Dissertations / Theses on the topic 'Fonti europee'

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1

Lo, Conte Federica. "La tutela della vittima nelle fonti europee e nel sistema processuale penale italiano." Doctoral thesis, Universita degli studi di Salerno, 2013. http://hdl.handle.net/10556/892.

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Abstract:
2011 - 2012
Il presente lavoro, prendendo le mosse dall’analisi delle fonti interne e sovranazionali che contribuiscono alla tutela della vittima del reato, mira a verificare in che misura l’ordinamento italiano abbia recepito le indicazioni provenienti dai provvedimenti adottati sul tema, nel tentativo di delineare quello che è stato definito lo “statuto” della vittima del reato. Lo scenario sovranazionale che si presenta all’interprete racchiude una pluralità di livelli: ONU, Unione europea e Consiglio d’Europa, Corte di giustizia dell’Unione europea e Corte europea dei diritti dell’uomo. Il tema è affrontato con riferimento a numerosi aspetti, che abbracciano l’istituto del risarcimento del danno da parte dello Stato, la tutela delle vittime della tratta di esseri umani e della criminalità organizzata, nonché i possibili sviluppi del paradigma mediativo in ambito penale. In una prospettiva diacronica, l’Unione europea ha intrapreso il cammino verso il formale riconoscimento dei diritti della vittima del reato al fine di realizzare uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia. In tale ottica, la protezione delle vittime costituisce la “piattaforma comune” da cui devono trarre fondamento ed ispirazione tutti gli altri strumenti funzionali al raggiungimento dell’obiettivo. La tutela delle vittime è stata a lungo messa in disparte dal legislatore italiano che, concentrandosi sul momento repressivo, ne ha trascurato i problemi e le reali istanze. Soltanto a partire dai primi anni ottanta si è fatta strada un’analisi del crimine che, senza pregiudicare i diritti dell’imputato, ha posto l’accento su un’ottica Opfer-orientiert (orientata alla vittima), traducendosi in scelte di politica criminale più attente alla prospettiva vittimologica. Ciò nonostante, in molti punti la nostra legislazione appare non completamente rispettosa degli obblighi imposti dall’ordinamento sovranazionale. Nella prospettiva attuale si avverte l’esigenza di rafforzamento delle politiche socio-assistenziali in favore delle vittime del reato, al fine di scongiurare i rischi di vittimizzazione secondaria che sovente si palesano nella fase del post-crimen. In futuro, il processo di ristrutturazione del sistema processuale penale dovrà necessariamente passare attraverso il potenziamento dei poteri processuali riconosciuti alla persona offesa e degli istituti ispirati ai temi della restorative justice e della composizione del conflitto ingenerato dal reato. [a cura dell'autore]
This piece of work, starting from the analysis of the inner and supranational sources which contribute to the tutelage of the victim of the offence, aims to check how the Italian rules have caught the suggestions coming from the measures which are adopted for this theme, with the attempt to delineate what has been defined the “statute” of the victim of the offence. The supranational scenery which is in front of the expert includes a plurality of levels: ONU, European Union and European Council, Court of Justice of the European Union and European Court of the rights of man. The theme has been discussed referring to many aspects, including the Institute of the Compensation by the State, the tutelage of the victims of the human beings trade and the organized crime and also about the probable developments of the meditative paradigm in the penal laws. In a diachronic perspective, the course of the European Union towards the formal recognition of the rights of the victim of the offence has been faced with the aim to create a space of freedom, safety and justice. According to this point of view, the safety of the victims characterizes the “common platform” from which all the other functional instruments, to reach the goal, have to take grounding and inspiration. The tutelage of the victims has been put aside for many years by the Italian legislator who, concentrated on the repressive moment, has neglected the problems and the real petitions of the victims. Only since the early eighties an analysis of the crime has been taken into consideration which, without compromising the rights of the defendant, has focused on a line Opfer-orientert (victim oriented), revealing in choices of criminal policy more careful towards the victim oriented perspective. In spite of this, in many points, our legislation looks like not totally respectful of the duties imposed by the supranational rules. In the current perspective it’s possible to notice the need to strengthen the social-charitable policies in favor of the victims of the offence, in order to avoid the risks of the secondary victimization which, often, are revealed in the postcrime phase. Furthermore, the reorganization phase of the procedural penal system should, necessarily, go through the procedural laws strengthening which are recognized for the offended person and of the Institutes inspired to the restorative justice and of the composition of the conflict caused by the offence. [edited by author]
XI n.s
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2

Coppola, Francesca. "La dimensione soggettiva del lavoro nel tempo della persona." Doctoral thesis, Università di Siena, 2021. http://hdl.handle.net/11365/1127242.

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Abstract:
L’esaltazione dell’aspetto dicotomico del tempo, diviso tra tempo di lavoro e tempo libero, ha portato ad oscurare il lavoro riproduttivo, domestico, educativo e di assistenza, ma anche ad ignorare il lavoro di formazione scolastica e professionale; così come ha privato di rilevanza giuridica i tempi forzosamente legati al lavoro, come quelli del tragitto di percorrenza dall’abitazione al luogo di lavoro oppure i tempi dedicati al lavoro, oltre all’orario previsto, nei lavori di creatività e di responsabilità. Il tempo remunerato ha in questa dinamica rappresentato un tempo maschile per eccellenza a cui le donne si sono dovute adeguare qualora hanno voluto prendervi parte su un piano paritario. Questa impostazione, tanto nell’organizzazione del lavoro quanto nelle norme che ne regolano il funzionamento, è ancora oggi fortemente presente nel nostro sistema. Partendo da queste considerazioni, la tesi mira invece ad assumere un approccio che metta al centro il soggetto, valorizzando il concetto di tempo della persona, in una prospettiva che non sia legata unicamente alle esigenze produttive, ma che dia valore alla persona umana e alle sue relazioni in quanto tali. Soffermandosi dapprima sulla ricerca di un ancoraggio giuridico all’interno della Costituzione al tempo della persona, si è quindi posto l’accento sugli sviluppi più recenti intervenuti in ambito europeo rispetto al tema prescelto, in particolare sul fallimento dei tentativi di riscrittura della direttiva sull’orario di lavoro, sul ruolo suppletivo svolto dalla Corte di Giustizia nella reintepretazione della normativa esistente e sul risalto attribuito dalla governance europea alle questioni inerenti la cura e l’assistenza familiare. Il tema è stato poi inquadrato rispetto alla prospettiva interna all’ordinamento nazionale. Si è analizzata la normativa di riferimento in tema di orario di lavoro per sottolinearne l’approccio prevalentemente preposto alla difesa della flessibilità temporale nell’interesse del datore, che detiene un forte potere di decidere e di variare la collocazione della prestazione. Si è quindi ragionato sulla necessità, anche nella prospettiva di sostegno e valorizzazione delle iniziative applicabili in sede collettiva, di un intervento legislativo, finalizzato all’attribuzione di diritti soggettivi in favore delle lavoratrici e dei lavoratori sull’organizzazione temporale, che prevalgano sull’interesse economico dell’impresa, qualora rilevino particolari esigenze della persona legate a diritti e valori fondamentali che trovano riconoscimento giuridico costituzionale. Infine, sono state descritte e analizzate in chiave problematica le principali soluzioni giuridiche finora perseguite, e ancora ampiamente percorribili, per la realizzazione di nuovi equilibri tra la gestione efficiente dell’organizzazione dell’impresa e un maggiore autocontrollo, da parte della singola lavoratrice e del singolo lavoratore, sulla dimensione temporale della propria prestazione lavorativa.
The exaltation of the dichotomous aspect of time, divided between work and leisure time, has led to obscure reproductive, domestic, educational and assistance work, but also to ignore the work of school and professional training; just as it has deprived of legal relevance the times forcibly linked to work, such as those of the journey from home to the workplace or the time dedicated to work, in addition to the scheduled time, in creative and responsible work. In this dynamic, paid time has represented a masculine time par excellence to which women have had to adapt if they wanted to take part in it on an equal footing. This approach, both in the organization of work and in the rules that regulate its functioning, is still strongly present in our system today. Starting from these considerations, the thesis aims instead to take an approach that puts the subject at the center, enhancing the concept of time of the person, in a perspective that is not linked only to productive needs, but that gives value to the human person and his relationships as such. Dwelling first on the search for a legal anchorage within the Constitution at the time of the person, the emphasis was subsequently placed on the most recent developments in Europe with respect to the chosen theme, in particular on the failure of attempts to rewrite the directive on working hours, on the additional role played by the Court of Justice in the reinterpretation of existing legislation and on the emphasis attributed by European governance to issues relating to family care and assistance. The topic was then framed with respect to the internal perspective of the national system. The reference legislation on working hours was analyzed to underline the approach mainly aimed at defending temporal flexibility in the interest of the employer, who has a strong power to decide and vary the location of the service. It was therefore reasoned on the need, also in the perspective of support and enhancement of the initiatives applicable collectively, of a legislative intervention, aimed at attributing subjective rights in favor of workers over the temporal organization, which prevail over the interest economic activity of the company, if they detect particular needs of the person linked to fundamental rights and values ​​that find constitutional legal recognition. Finally, the main legal solutions pursued so far, and still widely practicable, for the creation of new balances between the efficient management of the organization of the company and greater self-control by the single worker and the single worker were described and analyzed in a problematic key.
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3

D'Auria, Massimo <1974&gt. "L'interpretazione del contratto nelle fonti del diritto europeo." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2005. http://hdl.handle.net/10579/797.

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4

Gandolfo, Diego <1984&gt. "I Fondi Strutturali europei 2007-2013 in Italia: un'analisi delle criticità." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amsdottorato.unibo.it/6717/1/Gandolfo_Diego_tesi.pdf.

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Abstract:
A 7 anni dall’avvio dell’ attuazione della Politica di Coesione dell’Unione Europea 2007- 2013, l’Italia ha il tasso di assorbimento dei Fondi Strutturali più basso d’Europa, insieme alla Romania, e rischia di subire un disimpegno delle risorse, che rappresenterebbe un gravissimo fallimento economico e politico. Il contributo di questo lavoro al dibattito sull’uso dei Fondi strutturali in Italia è duplice. Da una parte, per la prima volta, si propone uno studio sistematico delle criticità nella gestione del periodo 2007-2013, che hanno causato l’attuale ritardo nella spesa. Dall’altra, si affronta il problema italiano sia da una prospettiva europea sia nella sua dimensione nazionale, indagando le differenze regionali nella performance di spesa e proponendo un’analisi basata su tre dimensioni principali delle criticità: finanziaria, politica, amministrativa. L’approccio della ricerca consiste nella convergenza di dati quantitativi e qualitativi, raccolti durante un periodo di ricerca a Bruxelles e presso le Autorità di Gestione dei Programmi Operativi cofinanziati dal FESR. La questione dell’assorbimento finanziario e del ritardo nell’attuazione è stata indagata da tre punti di vista. Una prospettiva “storica”, che ha raccontato il ritardo strutturale nell’utilizzo dei Fondi Strutturali in Italia e che ha chiarito come il problema italiano, prima dell’attuale ciclo 2007-2013, sia stato non di quantità, ma di qualità della spesa. La seconda prospettiva è stata di respiro europeo, ed è servita a indagare le cause del basso livello di assorbimento finanziario dell’Italia suggerendo alcuni elementi utili a comprendere le ragioni di un simile divario con gli altri Paesi. Infine, la prospettiva nazionale e regionale ha svelato l’esistenza di un mix complesso, e micidiale, che ha letteralmente paralizzato la spesa italiana dei Fondi. Un mix di fattori finanziari, politici e amministrativi che non ha avuto eguali negli altri Paesi, e che si è concentrato soprattutto, ma non esclusivamente, nelle regioni dell’Obiettivo Convergenza.
After 7 years of EU Cohesion Policy 2007-2013 implementation, Italy has the Europe’s lowest financial absorption rate of Structural Funds, together with Romania, and risks losing part of its money because of the “decommitment” under the n+2 rule, that would represent a great economic and political failure. The contribution of this thesis to the debate on the use of Structural Funds in Italy is twofold. On the one hand, for the first time, it proposes a systematic study on the 2007-2013 management problems, that generated the current delay in expenditure. On the other hand, it faces the Italian problemboth from a European and national perspective, exploring the regional differences in the expenditure performance, and proposing an analysis based on three main dimensions: financial, political, administrative. The core of the methodology is the convergence between quantitative and qualitative data, gathered during a research period in Brussels (DG Regio) and in the Managing Authorities of the Italian Operational Programmes co- financed by ERDF. The issue of “financial absorption capacity” and the delay of the implementation are investigated from three complementary points of view. An “historical” perspective, that showed the structural delay of the Italian implementation and the qualitative, rather than quantitative, problem. The European perspective, that served to explore the causes of the Italian low absorption rate, suggesting some useful elements to understand the reasons of the wide gap between Italy and the other Member States. Finally, the national and regional perspective unveiled the existence of a complex, and deadly, mix of factors that paralysed the Italian expenditure of Structural Funds. A unique mix of financial, political and administrative factors, concentrated mainly, but not exclusively, in Convergence regions.
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Gandolfo, Diego <1984&gt. "I Fondi Strutturali europei 2007-2013 in Italia: un'analisi delle criticità." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amsdottorato.unibo.it/6717/.

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Abstract:
A 7 anni dall’avvio dell’ attuazione della Politica di Coesione dell’Unione Europea 2007- 2013, l’Italia ha il tasso di assorbimento dei Fondi Strutturali più basso d’Europa, insieme alla Romania, e rischia di subire un disimpegno delle risorse, che rappresenterebbe un gravissimo fallimento economico e politico. Il contributo di questo lavoro al dibattito sull’uso dei Fondi strutturali in Italia è duplice. Da una parte, per la prima volta, si propone uno studio sistematico delle criticità nella gestione del periodo 2007-2013, che hanno causato l’attuale ritardo nella spesa. Dall’altra, si affronta il problema italiano sia da una prospettiva europea sia nella sua dimensione nazionale, indagando le differenze regionali nella performance di spesa e proponendo un’analisi basata su tre dimensioni principali delle criticità: finanziaria, politica, amministrativa. L’approccio della ricerca consiste nella convergenza di dati quantitativi e qualitativi, raccolti durante un periodo di ricerca a Bruxelles e presso le Autorità di Gestione dei Programmi Operativi cofinanziati dal FESR. La questione dell’assorbimento finanziario e del ritardo nell’attuazione è stata indagata da tre punti di vista. Una prospettiva “storica”, che ha raccontato il ritardo strutturale nell’utilizzo dei Fondi Strutturali in Italia e che ha chiarito come il problema italiano, prima dell’attuale ciclo 2007-2013, sia stato non di quantità, ma di qualità della spesa. La seconda prospettiva è stata di respiro europeo, ed è servita a indagare le cause del basso livello di assorbimento finanziario dell’Italia suggerendo alcuni elementi utili a comprendere le ragioni di un simile divario con gli altri Paesi. Infine, la prospettiva nazionale e regionale ha svelato l’esistenza di un mix complesso, e micidiale, che ha letteralmente paralizzato la spesa italiana dei Fondi. Un mix di fattori finanziari, politici e amministrativi che non ha avuto eguali negli altri Paesi, e che si è concentrato soprattutto, ma non esclusivamente, nelle regioni dell’Obiettivo Convergenza.
After 7 years of EU Cohesion Policy 2007-2013 implementation, Italy has the Europe’s lowest financial absorption rate of Structural Funds, together with Romania, and risks losing part of its money because of the “decommitment” under the n+2 rule, that would represent a great economic and political failure. The contribution of this thesis to the debate on the use of Structural Funds in Italy is twofold. On the one hand, for the first time, it proposes a systematic study on the 2007-2013 management problems, that generated the current delay in expenditure. On the other hand, it faces the Italian problemboth from a European and national perspective, exploring the regional differences in the expenditure performance, and proposing an analysis based on three main dimensions: financial, political, administrative. The core of the methodology is the convergence between quantitative and qualitative data, gathered during a research period in Brussels (DG Regio) and in the Managing Authorities of the Italian Operational Programmes co- financed by ERDF. The issue of “financial absorption capacity” and the delay of the implementation are investigated from three complementary points of view. An “historical” perspective, that showed the structural delay of the Italian implementation and the qualitative, rather than quantitative, problem. The European perspective, that served to explore the causes of the Italian low absorption rate, suggesting some useful elements to understand the reasons of the wide gap between Italy and the other Member States. Finally, the national and regional perspective unveiled the existence of a complex, and deadly, mix of factors that paralysed the Italian expenditure of Structural Funds. A unique mix of financial, political and administrative factors, concentrated mainly, but not exclusively, in Convergence regions.
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Cerentin, Giulia <1994&gt. "Fondi socialmente responsabili europei: relazione tra performance e strategie di investimento." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/13735.

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Abstract:
Il seguente elaborato espone il tema degli investimenti socialmente responsabili, approfondendo le caratteristiche che questi strumenti finanziari assumono nel mercato europeo. Particolare attenzione viene dedicata ai diversi criteri ESG ed etici volti a privilegiare gli investimenti responsabili e, di conseguenza, ad escludere gli investimenti giudicati dannosi per la collettività. Il grado di utilizzo dei criteri etici (intensità di screening) definisce le strategie con cui i fondi SRI formano i portafogli di titoli in cui investire. L’obiettivo principale di questo elaborato è studiare l’impatto delle strategie di screening sulle performance dei fondi di investimento SRI europei. Il test empirico parte dalle osservazioni di Barnett e Salomon (2006), secondo cui l’intensità degli approcci di selezione e le performance dei fondi SRI risultano collegati da una relazione curvilinea. Attraverso la selezione di un campione di fondi europei si cerca di comprovare la presenza di questa relazione, dimostrando che all’aumentare del numero di screening, corrisponde una riduzione della performance, ma solo fino ad un certo livello, poiché superato un determinato numero di criteri selettivi la performance torna a salire.
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Cortez, Joana Travassos. "O Papel do Federalismo como Fonte da Construção Europeia." Master's thesis, Faculdade de Ciências Sociais e Humanas, Universiadade Nova de Lisboa, 2010. http://hdl.handle.net/10362/5325.

