Academic literature on the topic 'Filosofia della prassi'

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Journal articles on the topic "Filosofia della prassi"

1

Marraffa, Massimo. "Esperimenti in filosofia." PARADIGMI, no. 3 (December 2011): 153–71. http://dx.doi.org/10.3280/para2011-003011.

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Abstract:
La "filosofia sperimentale" č l'uso dei metodi delle scienze cognitive per dare risposta a questioni empiriche che sono rilevanti per alcuni dibattiti filosofici. L'articolo esamina alcuni importanti lavori in filosofia sperimentale e discute due differenti interpretazioni delle sue implicazioni metafilosofiche: secondo i "riformisti" i risultati ottenuti dai filosofi sperimentali rappresentano un'integrazione indispensabile dell'impiego delle intuizioni prodotte in risposta a casi ipotetici (esperimenti mentali) quale base probativa per la valutazione di tesi filosofiche; secondo gli "eliminazionisti" i dati della filosofia sperimentale decretano la fine della prassi del ricorso alle intuizioni in filosofia. In ambedue i casi, si sostiene, il giudizio sulla filosofia sperimentale č positivo in quanto ulteriore tassello nel processo di affermazione della tradizione naturalistica quineana.
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Semeraro, Giovanni. "Filosofia da práxis e as práticas político-pedagógicas populares." Educação e Filosofia 28, no. 55 (September 22, 2014): 131–48. http://dx.doi.org/10.14393/10.14393/revedfil.issn.0102-6801.v28n55a2014-p131-148.

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Abstract:
FILOSOFIA DA PRÁXIS E AS PRÁTICAS POLÍTICO-PEDAGÓGICAS POPULARES RESUMO: O artigo resgata o sentido “revolucionário” da filosofia da práxis inaugurada por K. Marx e aprofundada por A. Gramsci e aponta conexões com as atuais práticas político-pedagógicas populares. Mostra como Marx revoluciona a concepção de filosofia não apenas porque unifica inseparavelmente pensamento e atividade material, teoria e prática, mas, principalmente pelo fato inaudito de reconhecer o protagonismo histórico do proletariado. É Gramsci, no entanto, quem explicita, amplia e atualiza de maneira original as virtualidades da filosofia da práxis mostrando os aspectos que a projetam como a mais avançada visão de mundo e como expressão revolucionária das classes subalternas que se organizam politicamente para romper com a submissão e se tornar dirigentes. Sendo uma construção histórica que assume diferentes configurações em diversas situações e lugares, o artigo traça uma análise das novas formas que hoje a filosofia da práxis apresenta nas insurgências populares que vêm ocorrendo no Brasil e no mundo. Palavras-chave: Filosofia. Política. Educação. RIASSUNTO: L’articolo riscatta la dimensione “rivoluzionaria” della filosofia della prassi inaugurata da K. Marx e approfondita da A. Gramsci e segnala punti di contatto con le attuali pratiche politico-pedagogiche popolari. Mette in evidenza come Marx rivoluziona la concezione di filosofia non solo perché unifica inseparabilmente pensiero e attività materiale, teoria e pratica, ma principalmente per il fatto inaudito di riconoscere il protagonismo storico del proletariato. È Gramsci, però, l’autore che esplicita, allarga e attualizza in modo originale le virtualità della filosofia della prassi mostrando gli aspetti che la proiettano come la più avanzata visione di mondo e come espressione rivoluzionaria delle classi subalterne che si organizzano politicamente per vincere la sottomissione e diventare dirigenti. Essendo una costruzione storica che assume differenti configurazioni in diversi luoghi e situazioni, l’articolo traccia un’analisi delle forme che oggi la filosofia della prassi presenta nelle insorgenze popolari che avvengono in Brasile e nel mondo. Parole chiave: Filosofia. Politica. Educazione. Data de registro: 10/03/2014 Data de aceite:23/04/2014
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Onesti, Luca. "Gramsci e i Quaderni: Filosofia Della Prassi e Immanenza tra Materialismo e Idealismo." Philosophica: International Journal for the History of Philosophy 26, no. 52 (2018): 159–73. http://dx.doi.org/10.5840/philosophica2018265230.

