Academic literature on the topic 'Formazione di secondo livello'

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Journal articles on the topic "Formazione di secondo livello"

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Emanuel, Federica. "Train academics to design and assess using learning outcomes: new challenges in Higher Education." Form@re - Open Journal per la formazione in rete 22, no. 2 (June 30, 2022): 78–90. http://dx.doi.org/10.36253/form-13103.

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Abstract:
The paper reflects on the topic of learning outcomes in Higher Education. The emphasis on the education process and learning benefits students, faculty, and institution. The theme of learning outcomes in relation to instructional design and assessment becomes the subject of faculty development programs; a three-level training is hypothesized and discussed, starting with the IRIDI training program for faculties at the University of Turin. The first level is the exploration of learning outcomes’ topic, which can start from the syllabus development. The second level refers to the reinforcement of the use of learning outcomes in the didactic and assessment practices. The last level emphasizes the importance of providing faculty with specific training, with a collegial and institutional focus. This training model will be able to support and promote student-centered, inclusive, and quality teaching in Higher Education. Formare i docenti universitari a progettare e valutare secondo i learning outcomes: nuove sfide in Higher Education. Il contributo presenta una riflessione sul tema dei learning outcomes nella didattica universitaria. L’attenzione per il processo didattico e l’apprendimento portano benefici per studenti, docenti e istituzione. Il tema dei learning outcomes in relazione alla progettazione didattica e alla valutazione diventa oggetto della formazione dei docenti universitari; viene ipotizzata e discussa una formazione a tre livelli, partendo dalla analisi del programma di formazione IRIDI per i docenti universitari dell’Università di Torino. Il primo livello è quello della esplorazione del tema dei learning outcomes, che può partire dalla redazione della scheda di insegnamento. Il secondo livello si riferisce al consolidamento dell’uso dei learning outcomes nella pratica didattica a valutativa dei docenti universitari. L’ultimo livello sottolinea l’importanza di offrire ai docenti una formazione specifica sul tema, con una attenzione collegiale e istituzionale. Questo modello di formazione potrà sostenere e promuovere una didattica centrata sullo studente, inclusiva e di qualità.
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Bocchi, Gianluca. "Apprendere dall'esperienza: l'inesauribilitŕ della formazione." EDUCAZIONE SENTIMENTALE, no. 15 (December 2010): 9–18. http://dx.doi.org/10.3280/eds2011-015002.

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Abstract:
L'articolo cerca di portare alla luce una "voluta" e pericolosa confusione, che ha nel linguaggio corrente il suo principale assertore, tra le parole "apprendimento" e "conoscenza". Il pericolo, secondo l'autore, consiste nell'attribuire all'apprendimento le stesse finalitŕ della conoscenza con il risultato, appunto "voluto", di far scadere quest'ultima al livello di una elementare procedura informativa.
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Balber Pérez, Miguel Antonio, and Maritza de la Caridad McCormack Bequer. "Attuali sfide della qualità nel diritto agrario di fronte alla globalizzazione – il caso dell’isola di Cuba." Przegląd Prawa Rolnego, no. 2(23) (December 15, 2018): 115–25. http://dx.doi.org/10.14746/ppr.2018.23.2.8.

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Abstract:
La protezione del settore alimentare nazionale attraverso un sistema di prodotti agroalimentari di qualità è una delle forme di contrasto adottata dai cubani di fronte alla globalizzazione. A tal fine Cuba sta perseguendo una politica agricola volta ad aumentare il livello di professionalità nel settore alimentare: tra l’altro organizzando corsi di formazione periodici per i dipendenti che riguardano le tecnologie di produzione utilizzate in agricoltura e insistendo sulla formazione professionale continua; nonché portando ad un graduale miglioramento del sistema statale di certificazione dei prodotti agroalimentari e della qualità dei laboratori accreditati che controllano la qualità alimentare, come anche di certificazione dei sistemi di lavoro, in particolare per quanto riguarda il ricorso alle tecniche di analisi del rischio e di controllo dei punti critici nel processo di produzione alimentare. Per chi non osserva la politica agricola e la legislazione che la sottende, il sistema cubano prevede numerose sanzioni, contenute nel decreto n. 182 del 23 febbraio 1998: “La standardizzazione e la qualità” e nel decreto n. 267 del 3 settembre 1999: “La violazione delle regole stabilite sulla normalizzazione e la qualità”. Secondo l’autore, la regolazione sulla qualità dei prodotti agroalimentari adottata ha contribuito ad aumentare l’attrattività del settore agricolo cubano e ha contribuito a garantire un livello adeguato di qualità e sicurezza alimentare.
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Murray, Harrison Alexandra. "Il modello a sandwich dell'azione terapeutica: "musica e danza" nella terapia con il bambino traumatizzato." RICERCA PSICOANALITICA, no. 3 (September 2012): 9–24. http://dx.doi.org/10.3280/rpr2012-003002.

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Abstract:
Quest'articolo rappresenta un tentativo di integrare l'attuale teoria dello sviluppo e la teoria psicoanalitica, nello studio dell'azione terapeutica. Io spiego l'azione terapeutica come qualcosa che si svolge simultaneamente in domini multipli. Perciň, il "modello a sandwich" aggiunge due domini a quello di cui si occupa la teoria psicoanalitica. Questi domini aggiunti non descrivono il cambiamento in termini lineari, perché ubbidiscono ai principi generali dei sistemi non lineari. Essi tematizzano differenti livelli temporali. Invece di spiegare i cambiamenti che avvengono nel corso di minuti, ore e anni, descrivono quelli che avvengono in tempi molto lunghi e molto brevi: secoli, secondi e frazioni di secondo. I tempi molto lunghi descrivono, per esempio, la formazione dei fiumi. Quelli molto brevi, invece, descrivono i micro-processi di interazione della coppia analitica; una scala temporale molto piů breve rispetto ai tempi necessari per l'articolazione delle parole, pertanto un livello non verbale. Si tratta di quella che si potrebbe chiamare "la musica e la danza" dell'azione terapeutica. La mia tesi č che includere questi domini addizionali possa migliorare la comprensione dell'azione terapeutica.
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5

Forni, Marcella. "ImprenditorialitÀ e gestione: la formazione del Gruppo Rizzoli dalle origini alla seconda guerra mondiale." SOCIETÀ E STORIA, no. 133 (October 2011): 449–84. http://dx.doi.org/10.3280/ss2011-133004.

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Abstract:
L'articolo ripercorre il percorso di formazione e strutturazione del gruppo editoriale Rizzoli, tra le protagoniste dell'industrializzazione del settore, nel periodo compreso tra i primi anni del novecento, che vede la formazione di un primo nucleo tipografico, e la fine del secondo conflitto mondiale. Lo studio prende avvio da un esame della formazione tecnica e imprenditoriale del tipografo nella Milano dei primi del secolo, e prosegue in una valutazione dell'ambito specifico di inserimento delle prime societÀ a marchio Rizzoli. Fondamentale per comprendere l'evoluzione societaria e gestionale dell'impresa, sia sul breve che sul medio periodo, č ritenuta la ricostruzione delle partnerships instaurate dall'azienda fin dai primi anni di attivitÀ, alla base dell'attestazione della ditta a livello nazionale. Parallelamente, vengono seguite le operazioni di diversificazione produttiva che porteranno l'azienda ad un'espansione nel settore editoriale, principalmente orientata verso produzioni a grande tiratura, per le quali verranno studiate dopo la metÀ degli anni venti apposite politiche pubblicitarie/di marketing: l'autore si sofferma a questo proposito sulla forte compenetrazione tra le attivitÀ del gruppo, estese nel corso degli anni trenta alla produzione cinematografica. Un'analisi delle vicende societarie di questo periodo evidenzia come il successo economico dell'attivitÀ porti ad un'emancipazione del gruppo dai suoi primi finanziatori, con un rientro della gestione nell'ottica tipicamente italiana della conduzione familiare delle imprese.
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Di Tullio, Matteo. "L'estimo di Carlo V (1543-1599) e il perticato del 1558. Per un riesame delle riforme fiscali nello Stato di Milano del secondo cinquecento." SOCIETÀ E STORIA, no. 131 (May 2011): 1–35. http://dx.doi.org/10.3280/ss2011-001001.

