Academic literature on the topic 'Forma di governo parlamentare'

Create a spot-on reference in APA, MLA, Chicago, Harvard, and other styles

Select a source type:

Consult the lists of relevant articles, books, theses, conference reports, and other scholarly sources on the topic 'Forma di governo parlamentare.'

Next to every source in the list of references, there is an 'Add to bibliography' button. Press on it, and we will generate automatically the bibliographic reference to the chosen work in the citation style you need: APA, MLA, Harvard, Chicago, Vancouver, etc.

You can also download the full text of the academic publication as pdf and read online its abstract whenever available in the metadata.

Journal articles on the topic "Forma di governo parlamentare"

1

Cavaggion, Giovanni. "Minoranze e opposizioni in un Parlamento marginalizzato." DIRITTO COSTITUZIONALE, no. 3 (November 2022): 95–124. http://dx.doi.org/10.3280/dc2022-003005.

Full text
Abstract:
L'articolo studia il ruolo delle opposizioni e delle minoranze parlamentari alla luce delle trasformazioni in atto nella forma di governo italiana. A partire dalla stagione della "Se-conda Repubblica" il saldarsi dell'asse tra Governo e maggioranza parlamentare ha progressivamente ridotto i margini per la partecipazione dlle opposizioni e delle minoranze alla determinazione dell'indirizzo politico. La fine del bipolarismo e il ritorno a un sistema elettorale prevalentemente proporzionale sembrano avere aggravato anziché attenuare, le distorsioni in atto. L'articolo si interroga sui possibili rimedi, che potrebbero essere, alternativamente, la riaffermazione della centralità del Parlamento, ovvero l'introduzione di adeguati strumenti di tutela per le minoranze e le opposizioni parlamentari.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
2

Grimaldi, Angelo. "La forma di governo nella Costituzione Romana del 1849." Misión Jurídica, no. 20 (July 1, 2021): 174–96. http://dx.doi.org/10.25058/1794600x.1916.

Full text
Abstract:
Dalla Costituzione romana del 1849 emerge una forma istituzionale “quasi dualistica” o “dualismo zoppo”. Si prevede una separazione dei poteri che però non rende possibile l’influenza ex post di un organo sulla funzione dell’altro, uno dei due organi costituzionali è claudicante: il Presidente collegiale della Repubblica, pur partecipando direttamente alla funzione legislativa, non può esercitare il veto sospensivo (accompagnato dalle osservazioni presidenziali), ma può soltanto, “senza ritardo”, promulgare la legge. L’Assemblea nomina il Presidente collegiale della Repubblica; i tre consoli non possono essere scelti fra i parlamentari, quindi si stabilisce la separazione dei due più importanti attori costituzionali. Il Presidente collegiale della Repubblica era a capo del Governo, ad esso spettava la nomina e la revoca dei ministri, quindi i ministri erano legati al Consolato da un rapporto “interno” di fiducia, ma tale rapporto di fiducia non poteva instaurarsi tra il Consolato-Governo e l’Assemblea. I due poteri, Legislativo e Capo dello Stato-Esecutivo, si costituiscono in due centri di autorità distinti, congegnati in un modo tale ed unico da potersi definire forma “quasi dualistica”. L’istituto della controfirma stabilisce il principio della “non responsabilità dei Consoli”, ma in che modo la Costituzione avrebbe garantito la irresponsabilità del Presidente (collegiale) della Repubblica se si afferma l’esatto contrario negli articoli 43, 44, 45 e 55? Risulta difficile immaginare un’evoluzione al parlamentarismo, cioè la responsabilità giuridica avrebbe aperto la strada alla responsabilità politica e, di conseguenza, al sistema parlamentare?
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
3

Cavino, Massimo. "UNA CONCEZIONE SVALUTATIVA DELLA RAPPRESENTANZA PARLAMENTARE: IL CONTRATTO DI GOVERNO." Il Politico 251, no. 2 (March 3, 2020): 221–38. http://dx.doi.org/10.4081/ilpolitico.2019.246.

Full text
Abstract:
Durante la XVIII legislatura, i leader della maggioranza parlamentare italiana hanno accettato di formare un governo di coalizione attraverso il "Contratto per il governo del cambiamento". L'approvazione di questo documento ha rappresentato una novità significativa nella politica italiana e, di conseguenza, merita un'attenta considerazione. Il saggio si concentra sulla forma giuridica del "Contratto" e prende in considerazione i suoi effetti sul funzionamento del Parlamento e del Gabinetto italiano.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
4

Lupo, Nicola, and Giovanni Piccirilli. "Le recenti evoluzioni della forma di governo italiana: una conferma della sua natura parlamentare." DEMOCRAZIA E DIRITTO, no. 1 (October 2012): 85–109. http://dx.doi.org/10.3280/ded2012-001006.

Full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
5

Lijphart, Arend. "PRESIDENZIALISMO E DEMOCRAZIA MAGGIORITARIA." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 19, no. 3 (December 1989): 367–84. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200008637.

