Journal articles on the topic 'Filologia e traduzione'

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Ruiz Pérez, Ángel. "Giuliano Imperatore, Alla Madre degli Dei, edizione critica, traduzione e commento a cura di Valeio Ugenti, Università degli Studi di Lecce, Dipartimento di Filologia Classica e Medioevale, Testi e Studi, 6, Gelatina, Congredo Editore, 1992, XXXI + 176 pp." Minerva. Revista de Filología Clásica, no. 9 (February 17, 2019): 231–32. http://dx.doi.org/10.24197/mrfc.9.1995.231-232.

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Abstract:
Reseña de Giuliano Imperatore, Alla Madre degli Dei, edizione critica, traduzione e commento a cura di Valeio Ugenti, Università degli Studi di Lecce, Dipartimento di Filologia Classica e Medioevale, Testi e Studi, 6, Gelatina, Congredo Editore, 1992, XXXI + 176 pp. ISBN 88-7786-554-7
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Rigobon, Patrizio. "Incerta glòria di Joan Sales tra filologia, storia e traduzione." SCRIPTA. Revista Internacional de Literatura i Cultura Medieval i Moderna 5, no. 5 (June 12, 2015): 281. http://dx.doi.org/10.7203/scripta.5.6395.

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Abstract:
Riassunto: In questo saggio si fa una riflessione sull’opera di Joan Sales Incerta glòria e particolarmente si vede le conessione tra filologia, storia e traduzione.Parole chiave: Joan Sales, Incerta gloria, traduzione, storia, filologiaAbstract: This article makes a reflection on the work of Joan Sales, Incerta glòria, and it particularly affects the connection between philology, history and translation.Keywords: Joan Sales, Incerta gloria, philology, history translation
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Zanobini, Michele. "La traduzione d'autore come genere letterario: Alcune note sul De interpretatione recta di Leonardo Bruni." Forum Italicum: A Journal of Italian Studies 51, no. 1 (February 10, 2017): 133–47. http://dx.doi.org/10.1177/0014585816689255.

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Abstract:
Il presente articolo offre una lettura analitica del De interpretatione recta di Bruni, soffermandosi su quegli aspetti peculiari del testo che lo rendono il primo manuale di traduzione apparso in Occidente dopo le riflessioni di San Girolamo. Nel primo trentennio del Quattrocento, l'umanista aretino Leonardo Bruni compone questo trattato, e lo fa con una duplice finalità: se infatti l'opera, prima nel suo genere, codifica i canoni da seguire nel tradurre testi antichi, dall'altro essa mira a far tacere le aspre critiche di cui l'intellettuale era stato fatto oggetto per le sue traduzioni latine di Aristotele. Il tono di un tale sdegno certo non colpisce se calato nella temperie culturale del primo umanesimo fiorentino, ma appare talmente marcato da limitare il potenziale innovativo dell'opera del Bruni. Soppesando debitamente meriti e limiti del trattato bruniano, questo articolo si propone di sottolineare la centralità del De interpretatione recta sia come manifesto intellettuale umanista che come opera pionieristica della grande filologia quattrocentesca italiana.
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Cappelli, Guido. "La traduzione della letteratura italiana in Spagna (1300-1939) Traduzione e tradizione del testo. Dalla filologia all’informatica." Quaderns d’Italià 13 (November 3, 2008): 205. http://dx.doi.org/10.5565/rev/qdi.224.

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Picquet, Théa. "Cultura e filologia di Angelo Poliziano. Traduzione e commenti, Paolo Viti (a cura di)." Italies, no. 21 (December 21, 2017): 517–18. http://dx.doi.org/10.4000/italies.5881.

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Sheppard, Anne. "Rita Masullo: Marino di Neapoli, Vita di Proclo: Testo critico, introduzione, traduzione e commentario. (Speculum. Contributi di filologia classica.) Pp. 167. Naples: M. D'Auria, 1985." Classical Review 38, no. 2 (October 1988): 408–9. http://dx.doi.org/10.1017/s0009840x00122358.

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Γαραντούδης, Ευριπίδης. "Μια καίρια συμβολή στη μελέτη της «ελληνικής τύχης» του Leopardi: Christos Bintoudis, Leopardi in Grecia, Roma, Bulzoni Editore (Saggi di greco moderno – Filologia, letteratura, traduzione) 2012, 384 σελ." Σύγκριση 24 (March 1, 2014): 101. http://dx.doi.org/10.12681/comparison.19.

