Academic literature on the topic 'Frequenze spaziali'

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Journal articles on the topic "Frequenze spaziali"

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Gustin, Marco, Mattia Brambilla, and Claudio Celada. "Stato di conservazione e valore di riferimento favorevole per le popolazioni di uccelli nidificanti in Italia." Rivista Italiana di Ornitologia 86, no. 2 (December 21, 2016): 3. http://dx.doi.org/10.4081/rio.2016.332.

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Abstract:
<p>Le linee guida comunitarie per monitorare lo stato di conservazione delle specie e degli habitat richiedono che gli Stati membri forniscano un’indicazione del “<em>Favourable</em> <em>Reference</em> <em>Value</em>” (FRV), o “Valore di Riferimento Favorevole”. Il FRV rappresenta un obiettivo di conservazione a lungo termine, tale da rappresentare una situazione indubbiamente favorevole per una data specie, in grado di garantirle ottime possibilità di persistenza nel lungo periodo. La disponibilità di FRV consente una valutazione più oggettiva e trasparente dello stato di conservazione di una specie. Il presente lavoro ha valutato lo stato di conservazione delle specie ornitiche nidificanti in Italia, sviluppando un metodo basato sui requisiti delle direttive comunitarie che integra al suo interno la definizione dei valori di riferimento. Attualmente, è stato proposto un metodo per la definizione dei FRV per popolazione, range e habitat per ciascuna specie, ma è stato possibile procedere ad una identificazione su base quantitativa del solo FRV relativo alla popolazione per le specie di uccelli regolarmente nidificanti in Italia e non attualmente in fase di espansione demografica in seguito a recente colonizzazione (ultimi 30 anni). L’approccio sviluppato per definire il FRV di popolazione ha previsto l’utilizzo di tecniche di <em>Population Viability Analysis</em> o, in alternativa, valutazioni basate sulla densità riproduttiva, secondo le caratteristiche di abbondanza e distribuzione delle specie nidificanti (popolazioni maggiori o minori di 2500 coppie, coloniali o non). Sono state prese in considerazione 250 specie nidificanti in Italia, di cui 88 (che comprendono due sottospecie) incluse nell’Allegato I della Direttiva Uccelli (147/2009CE). Complessivamente, per 46 popolazioni appartenenti a 20 specie inserite nell’Allegato I e per 10 popolazioni di 6 specie non incluse, è stato possibile calcolare un valore di FRV attraverso tecniche di PVA. Per 15 specie inserite nell’Allegato e per 92 specie non inserite è stato formulato un FRV in termini di densità riproduttiva a una o due scale spaziali; per le specie con popolazioni superiori a 2500 coppie esigenze spaziali elevate (territori o <em>home ranges</em> di decine di ettari o più) non è stato formulato il FRV a scala locale. Per valutare lo stato di conservazione è stato utilizzato un adattamento della classificazione a “semaforo” proposta dalla Commissione Europea per la Direttiva Habitat, attribuendo a ciascuna delle tre voci considerate (popolazione, range e habitat), un giudizio sintetico: <br />- favorevole: semaforo VERDE. Tutti favorevoli oppure due favorevoli ed uno sconosciuto;<br />- inadeguato: semaforo GIALLO. Uno o più inadeguato/i ma nessuno cattivo; <br />- cattivo: semaforo ROSSO. Uno o più cattivo/i; <br />- sconosciuto semaforo BIANCO. Tre sconosciuti oppure due sconosciuti ed un favorevole.