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Abstract:
Di contro alla lettura che inserisce la filosofia della prassi di Gramsci nella linea di continuità di un “paradigma italiano” che assolutizza il momento soggettivo, l’articolo si concentra sul particolare statuto ontologico su cui poggia la revisione che Gramsci fa del materialismo storico marxiano. Se da un lato la materia è vista come dipendente da una sfera intersoggettiva, che gli conferisce “oggettività” solo quando agisce su di essa in una prassi trasformativa, dall’altro è rimarcato il carattere “immanente” della stesso soggetto storico agente, che si trova in un campo di “contraddizioni oggettive” e solo nella concretezza dell’attività pratica può esercitare egemonia e con ciò inverarsi. Sulla scorta dell’analisi di questa problematica, conil confronto con il testo dei Quaderni, e attraverso la lettura di tre interpreti di Gramsci quali Frosini, Burgio e Losurdo, si riflette infine sul rapporto tra Gramsci e Labriola da un lato e tra Gramsci e Gentile dall’altro.
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4

Mŕdera, Romano. "Lo spirito dell'analisi nella trascendenza della centralitŕ egoica." STUDI JUNGHIANI, no. 32 (February 2011): 45–58. http://dx.doi.org/10.3280/jun2010-032003.

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Abstract:
Nel pensiero di Jung lo spirito puň essere avvicinato al senso, come la tensione opposta alla dimensione predeterminata del comportamento istintivo. Da questo punto di vista si puň cogliere l'importanza centrale che la spiritualitŕ ha per la clinica, poiché nel disagio dell'anima č, in ultima analisi, in gioco il senso. Se da un lato l'impianto teorico junghiano č sbilanciato nella direzione di un possibile riduzionismo psicologistico della dimensione spirituale, tendenza che trova la sua estremizzazione nella psicologia di Hillman e di Giegerich, dall'altro proprio Jung apre la via di una necessaria rivisitazione della clinica nella direzione di una trascendenza dell'incentramento egoico. Si propone allora una trasformazione della prassi analitica in direzione di una mancata coltivazione della ricerca del senso a partire da un lavoro mitobiografico che riprenda l'idea di Hadot di una filosofia come stile di vita. Ciň comporta sensibili trasformazioni del tempo del rapporto analitico, della "fine" dell'analisi, della stabilizzazione degli insight. L'apertura all'esercizio spirituale diventa allora continuazione e sviluppo dell'analisi stessa.
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Gerbino, Lucia. "La progettualità CLIL e l'autonomia del discente: un'analisi meta-cognitiva e di mediazione psico-linguistica nella didattica della Filosofia." International Journal of Developmental and Educational Psychology. Revista INFAD de Psicología. 2, no. 1 (June 25, 2016): 457. http://dx.doi.org/10.17060/ijodaep.2015.n1.v2.88.

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Abstract:
Abstract:Considering the romance languages, especially spanish, it is of vital importance, to study the autonomous feedback of every single student, basing the analysis on the description of CLIL's independence and general characteristics. Furthermore, I will examine the didactic method as a result of the idea of "Bildung", discussed in Philosophy, Science Education and IT. in the third part, the paper will underline the philosophycal and practical foundation of education in both CLIL (Content and Language Integrated Learning) and the autonomy of the student. Moreover it will consider these determinants from a psycho-pedagogical point of view and from that of the digital learning created by the new technologies in communication. As a final remark, the paper illustrates the pilot experiment realized, thanks to the collaboration of Professor J. Sarabia Martinez (interpreter), at the High School of Rome "Lucrezio Caro", in the academic year 2014/15.Keywords: paideia/mimesis, philosophy, education, cooperative learning, comunication, L/2, metacognition, contrast in linguistics, digital. Abstract:In base alla descrizione di alcune caratteristiche generali dell’autonomia clil (content and language integrated learning) occorre studiare il feed-back autonomo del discente, nelle lingue romanze, in particolare la lingua spagnola. successivamente si analizza la metodologia didattica come una risultanza dell’idea di “bildung” discussa in filosofia, scienze dell’educazione e nuove tecnologie. Nella terza parte vengono sottolineati i nuclei fondativi della pratica filosofica come determinanti, sia nella prassi clil, che nell’autonomia del discente, anche dal punto di vista psico-pedagogico e delle tecniche e forme comunicative dell’apprendimento nel digitale. nelle mie osservazioni conclusive con una scheda della sperimentazione pilota, realizzata insieme al lettore, prof. j. sarabia martinez, presso il liceo lucrezio caro di roma, a.s. 2014/15, vengono riassunte le questioni principali di questo paper.Keywords: paideia/mimesis, filosofia, educazione, cooperative learning, comunicazione, LS/2, meta-cognitivo, linguistica contrastiva, digitale.
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Roggi, Sara, and Mario Picozzi. "La phrônésis ricoeuriana: una rilettura di futilità e proporzionalità nei casi di fine vita." Medicina e Morale 69, no. 2 (July 21, 2020): 213–27. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2020.616.