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Abstract:
Dissertação apresentada para cumprimento dos requisitos necessários à obtenção do grau de Mestre em Ciência Política e Relações Internacionais – variante de Estudos Europeus.
A ideia de uma Federação Europeia baseada no princípio da subsidiariedade e na soberania partilhada esteve presente ao longo da História e pode encontrar as suas origens na Grécia Antiga e na República Romana. O Federalismo enquanto abordagem teórica, esteve presente desde o início do processo de integração europeia, e ainda hoje desempenha um papel central na União Europeia. O pioneirismo, esse rasgo de génio dos pais fundadores, foi fundamental neste processo edificado degrau a degrau: a construção europeia. Todavia, são pessimistas os ventos que anunciam que a: Europa está ferida de morte. Porém existe outra abordagem, mais optimista, que propõe uma solução federal para a Europa: os “Estados Unidos da Europa”. De facto, o federalismo oferece através do seu método e do seu espírito, a possibilidade de um sistema político que resista a um mundo que observa uma mudança de paradigma, onde se descobre o enfraquecimento do ideal vestefaliano do Estado-nação, e está dividido entre duas tendências: a globalização e o fascínio pela singularidade cultural. A flexibilidade da aplicação do federalismo enquanto sistema político, antevê a criação de um novo modelo federalista na Europa. Será na tensão, no diálogo, e na coexistência entre as actuais abordagens, e.g. a cooperação intergovernamental e o método comunitário, que se fundarão as traves mestras do futuro federalismo europeu, não um federalismo “puro” mas um federalismo “híbrido”, que não implique um abdicar total de soberania e o consequente desaparecimento do Estado-nação. Actualmente a União Europeia tem uma dinâmica claramente federal, pese embora a recusa dessa evidência por alguns líderes europeus. O futuro da Europa poderá passar pela criação de um novo modelo federal post moderno.
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Costantini, Barbara <1979&gt. "Gli effetti dei Fondi Strutturali sulla convergenza delle regioni europee: una valutazione non parametrica." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/170/1/tesi.pdf.

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Costantini, Barbara <1979&gt. "Gli effetti dei Fondi Strutturali sulla convergenza delle regioni europee: una valutazione non parametrica." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2007. http://amsdottorato.unibo.it/170/.

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Pretto, Enrico <1995&gt. "I fondi europei, l’implementazione in un contesto comunale e le nuove sfide." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2021. http://hdl.handle.net/10579/19057.

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Abstract:
La tesi è suddivisa in 5 capitoli. Il primo capitolo descrive il ruolo dei Fondi sia sotto il profilo economico che sotto il profilo normativo all’interno del bilancio comunitario, il loro scopo e le attuali critiche al sistema di definizione e implementazione dei fondi in sede europea. Il secondo capitolo funge da contesto al primo, descrivendo la programmazione settennale 2014-2020 di cui stiamo vedendo la fine, il suo sviluppo in Italia e le sfide della programmazione a cui la Commissione Europea sta facendo fronte. Il terzo capitolo analizza con una visione critica la storia e l’evoluzione della Politica di Coesione in relazione alla storia dell’Unione ed al contesto internazionale, poiché ritengo essenziale conoscere come e con quali fini sono nati i Fondi e l’Unione Europea. Nel quarto capitolo riprendo la linea temporale tracciata dal secondo capitolo, avendo attinto nel terzo capitolo le basi da cui questa è stata definita in sede europea, analizzando la futura programmazione 2021-2027, le varie sfide politiche, economiche ed istituzionali cui l’Unione si trova ad affrontare, con una mia analisi su di esse. Nel quinto ed ultimo capitolo analizzo la mia esperienza all’interno dell’Ufficio Contabilità del Comune di Santorso interamente dedicata alla rendicontazione del progetto Life. Grazie a questo percorso lavorativo e formativo ho potuto vedere come un programma comunitario viene implementato in un territorio che è l’Alto Vicentino, la sua rendicontazione ed il dialogo tra l’ente capofila e la Commissione Europea culminato nella verifica del monitor, concludendo con una riflessione finale sulle opportunità e difficoltà riscontrate dagli enti locali.
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ANITORI, STEFANO. "FONTI INTERNAZIONALI E COMUNITARIE COME NORME INTERPOSTE?" Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2012. http://hdl.handle.net/2434/168880.

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Abstract:
The thesis deals with the role of supranational sources of law in the Italian legal order. The first part is dedicated to EU Law, whose incorporation has been justified by the Italian Constitutional Court on the basis of Article 11 of the Constitution. This provision gives a constitutional rank to the law containing the order of execution of the Treaty. Thus, EU law, in the matters of its competence, both prevails over ordinary legislation and derogates to detailed constitutional provisions, with the exception of the duty to respect fundamental principles. Conflicts between self-executing EU norms and municipal provisions which are raised incidentally must not be solved by the Constitutional Court but by the ordinary judge on the basis of the direct effect of EU law. This approach is due to the fact that national law that contrasts with Union law do not interfere with the law of execution of the Treaty, which the dualist doctrine considers as a part of another legal system. An analogous constitutional rank in the hierarchy of sources is recognized to international customs which are transformed into municipal law by Article 10(1) of the Constitution. On the contrary, until 2001 international treaties were deprived of a general constitutional covering and therefore they had the same rank of the ordinary law of execution. At present, after the entry into force of new Article 117(1) of the Constitution, international agreements are considered as interposed sources which prevail over ordinary legislation and succumb with respect to constitutional rules. However, some recent judgments of the Italian Constitutional Court seem to indicate the willingness to recognize in the future a constitutional rank also to treaties. La tesi tratta il tema del ruolo svolto nel nostro sistema giuridico dalle fonti di origine sovranazionale. La prima parte è dedicata al diritto comunitario, il cui ingresso nel nostro ordinamento è stato giustificato dalla Consulta sulla base dell’articolo 11, che offre copertura costituzionale alla legge di esecuzione del Trattato. Il diritto comunitario, pertanto, nelle materie di propria competenza prevale sulla legislazione ordinaria e deroga anche alle disposizioni costituzionali di dettaglio, salvo l’obbligo di rispettare i principi supremi. I conflitti tra norme comunitarie self executing e leggi ordinarie sorti in via incidentale devono peraltro essere risolti non mediante il giudizio di costituzionalità ma dal giudice ordinario con la diretta applicazione della norma comunitaria, perché la legge anticomunitaria normalmente non interferisce con la legge di esecuzione del Trattato, che secondo la tesi dualista fa parte di un diverso sistema giuridico. Analoga è la collocazione riconosciuta nella gerarchia delle fonti alle consuetudini internazionali, che sono recepite dall’articolo 10 comma 1. I trattati internazionali, invece, fino al 2001 erano privi di copertura costituzionale generale, e pertanto parificati alla legge ordinaria di esecuzione. Dopo l’entrata in vigore del nuovo articolo 117 comma 1, invece, sono considerati fonti interposte, che prevalgono sulla legislazione ordinaria e soccombono nei confronti delle disposizioni costituzionali. Da alcune recenti sentenze, tuttavia, pare emergere che la Corte Costituzionale potrebbe arrivare a riconoscere anche ai trattati una posizione di livello costituzionale.
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Faldini, Elisabetta <1995&gt. "ETF Smart Beta e Fondi a Gestione Attiva a Confronto: il Mercato Europeo." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/18017.

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Abstract:
L’obiettivo di questa tesi è quello di svolgere un’analisi comparativa tra ETF Smart Beta e fondi a gestione attiva. Il confronto si focalizza principalmente sull’analisi delle performance ottenute dalle due tipologie di investimento in esame, prendendo in considerazione due diversi orizzonti temporali. I fondi selezionati sono caratterizzati da asset class azionaria e fanno riferimento al mercato Europeo. In relazione alle caratteristiche dei fondi, si è scelto di utilizzare come benchmark per l’analisi l’indice MSCI Europe. Il tema di base è capire se ci sia effettivamente un vantaggio nell’investire in prodotti Smart Beta, mercato che negli ultimi anni ha aumentato esponenzialmente i volumi di trading, rispetto ai tradizionali fondi a gestione attiva. Il punto di forza degli ETF Smart Beta si rileva nell’ambito dei costi ad essi associati in quanto, non essendo soggetti a costi di gestione, le commissioni totali da pagare sono inferiori rispetto a quelle dei fondi a gestione attiva. Ne segue che il punto saliente del confronto sia andare ad esaminare i risultati dell’analisi delle performance, per verificare se ci sia un rendimento maggiore nell’investire in fondi a gestione attiva, in modo tale da compensare le commissioni più alte, o se, al contrario, non ci sia alcuna evidenza di un netto vantaggio, portando dunque a concludere che l’investimento in ETF Smart Beta sia più conveniente.
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Fiorini, Francesca <1995&gt. "Fondi di Investimento Socialmente Responsabili Il concetto di Corporate Social Responsibility e l’analisi delle performance dei fondi di investimento europei socialmente responsabili." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/13647.

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Abstract:
Il presente elaborato ha l’obbiettivo di mettere in luce le principali differenze tra le performance dei fondi socialmente responsabili e quelle dei fondi convenzionali in un contesto europeo. Nei primi 3 capitoli, partendo da una presentazione del concetto di Corporate Social Responsibility, si illustrano l’evoluzione e le cause della diffusione dell’idea di un investimento socialmente responsabile, per poi passare agli accesi dibattiti che tuttora animano i rapporti tra gli accademici. Dal Capitolo 4 in poi, la trattazione verte sull’analisi, basata su una applicazione del Four Factor Model che parte da una selezione di un campione di 100 fondi europei su un totale di 4039, identificati come socialmente responsabili dall’indice S&P500E&SR. Il campione è stato selezionato attraverso l’utilizzo della piattaforma Bloomberg e l’analisi è stata svolta con l’aiuto del software Stata. I risultati empirici tengono conto di possibili errori nell’identificazione del campione e dei limiti dell’analisi stessa per dare un contributo consistente alla letteratura con un focus su un’Europa Socialmente Responsabile.
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Betti, Maddalena. "La formazione della sancta Ecclesia Marabensis (858-882) : fonti e linguaggi di progetto papale." Paris 1, 2008. http://www.theses.fr/2008PA010663.

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Strade, Alberto. "Realizzazione di uno strumento per la ripartizione dei fondi europei nell'ambito del programma operativo regionale." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amslaurea.unibo.it/7061/.

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Abstract:
La costituzione dell’Unione Europea nel 1993 pose la questione del dover aiutare le regioni svantaggiate in essa contenute, allo scopo di promuovere i principi di eguaglianza appena stipulati. Allo stesso tempo si dovette cercare uno strumento per facilitare la collaborazione fra le regioni appartenenti all’Unione stessa. Tale strumento sono i Fondi Strutturali Europei, un sistema di autofinanziamento utilizzato per promuovere progetti lavorativi, di cultura o di ricerca in tutta Europa. La distribuzione dei fondi avviene secondo delle regole specifiche e spesso i temi verso cui i fondi vengono rivolti sono scelti di comune accordo tra i Paesi membri. Le amministrazioni regionali hanno quindi la possibilità di usufruire di una notevole quantità di denaro, giustificando in modo appropriato la destinazione d’uso dei fondi e stilando dei piani che ne descrivano la loro suddivisione nei vari progetti. In seguito all’evoluzione tecnologica degli anni ’60 e ’70 nacquero nuovi strumenti a favore delle aziende: i DSS (Decision Support System), descritti come “sistemi informatici a supporto del processo decisionale”. L’uso di questa nuova tecnologia permise una facilitazione dei compiti decisionali, oltre ad un miglioramento delle prestazioni negli ambiti di applicazione. Da tali premesse nascono diversi progetti che puntano ad utilizzare strumenti di supporto alle decisioni nei campi più diversi: amministrativo, medico, politico, culturale. In particolare, l’area d’applicazione politica vive un grande fermento negli ultimi anni, grazie a strumenti in grado di aiutare la classe politica in decisioni su più livelli di scelta e su una grosse mole di dati. Un esempio fra gli altri è la redazione del Programma Operativo Regionale, il quale fa affidamento sui finanziamenti dei Fondi Strutturali Europei per potersi sostentare. Negli ultimi anni la Regione Emilia-Romagna ha puntato molto sull’uso di strumenti informatici e automatizzati come aiuto nella compilazione di progetti, piani operativi e preventivi di spesa, sviluppando delle collaborazioni con diversi Enti ed Università, tra le quali l’Università degli Studi di Bologna. L’ultimo progetto realizzato in collaborazione con la Regione, e qui esposto, riguarda la realizzazione di uno strumento di supporto alle decisioni politiche per la ripartizione dei Fondi Europei, in particolare quelli destinati al Programma Operativo Regionale (POR).
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Frixa, Emanuele <1979&gt. "La genesi geostorica dell'Unione Europea attraverso i documenti cartografici in Età contemporanea: la fonte dell'infographics." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amsdottorato.unibo.it/4078/1/frixa_emanuele_tesi.pdf.

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Frixa, Emanuele <1979&gt. "La genesi geostorica dell'Unione Europea attraverso i documenti cartografici in Età contemporanea: la fonte dell'infographics." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2011. http://amsdottorato.unibo.it/4078/.

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Beraldin, Andrea <1988&gt. "Il mercato europeo dei fondi SRI: analisi delle caratteristiche e delle performance mediante l'utilizzo della DEA." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2012. http://hdl.handle.net/10579/2233.

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Abstract:
Il mercato dei fondi socialmente responsabili in Europa è in continua crescita e nel corso degli ultimi anni questo segmento di mercato sta diventando molto più di una semplice alternativa per gli investitori. Nel presente studio vengono in primis contestualizzate e presentate le caratteristiche di questa tipologia di fondi, date le numerose varianti che si presentano nei diversi mercati europei; in secondo luogo viene affrontato il tema riguardante le performance dei fondi SRI abbracciando una prospettiva che tiene conto oltre che dei fattori di rischio e di costo anche del livello di eticità che viene attribuito a questi fondi cosiddetti "etici". Per fare questo viene utilizzata la Data Envelopment Analysis (DEA), la quale viene applicata ad un campione di fondi SRI europei che investono nel comparto dell'equity, disponibile per l'acquisto da parte della clientela retail europea. L'analisi viene completata dalla presentazione dei maggiori mercati in cui sono disponibili questi fondi, così da avere un quadro per quanto possibile ancora più completo e dettagliato di quello che può considerarsi a tutti gli effetti una nuova frontiera per l'economia: l'investimento sostenibile.
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Gerotto, Sileno <1992&gt. "La valutazione quantitativa e qualitativa dell’utilizzo dei Fondi Strutturali Europei. Il caso della Provincia Autonoma di Bolzano." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/10599.

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Abstract:
Il presente elaborato costituisce la naturale conclusione del corso di Laurea Magistrale in “Governance delle Organizzazioni pubbliche”. La tesi è frutto, oltre che del bagaglio di conoscenze specifiche maturate durante il percorso di studi, anche dell’esperienza formante e delle conoscenze apprese durante il tirocinio curricolare svolto presso la KPMG S.p.A. (sede di Bolzano) nell’ambito dell’auditing dei Fondi Strutturali Europei. La tesi fornisce un excursus storico delle dinamiche che hanno portato alla nascita ed evoluzione della politica di coesione europea, descrive i contenuti delle programmazioni che si sono succedute dal 2000 fino all’attuale strategia 2014-2020 e analizza l’implementazione della politica di coesione in Italia. La tesi illustra poi gli strumenti utilizzati per la valutazione delle politiche regionali europee, con riguardo particolare alle novità concernenti l’importanza della valutazione ex – ante delle politiche pubbliche. Essa prosegue con l’analisi critica di un caso empirico, quello relativo alle attività di audit e di monitoraggio effettuate dalla Provincia Autonoma di Bolzano. Per l’analisi empirica sono stati utilizzati i dati messi a disposizione dall’ufficio dell’Autorità di Audit della Provincia Autonoma di Bolzano e dalla KPMG S.p.A. (sede di Bolzano). La tesi si chiude con un’analisi critica dei metodi di valutazione qualitativa delle politiche comunitarie.
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TETTAMANTI, STEFANO. "Fondi Strutturali Europei 2000-2006: Ricostruzione della distribuzione regionale e valutazione del loro impatto sulla convergenza regionale." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2014. http://hdl.handle.net/10280/3675.