</p><p>Prima di poter attribuire il giudizio a ciascuna voce, è necessario verificare se vi sono fattori che possono portare almeno uno dei tre valori di riferimento favorevole a non essere raggiunto, mantenuto o raggiungibile nel futuro prossimo (<em>warning</em> <em>lights</em>). Complessivamente, 42 specie incluse nell’Allegato I della Direttiva Uccelli hanno stato di conservazione cattivo, 39 inadeguato, 6 favorevole e 1 sconosciuto; tra le specie non inserite, 35 hanno stato di conservazione cattivo, 44 inadeguato, 67 favorevole e 16 sconosciuto Per alcune specie è stato possibile valutare lo stato di conservazione per singole bioregioni e sono state prodotte classificazioni “a semaforo” per ciascuna bioregione ospitante la specie in oggetto. Per essere in stato di conservazione favorevole, una specie non deve essere semplicemente al riparo dal rischio di estinzione, ma deve avere un ruolo “significativo” nel proprio habitat di riferimento, rinvenendosi con frequenze e densità soddisfacenti e ricoprendo le funzioni ecologiche che le sono proprie. Le forti pressioni cui molte specie e popolazioni sono sottoposte (cambiamenti climatici, continuo degrado ambientale, variazioni ad ampia scala nella dinamica di popolazione), rendono necessario valutare accuratamente le minacce e pressioni cui la specie/popolazione sono soggette o potranno esserlo nel prossimo futuro, anche in caso di popolazioni superiori al FRV. Risulta, infine, evidente come i FRV dovranno essere sottoposti a periodica rivalutazione e aggiornamento, sulla base soprattutto dei nuovi dati che ogni sei anni vengono forniti dal Reporting sull’applicazione della Direttiva Uccelli.</p>
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Roncallo, F., I. Turturici, A. Bartolini, A. Tedeschi, A. Santelli, L. Scotto Di Santillo, and G. Garaventa. "La TC nello studio della patologia flogistica cronica rino-sinusale." Rivista di Neuroradiologia 8, no. 5 (October 1995): 663–73. http://dx.doi.org/10.1177/197140099500800504.

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Abstract:
Sono stati valutati gli aspetti morfologici delle flogosi croniche rino-sinusali alla TC, eseguita secondo un protocollo iniziale standardizzato, in funzione delle alterazioni anatomo-patologiche presenti, tenuto conto che le nuove tecniche chirurgiche più conservative presuppongono un dettagliato bilancio spaziale pre-operatorio. La TC è tecnica in grado di documentare ispessimenti anche minimi della mucosa rino-sinusale, così come manifestazioni reattive ossee di tipo litico o sclerotico ed eventuali componenti essudative associate. Il dato fondamentale, tuttavia, da analizzare durante il corso dell'esame è rappresentato dall'integrità o coinvolgimento delle regioni del complesso ostio-meatale e del recesso sfeno-etmoidale. Le flogosi croniche semplici sono state suddivise a seconda dei dati anatomo-morfologici emersi in tre forme, in accordo con i dati recenti della letteratura: infundibolare, ostiomeatale e sfenoetmoidale. Tra le flogosi croniche complicate sono stati considerate le poliposi erosive e le cisti. Le poliposi erosive rappresentano la forma sintomatica più frequente, di cui sono state valutate sia forme iniziali, sia forme più avanzate, sia forme recidive, sia complicanze ascessuali. Nell'ambito della patologia cistica, le cisti mucose e sierose sono risultate assai frequenti, ma raramente sintomatiche, mentre forme flogistiche croniche cistiche di più raro riscontro quali il mucocele e mucopiocele sono state evidenziate in pazienti portatori di sintomatologia oculare ad andamento lentamente ingravescente. Infine nelle forme croniche complicate sono state inserite le rare flogosi iatrogene.
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Origgi, D., L. T. Mainardi, A. Falini, G. Calabrese, G. Scotti, S. Cerutti, and G. Tosi. "Quantificazione automatica di spettri 1H ed estrazione di mappe metaboliche da acquisizioni CSI mediante Wavelet Packets." Rivista di Neuroradiologia 13, no. 1 (February 2000): 31–36. http://dx.doi.org/10.1177/197140090001300106.