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Abstract:
L'estimo di Carlo V č stato a lungo considerato emblema del malgoverno spagnolo sullo Stato di Milano: un giudizio, formatosi in seno alla nuova amministrazione asburgica nel settecento, ripreso acriticamente da quasi tutta la storiografia. L'articolo si propone, utilizzando anche fonti inedite, di riconsiderare i motivi alla base della formazione dell'estimo, con un'attenta ricostruzione del sistema fiscale lombardo del cinquecento. Analizza il processo di riforma considerando le sue ricadute a livello centrale e locale, in particolare nel rapporto tra cittÀ e contadi e tra Milano e le altre cittÀ dello stato. L'autore dimostra che la riforma carolina, di pari passo con le altre innovazioni fiscali promosse dai governi spagnoli nel secondo cinquecento, favorě un sostanziale cambiamento dei rapporti di forza fiscali (e politici) tra i vari corpi dello stato.
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Antonazzo, Luca, Rocco Lancellotti, and Gabriella Pappadŕ. "La qualificazione professionale ed il sistema ECVET in Italia. un caso studio nella formazione professionale del settore agroalimentare." QUADERNI DI ECONOMIA DEL LAVORO, no. 98 (December 2012): 87–122. http://dx.doi.org/10.3280/qua2012-098008.

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Abstract:
L'Italia sta lavorando da anni per superare la frammentazione e la mancanza di integrazione che caratterizza lo scenario formativo-educativoprofessionale nazionale e per allinearsi alle politiche comunitarie volte a garantire la trasparenza dei percorsi formativi e il riconoscimento delle competenze comunque acquisite dagli individui al fine del conseguimento dei relativi titoli e qualifiche. L'obiettivo generale, in tale contesto, č quello di consentire l'inserimento o il reingresso nel sistema di istruzione e formazione professionale e di agevolare l'incontro tra domanda e offerta di lavoro. In tale scenario sono stati analizzati strumenti, procedure e prassi in via di consolidamento che costituiscono il riferimento per l'identificazione, il riconoscimento e la certificazione delle competenze. Pertanto, il presente lavoro introduce una disamina del lavoro svolto negli ultimi mesi a livello istituzionale per la identificazione degli standard professionali, di certificazione e formativi, finalizzati alla definizione e all'attuazione di un National Qualification Framework secondo le indicazioni dell'UE. In particolare, č stata analizzata la metodologia di sintesi adottata per la descrizione delle qualificazioni professionali e l'armonizzazione di tutte le fonti informative disponibili volte alla definizione di una procedura di certificazione delle competenze, sistematizzata e coordinata a livello nazionale. Inoltre, insieme a un'analisi dell'organizzazione dei sistemi di istruzione e formazione professionale (ridisegnata alla luce delle recenti riforme introdotte nel sistema nazionale), lo studio in oggetto ha analizzato la situazione della sperimentazione in Italia dello strumento ECVET attraverso i vari campi di applicazione e - in particolare - nel settore agroalimentare, attraverso uno dei tanti contributi di tipo bottom up che stanno predispo- nendo possibili soluzioni e pratiche che possono costituire un valido spunto di riflessione da sottoporre all'attenzione delle istituzioni e degli stakeholder.
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Massari, Oreste. "DECLINO E INNOVAZIONE POLITICA NEL PARTITO LABURISTA INGLESE." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 23, no. 1 (April 1993): 3–38. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200022036.

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Abstract:
IntroduzioneLa vicenda del Labour Party degli anni ottanta costituisce un caso altamente paradigmatico, al di là della peculiarità della sua forma organizzativa (partito confederato e indiretto) e del contesto politico-istituzionale in cui opera (Allum 1988), di molteplici problemi che la scienza politica ha sollevato negli ultimi decenni circa la prospettiva del partito di massa e di quello specificamente ad origine di classe. Le tesi del declino del partito di classe e dell'esaurirsi dell'opposizione politico-parlamentare (Massari 1990a) sembravano calzare perfettamente alla parabola sempre più declinante del Labour Party a partire dalla metà degli anni settanta fino a culminare nel quasi collasso dei primi anni ottanta. Nel 1981 il partito subisce una pesante scissione alla sua destra, con la formazione dell'SDP, che con i liberali formerà l'Alliance elettorale. Nelle elezioni del 1983 il partito rischiò seriamente di essere scavalcato dall'Alliance finendo al terzo posto e di perdere il ruolo di opposizione ufficiale. Il suo voto si restrinse, infatti, a solo 8 milioni e mezzo (27,6%, il più basso risultato della sua storia elettorale dal 1918) a fronte di 7 milioni e ottocentomila voti dati all'Alliance (25,4%) e a fronte di una sostanziale stabilità del voto conservatore (42,4%). Il 1983 sembrò, difatti, un punto di svolta sia riguardo al futuro del Labour sia riguardo alla natura del sistema partitico. Occorre guardare alla geografia elettorale per comprendere appieno la portata della trasformazione. Se a livello parlamentare il sistema bipartitico ancora reggeva - avendo ottenuto conservatori e laburisti assieme 606 dei 650 seggi, grazie agli effetti disproporzionali del sistema elettorale - ciò non era più vero al livello dei collegi. A questo livello, il sistema bipartitico sembrava definitivamente rotto. Occorre avere presente che nella competizione maggioritaria ad un turno l'interesse va rivolto non solo, ovviamente, al partito che è arrivato primo alla conquista del seggio, ma anche a chi è arrivato secondo, perché è questo che presumibilmente avrà le chances dell'alternanza al secondo round elettorale. L'Alliance, pur avendo ottenuto solo 23 seggi - e da questo punto di vista il Parlamento formatosi nel 1983 è risultato il meno «proporzionale» del mondo democratico (McLean 1988) - è arrivata seconda in 312 collegi, ossia in più della metà del totale. Il Labour arrivò primo in 209, secondo in 132, ma terzo (o anche peggio) in 292 collegi, corrispondenti a quasi metà dei seggi della Gran Bretagna.
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Colasanto, Michele. "Forza e debolezza del nuovo welfare." SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no. 117 (May 2010): 29–39. http://dx.doi.org/10.3280/sl2010-117003.

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Abstract:
Il paradigma del welfare state attivo, se non opportunamente contestualizzato, conduce ad alcune aporie. La prima č legata al lavoro inteso come carattere determinante del nuovo welfare: l'accesso all'occupazione puň anche essere considerata un'opportunitŕ e non un diritto, ma solo se tale opportunitŕ si caratterizza come effettiva. Inoltre, l'obiettivo dell'occupabilitŕ non č proponibile in termini puramente funzionali: non occorre solo l'occupazione, ma una occupazione valutabile positivamente per il soggetto. Una seconda aporia deriva dal peso dato all'apprendimento continuo e alla formazione come fattori di protezione e risorsa per l'occupabilitŕ. La formazione č condizionata da fattori di carattere normativo, organizzativo, finanziario e anche contrattuale per il lavoro dipendente, dalla motivazione individuale, che č fortemente correlata al livello di istruzione. Occorrono politiche di attivazione che mettano insieme lavoro, formazione, assistenza, partecipazione civile e politica: per dare spazio a una maggiore responsabilizzazione degli individui e delle famiglie, tenendo conto di come cambiano i corsi di vita.
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Frangi, Lorenzo. "Best practices and human resource management in the subsidiaries of multinational corporations: a comparison between Italy and Brazil." STUDI ORGANIZZATIVI, no. 2 (April 2013): 91–117. http://dx.doi.org/10.3280/so2012-002004.