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Abstract:
Ampia discussione è in corso riguardo ai Fondi Strutturali Europei, uno strumento creato dall’Unione Europea per ridurre le differenze economiche tra le sue regioni. Durante il CSF 2000-06 essi hanno rappresentato 1/3 del budget comunitario. Nonostante tale sforzo, parte della letteratura trova scarsi effetti e persistenza nei differenziali di PIL che i fondi dovrebbero ridurre. In questo lavoro si affronterà la questione osservando le regioni dell’EU-15, nel periodo 2000-07. L’effetto dei fondi è stato dapprima stimato con modelli di convergenza assoluta e considerando problemi come l’autocorrelazione spaziale e l’eterogeneità delle regioni. L’attenzione si è quindi diretta alla costruzione di un dataset contenente cifre dettagliate dei fondi pagati annualmente a ciascuna regione, tramite combinazione di informazioni da fonti ufficiali e tramite stime per coprire le cifre per cui tali informazioni erano mancanti. Con questo dataset sono quindi stati stimati modelli che considerassero effetti di spill-over e la possibilità di cluster convergence. È risultato che i fondi strutturali hanno effetti tutto sommato positivi. L’utilizzo di modelli più complessi e realistici ha però mostrato una debole convergenza, lasciando quindi dubbi sull’effettiva efficacia dei fondi.
A vast discussion is underway regarding European structural funds, an instrument the European Union created in order to reduce the economic differentials among its regions. During the 2000-2006 CSF they represented 1/ 3 of EU budget. Despite these efforts, part of the literature finds small effects and persistence in those differences in GDP which these funds should reduce. In this work the issue will be addressed by looking at regions within EU-15, in the period 2000-2007. Proof of the positive effect of funds was first searched using models of absolute beta convergence and addressing issues like spatial autocorrelation and heterogeneity between regions. The attention moved then to the task of constructing a dataset which could provide detailed figures on funding paid to each region each year, by combining information available from official sources and through the estimation of those figures for which information was missing. On the base of this dataset new models were estimated, taking into account the spill-over effects and the possibility of cluster convergence. The result was that structural funds have, overall, a positive impact. Once we move to more complex and realistic models, convergence becomes weaker, casting some doubts on the effectiveness of these funds.
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TETTAMANTI, STEFANO. "Fondi Strutturali Europei 2000-2006: Ricostruzione della distribuzione regionale e valutazione del loro impatto sulla convergenza regionale." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2014. http://hdl.handle.net/10280/3675.

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Abstract:
Ampia discussione è in corso riguardo ai Fondi Strutturali Europei, uno strumento creato dall’Unione Europea per ridurre le differenze economiche tra le sue regioni. Durante il CSF 2000-06 essi hanno rappresentato 1/3 del budget comunitario. Nonostante tale sforzo, parte della letteratura trova scarsi effetti e persistenza nei differenziali di PIL che i fondi dovrebbero ridurre. In questo lavoro si affronterà la questione osservando le regioni dell’EU-15, nel periodo 2000-07. L’effetto dei fondi è stato dapprima stimato con modelli di convergenza assoluta e considerando problemi come l’autocorrelazione spaziale e l’eterogeneità delle regioni. L’attenzione si è quindi diretta alla costruzione di un dataset contenente cifre dettagliate dei fondi pagati annualmente a ciascuna regione, tramite combinazione di informazioni da fonti ufficiali e tramite stime per coprire le cifre per cui tali informazioni erano mancanti. Con questo dataset sono quindi stati stimati modelli che considerassero effetti di spill-over e la possibilità di cluster convergence. È risultato che i fondi strutturali hanno effetti tutto sommato positivi. L’utilizzo di modelli più complessi e realistici ha però mostrato una debole convergenza, lasciando quindi dubbi sull’effettiva efficacia dei fondi.
A vast discussion is underway regarding European structural funds, an instrument the European Union created in order to reduce the economic differentials among its regions. During the 2000-2006 CSF they represented 1/ 3 of EU budget. Despite these efforts, part of the literature finds small effects and persistence in those differences in GDP which these funds should reduce. In this work the issue will be addressed by looking at regions within EU-15, in the period 2000-2007. Proof of the positive effect of funds was first searched using models of absolute beta convergence and addressing issues like spatial autocorrelation and heterogeneity between regions. The attention moved then to the task of constructing a dataset which could provide detailed figures on funding paid to each region each year, by combining information available from official sources and through the estimation of those figures for which information was missing. On the base of this dataset new models were estimated, taking into account the spill-over effects and the possibility of cluster convergence. The result was that structural funds have, overall, a positive impact. Once we move to more complex and realistic models, convergence becomes weaker, casting some doubts on the effectiveness of these funds.
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ACETO, ZUMBO DANILO. "Politica di coesione fondi strutturali e criminalità organizzata." Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2013. http://hdl.handle.net/2108/92707.

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Abstract:
European cohesion policy is realised through Structural Funds. Current programming 2007-2013 has a budget of €347 billions, 34% of EU budget. €201bn are for the ERDF, €76bn for the ESF, and €70bn for the Cohesion Fund. Italy receives €28,8bn, Calabria receives €3 bn, meaning 428 millions average per year (EU 2012). When exploited in efficient and effective way, SF produce a considerable impact on territorial development, as in Andalusia, Spain. When appropriate management, investment on infrastructures and capacity building is in place, the socio-economic scene changes in the medium term. Territorial governance is key to success (ESPON 2013). This is not occurring in Calabria. 'Ndrangheta (Calabria's mafia) does not seem to be interested in taking advantage of SF money. The annual turnover of 'ndrangheta is around €44 billions, obtained through criminal activities like drug, smuggling, extorsion, trafficking etc. (Eurispes 2008). Those criminal activities generate tax-free black money. Participating to the SF calls, managing and reporting results and expenditure to the financing entities requires specific skills and administrative burden. 'Ndrangheta creates obstacles and slows to the use of SF by independent third parties since it has an interest in mantaining socio-economic underdevelopment in Calabria, in order to control territory and economic dynamics. Technical assistance and highly-qualified staff providing support to stakeholders increase Territorial capital (ESPON 2012) and are key to success in the management of SF. By means of SF, in particular using extensively the ESF for capacity building of local entities' staff and stakeholders, 'ndrangheta bottle neck could be bypassed.
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Vitale, Francesca. "I principi contabili IAS/IFRS e le fonti del diritto: impatto sistematico e riflessi sulla disciplina del bilancio." Doctoral thesis, Luiss Guido Carli, 2008. http://hdl.handle.net/11385/200780.

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Abstract:
Il sistema delle fonti del diritto italiano. Il sistema delle fonti del diritto comunitario. La contabilità, il bilancio e la posizione dei principi contabili nazionali all'interno del sistema delle fonti. Il sistema IAS/IFRS: origine, struttura e rapporti con il diritto comunitario. Principi contabili nazionali, IAS/IFRS e teoria delle fonti: un primo tentativo di ricostruzione del sistema.
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Burckhart, Kerstin. "Análisis comparativo y evaluación cuantitativa de la intermodalidad del tren de alta velocidad. Una perspectiva europea de la interconexión e integración en estaciones ferroviarias de ciudades intermedias." Doctoral thesis, Universitat de Lleida, 2007. http://hdl.handle.net/10803/8201.

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Abstract:
El fort increment de la mobilitat implica un repte decisiu a l'influir no solament en el funcionament del sistema de transport, sinó també en la competitivitat econòmica i en la qualitat de vida de les persones. La necessitat de protegir el medi ambient i el futur incert de les fonts energètiques invoquen una mobilitat sostenible. El vehicle privat, sinònim de llibertat per a tantes persones en els anys seixanta i setanta ja no es considera de la mateixa manera. Guanya terreny un nova percepció basada en un ús eficient de cada mode de transport per a pal·liar els problemes de saturació de la xarxa viària i l'espai aeri. En aquest sentit, el tren d'alta velocitat és una peça important en el sistema de transport i pot contribuir a la creació d'atractives cadenes de transport, sempre i quan estigui adequadament connectat amb la xarxa local i regional.
La creixent xarxa d'alta velocitat ferroviària a nivell europeu en general, però especialment a Espanya és un indicador de la consolidació d'aquest servei ferroviari caracteritzat tant per la seva velocitat com per la seva elevada qualitat. Mentre que uns països aposten més per la velocitat, d'altres es centren en la millora de la interconnexió de les diverses xarxes de transport per oferir un viatge atractiu. La interconnexió del tren d'alta velocitat (TAV) amb la resta del sistema de transport ha de ser una de les principals preocupacions en les ciutats que alberguen una parada. Es necessita establir una complementarietat del TAV amb les altres modalitats de transport, creant una xarxa capil·lar que ajudi a disminuir l'efecte túnel que proporciona el TAV degut al seu nombre limitat de parades. Donat que a l'inici de la tesis doctoral a Espanya encara existien poques estacions de TAV que permetien extrapolar qualsevol anàlisis, la present investigació s'estén a les situacions intermodals en cinc països europeus. L'objectiu de la tesis doctoral es centra en l'estudi de la intermodalitat en estacions TAV de França, Espanya, Alemanya, Suècia i Suïssa. Es comparen paràmetres d' intermodalitat a nivell nacional dels cinc països objecte d'estudi i a nivell local mitjançant dos estudis de cas per país. Per a això s'investiguen les demandes d'accés a les terminals de Aix-en-Provence TGV, Valence TGV, Ciudad Real, Lleida-Pirineus, Kassel-Wilhelmshöhe, Mannheim Hbf, Lund, Västerås, Berna i Lausana i s'analitza el paper de la oferta de connexió intermodal i les pautes de mobilitat en aquestes deu ciutats i en el seu context nacional.
La base empírica de l'estudi es fonamenta en dades que, por una banda, s'extrauen d'una sèrie d'enquestes realitzades en el marc de la tesi a viatgers d'un corredor d'alta velocitat i, per l'altre, se'n deriven de la documentació aconseguida en les entrevistes a experts locals a les ciutats i països objecte d'estudi. Com a utillatge d'investigació s'utilitza la cartografia dels cinc països. Un cronometratge i un treball de camp realitzats in situ a les deu estacions ens ajuda a establir una aproximació a la qualitat de les connexions intermodals. Per a la comprensió del concepte d'intermodalitat i per assolir una visió global de la xarxa d'alta velocitat, s'analitza la inserció del TAV en el sistema ferroviari existent.
S'aprofundeix en l'anàlisi de la intermodalitat amb l'estudi de la demanda d'accés a l'estació.
L'estudi de l' oferta es fonamenta en el treball de camp i en la bibliografia existent, de la que se'n dedueix una recopilació inèdita a escala europea de las formes d'intermodalitat existents en matèria de integració informativa, tarifària i horària. La introducció d'una metodologia evaluativa permet la comparació de les diverses situacions en els deu estudis de cas, el que permet contraposar terminals de transport de diversos modes i de diferents països. A més, la complexitat de la intermodalitat fa necessària una avaluació qualitativa mitjançant un patró intermodal i una avaluació quantitativa, que es realitza a través d'un mètode d' entropia que posa en evidència la qualitat de la intermodalitat.
Una anàlisi creuada relaciona els diversos elements intermodals. Amb això es pretén contestar a les preguntes: L'oferta d'accés local al TAV es complementa amb l'oferta intermodal nacional i correspon a les pautes de mobilitat de les persones?, L'oferta intermodal respon a la demanda? En resum: És el mode de major qualitat de connexió a l'estació el que s'utilitza o es pot utilitzar -almenys potencialment- més?
A partir d'aquests resultats s'aporten conclusions sobre incoherències en los esforços per crear una intermodalitat eficient i sobre els potencials de millora de la interconexió del TAV, elements que poden ser anticipatoris tant des de la perspectiva de planificació de la xarxa i dels serveis com des del punt de vista dels actors locals.
El fuerte incremento de la movilidad implica un reto decisivo, ya que influye no solamente en el funcionamiento del sistema de transporte, sino también en la competitividad económica y en la calidad de vida de las personas. La necesidad de proteger el medio ambiente y el incierto futuro de las fuentes energéticas invocan una movilidad sostenible. El vehículo privado, sinónimo de libertad para tantas personas en los años sesenta y setenta, ya no se considera de la misma forma. Gana terreno un nuevo enfoque basado en un uso eficiente de cada modo de transporte para paliar los problemas de saturación de la red viaria y del espacio aéreo. En este sentido, el tren de alta velocidad es una pieza importante en el sistema de transporte y puede contribuir a la creación de atractivas cadenas de transporte, siempre y cuanto esté adecuadamente conectado con la red local y regional.
La creciente red de alta velocidad ferroviaria a nivel europeo en general, pero en especial en España señala la consolidación de este servicio ferroviario que se caracteriza tanto por su velocidad como por su elevada calidad. Mientras que unos países apuestan más por la velocidad, otras se centran en la mejora de la interconexión de las distintas redes de transporte para ofrecer un viaje atractivo. La interconexión del tren de alta velocidad (TAV) con el resto del sistema de transporte tiene que ser una de las principales preocupaciones en las ciudades que albergan una parada. Se necesita establecer una complementariedad del TAV con los otros modos de transporte, creando una red capilar la cual ayuda a disminuir el efecto túnel que proporciona el TAV debido a su limitado número de paradas.
Dado que en el inicio de la tesis doctoral en España existían todavía pocas estaciones TAV que permitieran extrapolar cualquier análisis, la presente investigación se extiende a las situaciones intermodales en cinco países europeos. El objeto de la tesis doctoral se centra en el estudio de la intermodalidad en estaciones TAV de Francia, España, Alemania, Suecia y Suiza. Se comparan parámetros de intermodalidad a nivel nacional de los cinco países objeto de estudio y a nivel local mediante dos estudios de caso por país. Para ello se investiga la demanda de acceso a las terminales de Aix-en-Provence TGV, Valence TGV, Ciudad Real, Lleida-Pirineus, Kassel-Wilhelmshöhe, Mannheim Hbf, Lund, Västerås, Berna y Lausana y se analiza el papel de la oferta de conexión intermodal y las pautas de movilidad en estas diez ciudades y en su contexto nacional.
La base empírica del estudio se fundamenta en datos que, por un lado, se extraen de una serie de encuestas realizadas en el marco de la tesis a viajeros de un corredor de alta velocidad y, por otro, se deriva de la documentación conseguida en las entrevistas a expertos locales en las ciudades y países objeto de estudio. Como herramienta de investigación se emplea cartografía de los cinco países. Un cronometraje y un trabajo de campo realizados in situ en las diez estaciones ayudan a establecer una aproximación a la calidad de las conexiones intermodales. Para la comprensión del concepto de intermodalidad y para alcanzar una visión global de la red de alta velocidad, se analiza la inserción del TAV en el sistema ferroviario existente. Se profundiza en el análisis de la intermodalidad con el estudio de la demanda de acceso a la estación.
El estudio de la oferta se apoya en el trabajo de campo y en la bibliografía existente, de lo que se deduce una recopilación inédita a escala europea de las formas de intermodalidad existentes en materia de integración informativa, tarifaria y horaria. La introducción de una metodología evaluativa permite la comparación de las situaciones distintas en los diez estudios de caso, lo que permite contraponer terminales de transporte de diferentes modos y de diferentes países. Además, la complejidad de la intermodalidad hace necesario una evaluación cualitativa mediante un patrón intermodal y una evaluación cuantitativa, lo que se realiza a través de un método de entropía que pone en evidencia la calidad de la intermodalidad.
Un análisis cruzado relaciona los distintos elementos intermodales. Con ello se pretende contestar a las preguntas: La oferta de acceso local al TAV ¿se complementa con la oferta intermodal nacional y corresponde a las pautas de movilidad de las personas?, ¿La oferta intermodal responde a la demanda?.
En resumen: ¿Es el modo de mayor calidad de conexión en la estación que se usa o se puede usar -al menos potencialmente- más?.
A partir de estos resultados se aportan conclusiones sobre incoherencias en los esfuerzos de crear una intermodalidad eficiente y sobre los potenciales de mejora de la interconexión del TAV, elementos que pueden ser anticipatorios tanto desde la perspectiva de planificación de la red y de los servicios como desde el punto de vista de los actores locales.
The strong increase in mobility has posed a challenge, as it does not only have an influence on the performance of the transport system, but also on the economic competitiveness and in the quality of life.
Both the necessity of protecting the environment and an uncertain future of the energy resources call for a sustainable mobility. Private car, a synonym of freedom for many people in the 60's and 70's, is no longer perceived in the same way. New views spread out, based on an efficient use of each transport mode in order to diminish the problems of road congestion and air quality. In the same direction, highspeed train (HST) is an important part of the transport system, and can contribute to the creation of attractive transport chains, providing it is adequately connected with the local and the regional networks.
The growing high-speed network in Europe and especially in Spain indicates a consolidation of the HST services, which are characterized by both high speed and high quality. While some countries are favoring speed, others are focusing on the improvement of the interconnection of the different transport networks to offer an attractive travel. The interconnection of the HST with the rest of the transport system has to be one of the main preoccupations of those cities with a HST stop. The HST needs to be complementary with the other transport modes, thus creating a network with ramifications that may help to diminish the "tunnel effect" created by the HST given its limited number of stops.
As at the beginning of this PhD still very few HST stations existed in Spain, the present investigation was extended to intermodal situations in five European countries. The objective of the thesis is therefore centered on the study of intermodality at the French, Spanish, German, Swedish and Swiss HST stations.
Intermodality parameters of the five countries are compared on a national and local level through two case studies per country. In order to characterize intermodality access demand in Aix-en-Provence TGV, Valence TGV, Ciudad Real, Lleida-Pirineus, Kassel-Wilhelmshöhe, Mannheim Hbf, Lund, Västerås, Bern and Lausanne is investigated, and the role of the supply of the intermodal connection and the mobility patterns are analyzed in those ten cities, and within their national contexts.
The empirical basis of the study is based on data collected on field trips and users polls in a north-south European high-speed corridor. Also, data were extracted from documentation obtained from interviews to local experts in the cities and countries analyzed. Cartography of the five countries is also used as a tool, while time estimates and fieldwork at the ten HST stations help to assess the quality of the intermodal connections. For the full analysis of the concept behind the term intermodality, the introduction of the HST in the preexisting rail system is analyzed. Also, a in-depth analysis is carried out on intermodality by studying the access demand to the station.
The analysis of the services supplied is based on the fieldwork and in bibliography. From here, a new European-scale overview on the existing forms of intermodality is deduced, including the role of information in the stations, and the importance of tariff and timetable integration. The use of an evaluative methodology offers a comparison of the different situations in all the ten case studies. This allows comparing transport terminals of different modes and different countries. Given the complexity of intermodality, a qualitative evaluation through an intermodal benchmarking and a quantitative approach through an entropy method have been developed. Both depict the imbalances in intermodality across Europe.
A cross-analysis has been used to link different intermodal issues. What is sought is to answer the following questions: Is it the supply of local access to the HST complementary to the national intermodal supply? Does it respond to the travelers' mobility patterns? ¿Does the intermodal supply respond to the demand? In brief: Is the transport mode with the greatest connection quality in the station the more used mode?(or at least, Does it has the potentially of been used?).
The results may help to draw conclusions on some of the likely incoherencies to arise in initiatives to create an efficient intermodality. Also, it may shed some light on the potential for improvement into the interconnection of the HST with other modes in terms of anticipation from the network and services planning perspective, as well as from the point of view of the local agents needs.
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MARINO, Giuseppe. "Inadempimento e mora debendi nelle obbligazioni pecuniarie tra diritto europeo ed interno." Doctoral thesis, Università degli Studi di Palermo, 2014. http://hdl.handle.net/10447/91196.

