni matematiche (ove possibile); 2) un'introduzione alla teoria geostatistica, nella quale è possibile trovare, almeno, tutti i chiarimenti necessari alla comprensione, almeno generale, dell'analisi fatta.
XXVII Ciclo
1985
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16

Roseano, Paolo. "La prosòdia del friülà en el marc de l’Atles Multimèdia de Prosòdia de l’Espai Romànic." Doctoral thesis, Universitat de Barcelona, 2012. http://hdl.handle.net/10803/96714.

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Abstract:
Aquesta tesi té dos objectius principals. El primer, que és de tipus descriptiu, és avançar en el coneixement de la prosòdia del friülà. El segon objectiu és de tipus metodològic i consisteix a proposar un sistema d’etiquetatge prosòdic automatitzat fonamentat en un procediment que fa possible reduir el risc de subjectivitat i, alhora, processar una quantitat important de dades. Al Capítol 1, a més de detallar els objectius del treball, s’estableix el marc teòric de referència. Amb aquesta finalitat, es descriuen breuement les característiques essencials dels principals models teòrics d’anàlisi de la prosòdia, donant més espai al model Mètric Autosegmental, que és el que s’escull per a aquest treball. Finalment, s’expliquen els trets característics del projecte internacional de recerca AMPER, en el marc el qual s’insereix l’estudi del friülà que es porta a terme. Al Capítol 2 es descriuen breument les característiques segmentals i morfosintàctiques del friülà que tenen un paper destacat a l’hora de construir el corpus d’aquesta recerca. A més, es presenta una síntesi dels treballs publicats anteriorment sobre la prosòdia del friülà. El Capítol 3 conté la descripció de la metodologia. El primer aspecte metodològic tractat és la construcció del corpus per cada punt d’enquesta. A continuació, s’esmenten els criteris per a la tria dels informants i per a la realització dels enregistraments. Finalment, s’il•lustra el funcionament dels programes informàtics d’etiquetatge prosòdic de les frases del corpus fix d’Amper que s’han creat expressament per a aquest treball (AMPERReno, AMPERExtra i AMPEREti). La tercera d’aquestes aplicacions proporciona un etiquetatge automàtic de les estructures entonatives, de durada i d’intensitat que es fonamenta en els valors acústics obtinguts en l’anàlisi. Els nivells d’etiquetatge prosòdic són dos: el superficial, que és el més adherent a la realitat acústica, i el profund, que s’apropa a una anàlisi de tipus fonològic. Els resultats de l’aplicació dels programes d’etiquetatge prosòdic automàtic al corpus de friülà s’il•lustren al Capítol 4. Les conclusions més destacades a les quals s’arriba són: a) que en friülà la durada vocàlica és un correlat acústic molt clar de l’accent lèxic; i b) que a la mateixa llengua les interrogatives absolutes estan caracteritzades per un tonema ascendent a tots els dialectes (L* H%), mentre que les declaratives neutres presenten, a totes les varietats, un tonema caracteritzat per una baixada entre la síl•laba pretònica i la tònica, seguida d’un ascens (que és opcional i menys marcat que el que es retroba a les preguntes totals). Al final del capítol es descriuen alguns patrons entonatius no neutres que s’han pogut trobar mitjançant les dades recollides per a aquest treball (tot i que el focus se situa, d’acord amb les normes d’AMPER, en les modalitats neutres). El Capítol 5 proposa unes conclusions fonològiques que es poden extreure a partir de la descripció dels aspectes fonètics de l’entonació del friülà. S’estableix en primer lloc l’inventari de tons fonològics (tant dels accents tonals com dels tons de frontera). En segon lloc, s’il•lustren algunes de les regles que possibiliten preveure com els tons subjacents es realitzen en el nivell superficial. En concret, es caracteritzen els processos de truncament i de compressió tonal (que representen casos d’al•lotonia deguda al context) i, a més, es descriuen alguns casos d’al•lotonia deguda a variació lliure. Al Capítol 6 es porta a terme una anàlisi dialectomètrica de les dades de friülà recollides en el marc d’aquest treball i, a continuació, també d’altres varietats romàniques. Aquest tipus d’anàlisi permet de destacar que el friülà, des del punt de vista entonatiu, és una llengua força compacta dialectalment i ben diferenciada de la majoria de les parles de la mateixa família lingüística. El capítol de conclusions (Capítol 7), a més de resumir les aportacions d’aquesta recerca, inclou un esbós d’unes línies de recerca per al futur.
This dissertation has two main objectives. The first is describing the prosodic features of Friulian broad focus statements and information-seeking yes-no questions. The second objective is methodological and consists in proposing a system of automatic prosodic labeling that is capable of reducing the risk of subjectivity in prosodic analyses. Chapter 1 states the objectives of this work, establishes its theoretical framework (i.e., the Metric Autosegmental model), and explains the characteristics of the AMPER research project. Chapter 2 describes the segmental and morphosyntactic characteristics of Friulian and offers a synthesis of the literature on prosody Friulian. Chapter 3 illustrates the three prosodic labeling applications that have been created for this dissertation (AmperReno, AmperExtra and AmperEti). The third of these applications provides a labeling of intonation, duration and intensity that is based on acoustic values. The prosodic labeling provided has two levels: a superficial level, which is closer to acoustic reality, and an underlying one, that is closer to a phonological analysis. The results of the application of the abovementioned programs to the Friulian corpus are shown in Chapter 4. The most important conclusions are that: a) vowel duration in Friulian is a clear acoustic correlate of lexical stress, and b) that in all dialects yes-no questions are characterized by a L * H % nuclear configuration, while broad focus statements have a H+L* L% nuclear configuration (where the L% can be implemented as a shallow rise). Chapter 5 draws some phonological conclusions from the description of the phonetic aspects of Friulian intonation. Firstly, it describes the inventory of phonological tones (both pitch accents and boundary tones). Secondly, it describes some of the rules that allow to predict how phonological tones are realized phonetically (special attention is given to tonal truncation and compression as a result of tonal crowding). Chapter 6 carries out a dialectometrical analysis the prosodic data collected for Friulian and other Romance languages. Finally, Chapter 7 summarizes the contributions of this research and sketches an outline for future research.
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17

Mazzarella, Martina. "Numerical modelling of hydrodinamics and morphodynamics for the Friuli Venezia Giulia coast." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021.

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Abstract:
Integrated Coastal Zone Management (ICZM) should be considered as one of the main components to be able to implement sustainable development. Friuli Venezia Giulia region with its 93 km of coastline is committed to investing its resources in projects aimed at studying the evolution of the coast. In this report, reference will be made to the area in front of the municipality of Grado, where the Banco della Mula di Muggia is located. Starting from previous studies and surveys, morphology of the coastal stretch between the municipality of Grado and the mouth of the Isonzo river will be reproduced through numerical modeling tools, to simulate its hydrodynamic behavior on an annual basis and also as a function of significant events such as storms, calm events or floods of the Isonzo river. The software employed will be the MIKE by DHI with in particular the implementation of "Littoral Drift" and "MIKE 21/3" Coupled models. The first to calculate net and gross longshore transport on an annual basis along a transverse profile, the latter is a modelling system for coastal application that will be used for the analysis of significant events effects. Although not primary focus of this work, there will be included an initial review of finger bars. These particular sand formations are present at the south-western border of the Banco della Mula di Muggia and may have an impact on it. This work could form the starting point of future investigations to build on the findings of this report.
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Pittioni, Eugenio <1975&gt. "Indagine istopatologica ed immunoistochimica su feti bovini abortiti in Friuli Venezia Giulia." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/128/1/Tesi_Dott_Pittioni_Eugenio.pdf.

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Pittioni, Eugenio <1975&gt. "Indagine istopatologica ed immunoistochimica su feti bovini abortiti in Friuli Venezia Giulia." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/128/.

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Bianco, Marina <1989&gt. "For the benefit of posterity. La Cineteca del Friuli: conservare, restaurare, mostrare." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/8888.

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Abstract:
Il titolo della tesi si riferisce alla frase con cui nel 1896 Sir Robert William Paul giustificò al British Museum la sua richiesta di conservazione delle sue immagini in movimento. La prima parte della tesi delinea i fattori che hanno portato all’enorme perdita del patrimonio filmico dell’epoca del muto ed arriva a descrivere il panorama dei dibattici cinetecari del secolo scorso proponendo i caratteri della cineteca ideale che agisce in piena consapevolezza del principio "for the benefit of posterity". Vengono poi analizzati i grandi cambiamenti dovuti all’arrivo delle tecnologie digitali. La seconda parte della tesi si concentra sulla Cineteca del Friuli, nata dalle macerie del Terromoto del 1976, nel 2017 festeggerà i 40 anni di attività. Una realtà che fin dal primo anno di attività ha creato una discussione consapevole attorno al cinema e che ben persegue l’equilibrio (di cui tratta la terza parte della tesi) tra le attività di acquisizione, preservazione e accesso, accolto come fondamentale della cineteca ideale.
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BRESSAN, ENRICO. "MONITORAGGIO DELLA BIODIVERSITA' DELLA REGIONE FRIULI VENEZIA GIULIA (FANEROGAME, AVIFAUNA E MAMMALOFAUNA)." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2006. http://thesis2.sba.units.it/store/handle/item/13298.

