Journal articles on the topic 'Formazione infermieristica'

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Martini, Carlo Maria. "La dimensione cristiana della professionalità infermieristica." Medicina e Morale 39, no. 3 (June 30, 1990): 541–49. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1990.1179.

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Abstract:
Il mondo infermieristico si trova al crocevia di tanti problemi e di molteplici discorsi. L'autore, partendo dalle situazioni concrete del nostro tempo, affronta il tema della professionalità infermieristica sul piano etico e su quello della fede cristiana. Egli individua alcuni punti di riflessione perché vengano valorizzate di più le profonde idealità che sono insite da sempre e per sempre nel servizio infermieristico. lnnanzitutto è necessario che il mondo infermieristico prenda maggiore coscienza dell'importantissimo ruolo svolto; diventa di conseguenza sempre più impellente la necessità di una formazione permanente. Inoltre, una reale collaborazione tra volontariato e mondo infermieristico diventa per un infermiere uno stimolo a vivere la propria professionalità in maniera più attenta a valori quali la gratuità e l'altruità.
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Spagnolo, A. G., M. L. Di Pietro, and G. "La formazione dei docenti di etica professionale nelle scuole infermieristiche." Medicina e Morale 40, no. 1 (April 30, 1991): 91–100. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1991.1151.

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Abstract:
La professione infermieristica sta cercando di trovare oggi un ruolo specifico nel campo delle professioni sanitarie, un ruolo che comporti una spedfica identità seppure strettamente collegato alla professione medica. Un recente progetto di legge italiano sul riordino della professione infermieristica ha sollevato numerose perplessità fra gli infermieri stessi e in generale fra gli altri operatori sanitari. Gli autori considerano il punto del progetto di legge che riguarda l'insegnamento dell'etica professionale nelle scuole infermieristiche. Esso prevede che possano essere qualificati a questo insegnamento gli infermieri che abbiano il titolo di AFD o di DAl. Gli autori ritengono, invece, che tale livello di formazione non sia adeguato per una materia così delicata come l'etica professionale ed essi propongono pertanto l'istituzione di uno specifico corso universitario in cui vengano approfonditi i diversi problemi etici, inquadrati nel campo più vasto della bioetica, conseeguendo alla fine uno specifico grado accademico finalizzato all'insegnamento dell'etica professionale nelle scuole infermieristiche.
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Pistellini, Nadia. "Anna Fraentzel Celli ed il suo ideale di Infermiera attraverso l'analisi di fonti archivistiche." Dissertation Nursing 2, no. 1 (January 30, 2023): 86–109. http://dx.doi.org/10.54103/dn/19399.

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Abstract:
INTRODUZIONENell’ultimo decennio dell’Ottocento emerse l’esigenza di formare una figura infermieristica che assistesse i malati efficacemente. In Italia vennero istituiti i primi Corsi per Infermiere laiche con l’obiettivo di introdurre un’istruzione adeguata per lo svolgimento della professione. Questo fu possibile grazie alla collaborazione di due figure di rilievo dell’epoca, Anna Frantzel Celli (1878-1958) ed Ersilia Majno (1859-1933), attiviste dell’Unione Nazionale Femminile che riuscirono a porre le prime basi della formazione professionale Infermieristica. SCOPORipercorrere ed indagare il ruolo che ebbe Anna Fraentzel Celli nello sviluppo della professione infermieristica. MATERIALI E METODIPer la realizzazione dell’elaborato sono state consultate le banche dati PubMed, JSTOR e Historical Abstracts, testi storici e fonti archivistiche fra cui “Uomini che non scompaiono”, biografia scritta dalla stessa Celli sotto lo pseudonimo di “Heid L.M.” esistente in poche copie nel mondo. RISULTATISono state approfondite tematiche legate alla formazione infermieristica attraverso l’istituzione dei primi corsi per Infermieri laici sul territorio nazionale antecedente al Regio Decreto 1832 del 1925, che contribuì ad assicurare la graduale evoluzione del personale assistenziale, la fondazione del Comitato per le Scuole e la successiva costruzione di scuole nell’Agro Romano. E’ stato reperito materiale concernente un’estesa campagna di ricerca, prevenzione e cura contro la malaria nelle Campagne Romane e l’apertura di uno fra i primi ambulatori a gestione infermieristica denominato “La Scarpetta”. DISCUSSIONI E CONCLUSIONISono state evidenziate tappe inattese che hanno caratterizzato la vita e il percorso di Anna Fraentzel Celli, identificando in esse la chiave di volta nel raggiungimento dell’assistenza moderna.
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Galeotti, P. "Il ruolo dell'infermiere in ambulatorio di nefrologia." Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 24, no. 4 (January 26, 2018): 50–56. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2012.1174.