Full text
Abstract:
IntroduzioneNel suo noto saggio su Democracy, Presidential or Parliamentary: Does it Make a Difference? — ampiamente diffuso e da considerarsi ormai una sorta di classico non pubblicato — Juan Linz (1987, 2) osserva correttamente che gli scienziati della politica hanno trascurato le importanti differenze istituzionali e comportamentali tra regimi parlamentari, presidenziali e semipresidenziali e che, in particolare, queste differenze «ricevono solo scarsa attenzione nei due più recenti lavori di comparazione delle democrazie contemporanee», cioè Comparative Democracies di G. Bingham Powell (1982) e il mio Democracies (Ljiphart 1984). Una ragione per cui il presidenzialismo risulta relativamente trascurato nel mio libro è che nell'universo di 21 democrazie ivi considerato — definito da quei paesi che hanno avuto una ininterrotta esperienza di governo democratico approssimativamente dalla fine della seconda guerra mondiale — compare un solo chiaro caso di governo presidenziale (gli Stati Uniti) e due casi più ambigui (la V Repubblica francese e la Finlandia). Retrospettivamente ritengo di aver applicato i miei criteri in modo troppo stretto e che avrei dovuto includere anche l'India e il Costa Rica tra le mie democrazie «prolungate». Quest'ultimo avrebbe costituito un quarto caso di presidenzialismo. Powell fa ricorso ad una definizione meno esigente di democrazia (un minimo di 5 anni di democrazia nel periodo dal 1958 al 1976), il che gli mette a disposizione altri 4 casi di presidenzialismo: Venezuela, Cile, Uruguay e Filippine.Vorrei essere ancor più esplicitamente critico sul mio libro del 1984: la debolezza principale non è tanto lo scarso spazio dedicato al contrasto tra presidenzialismo e parlamentarismo (circa 12 pagine su 222, cioè un po’ più del 5% del libro) ma piuttosto il fatto che la discussione non è sufficientemente integrata con la comparazione della democrazia maggioritaria e consensuale, che costituisce il tema principale del lavoro. In particolare, ho definito presidenzialismo e parlamentarismo in riferimento a due caratteristiche contrastanti, ignorando una terza cruciale distinzione, ed ho poi legato il contrasto presidenziale/parlamentare ad una sola delle differenze tra democrazia consensuale e maggioritaria, ignorando il suo impatto su numerose altre distinzioni. L'obiettivo di questo articolo è correggere queste lacune e stabilire la connessione generale tra il contrasto presidenziale/parlamentare e quello maggioritario/consensuale.Come Linz, il mio atteggiamento sarà critico verso il presidenzialismo, ma tale critica si baserà su argomenti in parte diversi. L'argomento principale di Linz (1987, 11) riguarda «la rigidità che il presidenzialismo introduce nel processo politico e la flessibilità di gran lunga maggiore di questo processo nei sistemi parlamentari». Concordo pienamente con Linz e, in aggiunta, sono d'accordo che rigidità e immobilismo costituiscono i più seri punti deboli del presidenzialismo. In questo articolo la mia critica si concentrerà su una ulteriore debolezza della forma presidenziale di governo: la sua potente inclinazione verso la democrazia maggioritaria e il fatto che, nel gran numero di paesi in cui un naturale consenso di fondo è assente, appare necessaria una forma di democrazia consensuale invece che maggioritaria. Questi paesi comprendono non solo quelli caratterizzati da profonde fratture etniche, razziali e religiose, ma anche quelli con intense divisioni politiche che originano da una storia recente di guerra civile o dittatura militare, enormi diseguaglianze socio-economiche e così via. Inoltre, nei paesi in via di democratizzazione o di ri-democratizzazione le forze non-democratiche devono essere rassicurate e riconciliate ed è necessario fargli accettare l'idea non solo di abbandonare il potere, ma anche di non insistere nel pretendere il mantenimento di «domini riservati» di potere non-democratico all'interno del nuovo, e per gli altri versi democratico, regime. La democrazia consensuale, che è caratterizzata dalla condivisione, dalla limitazione e dalla dispersione del potere, ha molte più probabilità di raggiungere questo obiettivo che non il diretto dominio maggioritario. Come Philippe C. Schmitter ha suggerito, democrazia consensuale significa democrazia «difensiva», che per le minoranze etno-culturali e politiche risulta meno minacciosa dell' «aggres-sivo» governo maggioritario.Tratterò questo tema in tre fasi. In primo luogo definirò il presidenzialismo in riferimento a tre essenziali caratteristiche. In secondo luogo mostrerò che, specialmente come risultato della sua terza caratteristica, il presidenzialismo ha una forte tendenza a rendere la democrazia più maggioritaria. Infine, esaminerò le varie caratteristiche non-essenziali del presidenzialismo — caratteristiche che, benché presenti di frequente, non sono elementi distintivi della forma di governo presidenziale — ed il loro impatto sul grado di consensualità o maggioritarietà della democrazia.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
6

Rusconi, Gian Enrico. "QUALE «DEMOCRAZIA COSTITUZIONALE»? LA CORTE FEDERALE NELLA POLITICA TEDESCA E IL PROBLEMA DELLA COSTITUZIONE EUROPEA." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 27, no. 2 (August 1997): 273–306. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200024837.

