Dissertations / Theses on the topic 'Filologia delle letteratura mondiale'

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1

Angeletti, Valerio. "La disciplina dell’esule: la letteratura comparata in America tra esilio e utopia e il caso studio Paolo Milano." Doctoral thesis, Università degli studi di Trento, 2022. http://hdl.handle.net/11572/349476.

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Abstract:
Lo studio ha riflettuto su alcune costanti della letteratura comparata che accomunano tale disciplina all’esilio, quando chi lo vive è in grado di contrastare i molti traumi che esso può comportare.L’emigrazione intellettuale avvenuta nel corso degli anni Trenta e Quaranta è l’evento storico a cui lo studio ha fatto riferimento. Costringendo molti intellettuali ad abbandonare i propri posti di lavoro e le proprie case, questa emigrazione ha contribuito a una notevole mobilitazione culturale soprattutto dall’Europa verso gli Stati Uniti d’America, dove ha cominciato a svilupparsi una nuova comparatistica sovranazionale e reazionaria. L’espressione “disciplina dell’esule” suggerisce un provocatorio inquadramento del modo di vedere e affrontare il testo come il mondo: crisi, apertura verso il nuovo e inclusività sono solo alcune parole chiave che, contraddistinguendo tanto la letteratura comparata quanto l’esilio, permettono di chiarire senso e prospettive di entrambe. Si è anche affermato che un tale atteggiamento ha come presupposto due processi culturali che sono caratterizzati da una spiccata dinamicità e disponibilità al cambiamento: la denazionalizzazione della scienza e l’ibridazione del sapere. Senza di essi non avrebbe potuto formalizzarsi una comparatistica “disciplina dell’esule”, da questo punto di vista intesa come un’utopica reazione a un percorso storico tendente sempre più al nazionalismo e all’esclusione. Lo studio ha infine individuato molte di queste idee e di questi valori nell’opera “americana” di Paolo Milano, intellettuale italiano esule negli Stati Uniti che lì si costruì una carriera come professore di letteratura comparata.
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2

Cavasin, Valentina <1993&gt. "Analisi delle espressioni formulari nella Commedia dantesca." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/14822.

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3

De, Angelis Alberto. "I Sonetti delle Opere Toscane di Luigi Alamanni: edizione critica." Doctoral thesis, Università degli studi di Trento, 2013. https://hdl.handle.net/11572/367885.

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Abstract:
Il mio lavoro ha portato all’allestimento dell’edizione critica delle tre sezioni dei Sonetti delle Opere Toscane di Luigi Alamanni. Le Opere Toscane, edite in due volumi tra il 1532 e 1533 a Lione, presentano un’architettura complessa ed estremamente articolata. Contengono quindici diverse sezioni: [volume primo] Elegie, Egloghe, Sonetti (prima sezione), Sonetti (seconda sezione), Favola di Narcisso, Diluvio Romano, Favola di Athlante, Satire, Salmi; [volume secondo] Selve, Favola di Phetonte, Tragedia di Antigone, Inni, Stanze, Sonetti (terza sezione). Le tre sezioni dei Sonetti constano di un totale di 257 componimenti. Questa tesi preliminarmente illustra la struttura generale dei due volumi delle Opere Toscane sottolineando le ragioni che hanno persuaso l’autore a far convivere sezioni così numerose, diverse per genere e metro: Alamanni dà alle stampe un libro di poesia unico tra le raccolte coeve spinto da un’ indubbia volontà di sperimentazione letteraria. A seguito dell’edizione vera e propria, che è scandita secondo le fasi classiche dei lavori d’edizione (censimento della tradizione manoscritta, censimento della tradizione a stampa, nota al testo, edizione dei Sonetti e apparato), mi sono concentrato sull’analisi e sull’edizione di un gruppo delimitato della tradizione manoscritta, i 38 componimenti tràditi dal manoscritto Magliabechiano 676 della Biblioteca Nazionale di Firenze. Questo gruppo di Sonetti presenta le caratteristiche di un piccolo Canzoniere, con dei tratti e un’organizzazione strutturale differenti rispetto alle fisionomie finali che le tre sezioni assumeranno nella princeps.
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4

Forte, Alessandra. "Per una filologia delle immagini: affinità iconografiche nella tradizione manoscritta della Commedia." Doctoral thesis, Scuola Normale Superiore, 2019. http://hdl.handle.net/11384/86071.

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Abstract:
In riferimento a una tradizione miniata variegata e composta di un gran numero di testimoni autonomi, si è già detto della prima acquisizione che – ribaltando il punto di osservazione, soffermandosi cioè sulle imprese gemelle e non sui prodotti unici – la presente ricerca consente di raggiungere, ovvero della possibilità di operare una prima sicura distinzione tra le imprese iconografiche derivanti da progetto autoriale e quelle facenti capo a un codice-modello già illustrato. Provando a collocarci a monte del confezionamento di ciascuno di questi codici, potremo inoltre individuare – pur con un certo margine di approssimazione – almeno due diverse dinamiche di composizione del libro, direttamente connesse alle intenzioni (esegetiche o meramente estetiche) sottese a quegli stessi approntamenti. Dedurremo agilmente che il confezionamento dei primi (corredi iconografici dipendenti da progetto autoriale), nella gran parte dei casi, avrà richiesto al miniatore coinvolto un lavoro di “traduzione” delle indicazioni (che immagineremo verbali) fornitegli da un autore e/o committente in un’immagine dapprima mentale e poi grafica, un’attività cioè, per così dire, di interpretazione: posto davanti ad alcune istruzioni, nel migliore dei casi, il miniatore individua un’immagine conforme all’indicazione fornitagli e riproduce fedelmente il frammento testuale o la peculiare lettura di quel passo suggerita dall’autore del progetto; a prescindere dalla bontà della lettura indicatagli, si fa complice della composizione di una glossa visiva o, in via alternativa, se non intende correttamente quelle stesse istruzioni, diviene responsabile dell’introduzione involontaria di «alterazioni di senso»35. In circostanze simili, fraintendimenti e banalizzazioni eventuali andranno dunque a caratterizzare la storia dell’allestimento del singolo codice e, se particolarmente insidiosi, non risulteranno sanabili (forse neanche evidenti allo studioso) a meno che non si possieda un secondo esemplare a questo affine, che valga da terreno di riscontro, o riesca di rintracciare, sulla base degli indizi disponibili, la chiave di lettura del progetto cui ricondurre eventuali deviazioni dal senso del testo. [...]
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5

Crismani, Andrea. "Edizione critica delle Rime di Francesco Coppetta dei Beccuti." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2012. http://hdl.handle.net/11577/3422512.

