Dissertations / Theses on the topic 'Fenomenica'

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1

Romão, Frederico Lisboa. "A greve do fim do mundo : petroleiros 1995 : a expressão fenomenica da crise fordista no Brasil." [s.n.], 2006. http://repositorio.unicamp.br/jspui/handle/REPOSIP/279882.

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Abstract:
Orientador: Ricardo Antunes
Tese (doutorado) - Universidade Estadual de Campinas, Instituto de Filosofia e Ciencias Humanas
Made available in DSpace on 2018-08-05T19:34:19Z (GMT). No. of bitstreams: 1 Romao_FredericoLisboa_D.pdf: 3550867 bytes, checksum: 77b6030d602f42eef4dbd1df4cc74bb5 (MD5) Previous issue date: 2006
Resumo: O presente estudo tem como objetivo analisar a greve dos petroleiros ocorrida em maio/junho de 1995, destacando sua relação na reafirmação das formas relacionais excludentes do Estado com as classes trabalhadoras no Brasil. A pesquisa levantou dados nacionalmente dentro de critérios qualitativos. A exposição está dividida em quatro capítulos. No primeiro, buscamos elementos da inter-relação entre reestruturação produtiva, do esvaziamento do Estado de bem-estar e do advento do neoliberalismo com os trabalhadores e suas organizações. No segundo, esboçamos o quadro político-econômico e social sob o qual a greve dos petroleiros de 1995 se desenrolou. No terceiro, caracterizamos técnica e socialmente a Petrobrás, os petroleiros e suas organizações. No último, apresentamos a greve nos seus elementos conceituais e sua objetivação na Inglaterra e no Brasil. Os dados demonstraram o imbricamento dessa greve com as mudanças que campeavam pelo mundo a partir da globalização neoliberal. Deixaram explicitados que o tratamento dado à mesma por FHC e pelas instituições do Estado brasileiro expressaram a crise do capital em um país periférico, demonstrando inequivocamente que no novo arranjo societal não caberia a fala dos que não têm parte; não caberia o dissenso. As mudanças operadas via reestruturação produtiva do capital, fizeram retroceder o processo de organização e conquistas iniciado com as lutas operárias nos fins dos anos 70, concorrendo para a precarização das condições e relações de trabalho dos petroleiros, especialmente após a greve de 1995
Abstract: The objective of the present study is to analyze the petroleum workers¿ strike of May/June, 1995, highlighting its relationship to reaffirm the exclusion forms of the working classes in Brazil by State. The research examines evidence on a national basis using a qualitative approach, and is divided into four chapters. In the first we seek to identify elements of the interrelationships between the re-structuring of production, the decline of the Welfare State and the advent of neo-liberalism, with the workers and their organizations. In the second we sketch the politico-economic and social conditions under which the 1995 petroleum workers¿ strike developed. In the third we characterize, in technical and social terms, Petrobras, the petroleum workers, and their trade unions. In the final chapter we present the concept of the strike and its material manifestations in England and Brazil. The data demonstrate the relationship between the petroleum workers¿ strike and the changes that have been championed throughout the world following neo-liberal globalization. They make explicit that the responses of FHC and of the various institutions of the Brazilian State were an expression of the crisis of capital in a peripheral country, and demonstrate unequivocally the lack of a voice of those existing outside of the new societal structure; dissent could not fit within it. The changes orchestrated via the productive restructuring of capital caused a reversal of the process of worker organization and of the achievements which had begun with the labour conflicts at the end of the 1970s, for the petroleum workers contributing to more precarious working conditions, with weakening of rights and poorer industrial relations, especially following the 1995 strike
Doutorado
Doutor em Ciências Sociais
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2

Caramella, Federica <1995&gt. "La manifestazione dell’Assoluto nel mondo fenomenico nella tradizione esegetica Huayan." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/18324.

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Abstract:
Le questioni esistenziali al centro della vita di ogni uomo erano fondamentali per la civiltà occidentale come per quella orientale, c'è motivo di credere che queste due tradizioni condividessero un ampio continuum di idee e concezioni. Nel mondo buddhista, rispetto alla “Via” della religione taoista, o il logos aristotelico, la “Legge universale che esprime l'intera realtà stessa” è ciò che si considera come Dharma un concetto estremamente complicato. Varie scuole buddhiste hanno creato delle teorie su questo concetto ma una delle scuole buddhiste che ha apportato un grande contributo nella creazione di un’analisi sistematica degli insegnamenti buddhisti principali, approcciando i dogmi della tradizione filosofica, è di certo quella Huayan. Il buddhismo Huayan svolse una funzione fondamentale nel fare luce sull’interazione tra religione, filosofia e i dogmi delle tradizioni precedenti soprattutto grazie ai riferimenti impliciti alle questioni ermeneutiche, soteriologiche e cosmogoniche. L’obiettivo della mia ricerca è quello di raggiungere il più possibile una buona comprensione di come il buddhismo Huayan, tramite una presentazione teoretica e sistematica delle idee e delle modalità di pensiero e di espressione ha cercato di incontrare i bisogni intellettuali e spirituali del suo tempo. Nella prima parte dello scritto strutturerò il discorso facendo una breve panoramica sulla storia del buddhismo e le sue origini indiane fino ad arrivare al suo incontro con il pensiero cinese, per rendere più comprensibili e fluidi gli argomenti anche a chi non possiede un background sul buddhismo e le sue concezioni principali. Nella seconda parte dello scritto, la mia attenzione sarà volta alle dottrine ideate dai cinque patriarchi e al loro sviluppo. Nell’ultima, mi dedicherò al pensiero del patriarca Huayan che ha fatto nascere in me, in primis, il desiderio di approfondire gli argomenti di cui tratterò, ossia Guifeng Zongmi che occupò una posizione peculiare nella tradizione fino a lui precedente. Trovo affascinante l’attenzione che prestò alla cosmogonia, che si occupa dell'origine delle leggi cosmologiche, della loro storia e della loro evoluzione, tracciando una mappa cosmogonica. Mi occuperò della ripresa degli insegnamenti principali del buddhismo ma con una visione originale e speciale dell’ultimo patriarca che nella sua analisi sistematica riprese anche il mito della creazione spiegando come la cosmogonia buddhista corrisponda, su certi aspetti, anche ai resoconti trovati nelle fonti taoiste e confuciane tradizionali. Grazie a Zongmi si riesce a delineare un’immagine più chiara e precisa sulla concezione dell’origine dell’universo e su come esso sia strutturato. Nella parte conclusiva affronterò come Zongmi integrò i suoi cinque insegnamenti elaborati all’interno della classificazione dottrinale buddhista con il confucianesimo e il taoismo nella sua visione cosmogonica. Spiegando come tramite il processo di evoluzione fenomenica ci si muova da un piano ontologico verso le sue manifestazioni fenomeniche, rappresentando sia una cosmogonia e un'eziologia di come da un mondo popolato da individui privi dell’illuminazione, in cui l'illusione e l’inganno regnano sovrani si arrivi, sul piano ontologico, all’illuminazione. Per affrontare questi argomenti mi rifarò soprattutto al testo che si pone alla base del buddhismo Huayan, costituito dal Sutra della ghirlanda (Avatamsakasutra) e alle varie opere e commentari realizzati dai maestri della scuola. Devo molto alle opere di Peter Gregory che sono state propedeutiche allo svolgimento della tesi, ossia Tsung-mi and the Sinification of Buddhism e il testo Inquiry into the Origin of Humanity che corrisponde ad una traduzione commentata dell’autore dell’ Inquiry into the Origin of Man di Zongmi.
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3

Stancanelli, Laura Maria. "Fenomeni di interazione tra colate detritiche." Doctoral thesis, Università di Catania, 2013. http://hdl.handle.net/10761/1388.

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Abstract:
Le colate di detrito sono fenomeni naturali che in occasione di eventi pluviometrici estremi traggono origine da dissesti superficiali e si trasformano rapidamente in flussi di sedimenti misti ad acqua. Tali fenomeni comportano un notevole pericolo riconducibile all elevata capacità erosiva e distruttiva, alla notevole mobilità, nonché al fatto che spesso essi si manifestano sotto forma di ondate successive, come effetto di processi in alveo di ostruzione e di demolizione dei depositi delle colate stesse. Negli ultimi anni anche nel territorio italiano si sono registrati diversi eventi di colate detritiche che hanno provocato numerose vittime e ingenti danni. In tale contesto si inserisce il presente lavoro di tesi che, prendendo spunto da una situazione reale effettivamente verificatasi, si propone di contribuire a una migliore comprensione di alcuni aspetti idraulici dei fenomeni di propagazione e di arresto delle colate detritiche, effettuando indagini con approccio numerico e con approccio sperimentale. Per l approccio numerico sono stati adottati due differenti codici: il FLO-2D e il TRENT-2D. Il modello FLO-2D è un modello quasi bidimensionale e adotta un approccio reologico monofasico; il modello TRENT-2D è pienamente bidimensionale e assume un approccio bifase per la schematizzazione della reologia della colata. Al fine di evidenziare in modo sistematico le differenze tra i due modelli, si è fatto riferimento al caso realmente accaduto il 1° ottobre 2009 a Giampilieri. Le grandezze ottenute tramite i modelli, in particolare livelli di deposito e velocità delle colate, sono state confrontate con dati acquisiti in situ allo scopo di evidenziare le differenze di performances dei due modelli. I risultati mostrano che entrambi i modelli sono capaci di riprodurre in maniera accurata il percorso compiuto dalla colata all interno di una zona densamente urbanizzata. Inoltre, i livelli massimi e le velocità relative alla propagazione della colata sono sovrastimate dal FLO-2D e leggermente sottostimate dal TRENT-2D, mentre i livelli di deposito osservati a fine simulazione sono sottostimati da entrambi i modelli. Per quanto riguarda l approccio sperimentale di laboratorio, lo studio è stato rivolto alla valutazione dell influenza di alcuni parametri (pendenza dell alveo, angolo di confluenza, tempistica del fenomeno) sulla dinamica della propagazione e del deposito di più colate detritiche che pervengono in un medesimo alveo torrentizio. Più precisamente, ispirandosi al caso realmente accaduto a Giampilieri, è stato progettato e realizzato un apparato sperimentale composto da tre canalette: una canaletta principale e due laterali nelle quali sono state generate due colate detritiche. Nel corso degli esperimenti l evoluzione di due colate e dei corrispondenti depositi è stata seguita utilizzando un sistema costituito da numerosi strumenti di misura. La campagna sperimentale condotta, oltre ad una serie piuttosto ampia di prove di taratura e di messa a punto della strumentazione adottata, è consistita in venti esperimenti. I dati acquisiti dall analisi della propagazione della colata e dall analisi dei depositi rilevati hanno evidenziato che, all aumentare dell angolo di confluenza e della pendenza dei canali laterali si hanno condizioni di maggiore deposito e, dunque, di maggiore pericolosità (aumento della possibilità che si realizzino interferenze tra i depositi e conseguenti ostruzioni). Mentre per quanto concerne la tempistica di innesco si riscontrano condizioni caratterizzate da maggiore pericolosità per innesco contemporaneo, da media pericolosità per innesco con fenomeno prima a valle e poi a monte, da minore pericolosità per innesco fenomeno prima a monte e poi a valle. Infine, si ritiene che la ricerca svolta, avendo preso spunto da un caso realmente accaduto di colate detritiche, rappresenti un contributo metodologico e, almeno in parte, anche applicativo nel campo della mitigazione del rischio da colate detritiche.
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Corsentino, Damiano Danilo. "Vulnerabilità dei gasdotti soggetti a fenomeni franosi." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021.

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Abstract:
L’utilizzo di condotte per il trasporto di sostanze è da considerarsi tra i primi sistemi tecnologici utilizzati in ambito urbano. Tali infrastrutture sono attualmente indispensabili poiché a loro sono affidati numerosi servizi, quali la distribuzione di acqua, gas e oli. Il corretto funzionamento delle condotte è pertanto fondamentale per garantire il mantenimento di beni essenziali nelle realtà urbane attuali. Al contempo però l’uomo ha dovuto far fronte a numerosi guasti che inevitabilmente interessano tali tubazioni, provocate da molteplici cause tra cui i fenomeni naturali. Rientrano in questa categoria i movimenti di pendii naturali instabili che, in base all’entità degli spostamenti, possono determinare innanzitutto l’interruzione della funzionalità della pipeline e in alcuni casi anche incendi e esplosioni dovuti all’innesco della sostanza accidentalmente rilasciata. Questo elaborato ha lo scopo di andare ad analizzare l’interazione tra i fenomeni franosi e le condotte adibite alla distribuzione e al trasporto di gas naturale, attraverso lo studio di un caso reale nelle Alpi Carniche. Una volta determinato dunque lo stato tensionale indotto dai movimenti permanenti del terreno, sarà possibile ricavare le deformazioni della condotta e confrontarle con i limiti imposti dalle normative europee e statunitensi. A tal scopo verrà utilizzata la formulazione analitica proposta dall’Istituto Indiano delle Tecnologie di Kanpur (2007), nelle Linee Guida per la Progettazione Sismica di Condotte Interrate. Successivamente si andrà a valutare la vulnerabilità della tubazione attraverso un approccio probabilistico.
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Cacciatori, Elettra <1987&gt. "Fenomeni identitari in musica: il caso dell'uchinaa pop." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2013. http://hdl.handle.net/10579/3271.

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Abstract:
Agli inizi degli anni Novanta l’attenzione mediatica giapponese si concentrò su Okinawa. Molti telefilm, giornali, libri, riviste, agenzie di viaggio avevano come tema Okinawa o si ispiravano ad essa. Si tratta dell’Okinawa boom, fenomeno in cui si costruì una nuova immagine di Okinawa, una nuova identità. In quegli stessi anni raggiunse l’apice del successo il genere musicale uchinaa pop, un genere musicale che fonde lo stile tradizionale okinawano con stili occidentali. Lo scopo di questa ricerca è di analizzare il genere uchinaa pop come un fenomeno culturale in musica, ovvero individuando gli elementi identitari e culturali che lo caratterizzano.
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6

Sacchetti, Allegra. "Interpretazione dei fenomeni di trasporto in cristalli organici semiconduttori." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amslaurea.unibo.it/6155/.