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Abstract:
Lo studio analizza la relazione tra le caratteristiche di alcune fondamentali pratiche di gestione delle risorse umane e il contesto istituzionale italiano e brasiliano in cui si inseriscono le filiali di tre grandi multinazionali. La ricerca affronta in primo luogo il dibattito in merito alla convergenza versus divergenza delle pratiche di gestione delle risorse umane a livello globale e, parallelamente, la relazione tra le linee guide gestionali stabilite dalle "case madri" delle multinazionali e la loro effettiva applicazione a livello delle filiali. Viene sottolineato come la possibilitŕ di ampia convergenza verso un unico modello gestionale abbia trovato sempre meno riscontro, e come anche nelle filiali delle multinazionali l'applicazione delle linee guida fornite dalle case madri trovino dei rilevanti limiti nel contesto istituzionale locale, in primo luogo nazionale. In seguito, lo studio compara le evidenze empiriche rilevate nelle pratiche di reclutamento, formazione e politiche salariali tra le filiali italiane e brasiliane di tre grandi multinazionali. I principali risultati ottenuti mostrano che queste pratiche di gestione di gestione delle risorse umane, anche a fronte di indicazioni comuni diffuse dalle "case madri", si strutturano secondo logiche opposte: una marcata dualitŕ nelle filiali brasiliane, con una netta differenza tra i pochi profili strategici e i molti lavoratori poco qualificati, mentre, comparativamente, tale dicotomia č meno evidente una all'interno delle filiali italiane. La spiegazione di tali differenti logiche viene ricercata guardando all'esterno delle imprese, con un focus specifico sul sistema educativo e sulle relazioni industriali. Il sistema educativo brasiliano č infatti strutturato secondo percorsi molto distinti, fin dai primi anni scolastici, tra classi popolari ed elite, che introducono marcate differenze di risorse di capitale umano nel mercato del lavoro. A ciň si sommano dinamiche di relazioni industriali di origine corporativa, in cui il sindacato č inefficace attore sociale nell'incidere sul crescente dualismo che ha luogo all'interno delle filiali. In Italia, invece, un sistema educativo ampiamente pubblico diviene accessibile opportunitŕ di crescita sociale. L'ambito delle relazioni industriali, inoltre, č caratterizzato dalla prevalenza di ampie dinamiche contrattate, e il sindacato, sia a livello nazionale che nelle singole filiali, agisce come rilevante forza equitativa. Lo studio proposto č un importante contributo alla comprensione delle pratiche di gestione delle risorse umane nelle multinazionali, soprattutto attraverso un approfondimento del caso brasiliano, paese poco studiato in questo ambito e di grande interesse attuale per il suo divenire economico. .
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Dissertations / Theses on the topic "Formazione di secondo livello"

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BARBIERI, ALBERTO. "Sfide della rivoluzione digitale nel contesto educativo. L'impatto del progetto di formazione ForTutor del personale scolastico." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2013. http://hdl.handle.net/10281/51650.

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Abstract:
Ambito di indagine e contestualizzazione teorica. Le trasformazioni in atto nell’odierna società digitale impongono alla scuola e a chi in essa opera di riconsiderare radicalmente il proprio ruolo. Il necessario rinnovamento dei metodi didattici e delle pratiche scolastiche deve tenere conto delle attitudini e dei comportamenti verso le tecnologie delle nuove generazioni di studenti, per i quali il primato del libro e della scrittura alfabetica non è più scontato. Il dibattito sui nativi digitali chiarisce che c’è spazio per gli educatori per accrescere la consapevolezza e la “saggezza” digitale dei giovani, innanzitutto attraverso la definizione dei termini di una nuova literacy digitale da integrare nel curriculum dell’istruzione formale. Una ricognizione delle esperienze di applicazione degli strumenti Web 2.0 al contesto educativo, ricondotte ai principali filoni della ricerca pedagogica, dimostra il peso crescente della cultura partecipativa e dell’apprendimento informale. Questo conferma non solo le potenzialità, ma anche le criticità, di una transizione che mette in discussione sia il setting educativo tradizionale sia il ruolo dell’insegnante. Contesto e obiettivi della ricerca. In passato gli interventi di aggiornamento e formazione di strutture e personale scolastico in materia di Information and Communication Technology (ICT) hanno avuto approcci tipicamente “tecnologizzanti” e “incorporanti”, con il risultato che i docenti nel nostro paese apprezzano e usano la tecnologia, ma la portano raramente in classe; in anni più recenti si è agito in favore di una più netta rottura degli schemi didattici tradizionali, ma con interventi di piccola scala. In questa direzione, è importante un rinnovato ricorso alle prospettive pedagogiche costruttiviste e attiviste. La domanda centrale della ricerca è dunque: gli interventi di formazione del personale scolastico sono efficaci in questa direzione? Nel triennio 2007 - 2009 è stato realizzato il progetto ForTutor Lombardia, in collaborazione fra l’Ufficio Scolastico Regionale per la Lombardia, l’Università Cattolica di Milano e l’Università degli Studi di Milano-Bicocca. ForTutor si è caratterizzato come un corso di formazione di secondo livello, con lo scopo di qualificare professionalmente le figure di tutor e-learning già operanti in Lombardia, puntando al tempo stesso verso l’obiettivo di fornire ad ognuna delle 1300 scuole della regione una figura formata di tutor e-learning. Fra i 460 corsisti formati nelle tre edizioni del corso sono stati indagati gli esiti nel lungo periodo di ForTutor. È stata indagata la ricaduta a) sulle pratiche formative, didattiche e/o organizzative dei corsisti nelle rispettive istituzioni scolastiche e b) sull’operato che essi hanno avuto occasione di svolgere in qualità di e-tutor nei corsi di formazione nazionale o regionale. Obiettivi specifici sono stati: - la diffusione dell’uso delle tecnologie e della Comunicazione Mediata da Computer (CMC) - l’approfondimento della cultura dei nuovi media e dei nuovi ambienti Web 2.0 - l’introduzione del lavoro cooperativo e di metodi di gestione costruttivista dell’interazione online - uso e approfondimento delle tecniche di moderazione in ambiente e-learning. - attitudini e atteggiamenti culturali verso le tecnologie Tali obiettivi sono stati riferiti a tre ben distinti contesti in cui i corsisti possono aver operato: didattica, formazione del personale, organizzazione scolastica. Metodologia e struttura della ricerca. Sono state applicate metodologie classiche delle scienze sociali, con l’obiettivo di raccogliere dati sia di natura quantitativa sia di natura qualitativa. La parte più corposa della ricerca è consistita nella redazione e nella somministrazione di un questionario online, teso a indagare le pratiche dei soggetti negli ambiti definiti come obiettivi nella sezione precedente. La compilazione del questionario è stata resa possibile attraverso l’utilizzo della piattaforma sondaggi dell’Università di Milano-Bicocca sulla quale è stata predisposta un’apposita pagina Web alla quale i rispondenti potevano accedere volontariamente. All’interno del gruppo dei partecipanti a ForTutor sono state possibili le seguenti suddivisioni: a) docenti e non docenti b) corsisti con precedente esperienza come e-tutor e privi di esperienza come e-tutor c) docenti appartenenti a scuole di diverso ordine e grado d) corsisti “esperti” e “inesperti” di tecnologie e) corsisti partecipanti a diverse edizioni del corso. Alla somministrazione del questionario ha fatto seguito la realizzazione di alcune interviste a distanza a docenti ex corsisti, incentrate su aspetti generali come la questione dei nativi digitali, il ruolo dell’insegnante, l’implementazione di servizi di social network e strumenti Web 2.0 nella didattica, il cambiamento indotto nella scuola dalle tecnologie e l’influenza a lungo termine di ForTutor sulle competenze agite nella professione. I risultati raccolti sono stati rielaborati attraverso sistemi informatizzati di analisi statistica e del testo, utili a mettere in rilievo le tematiche più centrali e ad evidenziare le correlazioni più vistose fra le evidenze emergenti. Risultati. In generale, nel lungo periodo gli ex corsisti Fortutor continuano a dimostrare una maggiore consapevolezza sull’uso e l’utilità delle tecnologie e dimostrano una vivace attività professionale in merito a ciascuno dei cinque obiettivi indicati, costituendo un gruppo aperto all’innovazione e alla sperimentazione didattica. La ricerca ha messo in luce anche le difficoltà e le delusioni incontrate sia nel confronto con l’utenza che con l’autorità scolastica, in particolare l’azione formativa non ha avuto molto successo nel mettere in campo un buon numero di e-tutor attivi nella scuola lombarda, in quanto le occasioni professionali sono diminuite negli anni. Nell’ipotesi, infine, che nella scuola esistano fondamentalmente due modalità di approccio diverse all’introduzione dei nuovi media, una “tecnologizzante”, in cui tendenzialmente le tecnologie sono viste come un fine, e una “culturalizzante”, in cui le tecnologie sono viste come un mezzo, l’aver partecipato a ForTutor ha comportato un deciso orientamento dei soggetti verso la seconda modalità.
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Scapin, Gessica. "«Il s'agit d'être». Teoria e pratiche di formazione dell'attore secondo Jacques Copeau." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2012. http://hdl.handle.net/11577/3422148.