Full text
Abstract:
Il lavoro di tesi muove dall’idea di ricostruire, analizzando le attuali linee di tendenza del diritto comunitario e interno in materia di obbligazioni aventi ad oggetto una somma di denaro, il sistema che governa la vicenda patologica che si schiude con il ritardo nel pagamento. Infatti, una serie di disposizioni di matrice europea e municipale contribuiscono a revocare in dubbio la tradizionale unitarietà del pagamento eseguito con pezzi monetari, cui si è venuto affiancando, anche sulla spinta della prassi, un paradigma nuovo di adempimento dell’obbligazione pecuniaria, che può definirsi “necessariamente intermediato”. In esso risulta indefettibile, per volontà della legge o dei privati, l’interposizione di uno o più soggetti, altri ri-spetto al debitore e al creditore parti originarie del rapporto obbligatorio, con funzioni ausiliarie del pagamento: elemento che incide in maniera significativa sulla vicenda solutoria. Il pagamento diviene, in altri termini, fattispecie a formazione progressiva, procedimento lungo il quale si rende necessario individuare il momento e l’atto ai quali ricollegare l’effetto solutorio, la liberazione del debitore e l’estinzione dell’obbligazione pecuniaria. E da cui emergono, in via antitetica, l’inadempimento e la responsabilità del debitore. L’indagine si volge a verificare, nella dialettica tra diritto “primo” e diritto “secondo” e tenendo conto dell’elaborazione maturata anche in esperienze straniere come quella germanica e anglosassone, le regole che definiscono quando l’adempimento possa dirsi esatto, in specie con riguardo al profilo soggettivo, al tempo e al luogo, facendole “reagire” con le più rilevanti fattispecie di ritardo nell’adempimento e di responsabilità per inadempimento del debitore che emergono nella disciplina recente, tra cui spicca la normativa in tema di mora debendi nelle obbligazioni pecuniarie da transazione commerciale.Il rilievo assunto dal concetto di disponibilità giuridica o monetaria nell’ambito delle obbligazioni pecuniarie schiude un ulteriore versante dell’indagine, volto a scrutinare, alla luce del diritto interno e comunitario in materia di adempimento delle obbligazioni pecuniarie, la tenuta della visione “intellettuale” del denaro, da intendersi quale ideal unit, astratta unità monetaria creata dallo Stato, e dunque come valore che vive in una dimensione essenzialmente funzionale.
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Cimmino, Mirta <1987&gt. "Ces rêves qui font grandir. Le rêve initiatique chez l'enfant et l'adolescent dans le roman europeen d'aventures feeriques au XXI siecle." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017. http://amsdottorato.unibo.it/7873/1/Cimmino_Mirta_Tesi.pdf.

Full text
Abstract:
Les narrations de jeunesse ont souvent pour thème le développement d’un jeune protagoniste ; elles racontent alors des expériences transformatrices qui constituent pour les petits héros autant de moments de passage, d’initiations. L’initiation jouait autrefois un rôle très important dans la vie humaine, marquant un passage d’âge socialement reconnu par la communauté toute entière. Toutefois, l’histoire de la société occidentale a vu progressivement disparaître ces moments de passage officiels, comme déjà en 1956 Mircea Eliade l’annonçait. Une fois l’initiation disparue, une compensation au niveau de la vie intérieure s’est rendue nécessaire, et le rêve apparaît un des lieux et des moments possibles pour cette compensation. Ainsi, à partir de Alice in Wonderland et The Wonderful Wizard of Oz, les fictions de jeunesse contemporaines ont souvent exploré le potentiel initiatique du rêve, qui fournit aux protagonistes une expérience liminaire marquant un avant et un après dans leurs vies. Dans nombreux romans, le protagoniste vit un rêve initiatique qui le conduit à travers un chemin de mort et de résurrection symboliques, et duquel il se réveille renouvelé. Cette thèse se propose donc de questionner le rêve en tant que seuil entre deux formes d’existence et catalyseur du passage d’âge dans les narrations de jeunesse européennes au XXIe siècle.
Youth fiction often focus on the development of a young hero. Such stories tell us about transformative experiences which work as initiations. Initiation was once a very important moment in human life, marking a passage which was recognized by the community as a whole. However, in the history of Western society official rites of passage has gradually disappeared, as already in 1956 Mircea Eliade announced it. Since then, a compensation for the inner life has become necessary, and the dream has become one of the possible places and times for this compensation. Thus, from Alice in Wonderland and The Wonderful Wizard of Oz, contemporary youth fiction has often explored the initiatory potential of dreams, which provides the protagonists with an introductory experience marking a tuning point in their lives. In many novels, the protagonist lives an initiatory dream that leads him through a path of symbolic death and resurrection, from which he/she wakes up renewed. This thesis proposes to question the dream as a threshold between two forms of existence and a catalyst for initiation in contemporary European youth literature.
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Domanico, Fabio. "The European electricity policy : can the transmission grid guarantee a competitive, secure and green industry?" Doctoral thesis, Luiss Guido Carli, 2008. http://hdl.handle.net/11385/200754.

Full text
Abstract:
Liberalisation of the European electricity industry: interconnecting incumbents? Development of European electricity transmission grid: economic investments for reliability? Promoting renewable energy sources for electricity: can the transmission grid guarantee it?
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GASPARINI, NICOLETTA. "La dimensione culturale della politica regionale dell'Unione europea: i fondi strutturali per la cultura: criticità e prospettive di sviluppo per il territorio laziale." Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2014. http://hdl.handle.net/2108/201853.

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Chiarini, Marco. "Analisi energetica ed economica degli edifici in funzione della Direttiva europea 2009/28/ce sulle fonti rinnovabili: disamina del recepimento della regione Emilia-Romagna con la dgr 1366/2011." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2012. http://amslaurea.unibo.it/3292/.

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Ollivier, Boris. "Quand les vétérinaires et les animaux font l'Europe : l’action publique européenne en santé animale, une institutionnalisation fragmentée." Paris, Institut d'études politiques, 2013. http://www.theses.fr/2013IEPP0015.

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Abstract:
Des vétérinaires et des juristes ont bâti de 1961 à 1998 au sein de la DG agriculture de la Commission un cadre communautaire de la santé animale, dans une optique d’harmonisation ex ante et de mise en œuvre du marché intérieur avec le moins d’entraves sanitaires possibles pour la circulation des animaux et leurs produits. Dans les années 90, leur monopole sur ces questions et leur approche verticale des maladies et espèces ont été attaqués par les tenants d’une approche holistique de sécurité des produits et d’analyse systématique du risque notamment positionnés à la DG industrie, préparant leur transfert après la crise ESB entre 1997 et 1999 à la DG santé des consommateurs (SANCO). Cette histoire montre jusqu'en 2010 comment la délégation à une profession du pilotage de l’institutionnalisation de son propre secteur a révélé en creux les clivages en son sein et abouti finalement à une « institutionnalisation fragmentée » de plusieurs secteurs communautaires relativement autonomes : santé animale, sécurité sanitaire des aliments, protection animale. Nous analysons les luttes hiérarchiques entre ces segments et l’évolution d’acteurs qui de vétérinaires corporatistes pour les pionniers, sont devenus aujourd'hui des fonctionnaires européens avant tout
Between 1961 and 1998, veterinarians and legal experts within the European Commission’s DG for Agriculture developed a community framework for animal health, with a view to achieving ex ante harmonisation and to implementing the internal market with as few health issues as possible hampering the circulation of animals and animal products. In the 1990s, their monopoly over these issues and their vertical approach to diseases and species were challenged by supporters of a holistic approach to product safety and of systematic risk analysis, working at the DG (retirer "for") Industry and, after the 1997-1999 BSE crisis, preparing their transfer to the DG (retirer "for") Health and Consumers (SANCO). This history shows how, up until 2007, the delegation to a profession of the process of institutionalising its own sector revealed (by implication) internal divisions and finally led to a “fragmented institutionalisation” of several relatively autonomous community sectors: animal health, food safety and the protection of animals. We analyse the hierarchical struggles between these segments and the evolution of the actors, who, from corporatist veterinarian pioneers, have now essentially become European civil servants
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Lima, Ana Clara da Costa. "O desenvolvimento do sistema financeiro como fonte de crescimento económico nos países da coesão da UE." Master's thesis, Universidade de Aveiro, 2016. http://hdl.handle.net/10773/16997.

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Abstract:
Mestrado em Economia
O presente estudo explora a natureza da relação de causalidade existente entre o desenvolvimento do sistema financeiro (quer em termos do mercado de capitais como do sistema bancário) e o crescimento económico para três países da Coesão da UE (República Checa, Malta e Eslovénia), para o período de tempo compreendido entre Janeiro de 2004 e Dezembro de 2015. As evidências empíricas (obtidas através da estimação de um modelo VEC e da análise aos Testes de Causalidade De Granger, da Decomposição de Variância e das Funções de Reposta Impulso) revelam que existe uma relação de causalidade unidirecional entre o desenvolvimento do sistema bancário e o crescimento económico (oferecendo suporte à corrente “supply leading hypothesis”) para a República Checa e para a Eslovénia; e existe um impacto negativo do crescimento económico no desenvolvimento do mercado de capitais para a Malta.
This essay explores the causality issue between financial development (in case of stock market development and bank system development) and economic growth for three EU Cohesion countries (Czech Republic, Malta and Slovenia), for the time period between January of 2004 and December of 2015. The empirical evidences (obtained through the estimation of a VEC Model, Granger Causality Tests, Variance Decomposition and Impulse Reponse Functions analysis) shows that exists a unidirectional causality relationship between the bank system development and economic growth (supporting the “supply leading hypothesis”) for Czech Republic and Slovenia; and exists a negative impact of economic growth in stock market development for Malta.
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Albuquerque, Joao Manuel Nunes Lemos de. "A convencao Europeia dos direitos do homem como fonte de direito comunitario : excurso sobre a jurisprudencia do Tribunal de Justica das Comunidades Europeias." Thesis, University of Macau, 2000. http://umaclib3.umac.mo/record=b1637067.

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ACETO, DANILO. "Politica di coesione fondi strutturali e criminalità organizzata Cohesion policy structural funds and organized crime." Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2013. http://hdl.handle.net/2108/111505.

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Abstract:
European cohesion policy is realised through Structural Funds. Current programming 2007-2013 has a budget of €347 billions, 34% of EU budget. €201bn are for the ERDF, €76bn for the ESF, and €70bn for the Cohesion Fund. Italy receives €28,8bn, Calabria receives €3 bn, meaning 428 millions average per year (EU 2012). When exploited in efficient and effective way, SF produce a considerable impact on territorial development, as in Andalusia, Spain. When appropriate management, investment on infrastructures and capacity building is in place, the socio-economic scene changes in the medium term. Territorial governance is key to success (ESPON 2013). This is not occurring in Calabria. 'Ndrangheta (Calabria's mafia) does not seem to be interested in taking advantage of SF money. The annual turnover of 'ndrangheta is around €44 billions, obtained through criminal activities like drug, smuggling, extorsion, trafficking etc. (Eurispes 2008). Those criminal activities generate tax-free black money. Participating to the SF calls, managing and reporting results and expenditure to the financing entities requires specific skills and administrative burden. 'Ndrangheta creates obstacles and slows to the use of SF by independent third parties since it has an interest in mantaining socio-economic underdevelopment in Calabria, in order to control territory and economic dynamics. Technical assistance and highly-qualified staff providing support to stakeholders increase Territorial capital (ESPON 2012) and are key to success in the management of SF. By means of SF, in particular using extensively the ESF for capacity building of local entities' staff and stakeholders, 'ndrangheta bottle neck could be bypassed.
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Ciravolo, Laura Maria. "Un modello concettuale per la pianificazione delle risorse idriche convenzionali e non convenzionali: il caso studio di Catania." Doctoral thesis, Università di Catania, 2015. http://hdl.handle.net/10761/3808.

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Abstract:
Il presente lavoro si pone l obiettivo di proporre un piano operativo di azioni, mirato al concreto sviluppo del sistema degli usi dell acqua in Sicilia. Le valutazioni proposte sono state assunte considerando il punto di vista di un ente pubblico, ad esempio una Autorità idrica regionale, non ancora costituita in Sicilia, cui viene assegnato il ruolo di identificare e valutare l efficacia delle azioni in termini di effetto, incentivante o disincentivante, ai fini del raggiungimento di un equilibrio di bilancio idrico ma anche economico e finanziario del sistema, con l obiettivo principale di costruire un assetto di governance regionale finanziariamente autonomo. Grande ruolo viene assegnato alle pratiche del riuso, per l economicità dei processi proposti a parità di efficacia, ed a tale fine è stata implementata una analisi costi benefici ad un caso studio, l agglomerato di Catania, prescelto per la particolare valenza ambientale e socio economica del contesto, all interno del quale insistono più soggetti con competenze specifiche in tema di acqua e di servizi fognari e depurativi (comune di Catania, società di gestione del servizio fognario e depurativo, consorzio di bonifica, area naturale protetta oasi del Simeto , ecc.) con piani di sviluppo identificati, il più delle volte, in maniera non coordinata. Gran parte dei dati e delle informazioni assunte a base delle valutazioni oggetto della presente tesi sono state tratte dal progetto Completamento depuratore consortile di Catania ed estensione della rete fognaria , finanziato per un importo pari a 213.122.922,00 euro con deliberazione CIPE n.60/2012, finalizzato alla risoluzione della procedura di infrazione ex direttiva 91/271/CEE per l agglomerato di Catania, con una popolazione servita di circa 470.000 abitanti. Ampio spazio è stato dedicato alle attività, oggi in corso, avviate ai fini della risoluzione della procedura di infrazione comunitaria, che consentiranno la realizzazione di sistemi fognari e depurativi, rendendo disponibili risorse idriche non convenzionali. Le considerazioni avanzate sull utilizzo dei fondi pubblici europei al di fuori di una cornice di Area vasta hanno indotto alla definizione di un piano di azioni che, a diversi livelli territoriali, prevede una serie di azioni, sia del tipo bottom-up che del tipo top-down, necessarie per dotare, l avviato percorso di infrastrutturazione, di una concreta sostenibilità gestionale ed economico-finanziaria in connessione con le nuove politiche tariffarie emanate dall Autorità per l energia elettrica ed il gas, ente regolatore nazionale del servizio idrico integrato.
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Cimmino, Mirta. "Ces rêves qui font grandir : Le rêve initiatique chez l’enfant et l’adolescent dans le roman d’aventures féeriques au XXIe siècle." Thesis, Université Clermont Auvergne‎ (2017-2020), 2017. http://www.theses.fr/2017CLFAL012.

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Abstract:
Les narrations de jeunesse ont souvent pour thème le développement d’un jeune protagoniste ; elles racontent alors des expériences transformatrices qui constituent pour les petits héros autant de moments de passage, d’initiations. L’initiation jouait autrefois un rôle très important dans la vie humaine, marquant un passage d’âge socialement reconnu par la communauté toute entière. Toutefois, l’histoire de la société occidentale a vu progressivement disparaître ces moments de passage officiels, comme déjà en 1956 Mircea Eliade l’annonçait. Une fois l’initiation disparue, une compensation au niveau de la vie intérieure s’est rendue nécessaire, et le rêve apparaît un des lieux et des moments possibles pour cette compensation. Ainsi, à partir de Alice in Wonderland et The Wonderful Wizard of Oz, les fictions de jeunesse contemporaines ont souvent exploré le potentiel initiatique du rêve, qui fournit aux protagonistes une expérience liminaire marquant un avant et un après dans leurs vies. Dans nombreux romans, le protagoniste vit un rêve initiatique qui le conduit à travers un chemin de mort et de résurrection symboliques, et duquel il se réveille renouvelé. Cette thèse se propose donc de questionner le rêve en tant que seuil entre deux formes d’existence et catalyseur du passage d’âge dans les narrations de jeunesse européennes au XXIe siècle
Youth fiction often focus on the development of a young hero. Such stories tell us about transformative experiences which work as initiations. Initiation was once a very important moment in human life, marking a passage which was recognized by the community as a whole. However, in the history of Western society official rites of passage has gradually disappeared, as already in 1956 Mircea Eliade announced it. Since then, a compensation for the inner life has become necessary, and the dream has become one of the possible places and times for this compensation. Thus, from Alice in Wonderland and The Wonderful Wizard of Oz, contemporary youth fiction has often explored the initiatory potential of dreams, which provides the protagonists with an introductory experience marking a turning point in their lives. In many novels, the protagonist lives an initiatory dream that leads him through a path of symbolic death and resurrection, from which he/she wakes up renewed. This thesis proposes to question the dream as a threshold between two forms of existence and a catalyst for initiation in contemporary European youth literature
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FRATERRIGO, Claudia. "LA DISCIPLINA DEL SETTORE ENERGETICO IN UN SISTEMA MULTILIVELLO." Doctoral thesis, Università degli Studi di Palermo, 2014. http://hdl.handle.net/10447/91189.