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Abstract:
The research regarding the figure of Francesco Coppetta dei Beccuti and his work started from the retrieval of his bibliography (even previous twentieth century ones), for better place the poet within the context of his contemporaries and within those seasons when it was greater the interest on him (overall the eighteenth century when abbot Cavallucci printed two volumes of his poems). Beside these activities I’ve wondered, from one hand, about the Coppetta’s personal life verifying the reliability of opposite information about his activities, and on the other hand, about his role within the lyrics of the late sixteenth century. Starting from the uselessness of the only existing modern edition of his rhymes (Chiorboli, Laterza 1912), I proceeded a new classification of the manuscript – since the lack of a complete recensio, and inspired by the philological process of the editor who adopted the principle of the bon manuscript (through the comparison of two codex, editio princeps and eighteenth century prints) that causes the loss of many poems. The presence of small groups of Coppetta’s rhymes within many mixed manuscript, made harder the recensio and made me collect lots documents (some of them were critical for the reconstruction of the tradition of rhymes). For these reasons I viewed more than 115 manuscript and around 30 prints, visiting some from the most important library in Italy and in foreign country, and when they weren’t available I acquired the photo reproductions. Only forty, among this huge number of documents, were basic for text recovery (the other ones help me solve many problem regarding the text transmission). A few of those documents are remarkable because they are unknown to nineteenth century student: manuscript 1610 Biblioteca Civica di Treviso (with three unpublished poems as shown in my essay in «Filologia italiana»), ms. Campori Appendice 1498 (γ. T. 2.4) Biblioteca Universitaria Estense Modena, ms Fondo Principale, MM 693 (Σ , Fila I sopra, 2) Biblioteca Civica “Angelo Mai” Bergamo (containing a large unpublished poem), manuscript Magliabechiano VII 898 Biblioteca Nazionale Firenze (with a sonet addressed to Vittoria Colonna), ms. Magliabechiano VII 1393 Biblioteca Nazionale Firenze (with the same large poem aforecited), manuscripts 2875 and 3329 Biblioteca Comunale Augusta Perugia, codex A I 12 Biblioteca Jacobilli Foligno (monographic on Coppetta but reported as other author in IMBI), manuscripts S. M. XXVIII 1.2 and 1.3 Biblioteca Governativa dei Gerolamini Napoli, codex 103.32 Archivo y Biblioteca Capitulares di Toledo. Besides these unpublished manuscripts I found an interesting print Epitaphiorum libellus printed in Perugia (Bini 1536) containing a first draft of one of Coppetta’s sonnet that is one of the most important evidence of the spreading of his rhymes. Meanwhile I collected the document following a bipartite division composed by group β, that was in turn bipartite, containing few documents (10 manuscripts and 2 prints) that come from an antigraph probably drafted before 1550, lators of a text later modified by the author (like the translation of Contesa delle armi d’Achille where the rearrangement is wide), and another group α, that include most of the remaining documents (17 manuscripts and 2 prints), whose antigraph probably drafted around 1550 that had an extraordinary diffusion as evidenced by the five branch in which we can divide the documents of this group. Starting from the antigraph of this last group Coppetta would drafted a new edition (adding new poems, rearranging others and putting in series in a way closer to group α but even different at the same time) from which descend the codex 665 from Biblioteca del Seminario Vescovile Padova, whose importance, already underlined by Armando Balduino when he discovered it, is corroborated by the finding of a letter (cc. 132v - 134v manuscript 1812 from Biblioteca Augusta Perugia) in which the savant Angelo Battaglini describes a sixteenth century codex, therefore prior the manuscript in Padova that was written immediately before or after the prefacer letter dated 1599, that he found in Biblioteca Zeladiana Rimini (unfortunately not available) and that contains, after the sonnets of Spini and Porcilaga that exist in the 1580 Venetian princeps, the incipits of the poems with the same seriation of the manuscript in Padova which report a couple of annotation and the same mistakes in the incipit. For these reasons I choose not to follow the theme regulation featured in the Laterza edition, which always seems quite weak since the lyrics production is so influenced by stereotypical images, and to divide the rhymes in two: the arrangement of the manuscript from Padova (author’s sylloge) followed by the remaining rhymes. For better understanding the different branches I set up a few table and a system of references. The presence of extra textual apparatus seem meaningful to explain the complexity of Coppetta’s rhymes tradition, that indeed, although they don’t have any deficiencies (such as different versions), reveal a certain kind of interference between them , that it can be explained only using those type of tools. I then decided to set the apparatus in three sections; the first one reserved to the actions of the author on his rhymes; the second one is the real philological apparatus; and the last one is relative to lectiones singulares deemed extremely important in a so cohesive tradition. Talking about the rhymes, I decided to include only the ones where the author was unmistakable, even if they were proved by one manuscript or print (also the ones accepted by Chiorboli were in one manuscript or in Cavallucci’s edition). I gathered in a small specific part the uncertain poems ascribed to Coppetta that are hard to believe for usus reasons and for extrinsic factor.
La ricerca attorno alla figura di Francesco Coppetta dei Beccuti e alla sua produzione lirica ha preso le mosse dal reperimento della bibliografia relativa all'autore (non solo quella, invero limitata a pochi contributi, novecentesca, ma anche dei secoli precedenti), per poterne meglio inquadrare la figura anche e soprattutto nella considerazione dei contemporanei e nelle stagioni in cui maggiore fu l'interesse nei suoi confronti (il Settecento soprattutto, quando vennero editi ben due volumi delle sue poesie, l'ultima delle quali, a cura dell'abate Cavallucci, fondamentale anche per le molte ed erudite note di commento). Accanto a questa attività ci si è, anche, interrogati, da un lato sulla figura di Francesco Coppetta dei Beccuti, cercando di integrare le scarse notizie relative alla sua persona e alla sua opera e verificando l'attendibilità di alcuni contrastanti dati sulla sua attività, dall'altro, anche attraverso lo studio del confezionamento delle sillogi riportanti le rime del Beccuti, e in particolare di alcune miscellanee che paiono ascrivere al magistero coppettiano la successiva lirica perugina del pieno e tardo Cinquecento. Partendo dalla considerazione dell'inservibilità dell'unica edizione moderna disponibile delle sue rime (Chiorboli, Laterza, 1912) – giudizio dettato sia dalla mancanza di una recensio completa, sia dal procedimento filologico messo in campo dallo studioso che ha adottato il criterio del bon manuscrit temperandolo parcamente per mezzo del confronto con altri due codici, la princeps e con le stampe settecentesche, sia, e in conseguenza a ciò, dalla presenza di molteplici componimenti non inseriti nel novero delle sue rime e da un discernimento non sempre meditato tra le rime dubbie e le certe – si è proceduto a un nuovo regesto dei manoscritti. L'operazione di recensio è stata oltremodo complicata dalla presenza in molti manoscritti miscellanei di sparuti gruppi di rime del Coppetta, il che ha portato all'acquisizione di molti testimoni, alcuni dei quali fondamentali per la ricostruzione della tradizione delle rime. Si è così giunti a visionare ben 115 testimoni manoscritti e una trentina di stampe, compiendo numerose missioni presso le più im portanti biblioteche italiane ed estere ed acquisendo, là dove non fosse possibile, il materiale in fotoriproduzione. Da questa enorme numero di testimoni è stato possibile isolarne una quarantina di fondamentali per la ricostruzione dei testi (senza trascurare gli altri che a volte hanno permesso di risolvere alcune problematiche inerenti la trasmissione dei testi). Tra questi vanno annoverati alcuni testimoni sconosciuti agli studiosi di lirica del Cinquecento e coppettiana in particolare: il codice 1610 della Biblioteca Civica di Treviso (ricco di tre inediti e oggetto di un articolo in uscita nel prossimo numero di Filologia italiana), il manoscritto Campori Appendice 1498 (γ. T. 2.4) della Biblioteca Universitaria Estense di Modena, il codice Fondo Principale, MM 693 (Σ , Fila I sopra, 2) della Biblioteca Civica “Angelo Mai” di Bergamo (contenente un componimento inedito in 114 ottave), il manoscritto Magliabechiano VII 898 della Biblioteca Nazionale di Firenze (che riporta un sonetto in lode di Vittoria Colonna), il codice Magliabechiano VII 1393 della Biblioteca Nazionale di Firenze (che, tra l'altro, riporta lo stesso componimento in 114 ottave succitato), i manoscritti 2875 e 3329 della Biblioteca Comunale Augusta di Perugia, il codice A I 12 della Biblioteca Jacobilli di Foligno (monografico del Coppetta e indicato sotto un altro autore nell'IMBI), i manoscritti S. M. XXVIII 1.2 e 1.3 della Biblioteca Governativa dei Gerolamini di Napoli, il codice 103.32 dellì Archivo y Biblioteca Capitulares di Toledo. Accanto a queste testimonianza manoscritte inedite, alle quali molte altre potrebbero essere aggiunte, si è anche reperita un'interessante stampa, Epitaphiorum libellus, uscita a Perugia presso Bini nel 1536, contenente quella che si è potuta identificare come una prima redazione di uno dei sonetti del Coppetta, nonché la più alta testimonianza della circolazione delle sue rime. Nel frattempo si è provveduto alla collazione dei testimoni che si allineano secondo una tradizione bipartita composta da un ramo β, a sua volta bipartito, con pochi testimoni (10 manoscritti e due cinquecentine) che rimontano a un antigrafo già probabilmente redatto intorno alla fine degli anni '40 e latori di un testo in più punti poi modificato dall'autore (come nel volgarizzamento della Conetsa delle armi d'Achille dove il rimaneggiamento interessa interamente alcune ottave) e un secondo ramo α, in cui stanno i numerosissimi testimoni restanti (17 manoscritti e due cinquecentine), il cui antigrafo fu redatto probabilmente nei primi anni '50 e che ebbe una straordianria diffusione come testimoniano i cinque rami nei quali si possono organizzare i testimoni di questa famiglia. Dall'antigrafo di questa famiglia Coppetta avrebbe poi tratto una nuova redazione (con l'inserimento di alcuni componimenti, il rimaneggiamento di altri e in generale un nuovo ordine, vicino a quello testimoniato da α, ma al contempo autonomo nelle scelte messe in campo) da cui discenderebbe il codice 665 della Biblioteca del Seminario vescovile di Padova, il cui rilievo, già sottolineato da Armando Balduino all'atto della scoperta dello stesso, viene avvalorato dal rinvenimento alle cc. 132v - 134v del ms. 1812 della Biblioteca Augusta di Perugia di una lettera in cui l'erudito Angelo Battaglini descrive un codice del Cinquecento pieno, per cui antecedente il manoscritto padovano che è stato scritto subito prima o subito dopo la lettera prefatoria datata 1599, da lui rinvenuto nella Biblioteca Zeladiana di Rimini (purtroppo non recuperato) che riporta, dopo i sonetti dello Spini e del Porcilaga presenti nella princeps veneziana del 1580, gli incipit dei componiemnti nella stessa seriazione del manoscritto padovano di cui oblitera anche alcuni errori negli stessi incipit oltre che un paio di didascalie. Per tali ragioni si è pensato di superare l'ordinamento tematico che caratterizza la seriazione della stampa laterziana, che, per una produzione lirica così soggetta alla stereotipia delle immagini, appare sempre labile, partendo le rime in due: l'ordinamento del manoscritto padovano, silloge d'autore, cui seguono le rime nella tradizione extravagante, che l'utilizzo di un sistema di rimandi e la presenza di alcune tabelle permettono di seguire nelle diverse ramificazioni. Proprio l'utilizzo di apparati extratestuali appare significativo nel dare conto della complessità della tradizione delle rime del Coppetta; esse, infatti, se appaiono non sconciate dalla presenza di lacune, varianti difformi ed altro, pur tuttavia rivelano, nella trasmissione spesso non lineare che le caratterizza, un grado di interferenza che solo l'utilizzo di tali strumenti ha potuto chiarire. Si è poi deciso di strutturare l'apparato in tre fasce: la prima riservata alle possibili varianti d'autore, a proposito delle quali si è agito in senso molto restrittivo in modo da evitare che in questa zona dell'apparato potessero trovare posto anche lezioni non d'autore, ma testimoniate magari da una zona estesa della tradizione; una seconda fascia occupata dall'apparato negativo vero e proprio, e infine una terza zona relativa alle lectiones singulares giudicate estremamente importanti nell'ambito di una tradizione così compatta. Per quanto riguarda le rime si è deciso di accettare tutte quelle per le quali non sussistessero problemi attributivi anche se testimoniate da un solo manoscritto o stampa (d'altro canto anche molte di quelle accettate da Chiorboli sono presenti in un solo manoscritto o nella sola stampa Cavallucci), limitandosi a rifiutare solo quelle per le quali i problemi attributivi e una serie di altre considerazioni spingessero a tale decisione. In un settore, invero esiguo, specifico si sono relegate le rime dubbie, componimenti attribuiti a Coppetta, ma che appate difficile ascrivergli per questioni di usus o per fattori estrinseci.
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Lippi, Elena. "La letteratura delle macerie nel dopoguerra tedesco. Proposta di traduzione di due Kurzgeschichte di Wolfgang Borchert." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019. http://amslaurea.unibo.it/18826/.