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Abstract:
La dilemmaticità dell’esperienza della malattia, le implicazioni etiche e morali determinate dal progresso della bioingegneria medica e la complessità dei percorsi di cura hanno determinato il progressivo incremento di conflitti di natura morale all’interno delle strutture ospedaliere, dei centri di cura e degli hospice. Tali cambiamenti hanno pertanto condotto filosofi, bioeticisti e teologi morali ad interrogarsi circa la modalità con cui l’etica, diventando parte integrante della prassi clinica, può trovare un’applicabilità nella gestione, decostruzione e risoluzione dei conflitti morali nascenti all’interno del settore sanitario. Paul Ricoeur ha individuato nella phrônésis aristotelica l’approccio d’indagine imprescindibile per l’analisi contestuale del reale: quello prudenziale. Pertanto, nella sua petite éthique, la “saggezza pratica” – la prudence, così tradotta dalla nozione latina di “prudentia” – rappresenta il punto di partenza dell’espressione del giudizio medico, nonché dell’applicabilità della norma morale nella particolarità del reale. Il presente lavoro è stato concepito nell’obiettivo di indagare il ruolo pragmatico della nozione ricoeuriana di phrônésis in quella sfera “regionale”, così come presentata dall’autore, che è l’etica medica. L’analisi circa l’apporto della “prudenza” nelle dinamiche conflittuali del settore sanitario risulterà inoltre fondamentale nel rilevare l’interconnessione tra la nozione di phrônésis e i due concetti cardine del fine vita, ovverosia, la futilità e la proporzionalità.
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Zanchi, Juri. "La decostruzione spirituale dell’Io. L’ambigua ontologia della carne in Merleau-Ponty." Medicina e Morale 71, no. 3 (November 3, 2022): 293–310. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2022.1212.

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Abstract:
Il corpo umano è il terreno sul quale insistono molte delle dinamiche di stampo bioetico che nella loro problematicità morale richiedono una chiarificazione di senso relativa allo statuto ontologico e assiologico dell’umana corporeità. Del resto, il corpo umano, nella sua ambiguità, si situa sempre sul crinale fra l’essere e l’avere, in rapporto alla persona umana, complicando ulteriormente le prassi bioetiche, la cui declinazione morale cambia radicalmente a seconda dell’antropologia di riferimento. Altrettanto ambigua, poi, è la nozione di carne che rischia di essere equivocata nel suo significato apparentemente affine a quello di corpo. Tale nozione, la cui origine risale all’antropologia greca e, poi, biblica, ha trovato una radicalizzazione filosofica nell’ontologia della chair di Maurice Merleau-Ponty. Elevata a categoria di interpretazione dell’umano e, contemporaneamente, del mondano, essa vorrebbe sostituire la nozione di corpo. Ma, assumendo che io sono il mio corpo si può similmente affermare che io sono la mia carne? L’intento del presente saggio è quello di approfondire i rapporti fra persona umana, corpo e carne, mettendo in luce come l’ontologia della carne di Merleau-Ponty riesca, per un verso, a fondare un orizzonte ecologico che riunisce l’io e il mondo in un’unica e solidale famiglia ontologica. Per altro verso, tuttavia, tale concettualizzazione risulta problematica in quanto inserisce nell’antropologia una faglia di anonimato e generalità in cui si afferma un paradigma dell’impersonale, incapace di rendere ragione della specificità spirituale della persona umana e della sua corporeità.
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Bello, Angela Ales. "L'antropologia filosofico-fenomenologica come "presupposto" metodologico di Ludwig Binswanger." RIVISTA SPERIMENTALE DI FRENIATRIA, no. 1 (April 2022): 99–112. http://dx.doi.org/10.3280/rsf2022-001006.

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Abstract:
Lo scopo dell'articolo è di mostrare come alcuni aspetti dell'antropologia filosofico-fenomenologica siano la guida per il lavoro diagnostico e terapeutico di Ludwig Binswanger. Tutto ciò rappresenta un valido "presupposto" della sua prassi di clinico. Nell'esposizione seguo il metodo fenomenologico mostrando che l'analisi dei casi clinici esaminati da Binswanger conferma la tripartizione dell'essere umano proposta da Edmund Husserl. La validità dell'approccio fenomenologico emerge dal confronto fra la posizione di Binswanger e quella di Freud. In conclusione osservo come la conoscenza della struttura dell'umano serva per l'individuazione dei casi clinici in una circolarità feconda, che rileva la poliedricità dell'umano, la sua forza o la sua fragilità, senza che venga mai meno la sua dignità.
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9

Spataro, Armando. "Otto anni dopo l'11 settembre (Il modello anglosassone e quello europeo nell'azione di contrasto del terrorismo internazionale)." QUESTIONE GIUSTIZIA, no. 5 (November 2009): 151–64. http://dx.doi.org/10.3280/qg2009-005010.