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Abstract:
La quantificazione dei picchi spettrali del segnale di spettroscopia 1H in risonanza magnetica, utile per un'analisi metabolica dei tessuti in-vivo, richiede un tempo di elaborazione elevato, soprattutto quando si tratta di acquisizioni CSI dove ad essere elaborata è un'intera matrice di dati. Inoltre, la sovrapposizione dei picchi, maggiormente marcata negli spettri con tempo di eco breve (20 ms), rende spesso difficoltosa la separazione dei singoli contributi metabolici. Si propone pertanto un metodo automatico per la quantificazione dei metaboliti, che utilizza l'algoritmo delle Wavelet Packets per scomporre il segnale nel dominio del tempo (FID) in sottobande. La stima dei parametri di ampiezza, fase, frequenza e smorzamento viene quindi eseguita nelle sottobande, dove cadono i picchi di interesse, mediante metodi di predizione lineare basati sulla scomposizione a valori singolari (LPSDV). L'ampiezza stimata dei picchi viene infine utilizzata sia per il calcolo dei rapporti metabolici sia per l'estrazione di mappe metaboliche. Il metodo di quantificazione proposto è stato messo a punto su fantocci e poi applicato alle acquisizioni di volontari sani e infine su alcuni pazienti. L'elaborazione automatica dei dati spettroscopici con il metodo proposto offre la possibilità di studiare in modo efficace ed affidabile i metaboliti cerebrali nonché di rappresentare la loro distribuzione spaziale mediante mappe metaboliche.
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Borghi, Luca. "Profili bioetici della neurostimolazione." Medicina e Morale 53, no. 6 (December 31, 2004): 1203–14. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2004.624.

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Abstract:
Le tecniche di neurostimolazione e neuromodulazione cerebrale, mediante elettrodi collegati a stimolatori elettrici sottocutanei, vanno progressivamente consolidandosi come una delle più promettenti branche della neurochirurgia. Alle indicazioni terapeutiche tradizionali riguardanti il Parkinson e altri disturbi motori, se ne vanno aggiungendo di nuove che spaziano dai disturbi della coscienza alla terapia del dolore, dall’epilessia a numerose patologie neuropsichiatriche. È ormai frequente l’accostamento di tali tecniche alla problematica esperienza della psicochirurgia, dalla quale tuttavia esse sembrano distinguersi per l’assenza del principale inconveniente di quella che, com’è noto, era l’irreversibilità degli effetti negativi. Ma “modulare” artificialmente il sistema nervoso vuol dire in qualche modo “modulare” la mente umana, ovvero curarla innanzitutto, ma anche saggiarne i limiti, potenziarla, trasformarla. Una tale possibilità “manipolatoria” di ciò che costituisce il nucleo distintivo della persona umana non può prescindere da un’attenta valutazione etica, che tenga conto non solo delle applicazioni attuali di questa tecnologia ma anche delle sue potenzialità future. La sperimentazione e l’utilizzo clinico di tali tecniche sono stati invece finora accompagnati solo da sporadiche, ancorché interessanti, riflessioni etiche, quasi sempre a carico degli stessi scienziati che se ne occupavano. Il presente contributo cerca di fornire gli elementi necessari per avviare un’approfondita riflessione bioetica su questo argomento che, per le ragioni accennate, appare particolarmente urgente.
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Dal Pozzo, G., M. Cellerini, M. Mascalchi, P. Innocenti, N. Villari, and M. C. Boschi. "Utilità clinica della risonanza magnetica nella patologia orbitaria." Rivista di Neuroradiologia 4, no. 3_suppl (December 1991): 121–33. http://dx.doi.org/10.1177/19714009910040s322.