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22

ADAMI, GIANPIERO. "APPLICAZIONI DI METODOLOGIE ANALITICHE ALLO STUDIO DI ECOSISTEMI DEL FRIULI-VENEZIA GIULIA." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 1997. http://hdl.handle.net/10077/14656.

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Maraschin, Donatella. "Etnograficità ed etnografismo nel cinema di Pier Paolo Pasolini." Thesis, University of Reading, 2002. http://ethos.bl.uk/OrderDetails.do?uin=uk.bl.ethos.252220.

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Valle, Anna Maria <1959&gt. "UNA PICCOLA RIVOLUZIONE: LA BACHICOLTURA NELLA BASSA FRIULANA." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/6491.

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Abstract:
La storia della seta costituisce un affascinante capitolo della stessa storia dell'uomo; storia che ha come protagonista il baco da seta. Le modalità dell'allevamento del baco non hanno conosciuto varianti significative nel tempo ma l'area geografica in esame, la bassa friulana, costituisce un rilevante esempio di diffusione della bachicoltura e industria della seta. Il lavoro riporta la trascrizione delle testimonianze delle lavoratrici che ricostruiscono la vicenda del baco e del suo allevamento, dalla schiusa delle uova alla consegna dei bozzoli.
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Mirri, Francesco. "IL VUOTO SOCIALIZZANTE. Intervento di valorizzazione dell'ambito "Caserma Pozzuolo del Friuli" a Ferrara." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018. http://amslaurea.unibo.it/15056/.

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Abstract:
Il progetto per l’area di Ferrara “Pozzuolo del Friuli”, è un intervento urbano e viene qui inteso come tema essenziale nel campo della ricerca e della sperimentazione architettonica. Questa ricerca progettuale è condotta in modo analitico e identifica nella relazione tra architettura e spazi aperti un ruolo madre per la comprensione di quei principi di costruzione della città e di organizzazione dei luoghi abbandonati e oggetto di rigenerazione urbana. È un’idea di città consapevole delle sue parti e dei possibili modi di organizzazione della forma urbana, che consenta di affrontare problematiche urgenti e del nostro tempo. Dalla necessità di risparmio di suolo, all’esigenza di luoghi aperti di raccolta e socializzazione, il progetto urbano e di architettura deve mostrare una risposta di qualità formale, significativa e attenta alla lettura della città stessa. All’interno di questo orizzonte si persegue un’immagine di architettura portatrice di cambiamento, in grado di comprendere le condizioni del luogo, ma allo stesso tempo capace di reinterpretarle attraverso studi di carattere compositivo, progettando nuove forme e nuovi utilizzi: un profondo rispetto per quello che già esiste come motore di ricerca verso l’individuazione di ciò che potrà esistere. L’ atteggiamento utilizzato si fa allievo di un contesto storico affermato, per capirne il valore che esso ha dimostrato nel tempo e arrivare ad esplicitare le sue possibili opportunità oggi. È attraverso le regole della composizione architettonica che è possibile risanare quelle parti di città non utilizzate, ma che ancora non sono destinate a morire. L’intento è pertanto quello di attuare un’analisi di quelle qualità intrinseche della città al fine di trasformarle in scelte progettuali e rivelarle, sotto forma di verità, ai luoghi della città stessa.
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Mingotti, Federica. "Dialogo con la preesistenza. Progetto di riqualificazione dell'ex caserma militare Pozzuolo del Friuli." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018.

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Abstract:
Riqualificazione dell'ex Caserma Militare "Pozzuolo del Friuli", trasformata negli alloggi per gli studenti universitari di Ferrara. Completano il progetto edifici con funzioni variabili a disposizione dell'Università e della città.
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Corradin, Anna <1992&gt. "Castelli, rocche, cavalieri: neo-Medioevo e turismo tra Veneto e Friuli Venezia Giulia." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/10702.

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Abstract:
L’obiettivo di questa tesi è di portare l’attenzione sull’importanza del Medioevo e delle rievocazioni storiche nel panorama turistico e culturale italiano attraverso la storia della rievocazione e tre casi studio emblematici. Si analizzano, dapprima, le motivazioni socio-culturali, retaggio del Romanticismo e, allo stesso tempo, di uno ”smarrimento” avvertito dall’uomo in campo etico e morale dopo le guerre mondiali del Novecento, che spingono l’uomo Contemporaneo a guardare alla cultura medievale come ad un Altrove esotico e contemporaneamente familiare. La rievocazione storica diventa, quindi, uno strumento cardine per avvicinare il Medioevo alla collettività e renderlo accessibile in maniera ricreativa e, allo stesso tempo, didattica. I casi studio presi in esame sono il Palio della città di Cordovado (PN), il Palio della città di Noale (VE) e l’attività nel castello di Zumelle, presso l'abitato di Tiago nel comune di Mel (BL).
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Freschi, Lorenzo. "I sudditi al governo. Società e politica a Cividale e Gemona nel Friuli del Rinascimento veneziano." Doctoral thesis, Paris, EHESS, 2017. http://hdl.handle.net/2158/1112850.

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Abstract:
La presente tesi analizza il funzionamento della " società politica territoriale " in Friuli nella seconda metà del XV secolo, a partire dallo studio di due « centri minori »: Cividale e Gemona. In questo senso, la prima realtà può essere considerata una « città » mentre la seconda va ricondotta alla categoria delle « quasi-città ». L'obiettivo della ricerca è di analizzare il funzionamento delle relazioni politiche che si andarono definendo dopo la dedizione del Friuli a Venezia, prendendo in considerazione l'insieme degli attori politici implicati nei reciproci rapporti di legittimazione e nella gestione politica del territorio. La tesi si apre con la ricostruzione della discussione storiografica italiana, tra XIX e XX secolo, relativa al problema dello Stato per giungere ad una definizione più precisa dell'oggetto del lavoro: gli attori locali di uno stato regionale. All'interno di questa sezione è stata poi messa a fuoco la questione e l'evoluzione di tale problema in riferimento alla storiografia regionale veneziana e friulana, concludendo con un panorama delle fonti locali e veneziane. La tesi è stata poi organizzata in tre grosse parti. La prima, la più breve, presenta in un solo capitolo le grandi caratteristiche territoriali, demografiche, socio-economiche e politiche della Patria del Friuli. A seguire, il cuore del lavoro è costituito da due grosse parti consacrate ai due centri in questione - le comunità di Cividale e Gemona - analizzate attraverso la loro dimensione istituzionale, socio-politica e del controllo del territorio attraverso le quali si vanno indagando le forme specifiche di ciascuna società politica locale. Una quarta sezione mette in comparazione le comunità di Cividale e di Gemona con le altre comunità dello Stado da Terra veneziano mentre la conclusione presenta un bilancio della nuova società politica locale, rimarcandone la solida organizzazione ma anche le trasformazioni che la attraversarono in seguito all'entrata nel Dominio veneziano. The thesis analyzes the functioning of the "società politica territoriale" in Friuli, in the second half of the fifteenth century, through the study of two "centri minori": Cividale and Gemona. If the first one can be considered as a "città", the second one can be defined as "quasi-città". The objective of the thesis is to analyze how the political relationship - that has been built since the Friuli “deditio” to Venice, a frontier land and the dominant city - had concretely worked, taking into account all the political actors involved in this relationship and in the political management of the territory. The dissertation opens with a historiographical discussion analyzing the transformation of state approaches in Italian historiography in the nineteenth and twentieth centuries, leading to a more precise definition of the subject of work: the local actors of a regional Italian state. Following/ On these subject, the introduction implements the same question and his evolution in the regional (Venetian) and local historiography (Friuli) to conclude with a panorama of the sources of the local and Venetian archives. The man core of the thesis is divided in four sections. The first presents, in a single chapter, the territorial, demographical, socio-economical, political characteristics of the Patria of the Friuli. Afterwards, the heart of the work deals with the communities of Cividale and Gemona in two strong sections, each one dedicated to one of the two sites in question. Cividale and Gemona are thus analyzed through their institutional, social-political and territorial control dimensions, in which it has been investigated the specific forms of each "local political society". A fourth section puts in comparison the communities of Cividale and Gemona with other similar communities of the Stado da Terra. A final conclusion presents an assessment of this new organization of the local political society, characterized by a solid structure and a significant transformation following the submission to Venice.
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Bal, Louise, and n/a. "THE MAINTENANCE OF THE FRIULAN-ITALIAN COMMUNITY IN AUSTRALIA." University of Canberra. Education, 2001. http://erl.canberra.edu.au./public/adt-AUC20090609.081955.