Full text
Abstract:
Nel presente elaborato vengono proposte e analizzate le traduzioni di due storie brevi dello scrittore e drammaturgo tedesco Wolfgang Borchert, uno dei maggiori rappresentanti della letteratura delle macerie, corrente letteraria sviluppatasi nell’immediato dopoguerra tedesco. Le traduzioni sono introdotte da due capitoli che presentano la Trümmerliteratur, il contesto storico, l’autore e le opere, e da un capitolo che si occupa di definire la traduzione letteraria. Successivamente, si dedica un capitolo all’analisi di strategie, difficoltà e problemi traduttivi sorti durante il processo.
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ROSSETTI, MATTEO. "'LA MAPPA DELLE COSTELLAZIONI', MANILIO, ASTRONOMICA, 1, 255-455: INTRODUZIONE, TRADUZIONE, TESTO E COMMENTO." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2019. http://hdl.handle.net/2434/618044.

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Abstract:
I versi 255-455 del primo libro degli Astronomica di Manilio contengono una dettagliata descrizione delle costellazioni dei due emisferi: modello strutturale della sezione testuale sono i Fenomeni di Arato. Il modello arateo costituisce, però, soltanto una traccia entro la quale il poeta si è mosso: numerose sono le differenze rispetto ai Fenomeni, evidenti, prima di tutto, nell’organizzazione della materia e nella modalità di presentazione degli argomenti. La dissertazione si configura come un commento filologico e letterario, preceduto da un’introduzione, da un testo critico e da una traduzione italiana. Nell’introduzione sono stati trattati alcuni problemi esegetici di carattere generale riguardanti la pericope di versi, con attenzione al complesso del primo libro e dell’opera. Dopo un capitolo dedicato alla struttura del libro, sono state discusse le fonti di Manilio, in particolare Arato, i suoi scolii, Cicerone e Germanico. I rapporti con quest’ultimo autore hanno consentito di prendere in considerazione i problemi di cronologia tra gli Astronomica e la traduzione dei Phaenomena del Princeps. Spazio è stato dedicato alle modalità di presentazione dei signa e al catasterismo. Nell’ultima parte dell’introduzione sono stati affrontati alcune questioni riguardanti i rapporti di Manilio con delle fonti iconografiche ed è stato tentato di interpretare il testo, visto come una grande ekphrasis, secondo un approccio “intervisuale”. Il testo, accompagnato da un apparato frutto di una nuova collazione dei codices primarii (GLNM) degli Astronomica, è preceduto da una nota sulla tradizione testuale del poema. L’apparato cerca di dar conto del maggior numero di interventi testuali, a partire dal quattrocento, con attenzione ai grandi filologi maniliani: Scaligero, Bentley e Housman. Il commento è strutturato su due ordini di note. A delle note generali e più ampie è demandata un’introduzione a singoli blocchi di versi: in queste sezioni vengono discussi i rapporti dell’autore con i modelli e si cerca di proporre un’interpretazione complessiva del passo in analisi. Le note ai singoli, versi, invece, discutono questioni più puntuali di testo, metrica e lingua, con attenzione ai paralleli. Il commento filologico, indispensabile per un poema testualmente complesso come gli Astronomica, si affianca a quello letterario. Su questo versante si è cercato di dimostrare come Manilio si muova con una certa libertà all’interno della tradizione aratea e riceva spunti anche da autori quali Virgilio e Ovidio. Inoltre, è stato evidenziato come nel passo la descrizione del cielo assuma dei toni che rimandano a uno scenario sublime, categoria rintracciabile anche in altri poemi didascalici latini. Spazio è stato riservato alla trattazione di alcuni aspetti della filosofia di Manilio: la descrizione del cielo in un costante equilibrio presuppone la presenza in filigrana di concezioni provvidenzialistiche. Infine, oggetto del commento sono state alcune problematiche scientifiche e astronomiche, discusse a partire dal confronto dei testi tecnici.
The verses 255-455 of the first book of the Astronomica of Manilius contain a detailed description of the constellations of the two hemispheres: structural model of the textual section are the Phenomena of Aratus. The Greek model, however, is only a trace in which the poet has moved: there are numerous differences with the Phenomena, in terms of organization of the matter and presentation of the arguments. The dissertation consists of a philological and literary commentary, preceded by an introduction, a critical text and an Italian translation. In the introduction some general exegetical problems concerning the pericope of verses have been treated, in the exposition of the topics has been paid attention to the complex of the first book and the work. After a chapter devoted to the structure of the book, were discussed the sources of Manilius, in particular Aratus, his schoolia, Cicero and Germanicus. Relations with the latter author have allowed to take into account the problems of chronology between Astronomica and the contemporary Princeps' Phaenomena. Space has been dedicated to the ways in which the constellations are presented, to catasterism and to the use of myth. In the last part of the introduction some questions concerning Manilius' relationship with iconographic sources were discussed and it was attempted to interpret the text, seen as a great ekphrasis, according to an "intervisual" approach. The text, accompanied by a critical apparatus resulting from a new collation of the codices primarii (GLNM), is preceded by a note on the textual tradition of the poem. The apparatus tries to give an account of the greatest number of textual interventions, starting from the fifteenth century, with attention to the great Manilian scholars: Scaliger, Bentley and Housman. The commentary is structured on two orders of notes. On the one hand, general and wider notes introduce single blocks of verses, these sections discuss the author's relationship with the models and propose an overall interpretation of the passage. The notes to the single verses, on the other hand, discuss more precise questions of text, metrics and style, with attention to the parallels with other authors. The philological commentary, indispensable for a textually complex poem such as the Astronomical, is combined with the literary one. In this regard, an attempt has been made to demonstrate how Manilius moves freely within the aratean tradition and also receives inspiration from authors such as Virgil and Ovid. In addition, the presence of a sublime scenario has been highlighted, a category that can also be found in other Latin didactic poems. Space has been reserved for the treatment of some aspects of Manilius' philosophy: the description of the sky in a constant equilibrium presupposes the presence of providentialist conceptions. Finally, some scientific and astronomical problems were discussed, starting from the comparison with technical texts.
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8

TARSI, MARIA CHIARA. "Il canzoniere di Michelangelo: edizione e commento." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2012. http://hdl.handle.net/10280/1295.

Full text
Abstract:
Il lavoro si propone di dare l’edizione critica e commentata della raccolta di poesie che Michelangelo allestì intorno al 1546, secondo un progetto non condotto a termine, ma del quale sono conservate numerose tracce nei manoscritti. Il lavoro si articola nel modo seguente: Nota al testo. Illustrazione dei principali problemi ecdotici che si sono riscontrati durante l’edizione e dei criteri adotatti nella trascrizione dei testi. Edizione, parafrasi e commento. Il commento, attraverso il reperimento di modelli e luoghi paralleli, ha come scopo principale quello di mettere in evidenza il rapporto di Michelangelo con la tradizione letteraria precedente (specie quattrocentesca), anche al di là delle ‘fonti’ canoniche, ripetutamente citate nei commenti moderni (Dante della Commedia e Petrarca dei Rvf). Ai testi si è creduto opportuno accompagnare una elementare parafrasi, stante l’atipica complessità della scrittura michelangiolesca. Apparato. Di tipo negativo, è organizzato in due fasce: testimoni della raccolta e testimoni di singole poesie (extravaganti). Esibisce sia le rielaborazioni che i testi subirono, dopo la primitiva stesura, in vista dell’inclusione nella raccolta (apparato genetico), sia le correzioni introdotte da Michelangelo quando – accantonato il progetto della silloge – tornò sui singoli testi (apparato evolutivo). Talvolta si presenta particolarmente ricco per la presenza di più redazioni autografe; in questi casi, si è aggiunta all’apparato una sezione dedicata all’analisi critica delle varianti.
The paper aims to give a critical and annotated edition of poems that Michelangelo chose in about 1546, according to a project which was not carried out, but many traces of which are preserved in the manuscripts. The work is divided as follows: Note to the text. Illustration of the main textual problems faced while working at the edition and of the criteria used in transcribing the poems. Edition, paraphrase and commentary. The comment, by finding models and parallel places, aims to highlight the relationship between Michelangelo and the literary tradition, even beyond the canonical sources, repeatedly mentioned in modern editions (Dante’s Divine Comedy and Petrarch of Rvf). The texts are followed by a paraphrase. Apparatus. A negative one, it I divided into two parts: witnesses of the collection and witnesses of individual poems. It shows both reworking at the time of the collection and the corrections introduced by Michelangelo after abandoning the project of the collection. Sometimes it is particularly rich for the presence of many autographs: in these cases a third section has been added, dedicated to the critical analysis of the variants.
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TARSI, MARIA CHIARA. "Il canzoniere di Michelangelo: edizione e commento." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2012. http://hdl.handle.net/10280/1295.

Full text
Abstract:
Il lavoro si propone di dare l’edizione critica e commentata della raccolta di poesie che Michelangelo allestì intorno al 1546, secondo un progetto non condotto a termine, ma del quale sono conservate numerose tracce nei manoscritti. Il lavoro si articola nel modo seguente: Nota al testo. Illustrazione dei principali problemi ecdotici che si sono riscontrati durante l’edizione e dei criteri adotatti nella trascrizione dei testi. Edizione, parafrasi e commento. Il commento, attraverso il reperimento di modelli e luoghi paralleli, ha come scopo principale quello di mettere in evidenza il rapporto di Michelangelo con la tradizione letteraria precedente (specie quattrocentesca), anche al di là delle ‘fonti’ canoniche, ripetutamente citate nei commenti moderni (Dante della Commedia e Petrarca dei Rvf). Ai testi si è creduto opportuno accompagnare una elementare parafrasi, stante l’atipica complessità della scrittura michelangiolesca. Apparato. Di tipo negativo, è organizzato in due fasce: testimoni della raccolta e testimoni di singole poesie (extravaganti). Esibisce sia le rielaborazioni che i testi subirono, dopo la primitiva stesura, in vista dell’inclusione nella raccolta (apparato genetico), sia le correzioni introdotte da Michelangelo quando – accantonato il progetto della silloge – tornò sui singoli testi (apparato evolutivo). Talvolta si presenta particolarmente ricco per la presenza di più redazioni autografe; in questi casi, si è aggiunta all’apparato una sezione dedicata all’analisi critica delle varianti.
The paper aims to give a critical and annotated edition of poems that Michelangelo chose in about 1546, according to a project which was not carried out, but many traces of which are preserved in the manuscripts. The work is divided as follows: Note to the text. Illustration of the main textual problems faced while working at the edition and of the criteria used in transcribing the poems. Edition, paraphrase and commentary. The comment, by finding models and parallel places, aims to highlight the relationship between Michelangelo and the literary tradition, even beyond the canonical sources, repeatedly mentioned in modern editions (Dante’s Divine Comedy and Petrarch of Rvf). The texts are followed by a paraphrase. Apparatus. A negative one, it I divided into two parts: witnesses of the collection and witnesses of individual poems. It shows both reworking at the time of the collection and the corrections introduced by Michelangelo after abandoning the project of the collection. Sometimes it is particularly rich for the presence of many autographs: in these cases a third section has been added, dedicated to the critical analysis of the variants.
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MASSARI, PIETRO. "GEOGRAFIE APOLLONIANE. TRADIZIONI POETICHE ED EPICORICHE, CULTI MISTERICI, POLITICA DIETRO I TOPONIMI DELLE ARGONAUTICHE." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2017. http://hdl.handle.net/10280/19299.