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Abstract:
Da una prospettiva privilegiata, quale quella offerta dal diritto dell’energia, si affronta l’allocazione nei diversi livelli di governo della funzione legislativa e delle funzioni amministrative e, quindi, come in concreto viene utilizzata da ciascun ente la propria quota-parte di competenze. In particolare, si esamina lo spatium operandi riconosciuto all’autonomia legislativa ed amministrativa delle Regioni alla luce della riforma del Titolo V della Costituzione e delle riforme della legislazione nazionale ed europea che si sono succedute, con particolare riferimento allo strumento di pianificazione energetica della Regione siciliana. Inoltre, si considerano le refluenze che l’assetto di competenze nazionali e sovranazionali produce sul procedimento di autorizzazione alla costruzione di impianti alimentati da fonti rinnovabili, nel quale entrano necessariamente in gioco molteplici parametri, che esprimono altrettanti valori dei quali l’amministrazione deve inevitabilmente tener conto, nell’ambito della discrezionalità amministrativa che la legge le concede. Sovente, invece, a determinazioni amministrative che accordano preferenza alla normativa europea di promozione delle fonti energetiche rinnovabili, fanno da contraltare atti in cui tale normativa è aprioristicamente estromessa dalla ponderazione degli interessi in gioco. Orbene, in questa seconda ipotesi, si ritiene che possa emergere un vizio di “anticomunitarietà” dell’atto amministrativo, il quale non solo risulta contrastante con il quadro normativo europeo in materia di incentivo alle fonti rinnovabili e di riduzione delle emissioni inquinanti, e viepiù non risulta giustificato neppure alla luce della normativa e della giurisprudenza in materia di tutela dell’ambiente, della salute o del paesaggio.
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Ortega, Ibáñez Alex. "La armonización del régimen de impuestos especiales sobre los productos energéticos en el derecho de la Unión y su transposición en España, Francia y Reino Unido." Doctoral thesis, Universitat de Barcelona, 2016. http://hdl.handle.net/10803/377756.

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Abstract:
La presente tesis doctoral tiene por objeto de estudio el régimen de impuestos especiales sobre los productos energéticos y la electricidad del Derecho de la Unión. En la Primera Parte se revisa el proceso que va desde la integración europea hasta la consecución del régimen armonizado. En este ámbito, se delimita el concepto de mercado interior y las exigencias que los Tratados integran en su misión. Se estudian los efectos del principio de libre circulación de mercancías, en particular, la creación de la unión aduanera y la utilización de la nomenclatura combinada. Se valora la aproximación de las legislaciones nacionales y, específicamente, la armonización fiscal como instrumentos para garantizar el adecuado funcionamiento del mercado interior. Se revisan las disposiciones normativas de la Unión que constituyeron la primera estructura del sistema impositivo de los hidrocarburos: la Directiva 92/12/CEE, la Directiva 92/81/CEE y la Directiva 92/82/CEE. Se esquematiza el conjunto de normas vigentes del Derecho de la Unión en materia de impuestos especiales sobre los productos energéticos y electricidad, distinguiendo entre aquellas de carácter material de aquellas de carácter formal. Se hace mención particularizada de los motivos y objetivos generales de la Directiva 2008/118/CE y de la Directiva 2003/96/CE. Se analiza la integración de los fines ambientales en la imposición especial de los productos energéticos, incluyendo la introducción de los biocarburantes y otros combustibles renovables, como también las propuestas de modificación de la Directiva 2003/96/CE. Conjuntamente, se identifican las principales fuentes jurídicas nacionales que han dado lugar a la transposición en España, en Francia y en el Reino Unido. En la Segunda Parte se analizan cada uno de los elementos que configuran los impuestos especiales sobre los productos energéticos en el Derecho de la Unión y su respectiva transposición en España, Francia y en el Reino Unido. Se detalla el ámbito territorial de aplicación. Se analiza el ámbito objetivo de aplicación del impuesto especial, delimitando la expresión «productos energéticos y electricidad». Se coordinan los hechos imponibles dispuestos por la Directiva 2008/118/CE y Directiva 2003/96/CE y se identifica cada uno de los supuestos de devengo. Se examina la estructuración de los niveles de imposición y se analizan los niveles mínimos de imposición sobre los carburantes de automoción (incluyendo la distinción entre gasóleo de uso profesional y no profesional), sobre los carburantes de automoción utilizados en fines industriales y profesionales y sobre los combustibles para calefacción y la electricidad. Se coordinan y analizan las exenciones obligatorias y facultativas. Se distinguen los operadores del sistema de impuestos especiales y se examina la determinación del deudor. Se identifican los supuestos de circulación en régimen suspensivo, la obligación de garantía y el procedimiento de circulación basado en el sistema informatizado EMCS. Se analiza también la circulación e imposición de los productos tras su despacho a consumo, en específico: el régimen de adquisición por los particulares, régimen de tenencia en otro Estado miembro y el régimen de venta a distancia, como también las destrucciones de productos, pérdidas e irregularidades en estos supuestos.
The purpose of this PhD Thesis is to study the general arrangement for excise duties on energy products and electricity of the European Union Law. In the First Part, the process going from the European integration until the achievement of the harmonised regime is revised. In this scope, the concept of internal market is defined likewise the requirements that the Treaties include in their mission. The effects of the free movement of goods principle are studied, in particular, the creation of the customs union and the use of the Combined Nomenclature. An evaluation of the national legislations’ approximation and, specifically, the tax harmonisation as tools to guarantee the proper functioning of the internal market, is conducted. The legal provisions of the European Union that constitute the first structure of the tax system on hydrocarbon are revised: the Directive 92/12/EEC, the Directive 92/81/EEC and the Directive 92/82/EEC. The existing set of legal provisions and ruled of the European Union Law concerning distinguishing excise duties on energy products and electricity are schematized, distinguishing between the material and the formal ones. The grounds and general purposes of the Directive 2008/118/EC and Directive 2003/96/EC are individually mentioned. There is a thorough analysis of the integration of the environmental purposes of the excised duties on energy products, including the introduction of biofuels and other renewable fuels, as well as the amendment proposals of the Directive 2003/96/EC. The main national legal sources that have led to the transposition in Spain, France and the United Kingdom are jointly identified. In the Second Part, every feature that makes up the excise duties on energy products in the European Union Law and their respective transposition in Spain, France and the United Kingdom are analysed. The territorial scope of application is detailed. The objective scope of application of the excise duty, which defines the expression «energy products and electricity», is analyzed. The chargeable events stated by the Directive 2008/118/EC and the Directive 2003/96/EC are coordinated and every excise duty point is identified. The structuring of the levels of taxation is examined as are the minimum levels of taxation on propellant (including the distinction between commercial and non commercial gas oil used), propellant used with industrial and commercial purpose and heating fuels and electricity. The mandatory and optional exemptions are coordinated and analysed. The operators of the excise duty system are distinguished and the determination of the debtor is examined. The study identifies the cases of movement under suspension of excise duty, the guarantee’s obligation and the procedure of movement based on the computerized system EMCS. It also includes the movement and taxability of the products after release for consumption, in particular: the acquisition by private individuals, holding in another member state and distance selling arrangements, as well as the destruction of products, losses and irregularities in said cases.
La present tesi doctoral té per objecte l’estudi del règim d’impostos especials sobre els productes energètics i l’electricitat del Dret de la Unió. A la primera part, es revisa el procés que va des de la integració europea fins a la consecució der règim harmonitzat. En aquest àmbit, es delimita el concepte de mercat interior i les exigències que els Tractats integren a la seva missió. S’estudien els efectes del principi de lliure circulació de mercaderies, en particular, la creació la unió duanera i la utilització de la nomenclatura combinada. Es valora , la aproximació de les legislacions nacionals i, específicament, l’harmonització fiscal com instruments per garantir el funcionament adequat del mercat interior. Es revisen les disposicions normatives de la Unió que van constituir la primera estructura del sistema impositiu dels hidrocarburs: la Directiva 92/12/CEE, la Directiva 92/81/CEE i la Directiva 92/82/CEE. S’esquematitzen el conjunt de normes vigents del Dret de la Unió en matèria de impostos especials sobre els productes energètics i la electricitat, distingint entre els de caràcter material i els de caràcter formal. Es fa particularment menció dels motius i objectius generals de la Directiva 2008/118/CE i de la Directiva 2003/96/CE. S’analitza la integració dels fins ambientals en la imposició especial dels productes energètics, incloent la introducció dels biocarburants i altres combustibles renovables, com també les propostes de modificació de la Directiva 2003/96/CE. S’identifiquen conjuntament les principals fons jurídiques nacionals que han donat lloc a la transposició a España, França i al Regne Unit. A la Segona Part s’analitzen cadascun dels elements que configuren els impostos especials sobre els productes energètics en el Dret de la Unió i la seva respectiva transposició a Espanya, França i al Regne Unit. Es detalla l’àmbit territorial d’aplicació. S’analitza l’àmbit objectiu d’aplicació del impost especial, delimitant l’expressió «productes energètics i electricitat». Es coordinen els fets imposables disposats per la Directiva 2008/118/CE i la Directiva 2003/96/CE i s’identifica cadascun dels suposts de meritació. S’examina l’estructuració del nivells d’imposició i s’analitzen els nivells mínims d’imposició sobre els carburants d’automoció (incloent la distinció entre gasoil d’ús professional i no professional), sobre els carburants d’automoció utilitzats a fins industrials i professionals i sobre els combustibles per calefacció i electricitat. Es coordinen i analitzen les exempcions obligatòries i facultatives. Es distingeixen els operadores del sistema d’impostos especials i s’examina la determinació del deutor. S’identifiquen els supòsits de circulació en règim suspensiu, la obligació de garantia i el procediment de circulació basta en el sistema informatitzat EMCS. S’analitza també la circulació i imposició dels productes després del seu despatx a consum, específicament: el règim d’adquisició per part dels particulars, règim de tinència en un altre Estat membre i el règim de venda a distancia, així com les destruccions de productes, pèrdues i irregularitats en aquests supòsits.
Cette thèse doctorale a pour objet l’étude du régime des accises sur les produits énergétiques et l’électricité du Droit de l’Union. Dans la Première Partie, la procédure qui va de l’intégration européenne jusqu’à l’achèvement du régime harmonisé est révisée. Dans cette partie, les effets du principe de libre circulation des marchandises sont étudiés, en particulier, la création de l’union douanière et l’utilisation de la nomenclature combinée. Le rapprochement des législations nationales est évalué, en fonctionnement adéquat du marché intérieur. Les dispositions normatives de l’Union qui ont constitué la première structure du système d’imposition des hydrocarbures sont révisées : la Directive 92/12/CEE, la Directive 92/81/CEE et la Directive 92/82/CEE. L’ensemble des normes en vigueur du Droit de l’Union en matière d’accises est schématisé, en établissant une distinction entre celles d’ordre matériel et celles d’ordre formel. Une mention détaillée des raisons et objectifs généraux de la Directive 2008/118/CE et de la Directive 2003/96/CE est établie. L’intégration des fins environnementales dans l’imposition spéciale des produits énergétiques est analysée, y compris l’introduction des biocarburants et autres carburants renouvelables, ainsi que les propositions de modifications de la Directive 2003/96/CE. Les principales sources juridiques nationales qui ont conduit à la transposition en Espagne, en France et au Royaume-Uni sont identifiées conjointement. Dans la deuxième partie, chacun des éléments configurant les accises sur les produits énergétiques dans le Droit de l’Union est analysé ainsi que leur respective transposition en Espagne, en France et au Royaume-Uni. Le champ territorial d’application est détaillé. Le champ d’application objectif de l’accise est analysé, en délimitant l’expression « produits énergétiques et électricité ». Les faits générateurs établis par la Directive 2008/118/CE et par la Directive 2003/96/CE sont coordonnés, et chacun des cas d’exigibilité de l’impôt est identifié. La structuration des niveaux de taxation est examinée et les niveaux minima de taxation sur les carburants (y compris la distinction entre le gazole à usage commercial et privé), sur les carburants utilisés à des fins industrielles et commerciales, sur les combustibles et l’électricité sont analysés. Les exonérations obligatoires et facultatives sont coordonnées et analysées. Une distinction des opérateurs du système d’accise et la détermination du débiteur sont examinées. Les cas de circulation sous un régime de suspension, l’obligation de garantie et la procédure de circulation basée sur le système informatisé EMCS sont identifiés. La circulation ainsi que la taxation des produits après leur mise à la consommation sont analysées, en particulier : le régime d’acquisition par les particuliers, le régime de détention dans un autre Etat membre, le régime de vente à distance, ainsi que les destructions de produits, pertes et irrégularités dans ces cas-là.
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Perissinotto, Silvia <1990&gt. "Il task-based approach nasce negli anni '80 del secolo scorso e negli anni ha trovato ampio riscontro a livello mondiale. E' attualmente uno degli approcci maggiormente utilizzati nel campo dell'insegnamento linguistico grazie alla sua natura comunicativa; trova infatti le sue radici nel Communicative Language Teaching degli anni '70 con il quale condivide la forte contrapposizione per gli approcci basati sull'esposizione di rigide regole grammaticali. L'biettivo comunicativo che ci si pone nella progettazione dei task è strettamente legato all'autenticità delle attività, ovvero la loro concretezza e capacità di riprodurre situazioni di vita reale. L'approccio per task è fonte di ricerca in quanto dimostra essere particolarmente proficuo nelle classi di L2 e LS: i maggiori effetti sono riscontrabili sul miglioramento delle abilità comunicative dei discenti. Se da una parte la letteratura sul task-based approach è molto ampia e in fase di continua sperimentazione, un aspetto più ristretto che è stato considerato in misura minore è la sua efficacia all'interno di classi di principianti (basic user, secondo il quadro comune europeo di riferimento per la conoscenza delle lingue: livelli A1 e A2). Pochi ricercatori hanno finora investigato gli effetti dell'utilizzo di task su questo campo di discenti e i principali risultati ottenuti sono legati alle abilità di comprensione. Operando con apprendenti la competenza linguistica è ai primi stadi di sviluppo l'applicazione di attività di comprensione risulta limitante: è a questo proposito che l'orientamento suggerito dai ricercatori è quello di impiegare dapprima dei task che favoriscano la comprensione linguistica per poi passare ad attività di produzione. Gli effetti dei task di comprensione sono ancora una questione in fase di ricerca." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/12962.

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Abstract:
Task-based approach was initially used during the 80s of the previous century and since then it has been widely used all over the world. Thanks to its communicative feature it is currently among the most used approaches to language teaching.
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CHIAROMONTE, WILLIAM. "L'accesso al lavoro ed alla sicurezza sociale dei cittadini non comunitari nelle fonti europee e nazionali." Doctoral thesis, 2009. http://hdl.handle.net/2158/454456.