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Abstract:
This PhD dissertation on metteur en scène Jacques Copeau deals with a subject-matter that has not been studied enough in depth yet. By skipping topics that have already been widely covered by various essays and treatises on the author, this research focuses on looking into that part of poetics concerning the outsets of dramatic art education, more specifically of the comédien, and the process of creating a character. The starting point for this research work is the study of how an actor’s training in France has evolved since the 18th century. This point of departure has given us the opportunity to recognize the outsets and innovative practice of the Vieux-Colombier-style dramatic art education; especially when we take into consideration the links and influence between Copeau’s theories and the ideas and practice of some sections of human pedagogy, that both in the 1800s and particularly in the 20th century reviewed the previous concept of didactics and training in order to add new concepts related to the learning process and the teacher-student relationship. In order to give in-depth study to the subject-matter of acting schools and pedagogy, I have also looked into and drawn the analogy between Gordon Craig’s Arena Goldoni and l'École du Vieux-Colombier, the similarity with the Russians (in particular Vachtangov), the French unanimism movement and some of Delsarte’s theories. Much detail has been given to the section regarding the survey on an actor’s talent, its nature and physical training at the École du Vieux-Colombier. In reference to the player’s work, this research studies in depth the script / acting-the-part combination that characterizes Copeau’s whole work and that has often been considered a contradictory point in his poetics. The organic nature of his thought on creating a character and staging has been reconstructed without leaving out the analysis of the playwright’s and the director’s role. This research work ends with an annotated bibliography, in which Copeau’s scripts are selected according to the subject-matter dealt with in the thesis.
La presente tesi di dottorato sul regista francese Jacques Copeau affronta un argomento i cui studi sono ancora poco approfonditi. Tralasciando infatti questioni già ampiamente trattate in varie monografie dedicate all’autore, la ricerca si occupa di indagare la parte della poetica che riguarda i principi dell’educazione drammatica, in particolare del comédien, e il processo di costruzione del personaggio. Il punto di partenza del lavoro è l’indagine di come si sia evoluta la formazione dell’attore in ambito francese a partire dal Settecento. Questo punto di partenza ha permesso di riconoscere i principi e le pratiche innovative dell’educazione drammatica al Vieux-Colombier. Ciò in particolare se si considerano i legami e le influenze tra le teorie di Copeau e le idee e le pratiche di certa pedagogia dell’uomo, che sia nell’Ottocento che, in particolare, nel Novecento rivedono la precedente concezione della didattica e dell’educazione, per inserire concetti nuovi in relazione al processo di apprendimento e al rapporto educatore-educando. Per approfondire l’argomento della scuola e della pedagogia d’attore, vengono indagate anche le somiglianze fra l’École du Vieux-Colombier e l’Arena Goldoni di Gordon Craig, i russi, in particolare Vachtangov, il movimento dell’unanimismo francese e alcune teorie di Delsarte. Particolarmente approfondita anche la sezione che riguarda l’indagine sull’origine e la natura della vocazione drammatica e sull’allenamento fisico all’École du Vieux-Colombier. Per quanto riguarda nello specifico il lavoro d’attore, la ricerca ha consentito di indagare il binomio testo/improvvisazione, che caratterizza tutto il lavoro di Copeau e che è spesso stato considerato un punto contraddittorio nella sua poetica. L’organicità del suo pensiero sul lavoro di costruzione del personaggio e messinscena è stata ricostruita senza tralasciare l’analisi del ruolo dell’autore né di quello assunto dal regista. Il lavoro di ricerca si conclude con una bibliografia ragionata, in cui i testi di Copeau sono selezionati in linea con l’oggetto di indagine della tesi.
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Montagnani, Riccardo <1994&gt. "Il rischio operativo secondo il framework di Basilea IV: impatti strategici e a livello di requisiti di capitale." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/16169.

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Abstract:
Con la presente tesi si vuole affrontare il problema relativo alle conseguenze a livello organizzativo e l'impatto in termini di requisiti patrimoniali, secondo la definizione di rischio operativo data dalla nuova regolamentazione di Basilea IV. I principali elementi del nuovo rischio operativo sono: Il Business Indicator (BI), il Business Indicator Component, la Loss Component e l’Internal Loss Multiplier. Il nuovo framework sembra agevolare dal punto di vista organizzativo le grandi banche, che hanno già struttura e processi interni in grado di sostenere la maggiore complessità del calcolo; tuttavia tali tipologie di banche risentiranno in misura maggiore degli aumenti dei requisiti patrimoniali rispetto alle piccole banche, e, per questo motivo, dovranno mettere in atto nuove strategie per far fronte a questo bisogno di capitale addizionale. E’, dunque, una revisione che può portare benefici e semplicità, oppure si sta ulteriormente complicando il quadro normativo e mettendo sempre più in difficoltà le banche, di qualsiasi dimensione esse siano?
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STOCCORO, ANDREA. "La contrattazione di secondo livello nel settore dei pubblici esercizi: vecchi e nuovi modelli." Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2014. http://hdl.handle.net/10446/30729.

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Abstract:
The author reviews evidence that the bargaining structure is becoming more decentralized in the hospitality industry for bars, cafés and restaurants, although in somewhat different degrees and ways for small, medium and large companies. He then examines the various hypotheses that have been offered from the last century untill now. Despite undeniable trends towards the decentralisation of collective bargaining structures in Italy, the hospitality industry sector very centralised. Collective bargaining takes place predominantly at a national or regional level. The importance of sectoral collective agreements – and, thus, multi-employer collective bargaining – is indicated by the fact that these agreements are used for a large share of employees as well as companies. At the same time, the tendency towards a company-based approach to collective bargaining cannot be ignored. Indeed, the author also talks about the obstacles of the decentralisation of collective bargaining and explores, at the same time, new possibilities for company-level deviations (from norms set under national-sectoral agreements). He emphasises the need for more decentralisation, especially for wage setting, in order to satisfy companies’ competitive needs, or to allow companies to overcome temporary economic difficulties, thus permitting companies to cope better with global competition and unstable markets.
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MOCCA, ALESSANDRO. "APPRENDIMENTO SITUATO E MASTER DI SECONDO LIVELLO: LA FIGURA DEL TUTOR A SOSTEGNO DEI PROCESSI DI CONOSCENZA." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2014. http://hdl.handle.net/10280/2852.