Full text
Abstract:
La ricerca è dedicata a un'indagine puntuale di tutti i toponimi e degli etnici del poema epico ellenistico Argonautikà di Apollonio Rodio. L'analisi, oltre alla valorizzazione di singoli elementi dal punto di vista letterario, ha permesso di individuare numerosi richiami interni, che delineano un'indiretta ma chiara struttura, fino ad ora mai notata. Una parte dei toponimi è stata infatti scelta dal poeta per alludere, contemporaneamente alla narrazione mitica, a culti misterici dionisiaci ed eleusini, contaminati non senza influssi orfici. Il prodotto estremo di tale procedimento è la delineazione, nel IV libro, di un itinerario misterico attraverso l'Attica fino a Eleusi, presentato in filigrana grazie alla manipolazione di omonimie ed eponimie, che consentirono all'autore una sorta di narrazione doppia. Inoltre, la ricerca conferma il forte legame dell'opera con il contesto tolemaico in cui ebbe luce e che condizionò i riferimenti a personaggi della corte quali Timostene di Rodi e Patroclo di Macedonia.
My research is focused on Apollonius Rhodius and deals with the toponymies and ethnonymies named by the poet in his epic poem Argonautikà. These tell much more than simple geography and often hint at myths, local traditions, contemporary court men of the Ptolemaic kingdom (such as Timosthenes of Rhodes and Patroclus of Macedon) and mystery cults (Orphic, Dionysian and Eleusinian, in a very blended form of syncretism). Following homonymies and eponymies I have also been able to discover a second parallel itinerary through Attica, designed by Apollonius behind the main return route of Argo.
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MASSARI, PIETRO. "GEOGRAFIE APOLLONIANE. TRADIZIONI POETICHE ED EPICORICHE, CULTI MISTERICI, POLITICA DIETRO I TOPONIMI DELLE ARGONAUTICHE." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2017. http://hdl.handle.net/10280/19299.

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Abstract:
La ricerca è dedicata a un'indagine puntuale di tutti i toponimi e degli etnici del poema epico ellenistico Argonautikà di Apollonio Rodio. L'analisi, oltre alla valorizzazione di singoli elementi dal punto di vista letterario, ha permesso di individuare numerosi richiami interni, che delineano un'indiretta ma chiara struttura, fino ad ora mai notata. Una parte dei toponimi è stata infatti scelta dal poeta per alludere, contemporaneamente alla narrazione mitica, a culti misterici dionisiaci ed eleusini, contaminati non senza influssi orfici. Il prodotto estremo di tale procedimento è la delineazione, nel IV libro, di un itinerario misterico attraverso l'Attica fino a Eleusi, presentato in filigrana grazie alla manipolazione di omonimie ed eponimie, che consentirono all'autore una sorta di narrazione doppia. Inoltre, la ricerca conferma il forte legame dell'opera con il contesto tolemaico in cui ebbe luce e che condizionò i riferimenti a personaggi della corte quali Timostene di Rodi e Patroclo di Macedonia.
My research is focused on Apollonius Rhodius and deals with the toponymies and ethnonymies named by the poet in his epic poem Argonautikà. These tell much more than simple geography and often hint at myths, local traditions, contemporary court men of the Ptolemaic kingdom (such as Timosthenes of Rhodes and Patroclus of Macedon) and mystery cults (Orphic, Dionysian and Eleusinian, in a very blended form of syncretism). Following homonymies and eponymies I have also been able to discover a second parallel itinerary through Attica, designed by Apollonius behind the main return route of Argo.
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MASTROPAOLO, MARIA RITA. "SCRITTURA E RISCRITTURA NEI ROMANZI DI ELIO VITTORINI: IL CASO DELLE 'DONNE DI MESSINA'." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2019. http://hdl.handle.net/2434/611099.

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Abstract:
La tesi indaga il tema della riscrittura in Elio Vittorini attraverso lo studio di uno dei suoi romanzi più tormentati, 'Le donne di Messina', uscito in tre edizioni: la prima nel 1947-1948 in puntate con il titolo 'Lo zio Agrippa passa in treno', le altre due, in volume, nel 1949 e nel 1964 in volume presso Bompiani. Vittorini si mostra subito scontento della prima riscrittura, e dunque decide di rimettere mano al romanzo dopo la pubblicazione del 1949 per sistemare difetti quali il tono «falso», il finale tragico e la poco convincente costruzione del personaggio di Ventura, il protagonista. Delle fasi elaborative e della riscrittura del romanzo sono testimonianza i materiali d’archivio conservati presso il Fondo Elio Vittorini (Università degli Studi di Milano, Centro APICE, Archivi della Parola, dell’Immagine e della Comunicazione Editoriale) e i materiali conservati presso l’Archivio della Casa Editrice Bompiani (Milano, Fondazione Rizzoli-Corriere della Sera), mai esaminati a fondo sino ad ora. I documenti sono stati sottoposti a uno studio che ha consentito di collocarli in un preciso momento dell’evoluzione poetica e ideologica vittoriniana e sono dunque stati usati per dimostrare come la sua «tensione conoscitiva» si manifesti, nel tempo, nel suo travagliato work in progress.
The thesis examines the writing and re-writing process of Elio Vittorini’s novel 'Le donne di Messina'. First published with the title 'Lo zio Agrippa passa in treno' in 1947-1948 on “La Rassegna d’Italia”, a periodical journal directed by Francesco Flora, the novel was polished before the second edition (the first with the title 'Le donne di Messina') in 1949, published by Bompiani. Vittorini was still dissatisfied with this edition: it sounded “false”, the plot was too tragic, and he didn’t like the characterization of the protagonist, Ventura. For this reason, he wanted to re-write the novel, which was published again in 1964. The whole writing and re-writing process is attested by manuscripts and typewritten materials archived in Fondo Elio Vittorini (Università degli Studi di Milano, Centro APICE, Archivi della Parola, dell’Immagine e della Comunicazione Editoriale) and Archivio della Casa Editrice Bompiani (Milano, Fondazione Rizzoli-Corriere della Sera), never before examined by scholars. Through these archival collections I show the main phases of this process and locate the main poetical and ideological changes in the novel, in order to show Vittorini’s “cognitive boost” throughout his “work in progress”.
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VARAPNICKAITE, SARTORI DOVILE. ""L'IRREALTA' QUOTIDIANA" DI OTTIERO OTTIERI. INDAGINE FILOLOGICA, STRUTTURALE E CRITICA DELLE CARTE AUTOGRAFE." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2018. http://hdl.handle.net/10280/44651.

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Abstract:
«L’irrealtà quotidiana» di Ottiero Ottieri è un saggio-diario costruito attraverso memorie personali e riflessioni intellettuali che tratta il tema del sentimento d’irrealtà dal punto di vista sociale, letterario, psicoanalitico, scientifico. L’opera è stata molto rielaborata prima di approdare alla stampa, le carte autografe registrano cinque stesure complete e più di dieci stesure parziali. Attraverso le diverse stesure emergono importanti mutamenti strutturali e contenutistici. Le modalità della revisione non sono univoche: le non poche cadute sono compensate da numerose aggiunte, che vanno nell’ordine di un chiarimento più analitico e sottile del complesso processo di formazione propria e generazionale. La tesi è dedica all’analisi archivistica, filologica, strutturale e critica delle carte autografe dell’«Irrealtà quotidiana»: è stata formulata ipotesi sull’ordine cronologico delle numerose stesure autografe, si è cercato di stabilire gli anni di elaborazione, è stata commentata la dinamica dei titoli scelti, la genesi e l’elaborazione della struttura, gli appunti autografi. Inoltre si è analizzata in varie fasi di elaborazione una finzione d’autore di notevole interesse presente all’intero dell’opera, «Una autobiografia culturale» di Vittorio Lucioli, che è un alter ego di Ottieri.
«L’Irrealtà Quotidiana» («Daily Unreality»), written by Ottiero Ottieri, is an essay-diary that collects personal memoirs and intellectual reflections on the feeling of unreality from a social, literary, psychoanalytic and scientific perspective. The text has been reworked multiple times before its final publishing; the author’s autograph manuscripts have been rewritten completely five times and partially more than ten times. Relevant amendments in its structure and contents have been made through the various editing processes. The editing mode has not been univocal: the final text has been subject to some subtractions and many additions aiming to provide a more analytical and lighter explanation of the complex process of the author’s self-development and generational development. The thesis is focused on the archivist, philological, structural and critical analysis of the author’s autograph manuscripts related to «L’Irrealtà Quotidiana». I have developed a theory regarding the chronological order of the author’s manuscripts in an attempt to date the text. I have provided some comments to better understand the dynamics of the title-selection process for each manuscript. Furthermore, I have analysed the origin and processing of the autograph notes. Finally, I have looked at an author-fiction of notable interest included in the essay titled: «Un’autobiografia culturale» («A cultural autobiography») of Vittorio Lucioli. The latter is Ottiero Ottieri’s alter ego.
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VARAPNICKAITE, SARTORI DOVILE. ""L'IRREALTA' QUOTIDIANA" DI OTTIERO OTTIERI. INDAGINE FILOLOGICA, STRUTTURALE E CRITICA DELLE CARTE AUTOGRAFE." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2018. http://hdl.handle.net/10280/44651.