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Abstract:
- La tragedia dell'11 settembre ha drammaticamente posto all'attenzione del mondo il tema del terrorismo internazionale e della modalitŕ con cui contrastarlo. A otto anni di distanza da quei fatti appare possibile interrogarsi sui risultati conseguiti, cercando di verificare se le scelte adottate dalle democrazie occidentali abbiano comportato, e in che misura, strappi insopportabili alle regole su cui esse si reggono. Si sono confrontate-scontrate, in questi anni, diverse filosofie riconducibili a due principali filoni di pensiero: da un lato, quello dei Paesi anglosassoni (Stati Uniti, Gran Bretagna, Canada e, in parte, Australia), dall'altro quello dei Paesi dell'Europa continentale, all'interno dei quali, soprattutto nel periodo immediatamente successivo all'11 settembre, non sono perň mancate le concessioni alle teorizzazioni e alle prassi anglosassoni. Solo recentemente, grazie al cambio dell'amministrazione statunitense, sembra che la comunitŕ internazionale stia recuperando la ragione e tornando a praticare le regole minime di ogni democrazia.
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Virdis, Andrea. "Considerazioni sullo statuto epistemologico della Filosofia della medicina." Medicina e Morale 56, no. 4 (August 30, 2007). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2007.314.

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Abstract:
Negli ultimi trent’anni si è assistito ad un grande dibattito, sviluppatosi fondamentalmente negli Stati Uniti d’America, e volto a stabilire l’esistenza stessa della Filosofia della medicina (FDM) e a definire la sua natura e il suo specifico ambito d’indagine. Il presente articolo si propone come un esame critico dello sviluppo della FDM come disciplina, evidenziando in particolare due dei maggiori temi del dibattito contemporaneo: lo scopo della disciplina e la sua relazione con le discipline affini, non da ultima la bioetica. Sottolineando l’importanza di una FDM che si presenti come uno studio sistematico della dimensione ontologia, logica ed etica della medicina intesa come prassi clinica, l’Autore mette in luce quale contributo fondamentale può offrire la disciplina nella comprensione della natura della medicina e dei fini dell’atto medico. ---------- In the last thirty years there has been a great debate, fundamentally developed in the United States of America, and aimed to establish the existence itself of the Philosophy of the medicine (FDM) and to define its nature and its specific field of inquiry. The present article is a critical examination of the development of the FDM as a discipline, highlighting particularly two major themes in the contemporary debate: the scope of the discipline and its relation to cognate disciplines, not last bioethics. Underlining the importance of FDM to be a systematic study of the ontological, logical and ethical dimension of medicine as clinical praxis, the Author shows what fundamental contribution the discipline can offer in the understanding of the nature of medicine and the ends of medical act.
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Dissertations / Theses on the topic "Filosofia della prassi"

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Bettineschi, Paolo Guido <1980&gt. "Preliminari alla logica della presenza : contributo alla critica dell'attualismo gentiliano come teoria della prassi assoluta." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2011. http://hdl.handle.net/10579/1109.

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Abstract:
L'analisi mostra come la logica della presenza si ponga al termine delle contraddizioni che ancora percorrono l'attualismo gentiliano. Questo, proseguendo l'idealismo hegeliano, si muove a dimostrare l'ampiezza trascendentale del pensiero e, poi, l'illimitata assolutezza del divenire. Ma esso ritiene pure di portare davvero a compimento l'hegelismo soltanto fondando pienamente l'identità di pensiero e divenire - non lasciando, così, pensiero e divenire come due concetti astratti tra di loro e, perciò, come due assoluti solamente figurati. La fondazione di tale assoluta identità finice però per negare proprio la trascendentalità del pensiero che fungeva come prima premessa della riforma. La critica intende far vedere come gnoseologismo e dialettismo debbano essere necessariamente negati insieme affinché la realtà evidente del pensiero sia descritta senza contraddizioni. Con tale negazione la logica della presenza è già effettivamente aperta.
The following work shows how the logic of the presence stands at the end of Giovanni Gentile Actualism's contradictions. This Idealism, as the Hegelian one, works to demonstrate that Thought has a tanscendental extension and that Becoming is absolutely unlimited. Indeed, Actualism aims to complete the Hegelian idealism only demonstrating that Thought and Becoming are exactly the same reality. Thus, Becoming and Thought are not abstract and independent concepts, therefore they are not just imaginary absolutes. However, the demonstration of this absolute identity involves the denial of the Thought's tanscedental extension, that the Actualism places in first position concerning its speech. My critic here, then, establishes that both, gnoseologism and dialectic must be necessarily refused and denied, in order to be able to describe the Thought's clarity without any contradictions. The logic of the presence really begins with this negation.
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DADDI, ANDREA IGNAZIO. "Aver cura della vita. Sulla via biografica in filosofia." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2019. http://hdl.handle.net/10281/241177.