Full text
Abstract:
IntroduzioneLa Germania offre una interessante versione contemporanea dello «Stato costituzionale» o della «democrazia costituzionale» con le sue tipiche tensioni tra responsabilità politica parlamentare e giustizia costituzionale. Un esempio tanto più istruttivo in quanto si pone all'incrocio tra la tradizione tedesca dello «Stato di diritto» e la tendenza ad un «nuovo costituzionalismo» che suscita crescente attenzione nelle scienze politiche e giuridiche.Ma c'è di più. La centralità del ruolo della Germania in Europa fa sì che questa problematica si proietti sulla costruzione politico-costituzionale dell'Unione europea. L'istituzionalizzazione dell'Europa politica e la semplice ipotesi di una Costituzione europea rimettono in gioco i concetti classici di popolo, sovranità, statualità e legittimazione democratica e aggiornano i dilemmi del costituzionalismo e della Costituzione come statuto delle libertà, come contratto politico e come forma di governo. In questa ottica il progetto europeo acquista i tratti di una democrazia o Stato costituzionale tutto da esplorare, per il quale il modello tedesco diventa molto istruttivo.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
7

Gambino, Silvio. "Sui militi alla revisione della costituzione nell'ordinamento italiano." Revista de Direitos e Garantias Fundamentais, no. 8 (October 30, 2010): 55. http://dx.doi.org/10.18759/rdgf.v0i8.26.

Full text
Abstract:
L’analisi dei limiti (soprattutto materiali) alla revisione della Costituzione nell’ordinamento italiano, da sempre oggetto di studio da parte della dottrina costituzionale, di recente è stata oggetto di approfondimento con riguardo al testo di revisione costituzionale approvato da una maggioranza parlamentare (di destra) ma poi respinto dal corpo elettorale nel referendum costituzionale. Il quesito che, più in particolare, ha originato l’approfondimento riguardava la disponibilità o meno in capo al Parlamento del potere di revisione costituzionale che avesse ad oggetto uno sbilanciamento dei poteri a favore del Governo e soprattutto del Premier. Rispetto a tale questione contingente, l’analisi ha approfondito il tema per come esso si presenta nel quadro di un costituzionalismo rigido e giurisdizionalmente garantito. La letteratura giuridica, tuttavia, ha offerto nel corso degli ultimi sessanta anni una risposta di tipo evolutivo. Nel mentre fino agli anni ’70 ha assunto che nulla impedirebbe la revisione della Costituzione qualora siano rispettate le procedure rafforzate previste nell’art. 138 Cost. (approvazione con due successive deliberazioni ad intervallo non minore di tre mesi e sottoposizione a referendum popolare qualora il testo di revisione non sia stato approvato nella seconda votazione con una maggioranza dei due terzi dei componenti di ciascuna delle Camere), nella dottrina successiva agli anni ’80, anche sulla base del limite costituzionale secondo cui la forma repubblicana non può essere oggetto di revisione costituzionale (art. 139 Cost.), ha individuato l’esistenza, accanto al limite formale, di un limite materiale, costituito dal rispetto dei principi supremi e dei diritti fondamentali, benché l’individuazione puntuale di tali principi appare molto più complessa e talora anche problematica. La giurisprudenza costituzionale ha sempre confermato una simile lettura allorché ha individuato, con una giurisprudenza stabile nel tempo, i principi e i diritti fondamentali come limite al processo di integrazione europea e prima ancora con riguardo ai rapporti fra diritto costituzionale e diritto canonico.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
8

Pasquino, Gianfranco. "VARIANTI DEI MODELLI DI GOVERNO PARLAMENTARE." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 33, no. 2 (August 2003): 295–315. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200027192.

Full text
Abstract:
Introduzione«Chi conosce il diritto costituzionale classico e ignora la funzione dei partiti, ha un'idea sbagliata dei regimi politici contemporanei; chi conosce la funzione dei partiti e ignora il diritto costituzionale classico ha un'idea incompleta ma esatta dei regimi politici contemporanei» (Duverger 1961, p. 412) Alla luce di questa preziosa indicazione metodologica dell'autorevole politologo e costituzionalista francese, il dibattito italiano sul «premierato» appare immediatamente e sostanzialmente inadeguato perché incapace, tranne pochissime eccezioni, di tenere insieme il sistema dei partiti e il modello di governo. Certo, è innegabile che le regole e le attribuzioni di poteri costituzionali hanno anche una dinamica e una forza propria e specifica. Tuttavia, il modo e il grado di successo con il quale regole e poteri incidono sui rapporti governo/parlamento e governo/elettorato differiscono in maniera significativa a seconda del sistema di partiti sottostante sul quale si applicano e con il quale interagiscono. In questa sede, manterrò l'analisi focalizzata esclusivamente sui modelli parlamentari di governo, ma, naturalmente, anche qualsiasi tentativo di comprendere e di rendere conto del funzionamento dei modelli presidenziali di governo appare altrettanto inadeguato se, per l'appunto, non tiene conto dei diversi sistemi di partito sui quali viene innestato ciascun modello presidenziale (per le indispensabili differenziazioni fra presidenzialismi e parlamentarismi, si veda Sartori 2000; per un tentativo, peraltro piuttosto confuso poiché si perde in eccessive specificazioni che non conducono ad opportune generalizzazioni, Shugart e Carey 1992).
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
9

D’Andrea, Antonio. "Il Parlamento e il Governo: le ragioni del rispettivo disallineamento costituzionale (sempre reversibile)." DIRITTO COSTITUZIONALE, no. 3 (November 2022): 9–40. http://dx.doi.org/10.3280/dc2022-003002.