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Abstract:
Viene esaminata l'utilità clinica della risonanza magnetica nella patologia orbitaria con particolare riguardo ai vantaggi, alle limitazioni, alle indicazioni e controindicazioni della metodica. Come è noto, la RM consente uno studio multiplanare e non invasivo delle orbite (non fa uso di radiazioni ionizzanti); inoltre, recenti progressi tecnologici hanno introdotto bobine di superficie sempre più efficienti e sequenze d'impulsi più sofisticate a tutto vantaggio della durata dei tempi di scansione, della risoluzione spaziale e di contrasto. Nella patologia del globo oculare, la RM è impiegata soprattutto nella diagnostica differenziale tra melanomi melanocitici della coroide e lesioni simulanti specialmente nei casi dubbi qualora non vi sia una concordanza tra reperti clinici, oftalmoscopici, ecografici oppure non sia conservata la trasparenza dei mezzi diottrici. La presenza di una sostanza paramagnetica come la melanina, conferisce infatti al melanoma un caratteristico comportamento di segnale: elevata intensità nella sequenza T1-dipendente e bassa intensità in quella T2-dipendente. Per quanto riguarda la patologia extrabulbare intraconica, la RM ha assunto un ruolo di primaria importanza nella diagnostica delle lesioni del nervo ottico e delle guaine meningee che lo avvolgono (plac-che di demielinizzazione, glioma, meningioma periottico). Nella patologia del cono muscolare (oftalmopatia di Graves) la RM ha dimostrato un'affidabilità equivalente a quella della TC; tuttavia, poiché la RM non fa uso di radiazioni ionizzanti, è metodica più idonea soprattutto nel caso di controlli seriati nel tempo in considerazione del fatto che il cristallino è un organo critico. Nell'ambito della patologia intra-extraconica, la RM può consentire, sulla base dell'analisi del segnale, una diagnosi differenziale tra pseudotumor infiammatorio (bassa intensità di segnale nella sequenza Spin-Echo T2-dipendente) e linfoma o metastasi orbitarie (elevato segnale nella sequenza Spin-Echo T2-dipendente) anche se è possibile che alcuni tipi di linfoma, il mieloma e certe metastasi (neuroblastoma) presentino un comportamento di segnale uguale a quello dello pseudotumor infiammatorio. Inoltre, grazie alla intrinseca sensibiltà ai fenomeni di flusso, la RM permette di dimostrare, in caso di patologia vascolare, le anomalie di decorso e di calibro dei principali vasi sanguigni orbitari (varici orbitarie, fistole carotido- cavernose ecc.) nonchè l'eventuale presenza di trombosi endoluminali. Infine, nonostante le limitazioni della RM nella valutazione delle alterazioni della compatta ossea, la metodica ha dimostrato una buona affidabilità anche nello studio delle più frequenti patologie che interessano primitivamente o secondariamente le pareti orbitarie (mucocele, tumori dei seni paraorbitari, metastasi, meningioma della grande ala sfenoidale). In questi casi la RM dimostra direttamente non solo la formazione espansiva ed i suoi rapporti con le strutture endoorbitarie, ma anche le alterazioni ossee associate. In conclusione si può affermare che, nonostante il ruolo preciso della RM nello studio della patologia orbitaria non sia ancora pienamente stabilito, questa metodica è oggi in grado di fornire, in certe situazioni patologiche, delle informazioni che non sono altrimenti disponibili.
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Bersanelli, Marco. "MISSIONE SPAZIALE PLANCK: VERSO L’ALBA DEL TEMPO." Istituto Lombardo - Accademia di Scienze e Lettere - Rendiconti di Scienze, December 30, 2013. http://dx.doi.org/10.4081/scie.2013.182.

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Abstract:
The deepest image of the universe accessible to our observation comes from the cosmic microwave background (CMB), the electromagnetic radiation released when the age of the universe was only 0.003% of its present value. The European Space Agency Planck mission, launched in 2009, has produced a full-sky map of the CMB with an unprecedented level of detail. The two cryogenic instruments on board the satellite cover a wide spectral region (9 frequency bands between 30 and 857 GHz) to ensure an accurate separation of the cosmological radiation from local foreground emissions. The results of the Planck data analysis are in excellent agreement with the standard cosmological model 􀀀CDM, which is specified by just 6 parameters. The accurate measurement of the full angular power spectrum of the anisotropies (all multipoles 2 < ℓ < 2500) has allowed a high precision (~1%) extraction of the cosmological parameters that determine the composition, the expansion, and geometry of the universe. The results mentioned in this discussion have been published by the Planck Collaboration in 2014, and refer to the nominal mission (the first 15.5. months of observation in temperature), while the analysis of the full mission (4 years in temperature and polarization) is currently in progress.