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Abstract:
La presente ricerca delinea le linee portanti della filosofia biografica proposta da Romano Màdera (Màdera & Tarca, 2003; Màdera, 2006, 2012, 2013) quale originale e coraggioso tentativo di rinnovamento della filosofia come modo di vivere (Hadot, 2001) volto alla ricerca di un senso per l'esistenza e caratterizzato dalla tensione alla conoscenza e alla saggezza, dalla trascendenza della centratura egoica e dall'aspirazione all'autorealizzazione solidale. Nel ripercorrere l'evoluzione del pensiero di un protagonista della filosofia italiana contemporanea, sottolineandone le implicazioni formative e psico-politiche, all'argomentazione teorica si intreccia la testimonianza personale del ricercatore stesso che è parte integrante di un più vasto progetto comunitario, frutto di tale pensiero. Coerentemente all'approccio oggetto di studio, capace di non dividere verità e vita, si parte da sé per trovare in sé il mondo, il proprio posto in esso e la direzione di un cammino comunque condiviso. L’opera di Màdera (1977, 1989, 1997, 1998, 1999, 2016, 2018 e cfr. supra) e la sintesi tra filosofia, psicologie del profondo, tradizioni spirituali e metodi biografici cui essa ha dato origine costituiscono la base di partenza e al tempo stesso l'oggetto privilegiato dello studio, che pertanto si presenta per buona parte come un lavoro di rilettura e commento ragionato, cui vanno ad accompagnarsi approfondimenti specifici, per quanto non esaustivi, sul rapporto tra metodo (auto)biografico e filosofia nel corso del tempo, anche considerando il panorama internazionale (Chitwood, 2004; Cowley, 2014; Davis, 1999; Earle, 1976; Jaspers, 1913, 1922; Mathien & Wright, 2006; Mish, 1950; Schuster, 2003; Wright, 2006). Inevitabili sono altresì i rimandi tanto a quegli autori che più hanno segnato l’itinerario concettuale màderiano (Hadot e Jung, in primis, ma, tra gli altri, anche Freud, Marx e Nietzsche) quanto ai lavori dei molti che, a vario titolo e trasversalmente rispetto alle canoniche ripartizioni disciplinari, lo hanno accompagnato e, in tutto o in parte, condiviso (solo per citarne alcuni: Baracchi, Demetrio, Formenti, Gamelli, Jedlowski, Tarca) contribuendo così alla progressiva definizione di un’inedita proposta formativa per gli adulti del nostro tempo all’interno di una comunità di pratiche. L’analisi dei testi e gli specifici approfondimenti tematici si inseriscono all'interno di una cornice narrativa che prevede un frequente ricorso alla prima persona secondo la tradizione già filosofica della confessione e il modello offerto dagli approcci biografici (cfr. autobiografia, autoetnografia) alla ricerca empirica di tipo qualitativo, ormai consolidati nella letteratura pedagogica (Adams, Holman Jones, Ellis, 2014; Anderson, 2006; Andrew, 2017; Denzin & Lincoln, 2000; Ellis, 2004; Chang, 2008; Holman Jones, Adams, Ellis, 2016; Merrill & West, 2009; Muncey, 2010). Una tale narrazione, unitamente agli allegati, tratteggia, almeno parzialmente, lo sfondo esperienziale connesso alle pratiche filosofiche rinnovate personalmente sperimentate dal ricercatore (cfr. Seminari Aperti di Pratiche Filosofiche di Milano-Bicocca e di Genova; Scuola in Analisi Biografica a Orientamento Filosofico).
This research outlines the main features of the Biographical Philosophy Romano Màdera propones (Màdera & Tarca, 2003; Màdera, 2006, 2012, 2013). It is an original and bold attempt to renew philosophy as a way of life (Hadot, 2001) aimed to find a meaning for our existences, to transcend our ego-centering and to move towards knowledge, wisdom and a supportive realization. By retracing the evolution of an important Italian contemporary philosopher’s thought and stressing its educational and psycho-political implications, the researcher - that is part of a community project this thought originates - intertwines theoretical argument and personal experience. Consistently with the studied approach, thus not separating truth from life, you start from your own to find in yourself the whole world, your place in it and the direction of a shared path. Màdera’s work (1977, 1989, 1997, 1998, 1999, 2016, 2018 and above) and the synthesis between philosophy, depth psychologies, spiritual traditions and biographical methods that derives from it are the starting point and at the same time the privileged object of the research. The study is partly a rereading and a comment of Màdera’s works, accompanied by specific - though not exhaustive - insights on the relationship between (auto)biographical method and philosophy over time, even considering the international scene (Chitwood, 2004; Cowley, 2014; Davis, 1999; Earle, 1976; Jaspers, 1913, 1922; Mathien & Wright, 2006; Mish, 1950; Schuster, 2003; Wright, 2006). Inevitable are also the references both to those authors who have more marked the Màderian conceptual itinerary (first of all Hadot and Jung, but - among the others - Freud, Marx and Nietzsche) and to the contributions of the many who, in various ways and transversally to the canonical disciplinary division, accompanied and shared it, completely or in part (to name but a few: Baracchi, Demetrio, Formenti, Gamelli, Jedlowski, Tarca). They contributed to the progressive definition of an unprecedented educational proposal for contemporary adult learners within a community of practice. The analysis of the texts and the specific thematic reflections fit within a narrative frame that provides for frequent recourse to the first person, yet according to the philosophical tradition of the confession and to the well-established biographical approaches (e.g.: autobiography, auto-ethnography) to qualitative inquiry in education and social sciences (Adams, Holman Jones, Ellis, 2014; Anderson, 2006; Andrew, 2017; Denzin & Lincoln, 2000; Ellis, 2004; Chang, 2008; Holman Jones, Adams, Ellis, 2016; Merrill & West, 2009; Muncey, 2010). Along with the appendixes, such a narrative sketches, at least partially, the experiential background related to the renewed philosophical practices personally experienced by the researcher (Open Seminars of Philosophical Practices in Milan-Bicocca and Genoa; Training in Philosophically Oriented Biographical Analysis).
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Collamati, Chiara. "La Ragione dialettica come esperienza critica. Praxis, storia ed etica nella filosofia di J.-P. Sartre." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2015. http://hdl.handle.net/11577/3424718.