Full text
Abstract:
Da circa trent'anni il sistema di governo parlamentare, in Italia, ha funzionato in modo poco rispettoso del ruolo centrale che la Costituzione riserva agli organi parlamentari, a cominciare dall'esercizio della funzione normativa. Nella prassi sono stati il Governo e il suo leader, insieme allo stesso Presidente della Repubblica, ad assumere, non solo la guida politica dello Stato, ma anche il pieno controllo della maggioranza parlamentare via via faticosamente costituita. Nell'articolo si ipotizzano alcune soluzioni istituzionali incentrate principalmente su nuovi meccanismi elettorali in grado di rivitalizzare il parlamenta-rismo italiano, ritenuto sempre preferibile ad altri sistemi di governo.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
10

Sartori, Giovanni. "PREMIERATO FORTE E PREMIERATO ELETTIVO." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 33, no. 2 (August 2003): 285–93. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200027180.

Full text
Abstract:
IntroduzioneLa dizione «premierato» indica un sistema parlamentare nel quale il potere esecutivo sovrasta il potere legislativo e nel quale il primo ministro comanda i suoi ministri. L'idea è di un governo sopra l'assemblea che ribalta il governo della assemblea (l'assemblearismo). Va da sé, pertanto, che il premierato sta per «governo forte» nel senso di governo efficiente, di governo in grado di governare. Dire «premierato forte» è pleonastico: se è premierato, è per definizione forte (strutturalmente parlando).
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles

Dissertations / Theses on the topic "Forma di governo parlamentare"

1

Bargiacchi, Stefano. "Parlamenti e designazioni pubbliche nelle forme di governo parlamentari. Tra controllo e indirizzo politico." Doctoral thesis, Università di Siena, 2022. http://hdl.handle.net/11365/1196145.