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Araújo, Angela Amorim De, Arthur Tibério De Lacerda Vieira, Ivanilda Lacerda Pedrosa, Márcia Virgínia Di Lorenzo Florêncio, Pablo Raphael Oliveira Honorato Da Silva, and Suely Amorim De Araújo. "Annegamento negli anziani in Paraíba-Brasile." Revista Científica Multidisciplinar Núcleo do Conhecimento, November 15, 2020, 66–82. http://dx.doi.org/10.32749/nucleodoconhecimento.com.br/salute/anziani.

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Abstract:
L’annegamento è un problema globale, ed è tra le principali cause di morte nel mondo, e gli anziani fanno parte di questa nuova realtà come gruppo speciale che subisce anche incidenti di immersione. Lo scopo di questo studio era analizzare le morti dovute all’annegamento negli anziani nello stato della Paraíba dal 2005 al 2015. Si tratta di uno studio retrospettivo e descrittivo associato all’analisi spaziale delle regioni con una maggiore incidenza di annegamento in persone di età pari o superiore a 60 anni nello stato della Paraíba. I dati sono stati raccolti dai registri IML (Gemol e Numol) dal 2005 al 2015, per un totale di 80 casi di annegamento. Caratteristiche sociodemografiche come fascia d’età, sesso, spazialità e descrizione locale dell’evento (fiumi, dighe, mare, cascata, cacimbas, dighe e ambienti domestici), fornitore di assistenza, file dell’Istituto medico legale della polizia scientifica, codice internazionale delle malattie – CID 10 (codice W74), spostamento dell’occorrenza. Come risultato abbiamo localizzato la regione del settore Mari della regione selvaggia di Paraíba- Açude Olho D’agua (Latitudine 7.11º S e Longitudine 35.2º ), era il luogo con il maggior numero di annegamenti, dove dighe/laghi (55%), maschi (91%), sposati (46%), di età compresa tra i 60 e i 69 anni (60%), la popolazione locale ha effettuato la prima assistenza (41%), 14 ore è stata di maggiore frequenza (11%) e la domenica (29%). Possiamo concludere che l’annegamento avviene in diversi scenari acquatici, e in questo studio si è verificato in acqua dolce, diversi fattori sono stati associati all’annegamento negli anziani, come deficit di cognizione, polifarmaci e limitazioni fisiche, tali risultati possono aiutare a incoraggiare le politiche di protezione per questo gruppo e i membri della famiglia guidano nelle regioni d’acqua dolce e accentuano l’assistenza.
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Guerrini, Monica, Paolo Maria Politi, Luca Puglisi, and Filippo Barbanera. "Primo dato genetico per il fratino (<em>Charadrius alexandrinus</em>) in Italia e confronto su scala continentale." Rivista Italiana di Ornitologia, July 14, 2022. http://dx.doi.org/10.4081/rio.2022.577.

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Abstract:
Il fratino (Charadrius alexandrinus, Charadriformes) è una specie con distribuzione ampia che comprende i litorali di tutta la fascia temperata e subtropicale di Europa, Asia ed Africa. Negli ultimi decenni la disponibilità di habitat per la nidificazione della specie è risultata fortemente limitata dalla distruzione diretta o perdita funzionale delle aree dunali ad opera del crescente turismo costiero. Quando non è preclusa la possibilità di insediarsi sul litorale, il successo riproduttivo risulta comunque drasticamente ridotto dal disturbo antropico. In Italia, il fratino è in forte diminuzione ed è classificato “In Pericolo” nella Lista Rossa dei vertebrati italiani. Tre nuclei stabili sono noti in Toscana, di cui uno nel comune di Castagneto Carducci (Livorno). In quest’area, il recupero di un uovo fratturato a seguito di una forte mareggiata (2020) sull’arenile della Zona Speciale di Conservazione/Zona di Protezione Speciale Padule di Bolgheri, ha permesso l’amplificazione tramite PCR di un frammento di 523 pb della Regione di Controllo del DNA mitocondriale. La sequenza è stata allineata con altre 198 scaricate dalla GenBank al fine di ricostruire le relazioni genetiche tra fratini sulla base sia dell’origine geografica che dell’appartenenza a popolazioni continentali o insulari, identificare gruppi geneticamente omogenei, e testare un’ipotesi di espansione demografica attraverso l’intero areale di distribuzione della specie. La diversità genetica è risultata più elevata nelle isole rispetto alle aree continentali. Dei 47 aplotipi (H) totali, 35 sono privati mentre tra i rimanenti, tutti condivisi da più popolazioni, due si sono distinti per elevata frequenza: uno (H3) è stato quasi esclusivamente rinvenuto in Europa mentre l’altro (H14) nell’intera Eurasia (con prevalenza orientale). Il fratino di Bolgheri è stato assegnato all’aplotipo H3 insieme a soggetti originari soprattutto della Penisola Iberica e della Macaronesia. Nel complesso, tre gruppi genetici omogenei sono stati identificati nell’intero areale della specie; tuttavia, a conferma di un elevato flusso genico intraspecifico, nessuno di questi possiede una definita struttura spaziale. Infine, le analisi demografiche hanno evidenziato una significativa espansione demografica su scala continentale nella storia naturale del fratino. Questo studio rappresenta il primo contributo alla conoscenza delle affinità genetiche della popolazione italiana di fratino e sottolinea l’urgenza di investigare la specie su scala nazionale per definire strategie di conservazione più adeguatamente informate.
