Journal articles on the topic 'Filiera locale'

To see the other types of publications on this topic, follow the link: Filiera locale.

Create a spot-on reference in APA, MLA, Chicago, Harvard, and other styles

Select a source type:

Consult the top 50 journal articles for your research on the topic 'Filiera locale.'

Next to every source in the list of references, there is an 'Add to bibliography' button. Press on it, and we will generate automatically the bibliographic reference to the chosen work in the citation style you need: APA, MLA, Harvard, Chicago, Vancouver, etc.

You can also download the full text of the academic publication as pdf and read online its abstract whenever available in the metadata.

Browse journal articles on a wide variety of disciplines and organise your bibliography correctly.

1

Cicatiello, Clara, and Silvio Franco. "Filiere corte e sostenibilitŕ: una rassegna degli impatti ambientali, sociali ed economici." QA Rivista dell'Associazione Rossi-Doria, no. 3 (October 2012): 47–65. http://dx.doi.org/10.3280/qu2012-003003.

Full text
Abstract:
Filiere corte e sostenibilitŕ: una rassegna degli impatti ambientali, sociali ed economici Negli ultimi anni l'interesse per le filiere corte č costantemente aumentato e sta trovando sempre piů spazio nel dibattito istituzionale e scientifico. Questo contributo mira a identificare le implicazioni della filiera corta sulla sfera ambientale, sociale ed economica, cosě come emergono dall'esame della letteratura scientifica, istituzionale e "grigia" di diversi settori. L'impatto delle filiere corte su queste tre dimensioni della sostenibilitŕ, laddove si evidenzino dei vantaggi significativi sulla qualitŕ dello sviluppo locale e sul benessere delle comunitŕ nelle aree rurali, giustifica l'opportunitŕ di promuovere delle azioni in grado di sostenere e favorire la diffusione di questa forma di organizzazione delle filiere agroalimentari.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
2

Caputo, Paola. "Importanza della risorsa biomassa nella pianificazione energetica e per lo sviluppo locale. Analisi di alcune esperienze in Nord Italia e possibili scenari evolutivi." ARCHIVIO DI STUDI URBANI E REGIONALI, no. 131 (November 2021): 186–204. http://dx.doi.org/10.3280/asur2021-131-s1009.

Full text
Abstract:
La biomassa è una fonte di energia rinnovabile localmente disponibile, programmabile e versatile. Nel contributo si considera il suo utilizzo in sistemi di teleriscaldamento, sulla base di alcune esperienze di successo del nord Italia. Tali sistemi hanno favorito lo sviluppo di una filiera locale basata sui sottoprodotti forestali, in alternativa ai tradizionali combustibili fossili. Sulla base di precedenti ricerche, vengono discussi i benefici e le possibili evoluzioni future di tali sistemi.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
3

Antonioli, Barbara. "Il mercato nazionale e locale per l'energia. Il servizio al consumatore finale quale ultimo step di un'unica filiera." ECONOMICS AND POLICY OF ENERGY AND THE ENVIRONMENT, no. 3 (July 2009): 153–63. http://dx.doi.org/10.3280/efe2008-003007.

Full text
Abstract:
- The reorganization of the energy market, together with an increase in the mobility of resources and the evolution of supply, have reduced borders between national and local market, and both regulatory policies and players' strategies have to consider these renewed environment. The goal of this paper is to make some considerations about the dimension and the interactions between national and locals, up-stream and downstream energy markets, both in terms of value chain phases regulation and of the impact on firms' organization and on the industry as a whole. We want to highlight evident problems of coordination of different rules, the necessity to define a clear national industrial policy (not fragmented at local level), as well as the relevance of the end user prices regulation for liberalized market. In particular, this kind of regulation seems to represent a key point of the current discussion between operators and the energy Authority. The end users price regulation present some critical aspects related to its (contested) limited contribution to a real price competition but, on the other side, had to be considered as a strong protection for domestic customers, as well as a way to reduce information asymmetry.Key words: Energy, competition, regulation.JEL classifications: H1, K2.Parole chiave: Energia, concorrenza, regolazione.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
4

Cavazzoli, Luigi. "La Polenghi Lombardo e le istituzioni sperimentali e formative del Lodigiano." STORIA IN LOMBARDIA, no. 1 (July 2010): 5–40. http://dx.doi.org/10.3280/sil2010-001001.

Full text
Abstract:
Con l'istituzione nel 1871 della Stazione di caseificio di Lodi. si apre il primo centro di ricerche in una zona di grande produzione di latte, che contribuě al progresso dell'industria lattiero casearia locale e nazionale. Inoltre, l'istruzione professionale si affermň in Italia con questa «Stazione»: e contribuě al lo sviluppo dell'industria lattiera italiana L'intreccio che nel Lodigiano si realizzň fra industria, sperimentazione e formazione nella filiera del latte č in gran parte dovuto alle proficue collaborazioni che s'instaurarono, fra istituzioni pubbliche e private; collaborazioni gestiste da scienziati e tecnici di notevole prestigio e da propensione all'intrapresa, che operarono in un ambiente particolarmente favorevole. Note biografiche: Luigi Cavazzoli dirige il Centro Studi Ivanoe Bonomi e collabora con il Dipartimento di Storia della societŕ e delle istituzioni dell'Universitŕ Statale di Milano, la Fondazione "F. Turati" di Firenze, l'Accademia nazionale virgiliana e l'Istituto mantovano di storia contemporanea. Email: luigi cavazzoli @tin.it
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
5

Marinelli, Augusto, Claudio Fagarazzi, and Alessandro Tirinnanzi. "Valutazione degli effetti economici, ambientali e territoriali di alcune filiere biomassa-energia presenti in Toscana." RIVISTA DI STUDI SULLA SOSTENIBILITA', no. 2 (February 2013): 13–31. http://dx.doi.org/10.3280/riss2012-su2003.

Full text
Abstract:
Il presente contributo esamina alcune filiere foresta-legno-energia presenti in Toscana. Lo studio č diretto a valutare l'effettiva efficienza economica della tecnologia, la sostenibilitŕ economica di lungo periodo della filiera, gli effetti sociali indotti sulle imprese e sulla comunitŕ e gli effetti ambientali determinati da queste nuove tecnologie, nonché eventuali problematiche gestionali e organizzative rilevate dai vari attori coinvolti nella filiera (proprietari boschivi, imprese di utilizzazione forestale, gestori degli impianti energetici, utenti finali). Le esperienze illustrate nel presente contributo, sono il risultato di due anni di attivitŕ di monitoraggio, realizzate nell'ambito del progetto transfrontaliero BIOMASS. I risultati rappresentano un utile strumento di supporto per la progettazione della filiera e degli impianti, in termini di logistica, infrastrutture e di valutazione degli effetti socioeconomici sulle comunitŕ e sulle imprese locali.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
6

Pettenati, Giacomo. "La rinaturalizzazione del cibo in Valposchiavo: ecologia politica di una ‘valle bio'." RIVISTA GEOGRAFICA ITALIANA, no. 2 (June 2021): 137–53. http://dx.doi.org/10.3280/rgioa2-2021oa12037.

Full text
Abstract:
Il rapporto tra cibo e natura è caratterizzato, da alcuni decenni, dall'intreccio di due processi materiali e simbolici: la de-naturalizzazione delle filiere agro-industriali, che ha apparentemente ‘liberato' la produzione di cibo dai processi naturali, e la ri-naturalizzazione, associata al quality turn, che ha recentemente trasformato le filiere agroalimentari e i consumi. Questo contributo approfondisce le relazioni tra cibo e natura a partire dall'analisi dei processi in corso da alcuni anni in Valposchiavo (Svizzera), dove la sostenibilità ambientale delle filiere agroalimentari è al centro delle strategie di sviluppo locale e marketing territoriale. L'analisi utilizza le chiavi di lettura dell'ecologia politica del cibo (food political ecology), che consente di approfondire e analizzare criticamente la complessità e ladimensione politica di tali processi.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
7

Scudo, Gianni, and Matteo Clementi. "La progettazione ambientale delle filiere alimentari orientata allo sviluppo bioregionale." TERRITORIO, no. 93 (January 2021): 26–31. http://dx.doi.org/10.3280/tr2020-093004.

Full text
Abstract:
Il testo presenta strumenti di analisi e progetto di filiere alimentari elaborati nella ricerca ‘Bioregione'. Lo studio mira ad approfondire i processi che connettono domanda e offerta in un ambito territoriale definito e a formulare scenari migliorativi. Le filiere interessano i principali alimenti che compongono la domanda aggregata associata alla ristorazione collettiva nelle diverse fasi, dalla produzione in campo al conferimento al centro cottura, al consumo e alla gestione degli scarti. Gli indicatori utilizzati sono la domanda energetica complessiva (energia primaria non rinnovabile), la contabilità di terreno agricolo produttivo per quantità di prodotto o pasto equivalente e il costo di produzione. Essi costituiscono strumenti sperimentali di riferimento per una pianificazione territoriale locale che metta al centro un nuovo modello metabolico campagnacittà ambientalmente sostenibile.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
8

FARRANT, Laura, Marie-Pierre LABAU, Martine PADILLA, Chloé DENEUFBOURG, Laurence FORTUN-LAMOTHE, Sophie PENAVAYRE, and Antoine BESNIER. "Évaluation de la durabilité de la filière Indication Géographique Protégée « Canard à foie gras du Sud-Ouest »." INRA Productions Animales 31, no. 2 (October 25, 2018): 131–44. http://dx.doi.org/10.20870/productions-animales.2018.31.2.2319.

Full text
Abstract:
Les filières agroalimentaires font face à de multiples enjeux et questionnements en lien avec les différents aspects du développement durable. L’objectif de ces travaux est de proposer des méthodologies permettant d’aborder l’évaluation de la durabilité des filières de produits agroalimentaires transformés en s’intéressant aux impacts environnementaux ainsi qu’aux performances socio-économiques de la filière Indication Géographique Protégée (IGP) foie gras du Sud-Ouest en lien avec son implantation territoriale. Les impacts environnementaux sont étudiés via la méthode de l’Analyse de Cycle de Vie (ACV). Les résultats fournissent un éclairage approfondi sur les principaux contributeurs aux impacts de la filière pour chaque étape, depuis les phases amont d’élevage et de gavage, prépondérantes dans le bilan global de la filière, jusqu’à la consommation finale. Une nouvelle méthode est également proposée pour évaluer la performance sociale, économique et territoriale d'une filière alimentaire. La mesure des performances s’articule en quatre catégories : i) dignité et bien-être des travailleurs, ii) territoire et vie locale, iii) loyauté et intégrité des pratiques commerciales et iv) création de richesse, pour lesquelles un ensemble d’indicateurs d’évaluation est défini. Cette méthode vise à repérer où se situent les marges de progrès pour qualifier la filière en termes de performances socio-économiques. L’approche mise en œuvre souligne que la filière est globalement très performante sur les dimensions étudiées avec néanmoins des enjeux concernant la précarité de certains emplois et des voies d’amélioration concernant la participation à la vie locale.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
9

De Carvalho, Soraya A., René Poccard-Chapuis, and Jean-François Tourrand. "Opportunisme et persistance dans la production de lait en Amazonie brésilienne." Revue d’élevage et de médecine vétérinaire des pays tropicaux 68, no. 2-3 (March 25, 2016): 61. http://dx.doi.org/10.19182/remvt.20589.

