Academic literature on the topic 'Filosofia del progetto'

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Journal articles on the topic "Filosofia del progetto"

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Reali, Nicola. "Ridurre il dono alla donazione: Il metodo fenomenologico e la teologia secondo Jean-Luc Marion." Revista Pistis Praxis 8, no. 2 (September 13, 2016): 385. http://dx.doi.org/10.7213/revistapistispraxis.08.002.ds06.

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Abstract:
La fenomenologia della donazione di Marion può rappresentare un’occasione di approfondimento del rapporto filosofia/teologia che cerchi di ricucire la frattura ormai secolare tra le due discipline? Il presente articolo cerca di illustrare il progetto del filosofo francese — e l’obiettiva implicazione teologica del suo discorso — cercando di dettagliare una delle sue tesi centrali: la riduzione del dono alla donazione. Quest’ambito offre così lo spazio per una ricostruzione del percorso teoretico di Marion, che va di pari passo all’approfondimento del tema della paternità. Quest’ultima rappresenta l’exemplum privilegiato di che cosa significhi un dono ridotto alla donazione, poiché in essa Marion ritrova tutte le caratteristiche di ciò che la riflessione metodologica ha indicato in un dono ridotto alla donazione. La disamina del percorso disegnato da Marion favorisce pertanto l’occasione per evidenziare la necessità (teologica e filosofica) di un approfondimento del rapporto esperienza/riflessione che attende ancora una risposta soddisfacente.
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Kita, Marek. "„Niebiańska filozofia”, czyli chrześcijaństwo jako umiłowanie Mądrości." Analecta Cracoviensia 40 (January 4, 2023): 179–90. http://dx.doi.org/10.15633/acr.4012.

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Abstract:
L’idea antica del cristianesimo come „filosofia celeste di Cristo” può apparire al giorno d’oggi ambigua e anacronistica. Nella cultura occidentale dopo un lungo periodo di riflessione sul rapporto tra cristianesimo e filosofia si assiste alla nascita del fenomeno della „filosofia cristiana” – una cosa diversa dalla teologia – che reca in sé l’affermazione che il cristianesimo stesso non si riduce alla filosofia. Eppure in tutta la storia della Chiesa troviamo alcuni pensa- tori che parlano del cristianesimo come una filosofia in senso estensivo. Anche Benedetto XVI nella enciclica Spe salvi ci ha ricordato una visione di Cristo come Filosofo, cioè una persona che sa insegnare l’arte della vita. Infatti potremo dire anche di piú: se pensiamo a Cristo come Sapienza incarnata, allora la nostra filosofia – l’amore della sapienza – diventa l’amore per Lui.Il cristianesimo come filosofia per estensione ci offre una visione integrale della realtà, in conformità alla frase di Pascal: „Chi conosce Cristo, conosce la ragione di tutte le cose”. In Gesù è stato incarnato un progetto divino dell’uomo e del mondo. L’insegnamento della Sapienza crocifissa ci apre gli occhi del cuore al senso vero dell’essere e dell’esistenza. Il suo sacrificio ci rivela una nuova ontologia, in cui l’essere significa dono. Nella luce di Cristo contempliamo il senso della storia e della cultura umana.Il cristianesimo come „amore della Sapienza eterna” realizza il compito della filosofia (nel suo concetto antico) e lo completa. Esso si presenta come una saggezza del cuore ma questo non significa irrazionalismo – nella saggezza così s’incontrano la ragione discorsiva, l’intuizione e la fede. Inoltre „filosofia celeste” corregge ogni filosofia della terra insegnandoci che l’amore vale più del pensiero. Alla scuola del Vangelo il frutto dell’amore della sapienza diventa sapienza dell’amore.
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Colafranceschi, Daniela, and Joan Nogué. "Abitare l’intangibile: paesaggio e spazio pubblico." Ri-Vista. Research for landscape architecture 19, no. 2 (January 27, 2022): 5–23. http://dx.doi.org/10.36253/rv-12447.

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Abstract:
Nella geografia complessa delle nostre città, quella dello Spazio Pubblico è entità oggi quanto mai flessibile, aperta e contraddittoria, concettualmente più permeabile e necessariamente rispondente ai cambiamenti così incisivi e profondi delle comunità che le abitano. Il progetto come dispositivo, in coerenza con il portato della Convenzione Europea del Paesaggio, indirizza le ragioni di una strategia di intervento sui valori intangibili come strumenti operativi che ne determinano qualità e successo. Livelli di identità e appropriazione diventano strumenti del fare, insieme a relazioni percettive e dinamiche, flessibilità e pluralità di funzioni, traiettorie e tempi che scandiscono forme e maniere di vivere ed abitare nelle città. Quando da ‘pubblici’ gli ambiti urbani passano ad essere collettivi, partecipati, quotidiani, condivisi. Quando da ‘spazi’ diventano ‘luoghi’. Il numero presenta ricerche, esperienze, tendenze e attitudini di progetto che lasciano emergere i caratteri di un progressivo allontanarsi da un’attenzione prevalente agli aspetti stilistico-formali e compositivi di piazze, strade, marciapiedi, passeggi, giardini, parchi per essere trattati come spazi emozionali della nostra esistenza. Esso raccogliere esperienze progettuali innovative in cui antropologia, filosofia, questioni sociali, si fondono alla composizione architettonica, all’urbanistica, alla progettazione urbana e alimentano ricerca, sperimentazione, sensibilità operativa per sostanziare un progetto di paesaggio più consapevole e complesso.
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Lacca, Emanuele. "Alcune considerazioni sulla Guerra nel Bello di Francisco Suárez." Cuadernos Salmantinos de Filosofía 47 (January 1, 2020): 81–96. http://dx.doi.org/10.36576/summa.132182.