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Abstract:
Lo scopo di questo articolo è quello di definire la figura dell'infermiere dell'Ambulatorio di Nefrologia in relazione a tutte le attività infermieristiche svolte dalla prima visita del paziente al follow-up. Una figura infermieristica complessa che, oltre alla formazione di base deve aver acquisito una cultura nefrologica specifica sia attraverso l'esperienza che attraverso la formazione continua. Vengono definite le aree di competenza nefrologica: educazione alla salute, prevenzione delle complicanze nei diversi stadi della MRC, assistenza alla ricerca clinica, idoneità al trapianto e follow-up. Particolare importanza viene data alla multidisciplinarietà, al lavoro in team per garantire al paziente e alla famiglia la presa in carico globale per tutto il percorso di cura e di uscita dalla malattia. Viene inoltre sottolineato che maggiore attenzione e sorveglianza nella prevenzione e nel processo di donazione da vivente portano nel tempo risparmio per il sistema sanitario nazionale e qualità di vita migliore per l'intero nucleo familiare dal paziente. (sian) (nursing)
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Cipressa, Salvatore. "La professione infermieristica: considerazioni etico-deontologiche." Medicina e Morale 52, no. 2 (April 30, 2003): 283–97. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2003.671.

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Abstract:
Per qualificare il servizio sanitario e per mantenere un buon livello di professionalità degli operatori sanitari sono necessari sia strumenti tecnicoscientifici, sia una adeguata formazione etico-culturale, che faccia riferimento ad una antropologia cristianamente fondata, che possiamo definire personalista. Si richiede che si abbia una visione integrale dell’uomo e della sua vocazione che “non è solo naturale e terrena, ma anche soprannaturale ed eterna”. Nell’articolo – facendo riferimento a questo modello antropologico – l’Autore delinea alcuni atteggiamenti e comportamenti morali che caratterizzano la professione infermieristica e tracciano l’identità e la figura professionale dell’infermiere. Ne segue che l’infermiere vive con umiltà e correttezza la sua professione, contribuisce a umanizzare l’assistenza sanitaria, considera l’ammalato una persona da amare, ama la vita e si pone a servizio di essa, si impegna in una formazione permanente e collabora con l’équipe medica. Egli è il buon samaritano dei nostri giorni, che si ferma accanto all’uomo ferito, facendosi suo “prossimo” nella carità (cf. Lc 10, 29-37). Nel suo rapporto professionale, l’infermiere è chiamato ad instaurare con la persona ammalata una relazione di aiuto vera, competente e terapeutica. Tale relazione costituisce l’essenza della professione infermieristica ed è una relazione particolare di natura etica, che possiamo definire “un incontro tra una fiducia e una coscienza. La ‘fiducia’ di un uomo segnato dalla sofferenza e dalla malattia e perciò bisognevole, il quale si affida alla ‘coscienza’ di un altro uomo che può farsi carico del suo bisogno e che gli va incontro per assisterlo, curarlo, guarirlo”. Per l’infermiere a cui sta a cuore il perfetto esercizio della professione infermieristica, Gesù Cristo è il modello etico-deontologico di riferimento per testimoniare la carità, che ha nella cura e nell’assistenza dei malati la sua peculiare espressione. Esercitando la sua professione con scienza e coscienza, l’infermiere esprime e testimonia la carità di Cristo.
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Gobbi, Paola. "L’utilizzo dei casi in ambito etico-deontologico nella formazione infermieristica." Pratica Medica & Aspetti Legali 10, no. 1 (February 29, 2016): 15–20. http://dx.doi.org/10.7175/pmeal.v10i1.1233.

