Academic literature on the topic 'Formazione formatori'

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Journal articles on the topic "Formazione formatori"

1

Prati, Giacomo. "Progetto "Formazione transnazionale dei formatori"." FOR - Rivista per la formazione, no. 84 (November 2010): 118. http://dx.doi.org/10.3280/for2010-084023.

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2

Kałowski, Julian. "Znaczenie i zadania osób odpowiedzialnych za formację zakonną." Prawo Kanoniczne 35, no. 3-4 (December 10, 1992): 57–83. http://dx.doi.org/10.21697/pk.1992.35.3-4.03.

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Abstract:
In questo articolo l’autore ha analizzato molto importante e sempre attuale problema che si riferisce al ruolo dei formatori. L ’articolo include l’analisi dei suguenti quesiti: la necessita di nominare da parte dei superiori religiosi dei formatori qualificati e responsabili della formazione a tutte le tape della vita religiosa; qualita e condizioni richieste dai formatori e infine, l’autore ha sottolineato gli obblighi comuni a tutti formatori.
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Calvaruso, Ugo, Vivaldo Moscatelli, and Paolo Viel. "Una prima sperimentazione: il percorso formazione formatori "digitalizzato"." FOR - Rivista per la formazione, no. 1 (June 2021): 51–52. http://dx.doi.org/10.3280/for2021-001011.

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4

Kiwior, Wiesław. "Wymogi stawiane formacji w instytutach życia konsekrowanego przez nową ewangelizację." Prawo Kanoniczne 38, no. 1-2 (June 15, 1995): 13–26. http://dx.doi.org/10.21697/pk.1995.38.1-2.02.

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Abstract:
Una nuova gerarchia dei valori che si sta formando nella società moderna richiede una nuova evangelizzazione. Tale impegno intrapreso da tutta la Chiesa aspetta una risposta qualificata da parte degli istituti di vita consacrata. La qualità della loro testimonianza e del loro servizio apostolico dipende perô dalla consapevolezza e dalla realizzazione della propria identità personale, comunitaria e istituzionale. Di qui la necessità di una adeguata formazione che sappia rispondere alle aspettative della nuova evangelizzazione. Tra i compiti formativi richiesti dalla nuova evangelizzazione vengono sottolineati: una applicazione fedele delle direttive della Chiesa nel campo della formazione religiosa, un approfondimento continuo della vita teologale, formatori ben preparati, una presentazione chiara e piena degli ideali vocazionali, lo sviluppo della capacità di internalizzare i valori vocazionali, una adeguata formazione permanente.
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Śliwa, Jan. "Autorzy i środowisko formacji ze szczególnym uwzględnieniem Kościoła i wspólnoty." Prawo Kanoniczne 35, no. 1-2 (June 5, 1992): 119–28. http://dx.doi.org/10.21697/pk.1992.35.1-2.07.

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Abstract:
L’autore di questo articolo prende in considerazione le Direttive sulla formazione negli Istituti Religiosi occupandosi specialmente degli aspetti comuni a tutte le tappe della formazione alla vita religiosa. Il punto centrale del suo lavoro è costituito dal ruolo delle persone e dell’ambiente che contribuiscono alla formazione. E così ci parla del ruolo dello spirito di Dio, della Vergine Maria, della Chiesa, della comunità, dello stesso religioso responsabile della propria formazione e degli educatori о formatori responsabili. Nello svolgimento del tema proposto l’autore accentua in modo particolare il ruolo della Chiesa e della comunità.
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Miglietta, Donata. "Quando i conflitti sono in gioco. Gruppi, formazione, diversitŕ." GRUPPI, no. 1 (October 2010): 103–10. http://dx.doi.org/10.3280/gru2010-001009.

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Abstract:
Il passaggio dalla posizione dell'ascolto al coinvolgimento corporeo del terapeuta che avviene nei gruppi di bambini č stato spesso sentito come eretico sia rispetto alla psicoanalisi sia rispetto alle teorie sui gruppi analitici. Nella formazione non si deve perdere di vista il fatto che, anche all'interno della stessa scuola, la pratica unificata č un'illusione (Schaffer). Il lavoro dei formatori č un lavoro di confine che regola il flusso della discordanza e della differenza e siamo noi a dovere vigilare affinché la diversitŕ non si trasformi in guerra. Quando le diversitŕ entrano in campo si tratta di affrontarne gli effetti. Nei gruppi di formazione per psicoterapeuti infantili il conflitto assume spesso figurazioni visibili e invisibili. Nei processi formativi con lo psicodramma si evidenziano percorsi evocatori di immagini che vanno dallo scontro tra bande armate al gioco dei bisticci fino all'integrazione delle differenze. Le psicoterapie sono oggi una galassia dai confini incerti e, come formatori, dobbiamo pensare ad un sistema aperto di conoscenza. Si dovrebbe mantenere la consapevolezza che non č impossibile che il processo vari da analista a analista, forse da paziente a paziente, in modo molto significativo (Meltzer). La questione č in visibile nei processi formativi della scuola COIRAG alla quale affluiscono sottogruppi con matrici teorico cliniche complesse e non certo univoche. La formazione si dovrebbe muovere nello spirito della COIRAG volto a costruire una storia comune in un tempo in cui tutti abbiamo bisogno di pace. Appare dunque significativo percorrere alcuni passaggi di questo percorso attraverso la formazione dei conduttori per gruppi in etŕ evolutiva. Si descrive il percorso tra emersione delle differenze teoriche, scontro e confronto nella formazione dei conduttori di gruppi in etŕ evolutiva. In analogia con il gioco dei bambini anche i conduttori modulano l'intensitŕ del conflitto attraverso la comparsa e la circolazione di immagini ludiche. Il conflitto che si trasforma in gioco puň facilitare il confronto tra diversitŕ teorico-tecniche.
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Rossi, Rossana Adele. "La formazione superiore dei professionisti dell'educazione e della formazione: dal modello disciplinarista al focus sui contenuti core." EDUCATION SCIENCES AND SOCIETY, no. 1 (June 2020): 382–97. http://dx.doi.org/10.3280/ess1-2020oa9519.

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Abstract:
Il contributo analizza le radici dell'approccio disciplinarista nell'alta formazione per passare alla considerazione dell'impatto dell'approccio funzionalista proprio delle politiche europee sulle trasformazioni in atto. Sono quindi richiamati i risultati di alcune delle più significative ricerche svolte in materia di obiettivi di apprendimento propri della formazione dei professionisti dell'educazione e della formazione. Il tentativo è di individuare i capisaldi di un approccio che consenta, a partire dal presente, di superare i limiti del disciplinarismo, garantendo l'acquisizione dei fondamenti della professione. La soluzione viene ricercata negli studi che tendono a definire i contenuti core della professionalità degli educatori e dei formatori e che spostano l'attenzione dall'insegnamento della disciplina ai learning outcomes conseguiti dagli studenti.
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Frison, Daniela. "Fuori aula: contesti, ruoli e interlocutori dei professionisti della formazione 2020." QUADERNI DI ECONOMIA DEL LAVORO, no. 112 (March 2021): 185–97. http://dx.doi.org/10.3280/qua2020-112012.