Full text
Abstract:
En Amazonie, la production laitière est considérée comme une opportunité pour améliorer la viabilité des petites fermes du fait de la double fonction (production de lait et de veaux) de cette activité qui est favorisée par le fort potentiel fourrager dû au climat chaud et humide. Mais la production laitière ne dépend pas que du fourrage, la question est plus complexe. Cet article décrit ainsi comment la filière laitière locale et le contexte limitent la productivité et l’innovation dans ce sec­teur. Il esquisse également les possibilités d’évolution à court terme. La méthode mise en oeuvre a combiné trois approches complémentaires afin de mieux comprendre la complexité de la production laitière en Amazonie. Ces approches se sont basées sur a) une typologie des fermes, réalisée à deux périodes différentes, afin d’identifier leurs trajectoires, b) une analyse rétrospective décrivant les changements et les inva­riants des facteurs concernés, et c) une analyse de la filière reposant sur des données secondaires et des informations recueillies auprès d’informateurs-clés. Les résultats obte­nus ont complété l’expertise développée depuis une dizaine d’année par l’équipe de chercheurs concernée. La typologie a révélé les fréquentes et soudaines modifications de la stra­tégie des fermes suivant deux tendances principales, opportu­nisme et persévérance, en lien avec les pratiques d’élevage, notamment la reproduction, l’alimentation et la commercia­lisation des produits laitiers. Cette dernière dépend fortement de la capacité des laiteries locales à établir une relation de confiance avec les éleveurs. Ce partenariat est délicat à mettre en place à cause du contexte local, en particulier du fait des difficultés de transport, de l’accès insuffisant au marché, des normes nationales de production. Ce contexte explique les fréquentes créations et disparitions de laiteries. C’est pourquoi de nombreux éleveurs se concentrent sur la production de veaux et considèrent le lait comme un sous-produit. D’autres, en revanche, souvent pour des raisons culturelles, continuent à produire du lait et des veaux, recherchant des alternatives à la commercialisation du lait. Trois scénarios ont été envisa­gés : a) intensification, b) augmentation de la demande locale, et c) politiques environnementales exigeantes.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
10

Kesirli Unur, Ayşegül. "In the midst of the global and the local: Neo-Ottoman detectives of Filinta." Critical Studies in Television: The International Journal of Television Studies 15, no. 4 (November 17, 2020): 357–72. http://dx.doi.org/10.1177/1749602020956974.

Full text
Abstract:
This article intends to understand the significance of depicting the Ottoman past in Turkish TV dramas by focusing on Filinta [Flintlock] (2014–2016) , a hybrid of historical drama and police procedural that is set in the second half of the 19th century in the Ottoman Empire. On the one hand, the article examines the influence of the Ottoman heritage in localising the police procedural genre in Filinta by exploring various kinds of local, cultural and historical connections. On the other hand, it investigates the appeal of using the Ottoman markers in increasing the popularity of the series in the global television market.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
11

Coronato, Fernando, Enzo Fasioli, Alejandro Schweitzer, and Jean-François Tourrand. "Rethinking the role of sheep in the local development of Patagonia, Argentina." Revue d’élevage et de médecine vétérinaire des pays tropicaux 68, no. 2-3 (March 25, 2016): 129. http://dx.doi.org/10.19182/remvt.20599.

Full text
Abstract:
Les parcours de Patagonie sont les plus au sud de la planète et parmi les derniers à se consacrer à l’élevage. La filière ovine s’y est installée depuis seulement 100–120 ans et a prospéré jusqu’à la crise mondiale de 1930, provoquant la colonisa­tion rapide de parcours de productivité diverse. Mise à part la diversité agronomique, les risques naturels comme la séche­resse ou les fortes chutes de neige, associés aux aléas des politiques économiques ont toujours fait de l’élevage ovin en Patagonie une activité très incertaine. Ainsi, cet élevage a peu à peu perdu son rôle d’activité socio-économique prin­cipale face à l’exploitation de pétrole ou de gaz, la pêche, et dernièrement le tourisme. La situation s’est considérablement aggravée pendant le dernier quart du XXe siècle ; la participa­tion du secteur agricole dans le produit intérieur brut régio­nal n’atteint pas aujourd’hui 5 %. Cependant, l’élevage ovin est la seule activité qui assure l’occupation, même faible, de l’ensemble de la région ; cette activité pionnière permet au mouton de conserver un rôle important à jouer dans l’iden­tité de la Patagonie. Ainsi, nous estimons que le mouton, tant par la filière laine que par la filière viande, continue d’avoir sa place dans l’avenir de la région. Nous soutenons que l’ave­nir du mouton en Patagonie serait dans l’adoption de l’un des trois scénarios que nous appelons « laisser-faire », « parc » et « mouton » en fonction de l’intensité des interventions et des fonds mobilisés. Les trois scénarios pourraient coexister mais la durabilité sur le long terme aurait le dernier mot.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
12

Arfa, Lamia, and Mohamed Elloumi. "La filière tomate de transformation à Haouaria en Tunisie : prédominance de la forme industrielle déterritorialisée." Cahiers Agricultures 30 (2021): 31. http://dx.doi.org/10.1051/cagri/2021014.

Full text
Abstract:
En Tunisie, la filière tomate de transformation joue un rôle majeur dans le développement socio-économique local de certains territoires. La plaine de Haouaria, région historiquement spécialisée dans cette production industrielle, connaît depuis les années 2010 un processus de déterritorialisation se traduisant en amont par une plus grande vulnérabilité des agriculteurs. L’objectif de cet article est de présenter les variables explicatives de ce processus. Pour ce faire, nous avons mobilisé le cadre conceptuel de l’approche filière. Notre démarche méthodologique s’est appuyée sur une recherche bibliographique et documentaire, des enquêtes de terrain auprès d’agriculteurs et de consommateurs, des entretiens avec les acteurs institutionnels et les industriels et enfin des focus groupes avec différentes parties prenantes de la filière. L’article analyse la structure et les mécanismes de régulation de la filière et estime le poids du territoire dans son développement. Nos résultats montrent que la structure de cette filière est dominée par la forme industrielle, avec des entreprises dont la production est peu diversifiée et est constituée principalement de double concentré de tomate, produit de base du modèle de consommation alimentaire tunisien. Cette structure se caractérise par une forte asymétrie de pouvoir ainsi qu’une répartition inégale de la valeur entre les acteurs économiques de la filière. Des mécanismes de régulations ont été développés par les acteurs économiques et l’État afin de s’adapter à diverses contraintes internes en amont, telles que la baisse de disponibilité en eau et la saturation du marché. Cette reconfiguration se traduit par une forte dépendance de cette filière à d’autres régions pour son développement. Finalement, il apparaît que la déterritorialisation de cette filière résulte des régulations internes et externes, alors que les actions de territorialisation (diversification des produits, reconnaissance par des dispositifs de labellisation, etc.) restent timides et ont du mal à se structurer.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
13

Boissière, Manuel, Glen Mulcahy, Lao Sethaphal, and Ly Chou Beang. "Améliorer la gestion des produits forestiers non ligneux commercialisés pour le bénéfice des communautés locales du Cambodge." BOIS & FORETS DES TROPIQUES 317, no. 317 (September 1, 2013): 21. http://dx.doi.org/10.19182/bft2013.317.a20520.

Full text
Abstract:
Les produits forestiers non ligneux (Pfnl) jouent un rôle important dans le mode de vie des communautés rurales dépendantes des ressources forestières tropicales. Au Cambodge, cette étude a permis d'identifier les problèmes liés à la gestion durable de Pfnl par les populations locales. Ces problèmes concernaient l'accès aux ressources et aux marchés, les activités d'extraction non durables, la pression démographique, le manque d'information sur la demande du marché, les prix, les redevances et un système d'autorisation trop complexe pour être appliqué au niveau local. Au Centre et à l'Est du Cambodge, des approches participatives ont été utilisées pour interroger les collecteurs de Pfnl dans 16 villages de 4 provinces. De réunions et des groupes de discussion ont permis de discuter des choix et des préférences des villageois. Des échantillons d'herbier de Pfnl, jugés importants par la population locale, ont également été collectés dans les forêts de chaque village. L'étude a révélé que pour améliorer la gestion, l'utilisation et le commerce des produits forestiers non ligneux, il est nécessaire de prendre en compte des informations sur l'emplacement et le contexte économique de chaque village (infrastructures et investissements du secteur privé), la densité de population, les groupes ethniques, et l'état de la forêt. Une approche par étapes devrait inclure l'identification de Pfnl non seulement importants pour l'économie locale, mais aussi dont l'extraction a le moins d'impact sur la forêt. En conclusion, l'étude recommande de développer un réseau de collecteurs, de planter les Pfnl importants et rares, et de développer la filière de transformation des matières brutes.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
14

Mamine, Fateh, M'Hand Fares, Guillaume Duteurtre, and Toufik Madani. "Régulation du secteur laitier en Algérie : un compromis entre sécurité alimentaire et développement d’une production locale." Revue d’élevage et de médecine vétérinaire des pays tropicaux 74, no. 2 (June 30, 2021): 73–81. http://dx.doi.org/10.19182/remvt.36362.

Full text
Abstract:
La sécurité alimentaire est au cœur des débats actuels concernant les politiques de développement agricole. Il s’agit notamment d’arbitrer entre le soutien à la production locale et l’ouverture au commerce international pour répondre à l’essor rapide de la demande. Cette question se pose de manière originale dans le secteur laitier algérien, où l’intervention de l’État concerne l’ensemble des maillons de la filière de la production à la consommation. Or, en dépit de ces mesures particulièrement coûteuses, la progression de la collecte de lait local reste limitée. L’État intervient aussi par des mécanismes de prix administrés et de quotas, qui favorisent l’importation de la poudre de lait afin d’assurer l’offre de produits laitiers à bas prix. Ce compromis aboutit au maintien de la dépendance du pays vis-à-vis des marchés internationaux, et questionne sa capacité à élaborer une véritable stratégie de souveraineté alimentaire.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
15

Broutin, Cécile, V. Duteurtre, Abdoulaye Tandia, Babacar Touré, and M. François. "Accroissement et diversification de l’offre de produits laitiers au Sénégal : la bataille industrielle du lait en poudre à Dakar et des minilaiteries à la conquête des marchés des villes secondaires." Revue d’élevage et de médecine vétérinaire des pays tropicaux 60, no. 1-4 (January 1, 2007): 11. http://dx.doi.org/10.19182/remvt.9962.