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Abstract:
La ricerca condotta, nel tentativo di analizzare le risposte date dal diritto del lavoro comunitario e nazionale alle molteplici questioni sollevate dalle migrazioni per motivi economici, ha messo in luce alcuni punti focali della materia. Le caratteristiche dell’ordinamento internazionale, stante la carenza di un contesto di riferimento sufficientemente solido ed unitario, non hanno consentito lo sviluppo in subiecta materia di un apparato complessivo e coeso tale da disciplinare in modo coerente ed efficace il fenomeno migratorio, ed in particolare quell’aspetto particolarmente significativo di tale fenomeno che è rappresentato dalle migrazioni per motivi di lavoro. Le frammentarie ed incomplete disposizioni di diritto internazionale che rilevano sul punto, pertanto, non lasciano spazio alla possibilità di ricostruire le linee di fondo di una politica unitaria. A livello comunitario, invece, la presenza di un autonomo ordinamento giuridico, in virtù del quale si è raggiunto un tasso di integrazione decisamente più soddisfacente tra gli Stati membri, ha consentito l’emersione quantomeno di alcuni tratti distintivi delle politiche migratorie dell’Unione. Le finalità essenzialmente economiche che hanno dato origine al processo di integrazione europea hanno lasciato fin dal principio in subordine le preoccupazioni di ordine sociale. Per questo motivo, non stupisce che nel Trattato di Roma del 1957 non vi sia traccia alcuna di disposizioni in materia di immigrazione, anche perché non si poneva ancora il problema della gestione dell’immigrazione extracomunitaria, che allora aveva una portata decisamente esigua. Lo status dei cittadini di Paesi terzi, fin dall’origine della Comunità, è rimasto sostanzialmente rimesso alle discipline nazionali, mentre solo per i cittadini degli Stati membri è stato fin da subito delineato un regime di diritto comunitario. Questa contrapposizione caratterizzerà gli sviluppi successivi della materia. La genesi lenta e difficoltosa di una disciplina organica a livello comunitario delle migrazioni per motivi economici è essenzialmente dovuta a due fattori: in primo luogo, si tratta di una competenza comunitaria relativamente giovane, se si considera che la materia dell’immigrazione è stata “comunitarizzata” solo nel 1999 ad Amsterdam; in secondo luogo, gli Stati hanno sempre manifestato la propria riluttanza nei confronti di un’armonizzazione sovranazionale delle discipline nazionali in materia di immigrazione. E’ per questa ragione che con gli Accordi di Schengen, prima, e l’Atto unico, poi, gli Stati hanno preferito procedere, su base volontaria, lungo la strada della cooperazione intergovernativa, che non ha comporto alcuna forma di abbandono di competenze statali. Oggetto di cooperazione sono stati solo quegli aspetti del fenomeno migratorio funzionali all’instaurazione del mercato interno, allo scopo di evitare gli effetti indesiderati della libera circolazione, e quindi principalmente quelli connessi alla lotta contro l’immigrazione clandestina. La reazione agli ingressi indesiderati si dimostrerà essere un’altra costante delle politiche migratorie comunitarie. Neppure la collocazione del metodo intergovernativo all’interno del sistema istituzionale comunitario, attuata a Maastricht nel 1992, ha dato una spinta decisiva allo sviluppo di una governance europea nella materia in esame, concretandosi in sostanza in un ulteriore rafforzamento della politica restrittiva nei confronti del fenomeno migratorio. Il punto di svolta, come si diceva, è costituito dal Trattato di Amsterdam che, attraverso la strada della “comunitarizzazione flessibile”, ha portato finalmente nell’alveo del sistema comunitario sia la materia dell’immigrazione, sia parte dell’acquis di Schengen. La prudenza e la gradualità del passaggio al metodo comunitario, criticate da più parti, hanno tuttavia consentito una tale “comunitarizzazione”, avvenuta in misura determinante proprio grazie alle deroghe introdotte rispetto al diritto comunitario generale, confermando che una delle costanti delle politiche europee in tema di immigrazione è rappresentata proprio dalla dialettica tra il metodo comunitario e quello intergovernativo. Gli assi prioritari di intervento dell’Unione, tuttavia, restavano ancora il rafforzamento dei controlli alle frontiere esterne e le misure di espulsione, mentre le misure in materia di migrazione legale, anche per motivi di lavoro, venivano sottoposte alla procedura consultiva ed alla regola dell’unanimità, ad ulteriore conferma della riluttanza degli Stati membri nei confronti di una compiuta “comunitarizzazione” della politica dell’immigrazione. Il carattere più programmatico che normativo del Trattato di Amsterdam ha comportato la previsione di nuove competenze delle istituzioni comunitarie, ma non di chiare indicazioni sulle politiche da adottare. L’esigenza di una politica europea comune e generale in materia di immigrazione è quindi stata nuovamente sottolineata dalle ambiziose Conclusioni del Consiglio di Tampere del 1999, cui ha fatto seguito l’anno seguente la più concreta Comunicazione della Commissione specificamente dedicata alla politica migratoria comunitaria, che ha rilanciato il dibattito proprio sull’immigrazione dovuta a spinte economiche di mercato. Ciononostante, i noti avvenimenti che hanno caratterizzato lo scenario internazionale dopo l’11 settembre 2001 hanno portato ad un nuovo irrigidimento degli orientamenti politici in materia di immigrazione. La regola dell’unanimità ha reso particolarmente problematica l’adozione di atti normativi nel settore delle politiche migratorie, e neppure lo strumento del metodo aperto di coordinamento ha consentito di superare tale impasse regolativo. In particolare, non ha avuto seguito neppure l’interessante Proposta di Direttiva in materia di ingresso e soggiorno per motivi economici che, nonostante un approccio al fenomeno eminentemente economicistico, ha il merito di aver finalmente delineato una procedura comune in tema di ingresso degli immigrati per motivi di lavoro sulla base di una valutazione della situazione dei mercati del lavoro nazionali. Il passaggio alla regola della maggioranza qualificata ed alla procedura di codecisione senza dubbio rappresentano il superamento di uno dei principali ostacoli che negli anni si è frapposto alla realizzazione di una politica migratoria comunitaria. L’accantonamento dell’ambizioso progetto del Trattato costituzionale, però, ha fatto slittare tale importante innovazione al momento dell’entrata in vigore il Trattato di Lisbona. Ugualmente, è stata rinviata anche l’“unionizzazione” della politica migratoria comunitaria che, attraverso il superamento della struttura fondata sui tre pilastri, e dunque della distinzione tra materie “comunitarizzate” e materie “intergovernative”, dovrebbe finalmente consentire una visione tendenzialmente omnicomprensiva del fenomeno. La condizione dei cittadini dei Paesi terzi, inoltre, ne uscirà ulteriormente rafforzata, in forza dell’attribuzione dello status giuridicamente vincolante alla Carta di Nizza, da un lato, e dell’adesione dell’Unione alla Cedu, dall’altro, che potrebbero agevolarne l’accesso al lavoro ed alla sicurezza sociale. Nell’attesa dell’entrata in vigore del nuovo Trattato, neppure l’attuazione del Programma dell’Aia, che comunque ridimensiona le ambizioni manifestate a Tampere, ha consentito l’emersione di un quadro completo e coerente in materia di politiche migratorie. Anzi, risulta in qualche modo confermata l’impossibilità di definire norme comuni per l’ammissione di lavoratori di Paesi terzi, anche perché si è scelto di preferire sul punto un’impostazione di tipo settoriale, considerata l’unica strada percorribile per superare le riserve che gli Stati membri continuano ad avere su un settore considerato ancora di interesse principalmente nazionale. La mancanza di una chiara governance del fenomeno a livello comunitario ha in qualche modo influito sull’evoluzione della disciplina nazionale. Di fronte all’emersione della questione migratoria in Italia, principalmente tra gli anni Sessanta e gli anni Settanta dello scorso secolo, sarebbe stato lecito attendersi un intervento tempestivo e puntuale da parte del legislatore nazionale. Ciò non è avvenuto, e gli spazi lasciati vuoti dalla latitanza del legislatore sono stati in gran parte colmati da un’ipertrofica regolamentazione amministrativa, che identificava il fenomeno essenzialmente come un problema di ordine pubblico e sicurezza sociale. La legiferazione “per circolari” ha caratterizzato la disciplina dell’accesso al lavoro degli stranieri fino alla metà degli anni Ottanta, ponendosi in aperto contrasto con la riserva di legge sancita dall’art. 10, comma 2, Cost. in materia di condizione giuridica dello straniero. Essa, quindi, ha delineato per lungo tempo l’impianto essenziale della materia, un impianto privo di qualsiasi tipo di organicità, quando non addirittura contraddittorio e difficilmente conoscibile. Se con la legge Foschi del 1986 ci si era limitati a dare la veste della legge al corpus delle circolari ministeriali che si erano stratificate nel tempo, è solo con la legge Martelli del 1990 che si è tentata una prima regolamentazione di largo respiro al fenomeno migratorio, introducendo in particolare il meccanismo della programmazione dei flussi in ingresso per ragioni di lavoro dei non comunitari, che costituisce a tutt’oggi un asse portante della disciplina. L’incapacità del mondo politico di gestire la programmazione dei flussi e di predisporre le misure di integrazione degli stranieri palesarono, tuttavia, l’inadeguatezza della legge a governare il fenomeno. Il passaggio da una logica di interventi di tipo settoriale alla prima disciplina volta a regolare l’insieme degli aspetti concernenti l’ingresso, il trattamento e l’allontanamento dello straniero è rappresentato dalla legge Turco-Napolitano e dal T.U. sull’immigrazione del 1998, che sanciscono il radicale mutamento degli indirizzi di politica legislativa in materia di immigrazione. Accanto alle misure miranti a combattere il fenomeno dell’immigrazione clandestina, la legge combinava le esigenze di realizzazione di un’efficace politica di ingressi legali e programmati, prevalentemente per motivi di lavoro, con quelle di integrazione dei non comunitari. La programmazione delle politiche nazionali di immigrazione era collocata in una logica di più ampio respiro, fermo restando il principio della limitazione degli ingressi di stranieri per motivi di lavoro in funzione delle esigenze del mercato del lavoro nazionale. La disciplina dell’accesso al lavoro vedeva confermato il binomio autorizzazione al lavoro - permesso di soggiorno, al quale si accompagnavano le sostanziali novità del superamento del c.d. test della necessità economica, dell’introduzione della carta di soggiorno e dell’istituto dello sponsor, grazie al quale era prevista la possibilità di ottenere un permesso di soggiorno ai fini dell’inserimento nel mercato del lavoro. In particolare, emergevano con forza anche la tutela dei diritti e l’affermazione del principio di non discriminazione, presupposti indispensabili per l’integrazione degli immigrati nel tessuto economico e sociale del Paese. In presenza di una gestione delle quote troppo restrittiva, le periodiche sanatorie si sono dimostrate l’unico strumento capace di dare regolarità ai lavoratori stranieri che non riuscivano ad entrare in Italia, evidenziando d’altro canto l’incapacità istituzionale di provvedere ad una efficace politica di immigrazione. La pratica delle regolarizzazioni, che risulta essere il vero fulcro delle politiche migratorie italiane, non è stata abbandonata neppure dalla legge Bossi-Fini, che è intervenuta sul T.U. nel 2002 modificandolo per lo più in senso restrittivo. Oltre ad inasprirne l’impianto repressivo e sanzionatorio, la legge ha aggravato le già macchinose procedure di ingresso per motivi di lavoro, subordinando l’ingresso e la permanenza sul territorio nazionale dello straniero, nonché la concessione allo stesso di diritti, all’effettivo svolgimento di un’attività lavorativa sicura e lecita. D’altro canto, le politiche di rottura rispetto a quelle fatte proprie dalla legge Turco-Napolitano si sostanziano altresì nel sostanziale disinteresse dimostrato nei confronti degli aspetti relativi all’integrazione ed alla tutela dei diritti riconosciuti allo straniero. L’impianto della disciplina della programmazione dei flussi migratori non è stato oggetto di rilevanti modifiche. Analogamente, il cardine del sistema di controllo amministrativo della materia continua ad essere il permesso di soggiorno, e ciò dimostra come l’interesse di ordine pubblico al controllo degli stranieri continui a rappresentare un tratto distintivo anche dell’attuale assetto della disciplina. Un ulteriore segno in tal senso è rappresentato dalla previsione di un unico ente responsabile dell’intero procedimento di assunzione di lavoratori subordinati stranieri, lo Sportello unico per l’immigrazione, che fa capo alla Prefettura. La reintroduzione del c.d. test della necessità economica, l’abrogazione dello sponsor e del permesso di soggiorno per ricerca di lavoro (che, combinati con il meccanismo della chiamata nominativa del lavoratore ancora residente all’estero, non fanno altro che incentivare gli ingressi clandestini), la previsione del nuovo contratto di soggiorno per lavoro subordinato e gli oneri che ne derivano, principalmente in capo al datore di lavoro, sembrano essere tutti sintomi della volontà di disincentivare, per quanto possibile, le assunzioni dei lavoratori immigrati. A ciò si aggiunga che i principi che disciplinano attualmente la materia appaiono palesemente inadeguati non solo a regolare il fenomeno migratorio - basti pensare all’incapacità di riassorbire le quote di irregolarità in via ordinaria, e non attraverso sanatorie eccezionali - ma, e prima ancora, a comprenderlo a fondo. Il rigido condizionamento della permanenza legale in Italia all’esistenza ed alla conservazione di un regolare rapporto di lavoro testimonia che la logica alla base degli interventi normativi continua ad essere quella della stretta funzionalizzazione degli ingressi dei non comunitari all’utilità economica del Paese, mentre gli interessi e le esigenze di tutela degli immigrati rimangono decisamente in secondo piano, non trovando adeguate risposte da parte degli attori politico-istituzionali. Depone in tal senso anche la disciplina dell’accesso degli stranieri alle prestazioni di natura assistenziale, che nel nostro Paese avviene spesso in violazione del principio di non discriminazione, senza che ciò sia sorretto da ragionevoli giustificazioni. In questo caso le previsioni del T.U., che aveva sancito una sostanziale equiparazione tra italiani e non quanto all’accesso alla sicurezza sociale, sono state modificate in senso restrittivo dalla legge finanziaria per il 2001, che in modo particolare ha circoscritto il novero dei potenziali beneficiari delle provvidenze assistenziali sulla base del requisito del titolo di soggiorno da essi posseduto. Una tale situazione di arretramento legislativo, che ha comportato il generarsi di un trattamento discriminatorio in danno dei cittadini non comunitari, non è stata ancora censurata in modo deciso dalla Corte costituzionale, più volte sollecitata sulla questione dai giudici di merito, che invece hanno generalmente dimostrato una sensibilità più spiccata nei confronti della problematica. L’esistenza, nel nostro ordinamento, di un generale principio di non discriminazione quanto all’accesso alla sicurezza sociale risulta tuttavia confermato sia da disposizioni di diritto comunitario, sia dalla giurisprudenza della Corte di Giustizia che, fondandosi anche sul richiamo diretto alla Carta di Nizza, è finalmente apparsa più sensibile alla questione della tutela dei diritti sociali fondamentali. Inoltre, un ruolo rilevante in materia è quello giocato dalla giurisprudenza dei giudici di Strasburgo, i quali hanno recentemente confermato la propria impostazione volta a ricomprendere nell’ambito di applicazione del principio di non discriminazione sancito dalla Cedu anche le prestazioni sociali. Una tale ricostruzione potrebbe, in linea di principio, influire in modo rilevante su quella dei giudici di Lussemburgo, in particolar modo attraverso un ripensamento della rigida nozione di “situazione puramente interna” che, al momento, impedisce un’applicazione generalizzata del Regolamento n. 859 del 2003, il quale sancisce il principio di parità di trattamento in materia di sicurezza sociale anche per i cittadini di Paesi terzi regolarmente residenti ed occupati nell’Unione. Il tema dell’accesso al lavoro ed alla sicurezza sociale dei cittadini non comunitari rappresenta, in definitiva, una cartina tornasole per riflettere sulla validità dell’impianto normativo in materia di immigrazione; esso, come si è cercato di dimostrare, rispecchia un’oggettiva incapacità, non solo nazionale, di trovare una prospettiva di lungo periodo che sappia contemperare il diritto a migrare con quello della tutela delle società di accoglienza. A tal fine sembra sicuramente utile la prospettiva del giuslavorista, principalmente allo scopo di recuperare la tradizionale funzione del diritto del lavoro quale strumento di livellamento delle diseguaglianze economiche e sociali. Restituendo al lavoro la valenza di canale privilegiato di accesso alla cittadinanza ed ai diritti, in una parola all’integrazione sociale, è possibile sposare la logica della cittadinanza sociale come garanzia dei diritti sociali fondamentali per qualsiasi individuo, indipendentemente dalla sua nazionalità.
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GIULIANI, Alessandro. "Le politiche per l'impiego tra servizi pubblici e operatori privati: dalle fonti europee all'attivazione a livello locale. Criticità e prospettive." Doctoral thesis, 2014. http://hdl.handle.net/11393/192672.

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Abstract:
La tesi di dottorato si propone di ricostruire lineamenti e tendenze delle politiche per l’impiego, con un approccio che partendo dallo studio delle fonti europee arriva all'analisi dell'attuazione concreta a livello locale, al fine di individuare criticità e prospettive di un sistema caratterizzato dalla dialettica tra i servizi erogati dalla pubblica amministrazione e dagli operatori privati. In particolare, l'elaborato si concentra nel primo capitolo sul complesso tema delle politiche e dei servizi per l’impiego come concepiti nella normativa e nella giurisprudenza europee, con l'obiettivo di individuare le linee di tendenza, anche alla luce delle novità apportate dal Trattato di Lisbona. I fattori di maggiore criticità appaiono essere quelli relativi alla natura dei servizi per l’impiego, al rapporto tra questi ultimi e la disciplina sulla concorrenza e più in generale alla relazione tra ruolo degli operatori pubblici e di quelli privati. Il secondo capitolo è quindi dedicato al tema del decentramento di funzioni in materia di politiche del lavoro nell'evoluzione della normativa nazionale, con una ricognizione delle vicende e delle criticità che hanno accompagnato il cammino legislativo intrapreso con il d.P.R. n. 616 del 1977, fino alle novità introdotte con il d.lgs. n. 276 del 2003. A tale excursus ricostruttivo si accompagna l'analisi delle peculiari ricadute sul diritto del lavoro determinate dalla modifica al Titolo V della Costituzione, con la legge costituzionale n. 3 del 2001, e dalla giurisprudenza della Corte costituzionale in punto di riparto di competenze tra Stato e Regioni. Nel capitolo terzo, quindi, l'analisi si concentra sullo studio delle esperienze normative degli ordinamenti regionali, oscillanti tra attuazione tardiva del d.lgs. n. 469 del 1997 e tentativi di intervento organico, con una particolare attenzione alle politiche per l'impiego realizzate in cinque Regioni italiane (Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna, Veneto e Marche), al fine di coglierne, per quanto possibile in un quadro alquanto mutevole e magmatico, le particolarità e criticità più significative. Nello specifico, tale attività ricostruttiva è supportata anche dai risultati del contributo del Prof. Canavesi e del dottorando, dal titolo Le politiche regionali del lavoro, edito nel libro a cura del Prof. Mario Mezzanzanica, Ipotesi di lavoro. Le dinamiche, i servizi e i giudizi che cambiano il Mercato del Lavoro II Rapporto della Fondazione Obiettivo Lavoro, Aracne, Roma, 2013, p. 221 ss. Oggetto di analisi è infine il ruolo delle Province nelle politiche di attuazione, anche alla luce delle più recenti novità normative e dell’intervento della Corte costituzionale del 2013. Nel tentativo di delineare delle – inevitabilmente provvisorie – conclusioni, viene messo in luce il carattere ancora precario della costruzione giuridica delle politiche per l'impiego, nella quale ai proclami generici provenienti dall'Unione europea, basati più su approcci ideologici neo-liberali e sulla mitizzazione delle “migliori pratiche” che sulla concreta analisi di problemi e sullo studio di soluzioni adatte alle singole realtà, si aggiungono le criticità interne legate alla non agevole delimitazione del ruolo dello Stato e delle Regioni, oltre all'incerto destino degli enti provinciali. D'altra parte, l'ordinamento si caratterizza per l'ipertrofia amministrativa e il depotenziamento della legge, con decisioni concrete che dipendono dalla discrezionalità della pubblica amministrazione, a sua volta legata a doppio filo alle esigenze di pareggio di bilancio e di riduzione della spesa pubblica, ma svincolata dalla sovranità popolare, con il rischio sempre più concreto di rendere ineffettivi i diritti soggettivi, a partire da quello al lavoro, fondativo del sistema costituzionale. Da ciò si fa discendere la necessità di attualizzare i principi costituzionali, con l'impegno a garantire pienamente ed effettivamente i diritti fondamentali che, a partire dal lavoro, fanno parte del patrimonio inalienabile delle persone, in quanto tale non suscettibile di essere riconosciuto o negato esclusivamente in base ad un atto amministrativo o ad una scelta orientata da mere finalità di profitto.
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VILLANI, GIORGIO. "Un atlante dell'arte europea. Vittorio Pica il metodo e le fonti." Doctoral thesis, 2017. http://hdl.handle.net/2158/1076516.