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Abstract:
La professione del formatore è stata caratterizzata nell'ultimo ventennio da profondi cambiamenti che richiedono ai corsi di studio universitari e ai servizi di placement di interrogarsi sulla variabilità e multidimensionalità di ruoli, compiti e contesti nei quali essa può declinarsi. Con l'obiettivo di avviare un processo di riflessione sul tema, il contributo intende, da un lato, esplorare le linee di sviluppo della letteratura scientifica e metodologica rivolta ai formatori ed emergente dal lavoro e della ricerca sul campo, e dall'altro sollecitare una conversazione con pro-fessionisti del settore volta ad esplorare tendenze e traiettorie recenti della profes-sione. In conclusione, si identificano linee di sviluppo della professione accanto a spazi e bisogni di approfondimento e di analisi collegati a tre dimensioni chiave emergenti: il ribaltamento da una prospettiva di teaching ad una prospettiva di learning, l'urgenza di un ampliamento della formazione metodologica e l'importanza dell'adozione di metodi afferenti al non-formale ed ai processi di in-novazione.
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Gennart, Michèle, and Marco Vannotti. "Umane fratture, ambiti di cura, ambiti di formazione." RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, no. 1 (April 2022): 13–46. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2022-001002.

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Abstract:
La formazione in psicoterapia è intrinsecamente modellata dal nostro modo di pensare all'essere umano. Che cosa, nell'esistenza umana, ci espone alla (psico)patologia? Cosa può essere considerato benefico e trasformativo nello scambio terapeutico? E analogamente quale atteggiamento nella formazione, così come nella terapia, potrebbe essere più umano? Facendo riferimento al pensiero fenomenologico, gli Autori esaminano lo statuto singolare attorno al quale ruotano la psicopatologia e la terapia: il fenomeno patico. Il "patico" si riferisce alla multiforme vulnerabilità che contraddistingue la nostra condizione umana e che segna anche la nostra apertura, la nostra fondamentale sensibilità a ciò che accade nell'incontro. La dimensione patica della malattia - più che i sintomi - costituisce la realtà immediata e pregnante per il paziente. La terapia può essere definita come un movimento intersoggettivo di incontro, di comune cammino e di scambio, dove il terapeuta mette le sue conoscenze teoriche, il suo saper fare e la sua presenza al servizio della persona in cura, per tendere ad uno stare meglio con se stesso, con gli altri e nel mondo. Allo stesso modo, la formazione è chiamata a realizzare un incontro trasformativo tra formatori e studenti. La formazione in psicoterapia si baserebbe su questa iniziazione viva e pensante alla condizione umana: alla sua fondamentale natura "patica", segnata dalla possibilità sia della perdizione e dell'annientamento, che della fiducia e del compimento. Nel suo cammino, l'allievo deve poter contare non solo sull'esperienza, ma anche sulla relazione con formatori impegnati che lo sostengono e lo guidano, e sulla solidarietà attiva, sullo spirito cooperativo del gruppo dei compagni per affrontare il ‘meraviglioso' e lo ‘sconcertante' dell'incontro con il pathos.
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Viel, Paolo, and Ugo Calvaruso. "Viaggio nel percorso formazione formatori: tra elementi essenziali e potenzialitŕ di sviluppo." FOR - Rivista per la formazione, no. 1 (March 2020): 47–50. http://dx.doi.org/10.3280/for2020-001009.

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Dissertations / Theses on the topic "Formazione formatori"

1

Comunello, Massimo. "La formazione dei formatori in Yoga Educativo. Una Ricerca-Azione per la definizione di un impianto metodologico-didattico efficace (Teacher's training in Educational Yoga. An Action Research for the definition of an effective methodological-didactic model)." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2019. http://hdl.handle.net/11577/3423295.