Full text
Abstract:
Les travaux d’analyse de l’évolution de l’offre de produits laitiers au Sénégal, entre 2000 et 2005, ont mis en évidence un certain cloisonnement géographique des marchés avec une tendance à la diversification de l’offre de produits sur le marché de Dakar. Cette évolution est liée à la croissance des importations de lait en poudre et au développement d’un tissu d’industries, et de petites et moyennes entreprises / industries. La bataille commerciale que se livrent les importateurs et transformateurs industriels révèle la croissance de la demande et l’enjeu économique du marché dakarois. La filière locale, caractérisée par un accroissement du nombre de petites unités de transformation, se développe surtout dans les régions. Cependant, le dynamisme de ce secteur échappe aux décideurs politiques à Dakar du fait du confinement des minilaiteries sur les marchés des villes secondaires où elles sont implantées. L’Etat a privilégié la couverture des besoins des consommateurs dakarois avec des tarifs douaniers particulièrement bas pour la poudre de lait transformée qui bénéficie, de plus, de subventions dans les pays producteurs. Ses interventions sur la filière locale, basées sur l’intensification (insémination artificielle), n’ont pas permis de lever les multiples contraintes (santé animale, alimentation, eau, gestion de la qualité, collecte du lait de brousse…). Il semble dès lors nécessaire dans l’élaboration des politiques laitières d’examiner la filière de manière plus globale et de favoriser une concertation avec l’ensemble des acteurs des deux sous-filières pour accroître l’impact des décisions politiques, notamment en termes de sécurité alimentaire et de lutte contre la pauvreté en milieu rural.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
16

HUANG, Y., J. F. HOCQUETTE, J. L. PORRY, J. M. CHAUMET, and Y. HUO. "Production de viande bovine en Chine et perspectives d’évolution." INRA Productions Animales 28, no. 3 (January 14, 2020): 259–70. http://dx.doi.org/10.20870/productions-animales.2015.28.3.3031.

Full text
Abstract:
La consommation de viande bovine a fortement augmenté en Chine depuis la réforme économique et la politique d’ouverture du pays à la fin des années 1970. Cependant, la Chine ne possède pas de véritable filière « viande bovine » avec des partenaires professionnels organisés. De plus, la production augmente avec difficulté. Le ralentissement de la croissance de la production ces dernières années a entraîné une forte hausse du prix de la viande bovine pour le consommateur. La filière « viande bovine » chinoise est face à de nombreux problèmes techniques liés aux pratiques traditionnelles (par exemple, les bovins étaient utilisés comme force de traction pour les travaux agricoles). Ces difficultés entraînent une faible productivité de la filière et s'accompagnent d'une dégradation continue du cheptel de vaches reproductrices en raison de la dispersion des petites fermes paysannes, de la forte réduction des besoins en traction animale, de la faible valorisation des ressources fourragères, du manque de connaissances techniques de la part des petits éleveurs, et du retard dans l’amélioration génétique des races locales. L’amélioration de la technicité est nécessaire notamment pour mieux valoriser les différentes ressources alimentaires des bovins (herbe pâturée ou récoltée, coproduits) et adapter la production à la demande des consommateurs. La structuration de la filière « viande bovine » est également nécessaire pour un élevage durable qui sera amené à prendre en compte d’autres problématiques comme la protection de l’environnement et le bien-être animal.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
17

Orazi, Francesco. "I sistemi locali di sviluppo del Medio-Adriatico: i risultati di una ricerca." SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no. 116 (April 2010): 204–19. http://dx.doi.org/10.3280/sl2009-116017.

Full text
Abstract:
L'articolo, riprendendo i dati di una ricerca svolta su 5 distretti industriali nelle Regioni Marche e Abruzzo (area Medio-Adriatica), cerca di descrivere le profonde trasformazioni economiche e socio culturali che hanno investito negli ultimi anni queste comunitŕ e queste forme organizzate e diffuse della produzione. Sul piano della struttura industriale si notano due eventi cruciali: l'emergere di poche medio-grandi imprese leader distrettuali che ne guidano di fatto gli esiti, fino a mutare l'articolazione del distretto di specializzazione in post-distretto "ri-verticalizzato"; il processo di delocalizzazione produttiva delle filiere di Pmi in paesi di nuovo approdo industriale, con il conseguente processo di erosione dei legami sociali tra struttura produttiva endogena e comunitŕ locali (a es. disoccupazione industriale). Infine, il lavoro sostiene l'esigenza di un nuovo e moderno apporto istituzionale allo sviluppo, sia con il reale potenziamento delle strategie di governance che con un forte processo innovativo innescato dalle risorse locali, cognitive, umane e tecniche per traghettare le economie distrettuali verso sentieri innovativi della competitivitŕ globale.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
18

Fokou, G., B. V. Koné, and Bassirou Bonfoh. "Innovations technicoorganisationnelles et relations de pouvoir dans les systèmes de production pastorale au Mali : dynamique des acteurs de la filière laitière périurbaine de Bamako." Revue d’élevage et de médecine vétérinaire des pays tropicaux 64, no. 1-4 (January 1, 2011): 81. http://dx.doi.org/10.19182/remvt.10118.

Full text
Abstract:
Depuis plusieurs decennies dans les pays saheliens, la production pastorale s’oriente de facon croissante vers le marche en vue de contribuer a la securite alimentaire tout en offrant aux eleveurs des moyens d’existence durable. Au Mali, des strategies de valorisation du lait local ont ete initiees, avec la mise en place d’un reseau de minilaiteries et de cooperatives de producteurs qui fournissent aux consommateurs, des produits de bonne qualite et en grande quantite. Les innovations sont inscrites dans un ensemble d’activites comprenant la modernisation des infrastructures et des procedes de transformation, l’observation des regles d’hygiene et l’acces aux soins veterinaires, l’accroissement de la productivite a travers l’amelioration genetique. Ces innovations ont des effets non seulement sur les performances economiques des systemes de production mais aussi sur les relations de pouvoir entre les acteurs de la filiere laitiere. Cet article vise a montrer que l’implantation des minilaiteries a contribue a ameliorer les revenus et la qualite de vie des populations aux alentours de Bamako, mais aussi, qu’elle a conduit a une restructuration des relations entre les acteurs. Certains d’entre eux, tels que les femmes ou les bergers, eprouvent plus de difficultes qu’avant a s’inserer dans la filiere. L’innovation apparait a la fois comme le moteur et le produit des transformations sociales.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
19

De Castro, Paolo. "Agroalimentare e sviluppo: nuovi bisogni e nuove politiche per la crescita." RIVISTA DI STUDI SULLA SOSTENIBILITA', no. 1 (April 2011): 29–33. http://dx.doi.org/10.3280/riss2011-001006.

Full text
Abstract:
Il presente lavoro rileva il ruolo estremamente significativo svolto dal tessuto agricolo nell'orizzonte di una maggiore sostenibilitŕ dei processi di crescita. Per adempiere a tale compito, perň, si segnala la necessitŕ per il mondo agricolo nazionale ed europeo di intervenire sui modelli societari, sul credito, sulle politiche formative, sugli investimenti in infrastrutture e tecnologie promuovendo un maggiore orientamento verso azioni integrate che guardino ai sistemi piů che ai singoli prodotti o alle singole filiere. Solo cosě l'agricoltura potrŕ rimanere competitiva e contribuire attivamente alla preservazione delle identitŕ locali, dell'ecosistema, dei valori civici e culturali tradizionali delle comunitŕ rurali.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
20

Sutz, Judith. "L'innovation locale dans la filière électronique : pour une autre modernisation. Le cas de l'Uruguay." Tiers-Monde 35, no. 138 (1994): 425–41. http://dx.doi.org/10.3406/tiers.1994.4886.

Full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
21

Arouna Amadou, Nadia, Rahila Hama Garba, Mahamane Sabiou Sani Maazou, Ousseini Zakaria, and Haoua Sabo Seini. "Etude de la filière du Moringa oleifera dans cinq (5) marchés de la Communauté Urbaine de Niamey (CUN)." European Scientific Journal, ESJ 18, no. 14 (April 30, 2022): 99. http://dx.doi.org/10.19044/esj.2022.v18n14p99.

Full text
Abstract:
Dans un contexte de crise alimentaire, l’utilisation de ressources locales comme le moringa est primordiale pour réduire la dépendance vis-à-vis des denrées importées. C’est dans cette optique qu’une enquête a été menée dans cinq (5) marchés de la communauté urbaine de Niamey (CUN) pour inventorier les produits et sous-produits du Moringa oleifera. A cet effet, une enquête descriptive, avec un échantillonnage par commodité, est effectuée à l’aide d’un questionnaire semi-ouvert et traité avec SPSS version 20. Au total 25 commerçants ont été enquêtés, réparties dans 5 marchés de Niamey (harobanda, dolé, wadata, dar es salam et katako).Il ressort de cette étude que 80% des enquêtés sont mariés et 48% sont analphabètes. La vente du moringa est assurée à 56% par les femmes. Les feuilles fraiches sont les plus commercialisées (72%) et les formes transformées (séchées et précuites séchées) occupent le 20% des produits. Le Moringa frais provient essentiellement des contrées qui longent le fleuve comme balleyara, torodi, saguia, et gourma. Le Moringa transformé provient principalement de la région de Maradi. Deux variétés du Moringa (la variété locale et la variété pkm-1) sont observées dont les prix varie de 5000F à 50000F le sac selon la saison. Les enquêtés connaissent à 84% les utilisations nutritionnelles et médicinales (diabète, hypertension artérielle, l’ulcère) du moringa. Le mouillage (44%) reste la principale méthode de conservation de ces feuilles. In a context of food crisis, the use of local resources such as Moringa oleifera is essential to reduce dependence on imported food it is with this in mind that a survey was carried out in five (5) markets of the Niamey urban community (CUN) to inventory the products and by-products of Moringa oleifera. To this end, a descriptive survey, with sampling for convenience, is carried out using a semi-open questionnaire. 25 traders were surveyed, spread over five markets in Niamey (harobanda, dolé, wadata, dar es salam and katako). It emerges from this study that 80% of the respondents are married and 48% are illiterate. Women sell 56% of Moringa. Fresh leaves are the most sold (72%) and processed forms (dried and pre-cooked dried) occupy 20% of the products. The fresh Moringa comes mainly from the regions that run along the river such as balleyara, torodi, saguia, and gourma…and the processed Moringa comes mainly from the Maradi region. Two varieties of Moringa (the local variety and the pkm-1 variety) are observed, the prices of which vary from 5000F to 50000F per bag depending on the season. Eighty four % of the respondents know the nutritional and medicinal uses (diabetes, arterial hypertension, and ulcer) of moringa. Wetting (44%) remains the main method of preserving these leaves.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
22

Broutin, C., M. François, and N. La Noë Niculescu. "Gestion de la qualité dans la transformation laitière : expérimentation d’une démarche d’élaboration concertée de guides de bonnes pratiques d’hygiène au Sénégal et au Burkina Faso." Revue d’élevage et de médecine vétérinaire des pays tropicaux 60, no. 1-4 (January 1, 2007): 163. http://dx.doi.org/10.19182/remvt.9968.