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Dissertations / Theses on the topic "Frequenze spaziali"

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SILVESTRI, VALENTINA. "AND I’LL SEE YOU IN THE HIGH AND LOW. The ontogenetic origins of sensitivity to facial cues to trustworthiness and emotion." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2022. http://hdl.handle.net/10281/379215.

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Abstract:
Una componente fondamentale della competenza sociale degli esseri umani è l'abilità di estrarre rapidamente e in modo spontaneo i segnali sociali che provengono dal volto, quali per esempio i tratti emotivi e di affidabilità. Il fatto che le risposte a queste configurazioni facciali siano rapide e automatiche suggerisce come esse derivino dalla pressione evolutiva a rilevare segnali di pericolo per aumentare le possibilità di sopravvivenza. Tuttavia, le origini ontogenetiche di queste abilità sociali sono ancora oggetto di dibattito. La presente tesi di dottorato si pone l'obiettivo di indagare la natura dell’informazione visiva che media la discriminazione delle emozioni e/o la percezione dell'affidabilità dai volti utilizzando l'approccio del filtraggio spaziale, ossia la rimozione selettiva di bande di frequenze spaziali contenute nell'immagine. Nello specifico, l’elaborato comprende 5 studi volti a indagare (1) la natura dell'informazione visiva sui cui si basano i giudizi espliciti di affidabilità degli adulti (Studio 1) (2) se la percezione di affidabilità di adulti (Studio 2) e bambini (Studio 3) è generalizzata a volti di un'etnia differente dalla propria e la natura dell'informazione visiva coinvolta, (3) la natura dell'informazione visiva che determina la discriminazione neurale di affidabilità dai volti nei preverbali (Studio 4), e (4) la natura dell'informazione visiva su cui si basa la discriminazione visiva delle emozioni alla nascita (Studio 5a e 5b). I risultati dello Studio 1 mostrano che sebbene sia le informazioni visive globali, veicolate dalle frequenze spaziali basse, che le informazioni visive locali, veicolate dalle frequenze spaziali alte, sono sufficienti per discriminare tra livelli di affidabilità, l'informazione globale gioca un ruolo cruciale. Gli Studi 2 e 3 estendono le considerazioni sulla natura dell'informazione visiva coinvolta nella percezione di affidabilità a volti meno presenti nell'ambiente sociale dell'individuo, volti di un'altra etnia. Dunque, l'obiettivo è indagare se la percezione di affidabilità nei bambini (Studio 3) si basa sulle stesse informazioni visive su cui si basa negli adulti (Studio 2) e se la stessa differisca in base all'etnia del volto. I risultati mostrano che le informazioni visive coinvolte nella percezione di affidabilità dai volti della propria o altrui etnia cambiano in relazione al grado di familiarità del volto durante lo sviluppo. Nello Studio 4, attraverso un nuovo paradigma di registrazione della risposta neurale, la Fast Periodic Visual Stimulation, viene esplorata l'informazione visiva che i bambini di 6 mesi utilizzano per discriminare tra volti affidabili e inaffidabili. I bambini di 6 mesi discriminano tra volti affidabili e non affidabili sulla base di informazioni visive differenti. Le informazioni locali mediano la discriminazione di volti affidabili mentre la discriminazione di volti non affidabili si basa su informazione visiva locale. I risultati vengono discussi alla luce delle eventuali implicazioni per la comprensione dei meccanismi percettivi e neurali coinvolti nella discriminazione di volti a valenza positiva e negativa. Lo Studio 5 ha indagato il ruolo dell'informazione visiva nella percezione delle emozioni alla nascita. I neonati a 2 giorni di vita discriminano tra volti felici e impauriti sia quando rimangono solo le frequenze spaziali alte che quando rimangono solo le frequenze spaziali basse. Tuttavia, i neonati preferiscono i volti felici ai volti impauriti solo quando nell’immagine rimangono le frequenze spaziali alte. Dunque, l'informazione visiva presente nell'immagine modula la salienza dei segnali sociali dai volti fin dalle prime ore di vita. Nel complesso, i risultati suggeriscono che la percezione di affidabilità ed emotiva si basa su una sensibilità adattiva ed evoluzionistica che si raffina nel corso dello sviluppo come risultato dell'esperienza nell'ambiente sociale.