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Abstract:
Il mio contributo intende mostrare come Francisco Suárez usa, elabora e presenta in modo originale il concetto di ‘guerra giusta’ nelle sue opere. Il testo chiave che realizza tale progetto è il De triplici virtute theologica, intitolato De Charitate, che assume rilevanza internazionale quando è pubblicato per i tipi di Iacobus Cardon a Lione nel 1621, nonostante già alcuni degli argomenti sulla guerra erano stati trattati dal Doctor Eximius in alcuni luoghi del Tractatus de legibus ac de Deo legislatore. Per queste ragioni, questo contributo si divide in due parti: la prima intende presentare le principali fonti che nel corso della storia della filosofia hanno trattato sull’esistenza di una ‘guerra giusta’; la seconda si propone di analizzare le principali linee del De Bello, per mostrare in modo più preciso l’idea suareziana su questo tema.
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Binetti, Paola. "La dimensione etica nella formazione infermieristica: un problema di stile di vita, di contenuti specifici e di integrazione culturale." Medicina e Morale 46, no. 5 (October 31, 1997): 939–62. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1997.869.

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Abstract:
La recente entrata in vigore della nuova Tabella XVIII ter, che contiene l’ordinamento didattico di tutti i diplomi universitari afferenti alla Facoltà di medicina offre, rispetto alla precedente, maggiori spazi per lo studio della Bioetica, sia come disciplina a sè stante sia come disciplina trasversale, punto di riferimento essenziale anche per gli altri corsi. La Bioetica, collocata al termine del corso di studi nel cuore del corso di Diritto sanitario, deontologia e Bioetica applicata, può trovare i suoi fondamenti culturali nello studio della Antropologia, - parte integrante delle Scienze umane previste nel II anno di Corso, e della Storia e Filosofia della Medicina, corso previsto nel III anno. La proposta formativa del LIU è quella di anticipare una serie di crediti del corso di Filosofia della Medicina al I anno, in modo da aumentare l’esposizione dello studente alle problematiche di tipo etico, inserendole fn dal primo momento nel suo progetto educativo. Obiettivo di fondo è quello di fare della Bioetica e delle sue implicazioni culturali la rete concettuale di riferimento, vera struttura portante, di tutto l’edificio formativo dello studente del DUI, dal momento che una vera innovazione oggi è possibile solo nel quadro di valori etici con cui l’infermiere si relaziona con il malato e la sua famiglia, elabora risposte coerenti per le nuove esigenze emergenti sul territorio e si dispone ad affrontare una linea di ricerca di alto profilo scientifico.
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König-Pralong, Catherine. "Philosophiefeindlichkeit und konservatives Denken: Karl Wittes Dante." Deutsches Dante-Jahrbuch 95, no. 1 (September 23, 2020): 117–30. http://dx.doi.org/10.1515/dante-2020-0010.

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Abstract:
Riassunto Agli antipodi della rappresentazione di Dante come precursore dell’unità nazionale, elaborata dalla filologia erudita italiana, Karl Witte, il più importante dantista di lingua tedesca del XIX secolo, costruì l’immagine di un Dante mistico e antirazionalista, cattolico e conservatore. Il presente articolo analizza, in primo luogo, il progetto intellettuale di Witte a partire dalle reti di relazioni sociali da lui intrattenute, dalle università prussiane sino alla Roma dei pittori ›nazareni‹, per giungere all’università di Halle, dove Witte occupò la cattedra di diritto romano per un periodo di quasi cinquant’anni. In un secondo momento, il contributo si sofferma sulla ricezione delle interpretazioni di Witte, e in particolare della sua lettura riduttiva del Convivio e della filosofia che in esso si esprime. L’articolo mostra come i dibattiti suscitati dai lavori di Witte abbiano infine ecceduto le aspettative del suo stesso autore per dar luogo a una vasta discussione sulla natura e sul valore della scolastica.
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Di Santo, Federico. "La presunta dimensione conoscitiva della mimesis aristotelica: un lungo equivoco." Revista Limiar 6, no. 11 (September 19, 2019): 3–37. http://dx.doi.org/10.34024/limiar.2019.v6.9753.