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Abstract:
Questo lavoro si articola in tre studi condotti con approcci qualitativi. Nel primo studio si è deciso di prendere in considerazione le teorie dell’apprendimento legate all’area socio-culturale e psicodinamica. In questo studio si utilizza la narrative review come metodologia per l’analisi della letteratura. L’obiettivo è quello di dare al lettore un inquadramento concettuale che lo aiuti a comprendere meglio ciò che verrà esposto negli studi successivi. Nel secondo studio si intende mappare le concezioni di apprendimento presenti nei master. A tale fine sono state effettuate interviste ai ai coordinatori didattici dei master, è stata fatta un’etnografia sui documenti dei master e quattro focus group con i partecipanti ai master, con l’obiettivo di mappare le concezioni di apprendimento e di conoscenza sottese. Nel terzo studio si intendono mappare le pratiche di tutorship all’interno dei master presi in esame, con l’obiettivo di comprendere quale sia il ruolo del tutor nell’accompagnare i partecipanti ad apprendere e cambiare nel percorso del master. Dalle pratiche emerse si evidenzia quanto questo ruolo sia un ruolo chiave nell’accompagnamento all’apprendimento nelle diverse fasi del master. In chiusura si è effettuata una rilettura psicodinamica della funzione di tutorship come possibile aiuto a costituire uno statuto del ruolo di tutor.
This work has been structured in three studies conducted with qualitative methods. In the first study, learning theories related to socio-cultural and psychodynamics area have been taken into consideration and narrative review has been used as a methodology for the literature analysis. The aim was to give a conceptual framework to better understand what will be further present. In the second study, the main purpose was to map the different conceptions of learning and knowledge in master programmes. For this purpose, interviews has been submitted to didactic coordinators of masters; an ethnography on the documents of masters and four focus groups with the participants have been conducted. In the third study, the goal was to map the tutorship practices within the master programmes examined, in order to understand the role of the tutor in the learning and changing processes of participants during the master programmes. From the emergent practices, has been highlighted that tutor has a key role in the learning process during different stages. In closing, has been realized a psychodynamic rereading of the tutorship function as a possible aid to constitute a statute of the role of tutor.
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MOCCA, ALESSANDRO. "APPRENDIMENTO SITUATO E MASTER DI SECONDO LIVELLO: LA FIGURA DEL TUTOR A SOSTEGNO DEI PROCESSI DI CONOSCENZA." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2014. http://hdl.handle.net/10280/2852.

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Abstract:
Questo lavoro si articola in tre studi condotti con approcci qualitativi. Nel primo studio si è deciso di prendere in considerazione le teorie dell’apprendimento legate all’area socio-culturale e psicodinamica. In questo studio si utilizza la narrative review come metodologia per l’analisi della letteratura. L’obiettivo è quello di dare al lettore un inquadramento concettuale che lo aiuti a comprendere meglio ciò che verrà esposto negli studi successivi. Nel secondo studio si intende mappare le concezioni di apprendimento presenti nei master. A tale fine sono state effettuate interviste ai ai coordinatori didattici dei master, è stata fatta un’etnografia sui documenti dei master e quattro focus group con i partecipanti ai master, con l’obiettivo di mappare le concezioni di apprendimento e di conoscenza sottese. Nel terzo studio si intendono mappare le pratiche di tutorship all’interno dei master presi in esame, con l’obiettivo di comprendere quale sia il ruolo del tutor nell’accompagnare i partecipanti ad apprendere e cambiare nel percorso del master. Dalle pratiche emerse si evidenzia quanto questo ruolo sia un ruolo chiave nell’accompagnamento all’apprendimento nelle diverse fasi del master. In chiusura si è effettuata una rilettura psicodinamica della funzione di tutorship come possibile aiuto a costituire uno statuto del ruolo di tutor.
This work has been structured in three studies conducted with qualitative methods. In the first study, learning theories related to socio-cultural and psychodynamics area have been taken into consideration and narrative review has been used as a methodology for the literature analysis. The aim was to give a conceptual framework to better understand what will be further present. In the second study, the main purpose was to map the different conceptions of learning and knowledge in master programmes. For this purpose, interviews has been submitted to didactic coordinators of masters; an ethnography on the documents of masters and four focus groups with the participants have been conducted. In the third study, the goal was to map the tutorship practices within the master programmes examined, in order to understand the role of the tutor in the learning and changing processes of participants during the master programmes. From the emergent practices, has been highlighted that tutor has a key role in the learning process during different stages. In closing, has been realized a psychodynamic rereading of the tutorship function as a possible aid to constitute a statute of the role of tutor.
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Maglione, Tiziana. "Le Acli e la formazione professionale. Ragioni e modalità di un impegno nell'Italia del secondo dopoguerra." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2018. http://hdl.handle.net/11577/3423285.

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Abstract:
My research project is on professional development in ACLI (Christian Associations of Italian Workers). The objective of my research is to find, investigate and classify (from a pedagogical point of view) the educational models and professional training implemented by the ACLI from 1945. Nineteen forty-five was the year when Italy was being rebuilt and it was the start of the Italian economic growth. My research field has not been previously investigated. This research will use mainly qualitative methods and techniques, like for example: the analysis of written documentation (acts from meetings or parliamentary sources) and oral sources (and ex-lecturers)
Il mio progetto di ricerca riguarda la formazione professionale nelle ACLI (Associazioni cattoliche lavoratori italiani). L’obiettivo della ricerca è quello di individuare, indagare e classificare, da un punto di vista pedagogico, i modelli di istruzione e formazione professionale messi in atto dalle ACLI dal secondo dopoguerra. L’ambito del quale mi occupo non è ancora stato approfondito da nessuno studio. Si tratta di una ricerca interpretativa (qualitativa). I metodi e le tecniche che utilizzo sono ad esempio: l’analisi di fonti scritte (atti di convegni, fonti parlamentari) e orali (documenti).
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Celentin, Paola <1972&gt. "La formazione degli insegnanti di lingue via internet: modello di analisi delle interazioni formative nei web-forum secondo una prospettiva costruttivista." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2005. http://hdl.handle.net/10579/531.

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Caroli, Simone. "Il sistema di formazione duale in Italia: il progetto "Integrazione scuola-lavoro in alternanza potenziata, apprendistato di primo livello, e apprendistato professionalizzante" della Fondazione A. Badoni." Doctoral thesis, Università degli studi di Bergamo, 2017. http://hdl.handle.net/10446/77238.