Full text
Abstract:
L’obiettivo del lavoro è quello di analizzare il ruolo delle assemblee parlamentari all’interno delle procedure di nomina ad incarichi pubblici, negli ordinamenti retti da forme di governo parlamentare.La prima parte della tesi sarà dedicata ad affrontare i problemi di ordine metodologico posti dal quesito di ricerca e nel ricostruire il quadro normativo di riferimento. Si motiverà la scelta di concentrare il lavoro di ricerca solo su alcune forme di governo di tipo parlamentare. Sarà evidenziato come il rapporto fiduciario che lega la permanenza in carica del Governo alla presenza di una maggioranza in suo favore nell’Assemblea rappresenti un fattore dirimente per valutare i poteri dei singoli Parlamenti in relazione alle procedure di nomina. In tale forma di governo, come noto, queste prerogative assumono una connotazione peculiare alla luce delle modalità con cui l’Assemblea contribuisce a determinare l’indirizzo politico e ad esercitare la funzione di controllo sull’esecutivo. La scelta degli ordinamenti da prendere in esame verrà effettuata seguendo il metodo, già suggerito da Hirschl, della “prototypical case logic”. Saranno prese in esame le prerogative parlamentari nei processi di nomina pubblica, di quegli ordinamenti retti, da forme di governo parlamentare, in cui tali poteri sono tradizionalmente considerati di particolare rilevanza e come “modelli” di studio. Per tali ragioni la ricerca si focalizzerà sui casi italiano, spagnolo, inglese e tedesco. La scelta di limitare la comparazione solo ad alcuni ordinamenti appare giustificabile, inoltre, alla luce del fatto che la rilevanza dei modelli presi in esame permetterà una generalizzazione dei risultati ottenuti. Ciononostante, l’elaborato non ignorerà completamente né il caso statunitense, né quello rappresentato dall’Unione Europea. Il primo per l’importanza storica e sistematica che all’interno di quella forma di governo presidenziale possiede il Senato all’interno di sostanzialmente tutte le procedure di nomina a livello federale. L’interesse per il secondo caso rileva soprattutto in relazione al ruolo che il Parlamento europeo, anche attraverso i suoi poteri relativi alle nomine pubbliche è venuto ad assumere nel condizionare le scelte della Commissione pur in assenza di un vero e proprio rapporto fiduciario con questa. Motivata la scelta degli ordinamenti da esaminare, si svolgerà, per le ragioni anzidette, un’approfondita ricostruzione circa il concetto di “funzione parlamentare” con particolare riferimento alla funzione di indirizzo politico e a quella di controllo. Solo a partire da questo momento sarà possibile rivolgere l’attenzione alle procedure che disciplinano le prerogative parlamentari in caso di nomine pubbliche. Si formulerà quindi, ai fini della ricerca, una definizione di “procedura di nomina” e di “incarico pubblico” che chiariscano e limitino, in modo soddisfacente i confini dell’indagine. Il criterio che verrà utilizzato sarà quello di limitare le riflessioni alle sole nomine per le quali è previsto un qualche grado di coinvolgimento diretto dell’organo parlamentare. Tale scelta, da un lato permetterà di concentrare gli sforzi della ricerca sul ruolo dei Parlamenti, favorendo, d’altra parte, l’emergere delle differenze tra l’estensione delle prerogative delle Assemblee degli ordinamenti presi in esame. Questa metodologia esclude espressamente l’esame di tutte quelle nomine pubbliche per le quali non è previsto un espresso coinvolgimento del Parlamento. Procedere secondo questa strada, non solo avrebbe richiesto una difficile - probabilmente quasi impossibile - attività di ricostruzione normativa finalizzata ad elaborare un quadro esaustivo di tutte le nomine pubbliche di competenza del potere centrale, ma avrebbe anche rischiato di spostare eccessivamente il baricentro dell’elaborato dai Parlamenti ai Governi. Anche attraverso la comparazione delle varie procedure di nomina degli ordinamenti presi in esame, sarà possibile formare una tipologia relativa al grado di coinvolgimento dell’organo parlamentare. Da un troveranno posto quelle procedure per le quali il coinvolgimento dell’organo parlamentare è minimo, come la semplice audizione del soggetto da nominare, o l’espressione di un parere non vincolante. Dall’altro lato troveremo quelle procedure in cui il coinvolgimento dell’organo parlamentare sia massimo, (si pensi all’espressione di un parere vincolante). Le riflessioni sin qui condotte ci porteranno necessariamente a riflettere anche su quelle procedure in cui è lo stesso Parlamento a decidere autonomamente, attraverso elezione, i soggetti che dovranno ricoprire una determinata carica. L’estensione delle riflessioni del presente elaborato alle c.d. “procedure elettive parlamentari” appare doverosa anche in relazione al fatto che una distinzione queste e il ruolo del parlamento all’interno delle procedure di nomina non trova sostanziali riscontri negli altri ordinamenti che si intende esaminare. Riguardo a questo ultimo punto appare necessaria l’esclusione dal nostro campo di indagine delle procedure elettive relative: agli organi aventi attribuzioni inerenti al funzionamento interno delle Camere; oppure rientranti, usando una definizione originariamente elaborata da Cheli, nel circuito della determinazione dell’indirizzo politico ovvero nel cosiddetto circuito delle garanzie. Sarà su queste basi che partendo dal caso italiano si svilupperà un’analisi comparata dei singoli istituti. Sarà quindi possibile svolgere alcune considerazioni relative al ruolo che le prerogative parlamentari in materia di nomine pubbliche possono avere nello studio della forma di governo parlamentare. Da un lato si riprenderanno, i già numerosi studi relativi al principio di trasparenza, pubblicità dei lavori e rappresentazione degli interessi particolari nel processo decisionale, per valutare se e quali conseguenze discendano da un maggior coinvolgimento dell’organo rappresentativo. D’altra parte, si cercherà di valutare se ad un maggiore coinvolgimento formale dei singoli Parlamenti discenda una maggiore capacità di tali organi di condizionare le scelte del soggetto nominante. Si rifletterà, inoltre, sulle ragioni che nel corso degli ultimi due decenni hanno portato i Parlamenti ad aumentare le proprie competenze in relazione alle nomine inserite in una posizione terza rispetto al potere esecutivo spesso con funzioni di controllo rispetto allo stesso (es. autorità amministrative indipendenti), riducendo però le competenze in relazione alle nomine riguardanti organi direttamente coinvolti nell’implementazione dei programmi del governo. Ci si aspetta di osservare che più il soggetto nominato svolge funzioni estranee all’attività di governo, maggiore sarà il grado controllo e coinvolgimento da parte del Parlamento. Nel complesso, la ricerca partendo da alcune considerazioni riguardanti temi classici del diritto costituzionale (forma di governo parlamentare, funzioni parlamentari, indirizzo politico e controllo del parlamento sul governo) intende sviluppare alcune riflessioni su un argomento la cui trattazione è raramente avvenuta, soprattutto per il caso italiano, in modo sistematico.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
2

Catalano, S. "La forma di governo regionale." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2006. http://hdl.handle.net/2434/35466.

Full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
3

Rubechi, Massimo <1979&gt. "La forma di governo regionale nel diritto vivente." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/510/1/TesiMassimoRubechi.pdf.

Full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
4

Rubechi, Massimo <1979&gt. "La forma di governo regionale nel diritto vivente." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/510/.

Full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
5

SORRENTINO, EDOARDO. "BANCA CENTRALE, FORMA DI GOVERNO ITALIANA E INTEGRAZIONE EUROPEA." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2023. https://hdl.handle.net/2434/955257.