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Abstract:
The aim of this research is to delineate, within the Sartrian thought of the Sixties, the mobile perimeter inside which to define ethics as the overcoming possibility for a critical thought. In other words: as the subjective assumption of its political dimension. The shift of Sartre’s historical-political thought follows a development not yet studied enough by scholars. The manuscripts of the Sixties about dialectical ethics appear as the fundamental completion of the dialectical experience of the Critique de la Raison dialectique (1960). Sartre was not able to publish the second part of the book during his life: indeed, the bloquage of that work is the result of the structural limit of every attempt to conceptualize historical experience. In the Critique, the possibility to make a single history intelligible depends on a refoundation of dialectics as research method for concrete historical reality. Starting by such refoundation, it becomes possible to define the epistemological basis of a historical structural anthropology, and the conditions for the insurgence of human collective action at the same time. In our interpretation, this approach is out of a future perfect’s logic that means out of the core of the modern sovereignty’s system. Once fixed those points, the research moves around two principal problematic axis. The first evaluates the methodological and epistemological accuracy of Sartre’s attempt to formulate a theory of knowledge for Marxism, considering this one as a theoretical-practical experiment yet to be done. At this point, Sartre’s regressive-progressive method is compared to Marx’s method of critique of political economy, evaluating affinity aspects and overcoming lines. Around the second axis, transverse to the first, the more properly historical-political plexus finds its profile: the dialectical comprehension of events connoting subjectively (that means politically) historical time’s flow isn’t detachable from questioning about the historicity of subjects involved in this flowing. For this reason, in the Sartrian thought of the Sixties the subjectivity’s status is analyzed questioning the normative disposition of social sphere: focusing on normativity allows to understand the mutual implication of subjectification and objectification, in addition to locating basis for a Marxist axiology. Moreover, this perspective allows to improve historical effectiveness of praxis’s ethical dimension. This one is the lens by which Sartre analyzes both Stalinism and colonial liberation struggles, but also the point of clarification of the torsion he imposes to the notion of longing. Materialistically, with the longing Sartre discovers the root of an ethics as the necessary step for every politics.
Il lavoro di ricerca si propone di circoscrivere, all’interno del pensiero sartriano degli anni ’60, il perimetro mobile entro cui si definice l’etica come possibilità ulteriore del pensiero critico, come assunzione soggettiva della sua politicità. Lo spostamento operato nella riflessione storico-politica di Sartre si compie in una direzione – seguita finora solo parzialmente dagli interpreti ‒ volta ad assumere i manoscritti degli anni ’60 sull’etica dialettica come complemento fondamentale dell’esperienza critica condotta nella Critique de la Raison dialectique (1960) ‒ il cui bloquage, esito di un limite strutturale ed interno ad ogni concettualizzazione dell’esperienza storica, impedirà la pubblicazione del secondo tomo dell’opera. Nella Critique, la possibilità di rendere una storia intelligibile è sospesa alla rifondazione della dialettica come metodo d’indagine del concreto storico. A partire da tale rifondazione è possibile determinare tanto le basi epistemologiche di un’antropologia storica e strutturale, quanto le condizioni d’insorgenza dell’agire in comune degli uomini. Nella nostra lettura, tale prospettiva si sottrae alla logica del futuro anteriore, caratterizzante il moderno dispositivo sovranista. Fissati questi punti, la ricerca ruota attorno a due assi problematici principali. Il primo valuta, su un piano al contempo metodologico ed epistemologico, la tenuta del tentativo sartriano di fornire una teoria della conoscenza al marxismo, reso possibile dalla convinzione che quest’ultimo sia un esperimento teorico-pratico ancora da compiere. A questa altezza, il metodo regressivo-progressivo di Sartre viene confrontato con quello adottato dal Marx critico dell’economia politica, per valutarne i punti di vicinanza e di superamento. Attorno al secondo asse, trasversale al primo, si profila il plesso più propriamente storico-politico: la comprensione dialettica degli eventi che connotano in senso soggettivo (e quindi politico) il corso del tempo storico, non è separabile da un’interrogazione sulla storicità dei soggetti che, in tale movimento, sono implicati. Per questo motivo, lo statuto della soggettività nel pensiero sartriano degli anni ‘60 viene analizzato mediante un’interrogazione sul carattere normativo del sociale: il focus sulla nozione di normatività permette infatti da un lato, di comprendere l’interiorità reciproca di soggettivazione ed oggettivazione e, dall’altro, d’individuare le basi per un’assiologia marxista. Tale prospettiva consente di valorizzare l’efficacia storica della dimensione etica della praxis, attraverso cui Sartre analizza i problemi posti dallo stalinismo e dalle lotte di liberazione coloniale, ma anche d’illuminare la torsione cui egli sottopone la nozione di bisogno per farne, materialisticamente, la radice di un’etica che diviene passaggio obbligato per ogni politica.
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AMALFITANO, ELISABETTA. "Per una filosofia del socialismo: filosofia della prassi e umanesimo in Rodolfo Mondolfo." Doctoral thesis, 2011. http://hdl.handle.net/2158/586121.