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Abstract:
L’articolo riconsidera la nota questione se la mimēsis abbia o meno, nella Poetica di Aristotele, una portata conoscitiva. La risposta negativa è argomentata attraverso la ridiscussione dei passi su cui la tesi “conoscitiva” si fonda: Poetica 4, Poetica 9 e la ricorrente espressione “secondo verosimiglianza o necessità”. Ne emerge che la mathēsis menzionata da Aristotele non è in diretta relazione con le cause o con le funzioni dell’opera artistica o letteraria, ma designa solo l’operazione interpretativa, seria e complessa, richiesta dalla fruizione. La maggiore universalità della poesia rispetto alla storia, a sua volta, non ha nulla a che fare con “gli universali” in senso filosofico e si riferisce semmai al carattere universale delle vicende narrate, la cui universalità si fonda sulla dimensione emozionale. Infine, la struttura razionale della trama dovuta alla sua organizzazione secondo verosimiglianza o necessità non costituisce un impianto logico volto a veicolare conoscenze, ma piuttosto una struttura semiotica che ha, al contrario, una finalità prettamente estetica ed emozionale. In una prospettiva più ampia, l’interpretazione “conoscitiva” della mimēsis aristotelica è l’espressione di un pregiudizio determinato dall’«antica discordia tra filosofia e poesia», per cui la filosofia fa violenza all’alterità radicale della visione del mondo propria dell’arte, nel tentativo di conformarla al proprio progetto totalizzante di realtà.
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Cortiana, Paola. "Il Video nella Formazione Iniziale, Continua e Permanente dei Docenti: cinque Esperienze Significative per Immaginare un Nuovo Modello Formativo." EXCELLENCE AND INNOVATION IN LEARNING AND TEACHING, no. 1 (June 2022): 55–70. http://dx.doi.org/10.3280/exioa1-2022oa13936.

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Abstract:
Numerosi percorsi di formazione a livello internazionale e nazionale annoverano l'utilizzo del video, che si pone come strumento privilegiato per rilevare i processi che avvengono in classe: negli ultimi quindici anni si è assistito a un intensificarsi di tali esperienze in ambiti e aree geografiche differenti. Alla luce della cornice teorica della visione professionale, l'articolo propone una rassegna ragionata di cinque esperienze internazionali e nazionali di formazione dei docenti che, nella diversità di impostazione e postura epistemologica, concorrono a delineare un percorso di formazione iniziale, permanente e continua che si avvalga dello strumento video in modalità on line. La ricognizione, che non ha pretese di esaustività, vuole avviare un'analisi su un possibile modello formativo che ponga attenzione al referente della formazione e ai criteri osservativi adottati. Lo studio si colloca all'interno del progetto di eccellenza 2019-2020 Insegnamento di qualità e pratiche didattiche. Studio di fattibilità per lo sviluppo di un dispositivo per lo studio di pratiche di formazione dei docenti del Dipartimento di Filosofia e Scienze dell'Educazione dell'Università di Torino.
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Tursilli, Antonio. "Il "tutoraggio" dei soggetti deboli del MdL italiano. Politiche "pro-attive" attuabili nei Centri per l'Impiego provinciali." QUADERNI DI ECONOMIA DEL LAVORO, no. 97 (June 2012): 209–29. http://dx.doi.org/10.3280/qua2012-097010.

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Abstract:
Il presente saggio descrive la "filosofia" e i risultati ottenuti da due progetti condotti dall'Associazione Nuovi Lavori di Roma in partenariato con le province di Foggia, Bari e Taranto da un lato e L'Aquila, Teramo, Chieti e Pescara dall'altro. I progetti hanno sperimentato nuove e piů "attive" forme di politiche per il lavoro: il tutoraggio personalizzato e le reti sociali per il lavoro, evidenziando l'esistenza di possibili forme di evoluzione delle modalitŕ operative dei Centri Per l'Impiego delle province italiane.
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LOPES, Claudemira Vieira Gusmão. "O que Fomos (África Pré-Colonial)? O que Fizeram de nós (Colonialismo)? O que Poderemos Voltar a Vir a Ser (Educação para a Descolonização dos Saberes)?" INTERRITÓRIOS 6, no. 12 (December 7, 2020): 280. http://dx.doi.org/10.33052/inter.v6i12.249001.