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Abstract:
«L’irrealtà quotidiana» di Ottiero Ottieri è un saggio-diario costruito attraverso memorie personali e riflessioni intellettuali che tratta il tema del sentimento d’irrealtà dal punto di vista sociale, letterario, psicoanalitico, scientifico. L’opera è stata molto rielaborata prima di approdare alla stampa, le carte autografe registrano cinque stesure complete e più di dieci stesure parziali. Attraverso le diverse stesure emergono importanti mutamenti strutturali e contenutistici. Le modalità della revisione non sono univoche: le non poche cadute sono compensate da numerose aggiunte, che vanno nell’ordine di un chiarimento più analitico e sottile del complesso processo di formazione propria e generazionale. La tesi è dedica all’analisi archivistica, filologica, strutturale e critica delle carte autografe dell’«Irrealtà quotidiana»: è stata formulata ipotesi sull’ordine cronologico delle numerose stesure autografe, si è cercato di stabilire gli anni di elaborazione, è stata commentata la dinamica dei titoli scelti, la genesi e l’elaborazione della struttura, gli appunti autografi. Inoltre si è analizzata in varie fasi di elaborazione una finzione d’autore di notevole interesse presente all’intero dell’opera, «Una autobiografia culturale» di Vittorio Lucioli, che è un alter ego di Ottieri.
«L’Irrealtà Quotidiana» («Daily Unreality»), written by Ottiero Ottieri, is an essay-diary that collects personal memoirs and intellectual reflections on the feeling of unreality from a social, literary, psychoanalytic and scientific perspective. The text has been reworked multiple times before its final publishing; the author’s autograph manuscripts have been rewritten completely five times and partially more than ten times. Relevant amendments in its structure and contents have been made through the various editing processes. The editing mode has not been univocal: the final text has been subject to some subtractions and many additions aiming to provide a more analytical and lighter explanation of the complex process of the author’s self-development and generational development. The thesis is focused on the archivist, philological, structural and critical analysis of the author’s autograph manuscripts related to «L’Irrealtà Quotidiana». I have developed a theory regarding the chronological order of the author’s manuscripts in an attempt to date the text. I have provided some comments to better understand the dynamics of the title-selection process for each manuscript. Furthermore, I have analysed the origin and processing of the autograph notes. Finally, I have looked at an author-fiction of notable interest included in the essay titled: «Un’autobiografia culturale» («A cultural autobiography») of Vittorio Lucioli. The latter is Ottiero Ottieri’s alter ego.
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Brigatti, V. "'UOMINI E NO' DI ELIO VITTORINI. IL TESTO TRA CARTE E POETICA, TRA EDIZIONI E CRITICA." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2013. http://hdl.handle.net/2434/218727.

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Abstract:
This dissertation concerns the Elio Vittorini’s novel, Uomini e no (1945), examined from a new point of view introduced by the philological analysis of writer’s hand written papers and the page-proofs of the first edition, corrected by the author. Till now, all these documents has been neglected by the critics, but they allow us to study the creative process that leads to the texts edited the first time in 1945. We can show therefore the transformations of the characters’ features and the evolution of the plot. The following part of the dissertation is dedicated to study Vittorini’s literature conception and her modifications during the 1940s, especially during the years immediately after the Second World War. These modifications leads the writer to a new edition of the novel, published in 1949, very different in comparison with the first one. This dissertation ends with the textual analysis of the 1949’s edition.
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Pellacani, Daniele. "Gli Aratea di Cicerone. Per un commento al proemio (frr. 1-2) e alla mappa delle costellazioni (frr. 3-34,222)." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2013. http://hdl.handle.net/11577/3423614.

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Abstract:
This PhD thesis is an edition of the first section of Cicero's Aratea, including the proemium (frr. 1-2) and the star map (frr. 3-34,222), with an Italian translation and commentary. The linguistic and stylistic analysis highlights the way in which Cicero translates his model, creating thus an original work of poetry. One of the main feature of Cicero's version is the marginalization of the divine providence which Aratus, accordingly to Stoicism, associates to Zeus: this operation could reflect Cicero's first contacts with philosophy, especially with the Epicurean thought. The Aratea represent a clear effort to build up a poetic language for astronomy: in doing this the author adopts different solutions (transliteration, periphrasis, semantic equivalence), often associated with veritable translator's notes. But more meaningfully, the meta- and translinguistic reflection fits the poem without discontinuity, using resources typical of of the poetic language (such as etymology and polysemy). Cicero constantly adds pathos to his model emphasising the brightness of the stars and above all personifying the constellations, which became alive: in this way he lends a vivid movement to Aratus' ekphrasis innervating the descriptive structure with narrative elements. Finally, in the passages of most programmatic relevance (the proemium and the myth of Dike) Cicero's translation shows the mechanism of windows references, trough which the poet alludes to the hesiodic hypotext hidden by Arartus' variations.
Questo lavoro di ricerca ha portato all'edizione, traduzione e commento delle sezioni degli Aratea ciceroniani relative al proemio (frr. 1-2) e alla mappa delle costellazioni (frr. 3-34,222). L'analisi linguistica e stilistica mette in evidenza le modalità con cui Cicerone traduce il proprio modello, arrivando a creare un'opera poetica dotata di una sua originalità. Una delle caratteristiche più interessanti della traduzione ciceroniana è la marginalizzazione della provvidenza divina che Arato, in accordo con lo stoicismo, associa a Zeus: in questa operazione è possibile ravvisare i primi contatti di Cicerone con la filosofia, in particolare con il pensiero epicureo. Gli Aratea rappresentano un chiaro sforzo verso la costruzione di una lingua astronomica di levatura poetica: nel fare questo l'autore ricorre a varie soluzioni (traslitterazione, perifrasi, equivalenza semantica), spesso associandole a vere e proprie note del traduttore. Ma ancor più significativamente la riflessione meta- e translinguistica si inserisce nel tessuto del poema senza creare discontinuità, utilizzando risorse proprie della lingua poetica (come l'etimologia e la polisemia). Cicerone aggiunge pathos al proprio modello enfatizzando la luminosità delle stelle ma soprattutto personificando le costellazioni, che diventano corpi vivi: in questo modo conferisce alla ekphrasis di Arato un vivido movimento, innervando la struttura descrittiva con elementi narrativi. Infine, nei passi di maggior rilevanza programmatica (il proemio e il mito di Dike) la traduzione ciceroniana segue meccanismi di window reference, grazie ai quali il poeta allude all'ipotesto esiodeo sotteso alle variazioni di Arato.
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CARPENTIERI, CHIARA MARIA. "PER UN PRIMO CENSIMENTO DELLE FONTI STORICHE E LETTERARIE UNGHERESI DEI SECC. XV-XVII IN TRE BIBLIOTECHE LOMBARDE." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2014. http://hdl.handle.net/10280/3154.

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Abstract:
Lo studio propone un primo censimento delle fonti storiche e letterarie ungheresi, manoscritte e a stampa e redatte in lingua italiana o latina, conservate nelle biblioteche di Bergamo (Civica Angelo Mai) e Milano (Ambrosiana e Nazionale Braidense); spesso inediti, tali documenti costituiscono, accanto alle consuete fonti archivistiche, valide testimonianze delle profonde relazioni politiche e culturali stabilitesi tra la nazione italiana e quella ungherese nei secoli XV-XVII. Se nel fondo manoscritto dell’Ambrosiana è stato possibile rinvenire ben 284 "hungarica", 251 sono gli stampati reperiti nei fondi antichi delle tre biblioteche. Di tale materiale, suddiviso in due cataloghi, è stata fornita un’accurata descrizione bibliografica, preceduta da un capitolo introduttivo, in cui, individuate le antiche collocazioni dei documenti (tra le quali spicca la biblioteca padovana dell'erudito Gian Vincenzo Pinelli), si fornisce un’analisi delle diverse tipologie di fonti (suddivise nelle categorie: "Autori ungheresi"; "Avvisi e scritture relativi alla Lunga Guerra"; "Dedicatari ungheresi"; "Epistole, discorsi e orazioni"; "L’Ungheria nella leggenda"; "Testi con riferimento non esplicito all’Ungheria"; "Testi storici"; "Trattatistica") e si dà risalto ad alcune opere, che, tra numerosissime altre, ben si sono prestate a testimoniare i rapporti italo-magiari durante il Basso Medioevo e l’età moderna.
This study takes a first census of handwritten or printed historical and literary Hungarian sources, written in Italian or Latin, kept in the libraries of Bergamo – Civica Angelo Mai –, and Milan – Ambrosiana and Nazionale Braidense. Often unpublished, those documents make up, next to the usual archivial sources, valid evidence of the important political and cultural relations established inbetween the Italian and the Hungarian nations in the 15th-17th centuries. If it has been possible to find out 284 "hungarica" in the manuscripts of the Ambrosiana Library, 251 are the printed one found in the three libraries. A careful bibliographic work has been done describing this material, divided in two catalogues, with an introducing chapter which, once discovered the ancient classification of those documents – one of the most important is the Gian Vincenzo Pinelli’s library of Padua –, analyzes closely the different tipology of sources. These documents has been subdivided in classes: "Hungarian authors"; "Long war dispatches and writings"; "Hungarian dedicatees"; "Epistles, speeches and orations"; "Legendary Hungary"; "Texts not explicitly referred to Hungary"; "Historical texts"; "Treatises". Finally, some texts are emphasized, among many others, to give testimony of the Italian-Hungarian relations during early Middle Ages and Modern Age.
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CARPENTIERI, CHIARA MARIA. "PER UN PRIMO CENSIMENTO DELLE FONTI STORICHE E LETTERARIE UNGHERESI DEI SECC. XV-XVII IN TRE BIBLIOTECHE LOMBARDE." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2014. http://hdl.handle.net/10280/3154.