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Abstract:
Lo yoga per bambini è una disciplina interessante ed in rapida diffusione. Non sono rinvenibili nella letteratura percorsi per la formazione di educatori in Yoga per bambini che ne sviluppino giustificatamente gli aspetti metodologico-didattici e i principi yogici. Tale formazione, per risultare efficace, deve essere supportata da modelli dalla solida base teorica, impianto metodologico-didattico e pratica yogica. La ricerca fornisce un modello, prendendo in esame e perfezionando il “Corso di Formazione Internazionale in Yoga Educativo” (COFYE). Con il termine “Yoga Educativo” (Y.E.) s’intende un metodo basato sulle pratiche yogiche, con bambini/ragazzi attraverso il movimento giocoso, l’ascolto interno, il rafforzamento e la collaborazione che permettono, di trovare tempi e spazi per lo sviluppo di autoconoscenza, consapevolezza, stabilità ed empatia coinvolgendo il corpo, la mente ed il cuore, attraverso la sensibilità e le emozioni. In riferimento al COFYE la ricerca si pone le seguenti domande: a. Quali devono essere i riferimenti teorici più appropriati all’interno del vasto panorama dello yoga, per la definizione di un percorso formativo dello Y.E. ? b. Quale dev’essere l’impianto didattico-metodologico? c. Può esso essere in grado di trasmettere principi, contenuti, metodologia e tecnica in modo efficace? 1. L’indagine teoretica (bibliografica) ha indicato, due testi dello yoga classico, la Bagavad Gita e lo Yogasutra di Patanjali, quali riferimenti storici fondamentali per lo Y.E, poiché colgono basilari principi e contenuti, a cui lo Yoga Moderno dovrebbe attenersi. Rispetto al panorama contemporaneo l’Okido Yoga rappresenta un riferimento per lo Y.E., coniugando l’atteggiamento introspettivo al carattere sociale, incontrando così i bisogni relazionali di bambini/ragazzi. Si contraddistingue inoltre per l'equilibrio tra l’attenzione verso la condizione fisica, quella mentale e dello stato d’animo, ben corrispondendo ai principi e al percorso indicato da Patanjali nello “Yogasutra”. 2. L’attività di Ricerca-Azione, si sostanzia nell’analisi (con il software “Release”) di 495 report, compilati dai corsisti al termine di ogni incontro di formazione e nelle successive riflessioni del team di ricerca. Ciò ha permesso di andare oltre le risposte alle iniziali domande di ricerca, mostrandosi come strumento efficace per migliorare il COFYE nella didattica e nei contenuti, definendo un possibile modello per la formazione dei formatori in Y.E. Dall’analisi testuale è risultato che la valorizzazione del background dei corsisti, assieme alle attività laboratoriali-partecipative: simulazioni, flipped classroom, cooperative learning, stage e lavoro tra gruppi di pari, hanno coinvolto i partecipanti fisicamente, mentalmente ed emotivamente, sia come singoli che in gruppo. Ciò ha favorito la comprensione dei principi, delle tecniche dello Y.E. e l’acquisizione di un atteggiamento di apertura per un rispettoso approccio a bambini/ragazzi. In conclusione nell’ambito della ricerca educativa (Baldacci e Frabboni, 2013), l’indagine qualitativa (Cardano, 2011) ed il metodo R-A, (Losito-Pozzo, 2008), hanno permesso allo Y.E. di affinare l’impianto metodologico-didattico (Castagna, 2002) e di scoprirne e migliorarne progressivamente le possibilità applicative, riuscendo a unire la dimensione storica dello yoga, (Patanjali, 2015) con le esperienze e gli studi contemporanei, nell’ambito delle scienze della formazione (Dionisi e Garuti, 2011). Tale ricerca apre nuovi possibili spazi di indagine e attesta la rilevanza di uno stretto legame tra ricerca universitaria e pratica formativa, anche in un campo emergente come quello dello yoga educativo. Traccia nuove piste di indagine sull’integrazione tra i principi, le pratiche yogiche e la professionalità dell’insegnante.
Yoga for children is an interesting and rapidly spreading discipline. No academic literature or specific educational path for scholars and trainers that develops the methodological and didactic aspects of the yogic principles for children has been formulated yet. Such pioneer approach, in order to be effective, it must be supported by models with a solid theoretical base, a methodological-didactic system and a yogic practice. The present research aims to provide a model, grounding its conclusions on the assessment and evaluation of the "International Training in Educational Yoga" (ITEY). The term "Educational Yoga" (EY) represents a didactic method based on yogic practices, applied to children through playful activities, meditation, physical strengthening and cooperation group-activities that allow them to find time and space for the development of self-knowledge and awareness, mental stability and empathy by involving the body, mind and heart, through sensitivity and emotions. Intrinsically rooted to the ITEY approach, the present investigation provides the answer to the following questions: to. What should be the most appropriate theoretical references within the extensive realm of yoga, for the definition of a training path of EY for teachers and trainers? b. What should be the didactic-methodological system beneath it? c. Is such educational method able to transmit principles, contents, methodology and techniques to future teachers and trainers effectively? 1. The present inquiry has highlighted two fundamental manuscripts of traditional Yoga, namely the Bagavad Gita and the Yogasutra of Patanjali, considered to be the fundamental historical references for EY, since they capture the very basic principles and contents, to which contemporary Yoga grounds its roots in. With respect to the present yogic context, the Okido Yoga is considered to be the most suitable source for EY to rely on, since it combines the introspective attitude to the more social one, satisfying this way both the relational needs of children / teenagers as well as the more meditational inclination of the yogic tradition. It also stands out for its attention to the critical balance between the physical, the mental and the emotional condition of kids, which may be found also in the Yogasutra doctrine introduced by Patanjali. 2. The Action Research methodology consists in the analysis (through the “Release” software) of the 495 surveys on students, which at the end of each EY training have been asked to fill out specific questioners with regard to the benefits and impact that the EY practice have had on them, directly and indirectly. These first hand resources allowed us to demonstrate the ever-growing potential of the ITEY as an effective educational tool able to improve and develop the quality of trainers by providing a structural model for the application of the EY methodology. The literature analysis has shown that the enhancement of the students' background, together with the workshop-participatory activities, proposed by the ITEY through simulation laboratories, flipped classroom approach, cooperative learning, internships and teamwork between groups of peers, have successfully attracted the interest and the active participation of all students physically as well as mentally and emotionally, both as individuals and in groups. Such acknowledgment of the positive benefits and impact of the EY approach has significantly favored a deeper and more sound understanding of guiding principles, holistic techniques and above all the acquisition of an attitude of openness for a respectful approach towards children and teenagers. In conclusion in the field of educational research (Baldacci and Frabboni, 2013), the qualitative survey (Cardano, 2011) and the Action-Research method, (Losito-Pozzo, 2008), allowed EY to refine its methodological-didactic structure (Castagna, 2002) and to discover and progressively improve its applicability, keeping a strong connection with the traditional dimension of yoga (Patanjali, 2015) as well as with the contemporary experiences and studies in the field of educational sciences (Dionisi and Garuti, 2011). This research opens up new possibilities for investigation. First of all, it attests to the relevance of a significant correlation between academic research and training practice, even in an emerging field such as educational yoga. Secondly, it traces new avenues of investigation regarding the possible integration between holistic principles, yogic practices and professional development of teachers and trainers.
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CULOTTA, VINCENZO. "Composizione di un sapere pedagogico nell’ascolto musicale attuativo." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2020. http://hdl.handle.net/10281/262899.