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GUCCIARDO, ALFONSO GIANLUCA. "La médecine des arts du spectacle vivant. Histoire, diffusion internationale, pensée, éthique et pratiques. La medicina delle arti e dello spettacolo vivente. Storia, diffusione internazionale, pensiero, etica e prassi." Doctoral thesis, 2022. https://hdl.handle.net/11570/3244413.

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Abstract:
La medicina delle arti, frequentemente e anche in àmbito medico, in Europa come negli altri Con­tinenti, non è ancora conosciuta, ben compresa, inquadrata e ri­conosciuta. Abbiamo voluto oc­cuparcene anche per questo. Partendo da una disamina sul suo si­gnificato filosofico ed episte­mologico, siamo approdati a una sua lettura etica e bioetica al fine di comprenderne limiti e punti di forza per provare a trovare quelli che siano potenzialmente condi­visibili da (e intellegibili a) tutti i professionisti che se ne occupino: medi­ci, riabilitatori, insegnan­ti di arti della voce, della musica, della danza e del circo, filosofi, artisti etc. Cer­tamente lontana dalla medicina oggi detta “com­plementare” e “non-evidence based”, la medicina delle arti performatiche (del cui nome ci siamo anche occupati di trattare lungamente perché, se non se ne tro­va uno idoneo, la branca non può sperare di definirsi) non va intesa sol­tanto come una medicina multidisci­plinare per la salute dell'artista bensì come branca del sapere medico, filosofico e pedagogi­co utile a otte­nere una piena salute fisica, psichica ed emotiva del­l'arte e dell'artista. Per far que­sto, serve una interdisci­plinarità che non sempre si nota negli ap­proccî da noi studiati analizzan­do ateoretica­mente i mo­delli inter­nazionali con cui, personalmente o tramite intermediarî, ci siamo confrontati. Medicina non so­lamente del­l'artista ma anche e soprattut­to, dell'arte stessa (che, a volte, abbisogna essa pure di essere cu­rata), ci siamo occu­pati di parlarne prendendo il via, non senza diversi limi­ti, anche da uno studio stori­co ed etico del­l'esigenza e della fattualità della cura dell'arte e di quella del performer dalle origi­ni a oggi.
Performing Arts (PA) Medicine, meant as a "medicine for the art of living entertainment", is still not known and not well un­derstood and framed and recognized, in Europe as well as in the other Continents. Starting from a discussion on the philosophical and epistemolo­gical meaning of this branch of medicine, we have arrived at a personal ethical and bioethical reading in order to un­derstand its limits and strengths for doctors, rehab professionals, teachers of the arts of voice, music, dance and circus, philoso­phers and, obviously, artists. PA Medicine (whose name we also dealt about) is far from that me­dicine to­day called "complementary"/"not-Evidence Based", and is a branch of medical and philosophical and pedagogi­cal knowledge useful to the artist's and art's physical, psychic and emotional health. PA Medicine is a Medicine not only for the artist but for the PA themsel­ves which, at times, also need to be cured. We have deepened this last topic also starting from an historical and ethic study of the phenome­non of the “care and curing” of arts and of performers, from the origins to today.