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Abstract:
Alcuni ricercatori del Dipartimento di Fisica e Astronomia di Bologna hanno di recente ottenuto una curva che descrive l’andamento della mobilità in funzione della temperatura a seguito di misure effettuate su un cristallo organico di rubicene che mostra un’interdipendenza delle due variabili molto particolare. Il mio compito è stato cercare di far luce sulle peculiarità di questa curva. Per fare questo mi sono servita di due articoli, frutto di un attuale studio condotto da tre ricercatori dell’Università di Napoli, che ho riportato nel secondo e nel terzo capitolo, che hanno cercato di spiegare il comportamento atipico della mobilità in funzione della temperatura in cristalli organici semiconduttori.
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Bruni, Luigi <1981&gt. "Fenomeni di trasporto ed elettrostatici in membrane da Nanofiltrazione." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/1485/1/Bruni_Luigi_tesi.pdf.

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Abstract:
Fenomeni di trasporto ed elettrostatici in membrane da Nanofiltrazione La capacità di predire le prestazioni delle membrane da nanofiltrazione è molto importante per il progetto e la gestione di processi di separazione a membrana. Tali prestazioni sono strettamente legate ai fenomeni di trasporto che regolano il moto dei soluti all’interno della matrice della membrana. Risulta, quindi, di rilevante importanza la conoscenza e lo studio di questi fenomeni; l’obiettivo finale è quello di mettere a punto modelli di trasporto appropriati che meglio descrivano il flusso dei soluti all’interno della membrana. A fianco dei modelli di trasporto ricopre, quindi, una importanza non secondaria la caratterizzazione dei parametri aggiustabili propri della membrana sulla quale si opera. La procedura di caratterizzazione di membrane deve chiarire le modalità di svolgimento delle prove sperimentali e le finalità che esse dovrebbero conseguire. Tuttavia, nonostante i miglioramenti concernenti la modellazione del trasporto di ioni in membrana ottenuti dalla ricerca negli ultimi anni, si è ancora lontani dall’avere a disposizione un modello univoco in grado di descrivere i fenomeni coinvolti in maniera chiara. Oltretutto, la palese incapacità del modello di non riuscire a prevedere gli andamenti sperimentali di reiezione nella gran parte dei casi relativi a miscele multicomponenti e le difficoltà legate alla convergenza numerica degli algoritmi risolutivi hanno fortemente limitato gli sviluppi del processo anche e soprattutto in termini applicativi. Non da ultimo, si avverte la necessità di poter prevedere ed interpretare l’andamento della carica di membrana al variare delle condizioni operative attraverso lo sviluppo di un modello matematico in grado di descrivere correttamente il meccanismo di formazione della carica. Nel caso di soluzioni elettrolitiche, infatti, è stato riconosciuto che la formazione della carica superficiale è tra i fattori che maggiormente caratterizzano le proprietà di separazione delle membrane. Essa gioca un ruolo importante nei processi di trasporto ed influenza la sua selettività nella separazione di molecole caricate; infatti la carica di membrana interagisce elettrostaticamente con gli ioni ed influenza l’efficienza di separazione degli stessi attraverso la partizione degli elettroliti dalla soluzione esterna all’interno dei pori del materiale. In sostanza, la carica delle membrane da NF è indotta dalle caratteristiche acide delle soluzioni elettrolitiche poste in contatto con la membrana stessa, nonché dal tipo e dalla concentrazione delle specie ioniche. Nello svolgimento di questo lavoro sono stati analizzati i principali fenomeni di trasporto ed elettrostatici coinvolti nel processo di nanofiltrazione, in particolare si è focalizzata l’attenzione sugli aspetti relativi alla loro modellazione matematica. La prima parte della tesi è dedicata con la presentazione del problema generale del trasporto di soluti all’interno di membrane da nanofiltrazione con riferimento alle equazioni alla base del modello DSP&DE, che rappresenta una razionalizzazione dei modelli esistenti sviluppati a partire dal modello DSPM, nel quale sono stati integrarti i fenomeni di esclusione dielettrica, per quanto riguarda la separazione di elettroliti nella filtrazione di soluzioni acquose in processi di Nanofiltrazione. Il modello DSP&DE, una volta definita la tipologia di elettroliti presenti nella soluzione alimentata e la loro concentrazione, viene completamente definito da tre parametri aggiustabili, strettamente riconducibili alle proprietà della singola membrana: il raggio medio dei pori all’interno della matrice, lo spessore effettivo e la densità di carica di membrana; in più può essere considerato un ulteriore parametro aggiustabile del modello il valore che la costante dielettrica del solvente assume quando confinato in pori di ridotte dimensioni. L’impostazione generale del modello DSP&DE, prevede la presentazione dei fenomeni di trasporto all’interno della membrana, descritti attraverso l’equazione di Nerst-Planck, e lo studio della ripartizione a ridosso dell’interfaccia membrana/soluzione esterna, che tiene in conto di diversi contributi: l’impedimento sterico, la non idealità della soluzione, l’effetto Donnan e l’esclusione dielettrica. Il capitolo si chiude con la presentazione di una procedura consigliata per la determinazione dei parametri aggiustabili del modello di trasporto. Il lavoro prosegue con una serie di applicazioni del modello a dati sperimentali ottenuti dalla caratterizzazione di membrane organiche CSM NE70 nel caso di soluzioni contenenti elettroliti. In particolare il modello viene applicato quale strumento atto ad ottenere informazioni utili per lo studio dei fenomeni coinvolti nel meccanismo di formazione della carica; dall’elaborazione dei dati sperimentali di reiezione in funzione del flusso è possibile ottenere dei valori di carica di membrana, assunta quale parametro aggiustabile del modello. che permettono di analizzare con affidabilità gli andamenti qualitativi ottenuti per la carica volumetrica di membrana al variare della concentrazione di sale nella corrente in alimentazione, del tipo di elettrolita studiato e del pH della soluzione. La seconda parte della tesi relativa allo studio ed alla modellazione del meccanismo di formazione della carica. Il punto di partenza di questo studio è rappresentato dai valori di carica ottenuti dall’elaborazione dei dati sperimentali di reiezione con il modello di trasporto, e tali valori verranno considerati quali valori “sperimentali” di riferimento con i quali confrontare i risultati ottenuti. Nella sezione di riferimento è contenuta la presentazione del modello teorico “adsorption-amphoteric” sviluppato al fine di descrivere ed interpretare i diversi comportamenti sperimentali ottenuti per la carica di membrana al variare delle condizioni operative. Nel modello la membrana è schematizzata come un insieme di siti attivi di due specie: il gruppo di siti idrofobici e quello de siti idrofilici, in grado di supportare le cariche derivanti da differenti meccanismi chimici e fisici. I principali fenomeni presi in considerazione nel determinare la carica volumetrica di membrana sono: i) la dissociazione acido/base dei siti idrofilici; ii) il site-binding dei contro-ioni sui siti idrofilici dissociati; iii) l’adsorbimento competitivo degli ioni in soluzione sui gruppi funzionali idrofobici. La struttura del modello è del tutto generale ed è in grado di mettere in evidenza quali sono i fenomeni rilevanti che intervengono nel determinare la carica di membrana; per questo motivo il modello permette di indagare il contributo di ciascun meccanismo considerato, in funzione delle condizioni operative. L’applicazione ai valori di carica disponibili per membrane Desal 5-DK nel caso di soluzioni contenenti singoli elettroliti, in particolare NaCl e CaCl2 permette di mettere in evidenza due aspetti fondamentali del modello: in primis la sua capacità di descrivere andamenti molto diversi tra loro per la carica di membrana facendo riferimento agli stessi tre semplici meccanismi, dall’altra parte permette di studiare l’effetto di ciascun meccanismo sull’andamento della carica totale di membrana e il suo peso relativo. Infine vengono verificate le previsioni ottenute con il modello dal suddetto studio attraverso il confronto con dati sperimentali di carica ottenuti dall’elaborazione dei dati sperimentali di reiezione disponibili per il caso di membrane CSM NE70. Tale confronto ha messo in evidenza le buone capacità previsionali del modello soprattutto nel caso di elettroliti non simmetrici quali CaCl2 e Na2SO4. In particolare nel caso un cui lo ione divalente rappresenta il contro-ione rispetto alla carica propria di membrana, la carica di membrana è caratterizzata da un andamento unimodale (contraddistinto da un estremante) con la concentrazione di sale in alimentazione. Il lavoro viene concluso con l’estensione del modello ADS-AMF al caso di soluzioni multicomponenti: è presentata una regola di mescolamento che permette di ottenere la carica per le soluzioni elettrolitiche multicomponenti a partire dai valori disponibili per i singoli ioni componenti la miscela.
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Bruni, Luigi <1981&gt. "Fenomeni di trasporto ed elettrostatici in membrane da Nanofiltrazione." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/1485/.

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Abstract:
Fenomeni di trasporto ed elettrostatici in membrane da Nanofiltrazione La capacità di predire le prestazioni delle membrane da nanofiltrazione è molto importante per il progetto e la gestione di processi di separazione a membrana. Tali prestazioni sono strettamente legate ai fenomeni di trasporto che regolano il moto dei soluti all’interno della matrice della membrana. Risulta, quindi, di rilevante importanza la conoscenza e lo studio di questi fenomeni; l’obiettivo finale è quello di mettere a punto modelli di trasporto appropriati che meglio descrivano il flusso dei soluti all’interno della membrana. A fianco dei modelli di trasporto ricopre, quindi, una importanza non secondaria la caratterizzazione dei parametri aggiustabili propri della membrana sulla quale si opera. La procedura di caratterizzazione di membrane deve chiarire le modalità di svolgimento delle prove sperimentali e le finalità che esse dovrebbero conseguire. Tuttavia, nonostante i miglioramenti concernenti la modellazione del trasporto di ioni in membrana ottenuti dalla ricerca negli ultimi anni, si è ancora lontani dall’avere a disposizione un modello univoco in grado di descrivere i fenomeni coinvolti in maniera chiara. Oltretutto, la palese incapacità del modello di non riuscire a prevedere gli andamenti sperimentali di reiezione nella gran parte dei casi relativi a miscele multicomponenti e le difficoltà legate alla convergenza numerica degli algoritmi risolutivi hanno fortemente limitato gli sviluppi del processo anche e soprattutto in termini applicativi. Non da ultimo, si avverte la necessità di poter prevedere ed interpretare l’andamento della carica di membrana al variare delle condizioni operative attraverso lo sviluppo di un modello matematico in grado di descrivere correttamente il meccanismo di formazione della carica. Nel caso di soluzioni elettrolitiche, infatti, è stato riconosciuto che la formazione della carica superficiale è tra i fattori che maggiormente caratterizzano le proprietà di separazione delle membrane. Essa gioca un ruolo importante nei processi di trasporto ed influenza la sua selettività nella separazione di molecole caricate; infatti la carica di membrana interagisce elettrostaticamente con gli ioni ed influenza l’efficienza di separazione degli stessi attraverso la partizione degli elettroliti dalla soluzione esterna all’interno dei pori del materiale. In sostanza, la carica delle membrane da NF è indotta dalle caratteristiche acide delle soluzioni elettrolitiche poste in contatto con la membrana stessa, nonché dal tipo e dalla concentrazione delle specie ioniche. Nello svolgimento di questo lavoro sono stati analizzati i principali fenomeni di trasporto ed elettrostatici coinvolti nel processo di nanofiltrazione, in particolare si è focalizzata l’attenzione sugli aspetti relativi alla loro modellazione matematica. La prima parte della tesi è dedicata con la presentazione del problema generale del trasporto di soluti all’interno di membrane da nanofiltrazione con riferimento alle equazioni alla base del modello DSP&DE, che rappresenta una razionalizzazione dei modelli esistenti sviluppati a partire dal modello DSPM, nel quale sono stati integrarti i fenomeni di esclusione dielettrica, per quanto riguarda la separazione di elettroliti nella filtrazione di soluzioni acquose in processi di Nanofiltrazione. Il modello DSP&DE, una volta definita la tipologia di elettroliti presenti nella soluzione alimentata e la loro concentrazione, viene completamente definito da tre parametri aggiustabili, strettamente riconducibili alle proprietà della singola membrana: il raggio medio dei pori all’interno della matrice, lo spessore effettivo e la densità di carica di membrana; in più può essere considerato un ulteriore parametro aggiustabile del modello il valore che la costante dielettrica del solvente assume quando confinato in pori di ridotte dimensioni. L’impostazione generale del modello DSP&DE, prevede la presentazione dei fenomeni di trasporto all’interno della membrana, descritti attraverso l’equazione di Nerst-Planck, e lo studio della ripartizione a ridosso dell’interfaccia membrana/soluzione esterna, che tiene in conto di diversi contributi: l’impedimento sterico, la non idealità della soluzione, l’effetto Donnan e l’esclusione dielettrica. Il capitolo si chiude con la presentazione di una procedura consigliata per la determinazione dei parametri aggiustabili del modello di trasporto. Il lavoro prosegue con una serie di applicazioni del modello a dati sperimentali ottenuti dalla caratterizzazione di membrane organiche CSM NE70 nel caso di soluzioni contenenti elettroliti. In particolare il modello viene applicato quale strumento atto ad ottenere informazioni utili per lo studio dei fenomeni coinvolti nel meccanismo di formazione della carica; dall’elaborazione dei dati sperimentali di reiezione in funzione del flusso è possibile ottenere dei valori di carica di membrana, assunta quale parametro aggiustabile del modello. che permettono di analizzare con affidabilità gli andamenti qualitativi ottenuti per la carica volumetrica di membrana al variare della concentrazione di sale nella corrente in alimentazione, del tipo di elettrolita studiato e del pH della soluzione. La seconda parte della tesi relativa allo studio ed alla modellazione del meccanismo di formazione della carica. Il punto di partenza di questo studio è rappresentato dai valori di carica ottenuti dall’elaborazione dei dati sperimentali di reiezione con il modello di trasporto, e tali valori verranno considerati quali valori “sperimentali” di riferimento con i quali confrontare i risultati ottenuti. Nella sezione di riferimento è contenuta la presentazione del modello teorico “adsorption-amphoteric” sviluppato al fine di descrivere ed interpretare i diversi comportamenti sperimentali ottenuti per la carica di membrana al variare delle condizioni operative. Nel modello la membrana è schematizzata come un insieme di siti attivi di due specie: il gruppo di siti idrofobici e quello de siti idrofilici, in grado di supportare le cariche derivanti da differenti meccanismi chimici e fisici. I principali fenomeni presi in considerazione nel determinare la carica volumetrica di membrana sono: i) la dissociazione acido/base dei siti idrofilici; ii) il site-binding dei contro-ioni sui siti idrofilici dissociati; iii) l’adsorbimento competitivo degli ioni in soluzione sui gruppi funzionali idrofobici. La struttura del modello è del tutto generale ed è in grado di mettere in evidenza quali sono i fenomeni rilevanti che intervengono nel determinare la carica di membrana; per questo motivo il modello permette di indagare il contributo di ciascun meccanismo considerato, in funzione delle condizioni operative. L’applicazione ai valori di carica disponibili per membrane Desal 5-DK nel caso di soluzioni contenenti singoli elettroliti, in particolare NaCl e CaCl2 permette di mettere in evidenza due aspetti fondamentali del modello: in primis la sua capacità di descrivere andamenti molto diversi tra loro per la carica di membrana facendo riferimento agli stessi tre semplici meccanismi, dall’altra parte permette di studiare l’effetto di ciascun meccanismo sull’andamento della carica totale di membrana e il suo peso relativo. Infine vengono verificate le previsioni ottenute con il modello dal suddetto studio attraverso il confronto con dati sperimentali di carica ottenuti dall’elaborazione dei dati sperimentali di reiezione disponibili per il caso di membrane CSM NE70. Tale confronto ha messo in evidenza le buone capacità previsionali del modello soprattutto nel caso di elettroliti non simmetrici quali CaCl2 e Na2SO4. In particolare nel caso un cui lo ione divalente rappresenta il contro-ione rispetto alla carica propria di membrana, la carica di membrana è caratterizzata da un andamento unimodale (contraddistinto da un estremante) con la concentrazione di sale in alimentazione. Il lavoro viene concluso con l’estensione del modello ADS-AMF al caso di soluzioni multicomponenti: è presentata una regola di mescolamento che permette di ottenere la carica per le soluzioni elettrolitiche multicomponenti a partire dai valori disponibili per i singoli ioni componenti la miscela.
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Monteneri, Graziano <1990&gt. "Analisi dei fenomeni vitali alla luce della dinamica dell'inconscio." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/16257.