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Abstract:
RESUMONesta entrevista o mestre e professor Jayro Pereira de Jesus afirma que os negros e indígenas foram atravessados por um processo de enviesamento perpetrado pelo colonialismo. Dentre tantos prejuízos que o projeto colonial nos causou, ressalta a dualidade incrustrada dentro de cada um de nós. Desfazer e descolonizar nosso pensamento requer o exercício de outro projeto de escola, no qual a noção de ancestralidade é fundamental para promover a unidade de negros e negras na diáspora. Afirma também não podemos mais viver de concessões, caso da Lei 10.639. Precisamos de um projeto de educação afropedagógico e afrocentrado que trabalhe a concepção ancestrálica da filosofia africana como edificadora de outra comportamentalidade existencial capaz de uma reontologização. Essa noção de ancestralidade precisa ser retomada a partir do ubuntu, Filosofia Africana fundamentada no “nós”, filosofia e epistemologia que entende a comunidade a partir dos vivos, dos ancestrais e a dos ainda não nascidos. Educação. Filosofia africana. Racismo.ABSTRACTIn this interview professor and master Jayro Pereira de Jesus states that black and indigenous peoples were crossed by a bias process perpetrated by colonialism. Among the many losses to which the colonial project has subjected us, it highlights the inlaid duality within each and every one of us. Undoing and decolonizing our thinking requires the exercise of putting into practice another school project, in which the notion of ancestry, as it is the element that organizes interiorities and the way of perceiving and being in the world of the African people kidnapped from Africa regardless of ethnicity, it is essential to promote the unity of black men and women in the diaspora. He also emphasizes that we can no longer live on concessions, such as Law 10.639. We need an Afropedagogical and Afrocentric education project that works with the ancestral conception of African philosophy as the builder of another existential behavioralism capable of a reontologization. This notion of ancestry needs to be taken up from Ubuntu, African Philosophy based on “us”, philosophy, and epistemology that perceives the community that of the living, that of the ancestors, and that of the not yet born.Afrocentred Education. African Philosophy. Ancestrality and Epistemic RacismRESUMENEn esta entrevista, el maestro y profesor Jayro Pereira de Jesús afirma que negros e indígenas fueron atravesados por un proceso de prejuicio perpetrado por el colonialismo. Entre tantas pérdidas que nos causó el proyecto colonial, destaca la dualidad incrustada dentro de cada uno de nosotros. Deshacer y descolonizar nuestro pensamiento requiere el ejercicio de otro proyecto escolar, en el que la noción de ascendencia es fundamental para promover la unidad de hombres y mujeres negros en la diáspora. También establece que ya no podemos vivir de concesiones, como en la Ley 10.639. Necesitamos un proyecto educativo afropedagógico y afrocéntrico que trabaje con la concepción ancestral de la filosofía africana como constructora de otro conductismo existencial capaz de reetología. Esta noción de ascendencia debe ser retomada de ubuntu, Filosofía africana basada en el “nosotros”, filosofía y epistemología que entiende la comunidad desde los vivos, los ancestros y la de los no nacidos.Educación. Filosofía africana. Racismo.SOMMARIOIn questa intervista, il maestro e professore Jayro Pereira de Jesus afferma che i neri e gli indigeni sono stati attraversati da un processo di pregiudizi perpetrato dal colonialismo. Tra le tante perdite che il progetto coloniale ci ha causato, mette in luce la dualità intarsiata dentro ognuno di noi. Annullare e decolonizzare il nostro pensiero richiede l'esercizio di un altro progetto scolastico, in cui la nozione di ascendenza è fondamentale per promuovere l'unità degli uomini e delle donne di colore nella diaspora. Si afferma inoltre che non possiamo più vivere di concessioni, come nella Legge 10.639. Abbiamo bisogno di un progetto educativo afropedagogico e afrocentrico che lavori con la concezione ancestrale della filosofia africana come costruttore di un altro comportamentismo esistenziale capace di reetologia. Questa nozione di ascendenza deve essere ripresa da ubuntu, la filosofia africana basata su "noi", filosofia ed epistemologia che comprende la comunità dai vivi, dagli antenati e da quella dei nascituri.Istruzione. Filosofia africana. Razzismo.
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Dissertations / Theses on the topic "Filosofia del progetto"

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Cinquina, Paola <1981&gt. "Narrativas entorno a la identidad en programas de vídeo participativo." Doctoral thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2010. http://hdl.handle.net/10579/1107.

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Abstract:
Il presente lavoro di tesi propone un’esplorazione della dimensione educativa dei progetti formativi realizzati dall’associazione italo-spagnola ZaLab e basati sulla metodologia del video partecipativo. Tale metodologia deriva da pratiche comunitarie di costruzione collettiva di narrative visive. Lo studio di caso proposto considera sia l’elaborazione teorica che l’associazione propone di questa metodologia, che l’analisi di tre progetti concreti, realizzati rispettivamente ad Alicudi, Torino e Langenau. La tesi vuole quindi osservare in un primo momento i processi di ideazione, teorizzazione e costruzione di questi progetti di educazione non formale. In un secondo momento il lavoro sul campo ha affiancato la quotidianità dei singoli progetti. Le linee di analisi di questa complessa realtà sono state la costruzione della dimensione partecipativa, il ruolo e i contributi del linguaggio audiovisivo, la relazione con l’identità individuale e collettiva dei partecipanti.
El presente trabajo de investigación propone una exploración de la dimensión pedagógica de los proyectos educativos realizados por la asociación italo-española ZaLab y basados en la metodología del vídeo participativo. Esta metodología tiene como antecedentes prácticas comunitarias desarrolladas en los años '70, cuyo objetivo era construir narrativas visuales colectivas. El estudio de caso realizado se centra en el análisis de la elaboración teórica que la asociación propone de esta metodología, y de tres proyectos concretos, realizados respectivamente en Alicudi (Italia), Turín (Italia) y Langenau (Alemania). La tesis tiene, por tanto, el objetivo de observar en un primer momento los procesos de ideación, elaboración teórica y construcción de estos proyectos de educación no formal. En un segundo momento el trabajo de campo ha seguido la cotidianidad de los tres proyectos considerados. Las líneas de análisis de esta compleja realidad se han centrado en la construcción de la dimensión participativa, el rol y las aportaciones del lenguaje audiovisual, la relación con la identidad individual y colectiva de los participantes.
The purpose of this dissertation is to explore the educational dimension of the training projects developed by the Italian-Spanish association ZaLab. These projects are based on the participatory video methodology. This methodology is a derivation of community practices with the aim of creating collective visual narratives. The case study first considers the association's theoretical reflection on this methodology. Then, three projects are considered, developed in Alicudi (Italy), Turin (Italy) and Langenau (Germany). The study follows the process of ideation, theoretical elaboration and implementation of these non-formal education projects, and then observes their day-to-day development. In order to analyze the complex, everyday life of the projects three main focuses were chosen: the organization of the participatory dimension, the role and contribution of audiovisual tools, the implications for individual and collective identities.
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SEGESTA, JESSICA. "IL PROGETTO CRITICO DELLA FILOSOFIA TRASCENDENTALE TRA ONTOLOGIA ED EPISTEMOLOGIA. Studio sulle origini e sullo sviluppo del concetto kantiano di oggettività trascendentale." Doctoral thesis, 2020. http://hdl.handle.net/11570/3166291.