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Abstract:
The aim of the study was to develop an in-depth understanding of the migration experiences of the Italian community of Australia, with a case study of the regional Friulan community of Sydney. For the ways in which people identify themselves at different times and in different environments may not always be consistent. The purpose of the study was to add to the exploration of the diversity, cultural variety and richness cultural communities have brought to Australia. The study set out to fulfill an important function in adding to the accounts of the diversity of ethnic groups in Australia, their structure and cultural backgrounds and the values of family members. Since culture is concerned with meaning, there is of course a very close relationship between culture and language, through which kin relationships, obligations and duties are expressed and appropriate behaviour defined. It is that meaning and relationship that led me to investigate the Italian and Friulan communities. The study took on the form of an ethnography enabling me, the researcher, to participate in order to develop an in depth understanding of the experiences of the Italian migrants, in particular the Friulan community. The data was collected by using key informant interviewing. The participants were encouraged to freely reflect on their past and present experiences to enable them to make a comparative analysis of their experiences in Australia and in their country of origin. This enabled the migrants to take on the role of culturally knowledgeable informants supplying information which was significant to them and which reflected their perceptions of their life experiences. The data has been faithfully recorded to represent the immigrant's point of view. The study revealed that many of the first and second-generation are highly involved with their Italian heritage and operate comfortably with a bicultural ethnic identity. The second generation have reconstructed the Italian-Australian family, thus changing the Italian community and providing links between the Italian, the Anglo-Australian and the other ethnic communities. Ethnicity is continually negotiated and is a constant source of transformation for people of immigrant background. If Italian-Australians continue to associate, both through family and cultural practices then the Italian-Australian identity will continue. The big question is what will happen in the third and fourth Italian-Australian generation. It is here that the question of ethnic and national identity becomes highly relevant. Cultural diversity presents challenging issues for Australia: what it means to be an Australian; the relationship between national and personal identities; identifying and working in both the cohesive and divisive forces in a multicultural society; and the form and flavour of a future republic. None of these issues are new, yet all are of immediate concern, and the symbolic importance of the approach of the twenty-first century invests them with particular meaning.
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Di, Gregorio Giovanni. "Rilievo geofisico del Lago di Cavazzo (o dei tre comuni), Friuli Venezia Giulia Settentrionale." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amslaurea.unibo.it/10122/.

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Abstract:
Il Lago di Cavazzo (o dei Tre Comuni) è il più esteso lago naturale del Friuli Venezia Giulia. Situato nelle Prealpi Carniche, in provincia di Udine, è ubicato in un’antica valle scavata in epoca pre – glaciale dal fiume Tagliamento, che oggi scorre circa 3 km ad Est. A partire dagli anni ’40, la S.A.D.E. (ora Edipower) ottenne le concessioni per la costruzione di una serie di impianti idroelettrici in tutto il Friuli Venezia Giulia che nel 1954 portò alla realizzazione della Centrale idroelettrica di Somplago, costruita in caverna lungo la sponda Nord – occidentale del lago. La Centrale turbina le acque di scarico provenienti dai bacini di accumulo superiori («Lumiei», «Ambiesta») e da altre prese minori sul Tagliamento, immettendo a sua volta le acque turbinate all’interno del lago di Cavazzo tramite galleria. Dai dati disponibili in letteratura, dalle cronache e dai resoconti riportati dalla popolazione locale, l’attività della Centrale ha notevolmente influenzato l’equilibrio di questo ambiente, in termini geologici, biologici ed idrologici, soprattutto a causa dell’enorme volume di acqua fredda (e relativi sedimenti) scaricata, delle continue variazioni di livello dell’acqua per regolarne il volume di invaso e dello scavo del canale emissario, localizzato nell’estremità meridionale. Nel Maggio 2015 l’ISMAR – CNR di Bologna ha effettuato un rilievo geofisico del lago, tramite tecniche non distruttive di ecografia e sismica a riflessione, in grado di analizzare la stratigrafia superficiale e la distribuzione degli apporti sedimentari, con lo scopo di quantificare da questo punto di vista l’impatto della Centrale sul lago. I dati acquisiti, che comprendono profili sismici ad alta risoluzione, profili batimetrici single/multi – beam ed immagini side – scan sonar, sono stati successivamente elaborati per realizzare varie mappe tematiche (morfobatimetria, riflettività, gradiente topografico e spessore dei sedimenti penetrabili dal segnale sismico) che hanno permesso di descrivere l’attuale assetto deposizionale del lago. Sono stati inoltre effettuati alcuni carotaggi in vari punti della conca lacustre, al fine di quantificare il tasso di sedimentazione e le caratteristiche fisiche dei depositi. Scopo di questo lavoro di Tesi è stato analizzare, interpretare e discutere in una prospettiva di evoluzione ambientale del lago i dati geofisici e geologici raccolti nell’ambito della campagna del Maggio 2015 e reperiti in bibliografia.
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Nadalin, Sandra <1986&gt. "Oltre il museo. Potenzialità e limiti dell'esperienza ecomuseale. Il caso del Friuli Venezia Giulia." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2016. http://hdl.handle.net/10579/8385.

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Abstract:
La nascita degli ecomusei si inserisce all'interno di un percorso di trasformazione dei tradizionali modelli museali. Gli ecomusei, in particolare, vogliono staccarsi da una concezione di cultura prettamente materiale per andare a coinvolgere invece l'intera sfera culturale, facendo in modo che la valorizzazione del passato non rimanga fine a se stessa ma vada a influenzare positivamente presente e futuro. Il tutto attraverso il ruolo chiave della comunità locale, allo stesso tempo sia promotrice che fruitrice, delle attività dell'ecomuseo. Dopo una prima parte dedicata al momento storico e ai movimenti di pensiero che collaborano alla nascita degli ecomusei si passa all'analisi delle caratteristiche degli ecomusei stessi. Segue poi l'analisi della situazione ecomuseale in Italia e in particolare a quella del Friuli Venezia Giulia con una panoramica sulle attività proposte dai sei ecomusei regionali attualmente riconosciuti dalla L.R. n.10/2006.
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Franzoni, Marco <1992&gt. ""Al di là dei monti: la frontiera del Friuli dall'arrivo dei Longobardi all'anno 1000"." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/11544.

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Abstract:
Il mio elaborato, strutturato in cinque capitoli, è stato prodotto mantenendo come centro e protagonista di ogni tematica la frontiera del Friuli, o meglio, la frontiera del nordest italiano. Regione più esposta alle mire degli invasori, sia per la sua stessa struttura geografica che per la vicinanza al bacino danubiano, questa frontiera, prima romana, poi longobarda ed infine “italica”, hanno definito le caratteristiche stesse dell’aristocrazia e dei popoli che hanno agito nella sua ombra. Tesi centrale di questo lavoro è infatti l’idea che essa abbia avuto una funzione di primo piano nel plasmare l’aristocrazia friulana del regno longobardo, e poi di quello italico-carolingio, tale da imprimerle una spiccata caratteristica guerriera che porterà le sue élites per ben due volte, ed in due contesti diversi, alla conquista della corona del regno d’Italia. Sia infatti l’aristocrazia veneto-friulana raccoltasi attorno ai duchi longobardi Ratchis ed Astolfo, sia il marchese del Friuli Berengario I, riuscirono, dalla periferica ma strategica regione del Friuli, a creare una fitta rete di contatti, fedeltà e amicizie tali da permettergli di conquistare il trono e regnare sull’Italia. Questo è dovuto all’azione della frontiera friulana che, come un aristotelico “motore immobile”, ha agito sui ceti dirigenti che venivano legittimati proprio nella funzione della sua difesa. Funzione di difesa dei confini che viene amplificata dalla geografia stessa. È infatti la semplice conformazione geografica ad invitare all’ingresso; le montagne diventano sempre più basse più si avvicinano verso il mare, aprendo così una valle in quelle mura naturali che per la penisola italiana sono le Alpi.
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Belluzzo, Alberto <1997&gt. "L’impatto della pandemia “COVID-19”, confronto fra realtà di Friuli- Venezia Giulia e Veneto." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/19845.

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Abstract:
L'elaborato si comporrà di tre capitoli: il primo descrittivo del contesto italiano ed internazionale in epoca di pandemia da COVID-19; il secondo riguardante le misure statali a sostegno degli enti locali; il terzo costituito da un'analisi sull'impatto concreto che la pandemia ha avuto sul bilancio di alcuni enti locali friulani e veneti, confinanti fra loro.
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Canovaro, Caterina. "DIFFUSION OF ALPINE COPPER IN FRIULI VENEZIA GIULIA IN THE MIDDLE-LATE BRONZE AGE." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2016. http://hdl.handle.net/11577/3424443.