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Abbruzzese, Matteo. "Impatto ambientale, energie rinnovabili e politiche di supporto nei paesi europei." Thesis, 2019. http://hdl.handle.net/10955/1680.

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Abstract:
Dottorato di ricerca in Scienze economiche e aziendali, XXXI ciclo
La presente tesi di dottorato, articolata in tre capitoli autonomi, si pone come obiettivo primario lo studio, teorico ed empirico, della relazione intercorrente tra crescita economica, l’inquinamento ambientale e la diffusione delle fonti energetiche rinnovabili nei paesi europei. L’elemento centrale del lavoro è rappresentato dal fenomeno della diffusione delle fonti energetiche rinnovabili. L’evoluzione di queste nuove tecnologie energetiche sta, infatti, generando diversi effetti in grado di sconvolgere i paradigmi energetici preesistenti dominati dai combustibili fossili. Gli esempi sono molteplici: la decentralizzazione dei sistemi di produzione, la convergenza dal basso nei sistemi di incentivazione, il coinvolgimento delle risorse locali, la crescita e la diversificazione negli investimenti e, soprattutto, la capacità di ridurre le emissioni inquinanti. Nella letteratura, nonostante sia largamente riconosciuta la valenza ecologica di tali fonti energetiche, gli studi che analizzano gli effetti della loro diffusione sono contraddistinti da alcune criticità legate, soprattutto, all’evoluzione del progresso tecnologico nel campo delle fonti energetiche rinnovabili e all’individuazione degli schemi di supporto ottimali. I capitoli che compongono il lavoro affrontano tre aspetti distinti ed altamente correlati. Il primo capitolo, analizzando un panel di trenta paesi europei per gli anni 1995-2015, si propone di riesaminare la relazione intercorrente tra le emissioni di gas serra, il GDP pro capite e i consumi finali di fonti energetiche rinnovabili per quattro differenti indicatori dell’inquinamento atmosferico: il Kyoto basket (GHG), il biossido di carbonio (CO2), il biossido di metano (CH4) e il protossido di azoto (N2O). Il quadro teorico di base è rappresentato dall’Environmental Kuznets Curve (EKC) e l’obiettivo primario consiste nel differenziare l’effetto ambientale del reddito, ampiamente studiato in letteratura, da quello associato ai consumi energetici rinnovabili (il dampening effect). Nel secondo capitolo, analizzando i ventotto paesi dell’Unione Europea per il periodo 1995-2015, l’obiettivo è di indagare l’effetto ambientale disaggregato della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili (RES-E) per le emissioni di gas serra (GHG), ossidi di azoto (NOx), ossidi di zolfo (SOx) e particolati sospesi (PM 2.5). In tal caso, l’obiettivo è di individuare quale sub-categoria di rinnovabili elettriche (Non-combustible renewables o Combustible renewables) abbia una maggiore produttività ambientale. La scomposizione energetica esaminata, sulla base dei dati contenuti nei Bilanci Energetici Nazionali, procede, infatti, in due differenti direzioni: da un lato, si analizza separatamente l’effetto ambientale associato alle due principali categorie di tecnologie energetiche (rinnovabili e fossili), dall’altro, si distingue tra Non-combustible renewables (idroelettrico, eolico, solare e geotermico) e Combustible renewables (biomassa), una disaggregazione scarsamente analizzata nella letteratura. Il terzo capitolo è incentrato sulla valutazione delle principali politiche energetiche di incentivazione delle rinnovabili elettriche. Sulla base di un panel di dati relativo a ventotto paesi dell’Unione Europea e agli anni 1995-2015, viene indagata l’eterogeneità cross-country che caratterizza gli strumenti di supporto alle RES-E non idroelettriche (solare, eolico, geotermico e biomassa) nei paesi europei. Per mezzo di variabili dicotomiche opportunamente costruite, si è analizzata l'efficacia relativa degli incentivi a prezzo fisso (FIT), a premio (FIP) e obbligazionari (RPS) nel promuovere lo sviluppo della capacità (Cap-non idro) e della produzione (Gen-non idro) di energia elettrica da rinnovabili non idroelettriche. I risultati della ricerca permettono di individuare le variabili strategiche su cui far leva per contribuire a realizzare un modello di sviluppo ecologicamente ed economicamente sostenibile. Le tecnologie di sfruttamento delle fonti rinnovabili costituiscono un’opportunità di sviluppo per intere aree geografiche e per interi comparti industriali oggi in forte crisi di competitività, anche a causa di produzioni fortemente inquinanti.
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AMODIO, ANDREA. "I fondi strutturali e di investimento europei e le politiche di coesione in Italia: alcune considerazioni sugli snodi e le criticità del sistema." Doctoral thesis, 2020. http://hdl.handle.net/11573/1361939.

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Abstract:
Il dibattito sull’utilità e l’efficacia della politica di coesione europea si è fatto negli ultimi anni particolarmente acceso. La crisi economica e la politica dell’austerity che ne è derivata hanno acuito le spinte nazionalistiche interne agli Stati membri, innescando una forte critica sull’operato delle istituzioni dell’Unione europea e sulla loro reale capacità di realizzare gli obiettivi della convergenza dei territori più poveri del continente. In tale contesto, la ricerca propone di analizzare il complesso e articolato meccanismo di funzionamento dei fondi strutturali e di investimento europei (c.d. fondi SIE) e di verificare come si traducono e realizzano in concreto le politiche di coesione in Italia. In particolare, tale lavoro ― dopo una breve introduzione teorica sulla genesi della politica di coesione e sulla sua dimensione tipica di governance multilivello ― si pone l’obiettivo di evidenziare gli snodi fondamentali e le criticità più rilevanti della gestione di tali risorse, avendo come focus la chiusura del ciclo programmazione 2007-2013 e l’andamento del ciclo di programmazione 2014-2020. Lo studio prende poi in esame i principi fondamentali che governano la politica regionale (concentrazione, partenariato, programmazione, addizionalità e condizionalità), al fine di vagliarne caratteristiche e peculiarità. Inoltre, l’analisi si sofferma su alcune recenti indagini relative all’impatto della politica di coesione, per verificare gli effetti che, nel corso del tempo, tale politica ha prodotto sui territori interessati. Infine, la ricerca si concentra sul negoziato in corso che sta definendo gli obiettivi e le priorità della futura politica strutturale europea per il periodo di programmazione 2021-2027, per comprendere quali siano i presupposti sui cui si sta costruendo la futura politica di coesione post 2020. La ricerca, in chiave critica, pone l’accento sulla necessità di semplificare e migliorare i meccanismi che regolano il funzionamento della programmazione sia a livello europeo che nazionale. Il rinnovamento e il rilancio della politica strutturale dell’Unione europea ― soprattutto per un Paese come l’Italia che presenta forti differenziali di sviluppo al suo interno ― appare essenziale per imboccare un percorso sostenibile di crescita nel lungo periodo. Tuttavia una riforma della politica di coesione potrebbe da sola non essere sufficiente. Nel caso dell’Italia l’ingente debito pubblico, la debole crescita, l’elevata pressione fiscale, i bassi livelli di occupazione, le riforme mancate ecc. sono alcuni dei principali fattori che riducono notevolmente le chances di realizzare un’efficace coesione e convergenza delle regioni in maggiore difficoltà di sviluppo. Inoltre sullo sfondo appare sempre più urgente la condivisione di un nuovo patto europeo, che al di là delle visioni nazionalistiche o della politica del rigore sostenuta da alcuni degli Stati membri, tracci una rotta certa sul futuro dell’Unione e, in particolare, sulla sua architettura costituzionale, sulla sua mission istituzionale e sul suo ruolo internazionale.
In recent years, the debate on the usefulness and the effectiveness of the European cohesion policy has become increasingly heated. The austerity policy deriving from the economic crisis has exacerbated rampant nationalism within the Member States. It triggered strong criticism regarding the actions of the European Union institutions and their real capacity to achieve the objectives of convergence of the poorest territories of the continent. In this context, this paper proposes to analyze the complex and articulated mechanism of the operation of the European structural and investment funds (so called ESIF funds) and to understand how the cohesion policies are translated and implemented concretely in Italy. First, a brief theoretical introduction on the genesis of cohesion policy and its traditional dimension of multi-level governance is presented. Then, the key elements and the most significant criticalities in the management of these resources are analyzed, keeping in mind the closure of the 2007-2013 programming cycle and the progress of the 2014-2020 programming cycle. The study then examines the fundamental principles that govern regional policy (concentration, partnership, planning, additionality and conditionality), in order to evaluate its characteristics and peculiarities. Furthermore, the analysis focuses on some recent investigations related to the effects of cohesion policy, over time, on the territories concerned. Finally, the research focuses on the ongoing negotiation which is defining the objectives and priorities of the future European structural policy for the 2021-2027 programming period in order to understand what are the prerequisites on which the future post-2020 cohesion policy is being built. The research critically evaluates the necessity to simplify and improve the mechanisms which regulate the functioning of the programming cycle both at European and national level. The renewal and revival of the European structural policy appear essential in order to take a sustainable path of growth, in the long term. This is especially true for a country such as Italy with strong development disparities within it. However, a reform of the cohesion policy alone might not be enough. In the case of Italy, the huge public debt, weak growth, high tax burden, low employment levels, missed reforms, etc. are some of the main factors that considerably reduce the chances of achieving an effective cohesion and convergence of the least-developed regions. Furthermore, a new European pact appears ever more imperative. This new pact should go beyond the nationalistic visions or the austerity policies supported by some Member States. It should also give a clear picture about the future of the EU and, in particular, its constitutional architecture, its institutional mission and its international role.
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PONTAROLLO, Nicola. "Four Essays on the Productivity Convergence of the European Regions." Doctoral thesis, 2014. http://hdl.handle.net/11562/675759.

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Abstract:
La tesi punta a verificare empiricamente se esiste e quali caratteristiche assuma il processo di convergenza della produttività regionale a livello Europeo. Nel fare questo viene posta particolare attenzione al ruolo degli effetti spaziali e della politica di Coesione Europea. Da un punto di vista metodologico, vengono quindi utilizzati dei modelli econometrici capaci di gestire i fenomeni di dipendenza spaziale, consentendoci di ottenere delle stime affidabili. Inoltre, l'effetto della politica di Coesione è valutato attraverso l'introduzione di variabili relative alla spesa regionale per i Fondi Strutturali. La tesi è strutturata in quattro capitoli. Il primo capitolo indaga la convergenza totale e settoriale della produttività del lavoro per le regioni NUTS-3 dell'UE a 12 membri nel periodo 1980-2010. Vengono utilizzate la β e σ-convergenza ed i filtri spaziali di Getis che permettono di scomporre ogni variabile nelle sue componenti spaziali e a-spaziali garantendo quindi la loro indipendenza spaziale. Le stime evidenziano un processo di σ e β-convergenza delle economie regionali. Inoltre, si osserva che i) la forza lavoro espulsa dal settore agricolo non è completamente assorbita dai settori dei servizi e dal manifatturiero, ii) la produttività del settore dei servizi e del manifatturo aumenta nelle regioni in ritardo di sviluppo con la conseguente diminuzione della varianza, e che iii) è in atto un processo di β-convergenza della produttività sia a livello settoriale che totale. Infine, si è notato che, iv) i servizi più produttivi tendono a concentrarsi in alcune città e regioni. Il secondo capitolo si propone di valutare, mediante un modello cross-section di crescita ed un'analisi econometrica spaziale, se i Fondi Strutturali sono stati efficaci per la convergenza regionale della produttività del lavoro tra le regioni NUTS-2 dell'Unione Europea tra il 1989 ed il 2006, e quali fattori ne influenzeranno l'efficacia. Nel modello di β-convergenza, accanto ai Fondi Strutturali e ad altre variabili esplicative, è stato incluso un termine di interazione relativo alla qualità istituzionale regionale ed ai Fondi Strutturali, al fine di valutare la loro significatività congiunta rispetto alla crescita. Gli effetti dei Fondi Strutturali sulla convergenza sono valutati attraverso una tecnica di filtraggio spaziale che gestisce sia la dipendenza spaziale nei residui che l'eventuale esistenza di molteplici stati stazionari. Questo approccio, anche se è un metodo economicamente a-teoretico, porta ad una generalizzazione del modello di crescita di Solow in cui ogni regione segue questo modello, ma le loro funzioni di produzione aggregate ed i loro stati stazionari sono liberi di variare. Le conclusioni principali mostrano che, in primo luogo, i Fondi Strutturali per l'Obiettivo 1 accelerano il processo di convergenza. In secondo luogo, il termine di interazione tra la qualità istituzionale regionale ed i Fondi Strutturali per l'Obiettivo 1 ha un effetto significativo e positivo sulla crescita della produttività regionale. In terzo luogo, le regioni europee hanno diversi percorsi di crescita, e in questo studio sono stati definiti gruppi di regioni con tassi di convergenza omogenei. Nel terzo capitolo, sono esaminate le componenti riferite della crescita della produttività dovute al cambiamento strutturale e intrasettoriale. L'analisi parte dall'idea secondo cui le regioni, per riuscire a migliorare i loro standard di vita, devono essere in grado di diversificarsi rispetto ai settori tradizionali, al fine di concentrarsi su quelli più avanzati. La velocità con cui questa diversificazione avviene determina il successo o il fallimento di una regione. Nella prima parte del capitolo, un'analisi esplorativa spaziale ci mostra che sia la variazione strutturale che intrasettoriale sono fortemente clusterizzate nello spazio. Successivamente, attraverso un modello econometrico Spatial Durbin in grado di includere esplicitamente gli effetti degli spillover spaziali, sono stimati i fattori che influenzano il cambiamento strutturale ed intrasettoriale. La stima empirica mostra che il cambiamento strutturale è promosso dalla variabile relativa al potenziale di mercato tramite gli spillover spaziali mentre è influenzato negativamente da una elevata specializzazione regionale, dalle diseconomie di scala e da condizioni locali eterogenee. La presenza iniziale di settori a bassa produttività, nonché le economie di agglomerazione non hanno alcun impatto ed i Fondi Strutturali, insieme con le istituzioni, svolgono un ruolo nella promozione della variazione strutturale. Infine, il cambiamento strutturale è un fattore chiave per attutire la caduta della produttività tra il 2008 ed il 2009. Il quarto capitolo esamina l'impatto dei Fondi Strutturali sulla crescita della produttività delle regioni spagnole nel periodo compreso tra 1989 e 2006 attraverso un modello Spatial Durbin con dati panel. I nostri principali risultati riguardano l'impatto non uniforme dei Fondi Strutturali per l'Obiettivo 1. Le risorse dedicate al supporto alle imprese ed al sostegno agricolo hanno un impatto positivo sulla produttività. Al contrario, le risorse per le infrastrutture giocano un ruolo negativo, probabilmente perché accentuano le debolezze delle regioni con una scarsa dotazione iniziale. Lo stesso effetto negativo è prodotto dai fondi destinati al capitale umano in quanto questi non si traducono in una efficace crescita della produttività. Infine, gli effetti dei Fondi Strutturali tendono a scomparire molto presto nel tempo.
The thesis aims to empirically verify if it exists and what features assume the process of regional productivity convergence at the European level. In doing this, we pay particular attention to the role of spatial effects and European cohesion policy. Under a methodological point of view, we use econometric models capable of handling the phenomena of spatial dependence, allowing us to obtain reliable estimates. Moreover, the effect of Cohesion policy is evaluated through the introduction of variables relating to regional expenditure for the Structural Funds. The PhD thesis is organized in four chapters. The first chapter investigates the total and sectoral convergence of labour productivity between NUTS-3 regions of EU-12 over the period 1980-2010. A β and σ-convergence approach is adopted along with a methodology based on Getis’ spatial filters that allows decomposing each variable into its spatial and a-spatial components ensuring the spatial independence. The estimates highlight a process of σ and β-convergence in regional economies. Furthermore, it is observed that i) the employees expelled from agricultural sector are not fully absorbed by services and manufactory sectors, ii) the productivity of services and manufactory sectors is increasing in lagging regions with the consequent decreasing variance, and iii) the β-convergence process is in act within sectors and for the overall productivity. Finally, it has been found that iv) higher productivity services are rather concentrated in some cities and regions. The second chapter aims to evaluate, by means of cross-sectional growth modelling and spatial econometric analysis, whether Structural Funds were effective for regional convergence of labour productivity among regions of the European Union from 1989 to 2006, and what factors affect the effectiveness. In the β-convergence model, beside Structural Funds and conditioning variables, it has been included an interaction term comprised of regional institutional quality in conjunction with provision of Structural Funds, in order to evaluate their joint returns on growth. The effects of Structural Funds upon convergence are assessed through a spatial filtering technique that manages both spatial dependence in the residuals and the possible existence of multiple steady states. This approach, although it is an economic a-theoretical method, leads to a generalization of the Solow growth model in which each region follows this model, but their aggregate production functions and their steady states are free to vary. Three main conclusions have been reached. First, Structural Funds for Objective 1 help to accelerate the process of convergence. Second, the interaction of regional institutional quality and Structural Funds for Objective 1 has a significant and positive effect upon regional productivity growth. Third, European regions have varying paths of growth, and in this study clusters of regions with homogeneous convergence rates have been delineated. In the third chapter, the structural and within components of productivity growth are examined. The analysis starts from the idea that regions that manage to improve their living standards need to be able to diversify away from traditional sectors in order to focus in more advanced. The speed at which this diversification takes place determines the success, or failure, of a region. In the first part of the chapter, an exploratory spatial analysis leads to observe that the structural and within variation are strongly geographically clustered. The estimation of the factors that affect the within and structural change is then performed through a Spatial Durbin econometric model able to explicitly include the spatial spillover effects. Empirical estimation shows that the structural change is promoted by market potential via spatial spillovers and it is negatively affected by high regional specialisation, diseconomy of scale and heterogeneous local conditions. The initial presence of low productivity sectors as well as the agglomeration economies do not have any impact and the Structural Funds, along with institutions, have a role in promoting the structural variation. Finally, the structural change is a key factor in order to cushion the fall of productivity between 2008 and 2009. The fourth chapter examines the impact of the Structural Funds on the productivity growth of the Spanish regions over the period 1989-2006 adopting a Spatial Durbin panel model. Our main findings regard the mixed impact of Structural Funds for Objective 1. The resources devoted to business and agricultural support have a positive impact on productivity. At the opposite, the resources for infrastructures play a negative role on productivity, probably because they accentuate the weaknesses of the regions with low endowment. The same negative impact is produced from Funds on human capital since these do not translate into an effective productivity growth. Finally, the effects of Structural Funds tend to vanish soon over the time.
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BANELLI, LISA. "Olea europaea L. e Prunus domestica L. come fonte di biomolecole per la prevenzione delle patologie cardiovascolari ed invecchiamento correlate." Doctoral thesis, 2013. http://hdl.handle.net/2158/796254.