Full text
Abstract:
La transformation du lait à petite échelle se développe en Afrique de l’Ouest. Elle permet de valoriser la production laitière locale et de répondre aux besoins et attentes des acteurs. Le succès de ces nouvelles petites entreprises est cependant tributaire d’une meilleure maîtrise de la qualité dans ces entreprises. Une démarche d’élaboration de guides de bonnes pratiques d’hygiène pour la transformation laitière, basée sur la concertation entre les professionnels, les services de l’Etat et avec la collaboration des autres acteurs institutionnels (laboratoires, recherche, développement, normalisation, consommateurs), tous regroupés au sein d’un comité de suivi, a été mise en oeuvre au Sénégal et au Burkina Faso. L’élaboration des guides a reposé sur une série d’étapes validées par le comité de suivi assurant le cadrage général de l’étude. Les échanges ont permis d’aborder la faiblesse des données sur les risques sanitaires, l’évolution nécessaire de la réglementation, des normes et des pratiques mises en oeuvre par les acteurs de la filière. Dans ce processus d’élaboration d’un certain nombre de procédures et de pratiques adaptées et applicables par les acteurs, les points de vue des experts comme celui des acteurs de terrain ont été pris en compte. Pour que de tels guides contribuent effectivement à créer un environnement propice au développement de la filière, ils devront être largement diffusés et transposés en supports d’information et de formation pour tous les acteurs de la filière lait, les organismes d’appui et les agents de l’Etat. Il est également nécessaire de réfléchir aux modalités qui permettront que son application puisse donner aux professionnels une reconnaissance de qualité, comme la création de marque commerciale collective ou de labels.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
23

Schneider, M., H. Kouyaté, G. Fokou, Jakob Zinsstag, A. Traoré, Moustapha Amadou, and Bassirou Bonfoh. "Dynamiques d’adaptation des femmes aux transformations des systèmes laitiers périurbains en Afrique de l’Ouest." Revue d’élevage et de médecine vétérinaire des pays tropicaux 60, no. 1-4 (January 1, 2007): 121. http://dx.doi.org/10.19182/remvt.9964.

Full text
Abstract:
En Afrique de l’Ouest, les nouveaux modèles de collecte du lait par des unités de transformation sont le reflet des innovations technologiques et institutionnelles promues par les politiques et les projets de développement de la filière. Or, la création des centres de collecte, des minilaiteries ou d’industries laitières bouleverse l’organisation sociale traditionnelle du système laitier et contribue à une déféminisation de la filière. Certaines femmes sont dépossédées de l’activité de collecte - commercialisation et de la gestion des revenus du lait au profit des bergers ou propriétaires hommes. Ce processus est ainsi susceptible de contribuer à la perte de leur autonomie financière. Une étude de cas menée au Mali auprès de trois femmes - transformatrices, exerçant autour de la minilaiterie de Kasséla à 40 kilomètres de Bamako, a permis d’apporter un éclairage à ces évolutions. A partir de questionnaires et d’entretiens semi-structurés, l’étude a permis de mesurer le degré d’adaptation des femmes dans cette dynamique de transformation de la filière laitière locale. Face à l’émergence d’une minilaiterie gérée par les hommes, elles ont initié plusieurs mécanismes de résilience. Cela passait par l’incorporation de la poudre de lait importé, la diversification des produits qu’elles mettaient sur le marché et la fidélisation de la clientèle. Ces stratégies leur ont permis de sécuriser leurs moyens d’existence malgré la prise des parts de marché par les laiteries. Avec des techniques artisanales, chacune d’elles transformaient en moyenne 468 litres de lait par jour, soit le tiers de la production totale de la laiterie de Kasséla, avec un rapport avantage sur coût supérieur à 20 p. 100. Aujourd’hui, les projets de développement laitier tendent de plus en plus à discuter des implications sociales des innovations qu’ils proposent.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
24

COULON, J. B., A. HAUWUY, B. MARTIN, and J. F. CHAMBA. "Pratiques d’élevage, production laitière et caractéristiques des fromages dans les Alpes du Nord." INRAE Productions Animales 10, no. 3 (June 7, 1997): 195–205. http://dx.doi.org/10.20870/productions-animales.1997.10.3.3993.

Full text
Abstract:
En 1985, un programme de Recherche-Développement a été mis en place dans les Alpes du Nord pour répondre aux questions spécifiques posées par la filière laitière de cette région. Une partie des travaux de ce programme a concerné la caractérisation des animaux et des aliments. Ils ont montré que les vaches de races locales (Tarentaises en particulier) présentaient des aptitudes particulières (meilleures performances de reproduction, moindre précocité sexuelle, traite plus difficile, meilleure aptitude à la marche) comparativement à des vaches Holstein conduites dans les mêmes conditions, mais que leur rationnement pouvait être réalisé selon les recommandations mises au point avec ces animaux. L’étude des relations entre les facteurs de production du lait et les caractéristiques physico-chimiques et sensorielles des fromages a mis en évidence un effet des caractéristiques génétiques des animaux (variant C de la caséine bêta), du stade de lactation et de la nature de l’alimentation (en particulier la nature des pelouses d’alpage) sur la qualité des fromages. Ces résultats donnent des indications précieuses aux différents agents de la filière pour raisonner la conduite des animaux dans un objectif de production de fromages présentant une forte typicité.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
25

Bourcieu, Stéphan. "PMI exportatrices et transformations de la stratégie dans les pays en transition." Notes de recherche 14, no. 1 (February 16, 2012): 69–92. http://dx.doi.org/10.7202/1008687ar.

Full text
Abstract:
À la différence d’autres marchés engagés dans le contexte de mondialisation des affaires, l’ouverture des marchés issus de la dissolution de l’Union soviétique offre des options stratégiques considérables pour les PMI exportatrices. La complexité du processus de transition, les imbrications entre les institutions et acteurs économiques locaux, les disparités réglementaires, tout autant que des besoins spécifiques, ouvrent sans cesse de nouveaux horizons. Cette instabilité permet aux PMI d’être compétitives par rapport aux entreprises mondialisées, pourtant attirées très tôt par ce « far east ». Cet article présente les résultats d’une recherche longitudinale et monographique sur la formation et les mutations de l’offre des PMI dans ce contexte de transition ; elle s’inscrit dans le cadre d’une étude visant à analyser leurs stratégies internationales sur ces marchés. Notre analyse s’attache à démontrer le caractère incrémental de la stratégie, rendu nécessaire pour réagir aux spécificités de l’environnement institutionnel local. Nous étudierons plus particulièrement comment une PMI, à partir d’une stratégie internationale traditionnelle de spécialisation, peut être amenée à développer une stratégie pour l’ensemble de la filière et ainsi orienter favorablement l’environnement dans lequel elle évolue. Partant de ce cas, cette approche exploratoire tentera de relever les caractéristiques d’une stratégie de filière adaptée aux PMI.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
26

Le Guilloux, Guénaël, Augustin David, and André Pouzet. "La différenciation par l’organisation de filières : l’expérience d’AGROPOL." OCL 25, no. 2 (March 2018): D210. http://dx.doi.org/10.1051/ocl/2018023.

Full text
Abstract:
Agropol, association des membres de la filière oléo-protéagineuse française et de ses partenaires, accompagne le développement des filières oléagineuses en dehors du territoire national, en accord avec la conviction que le schéma interprofessionnel tel qu’il est mis en œuvre en France peut également contribuer à répondre aux grands défis de l’Afrique : sécurité alimentaire, réduction de la pauvreté et durabilité des exploitations agricoles familiales. Deux exemples d’intervention d’AGROPOL sont présentés : l’accompagnement du développement des cultures de colza et de tournesol dans le cadre du Plan Vert Marocain et le projet de développement du soja au Burkina-Faso. L’analyse de ces expériences se fait selon la trame définie dans un accord de partenariat avec la FAO en 2012. Il résulte de l’analyse des deux expériences que la réussite de l’action interprofessionnelle permet la création de valeur et la différenciation des acteurs. Elle repose bien sûr sur une organisation en filière pour répondre à la demande d’un marché, une gouvernance basée sur une concertation permanente entre les différents acteurs, et un partage des orientations avec les pouvoirs publics, mais le facteur le plus sensible est certainement l’efficacité de l’organisation des producteurs dans le temps, tant au niveau local qu’au niveau national.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
27

Grandi, Silvia. "Cooperazione decentrata tra la Regione Emilia-Romagna e Stato Del Paranà per lo sviluppo del cooperativismo e delle filiere agroalimentari di qualità: Il caso del Programma Brasil Próximo." Revista Movimentos Sociais e Dinâmicas Espaciais 6, no. 2 (November 27, 2017): 73. http://dx.doi.org/10.51359/2238-8052.2017.231109.