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Abstract:
Since the early stages in the study of ancient metals, one important goal was to establish the geological origin of the metal employed to produce artefacts, with the intent to deduce the issues of trade, the commercial relationships and the movements of objects. Recently, a number of studies carried out by different research groups have expanded the traditional/conventional chemical and metallographic analyses by including the measurement of lead isotopic ratios, in order to determine the metal provenance. Although a deep interest for Friuli Venezia Giulia has been shown since the beginning of 19th century, a systematic research program that could define the metal circulation routes of Alpine copper in North-Eastern Italy has never been carried out. Actually, only sporadic chemical analyses on ingots found in Friuli have been performed and, until now, the interpretation of their provenance is not supported by isotopic data. In this frame, the archaeometric study of copper and bronze artifacts from several well-dated protohistoric hoards in Friuli Venezia Giulia has allowed for the investigation of the origin of the metal, by identifying the ores exploitation areas and, therefore, has permitted to reconstruct its circulation paths in North-Eastern Italy in the Late Bronze Age. The choice of Friuli as investigation area was due to its key role as economic and commercial hub between the Adriatic area and Central Europe; therefore, in order to outline the role of this region, the study of sealed complexes embracing the time period from the Recent Bronze Age (RBA) to the Final Bronze Age (FBA) was needed. In this regard, the hoards of Cervignano, Muscoli, Castions di Strada, Celò, Verzegnis, Galleriano and Porpetto, all of them including both raw ingots and manufactured objects, were identified and selected in collaboration with the Soprintendenza per i Beni Archeologici del Friuli Venezia Giulia. There are no known hoards from the MBA and, therefore, two sporadic finds – one sword from Belvedere and one from Canale Anfora – have been properly selected in order to increase the number of samples representative of this period. In the present work, a multi-analytical approach was applied. Particular relevance was given to the study of chemical composition (major, minor and trace elements) and to the observation of any residual phases due to an incomplete refinement of the raw material, since these information may shed light on the employed Cu-ore charge and on their smelting process, but are often insufficient to surely identify the exploitation area of the metal. For this reason, such investigation methods were coupled with lead isotopes analysis carried out on selected samples. Therefore, the set of mineralogical, metallurgical, chemical and isotopic analyses, through a comparison with existing Pb-isotope databases, published data and the Alpine Archaeocopper Project database (AAcP) allowed for the identification of the provenance of the metal. The results showed that ingots are basically made of almost copper and, only in few cases, of bronze, containing impurities whose concentrations depend on the mineral charge and on the employed extraction/refinement process. Moreover, weapons were found to be subject to a deliberate alloying process with the intent to obtain a malleable bronze. The large set of analyses collected in this study has led to the distinction of two mineral charges, used in well defined metallurgical circles, indeed, chalcopyrite-based deposits were exclusively exploited during Recent/Final Bronze Age (RBA/FBA) for the manufacturing of the ingots and objects of the Cervignano and Muscoli deposits, although few evidences are also documented in the later periods. In this scenario, a change in the mineral charge was revealed in Castions di Strada (FBA), attesting the restart of fahlerz-ores smelting, also confirmed by the findings belonging to the Porpetto hoard that, moreover, exhibited a chemical affinity to Slovenian cast ingots. The provenance studies have highlighted that, from the MBA to the whole FBA, the Eastern South Alps were known and constantly exploited for smelting chalcopyrite in order to obtain pure copper ingots and, subsequently, prestige objects as weapons and tools. Only in the FBA, the copper from new ore sources (Austria, Central Europe and Bulgaria) was employed and its flow has been proven in Friuli Venezia Giulia. Concerning the metal trade, the bronze circulation in RBA was testified by the little bar-ingots that, in FBA2, assumed the well-known shape of pick-ingots as evidenced in Galleriano. However, the peculiar composition of the Porpetto pick-ingots has demonstrated that such standardized ingot was circulating independently from the alloy composition, but probably in well-distinguished commercial spheres.
Fin dalle prime fasi della ricerca archeometallurgica, un obiettivo importante è stato quello di determinare l'origine geologica del metallo impiegato per la produzione di manufatti, con l'intento di ricostruire i rapporti commerciali e il circuito di circolazione degli oggetti. Recentemente, diversi gruppi di ricerca hanno fatto ricorso, oltre alle tradizionali analisi chimiche e metallografiche, anche alle analisi dei rapporti isotopici del piombo per determinare il più accuratamente possibile la provenienza del metallo. Fin dall'inizio del 19° secolo il Friuli Venezia Giulia ha suscitato un profondo interesse, ma non è mai stato intrapreso un programma di ricerca sistematico in grado di definire i percorsi di circolazione del rame alpino nell’Italia Nord-Orientale. Infatti, solo sporadiche analisi chimiche sono state eseguite su alcuni lingotti ritrovati in Friuli e, fino ad ora, la loro interpretazione in termini di provenienza del metallo non è supportata da alcun dato isotopico. In questa cornice, lo studio archeometrico di manufatti di rame e bronzo provenienti da vari rispostigli protostorici ben datati del Friuli Venezia Giulia ha permesso di indagare l'origine del metallo utilizzato, individuando le aree sfruttamento dei minerali e, di conseguenza, di ricostruirne la circolazione nell’Italia Nord-orientale nella tarda Età del Bronzo. La scelta del Friuli come regione di interesse è dovuta al suo ruolo chiave come centro economico e commerciale tra l'area adriatica e l'Europa Centrale; pertanto, per delineare il ruolo di questa regione si è reso necessario lo studio di complessi ben sigillati che abbracciassero un range cronologico dal Bronzo Recente (BR) al Bronzo Finale (BF). A questo proposito, i depositi di Cervignano, Muscoli, Castions di Strada, Celò, Verzegnis, Galleriano e Porpetto, in cui sono contenuti sia lingotti che manufatti, sono stati individuati e selezionati in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Archeologici del Friuli Venezia Giulia. Non ci sono ripostigli noti per il Bronzo Medio (BM) e, quindi, due ritrovamenti sporadici - una spada da Belvedere e una da Canale Anfora - sono stati selezionati con l’intento di aumentare il numero di campioni rappresentativi di questo periodo. Nel presente lavoro è stato applicato un approccio multianalitico. Particolare rilevanza è stata attribuita allo studio della composizione chimica (elementi maggiori, minori e in traccia) e all'osservazione di eventuali fasi residue dovute a un raffinamento incompleto della materia prima; tali informazioni possono far luce sul tipo di carica minerale impiegata e sulla tecnologia del processo di fusione, tuttavia sono insufficienti per identificare sicuramente l'area sfruttamento del metallo. Per questo motivo, tali metodi di indagine sono stati accoppiati con l’analisi degli isotopi del piombo ed effettuati su una selezione di campioni considerati rappresentativi. Pertanto, l'insieme delle analisi mineralogiche, metallurgiche, chimiche e isotopiche, attraverso il confronto con i database esistenti per gli isotopi del piombo, i dati pubblicati in letteratura e il database sviluppato all’interno dell’ Alpine Archaeocopper Project (AAcP) ha consentito l'identificazione della provenienza del metallo. I risultati hanno mostrato che i lingotti sono fondamentalmente costituiti da rame e, solo in pochi casi, da bronzo; le concentrazioni degli elementi minori e in traccia dipendono dalla carica minerale e dal processo impiegato per l’estrazione e il raffinamento. Inoltre, le analisi hanno rivelato che le armi sono state alligate intenzionalmente con lo scopo di ottenere un bronzo malleabile. La grande quantità di dati raccolti in questo studio ha portato alla distinzione di due cariche minerali utilizzate in ambienti metallurgici ben definite; infatti, i depositi caratterizzati da calcopirite sono stati sfruttati in maniera esclusiva durante Bronzo Recente-Finale per la produzione dei lingotti e degli oggetti dei depositi di Cervignano e Muscoli, mentre sporadiche testimonianze sono documentate nei periodi successivi. In questo scenario, in Castions di Strada (BF) si riscontra un cambiamento nella carica minerale e, conseguentemente, viene attestata la ripresa nell’uso di minerali fahlerz; inoltre, questa inversione di tendenza è stata confermata anche dai risultati riguardanti i materiali scoperti a Porpetto che hanno mostrato una spiccata affinità chimica con i lingotti sloveni. Gli studi di provenienza hanno evidenziato che dal Bronzo Medio al Bronzo Finale evoluto le Alpi Sud-orientali erano costantemente sfruttate per l’estrazione di rame da calcopirite, con l’intento di ottenere lingotti di rame puro e, successivamente, oggetti di prestigio come armi e strumenti. Solo nel Bronzo Finale, si assiste all’impiego di il rame estratto da nuovi depositi minerali (Austria, Europa centrale e Bulgaria), la cui circolazione è stata dimostrata in Friuli Venezia Giulia. Inoltre, nel Bronzo Recente la circolazione del bronzo è testimoniata dal ritrovamento di piccoli lingotti a barra che, nel Bronzo Finale hanno assunto la forma ben nota dei pani a piccone, come evidenziato in Galleriano. Tuttavia, la particolare composizione dei pani a piccone di Porpetto ha dimostrato che tale lingotto circolava con forma standard indipendentemente dalla composizione della lega, probabilmente in sfere commerciali ben distinte.
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Gherdevich, Davide. "L'analisi spaziale come strumento per la ricostruzione della viabilità medievale nel Friuli Venezia Giulia." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2009. http://hdl.handle.net/10077/3139.