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Goodyear, F. R. D. "Marco Scaffai: Baebii Italici Ilias Latina. Introduzione, Edizione Critica, Traduzione Italiana e Commento. (Edizioni e Saggi Universitari di Filologia Classica.) Pp. 464. Bologna: Pàtron, 1982. Paper, L. 25,000." Classical Review 36, no. 2 (October 1986): 317–18. http://dx.doi.org/10.1017/s0009840x00106602.

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Bartelink, G. J. M. "M. SCAFFAI, Baebii Italici Ilias Latina. Introduzione, edizione critica, traduzione italiana e commento (Edizioni e saggi universitari di filologia classica, 28), Bologna, Pàtron 1982. 464 S. L 25.000." Mnemosyne 39, no. 3-4 (1986): 519–21. http://dx.doi.org/10.1163/156852586x00987.

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Hine, Harry M. "L. Nosarti (ed.): Anonimo, l’Alcesti di Barcellona. Introduzione, testo, traduzione e commento. (Edizione e Saggi Universitari di Filologia Classica, 51.) Pp. lxxvi + 190. Bologna: Pàtron, 1992. Paper, L. 30,000." Classical Review 49, no. 1 (April 1999): 269–70. http://dx.doi.org/10.1093/cr/49.1.269.

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Clay, Jenny Strauss. "Literature - (P.) Pucci Inno alle Muse (Esiodo, Teogonia, 1–115): testo, introduzione, traduzione e commento. (Filologia e Critica 96). Pisa and Rome: Fabrizio Serra, 2007. Pp. 143. €80. 9788862270250 (hbk). €40. 9788862270915 (pbk)." Journal of Hellenic Studies 129 (November 2009): 134–35. http://dx.doi.org/10.1017/s0075426900003037.

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Marangon, Giorgia. "Una "Lupa" tra lupe. Riflessioni filologiche e traduttive nella combinazione linguistica italiano-spagnolo-francese." Cuadernos de Filología Italiana 26 (October 2, 2019): 221–32. http://dx.doi.org/10.5209/cfit.61766.

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Abstract:
Questa indagine centra la sua attenzione nell’analisi filologica e dei risultati traduttivi in spagnolo e francese di alcuni frammenti della novella La Lupa di Giovanni Verga, raccolta nell’opera Vita dei campi (1880). Abbiamo scelto, per la sua comparazione, la traduzione spagnola del granadino José Abad Baena, Cavalleria rusticana y otros cuentos sicilianos (20112), e quella francese, della svizzera Béatrice Haldas, Cavalleria rusticana et autre nouvelles siciliennes (2013). I risultati pratici ottenuti sono utili per uno studio approfondito della traduzione dei fenomeni di variazione linguistica tra lingue affini.
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Birdsall, J. Neville. "Enrico Livrea (ed., tr.) Nonno di Pannopoli, Parafrasi del vangelo di S. Giovanni. Canto XVIII. Introduzione, testo critico, traduzione e commentario. (Speculum. Contributi di filologia classica, 9.) Pp. 216. Naples: M. d'Auria Editore, 1989." Classical Review 40, no. 2 (October 1990): 472–73. http://dx.doi.org/10.1017/s0009840x00254723.

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Onelli, Corinna. "Tradurre, leggere, scrivere il Satyricon di Petronio nel Seicento." Cuadernos de Filología Italiana 27 (July 7, 2020): 109–35. http://dx.doi.org/10.5209/cfit.63246.