Notre travail a pour objectif de traiter de la médecine des arts de la scène, et plus largement de la méde­cine des arts du spectacle vivant. En Europe et dans le monde, ce domaine médical n'est en effet pas tou­jours connu, compris, organisé ou reconnu. À partir d'une discussion sur la signification philosophique et épistémologique de ce sujet, et en nous appuyant sur notre pratique de médecin phoniâtre depuis vingt deux ans, notamment dans le domaine de la bioéthique et de la médecine de la voix, nous avons entrepris une lecture éthique et bioéthique visant à comprendre ses limites et ses possibilités, ainsi que ce qui est partageable et compréhensible par les pro­fessionnels susceptibles de l’exercer: médecins, rééducateurs, enseignants en art (de la voix, de la musique, de la danse ou du cirque), philosophes et, évidemment, ar­tistes. Il nous est apparu que, loin d’appartenir aux thérapeutiques "complémentaires" ou "non fondées sur des preuves", la médecine des arts et du spectacle ne doit pas être comprise uniquement comme une médecine multidisciplinaire, mais comme une branche interdisciplinaire reposant sur des connais­sances philosophiques et pédagogiques utiles à la santé physique, psychique et émotionnelle des artistes. En analysant plusieurs modèles internationaux, dont plusieurs auxquels nous contribuons, nous avons pu faire le constat que cette interdisciplinarité n'est pas toujours évidente. Nous avons enfin émis l’hypo­thèse que la médecine des arts et du spectacle vivant est une méde­cine non seulement pour l'artiste mais aussi et avant tout pour les arts du spectacle eux-mêmes qui, parfois, doivent également être soignés. Nous avons approfondi ce dernier sujet en conduisant une étude historique et éthique du phénomène du soin et de la cure de l'art et de l'interprète, des origines à nos jours.
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Books on the topic "Filosofia della prassi"

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Mancini, Italo. Filosofia della prassi. Brescia: Morcelliana, 1986.

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Maggi, Michele. Archetipi del Novecento: Filosofia della prassi e filosofia della realtà. Napoli: Bibliopolis, 2011.

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3

Maggi, Michele. Archetipi del Novecento: Filosofia della prassi e filosofia della realtà. Napoli: Bibliopolis, 2011.

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4

Storia della filosofia e filosofia della prassi: "teoria" e prassi della previsione nei Quaderni di A. Gramsci. Urbino: Università degli studi di Urbino, 1985.

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5

Panichi, Nicola. Storia della filosofia e filosofia della prassi: "teoria" e prassi della previsione nei Quaderni di A. Gramsci. Urbino: Università degli studi di Urbino, 1985.

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6

Questa è architettura: Il progetto come filosofia della prassi. Torino: Giulio Einaudi editore s.p.a., 2021.

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7

Ripensare Gramsci: Tra idealismo, pragmatismo e filosofia della prassi. Lecce: Pensa multimedia, 2008.

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8

Vora, Irina Di. Ripensare Gramsci: Tra idealismo, pragmatismo e filosofia della prassi. Lecce: Pensa multimedia, 2008.

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9

Italy) Convegno internazionale Filosofia della conservazione e prassi del restauro (2012 Naples. Roberto Di Stefano: Filosofia della conservazione e prassi del restauro. Napoli: Arte tipografica, 2013.

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10

Cortella, Lucio. Aristotele e la razionalità della prassi: Una analisi del dibattito sulla filosofia pratica aristotelica in Germania. Roma: Jouvence, 1987.

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