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Abstract:
Il presente studio nasce con l’intento generale di suggerire una possibile via di lettura per la filosofia trascendentale kantiana, che sappia coniugare, in termini coerenti con lo spirito del criticismo, due problematiche che risultano essere crucialmente connesse nell’ambito della proposta speculativa avanzata dal filosofo di Königsberg: la questione originariamente ontologica e quella propriamente gnoseologica.Le ricerche condotte nel corso dei miei studi accademici hanno mostrato come la teoria kantiana dell’oggetto trascendentale, l’individuazione del cui statuto teorico è ancora oggi oggetto di un acceso dibattito tra le fila dei Kantforscher, possa restituire un accesso privilegiato alla questione. Nella formula dell’oggetto trascendentale sarebbe a mio avviso possibile rinvenire quella che in sede di Critica della ragion pura è l’espressione forse più coerente dell’originario proposito kantiano di approdare ad un modello ontologico che, facendo leva sulla possibilità di una reale applicazione dei suoi concetti, sia capace di coniugare le originarie aspirazioni conoscitive dell’indagine metafisica con le strategie metodologiche delle scienze naturali.
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MARIANO, Carmela. "La filosofia del partenariato come alternativa alla privatizzazione dello spazio pubblico. La separazione tra pubblico e privato rende più complessa, in Italia, la produzione e la gestione dello spazio pubblico rispetto all’esperienza della città moderna. Condizioni e innovazioni nelle pratiche italiane per l’affermazione di tale filosofia. Tesi di Dottorato di ricerca in Riqualificazione e Recupero insediativo XVIII ciclo, Facoltà di Architettura, Sapienza Università di Roma, in padis@uniroma1.it." Doctoral thesis, 2006. http://hdl.handle.net/11573/427882.

Full text
Abstract:
Ripercorrendo la dinamica della trasformazione dello spazio pubblico, dalla città storica alla città contemporanea, la ricerca analizza i motivi della “crisi” dello spazio pubblico della città contemporanea e propone una lettura critica delle recenti esperienze di pianificazione in tema di spazi pubblici che si caratterizzano per il ricorso, da parte delle amministrazioni locali, a forme di collaborazione tra soggetti pubblici e privati (partenariato). L’obiettivo è quello di individuare una possibile procedura di realizzazione di spazio pubblico che garantisca, il raggiungimento della qualità del progetto e la sua efficacia nel tempo.
Going through the dynamics of transformation of public space, from the historical to the contemporany city, this study evaluates the reasons of the crisis of the public space in the contemporany city and suggests a critical interpretation of recent experiences in public space planning that consisted by a kind of collaboration between public Administration and private subject. The aim of this study is to individuate a new kind of public space and a possible procedure of development able to garantee quality and efficiency of the project during a long period of time
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RECCHI, Simonetta. "THE ROLE OF HUMAN DIGNITY AS A VALUE TO PROMOTE ACTIVE AGEING IN THE ENTERPRISES." Doctoral thesis, 2018. http://hdl.handle.net/11393/251122.