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Abstract:
L’articolo prende in esame un manoscritto seicentesco (Ang) recante la traduzione in italiano del Satyricon di Petronio, opera dell’Antichità celebre per i suoi contenuti osceni. La traduzione è anonima e si ipotizza di origine settentrionale (Venezia?). Ang non è autografo e probabilmente rappresenta una pubblicazione clandestina. Il confronto sistematico del testo di Ang con le edizioni del Satyricon (in latino), pubblicate fra Cinque e Seicento, ha mostrato come l’autore della traduzione fosse del tutto alieno da preoccupazioni di natura filologica. Quest’ultimo mostra tuttavia una buona padronanza dell’italiano letterario. Il copista che ha materialmente redatto Ang, più che verosimilmente su commissione, rivela invece di non padroneggiare pienamente la norma dello scritto. Inoltre, la punteggiatura, l’organizzazione del testo, così come il particolare uso del richiamo, suggeriscono che Ang possa essere stato espressamente realizzato per essere letto ad alta voce. Il testo della traduzione, così come trasmesso da Ang, contiene delle glosse esplicative atte a delucidare il testo petroniano e, soprattutto, l’italiano originariamente impiegato dal traduttore, chiosato in una varietà meno letteraria (talvolta addirittura ricorrendo al dialetto – di area perugina). Questa complessa stratificazione testuale prova l’effettiva circolazione della traduzione attraverso l’Italia così come il suo progressivo adattarsi ad un pubblico sempre meno esigente.
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Bonomini, Guido Alberto. "Traduzione e rispetto filologico: alcune osservazioni sulla traduzione di alcune poesie della scuola siciliana al Labestrad della UFF." Revista Italiano UERJ 11, no. 1 (January 28, 2021): 17. http://dx.doi.org/10.12957/italianouerj.2020.57412.

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Abstract:
La traduzione che abbia uno scopo didattico deve sempre rispettare la voce dell’ autore, quindi non è possibile ricreare il testo conmere finalità artistiche. L’esperienza della traduzione di alcune poesie della scuola siciliana ci ha costretto ad avvicinarci al testo e aggiungere delle note per spiegare dei termini topici.
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Horsfall, Nicholas. "An Edition of Grattius - Crescenzio Formicola: Il Cynegeticon di Grattio. Introduzione, testo critico, traduzione, e commento. (Edizioni e saggi universitari di filologia classica.) 2 vols. Pp. 224, 60; 7 figs in vol. 1. Bologna: Patron, 1988. Paper, L. 27,000." Classical Review 39, no. 2 (October 1989): 213–14. http://dx.doi.org/10.1017/s0009840x00271448.

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Winterbottom, Michael. "Carmelo A. Rapisarda (ed.): Censorini De die natali liber ad Q. Caerellium.Prefazione, testo critico, traduzione e commento. (Edizioni e Saggi Universitari di Filologia Classica, 47.) Pp. xix + 380. Bologna: Patron, 1991 (but ‘prima edizione settembre 1990’). Paper, L. 48,000." Classical Review 43, no. 1 (April 1993): 177. http://dx.doi.org/10.1017/s0009840x00286502.

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Rabbie, Edwin. "Appendix Sallustiana: Invectiva in M. Tullium Ciceronem. Introduzione, edizione critica, traduzione e commento a cura di ELIO PASOLI. Revisione e aggiornamento a cura di PAOLO SOVERINI (Edizioni e saggi universitari di filologia classica, 43). Bologna, Pàtron, 1989. 103 p. L 14.000." Mnemosyne 49, no. 3 (1996): 387. http://dx.doi.org/10.1163/1568525962611076.

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Burton, Joan B. "The Fragmentum Grenfellianum - (E.) Esposito (ed., trans.) Il Fragmentum Grenfellianum (p. Dryton 50). Introduzione, testo critico, traduzione e commento. (Eikasmos. Quaderni Bolognesi di Filologia Classica. Studi 12.) Pp. iv + 203. Bologna: Pàtron Editore, 2005. Paper, €16. ISBN: 978-88-555-2879-5." Classical Review 59, no. 1 (March 11, 2009): 91–92. http://dx.doi.org/10.1017/s0009840x08001984.

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Trapp, M. B. "A. Filippo Scognamillo: Massimo di Tiro: L’arte erotica di Socrate: Orazione XVIII. Edizione critica, traduzione e commento. (Università degli Studi di Lecce, Dipartimento di Filologia classica e di Scienze filosofiche, Testi e studi, 10.) Pp. xxxii + 156. Lecce: Congedo, 1997. ISBN: 88-8086-6174-3." Classical Review 48, no. 2 (October 1998): 489. http://dx.doi.org/10.1017/s0009840x98510037.

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Agostini-Ouafi, Viviana. "Il sodalizio franco-italiano di André Pézard e Gianfranco Contini : l’ermeneutica filologica come traduzione." Arzanà, no. 19 (October 23, 2017): 96–103. http://dx.doi.org/10.4000/arzana.1068.