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Abstract:
2007/2008
La ricerca mira a dare un contributo significativo alla ricostruzione della viabilità antica, di epoca romana e soprattutto di epoca medievale. La ricostruzione della rete viaria è stata effettuata attraverso apposite applicazioni di analisi spaziale contenute nei software GIS, in particolare è stata utilizzata la Cost Surface Analysis e la Line of Sight. Spesso la ricostruzione della rete viaria e resa alquanto difficile, sopratutto in territori che sono stati soggetti a bonifiche , culture intensive o a dissesti idrogeologici, in queste zone il dato archeologico è spesso mancante o parziale, ed è in questi casi che la tecnologia GIS, e più precisamente l'analisi spaziale, può aiutare a ricostruire il tracciato viario e fornire nuovi dati che possono essere usati per ulteriori analisi o per confutare e consolidare delle tesi o delle ipotesi. Le elaborazioni spaziali sono tecniche di simulazione finalizzate a classificare, rappresentare e interpretare il paesaggio archeologico, in micro o macro scala, sulla base delle relazioni spaziali e diacroniche che intercorrono fra elementi antropici, naturali, ambientali e, in parte, secondo fattori socio politici. L’analisi spaziale fa misurazioni e ha l’obiettivo di definire un quadro di riferimento all’interno del quale realizzare osservazioni. In particolare il cost surface analysis calcola l'energia consumata da un individuo che si sposta da un punto ad un altro; questo tipo di analisi ci consente non solo di valutare le percorrenze, ma anche ricostruire le strade ed i percorsi di un paesaggio antico. L’altra analisi che abbiamo effettuato e la line of sight o anche Viewshed analysis; calcola il campo visuale umano sulla base delle caratteristiche morfologiche ed ambientali del territorio, e le relazioni spaziali tra i siti all'interno del paesaggio. Le zone da me prese in considerazione per effettuare le prime analisi sono il territorio tra Gemona, Ragogna e Spilinbergo e la provincia di Trieste. Nel primo caso, dopo una prima fase di raccolta dei dati, la nostra attenzione si è concentrata sul tentativo di ricostruire la viabilità di epoca romana e medievale nella zona di trovare il possibile punto di guado sul fiume Tagliamento ed infine verificare se i castelli avessero o meno il controllo sulla rete viaria e sul guado. Per dare una risposta a queste domande abbiamo effettuato prevalentemente due tipi di analisi: il cost surface analysis e il line of sight. Come secondo caso di studio abbiamo analizzato la viabilità, soprattutto di epoca medievale, che attraversava una particolare zona della provincia triestina: la Val Rosandra. Ci siamo riproposti di ricostruire la viabilità nella zona e di confrontarla con i dati storici ed archeologici ed inoltre di verificare se vi era la possibilità di una viabilità principale che attraversasse la valle. Infine abbiamo confrontato i risultati ottenuti con la cartografia storica ed in particolare il rilievo cartografico Giuseppino di fine ‘700. In un ultima fase abbiamo controllato numerose foto aeree, concentrandoci sulla zona comprese tra Osoppo e san Daniele, alla ricerca di possibili anomalie collegabili alla viabilità. I voli visionati sono diversi:volo GAI 1954, Volo IGM 1971, volo R.A.F. 1976 a bassa quota e ad alta quota, volo E.N.E.L. 1976, volo CGR 1986, volo CGR 1998. Una prima analisi ci ha permesso di rilevare diverse possibili anomalie nella zona ad est di Osoppo, a sud di Ragogna e presso san Daniele.
XXI Ciclo
1977
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DEGRASSI, MICHELE. "L'IDENTITA' PROVINCIALE. CRISI ISTITUZIONALE E NUOVE FORME DI AGGREGAZIONE NEL LABORATORIO FRIULI-VENEZIA GIULIA." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 1999. http://thesis2.sba.units.it/store/handle/item/12996.

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TARLAO, GIULIO. "I GIOVANI E L'UNIONE EUROPEA: PERCORSI DI SOCIALIZZAZIONE SOVRANAZIONALE NELLA REGIONE FRIULI VENEZIA GIULIA." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2004. http://thesis2.sba.units.it/store/handle/item/13045.

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Duri', Alessandra <1994&gt. "La digitalizzazione nel settore del vino con enfasi sulle aziende vinicole del Friuli Venezia Giulia/ the digitalization in the wine sector, more specifically the aim is analyzing the vineyards in Friuli Venezia Giulia." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/15776.

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Abstract:
La tesi si focalizzerà sullo studio della letteratura riguardante la digitalizzazione nel mondo del vino analizzando in primis in quadro generale per poi scendere più nello specifico analizzando il caso dell'Italia con focus sul Friuli Venezia Giulia. La tesi proporrà anche un'analisi quantitativa di un questionario studiato ad hoc per capire come e quanto le aziende vinicole friulane utilizzino il digitale.
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Cimolino, Aurelie. "Caratterizzazione delle risorse geotermiche della bassa pianura friulana (regione FVG)." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2010. http://hdl.handle.net/10077/3620.