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Parozzi, Mauro, and Sonia Lomuscio. "La Gamification virtuale nella formazione infermieristica rivolta all’ambito della Salute Mentale: protocollo per una Scoping Review." Dissertation Nursing 2, no. 1 (January 30, 2023): 110–16. http://dx.doi.org/10.54103/dn/18637.

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Abstract:
BACKGROUND:L’innesco globale di misure cautelative per la tutela della salute pubblica ha indubbiamente rafforzato l’interesse dei formatori per metodologie di simulazione virtuale. In quest’accezione formativa, i Serious Games sembrano consentire una miglior accessibilità, comprendendo la possibilità di essere fruiti o ripetuti un numero ipoteticamente infinito di volte senza rimanere necessariamente ancorati alla presenza dei docenti, alla disponibilità dei laboratori, al materiale presente ed agli eventuali impegni dei discenti stessi contribuendo all'esperienza di apprendimento migliorando la motivazione, l’impegno nel contesto della formazione cognitiva e la fiducia in sé stessi degli studenti infermieri. Gli ambiti di applicazione della gamification (intesa come l’integrazione di caratteristiche proprie dei giochi in contesti non di gioco sembrano essere piuttosto differenti, tuttavia, alcuni ambiti in particolare sembrano aver iniziato a riscontrare un certo interesse, fra cui, quello della Salute Mentale dove si riscontrano outcomes promettenti in studi con strutturazioni e obiettivi ancora eterogenei, mostrando la necessità di ampliare le evidenze a disposizione. METODI E ANALISI:Verrà effettuata una scoping review secondo la metodologia del Joanna Briggs Institute. Le banche dati biomediche consultate saranno MEDLINE (PubMed), Scopus, WebOfScience, Cochrane Library, Cinhal ed Embase; l’estensione della ricerca sulla letteratura grigia verrà effettuata consultando Google Scholar, ClincialTrials.gov, TRIP (Turn Research Into Practice), medRxiv, OSF Preprints, Networked Digital Library of Theses and Dissertations, Open Access Theses and Dissertations. Saranno inclusi articoli in lingua Italiana o Inglese disponibili in formato full text. La presentazione delle informazioni degli studi sarà effettuata sia attraverso tabelle specifiche che in forma narrativa.
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Bugada, Davide, Paolo Ferrara, Laura Di Prisco, Stefano Terzoni, Roberta Lodini, Giancarlo Celeri Bellotti, Elena Sala, Mauro Parozzi, and Lara Carelli. "Conoscenze ed interesse degli studenti del corso di laurea in infermieristica sul tema della comunicazione aumentativa ed alternativa (C.A.A) studio pre – post." Dissertation Nursing 2, no. 1 (January 30, 2023): 79–85. http://dx.doi.org/10.54103/dn/18976.

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Abstract:
INTRODUZIONE:L’infermiere, già professionista o in fase di formazione, in ogni contesto clinico viene sempre più spesso a contatto con assistiti che presentano deficit di comunicazione, sia temporanei che permanenti. Le persone che presentano Bisogni Comunicativi Complessi (B.C.C.) spesso necessitano dell’adozione di strategie di compensazione, come la Comunicazione Aumentativa Alternativa (C.A.A.). Conoscere la C.A.A. ed i sistemi che essa mette a disposizione già in fase di formazione rappresenta un’importante risorsa per consentire di stabilire e mantenere un’efficace relazione terapeutica. SCOPO:Indagare la conoscenza e la percezione riguardo la Comunicazione Aumentativa ed Alternativa in un campione di studenti del Corso di Laurea in Infermieristica (CLI) valutando l’efficacia di un intervento formativo. METODI:Studio pre-post monocentrico con arruolamento di un campione di studenti di secondo e terzo anno del CLI dell’Università degli Studi di Milano: costruzione e validazione preliminare di un questionario per rilevare le conoscenze e percezioni prima e dopo la partecipazione ad un intervento formativo. RISULTATI:Hanno partecipato 140 studenti; al T0 il 40.0% del campione conosceva la C.A.A., al T1 il 92.14%; successivamente all’intervento formativo le conoscenze del campione sono aumentate in modo statisticamente significativo (p <0.001 per tutte le domande proposte). Il questionario creato ha mostrato buone doti di validità (CVI-S = 0.93). CONCLUSIONI:Pare auspicabile indagare le modalità di utilizzo della C.A.A. anche in diversi contesti clinico-assistenziali, quantificare i professionisti effettivamente formati al suo utilizzo, indagare le conoscenze di studenti di altre professioni sanitarie e non.
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Binetti, Paola. "La dimensione etica nella formazione infermieristica: un problema di stile di vita, di contenuti specifici e di integrazione culturale." Medicina e Morale 46, no. 5 (October 31, 1997): 939–62. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1997.869.