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Abstract:
Lo studio propone un primo censimento delle fonti storiche e letterarie ungheresi, manoscritte e a stampa e redatte in lingua italiana o latina, conservate nelle biblioteche di Bergamo (Civica Angelo Mai) e Milano (Ambrosiana e Nazionale Braidense); spesso inediti, tali documenti costituiscono, accanto alle consuete fonti archivistiche, valide testimonianze delle profonde relazioni politiche e culturali stabilitesi tra la nazione italiana e quella ungherese nei secoli XV-XVII. Se nel fondo manoscritto dell’Ambrosiana è stato possibile rinvenire ben 284 "hungarica", 251 sono gli stampati reperiti nei fondi antichi delle tre biblioteche. Di tale materiale, suddiviso in due cataloghi, è stata fornita un’accurata descrizione bibliografica, preceduta da un capitolo introduttivo, in cui, individuate le antiche collocazioni dei documenti (tra le quali spicca la biblioteca padovana dell'erudito Gian Vincenzo Pinelli), si fornisce un’analisi delle diverse tipologie di fonti (suddivise nelle categorie: "Autori ungheresi"; "Avvisi e scritture relativi alla Lunga Guerra"; "Dedicatari ungheresi"; "Epistole, discorsi e orazioni"; "L’Ungheria nella leggenda"; "Testi con riferimento non esplicito all’Ungheria"; "Testi storici"; "Trattatistica") e si dà risalto ad alcune opere, che, tra numerosissime altre, ben si sono prestate a testimoniare i rapporti italo-magiari durante il Basso Medioevo e l’età moderna.
This study takes a first census of handwritten or printed historical and literary Hungarian sources, written in Italian or Latin, kept in the libraries of Bergamo – Civica Angelo Mai –, and Milan – Ambrosiana and Nazionale Braidense. Often unpublished, those documents make up, next to the usual archivial sources, valid evidence of the important political and cultural relations established inbetween the Italian and the Hungarian nations in the 15th-17th centuries. If it has been possible to find out 284 "hungarica" in the manuscripts of the Ambrosiana Library, 251 are the printed one found in the three libraries. A careful bibliographic work has been done describing this material, divided in two catalogues, with an introducing chapter which, once discovered the ancient classification of those documents – one of the most important is the Gian Vincenzo Pinelli’s library of Padua –, analyzes closely the different tipology of sources. These documents has been subdivided in classes: "Hungarian authors"; "Long war dispatches and writings"; "Hungarian dedicatees"; "Epistles, speeches and orations"; "Legendary Hungary"; "Texts not explicitly referred to Hungary"; "Historical texts"; "Treatises". Finally, some texts are emphasized, among many others, to give testimony of the Italian-Hungarian relations during early Middle Ages and Modern Age.
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BOCCHI, GIUSEPPE. "PHILOSOPHIA MEDICA E MEDICINA RHETORICA IN SENECA." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2009. http://hdl.handle.net/10280/526.

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Abstract:
E' possibile approfondire la conoscenza del pensiero senecano tenendo conto delle conoscenze mediche del filosofo. L'influenza della scuola medica Pneumatica, di ispirazione stoica, consente di dimostrare che le passioni come l'ira non sono per Seneca solo malattie dell'anima, ma sindromi psicofisiche che coinvolgono tutti i livelli dell'individuo, alla luce di un monismo corpo- anima possibile solo alla luce delle dottrine Pneuamtiche. Malattie come la mania e la melancolia, inoltre, hanno un decorso particolare che oltre ad influenzare la visione senecana dell'ira, permette anche di comprendere il carattere apparentemente incoerente di alcuni personaggi delle tragedie (Clitennestra, Atreo, Fedra e Medea), che possono essere considerati traduzioni drammaturgiche di sindromi maniaco- depressive.
It's possible to deepen our knowledge of Senecan thought by considering his medical knowledge. The influence of the Pneumatic school, inspired by Stoic philosophy, makes possible to show that passions like anger are for Seneca not only soul diseases, but also a kind of psycho- physical syndrome that concerns every aspect of the individual in the light of a psycho- physical monism that is possible to understand only through the Pneumatic doctrines. Diseases like mania and melancholy, moreover, have a peculiar development which, influencing Senecan view of anger, let us understand the apparently incoherent features of some characters of the tragedies (Clitaemestra, Atreus, Phaedra, Medea) who can be considered dramatic translations of manic- depressive syndromes
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BOCCHI, GIUSEPPE. "PHILOSOPHIA MEDICA E MEDICINA RHETORICA IN SENECA." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2009. http://hdl.handle.net/10280/526.

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Abstract:
E' possibile approfondire la conoscenza del pensiero senecano tenendo conto delle conoscenze mediche del filosofo. L'influenza della scuola medica Pneumatica, di ispirazione stoica, consente di dimostrare che le passioni come l'ira non sono per Seneca solo malattie dell'anima, ma sindromi psicofisiche che coinvolgono tutti i livelli dell'individuo, alla luce di un monismo corpo- anima possibile solo alla luce delle dottrine Pneuamtiche. Malattie come la mania e la melancolia, inoltre, hanno un decorso particolare che oltre ad influenzare la visione senecana dell'ira, permette anche di comprendere il carattere apparentemente incoerente di alcuni personaggi delle tragedie (Clitennestra, Atreo, Fedra e Medea), che possono essere considerati traduzioni drammaturgiche di sindromi maniaco- depressive.
It's possible to deepen our knowledge of Senecan thought by considering his medical knowledge. The influence of the Pneumatic school, inspired by Stoic philosophy, makes possible to show that passions like anger are for Seneca not only soul diseases, but also a kind of psycho- physical syndrome that concerns every aspect of the individual in the light of a psycho- physical monism that is possible to understand only through the Pneumatic doctrines. Diseases like mania and melancholy, moreover, have a peculiar development which, influencing Senecan view of anger, let us understand the apparently incoherent features of some characters of the tragedies (Clitaemestra, Atreus, Phaedra, Medea) who can be considered dramatic translations of manic- depressive syndromes
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MATASCI, JOELLE. "Le Historiae adversus paganos di Paolo Orosio volgarizzate da Bono Giamboni." Doctoral thesis, Scuola Normale Superiore, 2020. http://hdl.handle.net/11384/95190.

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Collura, Alessio. "«Sens e Razos d'una Escriptura»: edizione e studio della traduzione Occitana dell'Evangelium Nicodemi = «Sens e Razos d'una Escriptura»: édition et étude de la traduction Occitane de l'Evangelium Nicodemi." Doctoral thesis, Università degli studi di Trento, 2014. https://hdl.handle.net/11572/368548.

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Abstract:
La tesi fornisce la prima edizione critica commentata del poema occitano 'Sens e razos d'una escriptura', il cosiddetto Vangelo occitano di Nicodemo. Si tratta di un testo in couplets d'octosyllabes, di origine linguadociana orientale e attribuibile, verosimilmente, agli anni '80/'90 del XIII secolo. Un'ampia introduzione di carattere storico-letterario, filologico e codicologico anticipa l'edizione stessa (corredata da traduzione in italiano) e fornisce un primo tentativo di contestualizzazione del testo.
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PESSINA, ANNA. "ANALISI FILOLOGICA E STORICO-TEOLOGICA DI UN INNO PASQUALE PRIMIGENIO. IL CASO DI Mt 27,51b - 53." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2019. http://hdl.handle.net/10280/63895.

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Abstract:
L’elaborato analizza e ricostruisce la storia del testo del brano neotestamentario di Mt 27,51b-53. Il breve componimento, di natura innodica, assume particolare rilievo per la sua collocazione all’interno del racconto della passione, cuore dell’annuncio evangelico. Attraverso l’applicazione di una metodologia che tenga conto delle peculiarità di origine, redazione e trasmissione della letteratura protocristiana, il passo in questione è assunto come caso di studio per una rivalutazione, nella constitutio textus del Nuovo Testamento, della c.d. tradizione indiretta, non sempre adeguatamente valutata dalla filologia tradizionale. Il lavoro è strutturato in due macro-sezioni: la prima, filologica, volta a far emergere, attraverso l’analisi delle citazioni indirette, la forma testuale più antica. Particolare attenzione è rivolta all’espressione «dopo la sua risurrezione», non presente nella fase primitiva del testo. La seconda sezione, storico-teologica, analizza il contesto di formazione e utilizzo della pericope, avallando l’ipotesi di un’origine innodica del brano. Esso sarebbe stato un materiale liturgico precedente, forse giudeo-cristiano, a disposizione della comunità e fatto qui confluire dal redattore del Vangelo per celebrare il sacrificio di Gesù. Vengono, infine, indagate le motivazioni teologiche che potrebbero aver contribuito, tra il III e il IV secolo, alla modifica del dettato testuale più antico.
The thesis aims to reconstruct the history of the text of Matt 27:51b-53. This brief composition, probably a hymn, is particularly relevant for its arrangement in the passion narrative, which is the most important point of the Gospel’s kerygma. By applying a methodology that takes into consideration the peculiarity of the origin, the redaction, and the transmission of the earliest Christian literature, these verses are assumed as a study case, in order to value the indirect tradition in the reconstruction of the text of the New Testament. The work is divided into two parts: the first one, philological, brings out, through the indirect quotations, the earliest form of the text, which is partly different from the canonical one. Here, the sentence «after his resurrection» is relevant because it was not present in the primitive text. The second section analyses the context and the employment of the Matthean pericope in order to confirm the hypothesis of the hymn. It might have been a liturgical material, perhaps Jewish-Christian, used by the community and added to the Gospel by the redactor. Finally, this study takes into account the theological reasons that could have caused, within the third and fourth centuries, the modification of the earliest text.
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PESSINA, ANNA. "ANALISI FILOLOGICA E STORICO-TEOLOGICA DI UN INNO PASQUALE PRIMIGENIO. IL CASO DI Mt 27,51b - 53." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2019. http://hdl.handle.net/10280/63895.