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Abstract:
2008/2009
Scopo della ricerca. La ricerca di dottorato è mirata allo studio delle risorse geotermiche profonde (acquiferi profondi e sub superficiali) presenti nel sottosuolo della Bassa Pianura Friulana, mediante l’integrazione di metodi geofisici applicati con metodi stratigrafici e idrogeologici, geochimici e numerici. Le tematiche del dottorato si sono focalizzate su: delimitazione spaziale e caratterizzazione dei sistemi acquiferi (anche come reservoirs a bassa entalpia); studio dei meccanismi di ricarica e circolazione delle acque; definizione della struttura geotermica e valutazione della risorsa nell’area di Grado (Gorizia), dove è stato perforato un pozzo esplorativo (1110 m di profondità). I risultati preliminari della ricerca costituiscono il primo studio integrato in Regione per la caratterizzazione e valutazione della risorsa geotermica effettuato con metodi geofisici da pozzo. Alla luce del modello geologico preesistente, il nuovo modello concettuale emerso dalle ricerche effettuate risulta per molti versi innovativo. Fasi di acquisizione dei dati. Il dottorato è risultato sinergico alle attività di ricerca sviluppate dal DICA dell’Università degli Studi di Trieste, nell’ambito di alcuni progetti innovativi finanziati negli ultimi anni dal Servizio Geologico regionale (Direzione Centrale Ambiente e Lavori Pubblici - RFVG) che hanno permesso la raccolta di numerosi dati inediti. I progetti sono: “Realizzazione della Carta Geologico-Tecnica della Risorsa Geotermica Nazionale e definizione delle Linee Guida per il suo Utilizzo”[Progetto 1]; “Perforazione del pozzo esplorativo Grado-1 per la quantificazione della Risorsa Geotermica - Progetto Geotermia Grado”[Progetto 2]; “Studio sugli acquiferi regionali finalizzato anche alla definizione di linee guida per il corretto e compatibile utilizzo delle loro acque”[Progetto 3]. Questi progetti sono stati completati con diverse collaborazioni con DISGAM e DST dell’Università di Trieste e l’OGS di Trieste. Attività di ricerca. La ricerca si è articolata in diverse fasi operative, anche in accordo ai progetti sopraccitati: 1)Definizione del quadro geologico e strutturale dell’avampaese friulano mediante analisi della letteratura esistente. 2)Studio degli acquiferi sotterranei profondi della Pianura friulana (fino alla profondità massima di 600 m circa) [Progetto 1]. In particolare, in questa fase: sono stati esaminati i dati in sito, analisi geochimiche ed isotopiche di campioni di acqua provenienti da alcuni acquiferi significativi; sono state elaborate mappe delle isobate del tetto dei sistemi acquiferi e mappe delle isoterme delle acque di strato. 3)Raccolta, analisi e contributo alla realizzazione di un database dei pozzi per acqua perforati nella Pianura Friulana che ha integrato oltre 1800 litostratigrafie e altri dati accessori [Progetto 3]. Lo studio ha compreso l’elaborazione numerica delle superfici delimitanti i principali sistemi di acquiferi e delle relative mappe, mediante l’applicazione di diverse metodologie statistiche e l’analisi dei variogrammi sperimentali. Questo ha aggiornato il modello idrogeologico ottenuto dal Progetto 1. 4)Studio del reservoir geotermico profondo mediante un pozzo esplorativo di circa 1100 m di profondità a Grado (Gorizia) e all’acquisizione e all’elaborazione dei dati del pozzo [Progetto 2]. Questa fase ha impegnato la dottoranda in assistenza continua alla D.L. in cantiere (tra gennaio ed aprile 2008) e nelle specifiche attività di: acquisizione e analisi di dati tecnici di perforazione, parametri chimico-fisici dei fluidi di circolazione, produzione del master log e well log di cantiere; monitoraggio termico e prove idrauliche di pompaggio nel reservoir geotermico; raccolta e analisi dei cuttings e delle carote, descrizione macroscopica delle litologie, ricostruzione della stratigrafia sulla base delle analisi preliminari di laboratorio sui cuttings e sulle carote; analisi delle caratteristiche geochimiche principali delle acque campionate; acquisizione e analisi dei logs geofisici di pozzo, che hanno fornito gli elementi-chiave per la ricostruzione delle strutture profonde. 5)Ricostruzione geologica della struttura di Grado e modello idrogeologico e termico per il termalismo profondo, mediante l’integrazione dei dati disponibili e dei nuovi dati acquisiti, con particolare attenzione a: stratigrafie e logs geofisici provenienti da pozzi perforati da Eni, Ina Naftaplin e altri; sezioni sismiche a terra, in Laguna di Grado e Marano e nel Golfo di Trieste; carte del tetto dei carbonati e delle isobate del Quaternario nella Pianura Friulana; mappe di anomalia gravimetrica e magnetica per il Golfo di Trieste ed il suo entroterra. Risultati del dottorato di ricerca. I dati acquisiti nell’area di Grado e Laguna circostante, integrati con le informazioni regionali hanno permesso di individuare e ricostruire una struttura dinarica esterna, non nota precedentemente, che costituisce la sede del sistema di circolazione termale che è caratterizzato da diversa permeabilità. La struttura è interessata da rilevanti faglie beanti sub-verticali e strutture tettoniche che probabilmente mettono in contatto i sistemi termali più profondi con il tetto del reservoir. L’area di Grado è caratterizzata da: una copertura di età plio-pleistocenica di sedimenti sciolti alternati, caratterizzati da granulometria variabile da ghiaioso-sabbiosa a limoso-argillosa; una potente successione clastica costituita da sedimenti neogenici marnoso-arenacei (semilitoidi) e dalle torbiditi del Flysch paleogenico; un basamento carbonatico composito, reservoir del sistema geotermico, rinvenuto a partire da 618 m di profondità nel pozzo Grado-1. Il basamento è risultato suddiviso in intervalli ben distinti. Sono stati individuati calcari di rampa paleogenici e la loro sequenza di sviluppo e annegamento con la comparsa del flysch. I calcari ad Alveolinidae e Nummulitidae sono stati differenziati dai sottostanti calcari micritici di piattaforma di età cretacica superiore anche grazie al riconoscimento di netti marker nel Gamma Ray Log. La correlazione tra i diversi logs geofisici acquisiti in pozzo ha permesso di differenziare ulteriormente il reservoir carbonatico in intervalli distinti per litologia (densità, porosità, resistività, radioattività naturale, …) e moduli elastici; le facies geofisiche sono risultate ben relazionabili a quelle riscontrate nell’offshore croato. I dati idraulici acquisiti durante le prove di strato (con portata naturale e stimolata) e le analisi geochimiche ed isotopiche delle acque hanno permesso di affinare il modello di circolazione idrotermale. Questo considera almeno due sistemi di circolazione all’interno dei carbonati, separati da un setto idraulico: il tratto 616–830 m circa è caratterizzato da circolazione di acque in poche fratture ma molto aperte (con portata spontanea di circa 15 l/s e temperatura di circa 41.4°C); nel tratto 830–1000 m circa si ha una debole circolazione di acque all’interno di un ammasso roccioso più massiccio, interessato da un reticolo fitto ma con modesta apertura; a partire da 1000 m circa si rinvengono acque più calde (45°C a fondo pozzo) in un reservoir a notevole permeabilità (per fratturazione e incarsimento) che potrebbe richiamare i fluidi del sistema idrotermale presente alla profondità di 600-800 m. A scala locale, le strutture tettoniche presenti e probabilmente riattivate recentemente costituiscono una importante via di migrazione, circolazione e cortocircuitazione dei fluidi profondi (acqua e gas) con i sistemi più superficiali. A scala più ampia, il quadro strutturale elaborato per l’area di Grado è caratterizzato da un sistema di strutture inverse ovest-vergenti che coinvolgono il basamento carbonatico e le soprastanti coperture e da un raddoppio tettonico individuato nei calcari; queste strutture sono state interpretate come il fronte dinarico più esterno e costituiscono la diretta prosecuzione di fronti compressivi affioranti in Istria. Il modello stratigrafico elaborato risulta inoltre coerente con il quadro stratigrafico generale desumibile dai pozzi perforati nell’offshore croato e con quanto ipotizzato a partire dalle mappe di anomalia gravimetrica e dalle sezioni sismiche disponibili. Nel più ampio contesto della Bassa Pianura friulana le attività di ricerca hanno consentito di:  caratterizzare preliminarmente dal punto di vista chimico-fisico ed isotopico le acque profonde circolanti a diverse profondità (in seno alle coperture post paleogeniche) nelle aree caratterizzate da anomalie geotermiche e le relative mappe delle isoterme  valutare la presenza di alcune strutture tettoniche (coinvolgenti le coperture prequaternarie e giungenti in prossimità della superficie) in grado di veicolare fluidi profondi con acque superficiali nelle aree a nordorientali della Laguna di Grado  rappresentare mappe regionali delle superfici delimitanti tetto e letto dei principali sistemi di acquiferi confinati evidenziati dalle litostratigrafie dei pozzi e ricostruire un modello numerico schematico del sottosuol. L’insieme dei risultati ottenuti ha permesso dunque di validare le ipotesi di lavoro formulate inizialmente e di proporre un più solido, rinnovato e, per molti versi, innovativo modello geologico-termico basato su inediti dati sperimentali. Il modello geologico elaborato risulta decisivo anche in relazione all’imminente realizzazione del pozzo esplorativo Grado-2, che permetterà al contempo di validare le ipotesi assunte e fornire ulteriori dati sperimentali.
XXII Ciclo
1979
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40

Contino, Leonard, and Gianmarco Ceredi. "Nello spirito dell’addizione. Progetto di riqualificazione architettonica dell'ex complesso militare “Pozzuolo del Friuli” di Ferrara." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018.

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Abstract:
La città di Ferrara rappresenta una esclusività storica, equilibrio urbanistico sintesi di una sequenza di brani singolari, la cui trama narra le volontà della signoria d’Este configurandosi in un unicum riconosciuto come la “prima città moderna d’Europa”. Lo sviluppo storico della città trova nelle addizioni Estensi uno strumento consapevole di espansione dello spazio urbano. Nel 1386 Niccolò II d’Este prevede la costruzione del castello su progetto di Bartolino da Novara ed espande la dimensione lineare della città con l’annessione di un foro boario sito a nord-est, prossimo al canale della Giudecca, inglobando il trecentesco convento di San Vito. L’addizione voluta da Borso d’Este del 1451 e la celebre addizione Erculea, progettata da Biagio Rossetti nel 1492, su volontà di Ercole I d’Este, completano la configurazione urbana della città. L’area oggetto di studio giace su un isolato dell’addizione medievale, sedime delle estensi delizie di Palazzo Schifanoia e del convento di San Vito, progressivamente demolito dal 1928 e sostituito dalla caserma “Pozzuolo del Friuli”. Una configurazione di tre padiglioni fuori scala rispetto al tessuto urbano medievale consolidato, la cui dismissione nel 1900 ha generato una rottura della trama urbanistica. Uno spazio muto e isolato, circondato da alte mura di cinta si traduce in un vuoto nella identità ferrarese. Il progetto prevede la reintegrazione dell’area attraverso una riconfigurazione architettonica mirata ad una ricucitura urbanistica e identitaria. Il tema del riuso diventa matrice progettuale e definisce ambiti e potenzialità. La vicinanza della Università di Ferrara e la presenza di un sistema museale cittadino hanno indirizzato le scelte verso un contesto collettivo in cui spazi comunitari e di condivisione assumono centralità primaria, Uno spazio dedicato a residenze per studenti, supportato da una serie di pertinenze semi pubbliche e pubbliche ed integrato da spazi dedicati all’esperienza collettiva.
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VECCHIO, PASQUALE DEL. "REGIONAL INNOVATION STRATEGIES IN EUROPE A COMPARATIVE STUDY OF EMILIA-ROMAGNA AND FRIULI-VENEZIA-GIULIA." Thesis, Blekinge Tekniska Högskola, Sektionen för teknokultur, humaniora och samhällsbyggnad, 2008. http://urn.kb.se/resolve?urn=urn:nbn:se:bth-1278.

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Abstract:
The globalisation processes changed in a short period of time the framework of the world economy competitiveness and bring new opportunities and challenges. In this new scenario, the European enterprises can only compete by taking full advantages of the new opportunity offered by knowledge-based economy. In fact, Europe cannot compete on the base of reducing labour costs, polluting environment or overexploiting raw materials. Indeed European economy productivity and growth should be based on use of frontier technology and ability to produce high-tech goods, manufactures and services (Lisbon Strategy, 2000). In this perspective, innovation is considered to vital importance, to have in Europe enterprises able to compete on a global scale and to take fully advantages of new market opportunities offered by ICT exploitation. EU expect such a transition will boost fast economic growth, creates better jobs, while at same time maintains and improve the European welfare model and the environment protection (Lisbon Strategy, 2000). The thesis wants to compare innovation policy programs in two Italian regions: Emilia-Romagna and Friuli-Venezia- Giulia. The proposal of the work is to analyse how the Regional Innovation Strategy of the two chosen cases were implemented in the last program period 2000-2006. Which structures have been created? How the money was allocated? What can we learn from the past? Which opportunities were missed and what can be done? Are they really innovative? The last part of the thesis is dedicated to compare the Regional Innovation Strategy of the chosen regions. Which differences we can detect? What are the similarities between the two cases? In order to understand this, I will study what characterize an innovative region and which forces drives innovation in a particular region. The thesis will be based on Lisbon Strategy (political perspective) as point of departure to explain the role of innovation and innovation policies as peculiar importance to European social, economic and environmental development. Furthermore, regional innovation strategies (policy perspective) will be discussed to explain how the two chosen European regions have implemented their strategies to boost their development trough innovation. In particular the Regional Innovation System theory (theoretical perspective) will be assessed. The method used is to analyse economic data in the two regions, analysis of documents from EU, national and regional level, comparative analysis of innovation policies in EU, national and regional policy documents. Tables and figures will be presented and used as an element in the work thesis. The expected results of the work are: understanding how the two chosen European regions have implemented their innovation strategies and compare regional innovation strategies of two selected regions (existent similarities and differences).
0039-3296499184
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Bucco, Gabriella. "Dall'artigianato artistico alla progettazione: aspetti e sviluppi delle arti applicate in Friuli nel primo '900." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 1996. http://hdl.handle.net/10579/87.