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Abstract:
La recente entrata in vigore della nuova Tabella XVIII ter, che contiene l’ordinamento didattico di tutti i diplomi universitari afferenti alla Facoltà di medicina offre, rispetto alla precedente, maggiori spazi per lo studio della Bioetica, sia come disciplina a sè stante sia come disciplina trasversale, punto di riferimento essenziale anche per gli altri corsi. La Bioetica, collocata al termine del corso di studi nel cuore del corso di Diritto sanitario, deontologia e Bioetica applicata, può trovare i suoi fondamenti culturali nello studio della Antropologia, - parte integrante delle Scienze umane previste nel II anno di Corso, e della Storia e Filosofia della Medicina, corso previsto nel III anno. La proposta formativa del LIU è quella di anticipare una serie di crediti del corso di Filosofia della Medicina al I anno, in modo da aumentare l’esposizione dello studente alle problematiche di tipo etico, inserendole fn dal primo momento nel suo progetto educativo. Obiettivo di fondo è quello di fare della Bioetica e delle sue implicazioni culturali la rete concettuale di riferimento, vera struttura portante, di tutto l’edificio formativo dello studente del DUI, dal momento che una vera innovazione oggi è possibile solo nel quadro di valori etici con cui l’infermiere si relaziona con il malato e la sua famiglia, elabora risposte coerenti per le nuove esigenze emergenti sul territorio e si dispone ad affrontare una linea di ricerca di alto profilo scientifico.
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Bortolato, Roberta, and Chiara Farisatto. "Il ruolo dell'infermiere tra tecnica e affetti: saper fare e saper essere." RUOLO TERAPEUTICO (IL), no. 120 (June 2012): 33–39. http://dx.doi.org/10.3280/rt2012-120004.

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Abstract:
Le autrici presentano la propria esperienza di formatrici vissuta nell'ambito di un corso di formazione per personale infermieristico operante in ambito geriatrico. Dopo una descrizione della metodologia, del quadro teorico di riferimento e dei principi guida di tale lavoro di formazione completano la propria esposizione attraverso il racconto e il resoconto di alcune sessioni pratiche di lavoro.
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Pegoraro, Marisa. "Puntura a Occhiello: cosa c'è di nuovo?" Giornale di Clinica Nefrologica e Dialisi 25, no. 2 (May 28, 2013): 92–93. http://dx.doi.org/10.33393/gcnd.2013.1015.

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Abstract:
La divulgazione della Puntura ad Occhiello - o Buttonhole (BH) - in Italia iniziò nel 2005 sostenuta da dati provenienti da alcuni centri esteri, confluenti nel circuito dell'EDTNA/ERCA. La corretta applicazione del BH esalta la necessità di figure di competenza clinica avanzata nel gruppo infermieristico come la figura dell'Infermiera degli Accessi Vascolari con competenze di formazione, monitoraggio e aggiornamento dei protocolli clinici. I dati internazionali mostrano una correlazione tra l'aderenza ai protocolli clinici, la competenza nella pratica professionale ed i risultati della puntura ad occhiello. Le vie brevi e veloci nell'applicazione del BH possono indurre ad avversi esiti clinici, i peggiori delle quali sono le infezioni dell'accesso. La motivazione professionale e la corretta formazione del gruppo infermieristico giocano ruoli chiave nell'attivazione di programmi di miglioramento qualitativo. Proporre e sostenere nuove pratiche cliniche e modelli organizzativi è parte del mandato di ogni organizzazione professionale.
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Fiocco, Claudia, Sara Dionisi, Emanuele Di Simone, Carmen Cappitella, Noemi Giannetta, and Marco Di Muzio. "INDAGINE CONOSCITIVA SUL CONCETTO DI COMPETENZA AVANZATA NELLA PROFESSIONE INFERMIERISTICA." Nsc Nursing, 2020. http://dx.doi.org/10.32549/opi-nsc-42.