Full text
Abstract:
La cooperazione tra aree subnazionali, comunemente chiamata cooperazione decentrata o più recentemente “partenariato territoriale” nella nuova legge italiana per la cooperazione allo sviluppo (L. 125/14), assume di solito un ruolo marginale in termini finanziari ma può risultare molto rilevante in termini di efficacia ed influenza nelle policy per lo sviluppo locale. È quanto emerge del programma Brasil Próximo in cui cinque Regioni italiane (Umbria, Marche, Toscana, Emilia-Romagna, Liguria) hanno creato, tra il 2004 e il 2015, un articolato sistema di relazione e di progettualità in un’ottica di cooperazione di transizione post-aid. L’obiettivo si è concretizzato con l’attivazione di un vasto network, di rafforzamento e sviluppo di politiche e strumenti, di creazione di reciproche opportunità - anche commerciali - e di interventi tesi ad accompagnare processi endogeni di sviluppo locale sostenibili capaci di intervenire sui problemi socio-economici derivanti da una squilibrata distribuzione della ricchezza. In particolare questo paper pone l’attenzione sul rapporto della Regione Emilia-Romagna con lo Stato del Paranà analizzando le attività svolte per il rafforzamento di politiche e di progetti pilota volti a sostenere i piccoli produttori nelle filiere agroalimentari attraverso la crescita delle microimprese, delle PMI, del sistema fieristico locale specialistico e del cooperativismo. Un approccio sostanzialmente basato sulle persone, sulla condivisione delle buone prassi maturate nel territorio regionale e sulla mise en reseau. I dilemmi sempre aperti dopo la conclusione anche dei progetti di cooperazione considerati di successo sono: è stato veramente sostenibile? Cosa significa sostenibile per le parti in gioco? Quanto la politica influisce nella sostenibilità di questi processi?
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
28

Sadoud, M. "Place de l"activite bouchere dans la filière viande rouge algerienne." Archivos de Zootecnia 60, no. 230 (February 4, 2009): 309–12. http://dx.doi.org/10.21071/az.v60i230.4682.

Full text
Abstract:
Cette étude vise à étudier l"activité bouchère qui n"a fait jusqu"à présent, l"objet d"aucune étude approfondie en Algérie. Elle nous a amené à nous interroger sur la logique des bouchers assurant l"activité d"abattage ainsi que sur leur mode d"insertion dans les filières viandes bovine et ovine. La méthodologie mise en œuvre s"est basée sur des enquêtes durant deux ans auprès de 36 boucheries. La part moyenne de viande traitée par boucher est de 68,5% pour l"espèce bovine et 31,5% pour l"espèce ovine. Ce sont des unités artisanales de taille petites ou grosses, tendant chacune à une forme de spécialisation adaptée au marché local, reconnue par ses fournisseurs. Les marges dégagées par cette boucherie traditionnelle se trouvent sous l"influence des paramètres qui sont les périodes de grandes consommation (périodes de fête religieuses), ainsi que du niveau d"offre en vif.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
29

Ollat, Nathalie, Sébastien Zito, Yves Richard, Patrick Aigrain, Françoise Brugière, Eric Duchêne, Iñaki Garcia De Cortazar-Atauri, et al. "La diversité des vignobles français face au changement climatique : simulations climatiques et prospective participative." Climatologie 18 (2021): 3. http://dx.doi.org/10.1051/climat/202118003.

Full text
Abstract:
Etant donné les spécificités locales de la viti-viniculture française, en partie liées aux conditions climatiques, le changement climatique est un défi majeur que les acteurs de cette filière doivent relever régionalement. Pour explorer les stratégies d’adaptation à cette échelle, l’article combine deux approches : i) une description et simulation climatique régionalisée et ii) une prospective participative avec les acteurs de ces vignobles. L’étude climatique décrit les évolutions, entre le passé récent, la période actuelle et le milieu du XXIe siècle, de cinq indicateurs climatiques (Indice de Huglin, nombre de jours où la température maximale est supérieure à 35°C, cumuls des précipitations d’avril à septembre et d’avril à juillet, nombre de jours de précipitations supérieures à 1 mm entre avril à juillet), régionalisés à l’échelle 8 x 8 km dans neuf régions viticoles, à partir de 22 modèles GCM issus de l’exercice CMIP5. Dans ce contexte, les réactions de 500 acteurs sont présentées face à quatre scénarios d’adaptation de la filière d’ici 2050 (conservateur, innovant, nomade, libéral). Leurs perceptions et positionnements stratégiques ainsi que leurs propositions d’action ont été recueillis lors de forums participatifs organisés dans sept régions viticoles englobant les neuf espaces climatiques. Les évolutions climatiques sont marquées par une augmentation des températures et du nombre de jours très chauds, plus intense dans le quart nord-est sur la période historique, et dans le quart sud-est, y compris le Beaujolais, d’ici 2046-2065. L’analyse du positionnement des acteurs révèle la volonté de conserver le modèle socio-économique actuel, avec des spécificités régionales liées en partie à l’intensité des évolutions climatiques. Dans les sept régions, les acteurs sont majoritairement en faveur de l’intégration encadrée d’innovations, tout en étant conscients des risques économiques et de perte de références. Les propositions d’actions présentent des orientations communes, notamment sur l’enjeu de développer la R&D, et des spécificités associées aux évolutions climatiques, mais aussi à la structure du vignoble et à la gouvernance de sa filière.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
30

Osman, Mona A., Véronique Alary, Mustafa Khalil, Ahmed Elbeltagy, Jean-François Tourrand, and Charles-Henri Moulin. "Adaptability and suitability of local cattle breeds in Egypt: Farmers and actors’ perceptions and practices of the cattle value chain." Revue d’élevage et de médecine vétérinaire des pays tropicaux 69, no. 3 (February 15, 2017): 95. http://dx.doi.org/10.19182/remvt.31192.

Full text
Abstract:
L’Egypte, où la température moyenne augmenterait de 1 à 1,5 °C au cours des deux prochaines décennies, serait particulièrement exposée au changement climatique dans la zone méditerranéenne. La majorité des travaux de recherche sur les caractères adaptatifs des animaux se sont concentrés sur les ovins et les caprins dans les zones non-irriguées, avec un faible intérêt pour les systèmes d’élevage dans les zones irriguées, alors que les gros ruminants – bovins et buffles – assurent l’essentiel de l’apport en lait et viande de l’Egypte. De plus, la recherche sur l’amélioration génétique pour augmenter la production a ignoré les races bovines locales, telle que la Baladi qui semble être en voie de disparition. A partir d’entretiens individuels et collectifs menés dans deux gouvernorats de l’Egypte, la présente étude visait à décrire la situation de la race locale Baladi, à partir des perceptions et pratiques des acteurs de la filière (dont les éleveurs, commerçants et fournisseurs de service), et d’en tirer des perspectives pour son devenir. D’après les entretiens, la Baladi serait adaptée et plus résistante à des conditions difficiles, en particulier aux températures chaudes extrêmes, à des périodes de carence alimentaire, et à certaines maladies, en particulier la fièvre aphteuse. Cependant, il n’y a pas d’organisation ou d’action collective pour préserver ou promouvoir cette race en raison de son faible niveau de production laitière, bien que la viande soit très appréciée dans les zones rurales et pourrait être à l’origine d’un potentiel marché de niche.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
31

Garcia-Launay, F., V. Rouillon, J. Faure, and A. Fonseca. "Analyse de Cycle de Vie des systèmes de production de la filière Noir de Bigorre." Archivos de Zootecnia 67, Supplement (January 15, 2018): 21–25. http://dx.doi.org/10.21071/az.v67isupplement.3565.

Full text
Abstract:
Les systèmes de production porc plein air reposant sur des races autochtones doivent répondre à des enjeux environnementaux et socio-économiques. Ils fournissent des produits à haute valeur ajoutée et reposent principalement sur des ressources alimentaires locales. Dans le projet européen TREASURE, nous avons mis en œuvre une Analyse de Cycle de Vie (ACV) des élevages appartenant à la filière Noir de Bigorre (NDB) localisée dans le Sud-Ouest de la France. Les impacts environnementaux ont été calculés en sortie de ferme et exprimés par kg de porc vif et par ha de terres occupé. A partir d’enquêtes dans 25 élevages et des données collectées pas la filière, nous avons estimé les flux et poids vifs moyens des animaux produits ainsi que les quantités moyennes d’aliments distribuées. Les formules des aliments achetés ont été collectées auprès des fabricants d’aliments. Les impacts potentiels sur le Changement Climatique (CC), l’Acidification (AC), l’Eutrophisation (EU), la Demande Cumulée en Energie (CED) et l’Occupation des Terres (LO) par kg de porc étaient dans la gamme des systèmes traditionnels précédemment étudiés. L’impact CC par kg était élevé en raison d’une quantité supérieure d’aliment nécessaire pour atteindre le poids d’abattage. Les impacts AC et EU par ha étaient relativement faibles. Les systèmes NDB ont des impacts typiques des systèmes extensifs et plein air porcins. Des études complémentaires dans le projet européen TREASURE permettront d’éclairer les dimensions économique et sociale de la durabilité de ces systèmes.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
32

Barré, Daniel. "Dynamique industrielle et stratégie des PME dans l'industrie des viandes." Revue internationale P.M.E. 12, no. 1-2 (February 16, 2012): 151–70. http://dx.doi.org/10.7202/1008654ar.

Full text
Abstract:
Uindustrie de la viande, pour faire face à la crise économique, poursuit sa concentration. Les entreprises développent des stratégies de volume et de différenciation afin de renforcer leur compétitivité dans un marché stagnant et très concurrencé. La logique industrielle et financière des groupes privilégie la croissance externe et l’internationalisation ; les PME, généralement plus ancrées dans un système local de production, recherchent des micromarchés. La filière des produits carnés est dorénavant dominée par son aval et la pression de la grande distribution s’exerce de manière croissante : spécialisation des transformateurs, impératifs de la qualité hygiène-sécurité des produits livrés, innovation permanente. Les PME doivent anticiper sur cette dynamique industrielle dont les contraintes sont de plus en plus pressantes.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
33

Quinsac, Alain, Françoise Labalette, Patrick Carré, Elie Parachini, and Pierre Jouffret. "Simulation technico-économique d’une filière locale de valorisation du soja en alimentation animale dans le Sud-Ouest de la France." OCL 22, no. 5 (September 2015): D506. http://dx.doi.org/10.1051/ocl/2015046.

Full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
34

Monney, Urbain Yapo, Vandjiguiba Diaby, Brice Kouakou Bla, Ange N’Dri Kouakou Gbe Konan, and Adou Francis Yapo. "Analyse socio-sanitaire du fumage de poisson dans la ville d’Abidjan (Côte d’Ivoire)." International Journal of Biological and Chemical Sciences 15, no. 6 (February 22, 2022): 2337–48. http://dx.doi.org/10.4314/ijbcs.v15i6.8.