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Biasi, Giulia <1989&gt. "Il fenomeno del Cineturismo e la proposta di un Movie Tour in Friuli-Venezia Giulia." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2014. http://hdl.handle.net/10579/4523.

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Abstract:
L'obiettivo dell'elaborato consiste nell'analisi degli effetti promozionali e turistici dei luoghi del cinema,nello specifico si concentra sull'impatto economico e turistico dei Film Festival che hanno luogo in Friuli-Venezia Giulia, sulle produzioni cinematografiche realizzate nella regione, sulla Friuli Venezia Giulia Film Commission e l'impatto economico generato da quest'ultima sul territorio. Infine si propone la realizzazione di un Movie Tour sulla base dell' App "FVG Film Locations"
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Dal, Bo' Alessandra <1996&gt. "Lo strumento finanziario F.R.I.E. a sostegno delle iniziative economiche nel territorio del Friuli - Venezia Giulia." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/17519.

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Abstract:
Lo strumento F.R.I.E. rientra nella categoria della finanza agevolata. Nell'elaborato verrà studiato questo finanziamento agevolato per tutte le sue peculiarità e come, nel corso degli anni, ha contribuito alla crescita della regione Friuli - Venezia Giulia. Verranno approfonditi 18 finanziamenti stipulati nell'anno 2015, esaminando la situazione precedente e successiva alla contrazione del mutuo e il caso aziendale di Nicos International S.p.a, un'azienda veneta che ha ottenuto il finanziamento per l'apertura di uno stabile nel comune di Prata di Pordenone.
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Verardo, Fabio. "La Corte d'Assise Straordinaria di Udine e i processi per collaborazionismo in Friuli 1945-1947." Doctoral thesis, Università degli studi di Trento, 2017. https://hdl.handle.net/11572/368104.

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Abstract:
Questa ricerca si propone di studiare la Corte d’Assise Straordinaria (CAS) di Udine e i processi da essa celebrati utilizzando per la prima volta l’intero materiale documentario prodotto dalla Corte al fine di indagarne da un lato la struttura e il funzionamento e, dall’altro, studiare l’anatomia del collaborazionismo esaminandone le peculiarità, l’entità e l’evoluzione nel particolare contesto friulano.
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Colucci, Renato. "Some evidences of recent and holocenic evolution of the cryosphere in Friuli Venezia Giulia (Italy)." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2013. http://hdl.handle.net/10077/8664.

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Abstract:
2011/2012
The cryosphere, an integrated part of the Earth system, refers to that portion of the physical world that exists in its frozen state. Ice caps, sea ice, icebergs, lake ice, snow cover, ground ice, glaciers and ice sheets and shelves obviously belong to this set. It also comprises all those parts of territory which, though not presenting water in solid state, always maintain temperatures below zero (i.e. permafrost environments). Studies on the cryosphere of Friuli Venezia Giulia were almost always referred to the attempt of reconstructing the major glacial phasesof the Pleistocene period. The only studied aspect of today’s cryosphere is that of the small glaciers of the Julian Alps, on which terminus shrinkage or advances measurements were taken since the end of the 19th century. The fact that today’s cryosphere isn’t studied that much is probably due to its scarcity compared to other sectors of the Alps. This work intends to fill this gap, trying to characterise as best as possible the present state of the cryosphere on the Friuli Venezia Giulia territory. In order to do so the whole mountain territory of Friuli Venezia Giulia was taken into consideration, ultimately focusing on two distinct sectors: the Julian Alps (south-east area), which hosts the last glacial remains on the Canin and Montasiomassifs, and the Carnic sector of the Alps (north-west area). The latter is the only one that was involved in a survey aiming at the characterisation of mountain permafrost, due to investigations made to realise the rock glaciers inventory of the Italian Alps. A third aspect, still not deeply analysed also on a global level though potentially capable of bringing crucial developments in the future, is that of permanent ice deposits inside cavities. The so named IceCaves are just one of several peculiar phenomena which show a reaction to climate and somewhat sparse research over the past few decades has shown that ice in temperate caves holds similar and complementary secrets to ice elsewhere. Friuli Venezia Giulia contains a great number of cavities (over 7000) also at high altitudes, since of the almost 5000km2 mountain area 1900 are interested by carbonate rocks (limestones and dolostones). This work therefore focuses on the following three aspects: define the present-day state of glacial remains on Mount Canin, also to test new methodologies; update the rock glaciers national inventory thanks to the recent and ongoing developments in earth observation techniques and related geoinformatics; finally, begin a systematic monitoring of cavities with permanent ice remains. As far as the Canin glaciers are concerned the attention focused on the Canin Orientale glacier, actually representing one of the lowermost glaciers of the Alpine chain. A combined strategy involving Ground Penetrating Radar (GPR) and Light Detection And Ranging (LiDAR) technologies was used. GPR profiles were performed during Autumn 2011, to reveal the thicknesses of the glacier, test a methodology to image the internal structure and to estimate the volume of main glaciological units. LiDAR surveys on the area of the Canin Orientale glacier were purposely performed at the same time of the GPR surveys, to allow the creation of a complete and highly precise data set also from a topographic point of view. Thanks to a further LiDAR survey undertaken in 2006 by the Civil Defence of Friuli Venezia Giulia and integrating GPR measurements with these LiDAR surveys, we also quantified the volumetric variations of the glacier from 2006 to 2011. The revision of the Friuli Venezia Giulia part of the Italian rock glacier inventory was performed using both GIS techniques and activity on field. Aerial Orthorectified photographs (orthophotos) at high (2006 – 2009) and low (1998 and 2003) resolutions were used. A high resolution digital terrain model (DTM) was also used (cell size: 1m) interpolated from Aerial laser scannings (LiDAR) acquired between September 2006 and 2009 by the Civil Defence of Friuli Venezia Giulia. Terrain attributes (geometrical and spatial) were evaluated by using ArcGis10 software and its tools. Oblique terrestrial view (pseudo-3D image) of the DTM-hillshadehas been very useful in terms of interpretation of the topography and identification of lobes and shapes. The revision of this inventory uses the morphological classification by Barsch (1996) without taking in account the eventual mobilization of the landforms,and comprehends both rock glaciers and protalus ramparts, the latter taken into consideration for the first time on the Friuli Venezia Giulia territory. Results were analysed from a merely statistic point of view and then related to climate settings, testing the accuracy of a number of existing permafrost distribution models. To face the study of the underground cryosphere it was decided to install instruments in a cavity that would be suitable for the purpose. Attention mainly focused on monitoring the air temperature in several points of the cavity, the temperature of rock at several depths (2cm, 30cm and 100cm) to understand the evolution through time, and the temperature of ice. Moreover two benchmarks were placed to evaluate possible mass variations of the ice deposit. Again, in order to evaluate the thickness of ice and the internal stratifications, GPR was used in the above cave, as well as in another cave not installed with instruments as much. In view of performing further, more detailed inspections on ice in the future, a full stratigraphy of the visible layers on one side of the ice body was executed, together with an analysis of some clay samples extracted from the ice (X-ray difrattometer, LOI). Furthermore, to define the distribution of underground cryosphere in Friuli Venezia Giulia, all caves reporting the presence of snow, ice-snow and only ice were selected from the regional cave inventory of Friuli Venezia Giulia, therefore creating a useful working tool to start from for future studies. Despite of the gap of knowledge on the frozen karst caves in the area, all this instrumental and direct observations could provide a useful key to understand the permafrost distribution and its connections with the underground cryosphere and the glaciological evolution of the landscape.
XXV Ciclo
1971
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47

Sommaro, Giulia <1993&gt. "Lo stato dell'arte dell'attività di Internal auditing in Veneto e Friuli-Venezia-Giulia: una ricerca empirica." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/10628.