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Abstract:
Introduzione: L’evoluzione della formazione infermieristica ha di fatto portato ad un accrescimento di conoscenze e competenze che hanno reso gli infermieri dei veri e propri professionisti. Con l’introduzione del comma 566 della Legge di stabilità del 2015 e della Legge 24 del 2017, è stata posta una maggiore attenzione sull’utilizzo delle Linee Guida e su come esse, insieme alla buona pratica, possano ridurre il ricorso ad una medicina difensiva. Obiettivo: Indagine sulle conoscenze del personale infermieristico riguardanti i concetti di competenza avanzata e responsabilità professionale, in relazione al loro agire quotidiano, e ai nuovi assetti normativi. Materiali e Metodi: Uno studio cross-sectional è stato eseguito su un campione di 60 soggetti fra Giugno 2019 e Settembre 2019, presso l’ospedale Policlinico Umberto I di Roma. È stata condotta una survey, rivolta agli infermieri operanti nel setting dell’area critica e chirurgica, mediante l’utilizzo di un questionario non validato, in forma anonima in cui vengono analizzati e saggiati: a) dati anagrafici; b) analisi dell’attività lavorativa; c) analisi delle conoscenze. Risultati: Sono stati convalidati per lo studio 60 questionari correttamente compilati, con un tasso di risposta del 63.8%. Il 68.3% degli infermieri era di sesso femminile ed il 31.6% di sesso maschile. L’età media del campione è di 35.2 anni. Il 16.7% degli infermieri utilizza sempre le linee guida aziendali/ministeriali nella pratica clinica; il 36.7% le usa raramente; il 41.7% le utilizza abbastanza, mentre il 5% non le utilizza mai. In relazione alla conoscenza della normativa vigente, emerge che il 48.3% non conosce il comma 566 della Legge di stabilità, con il 48.3% del campione che asserisce di conoscere la Legge Gelli. Conclusione: Dai risultati ottenuti emerge la necessità del personale infermieristico di una maggiore formazione circa gli aspetti legali della professione mediante una formazione dedicata. Inoltre emerge l’importanza dell’aggiornamento professionale come mezzo per non incorrere in atti di medicina difensiva.
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Messina, Martina, Federica Ilari, Antonino Calabrò, Maria Chiara Carriero, Roberto Lupo, and Lorenzo Bardone. "IL RUOLO DELL’INFERMIERE NELLE CARCERI: REVISIONE DELLA LETTERATURA." Nsc Nursing, February 2021. http://dx.doi.org/10.32549/opi-nsc-46.

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Abstract:
Introduzione: L’infermiere presente all’interno delle carceri opera tra la gestione della sicurezza e il diritto della salute, spesso con elevata complessità assistenziale, in un setting difficile, dove a prescindere dal reato commesso, è fondamentale la presa in carico del paziente. Obiettivo: Individuare il ruolo e le competenze specifiche degli infermieri che lavorano negli istituti penitenziari Materiali e metodi: La ricerca degli articoli è stata effettuata tramite la consultazione di banche dati biomediche quali Medline (PubMed) e Cinahl, reperendo articoli scientifici di studi primari. Risultati: Dalla ricerca bibliografica sono stati reperiti 394 articoli ma, di questi, solo 4 articoli sono risultati pertinenti con l’obiettivo della ricerca. Dalla ricerca emerge il ruolo complesso dell’infermiere che si trova ad affrontare una popolazione che presenta diverse criticità legate a fattori psicosociali, culturali, ambientali, patologie croniche e che manifesta dipendenze, disturbi psichici, infezioni. È necessaria una formazione specialistica post base per rispondere ai molteplici bisogni assistenziali dei detenuti. Occorre maggiore tutela per il professionista Infermiere che opera all’interno degli istituti penitenziari. Conclusioni: Nel sistema penitenziario si contraddistingue la forte necessità della figura dell’infermiere e, all’interno di tale ambiente tanto da rappresentare uno dei pilastri portati dell’assistenza sanitaria, in grado di fornire e assicurare la somministrazione equa dei trattamenti sanitari. Dalla revisione emerge la necessità di ulteriori studi, soprattutto in ambito nazionale. Parole chiave: Ruoli infermieristici, assistenza infermieristica, competenze infermieristiche, competenza professionale, penitenziario, carcere.
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Millitarì, Roberto, Tatiana Bolgeo, Roberta Di Matteo, Menada Gardalini, Maurizio Scialla, Tiziana Nuovo, Valeria Bonato, Mara Lucia De Angelis, and Antonio Maconi. "L’infermiere esperto in procurement: ruolo nell’Azienda Ospedaliera di Alessandria." Working Paper of Public Health 10, no. 1 (November 30, 2022). http://dx.doi.org/10.4081/wpph.2022.9549.