Full text
Abstract:
Central bank, Italian form of government and European integration Edoardo Sorrentino PhD in Public, International and European Law Università degli Studi di Milano The purpose of my thesis is to highlight an aspect that could redefine today’s theory of forms of gov-ernment. It is well known that the latter has, as its object of study, the provisions governing the relations between the constitutional bodies that participate at the function of political orientation. And this func-tion, in contemporary states, almost entirely coincides with the public management of the economy. Sus-tained growth of national income has become the primary objective of contemporary States, both to en-sure high levels of employment and to find the necessary tax revenue to finance the services provided by the State itself. It is immediately appropriate to point out that the public government of the economy is not the exclusive prerogative of fiscal policy. Monetary policy has an equally fundamental function. We cannot ignore the role that central banks have played in the public management of the economy. Through its operations – such as the fixing of interest rates, credit facilities to the Treasury and the pur-chase and sale of public and private securities – central banks are able to influence the growth of nation-al income, the general level of prices and the evolution of external accounts. In other words, the results of the economic policies adopted by governments are conditioned by the choices made by the issuing institutions. Consequently, a complete theory of the forms of government cannot be separated from the analysis of the relationship that the central bank has with the Government and with the Parliament, in other words with the political orientation circuit. The first chapter highlights the history of central banks and the evolution of their function, explaining how the position of the issuing institution is intimately linked to the purposes chosen by the State. A clear separation of roles has characterized nineteenth-century liberal democracies, dedicated to the safe-guard of markets. A government that had the monetary support of the central bank would, in fact, have interfered with the right of ownership and the freedom of economic initiative. An issuing institution in-dependent from the executive power and committed to maintaining price stability was therefore a means of making the Government to adopt a balanced economic policy. But in the substantial post-war democ-racies the government had to take an active role in order to correct the most intolerable inequalities produced by the market. In this framework, the central bank had to operate in a manner that served the government’s economic policy draft by ensuring that it would be financed on more favourable terms than those determined by the market. Obviously, this worldwide phenomenon has involved the Italian Republic. The constituents outlined, in addition to a poorly rationalized parliamentarism, an “economic constitution” that lacked clear guidance on the management of fiscal and monetary policy. The original 1948 text allowed the use of public debt without substantive, but only procedural, limits and did not openly enshrine the principle of monetary stability. The action of public authorities had to be oriented towards achieving full employment and reducing inequalities. The second chapter deals with the development of the Italian form of government during the first twen-ty years of the Republic. It is well known that the lack of rationalization of parliamentarism has led to the development of a political system with an extreme multi-party situation where the element of alter-nation of government has failed, due to the conventio ad excludendum of the anti-system forces. However, the ministerial instability do not affect the development of the country, which benefits from a particular international framework: the fixed exchange rate system designed at Bretton Woods in fact allows the acceding countries to modulate economic policy according to their growth goals, given that large capi-tals were not free to circulate internationally. Moreover, the expansionary economic policy of the United States – the center of the international monetary system – ensures high economic growth and low infla-tion levels in all western countries. In this period, the monetary policy of the Bank of Italy has been functional to the achievement of the economic policy goals of many governments. Despite the instability of the executives, in fact, the fundamental lines of development remain firm: an export-oriented econo-my in order to maintain the equilibrium of balance of trade of a country without raw materials and en-ergy sources. In other words, the monetary system built after the war allowed the development of a de-featist party system without this calling into question its constitutional assumptions. The third chapter analyses the effects of the collapse of the monetary system devised at Bretton Woods and the subsequent “stagflation” on the Italian institutional system. In fact, ministerial instability does not make it possible to counter the rise of prices during the 1970’s caused by wage demands and the oil shock. In this decade, Italy has experienced the highest levels of inflation among the large Western coun-tries accompanied by severe trade deficits. Only thanks to the governments of national unity the country succeeds in embarking on a path of recovery, crowned by the entry of Italy into the European Monetary System. This is a new system of fixed exchange rates in which the objective of ensuring the free move-ment of capital is expressly pursued. The entry into the Ems is supposed to push Italy to reduce state in-tervention in the economy. The so-called “divorce” between the Treasury and the Bank of Italy in 1981 is, in this regard, the tool to reduce the central bank’s financial support for the State’s borrowing ma-noeuvres. However, the 1980’s see an inflation fall, but at the same time the explosion of public debt and the formation of a large trade deficit financed by foreign capital, especially German ones. The continuing ministerial instability does not allow any serious restructuring of public expenditure. Moreover, in the 1980,s the fragmentation of the party system increases due to the crisis of the two political parties pro-tagonists of the previous thirty years. The fourth chapter focuses, in particular, on the crisis of the first half of the 1990’s, in which Italy leaves the Ems and faces the final crisis of the traditional parties, which give way to a new party system that re-volves on two opposite poles. At this stage there is a strengthening of the role of the President of the Republic in the resolution of government crises. The Head of State promotes the formation of technical governments that begin a serious work of fiscal consolidation, guaranteeing the commitments made by Italy at European level. In fact, the Maastricht Treaty, signed in 1992, will lead in 1999 to the creation of a single currency and a fixed exchange rate regime. The future currency will be managed by a central bank independent from member States of the monetary union and committed to the sole maintenance of price stability. The direct consequence of this priority objective is the prohibition of direct financial support to States which will be bound to finance themselves on the market under the conditions laid down for any private entity. In short, since 1992 the Italian “economic constitution” has entered a new phase: the democratically legitimized constitutional organs completely lose the levers of monetary policy. Price stability becomes an overarching value, to be pursued even when it goes against other objectives, such as a high level of employment. Fiscal policy itself is conditioned by quantitative parameters which the European institutions monitor. However, thanks to the consolidation work begun in the first half of the 1990’s, Italy also managed to join the single currency. The fifth chapter analyses the effects of Italy’s entry into the single currency area on the form of gov-ernment. The 2008 financial crisis led to a tightening of European budgetary constraints, while the Eu-ropean Central Bank has launched monetary support programmes that have allowed States to finance themselves on better terms than market conditions. At this juncture there was a new intervention by the Head of State as guarantor of Italy’s European commitments. A new technical government was formed whose primary objective was to reduce the country’s trade deficit and introduce the principle of budget-ary balance in the Italian Constitution. With this step, the “economic constitution” completed the turn-ing point towards the depoliticization of the public law of the economy that began in 1992. The crisis has determined the end of the fragile Italian bipolarism with the emergence of political forces alien to the traditional camps. The renewed political instability has led to a further strengthening of the Presi-dent of the Republic in his role of guarantor of the permanence of Italy in the single currency area. In this regard, the events surrounding the formation of a eurosceptic government in 2018 are emblematic. Following the 2020 pandemic, it was decided to lift budgetary constraints, while the Ecb expanded its monetary support to member States. It seems that a new phase of monetary union has been reached, but the rise in prices due to the Ukrainian conflict could force European States to adopt deflationary measures even more stringent than those adopted in the previous decade, with perhaps even more evi-dent effects on the party system and on the Italian form of government.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
6