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Abstract:
Un’analisi dei fenomeni vitali può essere condotta secondo diversi punti d’osservazione; ciò che espongo nella tesi è una di questa modalità: un’analisi metapsicologica e metafisica delle vita nel suo complesso. L’Inconscio è il presupposto fondamentale per la spiegazione delle diverse forme di vita, e dello stesso concetto di vita: dalla prospettiva “meta-”, infatti, l’inconscio non sta propriamente nel fenomeno, ne è invece il presupposto. Di tale istanza non è possibile così una rappresentazione, dunque conoscenza, perché sta oltre la conoscibilità. Pertanto se tutto ciò che è rappresentazione costituisce l’esito del funzionamento dell’intelletto, della coscienza teleologica che ordina la struttura complessa del mondo in modo finalistico, ciò che sta a fondamento di tale costruzione deve essere/avere la natura dell’Inconscio dinamico. La vita stessa è allora la modalità in cui la coscienza percepisce la dinamica dell’inconscio: è cioè manifestazione di tale forza metafisica. L’intelletto non può però rendersi conto di tale stato di cose, di tale groviglio complesso che forma la vita, possiamo coglierne soltanto delle tracce che assumono l’aspetto di formazioni regolari e tendenti a uno scopo. Una prospettiva più globale è però possibile: per renderci conto che la mappa non è il territorio, è opportuno lavorare non sui punti ma sulle relazioni, non cioè su elementi definiti ma sulle evoluzioni e le dinamiche (giacché i confini sono appunto posti dalla coscienza). In questo modo, partendo dall’essere dell’inconscio, seguiamo diverse serie di indizi per scoprire l’infinita probabilità di connessioni esistenti, della natura metafisica della vita stessa.
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Ambu, Alessia. "Modelli dinamici per fenomeni collettivi in fisica dei sistemi complessi." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amslaurea.unibo.it/9419/.

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Abstract:
In questo lavoro si parla di un particolare comportamento emergente nei sistemi complessi: il flocking. Dopo aver dato una panoramica generale di come sia stato affrontato finora lo studio della formazione degli stormi, vengono portati come esempio un modello matematico e uno studio empirico particolare, il quale fonda le basi del flocking su un’interazione topologica. Il modello matematico, basato su un’interazione metrica, viene dapprima presentato, cercando di darne una parziale spiegazione tramite le proprietà delle matrici laplaciane, per poi essere testato attraverso delle simulazioni numeriche. Lo studio empirico, invece, viene presentato nei dettagli fornendo risultati e ipotesi atte a spiegarli. Infine prendendo spunto da questi due lavori, nell’ultima parte vengono posti a confronto due modelli, uno metrico e uno topologico, tramite simulazioni al calcolatore. L’esito di queste simulazioni conferma le ipotesi avanzate per spiegare i risultati empirici.
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Berti, Giovanni. "Simulazione numerica di fenomeni aeroelastici con applicazione alle strutture civili." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2008. http://amslaurea.unibo.it/118/.

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Abstract:
Il presente lavoro tratta lo studio dei fenomeni aeroelastici di interazione fra fluido e struttura, con il fine di provare a simularli mediante l’ausilio di un codice agli elementi finiti. Nel primo capitolo sono fornite alcune nozioni di fluidodinamica, in modo da rendere chiari i passaggi teorici fondamentali che portano alle equazioni di Navier-Stokes governanti il moto dei fluidi viscosi. Inoltre è illustrato il fenomeno della formazione di vortici a valle dei corpi tozzi dovuto alla separazione dello strato limite laminare, con descrizione anche di alcuni risultati ottenuti dalle simulazioni numeriche. Nel secondo capitolo vengono presi in rassegna i principali fenomeni di interazione fra fluido e struttura, cercando di metterne in luce le fondamenta della trattazione analitica e le ipotesi sotto le quali tale trattazione è valida. Chiaramente si tratta solo di una panoramica che non entra in merito degli sviluppi della ricerca più recente ma fornisce le basi per affrontare i vari problemi di instabilità strutturale dovuti a un particolare fenomeno di interazione con il vento. Il terzo capitolo contiene una trattazione più approfondita del fenomeno di instabilità per flutter. Tra tutti i fenomeni di instabilità aeroelastica delle strutture il flutter risulta il più temibile, soprattutto per i ponti di grande luce. Per questo si è ritenuto opportuno dedicargli un capitolo, in modo da illustrare i vari procedimenti con cui si riesce a determinare analiticamente la velocità critica di flutter di un impalcato da ponte, a partire dalle funzioni sperimentali denominate derivate di flutter. Al termine del capitolo è illustrato il procedimento con cui si ricavano sperimentalmente le derivate di flutter di un impalcato da ponte. Nel quarto capitolo è presentato l’esempio di studio dell’impalcato del ponte Tsing Ma ad Hong Kong. Sono riportati i risultati analitici dei calcoli della velocità di flutter e di divergenza torsionale dell’impalcato e i risultati delle simulazioni numeriche effettuate per stimare i coefficienti aerodinamici statici e il comportamento dinamico della struttura soggetta all’azione del vento. Considerazioni e commenti sui risultati ottenuti e sui metodi di modellazione numerica adottati completano l’elaborato.
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GALLONI, GLORIA. "Empaticamente estesi: un approccio neurofilosofico ai fenomeni di rispecchiamento emotivo." Doctoral thesis, Università degli Studi di Roma "Tor Vergata", 2013. http://hdl.handle.net/2108/202083.

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Bruni, Ilaria <1978&gt. "Il genere Rhododendron L.: diversità genetica e fenomeni di ibridazione." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/2471/1/Bruni_Ilaria_Tesi.pdf.

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Abstract:
La terra, nel corso della sua storia, ha subito molteplici cambiamenti con la comparsa e scomparsa di numerose specie animali e vegetali. Attualmente, l’estinzioni delle specie, la riduzione degli areali e il depauperamento degli ecosistemi è da ricollegare alle attività dell’uomo. Per tali motivi, in questi ultimi decenni si è iniziato a dare importanza alla conservazione della biodiversità, alla creazione di zone protette e a sviluppare interventi di reintroduzione e rafforzamento di specie rare e a rischio di estinzione. Questo lavoro di tesi si propone di analizzare la variabilità genetica delle popolazioni di Rhododendron ferrugineum L. lungo il suo areale, con particolare attenzione alle aree marginali dell’Appennino, dove la specie rappresenta un caso di pseudo rarità, al fine di valutare lo stato di salute della specie al limite del suo areale e valutare appropriati interventi di conservazione o reintroduzione. Per effettuare le analisi sono stati messi a punto dei marcatori molecolari discontinui, i microsatelliti, che, essendo dei marcatori co-dominati, permettono di valutare differenti parametri legati alla diversità genetica delle popolazioni inclusi i livelli di eterozigotà ed il flusso genico tra popolazioni limitrofe. I campionamenti sono stati effettuati nelle uniche 3 stazioni presenti sugli Appennini. Al fine di confrontare la struttura genetica di queste popolazioni sono state considerate anche popolazioni delle Alpi Marittime, delle Alpi centro-orientali e dei Pirenei. L’analisi della diversità genetica effettuata su questo pool di popolazioni analizzate con 7 marcatori microsatelliti, ha messo in evidenza che le popolazioni relitte dell’Appennino Tosco-Emiliano presentano un ridotto livello di eterozigosità che suggerisce quindi un elevato livello di inbreeding. Si ritiene che ciò sia dovuto alla loro dislocazione sul territorio, che le rende isolate sia tra di loro che dalle popolazioni delle vicine Alpi Marittime. La stima delle relazioni genetiche tra le popolazioni appenniniche e le vicine piante alpine evidenzia come non vi sia scambio genetico tra le popolazioni. Le analisi dei cluster suggeriscono che due delle popolazioni Appenniniche siano più simili alle popolazioni della Alpi Marittime, mentre la terza ha più affinità con le popolazioni delle Alpi centro-orientali. Le popolazioni dei Pirenei risultano essere geneticamente più simili alle popolazioni delle Alpi Marittime, in particolare alle tre popolazioni del versante francese. In questo lavoro abbiamo affrontato anche il problema delle specie ibride. Rhododendron x intermedium Tausch è un ibrido frutto dell’incrocio tra Rhododendron ferrugineum L. e Rhododendron hirsutum L., in grado di incrociarsi sia con altri ibridi, sia con i parentali (fenomeno dell’introgressione). L’origine di questo ibrido risiede nella simpatria delle due specie parentali, che tuttavia, presentano esigenze ecologiche differenti. Ad oggi la presenza di Rhododendron x intermedium è stata accertata in almeno tre stazioni sulle Alpi Italiane, ma la letteratura documenta la sua presenza anche in altre zone dell’Arco Alpino. L’obiettivo di questa ricerca è stato quello di verificare la reale natura ibrida di Rhododendron x intermedium in queste stazioni utilizzando un approccio integrato ossia sia attraverso un’analisi di tipo morfologico sia attraverso un analisi di tipo molecolare. In particolare l’approccio molecolare ha previsto prima un’analisi filogenetica attraverso l’utilizzo di marcatori molecolari filogenetici nucleari e plastidiali (ITS, At103, psbA-trnH e matK) e quindi un’analisi della struttura delle popolazioni della specie ibrida attraverso l’utilizzo di marcatori molecolari microsatelliti. Da un’analisi morfologica, risulta che gli esemplari ibridi possono essere molto differenti tra loro e ciò supporta la formazione di sciami ibridi. Al fine di verificare la natura di questa specie e la struttura delle popolazioni ibride e dei rispettivi parentali, sono state campionate differenti popolazioni in tutta l’area di interesse. I campioni ottenuti sono stati quindi analizzati geneticamente mediante marcatori molecolari del DNA. I risultati ottenuti hanno permesso innanzitutto di confermare l’origine ibrida degli individui di prima generazione della specie Rhododendron x intermedium e quindi di distinguere i parentali dagli ibridi ed evidenziare la struttura genetica delle popolazioni ibride.
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Bruni, Ilaria <1978&gt. "Il genere Rhododendron L.: diversità genetica e fenomeni di ibridazione." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/2471/.