Full text
Abstract:
Ogni azienda che si riconosca socialmente responsabile deve occuparsi dello sviluppo delle carriere dei propri dipendenti da due punti di vista: quello individuale e personale e quello professionale. La carriera all’interno di un’azienda coinvolge, infatti, la persona in quanto individuo con un proprio carattere e una precisa identità e la persona in quanto lavoratore con un bagaglio specifico di conoscenze e competenze. L’azienda ha, quindi, il compito di promuovere carriere professionalmente stimolanti che si sviluppino in linea con i suoi stessi valori, la sua visione e la sua missione. Nel panorama moderno, aziende che sviluppano la propria idea di business nel rispetto dei lavoratori proponendo loro un percorso di crescita, si mostrano senza dubbio lungimiranti. Un tale approccio, però, non basta a far sì che vengano definite socialmente responsabili. I fattori della Responsabilità Sociale d’Impresa sono infatti numerosi e, ad oggi, uno dei problemi principali da affrontare è quello del progressivo invecchiamento della popolazione. Dal momento che la forza lavoro mondiale sta invecchiando e che si sta rispondendo al problema spostando la linea del pensionamento, tutte le aziende sono obbligate a mantenere le persone il più a lungo possibile attive e motivate a lavoro. L’età è spesso visto come un fattore di diversità e di discriminazione, ma nello sviluppare la mia argomentazione, cercherò di dimostrare che una politica del lavoro che supporti l’idea dell’invecchiamento attivo può trasformare questo fattore da limite in opportunità. Il rispetto degli esseri umani, a prescindere dalle differenze legate all’età, dovrebbe essere uno dei valori fondanti di ogni impresa. Nel primo capitolo della tesi, svilupperò il tema della dignità umana così come è stato concepito a partire dalla filosofia greca fino alla modernità. La dignità intesa come valore ontologico, legato all’essenza dell’uomo, diventerà con Kant il fattore di uguaglianza tra tutti gli esseri viventi, la giustificazione del rispetto reciproco. Il concetto di dignità verrà, poi, definito nel secondo capitolo come il principale valore che deve ispirare l’azione sociale delle imprese, come l’elemento che garantisce il rispetto di ogni dipendente che prima ancora di essere un lavoratore è un essere umano. La dignità è ciò che rende l’essere umano degno di essere considerato un fine in se stesso piuttosto che un mezzo per il raggiungimento di un fine esterno. Nell’era della globalizzazione, dove il denaro è il valore principale, gli esseri umani rischiano di diventare un mezzo al servizio dell’economia. A questo punto, il rispetto della dignità deve divenire il fondamento di un ambiente di lavoro che promuove la crescita e la fioritura dell’essere umano. Nel secondo capitolo cercherò quindi di dimostrare come l’idea di dignità possa promuovere un management “umanistico” centrato sul rispetto dell’essere umano. Un’impresa socialmente responsabile può promuovere il rispetto di ogni lavoratore se fa propri i valori di dignità e uguaglianza. Attraverso la teoria dello Humanistic Management che veicola tali valori, il lavoro diventa un luogo in cui l’uomo può esprimere se stesso, la sua identità, le sue conoscenze e competenze. Inoltre, dal momento che la popolazione sta invecchiando, le aziende devono farsi carico della forza lavoro più anziana, come è emerso sopra. A questo punto, nel terzo capitolo, il concetto della Responsabilità Sociale d’Impresa sarà analizzato nel suo legame con i temi dell’invecchiamento attivo e della diversità sul posto di lavoro. Conosciamo diverse ragioni di differenza a lavoro: genere, cultura, etnia, competenze, ma qui ci concentreremo sul fattore età. È naturale che i lavoratori anziani abbiano un’idea di lavoro diversa da quella dei giovani e che le loro abilità siano differenti. Ma questa diversità non deve essere valutata come migliore o peggiore: essa dipende da fattori che analizzeremo e che l’impresa socialmente responsabile conosce e valorizza per creare un ambiente di lavoro stimolante e collaborativo, eliminando possibili conflitti intergenerazionali. Alcune delle teorie che permettono di raggiungere tali obiettivi sono il Diversity Management e l’Age Management: ogni impresa può promuovere pratiche per valorizzare gli anziani, permettendo loro di rimanere più a lungo attivi e proattivi a lavoro e di condividere le proprie conoscenze e competenze. L’ultimo capitolo della tesi si concentrerà su un caso di azienda italiana che ha sviluppato uno strumento di valorizzazione di collaboratori over 65. Sto parlando della Loccioni, presso cui ho svolto la ricerca applicata e che promuove il progetto Silverzone, un network di persone in pensione che hanno conosciuto l’azienda nel corso della loro carriera e che continuano a collaborare con essa ancora dopo il pensionamento. Per capire l’impatto qualitativo e quantitativo che il progetto ha sull’azienda, ho portato avanti un’analisi qualitativa dei dati ottenuti grazie a due tipi di questionari. Il primo ha visto il coinvolgimento dei 16 managers della Loccioni a cui sono state sottoposte le seguenti domande: 1. Chi sono i silver nella tua area di business? Quali i progetti in cui essi sono coinvolti? 2. Qual è il valore del loro supporto per l’azienda? E, allo stesso tempo, quali sono le difficoltà che possono incontrarsi durante queste collaborazioni? 3. Qual è la frequenza degli incontri con i silver? 4. Perché l’azienda ha bisogno di questo network? Successivamente, ho sottoposto un altro questionario agli 81 silver della rete. Di seguito i dettagli: 1. Qual è il tuo nome? 2. Dove sei nato? 3. Dove vivi? 4. Qual è stato il tuo percorso formativo? 5. Qual è stata la tua carriera professionale? 6. Come e con chi è avvenuto il primo contatto Loccioni? 7. Come sei venuto a conoscenza del progetto Silverzone? 8. Con quali dei collaboratori Loccioni stai lavorando? 9. In quali progetti sei coinvolto? 10. Potresti descrivere il progetto in tre parole? 11. Che significato ha per te fare parte di questa rete? 12. Nella tua opinione, come deve essere il Silver? 13. Che tipo di relazioni hai con i collaboratori Loccioni? 14. Quali dimensioni umane (dono, relazione, comunità, rispetto) e professionali (innovazione, tecnologia, rete) emergono lavorando in questo progetto? Il progetto Silverzone è sicuramente una buona pratica di Age Management per mantenere più a lungo attivi i lavoratori over 65. I progetti in cui i Silver sono coinvolti hanno un importante impatto economico sull’impresa, in termini di investimento ma anche di guadagno. Ad ogni modo, qui la necessità di fare profitto, stando a quanto è emerso dai risultati delle interviste, è subordinata al più alto valore del rispetto dei bisogni umani che diventa garante di un posto di lavoro comfortable, dove si riesce a stringere relazioni piacevoli, collaborative e produttive.
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Books on the topic "Filosofia del progetto"