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RAGGI, MARIA TERESA. "La Multilevel Governance come strumento per migliorare l’efficacia delle politiche place-based: il caso della Politica Regionale Europea." Doctoral thesis, 2020. http://hdl.handle.net/11573/1373644.

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Abstract:
Il progetto di ricerca “La Multilevel Governance come strumento per migliorare l’efficacia delle politiche place-based: il caso della Politica Regionale Europea”, si è sviluppato nel seguente percorso: analisi del concetto di governance e ricostruzione attraverso la letteratura del passaggio dalla governance alla Multilevel Governance; definizione delle condizioni che identificano la presenza di Multilevel Governance; analisi del percorso dalle politiche tradizionali top-down alle politiche bottom-up; identificazione delle caratteristiche della Multilevel Governance che la distinguono rispetto ad altri concetti che pure fanno riferimento all’approccio di governance; ricerca dei principali documenti europei che ne riferiscono e le pre-condizioni per la sua attuazione. Nella fase successiva si ricostruisce attraverso i trattati e i regolamenti la politica Regionale Europea, si definisce il concetto di “coesione territoriale” e si individua il campo di applicabilità della Multilevel Governance nella Politica di Coesione, analizzandone gli aspetti di coerenza con i principi di sussidiarietà e partenariato. Si definiscono gli attori che si muovono in questo perimetro e contribuiscono fattivamente a favorire una Politica di Coesione sempre più multilevel. Successivamente si analizza il quadro politico istituzionale di governance della Politica di Coesione e le relazioni tra attori istituzionali e non, posti a diversi livelli di governo, per osservare come l’interazione tra questi attori influenza le politiche regionali e contribuisce ad un migliore utilizzo dei Fondi Strutturali Europei. Lo studio mostra quale sia il rapporto tra Multilevel Governance, Politica di Coesione e programmazione dei Fondi Strutturali Europei, con uno sguardo particolare alla Programmazione (2014-2020), i suoi strumenti e alla nuova policy multilevel, la Smart Strategy Specialisation, cercando di verificare i processi di governance ed in particolare di Multilevel Governance, che vengono messi in atto per attuare le politiche comunitarie. Inoltre si discute come la Multilevel Governance abbia o meno, valorizzato la dimensione territoriale per far fronte ai cambiamenti che avvengono su scala regionale, nazionale e globale, al processo di europeizzazione, alla competizione regionale e alla riduzione di trasferimenti nazionali agli enti locali. Infine verifica l’implementazione della Multilevel Governance nella Politica di Coesione nazionale (2014-2020), e si individua quali sono le nuove prospettive per la Multilevel Governance nella programmazione (2021-2027), sottolineando le indicazioni di policy per garantirne maggiore efficacia. Questo lavoro di ricerca, così strutturato, rappresenta ad oggi il primo contributo di analisi complessa ed articolata, della Multilevel Governance, e ne ricostruisce non solo le caratteristiche ma ne ripercorre tutto il suo processo di implementazione all’interno della Politica di Coesione. Non esiste, a mia conoscenza, uno studio che partendo dalla definizione di governance e Multilevel Governance, ne identifica le caratteristiche, e ne traccia il percorso all’interno dei Fondi Strutturali Europei ed in particolare della Politica di Coesione. Manca, inoltre, una verifica di coerenza dell’attuazione della MLG con i principi teorici; dall’analisi dei soggetti politici-istituzionali ed organi che ne fanno parte, al riscontro rispetto le differenti evoluzioni ed implementazioni, sino ad arrivare all’attuale programmazione (2014-2020), con una breve apertura anche alla prossima programmazione (2021-2027). Dopo aver analizzato il sistema complesso della Multilevel Governance nella Politica di Coesione, considerato i diversi risultati, le diverse disposizioni istituzionali e costituzionali all'interno di ogni Stato membro, la ricerca assume come valida la tesi secondo la quale, non esiste un unico modello di Multilevel Governance per l'Unione Europea. Nel corso del tempo è necessario riformulare il modello della Multilevel Governance nella Politica di Coesione nella direzione di una maggiore flessibilità e adattabilità al contesto istituzionale, cercando e mantenendo un equilibrio tra il raggiungimento di risultati migliori e i costi di coordinamento associati alla definizione di accordi di Multilevel Governance e fra i diversi attori che ne fanno parte. Per raggiungerlo la ricerca si conclude con alcune possibili indicazioni di policy, strumenti e strategie per un modello di governance sempre più multilevel delle politiche europee, ma con la consapevolezza che non esiste un modello migliore di governance ma il miglior equilibrio di governance.
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MANGANARO, MARTA. "L'applicabilità diretta della Cedu nell'ordinamento interno e l'eventuale crisi del modello accentrato di costituzionalità." Doctoral thesis, 2017. http://hdl.handle.net/11570/3115887.

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Abstract:
Negli ultimi anni si è ampiamente riflettuto sull’importanza della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali (CEDU), tra le fonti internazionali, in quanto “Carta cardine” in quest’ambito. Essa ha costituito il frutto dell’iniziativa del Consiglio d’Europa in un processo storico che richiedeva una forte attenzione politica sulle forme di tutela internazionale dei diritti umani. Lo studio che qui ci si accinge a svolgere ha lo scopo di offrire un quadro complessivo dell’evoluzione che il ruolo della CEDU ha subito negli ultimi anni nell’ordinamento interno, in modo da basare su questo percorso le riflessioni sull’applicabilità diretta della Convenzione europea. A tal fine, si è scelto di suddividere l’indagine in tre capitoli per analizzare l’oggetto di studio da una prospettiva diversa, ma collegata. In primo luogo, si ripercorrerà la giurisprudenza della Corte costituzionale, vista la funzione centrale che la stessa svolge nel nostro ordinamento e le posizioni determinanti che ha assunto in materia di rapporti tra norme CEDU e diritto interno. Le sentenze del Giudice delle leggi, infatti, rappresenteranno il punto di partenza di questo studio investigativo non solo perché hanno tracciato le linee guida generali del “percorso convenzionale” nel nostro ordinamento, ma anche perché le sentenze “gemelle” del 2007 hanno costituito la svolta giurisprudenziale nel modo di rapportarsi alla CEDU, di cui tutt’oggi gli operatori del diritto, nella quasi totalità dei casi, tengono conto per la definizione del rapporto tra norme convenzionali e norme interne. In secondo luogo, ci si sposterà sul piano astratto delle norme di diritto positivo, nazionali ed europee, a cui è possibile ricollegare un nesso con la CEDU: da una parte, infatti, le norme interne verranno esaminate alla lettera per consentire un ragionamento di ispirazione formale che non escluda soluzioni favorevoli (laddove possibile) al riconoscimento costituzionale delle disposizioni convenzionali; dall’altra, le norme introdotte dal Trattato di Lisbona costituiranno la novità da cui partire per illustrare il futuro intreccio dei due ordinamenti, dallo stesso previsto, con tutte le problematicità che tale “progetto” comporta. In terzo luogo, ci si dedicherà al contributo offerto dalla magistratura di legittimità e di merito, la quale si è dimostrata, proprio in materia di attuazione dei diritti umani, la più audace poiché è l’unica ad essere firmataria di alcune pronunce, sebbene prive delle ripercussioni proprie di una decisione costituzionale, in cui si è riconosciuta alla CEDU una posizione pari a quella del diritto comunitario, diversamente da quanto affermato dalla Corte costituzionale. Infine, lo studio del tema dell’interpretazione della CEDU inevitabilmente condurrà a delle riflessioni sul ruolo fin qui svolto dai giudici nazionali nell’attuazione dei diritti umani, chiamati sempre più spesso ad operare in una prospettiva non solo strettamente nazionale. In particolar modo, tale circostanza e la possibilità futura, prevista dal Protocollo n. 16 annesso alla CEDU, per i giudici (di ultima istanza) di richiedere il parere non vincolante alla Corte europea ai fini di un’interpretazione autentica del diritto convenzionale costituiranno degli input per ragionare sull’attuale modello di giustizia costituzionale italiano: per una serie di elementi che si avrà modo di sottolineare, sembrano, infatti, emergere alcuni sintomi di una crisi del giudizio di costituzionalità, che da accentrato nelle mani della Corte costituzionale pare avviarsi verso uno – almeno in parte – “diffuso” tra quelle dei giudici comuni.
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Gonçalves, Lígia de Fátima Correia. "A circulação do azulejo e outras cerâmicas mudéjares nos territórios da expansão ibérica: breve abordagem à Macaronésia e ao Novo Mundo." Master's thesis, 2019. http://hdl.handle.net/10400.13/2706.

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Abstract:
O azulejo é considerado um elemento identitário português (e espanhol) constituindo o cartão de visita do nosso país pela quantidade e originalidade da sua utilização. Contudo, a introdução desse material de revestimento no nosso país verificouse através das importações a partir de terras andaluzas, no final do séc. XV até meados do XVI, época em que ocorreram as primeiras produções nacionais. Com a expansão territorial portuguesa e castelhana e consequente povoamento, reproduziram-se os modelos sociais, culturais e modos de vida dos territórios continentais da Península Ibérica, sendo enviados para esses locais uma infinidade de objetos e nesse âmbito, destacam-se os azulejos e as pias batismais mudéjares. No ponto de vista da difusão destas cerâmicas, tivemos em conta o seu caráter exótico, comercial e os diferentes contextos em que subsistem, realizando uma breve abordagem tecnológica e expositiva da disseminação nos arquipélagos da Macaronésia e do Novo Mundo, assim como noutras localidades continentais. O principal recurso foi a observação direta in loco, mas não tendo sido fácil dispor de meios para cobrir uma tão vasta área, recorremos à metodologia de análise documental, na qual, considerámos apropriadas as opiniões de alguns estudiosos e alguns relatórios de escavações arqueológicas que nos ajudaram a fundamentar a frequente circulação destes produtos.
Currently, the tile is considered a Portuguese (and Spanish) identity element and it is recognized as one of the country's main attraction as indicated by the quantity and originality of its use. However, the introduction of the tile in Portugal took place with the first importations from Sevilla between the end of the century XV to mid-century XVI, when the first national productions happened. With the Portuguese and Castilian territorial expansion, and consequent settlement, the social, cultural and lifestyles models of the continental territories of the Iberian Peninsula were reproduced, and an infinite number of objects were sent to these places, including the Mudejar tiles and baptismal fonts. From the diffusion point of view, several aspects were taken to account, particularly the exotic and commercial singularity of the ceramics, but also the different contexts in which they subsist, conducting a brief technological and expository approach to the situation in the Macaronesian archipelagos and also the New World or other continental locations. The main resource was direct observation in loco, but it was not easy to have means to cover a wide area, we resorting to the methodology of documentary analysis, in which we considered appropriate the opinions of some investigators and some reports of Archaeological excavations that have helped us to prove the frequent circulation of these products.
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Pinho, João Almeida Rangel. "As corretoras online e os desafios de tributação inerentes à digitalização da economia." Master's thesis, 2020. http://hdl.handle.net/10400.14/33719.

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Abstract:
A Digitalização da Economia representa um desafio acrescido para a soberania dos Estados devido à crescente perda de receita fiscal associada a uma obsolescência de determinados conceitos fiscais concebidos para um modelo de empresa tradicional que pressupõe a existência de um estabelecimento estável mediante o qual realizam as suas operações. A nossa dissertação foca-se nos serviços de investimento prestados remotamente pelas corretoras online independentes fazendo alusão à controvérsia instalada pelas dificuldades de tributação com o advento do comércio eletrónico, sem descurar a apreciação das soluções propostas pela OCDE e UE para a Economia Digital. Contudo, as soluções, além de complexas, são meras recomendações que não conseguem gerar o consenso no seio da comunidade internacional. Assumimos, por isso, o carácter urgente da adaptação do conceito estabelecimento estável à presença digital significativa proposta pelo BEPS para efeitos de imputação dos lucros gerados à jurisdição onde efetivamente é criado valor.
The digitalization of the economy represents an added challenge for the sovereignty of States due to the growing loss of tax revenue associated with the obsolescence of certain tax concepts designed for a traditional business model that presupposes the existence of a stable establishment through which they carry out their operations. Our dissertation focuses on the investment services provided remotely by independent online brokers alluding to the controversy installed by the difficulties of taxation with the advent of e-commerce, without neglecting the appreciation of the solutions proposed by the OECD and EU for the Digital Economy. However, the solutions, besides being complex, are mere recommendations that fail to generate consensus within the international community. We therefore assume the urgent nature of adapting the concept of stable establishment to the significant digital presence proposed by BEPS for the purpose of allocating the profits generated to the jurisdiction where value is effectively created.
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Triggiani, Maurizio. "Integration of machine learning techniques in chemometrics practices." Doctoral thesis, 2022. http://hdl.handle.net/11589/237998.

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Abstract:
Food safety is a key objective in all the development plans of the European Union. To ensure the quality and the sustainability of the agricultural production (both intensive and extensive) a well-designed analysis strategy is needed. Climate change, precision agriculture, green revolution and industry 4.0 are areas of study that need innovative practices and approaches that aren’t possible without precise and constant process monitoring. The need for product quality assessment during the whole supply chain is paramount and cost reduction is also another constant need. Non targeted Nuclear Magnetic Resonance (NMR) analysis is still a second-choice approach for food analysis and monitoring, one of the problems of this approach is the big amount of information returned. This kind of data needs a new and improved method of handling and analysis. Classical chemometrics practices are not well suited for this new field of study. In this thesis, we approached the problem of food fingerprinting and discrimination by the means of non-targeted NMR spectroscopy combined with modern machine learning algorithms and databases meant for the correct and easy access of data. The introduction of machine learning techniques alongside the clear benefits introduces a new layer of complexity regarding the need for trusted data sources for algorithm training and integrity, if this kind of approach proves is worth in the global market, we’ll need not only to create a good dataset, but we’ll need to be prepared to defend against also more clever attacks like adversarial machine learning attacks. Comparing the machine learning results with the classic chemometric approach we’ll highlight the strengths and the weakness of both approaches, and we’ll use them to prepare the framework needed to tackle the challenges of future agricultural productions.
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