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Abstract:
La terra, nel corso della sua storia, ha subito molteplici cambiamenti con la comparsa e scomparsa di numerose specie animali e vegetali. Attualmente, l’estinzioni delle specie, la riduzione degli areali e il depauperamento degli ecosistemi è da ricollegare alle attività dell’uomo. Per tali motivi, in questi ultimi decenni si è iniziato a dare importanza alla conservazione della biodiversità, alla creazione di zone protette e a sviluppare interventi di reintroduzione e rafforzamento di specie rare e a rischio di estinzione. Questo lavoro di tesi si propone di analizzare la variabilità genetica delle popolazioni di Rhododendron ferrugineum L. lungo il suo areale, con particolare attenzione alle aree marginali dell’Appennino, dove la specie rappresenta un caso di pseudo rarità, al fine di valutare lo stato di salute della specie al limite del suo areale e valutare appropriati interventi di conservazione o reintroduzione. Per effettuare le analisi sono stati messi a punto dei marcatori molecolari discontinui, i microsatelliti, che, essendo dei marcatori co-dominati, permettono di valutare differenti parametri legati alla diversità genetica delle popolazioni inclusi i livelli di eterozigotà ed il flusso genico tra popolazioni limitrofe. I campionamenti sono stati effettuati nelle uniche 3 stazioni presenti sugli Appennini. Al fine di confrontare la struttura genetica di queste popolazioni sono state considerate anche popolazioni delle Alpi Marittime, delle Alpi centro-orientali e dei Pirenei. L’analisi della diversità genetica effettuata su questo pool di popolazioni analizzate con 7 marcatori microsatelliti, ha messo in evidenza che le popolazioni relitte dell’Appennino Tosco-Emiliano presentano un ridotto livello di eterozigosità che suggerisce quindi un elevato livello di inbreeding. Si ritiene che ciò sia dovuto alla loro dislocazione sul territorio, che le rende isolate sia tra di loro che dalle popolazioni delle vicine Alpi Marittime. La stima delle relazioni genetiche tra le popolazioni appenniniche e le vicine piante alpine evidenzia come non vi sia scambio genetico tra le popolazioni. Le analisi dei cluster suggeriscono che due delle popolazioni Appenniniche siano più simili alle popolazioni della Alpi Marittime, mentre la terza ha più affinità con le popolazioni delle Alpi centro-orientali. Le popolazioni dei Pirenei risultano essere geneticamente più simili alle popolazioni delle Alpi Marittime, in particolare alle tre popolazioni del versante francese. In questo lavoro abbiamo affrontato anche il problema delle specie ibride. Rhododendron x intermedium Tausch è un ibrido frutto dell’incrocio tra Rhododendron ferrugineum L. e Rhododendron hirsutum L., in grado di incrociarsi sia con altri ibridi, sia con i parentali (fenomeno dell’introgressione). L’origine di questo ibrido risiede nella simpatria delle due specie parentali, che tuttavia, presentano esigenze ecologiche differenti. Ad oggi la presenza di Rhododendron x intermedium è stata accertata in almeno tre stazioni sulle Alpi Italiane, ma la letteratura documenta la sua presenza anche in altre zone dell’Arco Alpino. L’obiettivo di questa ricerca è stato quello di verificare la reale natura ibrida di Rhododendron x intermedium in queste stazioni utilizzando un approccio integrato ossia sia attraverso un’analisi di tipo morfologico sia attraverso un analisi di tipo molecolare. In particolare l’approccio molecolare ha previsto prima un’analisi filogenetica attraverso l’utilizzo di marcatori molecolari filogenetici nucleari e plastidiali (ITS, At103, psbA-trnH e matK) e quindi un’analisi della struttura delle popolazioni della specie ibrida attraverso l’utilizzo di marcatori molecolari microsatelliti. Da un’analisi morfologica, risulta che gli esemplari ibridi possono essere molto differenti tra loro e ciò supporta la formazione di sciami ibridi. Al fine di verificare la natura di questa specie e la struttura delle popolazioni ibride e dei rispettivi parentali, sono state campionate differenti popolazioni in tutta l’area di interesse. I campioni ottenuti sono stati quindi analizzati geneticamente mediante marcatori molecolari del DNA. I risultati ottenuti hanno permesso innanzitutto di confermare l’origine ibrida degli individui di prima generazione della specie Rhododendron x intermedium e quindi di distinguere i parentali dagli ibridi ed evidenziare la struttura genetica delle popolazioni ibride.
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Toniato, Giulia <1992&gt. "Archeologia costiera. Fenomeni di degrado lungo le coste del Mediterraneo." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2017. http://hdl.handle.net/10579/9960.

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Abstract:
In questo lavoro vengono presentate le principali caratteristiche dell’archeologia costiera, disciplina che può essere definita come un settore integrativo sia per l’archeologia terrestre sia per quella subacquea e che si pone come obiettivo lo studio dell’area litoranea. Ambiente complesso e fortemente dinamico, la costa necessita di essere studiata attraverso un approccio di tipo diacronico e multidisciplinare, in modo da indagare le relazioni tra azioni e reazioni umane e ambientali. Inoltre, vengono analizzati i diversi fattori, di origine naturale e/o antropica, che possono determinare la degradazione dei siti archeologici localizzati in prossimità del mare; tra questi fenomeni, l’erosione rappresenta il problema che maggiormente interessa l’archeologia costiera ed è aggravata, negli ultimi anni, dai cambiamenti climatici in atto. Per comprendere come l’innalzamento del livello del mare, gli apporti/asporti sedimentari, i fenomeni estremi e violenti, come tsunami e uragani, l’attività erosiva e gli interventi antropici influiscano sul territorio costiero, sono stati studiati, quali esempi, alcuni importanti siti archeologici situati lungo le coste di Libia, Egitto, Turchia, Israele e Italia.
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Caporusso, Grazia. "Influenze fenomeniche nella mislocalizzazione della posizione iniziale di uno stimolo in movimento." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 2013. http://hdl.handle.net/10077/8667.

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Abstract:
2011/2012
In questo lavoro di tesi si prenderà in esame un effetto legato alla percezione del movimento e conosciuto con il nome di Effetto Fröhlich in onore di colui che nel 1923 lo studiò per la prima volta in maniera sistematica. Percepire la posizione degli oggetti nell’ambiente è senza dubbio uno degli scopi più importanti del sistema visivo. Tuttavia, quando gli oggetti sono in movimento la localizzazione della loro posizione può risultare più difficoltosa e può essere caratterizzata da piccoli ma consistenti errori definiti mislocalizzazioni spazio-temporali. Tali errori possono coinvolgere sia la localizzazione della posizione iniziale dello stimolo in movimento (Onset) sia la posizione finale dello stesso (Offset). Nel 1930 uno studioso, Fröhlich, osserverò che se a degli osservatori si chiedeva di identificare la posizione iniziale di uno stimolo in movimento questi tendevano a identificarla non nella posizione reale, ma in una posizione spostata nella direzione del movimento. Tale errore di localizzazione fu definito Fröhlich effect. Tutte le interpretazioni prevedevano l’influenza di fattori fisiologici nella spiegazione del fenomeno. Tuttavia ciò che emerge dai risultati degli esperimenti presentati in questo lavoro è che anche fattori fenomenici possono avere una qualche influenza sulla grandezza dell’errore. L’effetto sembra essere influenzato dalle caratteristiche dell’oggetto in movimento e dalle caratteristiche del contesto all’interno del quale gli stimoli si spostano.
XXV - Ciclo
1984
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Vicovaro, Michele. "Visual Perception of Dynamic Properties and Events: Collisions and Throws." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2013. http://hdl.handle.net/11577/3422655.

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Abstract:
The central topic of this dissertation is visual perception of dynamic events. The topic is worth of interest, as witnessed by its long tradition in the history of Experimental Psychology, starting with the seminal work of Albert Michotte (1881 - 1965) on phenomenal causality. Thus, the topic I chose is not original in itself. However, a distinctive element of novelty in my dissertation is the use of Computer Graphics techniques as a means for creating realistic experimental stimuli in psychological experiments. Besides the advantage of reducing the gap between laboratory experiments and everyday experience, this may reveal the importance of experimental variables which traditionally have been ignored in research on visual perception of dynamic events. The reader should be informed that this dissertation is characterized by various lines of research, which are intrinsically connected with the central topic of visual perception of dynamic events. In some of the experiments, I investigate visual perception of dynamic events, whereas in others I investigate cognition of the same events. Two distinct dynamic events will be especially studied: horizontal collisions and throws. Moreover, the results of the experiments will be discussed not only in relation to their theoretical implications for psychological models, but also in relation to their potential applications to Physics education and Computer Graphics. As a result, the content of the dissertation is quite heterogeneous, but I hope to provide the reader with a broad and multidisciplinary perspective on the subject at hand. The dissertation is composed of five chapters, which may be divided into three groups. (i) In Chapters 1-3, after a presentation of the theoretical background of visual perception of dynamic events, I investigate the influence of dynamic properties of virtual objects on visual perception of horizontal collisions. The results of this research are important for the old and still active debate on phenomenal causality. (ii) In Chapter 4 I present a research on Naïve Physics of horizontal collisions between virtual spheres differing in simulated mass and velocity. In this chapter I take a more cognitive (rather than perceptual) perspective on dynamic events, investigating how people reason about the proposed physical event. (iii) In Chapter 5, I present a research on visual perception of virtual throwing animations, which are complex and rarely studied dynamic events. This chapter stands out for its multidisciplinary nature, as in it I discuss how the results can be applied to Computer Graphics. The research presented in this last chapter has been conducted as a part of my doctorate studies when I was a visiting PhD student at the Graphics, Vision, and Visualisation Group at Trinity College Dublin, where I collaborated with Professor Carol O’Sullivan and Doctor Ludovic Hoyet, who are computer scientists working on applications of visual perception to Computer Graphics. In more detail, in Chapter 1 I discuss the theoretical background of visual perception of dynamic events and phenomenal causality. Firstly, I focus on Michotte’s classical work. Secondly, I discuss some prominent issues which have been debated for a long time in this field of research. Lastly, I present White’s schema-matching model of visual perception of dynamic events, discussing its differences and similarities as compared with Michotte’s model. This chapter is intended to serve as a theoretical point of reference for the entire dissertation. In Chapter 2 I discuss the hypothesis that visually perceived dynamic properties of objects involved in dynamic events do influence visual perception of the dynamic events themselves. Firstly, I try to confute two popular arguments against this hypothesis. Then, I highlight the evolutionary advantage of visual perception of dynamic properties, discussing their possible influence on visual perception of dynamic events. Lastly, I discuss Runeson’s KSD model in relation to the presented hypothesis. In Chapter 3 I present three experiments which confirm the hypothesis discussed in Chapter 2. In particular, I show that simulated material (Experiment 1) and size (Experiments 2 and 3) of virtual objects involved in horizontal collisions strongly influence how observers perceive the event. I also discuss the theoretical implications of these findings by referring to Michotte’s and White’s models. In Chapter 4 I present a research on Naïve Physics of horizontal collisions. Firstly, I discuss the general importance of studying Naïve Physics for improving basic education in Physics. Secondly, I present Information Integration Theory and Functional Measurement methodology as suitable tools for the assessment of students’ intuitive knowledge of physical events, evidencing their advantages over multiple-choice surveys. Lastly, I present two experiments (conducted using Information Integration Theory and Functional Measurement) on Naïve Physics of horizontal collisions between simulated spheres differing in size, velocity, and material. The importance of the results for Physics instruction will also be discussed. Finally, in Chapter 5 I present a research on visual perception of edited virtual throwing animations. First I discuss the relations between visual perception of dynamic events (human motion in particular) and Computer Graphics. Then, I present two experiments on observers’ sensitivity to anomalies in realistic virtual throwing animations, discussing the importance of the results for videogames and movies industry.
Il tema centrale di questa tesi è la percezione visiva degli eventi dinamici. L’argomento è degno d’interesse, come testimoniato dalla sua lunga tradizione nella storia della Psicologia Sperimentale, iniziata con il lavoro fondamentale di Albert Michotte (1881 - 1965) sulla causalità fenomenica. L’argomento che ho scelto non è dunque originale in sé. Tuttavia, un elemento di novità nella mia tesi è l’utilizzo di tecniche di Computer Grafica per creare stimoli sperimentali realistici in esperimenti psicologici. Oltre al vantaggio di ridurre il gap tra gli esperimenti di laboratorio e l’esperienza quotidiana, questo può rivelare l’importanza di variabili sperimentali che sono state tradizionalmente ignorate nella ricerca sulla percezione visiva degli eventi dinamici. Il lettore deve essere informato che questa tesi è caratterizzata da diverse linee di ricerca, che sono intrinsecamente connesse con il tema centrale della percezione visiva degli eventi dinamici. In alcuni esperimenti, indago la percezione visiva degli eventi dinamici, mentre in altri indago la cognizione degli stessi eventi. Vengono studiati due diversi eventi dinamici: collisioni orizzontali e lanci. Inoltre, i risultati degli esperimenti vengono discussi non solo in relazione alle loro implicazioni teoriche per i modelli psicologici, ma anche in relazione alle loro potenziali implicazioni nel campo dell’insegnamento della Fisica e nel campo della Computer Grafica. Di conseguenza, il contenuto di questa tesi è abbastanza eterogeneo, ma spero di fornire al lettore una prospettiva ampia e multidisciplinare sull’argomento in questione. Questa tesi è composta di cinque capitoli, che possono essere divisi in tre gruppi. (i) Nei capitoli 1-3, dopo una presentazione del background teorico sulla percezione visiva di eventi dinamici, indago l’influenza delle proprietà dinamiche degli oggetti virtuali sulla percezione visiva delle collisioni orizzontali. I risultati di questa ricerca sono importanti per l’antico e ancora vivo dibattito sulla causalità fenomenica. (ii) Nel Capitolo 4 presento una ricerca sulla Fisica Ingenua delle collisioni orizzontali tra sfere virtuali di cui verranno manipolate massa simulata e velocità. In questo capitolo assumo una prospettiva più cognitiva che percettiva, indagando come le persone ragionano sull’evento fisico proposto. (iii) Nel Capitolo 5, presento una ricerca sulla percezione visiva delle animazioni virtuali di lancio, che sono eventi dinamici complessi e poco studiati. Questo capitolo spicca per la sua natura multidisciplinare, poiché in esso discuto come i risultati possano essere applicati alla Computer Grafica. La ricerca presentata in quest’ultimo capitolo è stata condotta come parte dei miei studi di dottorato quando sono stato ospite del Graphics, Vision, and Visualisation Group al Trinity College Dublin, dove ho collaborato con la Professoressa Carol O’Sullivan ed il Dottor Ludovic Hoyet, che sono ingegneri informatici che lavorano alle applicazioni della percezione visiva alla Computer Grafica. Più nel dettaglio, nel Capitolo 1 discuto il background teorico della percezione visiva degli eventi dinamici e della causalità fenomenica. In primo luogo, mi focalizzo sul classico lavoro di Michotte. In secondo luogo, discuto alcuni importanti problemi che sono stati dibattuti per lungo tempo in questo campo di ricerca. Infine, presento lo “schema-matching model” di White sulla percezione degli eventi dinamici, discutendo le sue differenze e somiglianze con il modello di Michotte. Questo capitolo è concepito per servire da punto di riferimento teorico per l’intera tesi. Nel Capitolo 2 discuto l’ipotesi che le proprietà dinamiche (percepite visivamente) degli oggetti coinvolti in eventi dinamici influenzano la percezione visiva degli eventi dinamici stessi. In primo luogo, provo a confutare due popolari argomentazioni contro questa ipotesi. Poi, evidenzio il vantaggio evolutivo della percezione visiva delle proprietà dinamiche, discutendo la loro possibile influenza sulla percezione visiva degli eventi dinamici. Infine, discuto il modello KSD di Runeson in relazione all’ipotesi presentata. Nel Capitolo 3 presento tre esperimenti, i quali confermano l’ipotesi discussa nel Capitolo 2. In particolare, mostro che il materiale simulato (Esperimento 1) e la dimensione (Esperimenti 2 e 3) degli oggetti virtuali coinvolti nelle collisioni orizzontali influenzano fortemente come le persone percepiscono l’evento. Discuto anche le implicazioni teoriche di questi risultati, facendo riferimento ai modelli di White e di Michotte. Nel Capitolo 4 presento una ricerca sulla Fisica Ingenua delle collisioni orizzontali. In primo luogo, discuto l’importanza generale dello studio della Fisica Ingenua per migliorare l’insegnamento della Fisica elementare. In secondo luogo, presento la Teoria dell’Integrazione delle Informazioni e la metodologia della Misurazione Funzionale come strumenti adeguati per la valutazione della conoscenza ingenua degli eventi fisici da parte degli studenti, evidenziando i loro vantaggi rispetto ai questionari a scelta multipla. Infine, presento due esperimenti (condotti utilizzando la Teoria dell’Integrazione delle Informazioni e la Misurazione Funzionale) sulla Fisica Ingenua delle collisioni orizzontali tra sfere simulate che differiscono per dimensione, velocità, e materiale. Verrà anche discussa l’importanza dei risultati per l’insegnamento della Fisica. Infine, nel Capitolo 5 presento una ricerca sulla percezione visiva di animazioni virtuali di lancio modificate. Prima discuto le relazioni tra percezione visiva degli eventi dinamici (del movimento umano in particolare) e la Computer Grafica. Poi presento due esperimenti sulla sensibilità degli osservatori alle anomalie in animazioni virtuali di lancio realistiche, discutendo l’importanza dei risultati per l’industria dei videogiochi e dei film.
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De, Angelis Luca <1978&gt. "Metodi statistici a variabili latenti per lo studio di fenomeni finanziari." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/2525/1/Metodi_statistici_a_variabili_latenti.pdf.