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Abstract:
Background: Tra le numerose figure professionali che partecipano al complesso e articolato processo di prelievo e trapianto di organi e tessuti, è sempre più presente la figura infermieristica. Ogni anno la Regione Piemonte trasmette alle singole aziende ospedaliere gli obiettivi in merito a donazioni e trapianti. L’obiettivo è quello di creare una procedura operativa aziendale per la corretta gestione del processo di donazione di cornee. Metodi. A novembre 2020 l'Azienda Ospedaliera ha nominato l'Infermiere Esperto in Procurement; Tra le sue funzioni e attività spiccano la sensibilizzazione e la formazione del personale dei reparti di degenza in materia di donazione di cornee. Risultati: La formazione è stata avviata nei vari reparti tramite degli incontri di gruppo; inoltre, è stato divulgato un Documento a Validità Aziendale (DVA 109/21) con l'intento di scandire le modalità del processo uniformando e semplificando le procedure. Conclusioni: La figura infermieristica diventa sempre più presente nel processo di donazione e trapianti. L'Infermiere Esperto in Procurement, grazie all'esperienza e alle competenze acquisite, gestisce collaborando con il gruppo di coordinamento l'intero processo di procurement di organi e tessuti.
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Cunha, Amanda Priscilla da. "Assistenza infermieristica per paziente con piede diabetico." Revista Científica Multidisciplinar Núcleo do Conhecimento, December 30, 2021, 111–26. http://dx.doi.org/10.32749/nucleodoconhecimento.com.br/salute/piede-diabetico.

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Abstract:
Introduzione: Il piede diabetico chiamato anche da uno stato fisiopatologico sfaccettato è caratterizzato da lesioni che derivano dai piedi della persona con diabete senza un trattamento adeguato e cure specifiche. Si stima che l’incidenza dell’ulcera del piede diabetico raggiunga il 6,3% dei pazienti diabetici e la sua prevalenza si avvicini al 10% e le persone con basso status socioeconomico sono le maggiori vittime. Alla luce di queste evidenze, il lavoro si basa sulla seguente domanda problematica: quale cura sviluppano gli infermieri nei pazienti con piedi diabetici? Obiettivo generale: Evidenziare la cura del piede diabetico correlata alla pratica degli infermieri. Metodologia: Una revisione integrativa è stata condotta nel Database bibliografico specializzato in infermieristica (BDENF), nella letteratura latinoamericana e caraibica nelle scienze della salute (LILACS) e nella Scientific Electronic Library Online (SCIELO) e che ha portato a sette articoli. Risultati: Gli studi hanno mostrato come la cura degli infermieri con educazione alla salute del piede diabetico, formazione continua e permanente, tecniche di valutazione al piede diabetico che comportano esami fisici e auto-cura dei pazienti con piedi diabetici. È rafforzato il fatto che questa cura dovrebbe essere eseguita in via prioritaria dagli infermieri, poiché gli infermieri hanno un’assistenza specifica e qualificata al paziente nelle loro principali attribuzioni. Conclusione: Si conclude, quindi, che lo studio ha identificato diverse forme di assistenza fornite dagli infermieri e che tutte queste forme sono importanti per la continuità del trattamento e la prevenzione delle complicanze, tuttavia, spetta all’infermiere essere un professionista che valorizza la qualità delle proprie cure sulla base di concetti teorici che portano a una formazione frequente.
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Maffenini, Pamela, Andrea Cavicchioli, Peter Moeller, Giovanni Cestaro, Fabrizio Fasolini, and Marco De Monti. "La terapia a pressione negativa presso i reparti acuti dell’Ospedale Regionale di Mendrisio: risultati di un audit clinico/Negative pressure wound therapy in the acute care units of the Mendrisio Regional Hospital: results of a clinical audit." Italian Journal of Wound Care 3, no. 2 (June 25, 2019). http://dx.doi.org/10.4081/ijwc.2019.50.