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Bontempelli, Massimo. Tempo e memoria: La filosofia del tempo tra memoria del passato, identità del presente e progetto del futuro. Pistoia: CRT, 1999.

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Handjaras, Luciano. Problemi e progetti del costruzionismo: Saggio sulla filosofia di Nelson Goodman. Milano, Italy: F. Angeli, 1991.

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Mariev, Sergei. Bessarion’s Book in Defence of Plato Textual Developments and Intellectual Journeys. Venice: Fondazione Università Ca’ Foscari, 2022. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-619-0.

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Abstract:
La mostra dal titolo Il libro di Bessarione in difesa di Platone: nell’officina dell’ultimo filosofo bizantino celebra la figura di Bessarione, una delle personalità più affascinanti e, al contempo, uno dei Bizantini più influenti del quindicesimo secolo. Oggetto dell’esposizione sono alcuni preziosi documenti conservati nella Biblioteca Marciana: manoscritti, incunaboli, prime versioni a stampa dell’In Calumniatorem Platonis, il capolavoro di Bessarione. Il percorso espositivo permette al visitatore di entrare nell’‘officina’ di Bessarione e di ripercorrere le tappe del lungo e travagliato percorso intellettuale che portò all’elaborazione e pubblicazione dell’opera bessarionea, seguendo insieme le vicende dei testi in cui il progetto filosofico e culturale di Bessarione andava via via concretizzandosi. Il presente catalogo accompagna il percorso espositivo consentendo al visitatore una più proficua fruizione della mostra e aprendo al contempo interessanti orizzonti di approfondimento. Il volume si apre con un saggio che introduce al percorso espositivo; la seconda parte contiene le immagini dei documenti esposti, corredate da una breve descrizione; la terza parte ospita alcuni saggi critici che illuminano aspetti particolari dell’opera bessarionea.
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Brusa, Elisabetta. 8 tesi per 150 anni. Venice: Edizioni Ca' Foscari, 2019. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-384-7.

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Abstract:
8 tesi per 150 anni è un filo rosso che parte dalle pagine di alcuni libri-tesi, preziosamente conservati tra le mura dell’Archivio Storico di Ca’ Foscari, per trasformarsi nel corso del 2018 nel simbolico volo di alcune rondini-studenti.Mettendo insieme voci provenienti dal passato e voci e corpi della nostra contemporaneità, Fucina Arti Performative Ca’ Foscari ha celebrato, nell’anno dei festeggiamenti per i 150 anni dell’Ateneo veneziano, gli otto Dipartimenti, dedicando ad ognuno di questi una performance realizzata partendo dall’elaborazione di una tesi.Spaziando cronologicamente (la prima tesi affrontata è del 1913) tra le diverse aree di studio – Economia, Studi Linguistici e Culturali Comparati, Scienze Molecolari e Nanosistemi, Filosofia e Beni Culturali, Studi sull’Asia e sull’Africa Mediterranea, Studi Umanistici, Management e Scienze Ambientali, Informatica, Statistica – e, itinerando tra la magnificenza di sale, aule magne, cortili e auditorium cafoscarini, Fucina – con i suoi abitanti virtuali, studenti provenienti da tutti e otto i Dipartimenti, a cui si sono aggiunti studenti del Conservatorio Benedetto Marcello e dell’Accademia di Belle Arti di Venezia – è riuscita a costruire un mosaico di narrazioni intrecciando temi, ricerche, personaggi storici e figure immaginifiche, che ha condiviso con un pubblico curioso e attento.Il testo che qui presentiamo è la testimonianza di quanto realizzato ed è costituito dalla raccolta degli otto copioni, elaborati di volta in volta da uno studente-curatore.La collaborazione con i direttori dei Dipartimenti, con docenti di discipline diverse, con il personale cafoscarino coinvolto nella sfida, oltre alla partecipazione di Ca’ Foscari Alumni e di altre istituzioni veneziane, insieme all’Agenzia di Venezia di Banca Mediolanum, ha trasformato quest’esperienza in un possibile modello universitario di ricerca performativa.Se chi legge riuscirà a mettere in movimento processi immaginativi, allora per tutti coloro che hanno vissuto e condiviso questo progetto ambizioso sarà un ulteriore traguardo raggiunto.Fucina Arti Performative Ca’ Foscari nasce con il nome di Cantiere Teatro Ca’ Foscari nel 2011 come spazio fisico e mentale, teorico e pratico, aperto durante l’anno accademico agli studenti dei vari Dipartimenti desiderosi di confrontarsi con tematiche e sviluppi del mondo delle arti performative, realizzando produzioni proprie. Nel 2018 Cantiere Teatro Ca’ Foscari, diretto da Elisabetta Brusa, si trasforma in Fucina Arti Performative Ca’ Foscari.
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Dolfi, Anna, ed. Il racconto e il romanzo filosofico nella modernità. Florence: Firenze University Press, 2013. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6655-380-9.