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Abstract:
Esiste, in Italia, la possibilità di sviluppare un sistema di formazione duale come quello tedesco? Sarebbe una possibilità economicamente sostenibile? Sarebbe accolto con favore dalle scuole e dagli enti formativi italiani? Su quali basi pedagogiche? E su quali, invece, giuridiche? Raccolto e revisionato un considerevole quantitativo di contributi letterari, il presente lavoro cerca di rispondere alle domande di cui sopra, guardando in particolare al sistema produttivo e formativo italiano, caratterizzati da piccole e medie imprese, e, dal lato della formazione, da una tendenza ad evitare contatti tra scuole e imprese. La literature review si concentra su tre aspetti. Primo, i vantaggi economici dell’attuazione di sistemi di formazione duale, in particolare nella forma legale dell’apprendistato e svolti in piccole e medie imprese. Secondo, i punti di vista delle ricerche giuridiche e pedagogiche su: formazione integrata scuola-lavoro, sistemi di formazione duale, apprendistato, e alternanza scuola-lavoro in genere, presentati insieme a studi statistici che rivelano la diffusione, in Italia, di questi schemi. Terzo, il processo di valutazione e validazione di competenze maturare nei contesti sopra menzionati. Nel corpo della tesi, quindi, sono presentati tre risultati principali. Primo, non esiste prova del fatto che sia impossibile attuare in Italia un sistema duale di successo; al contrario, tale attuazione sarebbe un’opportunità favorevole per aziende, giovani, istituzioni formative, e per il tessuto sociale in genere. Secondo, l’ordinamento italiano permette l’attivazione di un sistema di formazione duale pienamente e opportunamente strutturato. Considerando inoltre gli studi pedagogici esaminati, la letteratura ed il dibattito in materia sembrano giunti ad una maturazione tale da poter orientare la stesura di programmi e piani formativi, tenendo conto in particolare delle – non sempre ingiustificate – voci critiche e delle risposte date alle più rilevanti problematiche. Terzo, vi è la forte possibilità che a far da pietra d’angolo per il sistema italiano di formazione duale sia una procedura di valutazione ed attestazione di competenze funzionante a dovere, quale sintetizzazione di conoscenze ed abilità da poter spendere sia nel sistema formativo che sul mercato del lavoro. Un ultimo capitolo, infine, è dedicato alla presentazione di un case study: il sistema di formazione duale sperimentato dalla Fondazione A. Badoni di Lecco, che, sfruttando anche il dispositivo legale del recentemente riformato apprendistato per gli studenti delle scuole superiori, permette ai suoi partecipanti di ottenere un diploma di Istruzione e Formazione Professionale (IeFP) lavorando due o tre giorni alla settimane in aziende manifatturiere e frequentando un centro accreditato per l’erogazione di IeFP nei restanti giorni della settimana.
Is there an actual possibility, for Italy, to develop an educational dual system like the German one? Would this possibility be economically affordable? Could it be positively welcomed by Italian schools and VET institutions? What pedagogical basis on? And what about the legal ones? Collected and reviewed a valuable amount of literary contributions, this essay tries to answer the above questions, with particular regard about the Italian productive and educational systems, characterized by small and medium enterprises and, on the educational side, by a quite deep tendency to avoid contacts between schools and companies. The literature review focuses on three aspects. First, the economic advantages in implementing systems of dual education, particularly in the legal framework of the apprenticeship and in small and medium businesses. Second, the points of view of legal and pedagogical researches on the issues of: school-and-work integrated education, dual systems, apprenticeship, and school-and-work alternating training, presented together with statistical studies about the diffusion of such working-educational schemes in Italy. Third, the process of assessing and validating skills developed in the mentioned contexts. Within the body of the essay, then, the three main results of the examined studies are presented. First, there is no evidence against a successful implementation of a dual educational system in Italy; contrariwise, it would be a favorable opportunity for companies, youth, educational institutions, and the social texture in general. Second, the Italian regulation allows a fully and properly structured activation of dual educational system routes. Furthermore, considering the reviewed pedagogical studies, the literature and the debate seems mature enough to be able to advise how to orientate formative plans and programs, taking into particular account the – not always unjustified – critical voices and the replies about the most relevant issues. Third, there is the strong possibility that a properly functioning process of skills assessment and validation can be the corner stone of such dual educational system courses, synthesizing the acquisition of knowledge and abilities to be spent both in the education system and in the labor market. One last chapter, finally, is devoted to the presentation of a case study: the dual educational system experimented by the Fondazione A. Badoni of Lecco (Lombardy, Italy), which, exploiting also the legal framework of the newly reformed apprenticeship for school students, allows its participants to obtain a VET diploma working two or three days a week in manufacturing companies and attending a VET school for the rest of the week.
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PETRELLA, SERENA. "Il principio della retribuzione proporzionata e sufficiente nel sistema italiano di contrattazione collettiva." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2011. http://hdl.handle.net/10281/26273.

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Abstract:
Il lavoro di ricerca indaga il tema della determinazione dei trattamenti economici dei lavoratori subordinati,alla luce dei principi costituzionali in materia e dei poteri espressamente attribuiti in tal senso dall'ordinamento italiano alla contrattazione collettiva.In primo luogo, l'analisi verte sull'approfondimento dei diversi orientamenti in dottrina e in giurisprudenza circa il contenuto e l'ambito di operatività del precetto di cui all'art. 36 Cost.,sull'individuazione del contratto collettivo c.d. parametro (strumento delegato dalla giurisprudenza all'indicazione del contenuto di cui alla retribuzione costituzionale),sul tema della verifica giudiziale della compatibilità delle clausole collettive in materia retributiva con i criteri di proporzionalità e sufficienza della retribuzione di cui all'art. 36 Cost., sul meccanismo dell'applicazione giurisprudenziale dell'art. 36 Cost., sul tema della differenziazione salariale su base territoriale ad opera della contrattazione collettiva autorizzata da interventi legislativi. In secondo luogo, si analizza il tema della definizione dei trattamenti retributivi ad opera della contrattazione collettiva italiana,alla luce dell'evoluzione storica del sistema, delle funzioni e competenze specifiche assegnate ai diversi livelli di contrattazione, ai principali istituti retributivi regolati, al rapporto tra contratti collettivi di diverso livello, soprattutto con riferimento alle recenti modifiche apportate al sistema dagli Accordi del 2009. Infine, si approfondiscono le questioni interpretative che derivano dalla struttura e dal funzionamento attuali del sistema di contrattazione collettiva italiano, ovvero se il principio della giusta retribuzione ex art. 36 Cost. sia suscettibile ancora di valida attuazione da parte della contrattazione collettiva stessa ed in che misura le determinazioni in materia retributiva del contratto collettivo di secondo livello(in special modo aziendale)possano fungere da parametro collettivo orientativo ugualmente affidabile, rispetto al contratto collettivo nazionale, come indicatore della retribuzione ex art. 36 Cost. In tal senso sono esaminate le ipotesi in cui la contrattazione collettiva di secondo livello, in particolare aziendale, preveda clausole retributive che deroghino ai trattamenti retributivi previsti dal contratto collettivo di categoria, in ragione di fattori "esterni" indipendenti dal contenuto della prestazione lavorativa. Il concorso/conflitto che deriva da contratti collettivi di diverso livello che prevedono diposizioni antinomiche in materia retributiva ripropone all'attenzione del dibattito attuale temi quali la delimitazione degli ambiti di competenza dei diversi livelli di contrattazione collettiva, l'efficacia soggettiva del contratto collettivo di primo e secondo livello. Infine, si riflette sulla situazione di inapplicabilità dell'art. 36 Cost. all'area del c.d. lavoro autonomo economicamente dipendente, auspicando anche per tali categorie di lavoratori un'estensione delle tutele proprie dei lavoratori subordinati.
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Books on the topic "Formazione di secondo livello"

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Ciao, come stai?: Corso di lingua italiana per studenti stranieri di secondo livello con esercizi. Firenze: MIR, 2003.

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Il troppo e il vano: Percorsi di formazione linguistica nel secondo Ottocento. Firenze: Franco Cesati editore, 2014.

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Lorenzo, Blini, ed. Due: Corso comunicativo di italiano per stranieri : secondo livello : libro degli esercizi e sintesi di grammatica. 2nd ed. Roma: Bonacci, 1994.

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4

Donato, Sandro. Sviluppo sostenibile e trasformazioni del territorio: Un approccio metodologico alla pianificazione di secondo livello : la nuova Provincia di Vibo Valentia. Reggio Calabria: Laruffa, 1998.

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Gensini, Gian Franco, and Augusto Zaninelli, eds. Progetto RIARTE. Florence: Firenze University Press, 2015. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6655-906-1.

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Abstract:
Le malattie cardiovascolari rappresentano un’area clinica in cui maggiormente si avverte la necessità dello sviluppo di risposte assistenziali efficaci e sostenibili, nel cui ambito lo specialista deve svolgere un ruolo determinante, contribuendo a mettere in atto strategie gestionali condivise dalle diverse professionalità sanitarie e sostenute a livello istituzionale. I 200 casi clinici riportati dal progetto RIARTE sono, senza dubbio, una fotografia fedele, reale e pratica della realtà clinica in Italia per quanto attiene alle due categorie osservate: pazienti con rischio cardio e cerebrovascolare superiore al 20% secondo le tabelle del rischio SCORE e pazienti con ipertensione di difficile controllo. In entrambi i casi clinici l’adozione, nelle misure farmacologiche, della terapia a base di calcio-antagonisti diidropiridinici è apparsa efficace, sicura, di facile associazione con altre terapie e caratterizzata da un rapporto costo-efficacia particolarmente favorevole.
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Andrei, Chiara, ed. Le corrispondenze familiari nell'archivio Dessí. Florence: Firenze University Press, 2003. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6453-268-4.