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Abstract:
Questa ricerca esplora le possibilità che si aprono offrendo ad adulti (professionisti in formazione) una particolare e originale esperienza artistico-musicale al fine di sviluppare consapevolezza, ascolto e apprendimento trasformativo. Ho progettato e realizzato due laboratori di ascolto musicale enattivo analizzandone gli effetti e i processi con l’intento di individuare alcune dimensioni strutturali dell’ascolto che possono divenire un’esperienza e una pratica educative. Gli elementi costruttivi dei laboratori, che fanno capo a una epistemologia pedagogica incorporata ed enattiva, sono: i corpi in azione del formatore e dei formandi e i gesti formativi, condizioni di possibilità di un setting formativo/trasformativo visto come un campo interattivo di esperienza e di costruzione di conoscenza. L’ipotesi teorica, discussa nella prima parte della tesi, di un’analogia strutturale tra il gesto musicale e il gesto formativo evidenzia le qualità materiali di quest’ultimo in termini di temporalità, spazialità, intensità e forma. Il senso espressivo del gesto è intransitivo: ciò suggerisce che un’esperienza formativa (qui, radicalmente intesa come formazione della persona) potrebbe non basarsi sulla comunicazione di contenuti (affettivi o intellettuali) ma sugli effetti performativi delle azioni e dei gesti compiuti dal formatore e dai formandi, organicamente orchestrati come in una composizione musicale. Nel mio progetto, l’esperienza dell’ascolto diviene il fulcro di questa analogia tra i gesti musicali e pedagogici, e il cuore dei laboratori che si strutturano concretamente come processi di ascolto di un brano di musica attraverso cicli in cui l’azione corporea e la co-riflessività si alternano ricorsivamente. Attraverso tali processi, l’esposizione enattiva dei partecipanti alle strutture musicali facilita il riconoscimento delle loro stesse azioni, schemi e posture corporei, e così anche, dei loro posizionamenti simbolici come educatori. Inoltre, il processo di formazione innescato da questo tipo di ascolto comporta la possibilità di modificare/rifinire quegli schemi e posture, grazie alla mediazione del gruppo. La seconda parte della tesi è focalizzata sul progetto, realizzazione e analisi di due laboratori, a cui hanno partecipato rispettivi gruppi di professioniste in formazione dall’Università di Milano Bicocca, condotti nell’anno accademico 2018/19. Come ricercatore, ho preso parte attiva nei laboratori; il mio processo riflessivo e di auto-formazione è tra gli obiettivi del mio studio e uno dei suoi rilevanti risultati. La metodologia impiegata è enattiva, interpretativa e critica, volta a costruire una teoria sufficientemente buona di questa esperienza. La scrittura auto-biografica e auto-etnografica, l’uso delle video-riprese e le note di campo, il coinvolgimento dialogico delle partecipanti in tutte le fasi del progetto, sono gli ingredienti di un processo enattivo di costruzione della conoscenza. Similmente, la scelta di un’analisi ricorsiva, narrativa e riflessiva dei contesti e dei processi laboratoriali (dopo una fase iniziale più induttiva) è stata intesa a far luce sugli effetti incrociati di azioni e significazioni multipli e embricati, messi in atto dalle partecipanti e dal conduttore. L’analisi mostra: come i processi di ascolto, conoscitivi e formativi si siano svolti ponendo al centro i corpi, con le loro percezioni e sensazioni, azioni e posture; come sia andato co-costruendosi un metodo dell’ascolto, tale che le sensazioni di movimento di ciascuna potessero circolare ed essere ridefinite attraverso la mediazione trans-individuale svolta dall’azione del gruppo; come, attraverso l’ascolto attuativo, le partecipanti abbiano generato delle metafore educative incorporate contattando aspetti essenziali di una competenza ad educare.
This research explores the possibilities opened by offering a specific and original kind of artistic-musical experience to adults (namely, professionals in education) in order to develop awareness, listening, and transformative learning. I designed an “enactive musical workshop”, proposed it to two groups of participants, and analysed its effects and process in order to identify some structural dimensions of musical listening that might become an educational experience and a training practice. The building blocks of the workshops, based on the gnoseological and epistemological framework of embodied and enactive pedagogy/knowledge, are the acting bodies of the trainer and trainees, and the formative gestures which leads to the conditions of a transformative/educational setting, as an inter-active field of experience and knowledge-building. The theoretical hypothesis – discussed in the first part of the thesis – of a deep analogy between musical and formative gestures highlights the material qualities of the latter in terms of temporality, spatiality, intensity, and form. The expressive sense of gesture is intransitive: this suggests that a formative experience (here, radically understood as the formation of the person) might not be based on the communication of content (affective or intellectual), but on the performative effects of the trainer and trainees’ gestures and actions, organically orchestrated, as in musical composition. In my project, the experience of listening becomes the centre of this analogy between musical and educational gestures/knowledge and the heart of the designed workshop, which is specifically structured as the implementation of enactive listening to a piece of music (I chose the Prelude “La cathédrale engloutie” by Debussy and the Impromptu No 1 by Schubert) through cycles where bodily action and co-reflexivity phases alternate recursively. Through this process, the enactive exposition of the participants to the sound-relational structures of the piece facilitates the acknowledgment of their own actions, patterns, and bodily postures, therefore of their symbolic positions as educators. Besides, the training process triggered by enactive musical listening entails the possibility of modifying/refining those patterns and postures, thanks to the fundamental mediation of the group. The second part of the thesis focuses on the design, realization, and analysis of two workshops with two groups of professionals in education from the University of Milan Bicocca, carried out in the 2018/19 academic year. As a researcher, I took an active part in the workshops; my own self-training and reflexive process is among the objectives of my study and one of its relevant outcomes. The chosen methodology is enactive, interpretative, critical, and aimed at building a good enough theory of this experience. Auto-biographical and auto-ethnographic writing, the use of video-registrations and field notes, the dialogical involvement of my participants in all the phases of the project are the ingredients of an enactive process of knowledge construction. Similarly, the choice in favour of an ongoing, narrative and reflexive analysis of the contexts and processes carried out in each workshop (after a more inductive initial phase) was meant to highlight the cross-effects of multiple and entangled actions and meanings, performed by the participants and the conductor. The analysis has highlighted: 1) a knowing process that places at the center the body with its perceptions and feelings, the actions and postures; 2) the enactive co-construction of a listening method, such that the movement feelings of each could loop, contaminate and be refined through the mediation of a group action; 3) the generative process carried out by the participants, through the enactive listening, of some embodied educational metaphors thanks to which they could contact some structural elements of a competence to educate.
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Muratorio, Alessia. "La formazione nel rapporto di lavoro e nei contratti formativi." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2009. http://hdl.handle.net/11577/3425626.