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Abstract:
Leopardi nelle prime pagine dello Zibaldone aveva osservato che l’«amore dei lumi» induce la passione per la filosofia, facendone un elemento fondante della cultura moderna. Nessun dubbio che in questa prospettiva un posto di rilievo spetti allora al Candide di Voltaire, o al Rousseau che unisce pensar filosofico, istanze educative, passione politica e schermata autobiografia. Ma per passare dal conte al romanzo, dall’apologo e dai trattati a personaggi complessi che pure mantengono una forte allure speculativa, bisognava lasciare il Settecento, sperimentare il Romanticismo, nutrire nel secolo successivo le rêveries dei nuovi promeneurs solitaires con l’inquietudine e gli interrogativi di Dostoevskij, Kafka, Sartre, Camus, e di Pirandello, Proust, Musil…, di quanti hanno accompagnato la passione per il racconto con lo smascheramento di ogni ingannevole teodicea. Riconducendo il romanzo, a partire dall’ironica pensosità cervantina, ai borgesiani intrecci, alle ansie esistenziali. Ma, in assenza di dichiarazioni, dove trovare la prova della presenza del philosophique nel romanzo, o come individuare testi a cui si addica la definizione di roman philosophique? Questo libro, progettato e curato da Anna Dolfi, non solo pone il problema, ma tenta di rispondervi, mentre intreccia le idee del/da romanzo con le teorie costruttive, e attiva il confronto tra insignificante e significanza, emblemi e codici mitici, semiosi e destino, osservando come il linguaggio, nello sfilare degli autori, modifichi se stesso fino ad arrivare alla figuratività del graphic-novel. Punto estremo d’arrivo per un percorso che – per campioni – fissa significativi frammenti nel caleidoscopio per altri versi infinito del narrare.
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Book chapters on the topic "Filosofia del progetto"

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"Il presente lavoro è stato svolto nell’ambito del Progetto di Ricerca di Ateneo (anni 2019-2021) Il criterio di verità: Dalla filosofia antica all’epistemologia contemporanea finanziato da Sapienza Un..." In Epicuro, Epistola a Pitocle, edited by Francesco Verde, 7–10. Academia – ein Verlag in der Nomos Verlagsgesellschaft, 2022. http://dx.doi.org/10.5771/9783985720231-7.

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Conference papers on the topic "Filosofia del progetto"

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Severi, Ivan. "Oltre la marginalitá: etnografia di una struttura di reinserimento per ex tossicodipendenti." In International Conference Virtual City and Territory. Roma: Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.8024.

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Abstract:
Attraverso il caso di studio specifico di Cà dell’Arcoveggio tratterò la questione della tossicodipendenza come costitutiva di marginalizzazione sociale, e di quali strategie sono state messe in atto per consentire ai soggetti che abitavano la struttura di uscire da questo tipo di categorizzazione. Nella prima parte dell’articolo esporrò brevemente alcune delle caratteristiche dei soggetti trattati che contribuiscono a rinchiuderli nella categoria della marginalità. Successivamente descriverò la filosofia alla base di Cà dell’Arcoveggio e la metodologia educativa messa in atto. Nella terza parte mi occuperò delle pratiche adottate al fine di istituire un rapporto tra la struttura ed il quartiere circostante, tra i soggetti che ospitava e i cittadini provenienti dall’esterno. Infine mostrerò come alcuni importanti cambiamenti abbiano radicalmente ridimensionato la portata sperimentale del progetto. Through the specific case study of Cà dell'Arcoveggio I will treat the issue of drug addiction as a cause of social marginalization, and will discuss which strategies have been put into place to remove the inhabitants from this categorization. In the first section of the article I will briefly explain some of the characteristics of the subjects treated that contribute to their placement in the category of marginality. Then I will describe the underlying philosophy and methodology of the Cà dell'Arcoveggio educational intervention. In the third section I will deal with the practices put in place in order to establish a relationship between the physical structure and the surrounding district and between the subjects and residents of the neighborhood. In the final section I will present how some crucial changes have radically decreased the experimental nature of the project.
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