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Abstract:
Negli ultimi decenni il concetto di variabile latente ha riscosso un enorme successo nelle discipline statistiche come attestano i numerosi lavori scientifici presenti in letteratura. In particolare, nelle scienze sociali e in psicometria, l’uso del concetto di variabile latente è stato largamente adottato per far fronte al problema di misurare quantità che, in natura, non possono essere direttamente osservate. La vasta letteratura riguardante questa metodologia si espande, in maniera più limitata, anche al campo della ricerca economica ed econometrica. Nonostante esistano studi di modelli a struttura latente applicati a variabili di tipo economico, molto pochi sono i lavori che considerano variabili finanziarie e, finora, praticamente nessun ricercatore ha messo in connessione la teoria standard di portafoglio con la metodologia dei modelli statistici a variabili latenti. L’obiettivo del lavoro è quello di ricorrere alle potenzialità esplicative ed investigative dei metodi statistici a variabili latenti per l’analisi dei fenomeni finanziari. Si fa riferimento, in particolare, ai modelli a classe latente che consentono di sviluppare soluzioni metodologicamente corrette per importanti problemi ancora aperti in campo finanziario. In primo luogo, la natura stessa delle variabili finanziarie è riconducibile al paradigma delle variabili latenti. Infatti, variabili come il rischio ed il rendimento atteso non possono essere misurate direttamente e necessitano di approssimazioni per valutarne l’entità. Tuttavia, trascurare la natura non osservabile delle variabili finanziarie può portare a decisioni di investimento inopportune o, talvolta, addirittura disastrose. Secondariamente, vengono prese in considerazione le capacità dei modelli a classi latenti nel contesto della classificazione. Per i prodotti finanziari, infatti, una corretta classificazione sulla base del profilo (latente) di rischio e rendimento rappresenta il presupposto indispensabile per poter sviluppare efficaci strategie di investimento. Ci si propone, inoltre, di sviluppare un collegamento, finora mancante, tra uno dei principali riferimenti della finanza moderna, la teoria classica del portafoglio di Markowitz, e la metodologia statistica dei modelli a variabili latenti. In questo contesto, si vogliono investigare, in particolare, i benefici che i modelli a variabili latenti possono dare allo studio di ottimizzazione del profilo rischio - rendimento atteso di un portafoglio di attività finanziarie. Lo sviluppo di numeri indici dei prezzi delle attività finanziarie caratterizzati da una solida base metodologica rappresenta un ulteriore aspetto nel quale i modelli a classe latente possono svolgere un ruolo di fondamentale importanza. In particolare, si propone di analizzare il contesto dei numeri indici dei prezzi settoriali, che costituiscono uno dei riferimenti più importanti nelle strategie di diversificazione del rischio. Infine, il passaggio da una specificazione statica ad una analisi dinamica coglie aspetti metodologici di frontiera che possono essere investigati nell’ambito dei modelli markoviani a classi latenti. Il profilo latente di rischio – rendimento può essere, così, investigato in riferimento alle diverse fasi dei mercati finanziari, per le quali le probabilità di transizione consentono valutazioni di tipo previsivo di forte interesse.
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De, Angelis Luca <1978&gt. "Metodi statistici a variabili latenti per lo studio di fenomeni finanziari." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2010. http://amsdottorato.unibo.it/2525/.

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Abstract:
Negli ultimi decenni il concetto di variabile latente ha riscosso un enorme successo nelle discipline statistiche come attestano i numerosi lavori scientifici presenti in letteratura. In particolare, nelle scienze sociali e in psicometria, l’uso del concetto di variabile latente è stato largamente adottato per far fronte al problema di misurare quantità che, in natura, non possono essere direttamente osservate. La vasta letteratura riguardante questa metodologia si espande, in maniera più limitata, anche al campo della ricerca economica ed econometrica. Nonostante esistano studi di modelli a struttura latente applicati a variabili di tipo economico, molto pochi sono i lavori che considerano variabili finanziarie e, finora, praticamente nessun ricercatore ha messo in connessione la teoria standard di portafoglio con la metodologia dei modelli statistici a variabili latenti. L’obiettivo del lavoro è quello di ricorrere alle potenzialità esplicative ed investigative dei metodi statistici a variabili latenti per l’analisi dei fenomeni finanziari. Si fa riferimento, in particolare, ai modelli a classe latente che consentono di sviluppare soluzioni metodologicamente corrette per importanti problemi ancora aperti in campo finanziario. In primo luogo, la natura stessa delle variabili finanziarie è riconducibile al paradigma delle variabili latenti. Infatti, variabili come il rischio ed il rendimento atteso non possono essere misurate direttamente e necessitano di approssimazioni per valutarne l’entità. Tuttavia, trascurare la natura non osservabile delle variabili finanziarie può portare a decisioni di investimento inopportune o, talvolta, addirittura disastrose. Secondariamente, vengono prese in considerazione le capacità dei modelli a classi latenti nel contesto della classificazione. Per i prodotti finanziari, infatti, una corretta classificazione sulla base del profilo (latente) di rischio e rendimento rappresenta il presupposto indispensabile per poter sviluppare efficaci strategie di investimento. Ci si propone, inoltre, di sviluppare un collegamento, finora mancante, tra uno dei principali riferimenti della finanza moderna, la teoria classica del portafoglio di Markowitz, e la metodologia statistica dei modelli a variabili latenti. In questo contesto, si vogliono investigare, in particolare, i benefici che i modelli a variabili latenti possono dare allo studio di ottimizzazione del profilo rischio - rendimento atteso di un portafoglio di attività finanziarie. Lo sviluppo di numeri indici dei prezzi delle attività finanziarie caratterizzati da una solida base metodologica rappresenta un ulteriore aspetto nel quale i modelli a classe latente possono svolgere un ruolo di fondamentale importanza. In particolare, si propone di analizzare il contesto dei numeri indici dei prezzi settoriali, che costituiscono uno dei riferimenti più importanti nelle strategie di diversificazione del rischio. Infine, il passaggio da una specificazione statica ad una analisi dinamica coglie aspetti metodologici di frontiera che possono essere investigati nell’ambito dei modelli markoviani a classi latenti. Il profilo latente di rischio – rendimento può essere, così, investigato in riferimento alle diverse fasi dei mercati finanziari, per le quali le probabilità di transizione consentono valutazioni di tipo previsivo di forte interesse.
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Lauriola, Roberta <1989&gt. "L’adozione internazionale in Cina: Gli aspetti normativi e i fenomeni connessi." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/6176.

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Abstract:
L’elaborato presenta in primo luogo un’analisi delle norme sull’adozione internazionale in Cina e le procedure per accedervi attraverso la ricostruzione del quadro normativo: dalla prima legge sull’adozione cinese nel 1992 e le prime norme sull’adozione internazionale, fino alle recenti modifiche del 2007. In secondo luogo si approfondiscono i fattori che hanno portato la Cina ad aprire le porte all’adozione internazionale, spiegando la relazione che intercorre tra la politica del figlio unico e l’istituto giuridico in questione, , il fenomeno delle missing girls e la successiva partecipazione della Cina alle Convenzioni dell’Aia. Infine, si è scelto di soffermarsi sulle adozioni di minori cinesi da parte di cittadini americani e italiani avvalendosi, nel secondo caso, di interviste con alcuni enti di adozione italiani.
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ARU, FEDERICO. "La modificazione della casa a corte in Sardegna. Fenomeni, processi, progetti." Doctoral thesis, Università degli Studi di Cagliari, 2019. http://hdl.handle.net/11584/270720.

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Abstract:
The thesis describes how the rural pre-modern architecture has changed in the last half-century and chooses Sardinia as a paradigmatic case of the Mediterranean area. In particular, the thesis describes the formal and functional evolution of the courtyard house, typical in the Sardinian rural villages. This choice meets the interest about rurality of the contemporary society, politics and economy, which see the rural world as a possible response to the issues of production, quality of life, environmental protection. On one hand the aim of the thesis is to analyze and define the phenomena of modification that has concerned the courtyard house in recent times, on the other is to propose design tools useful to govern future modifications and give a contemporary vision to the relationship between home and productive space.
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PODESCHI, Emanuele. "Analisi numerica e sperimentale di fenomeni di rumore termofluidodinamico e aeroacustico." Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2012. http://hdl.handle.net/11392/2389245.

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Abstract:
The present work collects the results of research conducted on thermo-fluid dynamics and aero-acoustic noise sources, especially on the characteristic noise of the condensing boilers combustion and centrifugal fans noise. The confined combustion cause instability phenomena which produce pressure fluctuations inside the combustion chamber, resulting in generation of noise. The instability phenomena of condensing boilers can be divided in two main types: the first one is called "Rumbling," where an interaction among flame, acoustic field and system fluid dynamics occurs; the second one is called "Hooting", which is a thermo-kinetic instability. On the first part of this paper is shown the experimental and numerical analysis of the "Hooting" in order to find: causes, characteristics, and a methodology that allows the prediction of this phenomenon. For this purpose has been made a simplified prototype of a condensing boiler to study: the main acoustic characteristics of the instability phenomenon, the fluid dynamic parameters which affect its generation and find a simple geometry to perform 3D simulation analysis. In order to evaluate the influence on the emitted spectrum of combustion chamber geometry, it has been performed an acoustic modes FEM analysis of the combustion chamber prototyped cavity. To study the reproducibility and therefore the prediction of the “Hooting” spectra sound pressure level a hybrid CFD/CAA model has been performed. The above numerical model combining a thermo-fluid dynamics simulation of combustion chemical reaction, with a frequency domain acoustic simulation considering the Lighthill’s acoustic analogy extension proposed by Curle. Beyond to this numerical method, CFD transient simulations have been performed to calculate the spectra of sound pressure levels of combustion chamber, analyzing the obtained pressure fluctuation. The last part of this work described two numerical methodologies to predict the noise level emitted from centrifugal fan outlet. The first one requires the combination of a transient CFD simulation with a CAA acoustic simulation using two different acoustic analogies. The Ffowcs Williams-Hawkins analogy estimates the emitted sound pressure level with the definition of a dipoles distribution placed on fixed and mobile hard surfaces present in a fluid domain. This numerical method enables to calculate centrifugal fans blade passing frequency noise and broadband noise as well. The Lowson theory defines an equivalent single sound source considering the pressure distribution on blades and rotation speed of the impeller. This numerical method enables to calculate only the noise contribution of blade passing frequency and its harmonics. The second numerical method considered enable to calculate the sound pressure level spectra directly from relative pressure fluctuations from CFD transient simulations. The simulation results have been compared with the experimental measurements performed on a test rig carried out according to UNI EN ISO 5136.
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Bellè, Elisa. "La partecipazione impolitica: etnografia di due sezioni della Lega Nord." Doctoral thesis, Università degli studi di Trento, 2013. https://hdl.handle.net/11572/368330.

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Abstract:
Come si configurano i percorsi di militanza all’interno della Lega Nord? Quali processi di costruzione e rappresentazione di cultura, ideologia e identità emergono al suo interno? Che tipo di partito si incontra, spostando lo sguardo dall’attore politico, per osservare invece i processi situati che sostanziano l’organizzazione politica ? Questi i principali interrogativi alla base della ricerca etnografica condotta all’interno di due sezioni, l’una collocata in un piccolo centro della provincia veneta, l’altra in un contesto metropolitano lombardo.
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Mancosu, Moreno. "Voting in Context: a theory of environmental effects on electoral behavior." Doctoral thesis, Università degli studi di Trento, 2015. https://hdl.handle.net/11572/369098.

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Abstract:
The work aims at addressing in a unified framework a variety environmental/contextual factors (geographical, campaign- and network-related). In doing so, theoretical and empirical relation between these various levels are investigated, as well as responses by which individuals can react to environmental stimuli. From the methodological side, hypotheses of the work are tested by means of multilevel regression models and agent-based simulations.
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Ladini, Riccardo. "Campaign and network effects on electoral participation: The various facets of mobilization and interpersonal influence." Doctoral thesis, Università degli studi di Trento, 2018. https://hdl.handle.net/11572/368588.

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Abstract:
The thesis investigates the impact of extra-individual factors on electoral participation, by providing a comprehensive theoretical framework aimed at highlighting the role of context. In particular, it analyzes the key-concepts of mobilization and interpersonal influence, with a focus on the Italian case. Both experimental and survey data are employed to answer the research questions. Concerning mobilization, main findings show that personal forms of contact, such as face-to-face interactions with party members, are more successful than impersonal forms, which prove to be ineffective. When looking at the interpersonal influence, the thesis shows that the exposure to political disagreement has differentiated effects on turnout, depending on the level of cohesiveness of the social circle where disagreement is experienced.
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Villi, Filippo. "Analisi dei fenomeni franosi lenti nell'abitato di Gaggio Montano mediante interferometria radar." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2016. http://amslaurea.unibo.it/10134/.