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Abstract:
L’elaborato si propone di analizzare la diffusione e lo sviluppo dell’attività di Internal auditing in alcune aziende del Veneto e del Friuli e si compone di una prima parte teorica e una seconda parte di indagine empirica. Nella prima parte viene presentata l’attività di Internal auditing nel suo complesso, ci si sofferma innanzitutto sullo scopo e le caratteristiche dell’attività e la descrizione dell’evoluzione della normativa in tema di controllo interno e corporate governance in Italia. In secondo luogo vengono trattati gli aspetti organizzativi, e quindi descritte le varie soluzioni organizzative che si possono adottare per gestire l’attività, e gli aspetti operativi, attraverso la descrizione di quello che è un tipico processo di svolgimento dell’attività di revisione interna, che parte dall’elaborazione del piano di audit, basato su un’accurata analisi dei rischi, alla comunicazione dei risultati e alla proposta di interventi migliorativi. Di seguito si presentano le diverse tipologie di auditing, soffermandosi in particolare su una nuova tipologia, destinata a svilupparsi in futuro: il social internal auditing. Nella seconda parte si è cercato di indagare il grado di presenza e lo sviluppo dell’attività di Internal auditing nelle regioni Veneto e Friuli, attraverso l’invio di un questionario informativo e la realizzazione di alcune interviste. Vengono riportati dunque i risultati emersi dall’indagine e vengono studiati più nello specifico alcuni casi aziendali, con lo scopo di approfondire lo studio dell’attività di Internal auditing nei diversi settori: bancario, assicurativo, manifatturiero, e quello della consulenza esterna.
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48

Freschi, Lorenzo. "I sudditi al governo. Società e politica a Cividale e Gemona nel Friuli del Rinascimento veneziano." Thesis, Paris, EHESS, 2017. http://www.theses.fr/2017EHES0176.

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Abstract:
Le travail analyse le fonctionnement de la « società politica territoriale » dans le Frioul de la seconde moitié du XVe siècle, à partir de l’étude de deux « centri minori », Cividale et Gemona. Si la première peut être considérée comme une « città », la seconde peine à l’être et entre probablement dans la catégorie que Giorgio Chittolini a définie comme « quasi-città ». L’objectif du travail est d’analyser comment fonctionne concrètement la relation politique qui s’est construite depuis la dédition du Frioul à Venise entre cette terre de frontière et la ville dominante, en prenant en compte l’ensemble des acteurs politiques qui sont impliqués dans ce rapport et, plus largement, dans la gestion politique du territoire.La thèse s’ouvre par une discussion historiographique qui analyse les transformations des approches de l’Etat dans l’historiographie italienne aux XIXe et XXe siècles, pour aboutir à la définition plus précise du sujet du travail : les acteurs locaux d’un état régional italien. On précise ensuite les mises en œuvre de la question et son évolution dans l’historiographie régionale –celle de Venise et de son Etat– et locale –le Frioul pour conclure avec un panorama des sources des archives locaux et vénitiens.Le travail se déploie alors en trois grandes parties. La première, la plus brève, présente, en un seul chapitre, les grandes caractéristiques, territoriales, démographiques et socio-économiques, politiques enfin, de la Patria du Frioul. À suivre, le cœur du travail comporte deux fortes parties, consacrées chacune à l’un des deux sites en question – les communautés de Cividale et Gemona - analysés à travers leur dimension institutionnelle, sociale-politique et du contrôle du territoire dans lesquelles on va indaguer les formes spécifiques de chaque « société politique locale ». Une quatrième section met en comparaison les communautés de Cividale et Gemona avec les autres communautés de le Stado da Terra vénitien. Une conclusion finale qui présente un bilan de cette nouvelle organisation de la société politique locale, caractérisée à la fois par sa solide structuration et ses importantes transformations à la suite de la soumission à Venise
The thesis analyzes the functioning of the "società politica territoriale" in Friuli, in the second half of the fifteenth century, through the study of two "centri minori": Cividale and Gemona. If the first one can be considered as a "città", the second one can be defined as "quasi-città". The objective of the thesis is to analyze how the political relationship - that has been built since the Friuli “deditio” to Venice, a frontier land and the dominant city - had concretely worked, taking into account all the political actors involved in this relationship and in the political management of the territory.The dissertation opens with a historiographical discussion analyzing the transformation of state approaches in Italian historiography in the nineteenth and twentieth centuries, leading to a more precise definition of the subject of work: the local actors of a regional Italian state. Following/ On these subject, the introduction implements the same question and his evolution in the regional (Venetian) and local historiography (Friuli) to conclude with a panorama of the sources of the local and Venetian archives.The man core of the thesis is divided in four sections. The first presents, in a single chapter, the territorial, demographical, socio-economical, political characteristics of the Patria of the Friuli. Afterwards, the heart of the work deals with the communities of Cividale and Gemona in two strong sections, each one dedicated to one of the two sites in question. Cividale and Gemona are thus analyzed through their institutional, social-political and territorial control dimensions, in which it has been investigated the specific forms of each "local political society". A fourth section puts in comparison the communities of Cividale and Gemona with other similar communities of the Stado da Terra. A final conclusion presents an assessment of this new organization of the local political society, characterized by a solid structure and a significant transformation following the submission to Venice
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Roppa, Flavio. "Dinamiche di utilizzo dell'habitat in 3 specie di limicoli nella zona costiera del Friuli Venezia Giulia." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2009. http://hdl.handle.net/10077/3171.

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Abstract:
2007/2008
Gli uccelli limicoli sono importanti indicatori su scala globale della stato delle zone umide e la perdita di tali habitat è la principale causa del decremento di molte delle loro popolazioni. Questa ricerca analizza le strategie di utilizzo dell’habitat nel Chiurlo (Numenius arquata), nella Pivieressa (Pluvialis squatarola) e nel Piovanello pancianera (Calidris alpina), che assieme rappresentano più del 90% dei limicoli svernanti in Friuli Venezia Giulia. Le popolazioni sono state monitorate mensilmente ai roost da ottobre 2005 a maggio 2008. Nello stesso periodo 17 Chiurli, 19 Pivieresse e 71 Piovanelli pancianera sono stati radiomarcati nel settore orientale dell’area di studio e monitorati per un totale di 1.762 localizzazioni (fix). Emerge una generale stabilità delle popolazioni svernanti. Il calo legato alla migrazione primaverile si verifica prima nel Chiurlo (marzo-aprile) e nel Piovanello pancianera (aprile-maggio), più tardivamente nella Pivieressa (maggio-giugno), mentre la migrazione postriproduttiva copre una finestra temporale più ampia per tutte e tre le specie. La telemetria ha fornito delle conferme agli andamenti fenologici ed evidenzia una bassa mobilità nelle tre specie, data anche l’elevata fedeltà ai siti di roost. I fix, infatti, si concentrano prevalentemente nel settore orientale dell’area di studio, dove è avvenuta la cattura degli individui. Dall’analisi degli home range, la mobilità minore si registra nel Chiurlo, poco superiore è quella della Pivieressa, mentre il Piovanello pancianera presenta gli spostamenti maggiori. La presenza di numerosi roost ed aree di foraggiamento anche nella parte centro-occidentale dell’area di studio ha suggerito come specifici settori siano utilizzati prevalentemente da differenti gruppi di individui, sia per la sosta che per l’alimentazione. Queste “unità funzionali” sono state verificate ed analizzate nel Chiurlo sulla base della risorsa trofica presente, misurata tramite campionamenti bentonici, e del comportamento di foraggiamento degli individui, ottenuto tramite videoriprese. Infine, per la Pivieressa e il Chiurlo si evidenzia una stagionalità nell’utilizzo dell’habitat, anche per singole unità funzionali. L’elevata localizzazione che caratterizza gli individui radiomarcati mette in luce l’importanza delle core area di alimentazione e di sosta. Data l’evidenza delle dinamiche spaziali e temporali legate alle diverse popolazioni e la presenza di differenti unità funzionali, quanto emerso rappresenta uno strumento importante per pianificare al meglio la conservazione di queste popolazioni, in un’ottica adattativa di gestione del territorio.
XXI Ciclo
1977
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50

Bertucci, Maresca Victoria. "Genetic characterization of the native crayfish Austropotamobius pallipes complex in Friuli Venezia giulia for restocking purposes." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2015. http://hdl.handle.net/10077/10915.

Full text
Abstract:
2013/2014
The white-clawed crayfish A. pallipes has suffered in recent decades a strong decline throughout its entire distributional range, mainly due to the growing number of threats coming from anthropic influence, including habitat loss and degradation, overfishing, infectious diseases, and the introduction of non-indigenous crayfish species (NICS). The species is included in the red list of the IUCN (International Union for Conservation of Nature) as a species at risk of extinction. An important goal in conservation biology is to assess the genetic variability and thus the “genetic health” of populations and to identify any evolutionarily significant unit (ESU) within endangered species, before management decisions are taken. Within RARITY (http://www.life-rarity.eu), a LIFE project for the eradication of the invasive Louisiana red swamp (Procambarus clarkii) and for the preservation of the native white-clawed crayfish in Friuli Venezia Giulia (NE Italy), I was responsible for the genetic characterization of A. pallipes complex in this area, in order to define the taxonomic status, the genetic variability and the population structure and differentition. The analysis of two mitochondrial genes (COI and 16 rDNA) of about 500 individuals from 58 monitored sites showed that the FVG crayfish belong to the A. italicus species, with two different subspecies present: A.i. carsicus and A.i.meridionalis. The analysis at six polimorphic microsatellite loci revealed generally low levels of within population genetic diversity (0,0 XXVII Ciclo
1981
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