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Abstract:
L’elaborato analizza e ricostruisce la storia del testo del brano neotestamentario di Mt 27,51b-53. Il breve componimento, di natura innodica, assume particolare rilievo per la sua collocazione all’interno del racconto della passione, cuore dell’annuncio evangelico. Attraverso l’applicazione di una metodologia che tenga conto delle peculiarità di origine, redazione e trasmissione della letteratura protocristiana, il passo in questione è assunto come caso di studio per una rivalutazione, nella constitutio textus del Nuovo Testamento, della c.d. tradizione indiretta, non sempre adeguatamente valutata dalla filologia tradizionale. Il lavoro è strutturato in due macro-sezioni: la prima, filologica, volta a far emergere, attraverso l’analisi delle citazioni indirette, la forma testuale più antica. Particolare attenzione è rivolta all’espressione «dopo la sua risurrezione», non presente nella fase primitiva del testo. La seconda sezione, storico-teologica, analizza il contesto di formazione e utilizzo della pericope, avallando l’ipotesi di un’origine innodica del brano. Esso sarebbe stato un materiale liturgico precedente, forse giudeo-cristiano, a disposizione della comunità e fatto qui confluire dal redattore del Vangelo per celebrare il sacrificio di Gesù. Vengono, infine, indagate le motivazioni teologiche che potrebbero aver contribuito, tra il III e il IV secolo, alla modifica del dettato testuale più antico.
The thesis aims to reconstruct the history of the text of Matt 27:51b-53. This brief composition, probably a hymn, is particularly relevant for its arrangement in the passion narrative, which is the most important point of the Gospel’s kerygma. By applying a methodology that takes into consideration the peculiarity of the origin, the redaction, and the transmission of the earliest Christian literature, these verses are assumed as a study case, in order to value the indirect tradition in the reconstruction of the text of the New Testament. The work is divided into two parts: the first one, philological, brings out, through the indirect quotations, the earliest form of the text, which is partly different from the canonical one. Here, the sentence «after his resurrection» is relevant because it was not present in the primitive text. The second section analyses the context and the employment of the Matthean pericope in order to confirm the hypothesis of the hymn. It might have been a liturgical material, perhaps Jewish-Christian, used by the community and added to the Gospel by the redactor. Finally, this study takes into account the theological reasons that could have caused, within the third and fourth centuries, the modification of the earliest text.
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Di, Iasio Valeria. "«Già grande vola, e già trionfa armato»: aspetti della poesia tassiana tra epos e lirica." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2015. http://hdl.handle.net/11577/3424198.

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Abstract:
This work investigates forms and stages of Tasso’s poetry according to a synchronic and diachronic vision. The textual materials considered are related to the forms of lyric and their formal, structural, thematic and stylistic intersection with the epic ones. The goal was to define the structure, the formal characterization and narrative function of 'lyrical stories' of Gerusalemme liberata (chapter I) and to develope an analytical itinerary inside the textual stratigraphy of the poem (chapter II). The stratigraphy of the epic text testifies the progressive creation of textual structures related both to Tasso’s poetic theory that to the macrotext of the poem. For the same reason has been investigated the first poem, Rinaldo (chapter III) , and some parts of Tasso’ lyric poetry (Eteree, Chigiano and other rhymes circulating during the years preceding the confinement in Sant’Anna). The research was conducted considering the connection between theory and praxis, and thus giving ample space to the direct textual analysis and the intertextual and philological contextualization.
Il presente lavoro indaga forme e fasi della poesia tassiana secondo una visione al contempo sincronica (in grado di mettere in dialogo strati testuali e momenti compositivi diversi) e diacroonica (in grado di disporre tali elementi in prospettiva temporale e quindi capace di restituire la reale qualità dell’evoluzione delle fasi stesse). Nello specifico, i materiali testuali considerati sono relativi alle forme del lirico largamente intese e alla loro intersezione formale, strutturale, tematica e stilistica con le forme dell’epos. L’obiettivo è stato quello di definire la struttura, la caratterizzazione formale e la funzione narrativa delle ‘ vicende liriche’ della Gerusalemme liberata per poi sviluppare, nell’ambito del secondo capitolo, un itinerario analitico interno al poema e alle sue stratigrafie testuali. Proprio la stratigrafia del testo epico rappresenta infatti una straordinaria testimonianza della progressiva messa a punto di equilibri testuali che si rapportano necessariamente sia alle ragioni interne del macrotesto che alle sollecitazioni dell’intero universo teorico tassiano, anche in relazione alla prima prova narrativa costituita dal Rinaldo, a cui e dedicato il terzo capitolo, e all’insieme costitiuto dalla pratica della scrittura lirica strettamente intesa, a cui è dedicato il quarto capitolo (che comprende le rime Eteree, il canzoniere Chigiano, momento transitorio ma nodale se valutato secondo un’ottica retrospettiva rivolta al poema, e alcune rime disperse circolanti negli anni precedenti la reclusione). Tutta la ricerca – dall’indagine testuale e critica interna al poema gerosolimitano alla ricostruzione della genesi testuale del compromesso, talvolta difficile ma sempre fecondo, tra lirica, e stile fiorito, ed epica, e stile magnifico, fino alla ridefinzione dell’iter, talvolta sotterraneo, che la materia lirica percorre precedendo, accompagnando e seguendo il magnum opus della Liberata – è stata condotta tenendo sempre conto del rapporto che sussiste tra teoria e prassi in un autore tanto sorvegliato come Tasso, e dando quindi ampio spazio ad un’analisi testuale tesa sia alla profondità che alla contestualizzazione intertestuale dei dati, sempre rigorosamente posti al vaglio della specola filologica.
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Mariani, Daniela. "La Vie des Pères. Genèse et diffusion d'un recueil de contes exemplaires du XIIIe siècle." Doctoral thesis, Università degli studi di Trento, 2019. https://hdl.handle.net/11572/368638.

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Abstract:
La Vie des Pères, raccolta di racconti esemplari dell’inizio del XIII secolo, aspira alla formazione religiosa cristiana proponendo nella narrazione e nei para-sermoni dell’autore (i prologhi e gli epiloghi ai racconti) un insegnamento teologico. In una prospettiva critica letteraria e storica, questa ricerca analizza la genesi e la ricezione del testo. Le intenzioni poetiche dell’autore determinano l’aggiornamento di una materia narrativa preesistente ai temi spirituali dominanti intorno al 1215 (la confessione, l’eucarestia, il celibato dei chierici). Il pubblico medievale (XIII-XV secolo) ha interpretato il testo a partire dai supporti fisici che lo hanno trasmesso. La tradizione manoscritta è così studiata come un insieme di testimoni di presentazione del testo, più o meno modificato e adattato a diversi contesti (altre opere religiose, testi profani, testi non narrativi) e per diverse comunità interpretative: i possessori dei manoscritti, i lettori che hanno annotato i margini, i copisti che hanno strutturato l’opera con le rubriche. Ne emerge una sostanziale coerenza dell’opera tra la funzione esemplare e l’utilizzo effettivo.
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Perissinotto, Silvia <1990&gt. "Il task-based approach nasce negli anni '80 del secolo scorso e negli anni ha trovato ampio riscontro a livello mondiale. E' attualmente uno degli approcci maggiormente utilizzati nel campo dell'insegnamento linguistico grazie alla sua natura comunicativa; trova infatti le sue radici nel Communicative Language Teaching degli anni '70 con il quale condivide la forte contrapposizione per gli approcci basati sull'esposizione di rigide regole grammaticali. L'biettivo comunicativo che ci si pone nella progettazione dei task è strettamente legato all'autenticità delle attività, ovvero la loro concretezza e capacità di riprodurre situazioni di vita reale. L'approccio per task è fonte di ricerca in quanto dimostra essere particolarmente proficuo nelle classi di L2 e LS: i maggiori effetti sono riscontrabili sul miglioramento delle abilità comunicative dei discenti. Se da una parte la letteratura sul task-based approach è molto ampia e in fase di continua sperimentazione, un aspetto più ristretto che è stato considerato in misura minore è la sua efficacia all'interno di classi di principianti (basic user, secondo il quadro comune europeo di riferimento per la conoscenza delle lingue: livelli A1 e A2). Pochi ricercatori hanno finora investigato gli effetti dell'utilizzo di task su questo campo di discenti e i principali risultati ottenuti sono legati alle abilità di comprensione. Operando con apprendenti la competenza linguistica è ai primi stadi di sviluppo l'applicazione di attività di comprensione risulta limitante: è a questo proposito che l'orientamento suggerito dai ricercatori è quello di impiegare dapprima dei task che favoriscano la comprensione linguistica per poi passare ad attività di produzione. Gli effetti dei task di comprensione sono ancora una questione in fase di ricerca." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2018. http://hdl.handle.net/10579/12962.

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Abstract:
Task-based approach was initially used during the 80s of the previous century and since then it has been widely used all over the world. Thanks to its communicative feature it is currently among the most used approaches to language teaching.
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PANTINI, SARA. "Analysis and modelling of leachate and gas generation at landfill sites focused on mechanically-biologically treated waste." Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2013. http://hdl.handle.net/2108/203393.