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Abstract:
I movimenti lenti delle colate in terra sono una caratteristica geomorfologica comune nell’Appennino settentrionale e sono uno dei principali agenti di modellazione del paesaggio. Spesso case e piccoli centri abitati sorgono in zone affette da questo tipo di movimento franoso e di conseguenza subiscono danni causati da piccoli spostamenti. In questo lavoro di Tesi vengono presentati i risultati ottenuti dall’interferometria radar ad apertura sintetica (InSAR) mediante elaborazione tramite StaMPS (Stanford Method of Persistent Scatterers), utilizzando la tecnica avanzata Small Baseline Subset (Berardino et al., 2002). Questo metodo informatico è applicato alle acquisizioni rilevate dai satelliti Envisat e COSMO-SkyMed in orbita ascendente e discendente, ottenendo una copertura di dati che va dal 2004 al 2015, oltre ad un rilevamento geologico-geomorfologico in dettaglio eseguito nell’area di studio. Questa tecnica di telerilevamento è estremamente efficace per il monitoraggio dei fenomeni di deformazione millimetrica che persistono sulla superficie terrestre, basata sull'impiego di serie temporali d’immagini radar satellitari (Ferretti et al., 2000). Lo studio è stato realizzato nel paese di Gaggio Montano nell’Appennino bolognese. In questa zona sono stati identificati diversi corpi di frana che si muovono con deformazioni costanti durante il tempo di investigazione e grazie ai risultati ottenuti dai satelliti è possibile confrontare tale risultato. Gli spostamenti misurati con il metodo InSAR sono dello stesso ordine di grandezza dei movimenti registrati dai sondaggi inclinometrici. Le probabili cause dell’instabilità di versante a Gaggio Montano sono di natura antropica, in quanto alti tassi di deformazione sono presenti nelle zone dove sorgono case di recente costruzione e complessi industriali. Un’altra plausibile spiegazione potrebbe essere data dalla ricarica costante d’acqua, proveniente dagli strati dei Flysch verso l’interno del complesso caotico sottostante, tale dinamica causa un aumento della pressione dell’acqua nelle argille e di conseguenza genera condizioni d’instabilità sul versante. Inoltre, i depositi franosi rilevati nell’area di studio non mostrano nessun tipo di variazione dovuta ad influenze idrologiche. Per questo motivo le serie temporali analizzare tendo ad essere abbastanza lineari e costanti nel tempo, non essendo influenzate da cicli stagionali.
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Zucchi, Lorenzo. "Fenomeni visivi durante movimenti oculari saccadici: studio mediante modello di rete neurale." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019. http://amslaurea.unibo.it/17918/.

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Abstract:
Il mondo attorno a noi che percepiamo mediante la vista ci appare stabile nonostante le continue variazioni dell’input visivo prodotte dai movimenti oculari saccadici. Questi rapidi movimenti oculari servono per dirigere rapidamente la fovea da un punto all’altro della scena visiva. Secondo molti studi la stabilità visiva è imputabile ad un segnale detto “corollary discharge” (una copia del comando motorio) che informa anticipatamente le aree visive di alto livello (FEF, LIP) di una saccade imminente. La combinazione del segnale di “corollary discharge” con le informazioni visive correnti permetterebbe di ottenere un “remapping” anticipatorio della scena visiva futura (ovvero a saccade avvenuta) già immediatamente prima e durante la saccade, e ciò sarebbe alla base della stabilità visiva. Questo lavoro di tesi, oltre a studiare le teorie sulla stabilità visiva e su come il segnale di corollary discharge influisce su di essa, ha avuto come obbiettivo principale la realizzazione di un modello di rete neurale finalizzato alla simulazione di regioni visive di alto livello in grado di replicare i fenomeni visivi osservati immediatamente prima e durante le saccadi che sono imputabili alla presenza del segnale di “corollary discharge” e che presumibilmente contribuiscono alla stabilità visiva. I risultati delle simulazioni hanno mostrato un buon grado di accordo con i dati sperimentali. Il modello così realizzato può contribuire alla comprensione dei fenomeni visivi dovuti al “corollary discharge”.
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Lucchese, Antonio. "Analisi dei fenomeni di erosione interna nei rilevati arginali del fiume Panaro." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021.

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Abstract:
Il lavoro di tesi ha come oggetto di studio i fenomeni di erosione interna che possono interessare le opere in materiali sciolti, facendo particolare riferimento ai rilevati arginali. Si inquadrano le generalità degli argini, i possibili meccanismi di rottura e quali sono i differenti meccanismi di erosione interna che possono interessare una sezione arginale. Inoltre, il lavoro illustra le varie categorie di test che permettono di stimare l’erodibilità di un terreno, dedicando maggiore attenzione all’Hole Erosion Test (HET): si descrive il funzionamento e la teoria della prova standard (UNSW); viene illustrata la riproduzione dell’Hole Erosion Test presente in Boretto (RE) con annessa analisi critica. Infine, vengono illustrati i risultati ottenuti dalle analisi di filtrazione e di stabilità applicate ad un caso reale: la sezione trasversale, in sinistra idraulica, dello stante uno a valle della cassa di espansione del fiume Panaro. La sezione oggetto di verifiche è stata ipotizzata sia intatta, ma anche caratterizzata dalla presenza di tana in modo da poter commentare l’influenza che questa genera sul fenomeno di erosione interna e sulla stabilità. Infine, è stato applicato un modello analitico semplificato (Bezzazi et al., 2010) alla sezione oggetto di studio. Tale modello ha consentito di stimare la vulnerabilità della sezione al fenomeno di erosione interna, sotto l’ipotesi di lavoro che il cunicolo della tana comunicasse il petto con la schiena dell’argine.
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Dunja, Sokolović. "Istraživanje fenomena aerosola formiranog od emulzija mineralnih i drugih ulja u vodi." Phd thesis, Univerzitet u Novom Sadu, Tehnološki fakultet Novi Sad, 2012. https://www.cris.uns.ac.rs/record.jsf?recordId=77259&source=NDLTD&language=en.

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Abstract:
Predmet istraživanja ove doktorske disertacijeje bio formiranje i proučavanje osobina iponašanja organskih aerosola nastalihatomiziranjem stabilnih emulzija dominantnopod dejstvom centrifugalne sile. Korišćene suvodene emulzije komercijalnih sredstava zahlađenje i podmazivanje (SHP), koja se koristepri obradi metalnih odlivaka. Cilj istraživanja jebio ispitati i objasniti uticaj koncentracije SHPemulzije, brzine strujanja vazduha, prirode kakoulja, tako i osobina emulzija, kao što su gustina,viskoznost, površinski napon, kao i udaljenostod mesta atomiziranja na masenu koncentraciju,broj i veličinu kapi aerosola u kontrolisanimlaboratorijskim uslovima.Uslovi eksperimenta isključili su uticaj toplotenastale kao posledica trenja alata i delova kojise obrađuju. Pored toga isključeno je prisustvočvrstih mikronskih čestica koje potiču od delovakoji se obrađuju, kao i prisutvo plivajućeghidrauličnog ulja i mikroorganizama koji uvekprate realan industrijski fluid.Eksperimentalni program je realizovan na trikomercijalna SHP sredstva različitog porekla.Proučavani su aerosoli formirani atomiziranjememulzije tri različite koncentracije uljne faze: 1,6 i 10 %. Pri jednakim eksperimentalnimuslovima ispitivan je i aerosol formiran, odvode korišćene za pripremu emulzija. Određenesu osobine ulja i emulzija koje su od značaja zaatomiziranje tečnosti. Proučavan je i uticajbrzine ventilacionog vazduha na osobineaerosola. Eksperimenti su realizovani pribrzinama vazduha od 1, 3, 6, 8 m/s.Uzorkovanje aerosola je realizovano u komori,na ulazu u ventilacini vod i duž ventilacionecevi dužine 8m na pet mernih tačaka koje senalaze na 0,5, 1, 2, 4, 6, 8 m u odnosu nakomoru.Značajan doprinos ove doktorske disertacije jepostavljanje teorije da atomiziranjem emulzijekao heterogene tečnosti, nastaje heterogenaerosol, pri čemu mogu nastati kapi različiteprirode, između ostalog i kapi čistog ulja. Na tajnačin je objašnjen fenomen da porastomkoncentracije emulzije raste veličina kapinastalog aerosola. Aerosoli nastali odkoncentrovanijih emulzija pokazuju uređenijestrujanje kroz ventilacionu cev, što je odznačaja za uspešnije projektovanje ventilacionihsistema i filtara za njihovu separaciju u ciljuzaštite zdravlja radnika i zaštite okoline.
This PhD Thesis presents an experimental study of organic aerosols formed from stable water emulsions, predominantly by centrifugal force under laboratory conditions. Emulsions of metalworking fluids (MWF) were used in the experiments. The aim of this investigation was to explain the influence of MWF emulsion concentration, oil and emulsion properties (density, viscosity, and surface tension), air velocity, as well as distance from atomization generator on aerosol behavior and properties as size distribution, mass and number concentration. The experimental conditions excluded the influence of the heat arising from the friction between the tool and the workpieces. In this way the mechanism of aerosol formation by the evaporation/condensation is minimized. Besides, the presence of solid micrometer sized particulates originated from the work piece is excluded, as well as the presence of tramp oil and microorganisms, always accompanying a real industrial fluid. Three different commercial MWFs were investigated at three different oil-in-water emulsion concentrations, 1, 6, and 10 % respectively. Water aerosol was investigated under same experimental conditions. Properties of MWF oils and emulsion, which are important for liquid atomization, were determined. Influence of ventilation air velocity on aerosol properties was investigated as well. Experiments were realized under four different air velocities: 1, 3, 6, and 8 m/s. Samples were taken at three different points: at the camber, at the entrance of ventilation pipe, and at five sampling points along the pipe. Ventilation pipe was 8 m long, and sampling point were at 0.5, 1, 2, 4, 6, 8 m from the aerosol camber. The main contribution of this dissertation is the new theory that atomization of emulsion as a heterogeneous fluid leads to the formation of heterogeneous aerosol, containing droplets of a different nature, including droplets of pure oil. This theory explains the phenomenon that the aerosol droplet sizes increase with the increase of the emulsion concentration. Obtained results show that aerosols formed from the emulsions of higher concentration (6 and 10 %) have less chaotic flow through the ventilation pipe. This observation is important for better design of ventilation systems and filters for mist separation in order to protect human health and the environment. 
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Fanari, Silvia. "Positività e positivismo di fronte ad alcuni fenomeni della produzione giuridica contemporanea." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2014. http://hdl.handle.net/11577/3423787.

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Abstract:
Given the increasingly rapid evolution of the legal system it becomes essential, for the jurist, to query which today’s sources of the legal production are: therefore, aim of this study is to understand, in a wider perspective, what currently falls into the category of positivity. The latter has necessarily to be thought again compared to the classical formulation of the legal positivism according to which law corresponded to what had been ruled by the legislator: the analysis of some examples of new sources of law, including jurisprudence, the new lex mercatoria and the so-called intermediate societies, which will be specifically examined, demonstrates, as a matter of fact, that this idea results more appropriate to explain the legal reality. This inadequacy emerges also with reference to the formalistic approach that characterizes this conception: in this regard, it will be led a criticism of the ethical non-cognitivism in order to prove that the fact/value dichotomy is a concept by now passed. Considered that, we will try to identify a philosophy of law theory which could justify the issues raised: therefore it will be first considered the legal realism, which has the virtue to result more adherent to current legal reality, maintaining however the limit of a value-free approach. A more satisfactory answer to the many questions that emerged can then be found in the neoconstitutionalist doctrine, and particularly in the work of authors such as Ronald Dworkin, Robert Alexy e Gustavo Zagrebelsky. At the end of this study there will still be many questions, but with the awareness of the uncertainty that characterizes the current structure of the sources of law and the need of a greater commitment of the jurists in understanding what the law is today.
Di fronte alla sempre più rapida evoluzione degli ordinamenti giuridici diviene essenziale, per il giurista, interrogarsi su quali siano, oggi, le fonti di produzione giuridica: obiettivo del presente lavoro è allora quello di comprendere, in una prospettiva più ampia, cosa rientri attualmente nella categoria della positività. Quest’ultima deve necessariamente essere ripensata rispetto alla classica impostazione giuspositivista secondo cui il diritto veniva a corrispondere a quanto statuito dal legislatore: l’analisi di alcuni esempi di nuove fonti di produzione, tra cui la giurisprudenza, la nuova lex mercatoria e le cosiddette società intermedie, che verranno specificamente esaminate, dimostra infatti che tale idea non risulta più adeguata a dar conto della realtà giuridica. Tale inadeguatezza emerge anche con riferimento all’approccio formalistico che caratterizza tale concezione: in proposito, si condurrà una critica nei confronti del non cognitivismo etico al fine di dimostrare come la dicotomia fatto/valore sia concetto oramai superato. Alla luce di quanto sopra, si cercherà allora di individuare una dottrina giusfilosofica che consenta di dar conto delle problematiche emerse: si considererà quindi innanzitutto il realismo giuridico, che ha il merito di risultare più aderente alla realtà giuridica odierna, ma conserva il limite di un approccio avalutativo. Una risposta più soddisfacente ai molti interrogativi emersi potrà allora essere ritrovata nella dottrina neocostituzionalista, e in particolare nell’opera di autori quali Ronald Dworkin, Robert Alexy e Gustavo Zagrebelsky. Al termine della presente disamina ci si troverà ancora di fronte a diversi interrogativi, ma con la consapevolezza dell’incertezza che caratterizza l’attuale assetto delle fonti del diritto e della necessità di un impegno sempre maggiore da parte dei giuristi nella comprensione di cosa sia, oggi, il diritto.
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Terrazzano, Davide. "Analisi sperimentale dei fenomeni di trasporto nella produzione di gelatina di origine animale." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2017.