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Abstract:
Negli ultimi vent’anni si sono diffuse e perfezionate nella pratica clinica specifiche tecnologie per il trattamento delle ferite di difficile guarigione, come la terapia a pressione negativa (negative pressure wound therapy, NPWT). Tale terapia consente l’accelerazione dei tempi di guarigione di ferite inveterate e una sicura riduzione dei tempi di degenza nei pazienti ricoverati. All’interno di un reparto clinico per acuti risulta tuttavia indispensabile definire le corrette indicazioni ed il modello organizzativo che consenta di ottimizzare le risorse, ridurre gli sprechi e dare risposte tempestive ed efficaci alle persone che possono beneficiare di questo trattamento. È stata condotta un’analisi quantitativa sull’uso della metodica NPWT nei reparti acuti dell’Ospedale Beata Vergine di Mendrisio nell’anno 2017, base per la realizzazione di un audit clinico; i dati ottenuti sono stati rapportati alle attuali evidenze scientifiche sul tema per evidenziare allineamenti e/o scostamenti nella pratica clinica quotidiana. L’audit è uno strumento di Governo Clinico; utilizzare questa metodologia vuol dire favorire una migliore conoscenza da parte degli operatori sanitari delle attività cliniche e gestionali. È, infatti, un processo di revisione strutturata fra pari che ha come obiettivo quello di individuare le opportunità di miglioramento al fine di introdurle nella pratica professionale quotidiana. Gli assistiti che necessitano di medicazione NPWT hanno solitamente un grado di complessità medio-alta, richiedono quindi un assessment preciso ed approfondito, oltre ad una presa a carico multiprofessionale. Gli staff infermieristici necessitano di formazione specifica, consulenza medica e/o infermieristica esperta, adeguato supporto documentale ed informatico al fine di assicurare sicurezza, qualità e razionalità delle cure, outcome positivi di salute. Molti sono gli articoli scientifici e le esperienze a favore di una presa a carico infermieristica di pazienti con medicazioni complesse gestite tramite dispositivi NPWT. I presupposti affinché questo possa avvenire in sicurezza prevedono un processo definito in modo chiaro e condiviso fra professionisti sanitari ed assistiti, formazione aggiornata, documentazione corretta. During last twenty years, tailored technologies were spread and improved; they are aimed to support the treatment of difficult-toheal wounds, such as negative pressure wound therapy (NPWT). This type of treatment lead to promote healing process and to reduce hospital stay of patients. In an acute care setting, planning and managing these new technologies represent a key-point. We did a retrospective study about NPWT in acute care setting in Beata Vergine Regional Hospital in 2017, aimed at performing a clinical audit; the results were compared to scientific literature to detect differences in daily clinical practice. Audit is a very helpful tool for Clinical Government: this method leads to improve the management of clinical activities because the entire staff (physicians and nurses) obtains important data about care setting. Patients treated by NPWT are usually difficult to treat and need a correct assessment and a multidisciplinary approach. Consequently, fundamental aspects are represented by nursing staff education and its relationship with medical staff, data collections and computer-assisted technologies development. Significant scientific literature and clinical experience seem to recommend a nursing management of NPWT patients. This aspect is very interesting and it can be improved by specific education, adequate organization and correct data collection.
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Adrião, Iracely Santos, and Marluce Sampaio Nobre Barbosa. "Azioni infermieristiche nelle cure primarie in considerazione dei rischi di ipertensione durante la gravidanza." Revista Científica Multidisciplinar Núcleo do Conhecimento, September 20, 2021, 84–100. http://dx.doi.org/10.32749/nucleodoconhecimento.com.br/salute/rischi-di-ipertensione.