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Abstract:
Il volume consente di ricostruire, in un preciso contesto storico-geografico (quello della Sardegna degli anni Trenta e Quaranta, della Pisa della Scuola Normale, della Ferrara del primo dopo-guerra) la formazione di una personalità e il suo avviarsi verso la scrittura. Intorno alla figura di Giuseppe Dessí, uno dei narratori più raffinati e appartati del nostro secondo Novecento, si profilano quelle del padre, del fratello, delle compagne, degli amici. Un mondo da scoprire nella complessità dei rapporti, grazie alle oltre 1400 lettere conservate all'Archivio Contemporaneo del Gabinetto Vieusseux di Firenze, di cui qui si offre la schedatura ed un ampio regesto di contenuti.
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Corsi, Cecilia, and Annick Magnier, eds. L’Università allo specchio. Florence: Firenze University Press, 2016. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6453-389-6.

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Abstract:
Questo secondo volume dei Quaderni “Cesare Alfieri” intende offrire una riflessione su alcuni aspetti di fondo inerenti il nostro sistema universitario. E fra i tanti profili meritevoli di attenzione, il Comitato scientifico ha deciso di privilegiare il tema del rapporto tra università e sviluppo economico e sociale. Di fronte alle trasformazioni e al drammatico ridimensionamento del sistema di educazione superiore, come poter ribadire la centralità della formazione del ‘capitale umano’ per la crescita e la coesione di una società? I saggi contenuti nel volume, ciascuno dal proprio punto di vista, propongono interessanti spunti di approfondimento e di dibattito per cercare di comprendere come meglio possono, oggi, le università, con le risorse pubbliche ridotte, il grado di autonomia limitato, le incerte relazioni con gli altri attori, nazionali e locali, di cui dispongono, contribuire allo sviluppo economico e sociale di un paese nel quale le disuguaglianze territoriali e sociali si stanno approfondendo.
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Barletti, Luigi, and Giorgio Ottaviani, eds. Il premio Laboratorio Matematico “Riccardo Ricci” 2014-2016. Florence: Firenze University Press, 2019. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6453-939-3.

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Abstract:
Si può comprendere la matematica con forbici, colla, spago e mattoncini da costruzione? Questo volume, che presenta quasi tutte le opere in concorso nelle edizioni 2014 e 2016 del Premio Laboratorio Matematico Riccardo Ricci, racconta come ciò sia possibile, anche attraverso le tecnologie più avanzate come il laser. I lavori presentati sono prodotti da gruppi di studenti della scuola superiore di secondo grado, con la supervisione dei docenti che ne hanno curato personalmente la stesura. Sono opere ricche di creatività e fantasia, la cui lettura è consigliata ai docenti interessati all’approccio laboratoriale alla matematica e a tutti gli appassionati e cultori della materia. Il Premio ricorda lo spirito didattico di Riccardo Ricci (1953-2013), docente di Sistemi dinamici presso l’Università di Firenze e punto di riferimento nella comunità matematica fiorentina, grazie anche al suo ruolo di referente del Progetto Lauree Scientifiche e di docente nei corsi di formazione per gli insegnanti.
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Moretti, Anna, and Francesco Zirpoli. Osservatorio sulla componentistica automotive italiana 2021. Venice: Fondazione Università Ca’ Foscari, 2021. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-564-3.

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Abstract:
Nel 2021 il mondo ha dovuto fare i conti per il secondo anno di fila con la crisi sanitaria ed economica determinata dalla diffusione del virus COVID-19. Per l’industria dell’auto la crisi ha prodotto una serie di effetti sia sull’offerta sia sulla domanda, tra cui la crisi dei semiconduttori, l’incertezza economica legata alla crisi sanitaria, e la decisa accelerazione, a trazione EU, della transizione verso la mobilità elettrica. Per la filiera automotive italiana, ulteriori incognite sono legate alla formazione di Stellantis e il conseguente spostamento del baricentro decisionale fuori dall’Italia. Il quadro che emerge dal rapporto 2021 dell’Osservatorio è quello di una filiera i cui risultati in termini di fatturato, produzione ed export continuano ad essere in contrazione, e che necessita con urgenza dell’avvio di un programma di investimenti pubblici per sostenere l’attrattività di investimenti privati in Italia, e del rilancio dei poli italiani di eccellenza attraverso nuovi investimenti in ricerca e sviluppo, struttura manageriale, risorse finanziarie e una rinnovata capacità di ‘fare rete’.
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Germanà, Maria Luisa, ed. Permanenze e innovazioni nell'architettura del MediterraneoMediterranean Architecture between Heritage and Innovation. Florence: Firenze University Press, 2011. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6655-007-5.

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Abstract:
Il volume offre numerosi spunti sul tema Permanenze e innovazioni nell'architettura del Mediterraneo, dimostrandone l'ampiezza di aspetti riconducibili alla Tecnologia dell'architettura, di cui si evidenzia la flessibilità dei confini disciplinari con riferimento ai diversi significati assumibili dal concetto di risorsa. Letta in continuità con le precedenti pubblicazioni Osdotta, questa consente di seguire quanto si va sviluppando nel terzo livello di formazione in un momento particolarmente critico per l'istituzione universitaria, continuando a porre l'accento sul nodo domanda/offerta di ricerca, nel confronto con altre istituzioni e con il mondo della produzione di settore, nell'attuale scenario dominato da trasformazioni sempre più rapide e incisive. La qualificazione dei corsi di dottorato, attraverso la riflessione sugli esiti immediati e a lungo termine, parallelamente alla precisazione dei contenuti identitari del settore disciplinare, restano le principali sfide da continuare ad affrontare. This publication provides considerable material for reflection on the subject of Mediterranean Architecture between Heritage and Innovation, demonstrating the wide range of aspects linked to Architectural Technology, in which one is struck by the flexibility of the disciplinary boundaries with regard to the various meanings that can be applied to the concept of resource. Taken together with the previous publications of Osdotta, this consents one to trace the developments in the third level of education at a particularly critical time for the university institution; the emphasis continues to be placed on the crucial issue of supply/demand of research; the situation is compared with other institutions and with the world of production in this sector, in a present-day scenario dominated by ever more rapid and incisive transformations. The main challenges left to be faced are to improve the quality of PhD courses, after due reflection on the immediate and long-term results, whilst defining more precisely the identitary contents of the disciplinary sector.
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Book chapters on the topic "Formazione di secondo livello"

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Balboni, Paolo E. "11 • Modelli operativi: tradurre la ricerca in materiali didattici." In Thesaurus di Linguistica Educativa: guida, testi, video. Venice: Fondazione Università Ca’ Foscari, 2022. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-607-7/011.

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Abstract:
Ho sempre ritenuto che un glottodidatta dovesse rispondere alla natura teorico-pratica della linguistica educativa: fare ricerca a livello di approccio e metodo, e realizzare percorsi operativi a livello di metodo e di metodologia didattica.Per me ‘azione didattica’ ha significato due cose: formazione di futuri insegnanti e di insegnanti in servizio e realizzazione di materiali didattici. Creare materiali didattici è la verifica dell’impianto teorico, è il momento in cui le riflessioni devono diventare azione che coinvolge la vita di milioni di studenti consentendo loro di culturizzarsi, socializzare, autorealizzarsi.
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"8. Formazione delle parole." In La lingua di due quotidiani veronesi del secondo Ottocento. Berlin, Boston: De Gruyter, 1996. http://dx.doi.org/10.1515/9783110931068-009.