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Abstract:
La gelatina è un esempio affascinante di come la natura può essere multifunzionale. La gelatina non è una proteina naturale ma deriva da una proteina fibrosa, il collagene, che è uno dei principali costituenti della pelle animale, ossa, tendini e tessuto connettivo. In virtù delle sue svariate caratteristiche e proprietà è un prodotto che trova mille utilizzi nell’industria alimentare ma anche in quella farmaceutica, pertanto è un prodotto dalle varie sfaccettature; in questo lavoro si cerca di studiarne alcune. Questo lavoro presenta, dopo una prima introduzione sulla composizione chimica della gelatina e sulla struttura del collagene (vedi cap. 2), un’analisi delle principali proprietà chimico-fisiche della gelatina (vedi cap. 3). Segue poi una descrizione dell’impianto per la produzione di gelatina di cui le fasi principali possono essere riassunte in pretrattamento, estrazione, filtrazione, concentrazione ed essiccamento (vedi cap. 4). Successivamente, sono state sviluppate due nuove metodologie di produzione della gelatina: la prima relativa a quella estratta da pelle di bovino, condizionata con acido e la seconda relativa all’estrazione da scaglie di pesce (vedi cap. 5). Una volta identificato il metodo di pretrattamento ottimale si è sviluppata una modellazione di scambio di materia, che permetta l’ottimizzazione della fase di estrazione (vedi cap. 6). È stato quindi trovato un coefficiente di scambio di materia per la pelle di bovino condizionata con acido e per le scaglie di pesce. Infine, è stata effettuata una modellazione di scambio termico del gelificatore, uno scambiatore di calore a superficie raschiata, che raffredda la gelatina prima che questa venga immessa nell’essiccatore (vedi cap. 7). Si è trovata una correlazione empirica di Nusselt per l’apparecchiatura, facendo particolare attenzione alla viscosità che varia a seconda della materia prima e del pretrattamento utilizzati.
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Verdirame, Carmelo. "Studio di un settore costiero dell'isola di Lipari (Eolie) soggetto a fenomeni erosivi." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2018.

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Abstract:
In questa tesi è stato condotto uno studio sull’evoluzione storica-recente del tratto costiero orientale dell’isola di Lipari, soggetto a forte criticità per fenomeni di erosione e allagamento. Tramite foto aeree storiche e dati cartografici a scansione decennale (dalla metà del XX secolo all’attuale), sono state osservate e illustrate le principali variazioni della linea di costa in questo tratto costiero. La maggior parte dei cambiamenti e i trend evolutivi individuati, sono il risultato dell’azione congiunta di fattori naturali e antropici, i quali, in questo intervallo temporale, hanno fortemente influenzato l’ampiezza e la tendenza evolutiva di queste spiagge. Rilievi di terreno hanno permesso di descrivere le caratteristiche principali delle spiagge in esame e prelevare campioni di battigia, al fine di caratterizzare le tipologie di materiali e le dinamiche presenti. Integrando le diverse informazioni si è così proposto un quadro delle principali dinamiche litorali agenti in questo settore dell’isola, evidenziando importanti differenze tra i settori costieri nord-orientale e sud-orientale in termini di alimentazione e processi dominanti.
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Cavazzuti, Simone. "Fenomeni di intertestualità e franchise mediali: analisi dei generi e dei contesti produttivi." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2022. http://amslaurea.unibo.it/25145/.

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Abstract:
Lo scopo di questo elaborato è proporre un’analisi esauriente e aggiornata (per quanto possibile) delle pratiche produttive che dominano il panorama cinematografico attuale, con riferimento ai principali metodi attraverso cui un testo filmico si mette in relazione con un altro testo filmico già esistente.
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STENER, MAURO. "DESCRIZIONE DI FENOMENI DI FOTOASSORBIMENTO E FOTOEMISSIONE CON LA TEORIA DEL FUNZIONALE DENSITA'." Doctoral thesis, Università degli studi di Trieste, 1995. http://thesis2.sba.units.it/store/handle/item/12896.

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Pagliaroli, Alessandro. "Studio numerico e sperimentale dei fenomeni di amplificazione sismica locale di rilievi isolati." Doctoral thesis, La Sapienza, 2006. http://hdl.handle.net/11573/917032.

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Variara, Marco <1994&gt. "INDAGINE COMPARATA DELLE MIGRAZIONI INTERNAZIONALI Un modello di analisi interdisciplinare dei fenomeni migratori." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2020. http://hdl.handle.net/10579/17218.

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Abstract:
L’assenza di una ricerca pura sulle migrazioni ha prodotto un numero quantomai ricco di studi dei fenomeni migratori rientranti in discipline non propriamente classificate, spesso mancanti di una propria identità accademica. Secondo diverse interpretazioni, le reazioni politiche verso le migrazioni hanno creato un’ulteriore confusione a seguito del recente interessamento da parte dei mass media, sottoponendola al giudizio severo dell’arena politica. Non solo quest’atteggiamento ha disonorato i caratteri tipicamente accettati delle migrazioni internazionali, ma ha anche contribuito a rinforzare una comprensione errata di una realtà. La mia tesi prende in analisi in primo luogo i diversi approcci delle strutture migratorie e le logiche che rispondono alla mobilità internazionale attraverso la creazione di cinque modelli di valutazione che richiamano le caratteristiche più importanti delle migrazioni internazionali. La seconda parte guarderà le dinamiche migratorie secondo un punto di vista demografico con una prima sezione dedicata agli strumenti di analisi demografica, mentre nella seconda sezione cercherò di sollevare un’interpretazione bilanciata degli impatti demografici delle migrazioni sui paesi. Con la terza parte intendo osservare gli atteggiamenti legali verso le migrazioni ed il processo di codificazione in corso. La quarta e ultima sezione ruoterà attorno ai numeri reali concernenti le migrazioni e le reazioni degli stati occidentali al fenomeno migratorio. Attraverso i documenti ed i dati estrapolati dai canali d‘informazione pubblici cercherò di promuovere un modello d’integrazione e i benefici delle migrazioni. Il lettore troverà un rapido sommario dei dati concernenti le statistiche specifiche nella bibliografia fornita.
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De, Agostini Anna. "L'utilizzo dell'interferometria radar satellitare nella caratterizzazione dei fenomeni franosi a differenti scale d'indagine." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2014. http://hdl.handle.net/11577/3425277.

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Abstract:
Slope processes are a many-sided issue, related to many interconnected factors, which need different approaches to be fully understood. Different investigation methods needs different observation scales depending on their limits and data availability. Classical field tools (such as GPS stations, piezometers and inclinometers) and geological surveys represent an effective approach to landslide investigations also allowing a sub-surface knowledge; but data collection start only from the beginning of survey. Air-borne and space-borne remote sensing techniques allow both, small and large scale analysis. Air-borne data are available from the 50 but their acquisitions are discontinuous in time; space-borne SAR (Synthetic Aperture RADAR) data are available from 1992 (ERS-1 mission) until now, providing twenty years of information about land and object displacements but their application in landslide analysis need an in depth study. This research aimed to investigate the potential for satellite A-DInSAR (Advanced Differential Interferometric Synthetic Aperture RADAR) techniques in landslide identification and characterization, in addition to airborne or terrestrial investigations and geological field surveys. I worked mainly on applicability and interpretation of A-DInSAR techniques at different scale: regional scale (Agno Valley), large slope scale (Rovegliana), and single slope scale (Prezzo landslides). The satellite remote sensing techniques called A-DInSAR includes Small Baseline Subset (SBAS) (Berardino et al., 2002) and Persistent Scatterers (PSInSAR) (Ferretti et al., 2001) algorithms. The main advantages of these techniques are: i) availability of 20-years of data and possibility of reconstruct displacements dataset; ii) application on small and large observation scale. The main limits of advanced DInSAR techniques are temporal decorrelation and geometrical distortions. Temporal decorrelation is due to changes of electro-magnetic response of objects with time caused by atmospheric phenomena or anthropic changes or vegetation growth. Satellite look angle of 23.3° (for used ERS and ENVISAT images) and right side-looking acquisitions mode, are the responsible for geometric distortions effects: layover and shadow. These effects, together with aspect and inclination of slopes, need to be taken into account before starting an investigation of mountainous area, because slope instability processes could be located in area affected by layover or shadow effects. Another issue to consider in landslide analysis with A-DInSAR techniques is the measurement of displacement along the radar-target line of sight that provides a 1D displacement velocity. The 3D velocity problem (W-E, N-S, vertical directions) can be solved using both, ascending and descending images. Aiborne remote sensing methods, LIDAR (LIght Detection and Ranging) and optical images photo-interpretation permit to trace the outline of slope instabilities, to classify their characteristics (state of activity, frequency, etc.) and to identify geological and tectonic settings of landslide prone areas. But, their discontinuous acquisitions lead to low precision in displacement measurements. Terrestrial remote sensing techniques (laser scanning, Ground-Based-InSAR, photogrammetry, GPS station) permit large scale investigations, seeking out details of the instability phenomena; they represent a useful complement to conventional field mapping and rock mass discontinuity characterization. These methods are a useful approach because allow i) investigating vertical rock face, which is no detected by satellite InSAR or airborne techniques and ii) the construction of detailed 3D model and 3D displacement data of the phenomena. In contrast they need long and hard-working data collection. In the end, geological-geomorphological and geotechnical field surveys allow to verify and complete the data collected using techniques described before, sometime discovering new important details such as geological settings predisposing to landslide. Regional scale analysis illustrates a feasibility study on the limits of A -DInSAR applicability in landslide phenomena analysis. Layover and shadow maps (LS map) of Agno basin were combined with morphological characteristics (slope and aspect) and land use data. The Agno Valley is located in the NW sector of Vicenza Province. The valley in characterized by gentle relief (only NW part present high relief over 1500 m and slope over 40°), the mean altitude is 600-700 m. The main morphometric features are easterly aspect and slope values between 10° and 30°. Rotational/translational slides and slow flows are the common landslide types. The two LS maps, one for ascending and one for descending acquisition mode were created. These maps show the areas affected by geometric distortions, which are devoid of RADAR information and are unusable for instability processes investigations (17.8% of total Agno Valley area for descending track and 11% for ascending one). Combining ascending and descending LS maps, only 1.3% of Agno Valley is simultaneously affected by LS distortions; therefore these areas cannot be investigated through interferometric techniques (using ERS-1/2 and ENVISAT images with incidence angle of 23.3°). Focusing on relationship between aspect/slope factors and visible area, it has been analysed slope and aspect index (normalized invisible areas divided by normalized visible areas for each class) for both ascending and descending acquisition mode. When the index is greater than one, the number of invisible pixels is greater than the visible ones. The results show that slope values greater than 30° are the main morphometric limit for the application of InSAR techniques, whereas the aspect class that hindered the use of InSAR methods on instability characterisation is the East one for descending orbit and West ones for descending track. Comparing land use data and LS maps, the results show that 44% of visible area fall into woody area, the 11% is part of urban zone and 22% fall within grass land class. Therefore a big percentage of visible pixels fall into "problematicà" land use classes for interferometric processing: woody and grass land areas have low density of PS and SBAS data, due to the sparse presence of scatters. Regarding Italian Landslide Inventory, the 18.2% of mapped landslides are hit by layover effect in descending track, whereas the 10.2% is “not visible” in ascending images and only 1.4% of known instable phenomena is totally “invisible” to both descending and ascending track. These results show a good inclinations of Agno Valley to be investigated by interferometric way. For the large slope analysis, time-series displacement datasets derived from SBAS and PS interferometric processing of ERS and ENVISAT images (ground pixel resolution of 25x25m) were analysed to evaluate the real contribute of these two innovative techniques and to determine the state of activity of landslide phenomena affecting Rovegliana area (North sector of Agno Valley). Several time-consuming interferometric processing were conducted to find out the best interferometric-procedure parameters to process mountainous and vegetated areas such as the test areas. Rovegliana slope is mainly affected by rotational, translational and shallow movements that involve mainly the quaternary deposits and fractured rocks and no displacement data are available. Due to quite large extension of total area affected by landslides (4 Km2), and to high density of vegetation, field detection methods (eg. GPS, laser scanning) and the aerial ones, are expensive and time-consuming. PS and SBAS data, obtained from intererometric processing, were very helpful in this morphologic context. In fact, the presence of scattering houses on the entire slope, facilitated the unwrapping step of interferometric processing, although the presence of vegetated areas. PS data allowed the identification of new landslides, not previously recognized in the Landslide National Inventory. PS data also helped following geological-geomorphological investigations and historical aerial optical images analysis finalised to the delimitation of these new instabilities. Moreover, satellite DInSAR data helped to defined the state of activity and, in some cases, the return time of landslides. The large slope scale case of Rovegliana demonstrated that interferometric techniques can help in the identification and characterisation of the landslide processes in those areas where: i) vegetation is strongly present, ii) the extension of instable area is too large for classical methods (GPS or laser scan) iii) a displacement dataset is absent or deficient, and iv) geologic or morphologic evidence are lacking. At the single slope analysis, Prezzo landslides (Giudicarie Valley, Trento) were analysed via PS and SBAS techniques, LIDAR data and field surveys. The interferometric processing were computed using ERS and ENVISAT ascending images because the LS map of descending images highlights layover effect on Prezzo area. Thus, the capability of interferometric techniques to gain 3D displacement data is null. But the ascending LOS is quasi-parallel to landslide movement, so the assumption that LOS velocity data detect the real displacement can be done and it was supported by the final results. Moreover, ERS ascending dataset has many corrupted and unprocessable images, and available images (19) were no sufficient to compute PS processing. Both, PS (2004-2010) and SBAS (1995-2010) data distributions, show a clear identification of the unstable area on Prezzo village, where the houses represent good scatterers, but outside the village, where trees and grass land prevail, data density is very low. In the case of Prezzo landslide GPS and interferometric data were compared to demonstrate the good capability of PS and SBAS to detect the displacement velocity and to identify different displacement zones. The high resolution of LIDAR data improved the geological, geomorphological and structural field surveys allowing a complete analysis of the landslide process. The parallel use of different remote sensing methods supported by field data, demonstrate that A-DInSAR data can improve a reliable identification and delimitation of landslide areas and the history of its displacements. Satellite remote sensing techniques allowed to overcome the usual drawbacks of conventional field detection and classical monitoring methods (e.g. GPS, laser scanning, optical photo, LIDAR), especially when used over small and medium areas (up to 5-6 km2). Furthermore, the twenty years of interferometric data allow the definition of long displacements dataset permitting to evaluate temporal evolution of instabilities, also when a monitor system is lacking or incomplete. But in some cases, for example high velocity phenomena or steep slope location, terrestrial remote sensing detection is needed to outpace the intrinsic limits of satellite InSAR and air-borne techniques. Therefore a simultaneous use of satellite, airborne, terrestrial and field data can lead to a complete landslide identification and characterizations reducing the costs and the spending-time of the analysis
Nel presente lavoro sono riportati i risultati sulle potenzialità di applicazione e sull'interpretazione dei dati interferometrici, ottenuti attraverso le tecniche avanzate DInSAR (Differential Synthetic Aperture RADAR Interferometry), ai fini dell’analisi della franositàa diverse scale d’indagine. Le immagini SAR dei satelliti ERS 1, ERS 2 ed ENVISAT, sono state processate tramite le tecniche Persistent Scatterers (PS) e Small Baseline Subset (SBAS) utilizzando il software SARscape. Alla scala del bacino È stato eseguito uno studio di fattibilitàper individuare i fattori che limitano la possibilità di ottenere informazioni dal trattamento interferometrico dei dati SAR. L’area analizzata È la Val d’Agno, una valle situata nella parte nord-occidentale della provincia di Vicenza, caratterizzata da pendenze medie comprese tra 20° e 30° e da versanti principalmente orientati verso i quadranti orientali. Le aree affette da distorsioni geometriche (layover e shadow) sono state combinate con i fattori morfometrici (pendenza ed esposizione) e con le carte di uso del suolo, per capire quali fattori limitano l’applicazione delle tecniche interferometriche. I risultati mostrano che le aree del bacino in cui non È possibile ottenere informazioni sono molto limitate e l’acquisizione di dati SAR È ostacolata principalmente da elevati valori di pendenza. Confrontando le frane presenti nel catalogo IFFI (Inventario dei Fenomeni Franosi d’Italia), con le aree in layover, si ottengono risultati favorevoli all’utilizzo delle tecniche DInSAR nell’area della Val d’Agno. Alla scala del versante sono stati analizzati i risultati ottenuti dall'analisi PS ed SBAS delle immagini sia ascendenti che discendenti dei satelliti ERS e d ENVISAT al fine di valutare l’evoluzione temporale e lo stato di attività dei fenomeni franosi nell'area di Rovegliana, situata nella parte nord-orientale della Val d’Agno. Le tecniche interferometriche hanno individuato molti target in movimento, anche se l’area è molto boscata e ciò ha permesso di indentificare nuovi fenomeni franosi, oltre a quelli presenti nel catalogo IFFI. Le informazioni derivanti dai dati interferometrici, congiuntamente all'analisi geologica-geomorfologica e alla fotointerpretazione delle immagini aeree ottiche, hanno agevolato la delimitazione delle instabilità. Le serie degli spostamenti derivanti dai processamenti PS ed SBAS dello stack di immagini SAR ha reso possibile la definizione dei tempi di ritorno di alcune frane. Soprattutto i dati SBAS sono stati utili a questo scopo poichè presentano una minore oscillazione dei valori di spostamento rispetto ai dati PS e quindi permettono l’individuazione di periodi di stasi e di accelerazione del movimento franoso. Alla scala locale, l’area studio di Prezzo (valle delle Giudicaria, Trento), si È dimostrata ideale per l’integrazione delle metodiche DInSAR con i dati LIDAR, la fotointerpretazione ed i rilievi geologici. La frana di Prezzo È un movimento traslazionale studiato dal Servizio Geologico della Provincia di Trento fin dal 1999 con GPS e mire ottiche. Si sono potuti confrontare i dati di spostamento PS con i dati del monitoraggio terrestre scoprendo una quasi perfetta correlazione tra le velocità dei due metodi e validando cosÌ i dati interferometrici. La frana di Prezzo È soggetta a fenomeni di layover in modalità discendente, perciò i dati di velocità calcolati con l’analisi PS si riferiscono a spostamenti lungo la LOS ascendente. La corrispondenza dei valori È dovuta al fatto che il movimento di frana È quasi parallelo alla direzione della LOS e perciò quasi tutto il movimento reale È misurato dall’analisi interferometrica. Questo a sottolineare che la buona riuscita di un’analisi interferometrica differenziale dipende da molti fattori tra cui la relazione tra movimento, angolo di vista del satellite e direzione LOS. Inoltre, gli scatteratori individuati dall’analisi PS, identificano molto bene l’area instabile caratterizzata da velocità comprese tra 20 e 5 mm/anno, da quella stabile (dato sempre confermato dalla rete GPS e da quella ottica). Nella comprensione della dinamica delle aree instabili la frequente mancanza di dati relativi all’evoluzione temporale ed anche spaziale degli spostamenti rappresenta un limite per la loro caratterizzazione. L’analisi interferometrica delle immagini RADAR satellitari offre il grande vantaggio di fornire vent’anni (dal 1992 ad oggi) di dati relativi agli spostamenti delle aree instabili. I limiti imposti dalla stessa tecnica (decorrelazioni temporali e spaziali, misure lungo LOS), dalla morfologia del territorio (aspect e slope) e dalla tipologia di movimento (velocità), ostacolano la sua applicazione, che deve essere valutata di volta in volta, in funzione dei limiti sopra brevemente elencati. Per questo motivo, il dato interferometrico satellitare non sostituisce le altre metodologie di telerilevamento o le indagini in sito, ma opportunamente integrato ad esse, aumenta le potenzialità e le possibilità di una corretta analisi dei processi d’instabilità dei versanti
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TURTURICI, Accursio Antonio. "Fenomeni di polarizzazione in rivelatori Al/CdTe/Pt per spettroscopia X e gamma." Doctoral thesis, Università degli Studi di Palermo, 2014. http://hdl.handle.net/10447/90865.