Full text
Abstract:
La transformation de poissons frais en poissons fumés et sa commercialisation constituent pour les femmes une activité de subsistance en Côte d’Ivoire et plus particulièrement dans la capitale économique (Abidjan). Pour améliorer la dynamique de la filière de transformation, des enquêtes socio-sanitaires ont été réalisées sur 4 sites dont 2 sites de transformation et 2 sites de commercialisation durant 1 mois, de mars à avril 2019. Le travail de terrain a consisté à une interview de la population cible sur leurs sites de travail. Elle a reposé sur un questionnaire portant sur le statut social des commerçants, les types de poissons vendus et fumés, la technique de fumage ainsi que les difficultés du métier. Au total, 120 acteurs de la filière ont été interrogés. Les résultats ont montré que ces acteurs principalement des femmes étaient pour la plupart analphabètes. Ces femmes utilisaient la méthode de fumage de type artisanal faisant intervenir comme matériaux, un grillage, posé sur une barrique coupée vers le milieu (fumoir circulaire) et comme combustible le bois d’hévéa combiné parfois à des coques de coco. 13 espèces de poissons à forte valeur économique, parmi lesquelles les trois (3) espèces les plus fumés et commercialisées sur le site Vridi Zimbabwe étaient les poissons Scomber scombrus (28%), Sardinella maderensis (27%), et Euthynnus alletteratus (24%). Par contre sur le site Abobo Doumé, les espèces les plus fumés et commercialisées étaient respectivement Sardinella maderensis (29%), suivi Scomber scombrus (27%), de Ephinephelu aeneus (26%). Ces femmes travaillent dans des conditions pénibles avec des moyens rudimentaires. L’exposition intense et répétée à la fumée et à la chaleur a provoqué chez ces transformatrices,des maux d’yeux, la toux, des céphalées et des démangeaisons cutanées. Bien que cette filière procure des emplois et est une source de revenu pour la population locale, elle présente cependant des risques de santé pour les transformatrices et les consommateurs. English title: Socio-sanitary analysis of fish smoking in the city of Abidjan (Ivory Coast) The processing of fresh fish into smoked fish and its marketing is a subsistence activity for women in Côte d'Ivoire and more particularly in the economic capital (Abidjan). In order to improve the dynamics of the processing sector, socio-sanitary surveys were conducted on 4 sites, including 2 processing sites and 2 marketing sites, during 1 month, from March to April 2019. The fieldwork consisted of an interview of the target population on their work sites. It was based on a questionnaire on the social status of the traders, the types of fish sold and sorted, the smoking technique and the difficulties of the trade. A total of 120 actors in the sector were interviewed. The results showed that these actors, mainly women, were mostly illiterate. These women used the artisanal smoking method, using as materials, a wire mesh, placed on a barrel cut in the middle (circular smoker) and as fuel rubber wood combined sometimes with coconut shells. 13 species of fish with high economic value, among which the three (3) most smoked and commercialized species at the Vridi Zimbabwe site were Scomber scombrus (28%), Sardinella maderensis (27%), and Euthynnus alletteratus (24%). On the other hand, at the Abobo Doumé site, the species most smoked and marketed were Sardinella maderensis (29%), followed by Scomber scombrus (27%), and Ephinephelu aeneus (26%). These women work in harsh conditions with rudimentary means. Intense and repeated exposure to smoke and heat has caused these women to suffer from sore eyes, coughing, headaches and itchy skin. Although this industry provides employment and income for the local population, it poses health risks for processors and consumers.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
35

Sow Dia, F., J. Somda, and Mulumba Kamuanga. "Dynamique des filières laitières en zone sahélienne : cas de l’offre et de la demande du lait en zone agropastorale centre du Sénégal." Revue d’élevage et de médecine vétérinaire des pays tropicaux 60, no. 1-4 (January 1, 2007): 77. http://dx.doi.org/10.19182/remvt.9980.

Full text
Abstract:
Au Sénégal, comme dans beaucoup de pays de l’Afrique de l’Ouest, le poids des importations de lait et de produits laitiers dans la balance commerciale a fini par faire de l’amélioration de la production laitière locale une priorité. Dans cette perspective, un programme d’insémination artificielle a été lancé en 1994 au Sénégal. Cette étude, initiée dans le cadre du Programme concerté de recherche-développement sur l’élevage en Afrique de l’Ouest (Procordel), a eu pour objectif de mieux comprendre la filière dans le bassin arachidier du Sénégal. Les données ont été collectées auprès de 96 éleveurs, 50 commerçants en produits laitiers et 120 consommateurs, repartis dans les régions de Kaolack et de Fatick. Les résultats ont montré que les modes de production animale tendaient vers l’intensification, avec une réduction des effectifs du fait de la restriction de l’espace pastoral. Dans les deux régions de l’étude, la production laitière des métisses a atteint en moyenne 5,6 L/vache/jour. L’alimentation a été identifiée comme la principale contrainte à la production chez les agroéleveurs, surtout en saison sèche. Le système de commercialisation était caractérisé par un circuit très court. Cette commercialisation était assurée par les femmes qui faisaient face à des contraintes importantes liées à l’insuffisance de l’offre de lait et le manque fréquent de moyens de transport, en particulier dans les zones enclavées. En plus de la faiblesse de l’offre, une quasi- absence d’unités de transformation et de valorisation des produits laitiers dans la région a été observée. A cela s’ajoutait le manque de performance des organisations de producteurs intervenant dans la filière. La demande en produits laitiers devenait cependant de plus en plus importante et diversifiée avec le développement des importations. Elle était corrélée aux niveaux de revenus et aux préférences ou habitudes alimentaire des consommateurs
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
36

Tassou, Abdou Wassiou, Sabbas Attindéhou, and Sahidou Salifou. "Caractérisation de l’élevage porcin au Bénin." International Journal of Biological and Chemical Sciences 15, no. 4 (November 17, 2021): 1338–54. http://dx.doi.org/10.4314/ijbcs.v15i4.4.

Full text
Abstract:
L’agriculture béninoise subit depuis 2016 une mutation structurelle qui favorise la levée des contraintes notamment celles financières. Alors que le sous-secteur des productions végétales en tire déjà un grand profit affichant des performances record, l’élevage peine encore à faire sa révolution. La présente étude a pour objectif de faire la typologie de l’élevage porcin au Bénin et d’élaborer un plan de relance de la filière. Une revue de la littérature sur l’élevage porcin et une enquête typologique auprès de 308 éleveurs de porcs ont été réalisées d’Octobre 2019 à Février 2020. Les résultats ont montré que le porc, notamment celui de la race locale, est élevé dans toutes les contrées du Bénin, par tous les groupes socioculturels. L’activité parait bien secondaire pour la plupart (91%) des éleveurs qui possèdent de petites unités de moins de vingt animaux dans 83% des cas. Le mode d’élevage en divagation (54,4%) est le plus pratiqué et les risques sanitaires (peste et cysticercose) sont fréquemment évoqués pour expliquer la sous-production. Mais le défaut de technicité, de vocation et de financement semble être le véritable blocage. Une sensibilisation et/ou formation des éleveurs et des jeunes diplômés des écoles agricoles sur les nouvelles opportunités de développement de la filière devrait la dynamiser. English title: Characterization of the pig farming in Benin Since 2016, Benin agriculture has undergone a structural change which favors the lifting of constraints, particularly financial ones. While the crop production sub-sector is already profiting greatly, showing record performance, livestock are still struggling to revolutionize. The objective of this study is to establish the typology of pig farming in Benin and to develop a revival plan for the sector. A review of the literature on pig breeding and a typological survey of 308 pig farmers were carried out from October 2019 to February 2020. The results showed that the pig, especially that of the local breed, is raised in all the regions of Benin, by all socio-cultural groups. The activity appears to be secondary for most (91%) of breeders who own small units of less than twenty animals in 83% of cases. The method of rearing in straying (54.4%) is the most practiced and health risks (plague and cysticercosis) are frequently mentioned to explain underproduction. But the lack of technicality, vocation and financing seems to be the real blockage. Awareness-raising and / or training of breeders and young graduatesof agricultural schools on new development opportunities in the sector should boost it.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
37

Dąbrowska, Joanna Elżbieta. "Filia Uniwersytetu Warszawskiego w Białymstoku w procesie usamodzielniania się uczelni." Kwartalnik Pedagogiczny 62 (October 16, 2017): 0. http://dx.doi.org/10.5604/01.3001.0010.5305.

Full text
Abstract:
The article concerns the creation of the Białystok Branch of the University of Warsaw, its functioning in the form of Teachers College and the transformation into an independent university. It discusses the fundamental changes in the organisational structure of the Bialystok Branch in the years 1968–1997, the range of assistance offered by the home institution (University of Warsaw) to the Bialystok Branch and the concept of connecting all Bialystok universities. In addition, the article presents various initiatives and actions of the local community and external institutions for the initiation of an independent university in Podlasie.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
38

Ligoxigakis, E. K., E. A. Markakis, I. A. Papaioannou, and M. A. Typas. "First Report of Petiole (Rachis) Blight of Washingtonia filifera Caused by Phoma glomerata in Greece." Plant Disease 97, no. 11 (November 2013): 1509. http://dx.doi.org/10.1094/pdis-04-13-0383-pdn.

Full text
Abstract:
In July 2007, a severe petiole (rachis) blight disease was observed on several California fan palms (Washingtonia filifera) in the vicinity of Heraklion (Crete), Greece. Typical symptoms included discolored (brown to reddish-brown), reversed V-shaped lesions on the petiole bases of the oldest (lowest) leaves, and elongated yellow to dark-brown stripes along the petiole. The lesions progressively expanded and penetrated the petioles, resulting in gradual discoloration (from tan to brown-black) of the internal petiole tissues, including the vascular tissue. The bases of infected petioles occasionally became fragile and burst open, while the corresponding leaf blades were characterized initially by yellowing and one-sided or uneven wilt and, later, desiccation and death with the entire leaves curving downwards. The disease gradually moved upward to younger leaves, severely debilitating but rarely killing the infected trees. A filamentous fungus was consistently isolated onto potato dextrose agar (PDA) plates from sections of diseased petioles, forming dense, dark green colonies with abundant light to dark brown, subglobose pycnidia (diameter ranging between 36.4 to 177.4 μm, and averaging 99.4 μm, n = 50) on the agar surface or immersed in the medium. Chlamydospores and numerous dictyochlamydospores were also observed, with the latter being initially light to dark brown and later becoming black. The numerous conidia were hyaline, ovoid to ellipsoid, and single-celled. Their dimensions were 5.3 to 7.3 × 2.4 to 4.9 μm, averaging 6.5 × 3.2 μm (n = 100). The ITS1-5.8S-ITS2 region, together with parts of the flanking 18S and 28S rRNA genes (3), were amplified with PCR from total DNA extracted from two representative isolates, and sequenced (GenBank Accession Nos. KC802086 to KC802087). Using BLASTn, both sequences were 100% identical to Phoma glomerata ITS sequences (FJ427018, FJ427011, AF126816). Based on morphological and molecular analyses, the pathogen was identified as Phoma glomerata (Corda) Wollenw. & Hochapfel, also known as Peyronellaea glomerata (Corda) Goid. ex Togliani or Coniothyrium glomeratum Corda (1,2). To prove pathogenicity and fulfill Koch's postulates, petioles of the older leaves of eight W. filifera 2-year-old seedlings were wounded with a sterile scalpel (shallow cuts 0.5 to 1.0 cm wide, made parallel to the surface), inoculated with agar discs from a 2-week-old PDA culture of the fungus, and sealed with Parafilm. For controls, sterile PDA plugs were placed on the artificial wounds of five more seedlings. All plants were maintained in the greenhouse at 15 ± 5°C, with 90% humidity. Petiole blight and leaf necrosis symptoms—identical to those observed in the infected plants—were evident 5 weeks post-inoculation, and P. glomerata was consistently reisolated from all inoculated plants. No symptoms were observed on control plants. This is the first report of petiole blight of a palm species caused by P. glomerata in Greece. Due to the extensive use of palms as ornamentals in Greece, the occurrence of P. glomerata can potentially cause economic loss to the local ornamental industry. References: (1) M. M. Aveskamp et al. Stud. Mycol. 65:1, 2010. (2) R. M. Hosford, Jr. Phytopathology 65:1236, 1975. (3) M. P. Pantou et al. Mycol. Res. 109:889, 2005.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
39