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Abstract:
Despite significant efforts have been directed toward reducing waste generation and encouraging alternative waste management strategies, landfills still remain the main option for Municipal Solid Waste (MSW) disposal in many countries. Hence, landfills and related impacts on the surroundings are still current issues throughout the world. Actually, the major concerns are related to the potential emissions of leachate and landfill gas into the environment, that pose a threat to public health, surface and groundwater pollution, soil contamination and global warming effects. To ensure environmental protection and enhance landfill sustainability, modern sanitary landfills are equipped with several engineered systems with different functions. For instance, the installation of containment systems, such as bottom liner and multi-layers capping systems, is aimed at reducing leachate seepage and water infiltration into the landfill body as well as gas migration, while eventually mitigating methane emissions through the placement of active oxidation layers (biocovers). Leachate collection and removal systems are designed to minimize water head forming on the bottom section of the landfill and consequent seepages through the liner system. Finally, gas extraction and utilization systems, allow to recover energy from landfill gas while reducing explosion and fire risks associated with methane accumulation, even though much depends on gas collection efficiency achieved in the field (range: 60-90% Spokas et al., 2006; Huitric and Kong, 2006). Hence, impacts on the surrounding environment caused by the polluting substances released from the deposited waste through liquid and gas emissions can be potentially mitigated by a proper design of technical barriers and collection/extraction systems at the landfill site. Nevertheless, the long-term performance of containment systems to limit the landfill emissions is highly uncertain and is strongly dependent on site-specific conditions such as climate, vegetative covers, containment systems, leachate quality and applied stress. Furthermore, the design and operation of leachate collection and treatment systems, of landfill gas extraction and utilization projects, as well as the assessment of appropriate methane reduction strategies (biocovers), require reliable emission forecasts for the assessment of system feasibility and to ensure environmental compliance. To this end, landfill simulation models can represent an useful supporting tool for a better design of leachate/gas collection and treatment systems and can provide valuable information for the evaluation of best options for containment systems depending on their performances under the site-specific conditions. The capability in predicting future emissions levels at a landfill site can also be improved by combining simulation models with field observations at full-scale landfills and/or with experimental studies resembling landfill conditions. Indeed, this kind of data may allow to identify the main parameters and processes governing leachate and gas generation and can provide useful information for model refinement. In view of such need, the present research study was initially addressed to develop a new landfill screening model that, based on simplified mathematical and empirical equations, provides quantitative estimation of leachate and gas production over time, taking into account for site-specific conditions, waste properties and main landfill characteristics and processes. In order to evaluate the applicability of the developed model and the accuracy of emissions forecast, several simulations on four full-scale landfills, currently in operative management stage, were carried out. The results of these case studies showed a good correspondence of leachate estimations with monthly trend observed in the field and revealed that the reliability of model predictions is strongly influenced by the quality of input data. In particular, the initial waste moisture content and the waste compression index, which are usually data not available from a standard characterisation, were identified as the key unknown parameters affecting leachate production. Furthermore, the applicability of the model to closed landfills was evaluated by simulating different alternative capping systems and by comparing the results with those returned by the Hydrological Evaluation of Landfill Performance (HELP), which is the most worldwide used model for comparative analysis of composite liner systems. Despite the simplified approach of the developed model, simulated values of infiltration and leakage rates through the analysed cover systems were in line with those of HELP. However, it should be highlighted that the developed model provides an assessment of leachate and biogas production only from a quantitative point of view. The leachate and biogas composition was indeed not included in the forecast model, as strongly linked to the type of waste that makes the prediction in a screening phase poorly representative of what could be expected in the field. Hence, for a qualitative analysis of leachate and gas emissions over time, a laboratory methodology including different type of lab-scale tests was applied to a particular waste material. Specifically, the research was focused on mechanically biologically treated (MBT) wastes which, after the introduction of the European Landfill Directive 1999/31/EC (European Commission, 1999) that imposes member states to dispose of in landfills only wastes that have been preliminary subjected to treatment, are becoming the main flow waste landfilled in new Italian facilities. However, due to the relatively recent introduction of the MBT plants within the waste management system, very few data on leachate and gas emissions from MBT waste in landfills are available and, hence, the current knowledge mainly results from laboratory studies. Nevertheless, the assessment of the leaching characteristics of MBT materials and the evaluation of how the environmental conditions may affect the heavy metals mobility are still poorly investigated in literature. To gain deeper insight on the fundamental mechanisms governing the constituents release from MBT wastes, several leaching experiments were performed on MBT samples collected from an Italian MBT plant and the experimental results were modelled to obtain information on the long-term leachate emissions. Namely, a combination of experimental leaching tests were performed on fully-characterized MBT waste samples and the effect of different parameters, mainly pH and liquid to solid ratio (L/S,) on the compounds release was investigated by combining pH static-batch test, pH dependent tests and dynamic up-flow column percolation experiments. The obtained results showed that, even though MBT wastes were characterized by relatively high heavy metals content, only a limited amount was actually soluble and thus bioavailable. Furthermore, the information provided by the different tests highlighted the existence of a strong linear correlation between the release pattern of dissolved organic carbon (DOC) and several metals (Co, Cr, Cu, Ni, V, Zn), suggesting that complexation to DOC is the leaching controlling mechanism of these elements. Thus, combining the results of batch and up-flow column percolation tests, partition coefficients between DOC and metals concentration were derived. These data, coupled with a simplified screening model for DOC release, allowed to get a very good prediction of metal release during the experiments and may provide useful indications for the evaluation of long-term emissions from this type of waste in a landfill disposal scenario. In order to complete the study on the MBT waste environmental behaviour, gas emissions from MBT waste were examined by performing different anaerobic tests. The main purpose of this study was to evaluate the potential gas generation capacity of wastes and to assess possible implications on gas generation resulting from the different environmental conditions expected in the field. To this end, anaerobic batch tests were performed at a wide range of water contents (26-43 %w/w up to 75 %w/w on wet weight) and temperatures (from 20-25 °C up to 55 °C) in order to simulate different landfill management options (dry tomb or bioreactor landfills). In nearly all test conditions, a quite long lag-phase was observed (several months) due to the inhibition effects resulting from high concentrations of volatile fatty acids (VFAs) and ammonia that highlighted a poor stability degree of the analysed material. Furthermore, experimental results showed that the initial waste water content is the key factor limiting the anaerobic biological process. Indeed, when the waste moisture was lower than 32 %w/w the methanogenic microbial activity was completely inhibited. Overall, the obtained results indicated that the operative conditions drastically affect the gas generation from MBT waste, in terms of both gas yield and generation rate. This suggests that particular caution should be paid when using the results of lab-scale tests for the evaluation of long-term behaviour expected in the field, where the boundary conditions change continuously and vary significantly depending on the climate, the landfill operative management strategies in place (e.g. leachate recirculation, waste disposal methods), the hydraulic characteristics of buried waste, the presence and type of temporary and final cover systems.
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VUTURO, Francesca Paola. "IL “SINASSARIO DELLE NOBILDONNE” E LA “LODE DELLE DONNE” DUE COMPONIMENTI IN GRECO VOLGARE EDIZIONE CRITICA, TRADUZIONE E COMMENTO." Doctoral thesis, 2010. http://hdl.handle.net/10447/101542.

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CATALANO, SARA. "La Comedia delle Ninfe Fiorentine. Revisione dell'edizione e commento." Doctoral thesis, 2019. http://hdl.handle.net/11573/1265309.

Full text
Abstract:
La tesi si propone, nella prima parte, di analizzare, aggiornandola, la tradizione manoscritta della Comedia delle Ninfe Fiorentine, opera della giovinezza di Giovanni Boccaccio, composta subito dopo il ritorno del Certaldese a Firenze dalla corte angioina di Napoli. L’edizione esistente della Comedia delle Ninfe, datata 1963 per la cura di Antonio Enzo Quaglio, fornisce, come d’uso all’epoca, una descrizione sommaria e poco accurata dei testimoni censiti. Si classificano quindi i manoscritti secondo un criterio socioculturale (copia a prezzo e copia per passione), datando i codici al quarto di secolo. Si fornisce, ove possibile, un profilo biografico dei copisti. Il lavoro è completato dalle schede di rilevamento dei singoli testimoni accolti nel corpus, redatte secondo un criterio stabilito a priori. La seconda parte della tesi è un lavoro di commento letterario suddiviso per tematiche. La composizione della Comedia delle Ninfe viene messa in relazione con l’esperienza biografica del suo autore e con il dipanarsi della sua esperienza letteraria. La vicenda del dedicatario dell’opera, Niccolò di Bartolo del Buono, permette di collocare con riferimenti cronologici l’identificazione delle due redazioni della Comedia. Occasione di confrontare tre opere del Boccaccio è la proposta di mettere in relazione Caccia di Diana , Comedia e Amorosa Visione considerando come primo denominatore comune l’utilizzo del capitolo ternario. Il capitolo sul prosimetro fornisce una rassegna sulle possibili fonti alle quali Boccaccio può, o non può, aver fatto riferimento nella composizione dell’opera con questa particolare forma. Infine l’analisi della produzione bucolica del Boccaccio, e della sua evoluzione, propone di considerare la Comedia come un’opera prima in questo genere per l’utilizzo del volgare.
La thèse se propose, dans une première partie, d’analyser et d'actualiser la tradition manuscrite de la Comedia delle Ninfe Fiorentine, œuvre de jeunesse de Giovanni Boccaccio, composée immédiatement après le retour à Florence de la cour angevine de Naples. L'édition actuelle de Comedia delle Ninfe, est due à Antonio Enzo Quaglio et remonte à 1963. Elle fournit, comme il était d'usage à l'époque, une description brève et peu précise des témoins interrogés. Dans cette thése les manuscrits seront donc classés selon un critère socioculturel (copie a prezzo et copie per passione) et datés au quart de siècle. Quand cela est possible, un profil biographique des copistes est fourni. Le travail est complété par les fiches de chacun des témoins individuels acceptés dans le corpus. La deuxième partie de la thèse est un travail de commentaire d’historie littéraire divisé par thèmes. La composition de la Comedia delle Ninfe est liée à l'expérience biographique de son auteur et au développement de son expérience littéraire. L’histoire du dédicataire de l’œuvre, Niccolò di Bartolo del Buono, nous permet de fournir des repères chronologiques pour chacune des deux rédactions de la Comedia. La proposition de mettre en relation Caccia di Diana, Comedia et Amorosa Visione nous donne l’occasion de comparer trois œuvres de Boccaccio, en considérant l’utilisation du “capitolo ternario” comme premier dénominateur commun. Le chapitre sur le prosimètre donne un aperçu des sources possibles auxquelles Boccaccio peut, ou ne peut pas, faire référence pour cette forme particulière (prose et vers). Enfin, l'analyse de la production bucolique de Boccace et de son évolution amène à considérer le Comedia comme une première œuvre de ce genre avec l’utilisation du vernaculaire.
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MASSA, GABRIELE. "Giungo pura dai puri: le lamine auree orfiche." Doctoral thesis, 2016. http://hdl.handle.net/11573/1192409.

Full text
Abstract:
Nel corso del lavoro, dopo una verifica del testo delle iscrizioni su lamine d'oro orfiche attraverso un attento lavoro di edizione e di revisione autoptica, vengono discussi e presi in esame i principali problemi (inerenti al culto, all'origine testuale, alle divinità, alla dottrina, ai rapporti con altri misteri e con il pensiero filosofico antico etc.) sollevati da queste enigmatiche iscrizioni esoteriche.
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