Rossi, Franco. "Il programma di governo nell'evoluzione istituzionale italiana." Doctoral thesis, Luiss Guido Carli, 2012. http://hdl.handle.net/11385/200823.

Full text
Abstract:
Indirizzo politico e programma di governo nella forma di governo parlamentare. Il programma di governo in alcuni ordinamenti europei. Il programma di governo in epoca statutaria e nella prima fase della storia repubblicana (1948 - 1992). Il programma di governo nella seconda fase della storia repubblicana (1992 - 2011). Programma e coalizione tra tra prima e seconda fase della storia repubblicana.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
7

DONDI, Sebastiano. "POTERE E CONTROPOTERI Gli argini giuridici al potere maggioritario nella dinamica della forma di governo in Italia e in Francia." Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2013. http://hdl.handle.net/11392/2388889.

Full text
Abstract:
This PhD dissertation consists in a comparative study of veto players (or counter-powers) that, according to Italian and French Constitution, aim and affect the legislative activity of the executive power and of its majority in the Parliament, i.e. laws and decrees-law. They are summarily: the referendum, the opposition parties, the head of the State, the Conseil d’Etat and the constitutional justice. The research, after the initial chapter regarding an innovative classification of veto powers which describes them with a dogmatic approach, explores in depth the existing relations among veto players and their interactions with Power. The methodology is based on an empirical and systematic analysis of some classic case-studies.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
8

Sgro', F. "ASPETTI E PROBLEMI ATTUALI DEL BICAMERALISMO ITALIANO." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2010. http://hdl.handle.net/2434/150214.

Full text
Abstract:
Aspects and current problems of the Italian bicameralism. The research focus on analysis of the Italian bicameralism and the most important proposals to reform the Senate of the Republic in order to verify the current requirement for the revision of Parliament and asses – through a legal evaluation – the most appropriate solutions. The research starts from the theory of separation of the public powers and deepens the two prototypes of bicameralism (European model and North American type). Then it analyzes the Italian system, that is a very rare example of perfect bicameralism covering both the legislative and the political functions. Following the course of Republican history, the study appreciates the possibility of revision of perfect bicameralism, focusing on the most organic projects that are currently under investigation in Parliament. The research proposes, at this point, an overview of the main experiences of bicameralism in the contemporary democracies. Finally it checks the impact of a possible reform of the Italian bicameralism on the institutional balance and the connotation of the form of government.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
9

Dondi, Sebastiano. "Pouvoirs et contrepouvoirs : les limites juridiques au pouvoir majoritaire dans la dynamique du regime politique en Italie et en France." Thesis, Paris 10, 2013. http://www.theses.fr/2013PA100056.