Full text
Abstract:
This research has been developed in three different parts, which are necessary to entirely cover the issue of professional teaching and formation through the analysis of its multiple functions, context and objective. Within business relationships, human capital formation can be either technical or technological, on the basis of the classical statement: “theory means being able to do something”. Main objective of active politics is adaptation or creation of specific capacities. Human capital formation is mainly represented by either a basic or a high level training, which can be realized both at school and in the respective business place, according to specific typologies. Employability and valorization of professional capabilities are becoming more and more important, making involvement of each single person, choice of specific training path and companies able to recognize the value of workers. Such a training vocation of companies, underlined by the latest legislative and interpretative developments of classical business employment relationships, is particularly relevant when it goes to apprenticeship. Link between educational system and employment world is strong enough to make each company becoming a source of notions, both basic and transversal, capable of supporting the growth of the working citizen, and particularly, of the young student, assisting somehow public structures. Basically, we can say that companies are more and more asked to become a “training centre” and, somehow, to support (or entirely replace) the State, particularly when it goes to the first kind of apprenticeship, to the realization of the right/duty of training and to the kind of high level training. Anyway asking enterprises system to assume the trainer role, means risking to adapt training to their specific needs: companies will invest in both continuous and basic trainings, aligned (qualitative and quantitative) to the economical return of investment. This latest trend confirming the “public” function of a private company, increases doubts in the effective realization of employability and its real professional and private elevation.
La ricerca che si è portata avanti si articola in tre parti per affrontare la formazione professionale nelle sue molteplici funzioni a seconda del contesto in cui è posta e della finalità. All’interno dei rapporti di lavoro, essa diventa formazione tecnica o tecnologica, incardinata sulla tradizionale dicotomia competenze – saper fare. Nelle politiche attive l’obiettivo principale è poi la riconversione di conoscenze, l’adattamento o la creazione di capacità. La formazione dell’individuo è rappresentata principalmente da una preparazione di base o di più alto livello, compiuta nel sistema scolastico o nel lavoro, secondo determinate tipologie. Emerge sempre più la valorizzazione della capacità professionale e dell’employability, che rinvia in qualche modo al coinvolgimento dei singoli, nella scelta dei propri percorsi, e delle imprese per la valorizzazione della personalità dei lavoratori. L’idea di questa vocazione formativa dell’impresa, su cui insistono gli ultimi sviluppi legislativi ed interpretativi nel normale rapporto di lavoro, si fa più evidente nell’apprendistato. Qui è forte il legame tra sistema formativo e mondo produttivo che si è creato fa emergere l’impresa come dispensatrice di nozioni, di base e trasversali, di crescita del cittadino-lavoratore e, nella specie, del giovane studente – funzione questa appartenente più alle strutture pubbliche. In altri termini, si richiede sempre più all’impresa di diventare “centro formativo” e, per alcuni aspetti, di affiancare (se non sostituirsi) allo Stato-apparato soprattutto nel primo tipo di apprendistato, di espletamento del diritto-dovere di istruzione e formazione, ed il terzo tipo di alta formazione. Lasciare al sistema delle imprese un ruolo formativo significa però rischiare che la formazione si pieghi alle esigenze di esse: il soggetto economico investirà in formazione continua ed in formazione di base, come nella crescita della persona del lavoratore, in misura (qualitativamente e quantitativamente) proporzionale alla sua ricaduta produttiva. La più recente spinta nel confermare la funzione pubblicistica del privato aumenta i dubbi sulla reale attuazione dell’elevazione professionale (ed umana) e dell’employability.
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ROSA, Carlo. "Ermeneutica musicale e processi formativi." Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2011. http://hdl.handle.net/11392/2389367.

Full text
Abstract:
An investigation on the developed semantics of music in the context of hermeneutic education as an input for epistemological thought towards cognitive democracy is the aim of this research and analysis. I refer to complex epistemology which is based on knowledge ecosystems research undertaken by G. Bateson and Paolo Alto School. Researching this topic and any knowledge in this area is nowadays more accessible and understandable thanks to authors such as E. Morin, Bocchi and Ceruti. The outcomes of my research are based on the results of miscellaneous experiences and personal awareness in the artistic-music field and scientific knowledge gained throughout the course of my studies in educational science. I believe this to be important research from both epistemological and pedagogical points of view since its goals are to investigate both how to arrange and how to grow knowledge from music philosophy. Moreover, my research analysis aims to consider the metacognitive function of music, a further interdisciplinary concept that can potentially aid developments in the cognitive, social, philosophy and esthetic fields.
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ALLEGRETTA, LICIA. "LA DOMANDA DI FORMAZIONE CONTINUA NELLA SOCIETA' DELLA CONOSCENZA : APPROCCI,SIGNIFICATI,E PRATICHE DI ANALISI DEI FABBISOGNI FORMATIVI." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2012. http://hdl.handle.net/10280/1510.

Full text
Abstract:
Negli ultimi decenni, l’affermazione del paradigma della società della conoscenza e le recenti politiche di sostegno all’apprendimento lungo tutto l’arco della vita, hanno evidenziato la questione dello skillmismatching tra competenze formate e fabbisogni professionali espressi dal mercato del lavoro. La finalità della ricerca è stata quella di ricostruire il frame culturale, valoriale e normativo entro cui si colloca l’emergenza del fabbisogno formativo dei lavoratori e di tracciare il percorso storico-evolutivo dell’analisi dei fabbisogni formativi (aff) come strumento, come costrutto e come pratica. L’indagine empirica, di tipo qualitativo, ha coinvolto i vari stakeholders che concorrono a definire, direttamente e indirettamente, la dinamica della domanda/offerta di formazione continua e delle politiche formative a sostegno dell’occupazione. Oltre alla ricerca sul campo, il lavoro di ricerca ha prodotto una mappa delle pratiche di analisi dei fabbisogni formativi condotte nell’ultimo decennio (nazionali ed internazionali), una rassegna metodologica delle tecniche di analisi dei fabbisogni formativi e quattro studi di caso sulle pratiche di analisi dei fabbisogni formativi come strumento di policy (Stati Uniti, Canada, Europa, Italia).
In recent decades the success of the paradigm of the knowledge society and the recent policies of support for lifelong learning highlighted the question of skillmismatching between skills and vocational needs expressed by the labor market and also the value of human capital for competitive advantage of the whole society. The aims of the research was to reconstruct the frame of culture, values and normative into which fits the emergency of training trying to trace the historical-evolutionary of training needs analysis (Tna) as a tool, as a constructs and as a practice. The empirical research was qualitative and considered various stakeholders wich to help define, directly and indirectly, the dynamics of supply/demand of continuing training of workers and training policies to support employment. The research has produced a map of the practices of training needs analysis carried out in the last decade (at national and international level), a methodological review of techniques of Tna and four case studies on international practices of training needs analysis Key-words: capability - skillmismatch – human capital - lifelong learning -multistakeholders - human resource – labour union – practices – continuing training of workers – social partners
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ALLEGRETTA, LICIA. "LA DOMANDA DI FORMAZIONE CONTINUA NELLA SOCIETA' DELLA CONOSCENZA : APPROCCI,SIGNIFICATI,E PRATICHE DI ANALISI DEI FABBISOGNI FORMATIVI." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2012. http://hdl.handle.net/10280/1510.