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Abstract:
La preeclampsia si presenta come una delle sindromi ipertensive che possono colpire le donne durante la gravidanza, durante il parto e/o nel periodo postpartum fino a 10 giorni, tanto che è ancora una patologia che, se non adeguatamente diagnosticata e trattata, può causare gravi danni e persino portare alla morte della donna incinta e/o del parto. L’obiettivo principale di questo studio è conoscere la prevenzione della preeclampsia nelle cure primarie da parte dell’allattamento. Pertanto, la seguente domanda è: quali sono le azioni infermieristiche nelle cure primarie di fronte ai rischi di ipertensione durante la gravidanza? Il presente lavoro si basa su una ricerca bibliografica, con un approccio qualitativo condotto attraverso il metodo della revisione integrativa. Per raccogliere i dati, è stata condotta un’indagine nei database: Google Scholar, Pubmed, Scielo e Medline. I descrittori utilizzati erano: Rischi. Gestazione. Ipertensione. Allattamento. I criteri di inclusione utilizzati per la selezione dei campioni sono stati: articoli disponibili per via elettronica pubblicati dal 2015 al 2020; lingua portoghese. I criteri di esclusione erano articoli inferiori al 2015 e parole chiave che non sono correlate al tema. Per l’analisi completa degli articoli selezionati, è stata utilizzata una piattaforma online (ricerca nei database), con lo scopo di estrarre (titolo e scopo degli articoli), organizzare (in forma di tabella), sumarizzare le informazioni e facilitare la formazione del database. I risultati hanno indicato 35 articoli pubblicati, ma solo 15 articoli, negli ultimi cinque anni, hanno come tema principale la prevenzione e i rischi della preeclampsia nelle cure primarie. Si conclude che le principali condotte utilizzate non solo dagli infermieri, ma dall’intero team che lavora nelle cure primarie, dovrebbero essere basate sul processo di accoglienza incentrato su azioni che possono essere determinanti nella prevenzione della preeclampsia.
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Prisco, Sonia Elisa, Giuseppina Moccia, Grazia Cioffi, Antonio Nigro, Alfonso Della Corte, Giuseppe Ferrucci, Rosetta Frammartino, et al. "Progetto pilota per la stesura del PDTA Sepsi nelle aziende sanitarie." La Sanita pubblica. Ricerca sul campo., 2020, 57–66. http://dx.doi.org/10.48268/sanita/2020/0001.6.

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Abstract:
Le disposizioni contenute nel DL “Nuovo sistema di garanzia per il monitoraggio dell’assistenza sanitaria” del 12 marzo 2019, entrano in vigore a partire dal 1° gennaio 2020. Il Sistema di Garanzia, pur indicando dei criteri di standardizzazione, riconosce l’eterogeneità geografica interna alle regioni, che può incidere sulla capacità delle stesse di garantire livelli di assistenza in linea con gli standard nazionali. Alle singole Regioni è demandato, pertanto, il compito di individuare le criticità peculiari e di attuare degli interventi volti all’ottimizzazione dei servizi e delle risorse. La Regione Campania, con decreto n. 32 del 25 marzo 2019, approva il “Documento Tecnico di indirizzo sulla metodologia di stesura dei PDTA in Regione Campania”. Tale documento riconosce il PDTA (Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale) quale “strumento indirizzato a migliorare l’appropriatezza clinica ed organizzativa nella gestione di pazienti affetti da specifiche malattie”. Il PDTA rappresenta, dunque, lo strumento con cui le Linee Guida nazionali e internazionali vengono contestualizzate alla realtà locale. In questo lavoro ci siamo posti l’obiettivo di offrire uno strumento volto a migliorare l’appropriatezza clinica ed organizzativa nella gestione del paziente affetto da sepsi. L’ottimizzazione dell’assistenza al paziente settico passa attraverso la costruzione di un percorso ben definito che include l’identificazione del paziente, delle corrette strategie terapeutiche, il timing delle procedure, l’individuazione delle responsabilità nell’atto assistenziale, la formazione del personale (preliminare e continua) e la rivalutazione e validazione del PDTA stesso. Il lavoro ha previsto l’integrazione delle competenze di molte figure professionali con diverse aree di competenza: Direzione Sanitaria, Responsabili del Rischio Clinico, personale medico e infermieristico di Area Critica (PS, OBI, Anestesia e Rianimazione, TI), Malattie Infettive, Laboratorio Analisi, Chirurgia Generale, Radiologia, provenienti da 4 strutture ospedaliere.
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