RATSIMBA, Marie Hanitriniaina, Hoby Sandra RAKOTONDRANALY, and Rijalalaina RAKOTOSAONA. "Valorisation Des Déchets D’équipements Electriques Et Electroniques De Madagascar: Récupération Du Cuivre Issu Des Déchets De Cartes De Circuits Imprimés Par Voie HydrométallurgiqueValorisation Des Déchets D’équipements Electriques Et Electroniques De Madagascar: Récupération Du Cuivre Issu Des Déchets De Cartes De Circuits Imprimés Par Voie Hydrométallurgique." International Journal of Progressive Sciences and Technologies 34, no. 1 (October 4, 2022): 496. http://dx.doi.org/10.52155/ijpsat.v34.1.4562.

Full text
Abstract:
A Madagascar, en ces dernières années, la quantité annuelle de Déchets d’équipements Electriques et Electroniques (DEEE) est estimée à 15 000 tonnes, avec 0,6 kilogrammes par habitant. La finalité principale des DEEE de la filière locale est soit l'export pour traitement dans les usines de recyclage à l'étranger, soit le stockage. L’objectif de cette étude est de mettre en place la valorisation de ces DEEE à Madagascar en commençant par la récupération du cuivre des cartes de circuits imprimés (CCI), par voie hydrométallurgique. Après la collecte, le tri et le démantèlement, les déchets de CCI, ont subi des prétraitements mécaniques, prétraitements chimiques, puis le traitement hydrométallurgique qui comprend les étapes de lixiviation acide oxydante, la séparation solide-lique et l’electroextraction. Ces différentes opérations sont basées sur les matériels disponibles sur le marché local. , l’observation visuelle des CCI après lixiviation permet d’affirmer que les pistes de cuivre ont été dissoutes mais le rendement de l’electroextraction n’est que 0,62%, faute de matériesl adéquats disponibles localement ; La majorité du cuivre extrait se trouve en solution sous la forme d’ions cuivreux Cu2.+ . En effet, la valorisation de la fraction métallique et de la fraction non-métallique dans les DEEE nécessite la pulvérisation préalable des échantillons alors que les matériels disponibles à Madagascar n’ont pas permis d’obtenir cette forme pulvérulente Cette étude a montré auqi que ce procédé doit –êtr optimisé pour être rentable économiquement. Sans analyse chimique préalable, nous ne pouvons pas définir correctement le rendement de nos opérations de prétraitement chimique, de lixiviation et d'électroextraction. Les laboratoires locaux ne sont pas encore équipés pour les recherches sur l'élimination et la valorisation des DEEE.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
40

Danthu, Pascal, Herintsitohaina Razakamanarivo, Bernadette Deville-Danthu, Lala Razafy Fara, Yannick Le Roux, and Éric Penot. "THE SHORT AND FORGOTTEN HISTORY OF RUBBER IN MADAGASCAR: THE FIRST CONTROVERSY BETWEEN BIODIVERSITY CONSERVATION AND NATURAL RESOURCE EXPLOITATION." BOIS & FORETS DES TROPIQUES 328, no. 328 (July 20, 2017): 27. http://dx.doi.org/10.19182/bft2016.328.a31300.

Full text
Abstract:
Madagascar fut entre 1891 et 1914 une zone de production de caoutchouc sylvestre destiné à l’exportation vers l’Europe. Le poids de Madagascar dans le commerce mondial resta toujours modeste, mais cette activité eut des conséquences écologiques importantes. De nombreuses espèces endé- miques furent exploitées, dans une optique de productivité immédiate et maximale sans prise en compte de notion de gestion durable. Cet épisode représentant l’un des premiers cas d’exploitation des ressources biologiques malgaches à des fins indus- trielles a été l’un des éléments déclencheurs de la prise de conscience de la valeur de la biodiversité malgache et des menaces induites par des activités humaines mal contrôlées. Il aboutit à la promulgation d’une législation très répressive et coerci- tive à l’endroit des populations locales dési- gnées comme principales responsables. Mais les naturalistes jugèrent les décisions politiques inefficaces. Ils développèrent alors un discours volontairement alarmiste et catastrophiste ayant pour but de faire réagir les politiques jugés trop laxistes. Dis- cours d’ailleurs pris à contre-pied lorsque l’effort de guerre relança la filière caout- chouc malgache entre 1942 et 1945. Cet épisode fut un élément déclencheur de la création, dès 1927, d’un réseau d’aires pro- tégées, faisant de Madagascar un pionnier en Afrique. Parallèlement la domestication des espèces caoutchoutières malgaches et/ ou l’introduction des espèces à fort poten- tiel furent promues. Cependant, l’émer- gence du caoutchouc issu de l’hévéaculture asiatique fit rapidement retomber l’intérêt commercial du caoutchouc malgache, épar- gnant ainsi les forêts de la Grande Île. Ainsi, c’est le réalisme économique qui condamna la filière devenue non rentable et assura la sauvegarde des espèces à caoutchouc mal- gaches plutôt que les discours des natura- listes, la création d’aires protégées ou la promulgation de textes répressifs.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
41

Khelfaoui, Mahdi. "Le nucléaire dans la stratégie énergétique du Québec, 1963-2012." Scientia Canadensis 37, no. 1-2 (May 20, 2015): 105–32. http://dx.doi.org/10.7202/1030642ar.

Full text
Abstract:
Cet article retrace l’évolution de la stratégie électronucléaire du gouvernement du Québec, entre 1963 et 2012. L’analyse se divise en trois périodes principales: l’émergence d’un programme nucléaire entre 1963 et 1970, un moment d’opposition politique sur son évolution à long terme entre 1971 et 1976, et son abandon progressif entre 1977 et 1983. À partir de 1983, avec la mise en service de la centrale Gentilly-2, et jusqu’à son arrêt définitif en 2012, aucun autre projet nucléaire d’envergure n’est entrepris dans la province. À partir de l'analyse de ces différentes périodes, nous mettons en évidence les raisons qui ont poussé le gouvernement du Québec à développer une industrie nucléaire locale. Nous discutons les divers facteurs, techniques, économiques et politiques qui ont conduit à un tel développement et au maintien de l’intérêt politique pour l’énergie nucléaire, malgré des investissements massifs en hydroélectricité durant les années soixante-dix. Enfin, nous mettons à jour les déterminants politiques qui ont poussé le gouvernement à abandonner la filière nucléaire à partir de 1977.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
42

Dufour, Bernard Pierre, Christiane Diman, Aurélie de San Mateo, and Raphaëlle Mouttet. "Le scolyte des fruits du caféier, Hypothenemus hampei (Ferr.) détecté en Guadeloupe." Cahiers Agricultures 31 (2022): 10. http://dx.doi.org/10.1051/cagri/2022008.

Full text
Abstract:
Hypothenemus hampei (Ferrari) ou scolyte des fruits du caféier est le ravageur le plus redoutable pour cette culture. Il est actuellement présent dans la presque totalité des régions productrices de café dans le monde, le dernier grand territoire atteint étant la Papouasie Nouvelle Guinée, où il a été officiellement signalé en 2017. Le scolyte a également été découvert dans deux départements français d’Outre-mer d’où il était absent jusqu’alors, la Martinique en 2012, puis tout récemment la Guadeloupe en début d’année 2021. Il représente pour cette région une menace pour l’existence même de la caféiculture qui fait partie de son patrimoine historique. Le scolyte a été détecté à la périphérie puis au cœur de la zone où le caféier est traditionnellement cultivé. Les mesures prises par les autorités locales pour freiner la dispersion du ravageur donnent déjà suite à des recommandations en matière de lutte qui seront adaptées à la situation agronomique et économique de la filière café.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
43

Alary, Véronique, Samir Messad, C. Taché, and Emmanuel Tillard. "Approche de la diversité des systèmes d’élevage laitiers à la Réunion." Revue d’élevage et de médecine vétérinaire des pays tropicaux 55, no. 4 (April 1, 2002): 285. http://dx.doi.org/10.19182/remvt.9816.

Full text
Abstract:
Les effets de changements de l’environnement économique, réglementaire et technique des exploitations sur leur fonctionnement et leurs performances diffèrent en fonction des dotations initiales des exploitants, de leur projet, des modes d’organisation et de conduite des systèmes productifs, des possibilités d’investissement, etc. Cependant, il est difficile de saisir l’exhaustivité des cas et seule la construction d’une typologie peut permettre de saisir la diversité des exploitations pour approcher les effets différenciés de ces changements, comme pour ajuster la recherche et le développement aux besoins et aux structures variées dans un territoire donné. La typologie réalisée pour caractériser la diversité des exploitations laitières à la Réunion résulte d’un processus de construction itératif qui s’est appuyé sur certains principes de la typologie à dire d’expert en recourant aux méthodes mutivariées. Cette typologie est construite sur la base d’enquêtes et d’entretiens réalisés auprès des éleveurs et des différents partenaires de la filière : coopératives, agences de développement, autorités locales, centre de gestion.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
44

Ben Ziane, Abdelbaki, Hind Ouguenoune, and Dif Aicha. "La Place des Pme de la Filiere Lait et Derives au Cœur du Systeme d'Innovation Local : Cas des Pme Oranaises de Moins de 20 Personnes." المجلة المغاربية للاقتصاد و التسيير, no. 2 (2015): 43–56. http://dx.doi.org/10.12816/0032280.