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Abstract:
Negli ultimi decenni, l’affermazione del paradigma della società della conoscenza e le recenti politiche di sostegno all’apprendimento lungo tutto l’arco della vita, hanno evidenziato la questione dello skillmismatching tra competenze formate e fabbisogni professionali espressi dal mercato del lavoro. La finalità della ricerca è stata quella di ricostruire il frame culturale, valoriale e normativo entro cui si colloca l’emergenza del fabbisogno formativo dei lavoratori e di tracciare il percorso storico-evolutivo dell’analisi dei fabbisogni formativi (aff) come strumento, come costrutto e come pratica. L’indagine empirica, di tipo qualitativo, ha coinvolto i vari stakeholders che concorrono a definire, direttamente e indirettamente, la dinamica della domanda/offerta di formazione continua e delle politiche formative a sostegno dell’occupazione. Oltre alla ricerca sul campo, il lavoro di ricerca ha prodotto una mappa delle pratiche di analisi dei fabbisogni formativi condotte nell’ultimo decennio (nazionali ed internazionali), una rassegna metodologica delle tecniche di analisi dei fabbisogni formativi e quattro studi di caso sulle pratiche di analisi dei fabbisogni formativi come strumento di policy (Stati Uniti, Canada, Europa, Italia).
In recent decades the success of the paradigm of the knowledge society and the recent policies of support for lifelong learning highlighted the question of skillmismatching between skills and vocational needs expressed by the labor market and also the value of human capital for competitive advantage of the whole society. The aims of the research was to reconstruct the frame of culture, values and normative into which fits the emergency of training trying to trace the historical-evolutionary of training needs analysis (Tna) as a tool, as a constructs and as a practice. The empirical research was qualitative and considered various stakeholders wich to help define, directly and indirectly, the dynamics of supply/demand of continuing training of workers and training policies to support employment. The research has produced a map of the practices of training needs analysis carried out in the last decade (at national and international level), a methodological review of techniques of Tna and four case studies on international practices of training needs analysis Key-words: capability - skillmismatch – human capital - lifelong learning -multistakeholders - human resource – labour union – practices – continuing training of workers – social partners
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PALLASSINI, ALESSANDRO. "Il contesto lavorativo come spazio di formazione. Incontro tra domanda e offerta formativa nel colloquio aziendale." Doctoral thesis, 2015. http://hdl.handle.net/2158/1002731.

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Abstract:
La presente ricerca, nell'ambito della pedagogia del lavoro e della formazione in ambito aziendale, studia i processi di ricontestualizzazione che permettono di tradurre i bisogni materiali di un'organizzazione in pratiche formative indirizzate verso i singoli individui. Abbiamo analizzato come nel “mercato della formazione” domanda e offerta formativa si incontrino e quali siano i dispositivi che rendono possibile questa relazione. La tesi che sosteniamo e che sostanzia l'intero lavoro rimanda alle possibilità che attraverso il linguaggio si possano trovare spazi di coincidenza tra le esigenze delle organizzazioni e le pratiche formative indirizzate verso i singoli. Il linguaggio, in questa ottica, esprime e, in qualche maniera, si riferisce, sebbene in forma sfaccettata e non meccanica, alle dinamiche societarie e ai rapporti di potere (Bernstein & Foucault). Pertanto, questo studio si propone di rintracciare i dispositivi pedagogici che operano nella mediazione tra le esigenze proprie dell'organizzazione e quelle del singolo individuo. La tesi si articola in quattro parti che possono essere divise in due distinte sezioni interrelate tra di loro. I primi due capitoli trattano le questioni eminentemente teoriche che fungono da “motore profondo” delle restanti riflessioni. Nello specifico, il primo capitolo affronta le tematiche relative al ruolo del lavoro nella formazione dell'individuo. Tale approccio si basa principalmente sul paradigma teorico di sfondo delle teorie dell'attività (Leont'ev, Engeström e i successivi sviluppi) e su alcune riflessioni circa l'ambiente lavorativo come spazio cognitivo, capace di generare apprendimento (Billet, Eraut, Rossi e Vicari tra gli altri). Le riflessioni svolte in questa parte servono a definire una serie di punti teorici che vengono utilizzati come riferimenti permanenti nei capitoli successivi e fissano una molteplicità di dimensioni proprie dell'agire all'interno di un'organizzazione. Il secondo capitolo, partendo da questi principi teorici, fornisce elementi di analisi principalmente indirizzati verso i dispositivi di ricontestualizzazione e sul ruolo svolto dal Dispositivo Pedagogico (Bernstein). La seconda parte del capitolo rappresenta una “traduzione” per l'ambito aziendale delle riflessioni proprie della prima parte. In particolar modo, appoggiandoci sul concetto di Dispositivo Formativo Aziendale con il quale Federighi traduce, per il caso specifico dell'azienda, il concetto proprio di Bernstein di Dispositivo Pedagogico, si analizzano quali siano le dimensioni della formazione all'interno delle organizzazioni produttive, declinandole per un settore specifico della popolazione lavorativa, ovvero quello dei talenti. Il terzo capitolo, che apre la seconda parte di questa ricerca, può essere sezionato in due parti distinte. Nella prima viene affrontato il ruolo del linguaggio inteso come attività produttiva direttamente relata in maniera omologica con l'attività di tipo lavorativo (Rossi - Landi). Invece, nella seconda parte si affrontano nello specifico le scelte metodologiche e di analisi utilizzate nella parte finale di questo studio quali, ad esempio, le tecniche proprie dell'analisi del discorso e della conversazione. Si tratta di un capitolo in cui elementi teorici, metodologici e primi riscontri empirici si fondono e danno consistenza ai principi generali esposti nella parte iniziale della tesi. Infine, l'ultimo capitolo presenta il caso di studio empirico. In esso vengono analizzati, secondo le tecniche proprie dell'analisi della conversazione asimmetrica, una serie di colloqui svolti in differenti aziende di distinte tipologie produttive. Tali colloqui, condotti da un gruppo di analisti delle pratiche formative, sono finalizzati all'immissione in formazione degli individui attraverso l'emersione e la ricontestualizzazione dei loro bisogni in attività pedagogiche. L'intero studio propone una metodologia di analisi indirizzata a mostrare come i differenti attori, che sono i protagonisti della formazione, pur nella asimmetricità dei loro rispettivi ruoli, si interrelino tra di loro per arrivare a definire macroaree condivise di intervento formativo. Tali macroaree, che abbiamo denominato in questo studio tag formativi, rappresentano prime comunanze logiche su cui far convergere l'azione formativa che poi dovrà essere specificata secondo contenuti puntuali e declinata attraverso gli assi del tempo (scansione degli impegni di formazione lungo un arco temporale definito) e dello spazio (luoghi specifici in cui la formazione avrà luogo). La ricerca propone infine, nei suoi tratti sostanziali, un dispositivo di analisi delle dinamiche di ricontestualizzazione che permette il loro disvelamento e l'intervento su di esse per instradarle attraverso azioni che cerchino di far incontrare le differenti esigenze degli individui e dell'azienda in muta e proficua collaborazione.
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SBRANA, ALESSANDRO. "Faculty Development Centri di Professionalità Accademica (CPA)." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251175.