One fundamental component of humans' social competence is the ability to rapidly and spontaneously extrapolate facial cues of emotion and trustworthiness - i.e., whether others are likely to approach us friendly or hostilely. The fast and automatic nature of these responses to facial configurations has led to the claim that they derive from evolutionary pressure to detect signals of potential harm, and distinguish between friends or foes to enhance our chances of survival. However, the ontogenetic origins of these fundamental social skills are still debated. To explore this question, the studies reported in this doctoral dissertation investigated the nature of the visual information driving emotion discrimination and/or trustworthiness perception across the life span using the spatial filtering approach - i.e., the selective removal of portions of the spatial frequencies (SF) information contained in the image. Specifically, this doctoral dissertation includes 5 studies aimed at investigating (1) the nature of the visual information on which adults' explicit judgments of trustworthiness are based (Study 1), (2) whether trustworthiness perception in adults (Study 2) and children (Study 3) generalizes across face-race and/or the nature of the visual information on which trustworthiness judgments are based differs for more versus less familiar face categories, (3) the nature of the visual information that triggers neural discrimination of facial cues to trustworthiness in preverbal infants (Study 4), and (4) the nature of the visual information that mediates visual discrimination of emotional facial expressions at birth (Study 5a and 5b). Results of Study 1 showed that, although both global visual cues, conveyed by low-spatial frequency bands, and local visual cues, conveyed by high-spatial frequency bands, are sufficient to discriminate between levels of trustworthiness, the selective removal of global information negatively impacts trustworthiness perception. Study 2 and 3 extended evidence on the nature of visual information involved in trustworthiness perception to faces underrepresented in the individual's social environment, other-race faces, in adults and preschool and school children. Results showed that in the course of development the visual information involved in own- and other-race trustworthiness perception changes. Study 4 used a newly developed Electroencephalographic (EEG) visual discrimination paradigm, the Fast Periodic Visual Stimulation, to investigate which visual information 6-month-old infants use to discriminate between trustworthy and untrustworthy faces. The infants’ brain discriminated between high-trustworthy and low-trustworthy faces based on different types of visual information. Results are discussed for their implications for the understanding of the perceptual/neural mechanisms involved in early discrimination between positive and negative valence faces. Study 5 explored the role of visual information in emotion perception at birth. 2-days-old newborns discriminate between happy and fearful facial expressions with both high and low spatial frequency information but they prefer happy faces when only high spatial frequencies remain. The visual information present in the image modulates the salience of the facial cues to emotions from the first hours of life. Altogether, the evidence gathered from the current studies adds to the existing literature suggesting that emotion and trustworthiness perception are based on an adaptive and evolutionary sensitivity early in life that is refined over the course of development as a result of the quantity and quality of facial experience in the social environment.