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García Ureña, Lourdes. "Alessandro BELANO, Apocalisse, traduzione e analisi filologica, Roma: Aracne («Alef Omega», 1), 2013, 948 pp." Scripta Theologica 46, no. 2 (September 13, 2017): 549. http://dx.doi.org/10.15581/006.46.585.

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Engels, Johannes. "(J.) Herrman Hyperides: Funeral Oration. Edited with Introduction, Translation, and Commentary (American Classical Studies 53). Oxford: Oxford University Press, 2009. Pp. xiv + 148. £40. 9780195388657. - (L.) Petruzziello Epitafio per i caduti del primo anno della guerra lamiaca: (PLit.Lond. 133V) Iperide. Introduzione, testo critico, traduzione e commento (Testi e commenti. Università di Urbino. Istituto di filologia classica 23). Pisa and Rome: Fabrizio Serra editore, 2009. Pp. 246, illus. €170. 9788862270212 (hbk). €85. 9788862270205 (pbk)." Journal of Hellenic Studies 131 (November 2011): 217–20. http://dx.doi.org/10.1017/s007542691100053x.

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Hernández Muñoz, Felipe G. "Irene Giaquinta, Le Epistole di Demostene. Introduzione, traduzione e commento retorico-filologico, Alessandria: Edizioni dell’Orso, 2019, 560 págs. ISBN 10: 8 862748728, ISBN 13: 9788862748728." Cuadernos de Filología Clásica. Estudios griegos e indoeuropeos 32 (March 2, 2022): 475–78. http://dx.doi.org/10.5209/cfcg.80763.

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Frendo, David. "Paola Radici Colace (ed., tr.): Le parafrasi Bizantine del Περὶ καταρχών di Massimo. Introduzione, testo critico, traduzione e note di commento linguistico-filologico. (Letteratura e Civiltà Bizantina, 4.) Pp. 175; 1 table, 1 stemma. Messina: Dr Antonino Sfameni, 1988. Paper, L. 28,000." Classical Review 40, no. 2 (October 1990): 486–87. http://dx.doi.org/10.1017/s0009840x00254917.

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Dibiasie-Sammons, Jacqueline. "LATIN GRAFFITI OUTSIDE POMPEII - (S.) Rocchi, (R.) Marchionni Oltre Pompei. Graffiti e altre iscrizioni oscene dall'Impero Romano d'Occidente. Introduzione, testo, traduzione e commento filologico. (The Seeds of Triptolemus 1.) Pp. 150, ills. Rome: Deinotera Editrice, 2021. Paper, €16. ISBN: 978-88-89951-29-3." Classical Review 72, no. 1 (November 29, 2021): 134–35. http://dx.doi.org/10.1017/s0009840x21003310.

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Kallendorf, Craig. "Cultura e filologia di Angelo Poliziano: Traduzioni e commenti. Paolo Viti, ed. Conference Proceedings: Florence, 27–29 November 2014. Edizione nazionale delle opere di Angelo Poliziano, Strumenti 6. Florence: Olschki, 2016. viii + 272 pp. €34. - Praelectiones 2. Angelo Poliziano. Ed. Giorgia Zollino. Edizione nazionale delle opere di Angelo Poliziano, Testi 9.2. Florence: Olschki, 2016. xxxiv + 212 pp. €29." Renaissance Quarterly 70, no. 4 (2017): 1476–78. http://dx.doi.org/10.1086/696395.

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Mandosio, Jean-Marc. "Viti, Paolo (dir.). Cultura e filologia di Angelo Poliziano : traduzioni e commenti. Atti del convegno du studi (Firenze, 27–29 novembre 2014). Firenze : Olschki, 2016 (= Edizione nazionale delle opere di Angelo Poliziano : Strumenti, vol. VI). VIII, 276 pp. Poliziano, Angelo. Praelectiones, t. 2. A cura di Giorgia Zollino. [Premessa di Paolo Viti.] Firenze : Olschki, 2016 (= Edizione nazionale delle opere di Angelo Poliziano : Testi, vol. IX, t. 2). XXXIV, 214 pp." Kritikon Litterarum 46, no. 1-2 (May 27, 2019): 15–31. http://dx.doi.org/10.1515/kl-2019-0003.

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Sideri, Cecilia. "Giuseppe Compagnoni traduttore di Ditti Cretese e di Darete Frigio." Prassi Ecdotiche della Modernità Letteraria, no. 8 (January 31, 2023). http://dx.doi.org/10.54103/2499-6637/19696.