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Abstract:
mondo universitario ha subito un’ondata di cambiamenti che si possono ricondurre alla ricerca dell’eccellenza, declinata secondo le due dimensioni della valutazione e della rendicontazione. Tre sono quelli più evidenti: il primo, il passaggio da una ricerca curiosity driven a una ricerca funzionale al raggiungimento di risultati valutabili in tempi brevi; dalla ricerca pura a quella applicata, da un approccio problem-making a uno problem-solving, da una conoscenza come processo a una conoscenza come prodotto, da un modello disinteressato a uno utilitaristico (Barnett, 1994); il secondo, riguardante l’offerta formativa: dal momento che si è modificato il modo di concepire l’apprendimento; i curricula tendono a essere definiti in termini di risultati di apprendimento predefiniti (Blackmore, 2016); il terzo, peculiare della struttura amministrativa: dal momento in cui sono divenute essenziali una serie di nuove sovrastrutture (programmazione, valutazione, controlli, comunicazione) rispetto al mandato originario della struttura universitaria si registra un aumento consistente del personale delle strutture amministrative. Questi cambiamenti devono fare i conti con la perdita di prestigio della vita accademica, il cambiamento del ruolo dello studente, che è diventato sempre più importante e l’aumento delle procedure burocratiche che rischiano di ingessare un sistema un tempo caratterizzato da un’elevata autonomia. Per consentire alle strutture universitarie di affrontare le sfide culturali a partire dagli anni Settanta nelle università nord-americane si sono strutturate iniziative finalizzate allo sviluppo e alla promozione di una migliore offerta formativa. Tali iniziative vengono definite con l’espressione Faculty Development (FD), una policy accademica finalizzata a creare le condizioni per un miglioramento delle competenze di tutti coloro che sono coinvolti nelle attività svolte in un ateneo. Nella realtà italiana emerge la mancanza di una vera politica di formazione al teaching per i ricercatori e i docenti universitari, per non parlare dell’esigenza di superare il pregiudizio, di gentiliana memoria, secondo il quale non è necessario apprendere a insegnare, ma sia sufficiente avere successo nella ricerca, cui si aggiunge nell’ultimo decennio una continua e affannata richiesta al personale accademico di azioni organizzative, valutative e documentali, che assorbono tempo e energie senza il supporto di adeguati apparati gestionali e senza predisporre indagini valutative capaci di misurare l’effettivo esito di tutte queste azioni. L’effetto finale è un evidente declino (Capano et al., 2017) dell’istituzione universitaria. Si può ipotizzare che la cultura del organizzazione propria del Faculty Development possa contribuire nel contesto italiano a fornire azioni a supporto del cambiamento: è quanto mai essenziale dotare gli atenei di risorse funzionali a riqualificare la vita accademica, fornendo al personale accademico gli strumenti necessari per performare una buona scholarship, realizzare un’efficace offerta formativa e attuare adeguate forme di terza missione, capaci di incrementare la vita culturale della comunità. Il presente studio si propone come un’analisi sistematica della letteratura sul tema del Faculty Development, che persegue l’obiettivo di sviluppare una disamina estesa dell’oggetto, in modo che l’esplicitazione della datità raccolta fornisca un’analisi del fenomeno che possa essere di supporto a un’avveduta educational policy nel campo della formazione universitaria. Nel contesto italiano ad oggi non esiste una cultura di attenzione ai contesti di apprendimento universitario. L’offerta formativa è concepita come offerta di pacchetti curriculari e la predisposizione delle condizioni di apprendimento per il conseguimento del titolo universitario si risolve nella organizzazione di una serie di lezioni, frontali o laboratoriali, senza che tutto questo sia innervato da una specifica intenzionalità didattica. Questa immagine poco confortante non intende affatto trascurare tutti i casi di buone prassi sviluppati nei vari corsi di studio, ma il buono che emerge è demandato all’impegno del singolo, senza che l’istituzione universitaria si interroghi sul come predisporre le condizioni per il potenziamento della qualità dei processi di apprendimento. A fronte di questa situazione la necessità di migliorare la qualità dell’insegnamento non è mai stata così stringente e sfidante come lo è oggi, in un clima di continuo cambiamento della formazione superiore. Nuove tendenze definiscono la formazione superiore, attraversando confini istituzionali e nazionali. Essi influiscono sul modo in cui un insegnamento efficace viene concettualizzato, condotto e supportato, valutato, valorizzato e riconosciuto. È necessario affrontare temi quali l’inadeguata preparazione per il lavoro accademico nei corsi di studio magistrali, l’incapacità dei docenti a trasferire competenze, la crescente complessità degli ambienti accademici, le attese e le responsabilità istituzionali, la necessità di preparare meglio gli studenti con bisogni diversi, e la necessità di stare al passo con i balzi della conoscenza e i cambiamenti nelle professioni. Migliorare la qualità della didattica è inoltre essenziale perché consente di ridurre il numero degli abbandoni. È venuto il momento di transitare da un’offerta formativa di tipo episodico a una prospettiva di esperienze di apprendimento in continuità nel tempo, per accompagnare la formazione dei docenti in un modo strutturalmente organizzato (Webster-Wright, 2009). Sulla base della rilevazione fenomenica, sono emerse le seguenti domande di ricerca: che cosa è il FD? Cosa consente di fare? Come si mette in pratica? Quali sono le potenzialità? Quali sono i limiti? Il FD ha il compito di incentivare i docenti ad interessarsi ai processi di insegnamento e apprendimento e a procurare un ambiente sicuro e positivo nel quale fare ricerca, sperimentare, valutare e adottare nuovi metodi (Lancaster et al. 2014). È finalizzato a promuovere cambiamento sia a livello individuale sia a livello organizzativo. Occupa un posto centrale il miglioramento delle competenze di teaching (Steinert, 2014). Due importanti obiettivi sono rappresentati dalla promozione delle capacità di leadership e di gestione dei contesti (Steiner et al., 2012). Una volta definite le metodologie del teaching, che possono essere oggetto di apprendimento da parte del personale accademico, è risultato necessario identificare le principali modalità formative che un centro di Faculty Development (FDc) dovrebbe mettere in atto per favorire l’apprendimento delle competenze didattiche. Per comprenderne la funzione reale è stato utile prendere in esame le attività proposte dai più importanti centri del panorama accademico nordamericano, analizzandone la struttura organizzativa, le risorse disponibili ed identificandone le due figure principali: il responsabile dell’organizzazione dei processi formativi e il responsabile della struttura. L’analisi dei casi ha consentito di evidenziare i molteplici servizi che possono essere forniti da un FDc. Questa analisi di realtà è risultata molto utile poiché ha offerto indicazioni pragmatiche ai fini di una politica accademica innovativa anche in ambito italiano. Alla luce degli argomenti sviluppati è stato possibile ipotizzare anche per gli atenei italiani l’istituzione di “Centri per la professionalità accademica”, indicando possibili iniziative da essi realizzabili, che potrebbero trovare spazio nella realtà del nostro paese.
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Books on the topic "Formazione formatori"

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Agrusti, Teresa Russo. La formazione degli adulti nei paesi in via di sviluppo: Itinerario didattico attraverso i materiali di un seminario per la formazione dei formatori nello Zimbabwe. Udine: Campanotto, 1993.