Full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
45

FAYE, B., G. ALEXANDRE, P. BONNET, J. P. BOUTONNET, E. CARDINALE, G. DUTEURTRE, G. LOISEAU, D. MONTET, J. MOUROT, and F. REGINA. "Elevage et qualité des produits en régions chaudes." INRAE Productions Animales 24, no. 1 (March 4, 2011): 77–88. http://dx.doi.org/10.20870/productions-animales.2011.24.1.3238.

Full text
Abstract:
Les exigences de la qualité relèvent des mêmes droits des consommateurs au Sud comme au Nord. Toutefois le contexte des pays du Sud tant en termes de conditions climatiques que sociologiques ou économiques induit des positionnements différenciés. Les contextes du Sud renvoient à la nécessité de mettre en place des systèmes de contrôle parfois spécifiques et de réfléchir à l’obligation d’établir des normes en fonction des marchés visés. La caractérisation des produits animaux spécifiques aux pays tropicaux (par exemple la viande des animaux créoles aux Antilles ou lait de chamelle au Moyen-Orient) est une étape pour aborder justement la question des normes applicables dans les pays du Sud. La qualité devient dès lors une construction sociale pouvant efficacement s’appuyer sur une approche participative impliquant tous les acteurs d’une filière. Enfin, il convient de distinguer les niches du marché visé, international, local ou régional, les pays du Sud sachant s’adapter en fonction de ceux-ci comme le montre l’exemple du marché du bétail de l’Afrique Australe.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
46

Paoloni, Lorenza. "L'impresa agricola nella transizione verso le energie rinnovabili." AGRICOLTURA ISTITUZIONI MERCATI, no. 1 (June 2011): 25–56. http://dx.doi.org/10.3280/aim2011-001003.

Full text
Abstract:
Nel presente articolo si affrontano alcuni aspetti critici del passaggio dal vigente sistema di produzione energetica basato sui combustibili fossili alla c.d.. In particolare viene analizzato il settore agricolo ove si registra una crescente attenzione verso la produzione di energia proveniente dalle risorse naturali e dalle coltivazioni di vegetali sul fondo o da fonti agro-forestali. Nel contempo, perň, si evidenzia come le produzioni agricole contribuiscano in maniera significativa al fenomeno delmentre le produzioni agroenergetiche, sebbene indirizzate a mitigare le emissioni di CO2, e dunque a limitare gli effetti nocivi del cambiamento climatico sull'intero pianeta, possono confliggere con alcune fondamentali esigenze dell'uomo prima fra tutte la produzione di prodotti agricoli destinati all'alimentazione. Si scontrano, cosě, modelli produttivi agricoli energivori e plasmati sul paradigma industriale con modelli produttivi sostenibili e piů attenti all'utilizzo razionale delle risorse naturali anche al fine di garantire l'autosufficienza alimentare e laalle singole comunitŕ. In questo contesto cosě complesso si colloca l'impresa agricola che produce energie rinnovabili (da biomasse, da agro-combustibili, da utilizzo delle energie naturali) oggi presente nel nostro ordinamento con una sua fisionomia specifica pur in assenza di una qualificazione giuridica unitaria. Si analizza anche il ruolo dei certificati verdi agricoli nella lotta al cambiamento climatico e la funzione delle filiere agro-energetiche, in particolare di quelle corte, che consentono di ridurre al massimo la distanza tra luogo di produzione e di consumo dell'energia e possono rappresentare, altresě, un volano per lo sviluppo economico-sociale delle comunitŕ locali.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
47

De Feo, María Eugenia, Lucas Pereyra Domingorena, and María Alejandra Bazzano. "La alfarería de Muro Ancho: producción y circulación durante el Formativo inferior en Quebrada del Toro (Salta, Argentina)." InterSecciones en Antropología 23, no. 1 (August 31, 2022): 37–50. http://dx.doi.org/10.37176/iea.23.1.2022.656.

Full text
Abstract:
En este trabajo se presentan los resultados del análisis estilístico y petrográfico de una muestra cerámicarecuperada en el sitio Muro Ancho (Incahuasi, Quebrada del Toro, Salta), cuya cronología se estima enel Período Formativo inferior (700 AC-400 DC). Morfológica e iconográficamente, la muestra analizadapuede adscribirse a los tipos cerámicos descriptos para el período y el área. Asimismo, se identificaronseis modos técnicos de manufacturar la alfarería del sitio, que también son observados en otros asenta-mientos de la quebrada. Estas regularidades permiten sostener la idea de una tradición cerámica local,caracterizada por el uso de pizarra, filita, arenisca y tiesto molido como atemperantes. Por otra parte, seregistraron piezas cuya morfología y recursos plásticos, o petrografía, se asemejan a otras definidas en elcomplejo San Francisco. Sobre la base de esta evidencia se discute la circulación de piezas y estilos y lainteracción entre ambas áreas durante el período
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
48

Robert-Demontrond, Philippe. "Mesurer le juste prix des produits issus d'une filière « commerce équitable local » : principes, enjeux et limites épistémologiques d'une approche par évaluation contingente." Management & Avenir 20, no. 6 (2008): 216. http://dx.doi.org/10.3917/mav.020.0216.

Full text
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
49

Kadouche, Slimane, Hocine Hammoum, Hayat Ghedamsi, and Lynda Si Tahar. "Évaluation des performances épuratoires d’un bassin de filtration des eaux usées - étude de cas." Revue des sciences de l’eau 31, no. 4 (January 21, 2019): 387–98. http://dx.doi.org/10.7202/1055596ar.

Full text
Abstract:
L’administration locale du secteur de l’hydraulique de la région de Tizi Ouzou (Algérie) a entrepris un vaste programme de réalisation de bassins de filtration en 1996. Après deux décennies d’exploitation de ces ouvrages, il nous a semblé nécessaire de faire le point sur leur retour d’expérience. L’objectif de cette étude est de tester l’efficacité de ce système épuratoire des eaux usées par l’analyse d’un bassin de filtration témoin de cette région. L’idée est de déterminer les caractéristiques des effluents à l’entrée et à la sortie de l’ouvrage, en se basant sur l’analyse de six paramètres qui sont la température, la turbidité, le pH, les matières en suspension, la demande biologique en oxygène à cinq jours (DBO5) et la demande chimique en oxygène (DCO). Un suivi journalier de ces paramètres a été réalisé pour lequel un protocole expérimental avec une démarche rigoureuse et cohérente des principales étapes a été développé. Sur la base des résultats obtenus, nous avons pu évaluer les performances épuratoires de ce bassin de filtration, analysées par rapport au taux d'élimination de la pollution de l'eau. Ceci nous a permis de recommander le dimensionnement et la conception d'une filière d'épuration utilisant un bassin de filtration combiné judicieusement à un bassin de décantation afin d’atteindre une meilleure performance épuratoire.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
50

Gnacadja, Claude, Armel Mouketou, Ephrem Nzangue, Chamfort Biroungou, and Jacques François Mavoungou. "Analyse de Quelques Caractéristiques de la Filière Maraichage dans Trois Provinces du Gabon." European Scientific Journal, ESJ 18, no. 27 (August 31, 2022): 296. http://dx.doi.org/10.19044/esj.2022.v18n27p296.

Full text
Abstract:
La filière des cultures légumières est une composante importante de l'agriculture urbaine qui peut contribuer efficacement à la sécurité alimentaire. Cette étude vise à faire l’état des lieux de la filière maraichère au Gabon afin d’identifier les facteurs d’amélioration et de relance du secteur. Une enquête a été réalisée dans trois provinces (Estuaire, Ngounié et Wolleu Ntem) selon la méthode probabiliste aléatoire sur la base d’un questionnaire regroupant un ensemble de questions pour la collecte des informations. L’analyse des données a montré que l’activité maraichère est majoritairement pratiquée par les expatriés (87,87%) sur des sites de moins de 1 ha ; la plupart (53%) ayant une expérience de plus de 10 ans et des pratiques totalement manuelles. Soixante-cinq pour cent (65%) des producteurs enquêtés ont un âge compris entre 30 et 50 ans. Le maraichage non seulement constitue pour 79,61% des producteurs interviewés une source de revenus pour la famille, mais aussi contribue à 100% aux charges et dépenses de leur famille. Environ neuf pour cent (8,7%) seulement des acteurs sont membre d’une coopérative et 4% sont propriétaires terriens. Les semences utilisées proviennent des structures commerciales et le système d’association et de rotation de cultures est utilisé pour la gestion des cycles. Soixante-huit pour cent (68,44%) de ces producteurs ont pu installer des abris pour leur activité. Et 85,92% exercent leur activité sur financement propre. Concernant la production de tomate, les variétés utilisées généralement par les producteurs enquêtés sont des variétés hybrides F1 à croissance déterminé avec la variété Lindo retrouvée sur presque tous les sites de tomates. Les traitements (engrais ou produits phytosanitaires) diffèrent d’un producteur à un autre. La filière tomate ne possède aucun circuit organisé de gestion et transformation post récolte. Les tomates fraiches récoltées sont vendues sur place ou amenées vers le marché de proximité pour la vente. The vegetable crop sector is an important component of urban agriculture that can effectively contribute to food security. This study aims to take stock of the market gardening sector in Gabon in order to identify the factors for improving and reviving the sector. A survey was carried out in three provinces (Estuaire, Ngounié and Wolleu Ntem) according to the random probabilistic method on the basis of a questionnaire comprising a set of questions for the collection of information. Data analysis showed that market gardening is mainly practiced by expatriates (87.87%) on sites of less than 1 ha ; most (53%) having an experience of more than 10 years and totally manual practices. 65% of the producers surveyed are between 30 and 50 years old. Market gardening, not only constitutes (for 79.61% of the producers interviewed) their source of income for the family, but also contributes 100% to the expenses and expenses of the family. Only 8.7% of the producers are in a cooperative and 4% are installed on their personal (or family) domain. The seeds used come from commercial structures and the crop association and rotation system is used for cycle management. 68.44% of these producers were able to install shelters (greenhouses) for their activity. And 85.92% carry out their activity with own financing. Regarding tomato production, the varieties generally used by the producers surveyed are F1 hybrid varieties (with determined growth) with the Lindo variety found on almost all tomato sites. The treatments (fertilizers or phytosanitary products) differ from one producer to another. The tomato sector has no organized post-harvest management and processing circuit. The fresh tomatoes harvested are sold on site or transported to the local market for sale.
APA, Harvard, Vancouver, ISO, and other styles
We offer discounts on all premium plans for authors whose works are included in thematic literature selections. Contact us to get a unique promo code!

To the bibliography