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Abstract:
Adottando una prospettiva di storia della filologia, il contributo indaga l’ambigua operazione svolta da Giuseppe Compagnoni (1754-1833) nel proporre la propria traduzione italiana delle cronache troiane pseudo-epigrafe di Ditti Cretese e Darete Frigio, pubblicata a Milano nel 1819 entro la Collana degli antichi storici greci volgarizzati di Giovanni Battista Sonzogno. La posizione critico-filologica del Compagnoni è letta alla luce del resto della sua produzione letteraria e del suo profilo intellettuale, nonché del contesto editoriale al cui interno la versione vide la luce. Giuseppe Compagnoni as a translator of Dyctis of Crete and Dares Phrygius The paper adopts the perspective of the History of Textual Criticism to analyse the ambiguous position of Giuseppe Compagnoni (1754-1833) in presenting his Italian translation of the pseudepigraph Troian chronicles by Dyctis of Crete and Dares Phrygius. The translation was published in Milan in1819, inside the Collana degli antichi storici greci volgarizzati held by Giovanni Battista Sonzogno. Compagnoni’s critical and philological position is analysed considering the rest of his literary production, his intellectual profile, as well as the editorial context in which the work was published.
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Schreiber, Michael. "Quaderni di filologia romanza 19 (2006): Giuseppina Brunetti / Gabriele Giannini (edd.), «La traduzione è una forma». Trasmissione e sopravvivenza dei testi romanzi medievali. Atti del Convegno, Bologna, 1–2 dicembre 2005. Con altri contributi di Filologia romanza." Zeitschrift für romanische Philologie (ZrP) 125, no. 4 (January 2009). http://dx.doi.org/10.1515/zrph.2009.080.

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Zuliani, Federico. "En samling politiske håndskrifter fra slutningen af det 16. århundrede : Giacomo Castelvetro og Christian Barnekows bibliotek." Fund og Forskning i Det Kongelige Biblioteks Samlinger 50 (April 29, 2015). http://dx.doi.org/10.7146/fof.v50i0.41248.