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2

Arcuri, Felice Paolo. La formazione: Nella piccola e media azienda : guida practica per dirigenti, responsabili del personale, formatori e quadri intermedi. Roma: Buffetti, 1990.

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Falasca, Bruno. Sociologia della formazione: La rilevazione dei fabbisogni formativi : una guida pratico-metodologica. [Pesaro, Italy]: Aras, 2009.

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4

Federighi, Paolo, and Francesca Torlone, eds. La formazione al rispetto dei diritti umani nel sistema penale. Florence: Firenze University Press, 2015. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6655-854-5.

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Abstract:
I principi fondamentali di libertà, sicurezza, democrazia, i dispositivi normativi dell’Unione Europea e le pronunce della Convenzione Europea per la tutela dei Diritti dell’Uomo e delle libertà fondamentali (CEDU) possono essere oggetto di pericolose violazioni nei sistemi di giustizia penale. Quando tali violazioni sono perpetrate dagli attori chiamati alla tutela dei medesimi diritti e libertà le istituzioni devono predisporre dispositivi anche formativi necessari per la loro prevenzione. Il volume intende indagare la complessità di azioni formative – in primis di tipo informale – che accompagnano la costruzione delle conoscenze degli operatori dei sistemi in esame e le modalità del loro accrescimento. I contenuti sono trattati partendo dalle ipotesi di ricerca e sulla base della sperimentazione dell’embedded learning nel carcere di Chieti (con la supervisione del Dipartimento di Scienze della Formazione e Psicologia dell’Università di Firenze).
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Coonan, Carmel Mary, Ada Bier, and Elena Ballarin. La didattica delle lingue nel nuovo millennio. Venice: Edizioni Ca' Foscari, 2018. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-227-7.

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Abstract:
Atti del IV Congresso della società di Didattica delle Lingue e Linguistica Educativa DILLE (Università Ca’ Foscari Venezia, 2-4 febbraio 2017). Il fenomeno dell’internazionalizzazione è sempre più presente in ogni sfera della vita economica, sociale e culturale del paese. In ambito educativo, l’internazionalizzazione è associata a nuove condizioni culturali e linguistiche, nuove esigenze e problemi, e i suoi effetti sono ad ampio raggio, dal momento che il fenomeno produce un impatto importante sull’educazione linguistica, sui programmi formativi per gli studenti, sulla formazione dei docenti, sull’erogazione di corsi. Dietro lo sfondo della crescente natura internazionale del sistema educativo, i contributi presentati al Congresso hanno esplorato le implicazioni per l’insegnamento/apprendimento delle lingue e per l’educazione linguistica in generale.
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6

Bergamini, Stefania. Formazione e lavoro: Percorsi formativi e storie di vita di lavoratori e imprenditori dell'area veronese : metodologia e risultati di ricerca. Milano, Italy: FrancoAngeli, 1998.

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Fare Apprendere la Sicurezza. Manuale per la Formazione Dei Formatori per la Sicurezza. Lulu Press, Inc., 2013.

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8

Donne in agricoltura: Tra innovazione e tradizione : i percorsi formativi e professionali delle imprenditrici nel settore primario : quaderni di formazione. Milano: F. Angeli, 1994.

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Fitness Cardio Body Freak Tipografia Illustratore. Diario Di Formazione: Bodybuilding, Pianificatore Di Fitness. Copertura Nera Minimalista. Formato A5, 120 Pagine, Copertina Opaca, Divisione in Pagine Tabellari per la Formazione Strutturata. le Ultime 10 Pagine Sono Allineate per le Note Aggiuntive. Independently Published, 2020.

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Book chapters on the topic "Formazione formatori"

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"2. Il compito del formatore." In Letterature è formazione, 25–43. Editore XY.IT, 2015. http://dx.doi.org/10.4000/books.xy.2532.

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2

"Indice degli affissi, interfissi ed elementi formativi." In La formazione delle parole in italiano, 651–58. Max Niemeyer Verlag, 2004. http://dx.doi.org/10.1515/9783110934410.651.

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3

Balboni, Paolo E. "13 • Modelli di formazione dei docenti." In Thesaurus di Linguistica Educativa: guida, testi, video. Venice: Fondazione Università Ca’ Foscari, 2022. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-607-7/013.

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Abstract:
La funzione dell’insegnante è cambiata nel tempo: come fonte di lingua corretta è stato sostituito dai sussidi e dalle fonti multimediali, ha perso il ruolo di ipse dixit, è un giudice ma non è più monocratico e incontestabile: è diventato il regista di quello che Bruner chiama Language Acquisition Support System, non una persona ma un sistema complesso: manuali, supporti multimediali, scambi internazionali, esperienze tandem ecc. Ho contribuito a diffondere questa visione del docente, impegnandomi come formatore dell’Associazione Nazionale degli Insegnanti di Lingue Straniere, ma soprattutto, nel 2020-21, a seguito della pandemia, proponendo di capovolgere la formazione, cioè arrivare al flipped training dei docenti di educazione linguistica.
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Conference papers on the topic "Formazione formatori"

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Pugliano, Antonio, Simone Diaz, Elisabetta Moriconi, and Elettra Santucci. "L’antico sistema portuale ostiense: riconoscimento, interpretazione e divulgazione dei processi formativi edilizi e urbani." In International Conference Virtual City and Territory. Roma: Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.7980.

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Abstract:
La presente Relazione descrive l’esito delle ricerche svolte presso il Dipartimento di Architettura dell’Università “Roma Tre”, in sinergia con il MiBAC, Soprintendenza Speciale ai Beni Archeologici, e l’Ordine degli Architetti PPC della Provincia di Roma, circa lo studio storicocritico del sistema portuale ostiense inserito nel perimetro della Riserva Naturale del Litorale Romano. La finalità dello studio, condotto da chi scrive nell’ambito del “Programma di Azioni integrate di Ricerca e Formazione per la conservazione e la valorizzazione dei siti di Ostia e Portus (Dipsa-Mibac-SSBAR)”, è rivolto alla documentazione, a fini di restauro e valorizzazione, di tali importanti contesti materiali. Lo studio condotto, pertanto, si è basato sullo svolgimento di letture critiche delle fonti e del contesto materiale, applicando la metodologia propedeutica alla progettazione del restauro architettonico, e sulla definizione di proposte operative utili alla pratica della manutenzione e del restauro, oltre che alla programmazione degli interventi di valorizzazione. Lo studio è rivolto alla creazione di una sistema informatizzato che consenta, non solo di indagare gli aspetti storici, ma anche di essere utilizzato come strumento per la programmazione della valorizzazione e la gestione della conservazione e del restauro dei siti archeologici.
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