Full text
Abstract:
Le travail de recherche est une étude comparé des pouvoirs de veto (ou contrepouvoirs) que, selon la lettre des Constitutions italienne et française interviennent dans le produit du travail normatif du Pouvoir majoritaire (lois, ordonnances et décrets-loi). Il s’agit, spécifiquement, du referendum, de l’opposition parlementaire, du chef de l’Etat, du Conseil d’Etat et de la justice constitutionnelle. La thèse, après un premier chapitre qui propose une classification originale des contrepouvoirs, utile à les définir et à les encadrer dogmatiquement, se propose d’étudier en profondeur les relations qui les lient les contrepouvoirs entre eux-mêmes et également vis-à-vis du Pouvoir. La méthode utilisée (systématique et comparée) est innovatrice et se base sur une analyse empirique fondée sur des cas exemplaires
This PhD dissertation consists in a comparative study of veto players (or counter-powers) that, according to Italian and French Constitution, aim at affect the legislative activity of the executive and majoritarian power and of its majority in the Parliament, i.e. laws and decrees-law. They are summarily: the referendum, the opposition parties, the head of the State, the Conseil d’Etat and the constitutional justice. The research, after the initial chapter regarding an innovative classification of veto powers which describes them with a dogmatic approach, explores in depth the existing relations among veto players and their interactions with Power. The methodology is based on an empirical and systematic analysis of some classic case-studies
Il lavoro di ricerca è uno studio comparato tra Italia e Francia dei contropoteri che, secondo Costituzione, intervengono sul prodotto del lavoro del Potere maggioritario, le leggi e i provvedimenti di rango primario. Si tratta del referendum, l’opposizione parlamentare, il capo dello Stato, il Conseil d’Etat e la giustizia costituzionale. La tesi, dopo un capitolo iniziale dedicato ad una innovativa classificazione dei poteri di veto idonea a inquadrarli dogmaticamente, si propone di indagare in profondità le relazioni che legano fra di loro gli organi di contropotere e come questi interagiscano con il Potere. La metodologia utilizzata è innovativa e si basa su un’analisi empirica basata su casi esemplari e basata sul metodo sistematico
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
10

Capuozzo, Valentina. "Bicameralismo e forma di governo parlamentare." Tesi di dottorato, 2017. http://www.fedoa.unina.it/11652/1/capuozzo_valentina_29.pdf.

Full text
Abstract:
L’idea di limitazione del potere, connotativa delle moderne esperienze di democrazia costituzionale, rende il bicameralismo l’organizzazione del Parlamento più idonea al sistema ordinamentale di checks and balances. Tuttavia, perché la seconda Camera possa svolgere un ruolo di effettiva utilità nel collaborare con la prima, occorre che il modello di bicameralismo si adatti al contesto istituzionale di attuazione. In questo senso, l’analisi del sistema bicamerale italiano e del suo rendimento nell’evoluzione della forma di governo parlamentare pare mettere in luce una necessità di adeguamento all’avvertita esigenza di una sede politica di raccordo tra centro e autonomie.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles

Books on the topic "Forma di governo parlamentare"

1

Ceccanti, Stefano. La forma di governo parlamentare in trasformazione. Bologna: Il Mulino, 1997.

Find full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
2

Il presidente della Repubblica parlamentare: Un'interpretazione della forma di governo italiana. Napoli, Italia: Jovene, 2010.

Find full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
3

Chessa, Omar. Il presidente della Repubblica parlamentare: Un'interpretazione della forma di governo italiana. Napoli, Italia: Jovene, 2010.

Find full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
4

Regolamenti parlamentari e forma di governo: Ultimi quarant'anni. Milano: Giuffrè editore, 2013.

Find full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
5

Belletti, Michele. Forma di governo parlamentare e scioglimento delle camere: Dallo Statuto albertino alla Costituzione repubblicana. [Padova]: CEDAM, 2008.

Find full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
6

Rivosecchi, Guido. Regolamenti parlamentari e forma di governo nella XIII legislatura. Milano: A. Giuffrè, 2002.

Find full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
7

Renzo, Dickmann, and Staiano Sandro 1955-, eds. Funzioni parlamentari non legislative e forma di governo: L'esperienza dell'Italia. Milano: Giuffrè, 2008.

Find full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
8

Bertolini, Francesco. Rappresentanza parlamentare e attività di governo. Napoli: Editoriale scientifica, 1997.

Find full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
9

Antonio, D'Andrea, ed. Lo Sviluppo bipolare della forma di governo italiana: Le vicende politico-parlamentari successive all'elezione del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi ed il mutamento della maggioranza nella XIV legislatura. Milano: Giuffrè, 2003.

Find full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
10

Chimenti, Carlo. Introduzione alla forma di governo italiana. Rimini: Maggioli, 1985.

Find full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles

Book chapters on the topic "Forma di governo parlamentare"

1

"Progetto di forma di governo delle Provincie Unite Italiane (1831)." In Constitutional Documents of Italy and Malta 1787–1850, Part II: Modena and Reggio–Verona Malta, edited by Jörg Luther. Berlin, New York: De Gruyter, 2010. http://dx.doi.org/10.1515/9783110231106.137.

Full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
2

"Forma di governo provvisorio per il Piemonte (1796)." In Constitutional Documents of Italy and Malta 1787–1850, Part II: Modena and Reggio–Verona Malta, edited by Jörg Luther. Berlin, New York: De Gruyter, 2010. http://dx.doi.org/10.1515/9783110231106.117.

Full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
We offer discounts on all premium plans for authors whose works are included in thematic literature selections. Contact us to get a unique promo code!

To the bibliography