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Abstract:
Federico Zuliani: Una raccolta di scritture politiche della fine del sedicesimo secolo. Giacomo Castelvetro e la biblioteca di Christian Barnekow. Alla pagina 68 recto del manoscritto Vault Case Ms. 5086, 73/2, Newberry Library, Chicago, ha inizio il “Registro di tutte le scritture politiche del S[igno]r Christiano Bernicò”. Il testo è preceduto da un altro elenco simile, sebbene più breve, che va sotto il titolo di “Memoriale D’alcune scritture politiche, che furon donate alla Reina Maria Stuarda Prigioniera in Inghilterra l’anno di salute m.d.lxxxiii. Dal S[igno]re di Cherelles”. Il manoscritto 5086, 73/2 fa parte di una collezione di dieci volumi (originariamente undici) appartenuti a Giacomo Castelvetro e oggi conservati negli Stati Uniti. I codici, le cui vicende di trasmissione sono, in parte, ancora poco chiare, furono sicuramente compilati da Castelvetro durante il periodo che passò in Danimarca, tra l’estate del 1594 e l’autunno del 1595. Il soggiorno danese di Castelvetro ha ricevuto attenzioni decisamente minori di quelle che invece meriterebbe. Alla permanenza in Danimarca è riconducibile infatti l’opera più ambiziosa dell’intera carriera del letterato italiano: vi vennero assemblati, con l’idea di darli poi alle stampe, proprio i volumi oggi negli Stati Uniti. La provenienza è provata tanto dall’indicazione, nei frontespizi, di Copenaghen come luogo di composizione, quanto dalle annotazioni autografe apportate da Castelvetro, a conclusione dei testi, a ricordare quando e dove fossero stati trascritti; oltre a Copenaghen vi si citano altre due località, Birkholm e Tølløse, entrambe sull’isola danese di Sjællad, ed entrambe amministrate da membri dell’influente famiglia Barnekow. E’ a Giuseppe Migliorato che va il merito di aver identificato per primo in Christian Barnekow il “Christiano Bernicò” della lista oggi alla Newberry Library. Christian Barnekow, nobile danese dalla straordinaria cultura (acquisita in uno studierejse durato ben diciassette anni), a partire dal 1591 fu al servizio personale di Cristiano IV di Danimarca. Barnekow e Castelvetro si dovettero incontrare a Edimburgo, dove il primo era giunto quale ambasciatore del monarca danese e dove il secondo si trovava già dal 1592, come maestro di italiano di Giacomo Stuart e di Anna di Danimarca, sorella di Cristiano IV. Sebbene non si possa escludere un ruolo di Anna nell’introdurli, è più probabile che sia stata la comune amicizia con Johann Jacob Grynaeus a propiziarne la conoscenza. Il dotto svizzero aveva infatti dato ospitalità a Barnekow, quando questi era studente presso l’università di Basilea, ne era divenuto amico e aveva mantenuto i rapporti nel momento in cui il giovane aveva lasciato la città elvetica. Grynaeus era però anche il cognato di Castelvetro il quale aveva sposato Isotta de’ Canonici, vedova di Thomas Liebler, e sorella di Lavinia, moglie di Grynaeus sin dal 1569. Isotta era morta però nel marzo del 1594, in Scozia, ed è facile immaginare come Barnekow abbia desiderato esprimere le proprie condoglianze al marito, cognato di un suo caro amico, e vedovo di una persona che doveva aver conosciuto bene quando aveva alloggiato presso la casa della sorella. Castelvetro, inoltre, potrebbe essere risultato noto a Barnekow anche a causa di due edizioni di opere del primo marito della moglie curate postume dal letterato italiano, tra il 1589 e il 1590. Thomas Liebler, più famoso con il nome latinizzato di Erasto, era stato infatti uno dei più acerrimi oppositori di Pietro Severino, il celebre paracelsiano danese; Giacomo Castelvetro non doveva essere quindi completamente ignoto nei circoli dotti della Danimarca. La vasta cultura di Christian Barnekow ci è nota attraverso l’apprezzamento di diversi suoi contemporanei, quali Grynaeus, Jon Venusinus e, soprattutto, Hans Poulsen Resen, futuro vescovo di Sjælland e amico personale di Barnekow a cui dobbiamo molte delle informazioni in nostro possesso circa la vita del nobile danese, grazie all’orazione funebre che questi tenne nel 1612 e che venne data alle stampe l’anno successivo, a Copenaghen. Qui, ricordandone lo studierejse, il vescovo raccontò come Barnekow fosse ritornato in Danimarca “pieno di conoscenza e di storie” oltre che di “relazioni e discorsi” in diverse lingue. Con questi due termini l’ecclesiastico danese alludeva, con tutta probabilità, a quei documenti diplomatici, relazioni e discorsi di ambasciatori, per l’appunto, che rientravano tra le letture preferite degli studenti universitari padovani. La lista compilata da Castelvetro, dove figurano lettere e istrutioni ma, soprattutto, relationi e discorsi, era un catalogo di quella collezione di manoscritti, portata dall’Italia, a cui fece riferimento l’ecclesiastico danese commemorando Christian Barnekow. Tutti