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Paratore, Carlotta. "3 • Strategie del comico di parola e dell’uso ludico della lingua." In Tradurre l’umorismo, tradurre Jardiel Poncela Con traduzione integrale di Los ladrones somos gente honrada. Venice: Fondazione Università Ca’ Foscari, 2023. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-679-4/003.

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Abstract:
Tra le strategie che Jardiel utilizza nel processo di creazione del suo teatro comico, sia a livello letterario, come un esercizio di stile, sia a livello scenico-descrittivo, si annovera la presenza della soggettività autoriale nelle didascalie. Secondo Abuín González (1994, 200), ciò rivelerebbe una incapacità «de contenerse», un «narcisimo literario» che spinge l’autore a fare uso delle «acotaciones como vehículo de expresión propia, como una ilustración más de su elevado arte humorístico y verbal». Questa tendenza si manifesta anche in Los ladrones somos gente honrada come ulteriore espressione della comicità e dell’ironia e sembra collegarsi, in particolare, alle caratteristiche di certi personaggi che si distinguono per le loro funzioni comiche.
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Conference papers on the topic "Formazione di secondo livello"

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Catini, Raffaella. "La territorializzazione spontanea del centro storico: il caso di Viterbo." In International Conference Virtual City and Territory. Roma: Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.8033.

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Abstract:
Lo studio qui proposto ha preso l’avvio da due eventi fondamentali per lo sviluppo urbanistico della città di Viterbo, nessuno dei quali possiamo dire costituisca la conseguenza di una politica urbana di indirizzo. Il primo ha decretato, a partire dagli anni Ottanta del secolo scorso, lo spopolamento e il progressivo degrado del centro storico a seguito del vero e proprio esodo verso i nuovi insediamenti di edilizia economica e popolare e soprattutto verso le innumerevoli ville, costruite facendole passare per fabbricati rurali, nelle zone agricole a ridosso della città; il secondo, tuttora in atto, registra una tendenza opposta in virtù dei mutamenti profondi occorsi nel tessuto sociale e della mutata situazione economica. Le scarse disponibilità economiche hanno reso infatti nuovamente appetibili, da parte di nuovi fruitori con scarse possibilità economiche, i numerosi immobili del centro rimasti liberi e in cattive condizioni di manutenzione, dapprima senza operare alcuna alterazione nel tessuto edilizio esistente; quindi è iniziata un’operazione sistematica di portata ben diversa, mirata alla trasformazione in unità abitative minime dei locali situati al livello stradale adibiti un tempo a magazzini e cantine. Esigenze differenti di persone differenti hanno indotto una nuova territorializzazione della città storica. Resta da capire in che misura questo processo sia stato previsto o valutato, e se la costituzione di un tessuto sociale così omogeneo nella struttura possa considerarsi positivamente ai fini del riequilibrio socio-economico complessivo, di cui il problema edilizioabitativo rappresenta solo uno degli aspetti The aim of this paper is to reflect on two major trends concerning the urban development of the city of Viterbo, neither of which appears to stem from a precise urban policy. The first one was the depopulation and progressive decline of the ancient city centre caused by the relocation of the inhabitants towards the new council housing settlements and especially towards the countless new villas, originally intended as farm houses on agricultural land adjacent to the city. The second one, still ongoing, is an opposite trend, the result of profound changes in the social fabric of the society and of the present economic stagnation. Many unoccupied and neglected houses and flats in the city centre are appealing to people with limited financial means, in spite of the lack of upgrading. In addition, basements and cellars are being converted into actual housing units. The needs of the abovementioned people have triggered a new territorialisation of the historic centre. It is yet to be determined to what extent this phenomenon has been contemplated and understood, and whether the rise of such a uniform social fabric should be construed as positive for the general socioeconomic balance, of which the housing issue is only one of the factors.
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Cedroni, Anna Rita. "Roadmap per una citta sostenibile: Vienna." In International Conference Virtual City and Territory. Roma: Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.7915.

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Abstract:
Al di là di più di duemila anni di tradizione storica, l’Austria, ha mostrato con coraggio, fin dall’entrata nella Comunità Europea, il suo sviluppo economico così come la sua modernità e la sua apertura verso l’esterno. La dinamicità culturale e tecnologica della sua capitale, l’ha resa uno degli esempi più apprezzati da tutta l’Europa fin dall’inizio di questo secolo. In poco più 15 anni, Vienna è diventata di fatto la città europea con la migliore qualità della vita. Il merito di tale successo è dato sicuramente da due componenti fondamentali: la stabilità politica del Paese e il metodo di gestione dei processi di pianificazione territoriale e urbana. L’attuale sviluppo del territorio mostra come alla base di tale qualità i fattori prevalenti siano l’architettura, ma anche le politiche urbanistiche territoriali. Sta di fatto, spiega un recente rapporto del comune di Vienna sul tema risparmio energetico e sostenibilità, che per garantire e mantenere una tale qualità della vita, occorre tener conto di tre costanti essenziali nelle dinamiche dei processi di sviluppo urbano: il rinnovamento, la ristrutturazione e l’espansione. Tali elementi consentono poi il confronto con modelli europei culturalmente più avanzati. La tutela dell’ambiente e del patrimonio ambientale si inseriscono in questo processo come una delle sfide più importanti che scaturiscono da tale confronto. Questo paper si prefigge di trattare l’esperienza viennese, ripercorrendo il lungo, ma rapido processo di cambiamento cominciato all’inizio degli anni Ottanta. Strumento generale di pianificazione urbanistica, il Piano di Sviluppo della Città (Stadtentwicklungsplan), ha costituito e costituisce tuttora lo strumento decennale di previsione e di programmazione energetica a livello urbano e territoriale, stabilendo le direttrici strategiche di espansione, di ristrutturazione e di rinnovamento della Città e del suo hinterland. Ma l’esclusività di tale strumento, è da vedere nell’anticipazione di temi come il consumo energetico, la sostenibilità e nell’individuazione della tutela ambientale, come questione prioritaria da includere nei programmi d’intervento da attuare a breve termine. Infatti, con la formulazione del primo Programma KliP (Klimaschutzprogramm) (1999–2009) e, successivamente, del secondo Programma KliP (2010-2020), vengono elaborati dei “pacchetti” di provvedimenti con obiettivi ben definiti, come per esempio la riduzione del 21%, a persona, dei gas di emissione e di gas propellenti rispetto ai valori rilevati nel 1990. Gli strumenti con i quali raggiungere tali obiettivi sono: la riduzione del fabbisogno energetico, l’introduzione di fonti di energia ecosostenibile, l’uso di materiali biologici nell’edilizia pubblica e privata a grande e piccola scala, ma soprattutto, gli interventi sulla mobilità, sulla gestione dei rifiuti e sulla protezione del paesaggio. Accanto ai Piani di Sviluppo, Il Programma SEP (Städtische Energieeffizienz-Programm), definisce le linee generali da seguire nella gestione della politica dei consumi energetici a lungo termine, ovvero fino alla fine del 2015. I risultati portano già nel 2011 ad un aumento della quota di energia rinnovabile del 10% del volume totale del consumo di energia. Tra gli incentivi ci sono quelli rivolti alla realizzazione di centrali elettriche, inceneritori per il riciclo di materie dalle quali ricavare energia, mentre un ruolo sempre più importante è dato dall’uso della geotermia, e dell’energia solare. La continuità programmatica culmina nella formulazione di un progetto unitario, SMART CITY WIEN, che riunisce ben dieci gruppi differenti di interessi, istituzioni pubbliche, enti privati, centri universitari di ricerca, ecc., attorno ad una visione a lunga scadenza: Smart Energy vision 2050. Al centro della tavola rotonda le tematiche: lo sviluppo della popolazione, l’ambiente, i metodi di gestione, l’economia, l’energia e la mobilità. Accanto a queste, sostenibilità, partecipazione, diversità, efficienza di risorse, sviluppo regionale integrato come pure sviluppo economico equilibrato sono gli elementi fondamentali per la preparazione delle decisioni future.
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