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Ferri, Elisa. "Variabilità spaziale e temporale degli estremi di precipitazione sub-giornalieri osservati in Emilia-Romagna." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019. http://amslaurea.unibo.it/17774/.

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Abstract:
Con l’intenzione di fornire un quadro completo relativo alla variabilità degli eventi estremi di precipitazione in Emilia-Romagna, sono state effettuate analisi statistiche su un consistente data-base di serie storiche dei massimi annuali di precipitazione per le durate sub-giornaliere e sub-orarie per il periodo 1921-2015. L’applicazione di test statistici non parametrici alle serie caratterizzate da sufficiente completezza sui periodi 1961-2015 e 1931-2015 ha evidenziato la presenza di un aumento statisticamente significativo dell’intensità degli estremi di precipitazione nella zona dell’Appennino Sud-Occidentale, nella provincia di Ferrara, sull’Appennino Romagnolo e nelle province di Forlì e Ravenna. L’analisi della stagionalità degli eventi estremi ha mostrato uno spostamento della data media di accadimento verso i mesi autunnali, assieme ad una minore dispersione degli eventi estremi nell’arco dell’anno per il periodo successivo al 1988. È stato inoltre preso in esame un modello regionale proposto in letteratura che stima i quantili di pioggia di assegnati durata e tempo di ritorno sulla base della precipitazione media annua. Si è mostrato che tale modello, messo a punto con riferimento a dati registrati nel periodo 1935-1989, risulta in grado di rappresentare compiutamente la forma della distribuzione di frequenza degli estremi registrati nel periodo 1990-2015, ma non riesce a coglierne la media, a causa del cambiamento nella intensità media degli eventi estremi riscontrato per gli ultimi decenni.
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Ruggeri, Ludovica. "Analisi quantitativa di alcuni recenti eventi temporaleschi registrati in Emilia-Romagna." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amslaurea.unibo.it/6828/.

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Abstract:
Negli ultimi cinque anni, l’Emilia Romagna è stata interessata da 83 fenomeni temporaleschi, che hanno causato allagamenti, smottamenti e anche la perdita di vite umane a Sala Baganza l’11 giugno 2011 e a Rimini il 24 giugno 2013. Nonostante questi fenomeni siano protagonisti di eventi calamitosi, la loro previsione rimane ancora complessa poiché sono eventi localizzati, brevi e molto intesi. Il progetto di Tesi si inserisce in questo contesto e tratta due tematiche principali: la valutazione, quantitativa, della variazione di frequenza degli eventi intensi negli ultimi 18 anni (1995-2012), in relazione ad un periodo storico di riferimento, compreso tra il 1935 ed il 1989 e il confronto tra l’andamento spaziale delle precipitazioni convettive, ottenuto dalle mappe di cumulata di precipitazione oraria dei radar meteorologici e quello ottenuto mediante due tecniche di interpolazione spaziale deterministiche in funzione dei dati pluviometrici rilevati al suolo: Poligoni di Voronoi ed Inverse Distance Weighting (IDW). Si sono ottenuti risultati interessanti nella valutazione delle variazioni dei regimi di frequenza, che hanno dimostrato come questa sembrerebbe in atto per eventi di precipitazione di durata superiore a quella oraria, senza una direzione univoca di cambiamento. Inoltre, dal confronto degli andamenti spaziali delle precipitazioni, è risultato che le tecniche di interpolazione deterministiche non riescono a riprodurre la spazialità della precipitazione rappresentata dal radar meteorologico e che ogni cella temporalesca presenta un comportamento differente dalle altre, perciò non è ancora possibile individuare una curva caratteristica per i fenomeni convettivi. L’approfondimento e il proseguimento di questo ultimo studio potranno portare all’elaborazione di un modello che, applicato alle previsioni di Nowcasting, permetta di valutare le altezze di precipitazione areale, associate a delle celle convettive in formazione e stabilire la frequenza caratteristica dell’evento meteorico in atto a scala spaziale, fornendo indicazioni in tempo reale che possono essere impiegate nelle attività di Protezione Civile.
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