coloro i quali si sono occupati dei volumi oggi negli Stati Uniti si sono trovati concordi nel ritenerli pronti per la pubblicazione: oltre alle abbondanti correzioni (tra cui numerose alle spaziature e ai rientri) i volumi presentano infatti frontespizi provvisori, ma completi (con data di stampa, luogo, impaginazione dei titoli – a loro volta occasionalmente corretti – motto etc.), indici del contenuto e titolature laterali per agevolare lettura e consultazione. Anche Jakob Ulfeldt, amico e compagno di viaggi e di studi di Barnekow, riportò a casa una collezione di documenti (GKS 500–505 fol.) per molti aspetti analoga a quella di Barnekow e che si dimostra di grande importanza per comprendere peculiarità e specificità di quella di quest’ultimo. I testi di Ulfeldt risultano assemblati senza alcuna coerenza, si rivelano ricchi di errori di trascrizione e di grammatica, e non offrono alcuna divisione interna, rendendone l’impiego particolarmente arduo. Le annotazioni di un copista italiano suggeriscono inoltre come, già a Padova, potesse essere stato difficoltoso sapere con certezza quali documenti fossero effettivamente presenti nella collezione e quali si fossero smarriti (prestati, perduti, pagati ma mai ricevuti…). La raccolta di Barnekow, che aveva le stesse fonti semi-clandestine di quella dell’amico, doveva trovarsi in condizioni per molti versi simili e solo la mano di un esperto avrebbe potuto portarvi ordine. Giacomo Castelvetro – nipote di Ludovico Castelvetro, uno dei filologi più celebri della propria generazione, e un filologo egli stesso, fluente in italiano, latino e francese, oltre che collaboratore di lunga data di John Wolfe, editore londinese specializzato nella pubblicazione di opere italiane – possedeva esattamente quelle competenze di cui Barnekow aveva bisogno e ben si intuisce come mai quest’ultimo lo convinse a seguirlo in Danimarca. I compiti di Castelvetro presso Barnekow furono quelli di passarne in rassegna la collezione, accertarsi dell’effettivo contenuto, leggerne i testi, raggrupparli per tematica e area geografica, sceglierne i più significativi, emendarli, e prepararne quindi un’edizione. Sapendo che Castelvetro poté occuparsi della prima parte del compito nei, frenetici, mesi danesi, diviene pure comprensibile come mai egli portò con sé i volumi oggi negli Stati Uniti quando si diresse in Svezia: mancava ancora la parte forse più delicata del lavoro, un’ultima revisione dei testi prima che questi fossero passati a un tipografo perché li desse alle stampe. La ragione principale che sottostò all’idea di pubblicare un’edizione di “scritture politiche” italiane in Danimarca fu la presenza, in tutta l’Europa centro settentrionale del tempo, di una vera e propria moda italiana che i contatti tra corti, oltre che i viaggi d’istruzione della nobiltà, dovettero diffondere anche in Danimarca. Nel tardo Cinquecento gli autori italiani cominciarono ad essere sempre più abituali nelle biblioteche private danesi e la conoscenza dell’italiano, sebbene non completamente assente anche in altri settori della popolazione, divenne una parte fondamentale dell’educazione della futura classe dirigente del paese nordico, come prova l’istituzione di una cattedra di italiano presso l’appena fondata Accademia di Sorø, nel 1623. Anche in Danimarca, inoltre, si tentò di attrarre esperti e artisti italiani; tra questi, l’architetto Domenico Badiaz, Giovannimaria Borcht, che fu segretario personale di Frederik Leye, borgomastro di Helsingør, il maestro di scherma Salvator Fabris, l’organista Vincenzo Bertolusi, il violinista Giovanni Giacomo Merlis o, ancora, lo scultore Pietro Crevelli. A differenza dell’Inghilterra non si ebbero in Danimarca edizioni critiche di testi italiani; videro però la luce alcune traduzioni, anche se spesso dal tedesco, di autori italiani, quali Boccaccio e Petrarca, e, soprattutto, si arrivò a pubblicare anche in italiano, come dimostrano i due volumi di madrigali del Giardino Novo e il trattato De lo schermo overo scienza d’arme di Salvator Fabris, usciti tutti a Copenaghen tra il 1605 e il 1606. Un’ulteriore ragione che motivò la scelta di stampare una raccolta come quella curata da Castelvetro è da ricercarsi poi nello straordinario successo che la letteratura di “maneggio di stato” (relazioni diplomatiche, compendi di storia, analisi dell’erario) godette all’epoca, anche, se non specialmente, presso i giovani aristocratici centro e nord europei che studiavano in Italia. Non a caso, presso Det Kongelige Bibliotek, si trovano diverse collezioni di questo genere di testi (GKS 511–512 fol.; GKS 525 fol.; GKS 500–505 fol.; GKS 2164–2167 4º; GKS 523 fol.; GKS 598 fol.; GKS 507–510 fol.; Thott 576 fol.; Kall 333 4º e NKS 244 fol.). Tali scritti, considerati come particolarmente adatti per la formazione di coloro che si fossero voluti dedicare all’attività politica in senso lato, supplivano a una mancanza propria dei curricula universitari dell’epoca: quella della totale assenza di qualsivoglia materia che si occupasse di “attualità”. Le relazioni diplomatiche risultavano infatti utilissime agli studenti, futuri servitori dello Stato, per aggiornarsi circa i più recenti avvenimenti politici e religiosi europei oltre che per ottenere informazioni attorno a paesi lontani o da poco scoperti. Sebbene sia impossibile stabilire con assoluta certezza quali e quante delle collezioni di documenti oggi conservate presso Det Kongelige Bibliotek siano state riportate in Danimarca da studenti danesi, pare legittimo immaginare che almeno una buona parte di esse lo sia stata. L’interesse doveva essere alto e un’edizione avrebbe avuto mercato, con tutta probabilità, anche fuori dalla Danimarca: una pubblicazione curata filologicamente avrebbe offerto infatti testi di gran lunga superiori a quelli normalmente acquistati da giovani dalle possibilità economiche limitate e spesso sprovvisti di una padronanza adeguata delle lingue romanze. Non a caso, nei medesimi anni, si ebbero edizioni per molti versi equivalenti a quella pensata da Barnekow e da Castelvetro. Nel 1589, a Colonia, venne pubblicato il Tesoro politico, una scelta di materiale diplomatico italiano (ristampato anche nel 1592 e nel 1598), mentre tra il 1610 e il 1612, un altro testo di questo genere, la Praxis prudentiae politicae, vide la luce a Francoforte. La raccolta manoscritta di Barnekow ebbe però anche caratteristiche a sé stanti rispetto a quelle degli altri giovani danesi a lui contemporanei. Barnekow, anzitutto, continuò ad arricchire la propria collezione anche dopo il rientro in patria come dimostra, per esempio, una relazione d’area fiamminga datata 1594. La biblioteca manoscritta di Barnekow si distingue inoltre per l’ampiezza. Se conosciamo per Ulfeldt trentadue testi che questi portò con sé dall’Italia (uno dei suoi volumi è comunque andato perduto) la lista di “scritture politiche” di Barnekow ne conta ben duecentoottantaquattro. Un’altra peculiarità è quella di essere composta inoltre di testi sciolti, cioè a dirsi non ancora copiati o rilegati in volume. Presso Det Kongelige Bibliotek è possibile ritrovare infatti diversi degli scritti registrati nella lista stilata da Castelvetro: dodici riconducibili con sicurezza e sette per cui la provenienza parrebbe per lo meno probabile. A lungo il problema di chi sia stato Michele – una persona vicina a Barnekow a cui Castelvetro afferma di aver pagato parte degli originali dei manoscritti oggi in America – è parso, di fatto, irrisolvibile. Come ipotesi di lavoro, e basandosi sulle annotazioni apposte ai colophon, si è proposto che Michele potesse essere il proprietario di quei, pochi, testi che compaiono nei volumi oggi a Chicago e New York ma che non possono essere ricondotti all’elenco redatto da Castelvetro. Michele sarebbe stato quindi un privato, legato a Barnekow e a lui prossimo, da lui magari addirittura protetto, ma del quale non era al servizio, e che doveva avere presso di sé una biblioteca di cui Castelvetro provò ad avere visione al fine di integrare le scritture del nobile danese in vista della sua progettata edizione. Il fatto che nel 1596 Michele fosse in Italia spiegherebbe poi come potesse avere accesso a questo genere di opere. Che le possedesse per proprio diletto oppure che, magari, le commerciasse addirittura, non è invece dato dire. L’analisi del materiale oggi negli Stati Uniti si rivela ricca di spunti. Per quanto riguarda Castelvetro pare delinearsi, sempre di più, un ruolo di primo piano nella diffusione della cultura italiana nell’Europa del secondo Cinquecento, mentre Barnekow emerge come una figura veramente centrale nella vita intellettuale della Danimarca a cavallo tra Cinque e Seicento. Sempre Barnekow si dimostra poi di grandissima utilità per iniziare a studiare un tema che sino ad oggi ha ricevuto, probabilmente, troppa poca attenzione: quello dell’importazione in Danimarca di modelli culturali italiani grazie all’azione di quei giovani aristocratici che si erano formati presso le università della penisola. A tale proposito l’influenza esercitata dalla letteratura italiana di “maneggio di stato” sul pensiero politico danese tra sedicesimo e diciassettesimo secolo è tra gli aspetti che meriterebbero studi più approfonditi. Tra i risultati meno esaurienti si collocano invece quelli legati all’indagine e alla ricostruzione della biblioteca di Barnekow e, in particolare, di quanto ne sia sopravvissuto. Solo un esame sistematico, non solo dei fondi manoscritti di Det Kongelige Bibliotek, ma, più in generale, di tutte le altre biblioteche e collezioni scandinave, potrebbe dare in futuro esiti soddisfacenti.
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