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Abstract:
L’uso dei rivelatori a semiconduttore ha avuto, negli anni, un’importanza strategica nella spettroscopia X e gamma (1 keV – 2 MeV), con eccellenti risultati sia in applicazioni mediche che astrofisiche. L’imaging medicale (mammografia, tomografia computerizzata), il monitoraggio ambientale (radiazione di fondo), rivelatori da piano focale per telescopi X in astrofisica e sistemi di fluorescenza a raggi X nei Beni Culturali ne rappresentano alcune importanti applicazioni. I rivelatori a semiconduttore hanno trovato largo impiego grazie alle loro interessanti proprietà soprattutto se confrontate con i sistemi di rivelazione tradizionali (a gas e scintillatori); un migliore rapporto segnale-rumore e quindi una migliore risoluzione energetica grazie alla piccola energia media di ionizzazione. Inoltre, grazie alla loro elevata densità rispetto ai rivelatori a gas garantiscono una migliore efficienza di rivelazione con la possibilità di realizzare sistemi compatti e portatili. I materiali tradizionalmente utilizzati per la realizzazione di rivelatori per spettroscopia X e gamma sono il silicio (Si) e il germanio (Ge). Nonostante le buone proprietà di trasporto dei portatori di carica e l’eccellente livello di purezza, il modesto numero atomico (Si: Z = 14; Ge: Z = 32) ne limita l’efficienza di rivelazione in range energetici elevati (raggi X duri e gamma), mentre la stretta band gap (Si: ∼ 1.1 eV; Ge: ∼ 0.7 eV) non ne consente l’uso in condizioni di temperatura ambiente. Negli ultimi due decenni, sono stati proposti e studiati nuovi rivelatori basati su semiconduttori composti (GaAs, HgI2, CdTe, CdZnTe, TlBr) con band gap e numero atomico maggiori del Si e Ge, capaci di garantire buone prestazioni anche a temperatura ambiente. Il tellururo di cadmio (CdTe) ne rappresenta uno dei materiali più promettenti, caratterizzato da un elevato numero atomico (ZCd = 48; ZTe = 52; Eg = 1.44 eV) e da un’ampia band gap (∼ 1.44 eV). Nonostante le interessanti proprietà fisiche, i principali inconvenienti di questi rivelatori sono legati ai fenomeni di trapping dei portatori di carica dovuti a difetti ed impurità presenti nei cristalli. Tradizionalmente, i rivelatori CdTe sono realizzati con contatti ohmici (Pt, Au) su entrambi gli elettrodi (anodo e catodo), grazie alle correnti di leakage piuttosto contenute (< 10 nA). Al fine di potere incrementare il campo elettrico, con conseguenti miglioramenti nell’efficienza di raccolta, senza eccessivi aumenti della corrente di leakage, i rivelatori CdTe sono anche realizzati con contatti raddrizzanti sull’anodo (In, Al) e ohmici sul catodo (Pt, Au). L’impossibilità di creare strutture a pixel sull’anodo in indio, utili per migliorare le proprietà spettroscopiche, rappresenta il principale aspetto critico di tale configurazione. Per questo motivo sono stati proposti e studiati nuovi rivelatori CdTe con contatti in alluminio. Tuttavia, il principale inconveniente di cui soffrono questi ultimi è l’instabilità temporale (polarizzazione) che comporta una degradazione delle prestazioni spettroscopiche nel tempo; ovvero, un peggioramento della risoluzione energetica, la variazione della calibrazione in energia ed una riduzione dell’efficienza di rivelazione. Questo fenomeno che tra l’altro comporta una riduzione della zona attiva del rivelatore, si manifesta con maggior rapidità ad alte temperature e a basse tensioni ed è riconducibile alla ionizzazione dei centri accettori profondi (detrapping) presenti nel semiconduttore. In questo lavoro sono stati presentati nuovi prototipi di rivelatori CdTe con caratteristiche raddrizzanti, realizzati con anodo in alluminio (Al) sia di tipo planare che a pixel. Lo scopo del presente lavoro è quello di studiare sperimentalmente le proprietà elettriche e spettroscopiche dei rivelatori focalizzando l’attenzione sui meccanismi di trasporto di carica e sul fenomeno della polarizzazione. Il presente lavoro è parte integrante di un progetto di ricerca più ampio, portato avanti da un gruppo di ricerca del Dipartimento di Fisica e Chimica dell’Università di Palermo, che ha lo scopo di sviluppare sistemi portatili di rivelazione avanzati, in grado di fare imaging e spettroscopia ad elevata risoluzione in un’ampia gamma di energie (1 – 150 keV) e soprattutto anche in condizioni di flusso proibitive (> 106 fotoni/mm2/sec), per applicazioni mediche (mammografia, tomografia) ed industriali (ispezioni e controlli di qualità). Il primo capitolo illustra le principali proprietà fisiche del CdTe, i particolari meccanismi che regolano il contatto metallo-semiconduttore, i fenomeni di polarizzazione ed infine le principali applicazioni dei rivelatori CdTe. Il secondo capitolo presenta i risultati della caratterizzazione elettrica di rivelatori CdTe planari, focalizzando l’attenzione sui meccanismi di trasporto di carica e sugli effetti della polarizzazione. Nel terzo capitolo sono riportati i risultati della caratterizzazione spettroscopica dei rivelatori nel range 22 – 122 keV, con particolare attenzione alla correlazione tra i fenomeni elettrici e spettroscopici dovuti alla polarizzazione. Il quarto capitolo presenta i risultati della caratterizzazione elettro-ottica Le attività sperimentali sono state effettuate presso l’Istituto di Fisica dell’Università della Charles University di Praga durante un periodo di permanenza all’estero sotto la guida del direttore dell’Istituto, il Prof. Jan Franc. Infine, nel quinto capitolo vengono presentate le proprietà elettriche di un rivelatore CdTe a pixel.
Over the years the use of semiconductor detectors has had a strategic importance in X and gamma (1 keV – 2 MeV) spectroscopy, with excellent results both in medical and astrophysics applications. The medical imaging (mammography, computed tomography), environmental monitoring (CMB) from the focal plane detectors for X telescopes and astrophysical systems, X-ray fluorescence in the Cultural Heritage represent some important applications. The semiconductor detectors have been widely used due to their interesting properties especially when compared with the conventional detection systems (gas and scintillators); a better signal-noise ratio and therefore a better energy resolution, thanks to the small average energy of ionization. Moreover, thanks to their high density compared to gas detectors provide improved detection efficiency with the possibility of achieving compact and portable systems. The materials traditionally used for the realization of detectors for X and gamma spectroscopy are silicon (Si) and germanium (Ge). Despite the good transport properties of charge carriers and the excellent level of purity, the low atomic number (Si: Z = 14; Ge Z = 32) limits the detection efficiency in the range of high energy (hard X-rays and gamma), while the narrow band gap (Si ~ 1.1 eV, Ge: ~ 0.7 eV) does not allow to operate in ambient temperature conditions. Over the past two decades, have been proposed and studied new detectors based on compound semiconductors (GaAs, Hgl2, CdTe, CdZnTe, TlBr) with band gap and atomic number greater than the Si and Ge, which are able to ensure good performance even at room temperature. The cadmium telluride (CdTe) represents one of the most promising materials, characterized by a high atomic number (ZCd = 48; ZTe = 52; Eg 1.44 eV) and a large band gap (~ 1.44 eV). Despite the interesting physical properties, the main disadvantages of these detectors are related to the phenomena of trapping of charge carriers due to defects and impurities present in the crystals. CdTe detectors are usually realized with ohmic contacts (Pt, Au) on both electrodes (anode and cathode), due to the low leakage currents (< 10 nA). In order to be able to increase the electric field, with consequent improvements of the collection efficiency, without excessive increases of the leakage current, the CdTe detectors are also made with anode blocking contacts (e.g. In, Al) and ohmic on the cathode (Pt, Au). The main critical aspect of such a configuration is the inability to create anode pixel structures, which are useful for improving the spectroscopic properties. For this reason, have been proposed and studied new CdTe detectors with aluminium contacts. However, the main drawback of these detectors is the temporal instability (polarization), which entails a degradation of spectroscopic performance over time, namely, a deterioration of the energy resolution, the variation of the calibration in energy and the reduction in the detection efficiency. This phenomenon, which is due to the over time reduction of the active zone of the detector, occurs more rapidly at high temperatures and low bias voltages and is due to the ionization of deep acceptor centers (detrapping) present in the semiconductor. In this work are presented new prototypes of CdTe detectors with blocking contact, made with anode aluminium (Al), with planar and pixel structures. The purpose of this work is to study experimentally the electrical and spectroscopic properties of these detectors, focusing on the mechanisms of charge transport and the phenomenon of polarization. The present work is part a research project, carried out by a research group of the Department of Physics and Chemistry, University of Palermo, which aims to develop advanced portable detection systems, able to do imaging and high-resolution spectroscopy, in a wide energy range (1 – 150 keV), and to operate also under high fluences (> 106 fotoni/mm2/sec), that can be used for medical (mammography, tomography) and industrial (inspections and controls quality) applications. The first chapter presents the basic physical properties of the CdTe material, the specific mechanisms that regulate the metal-semiconductor contact, the phenomena of polarization and finally the main applications of CdTe detectors. The second chapter presents the results of the electrical characterization of planar CdTe detectors, focusing on the charge transport mechanisms and the polarization phenomenon. The third chapter summarizes the results of the spectroscopic characterization of the investigated detectors in the 22 – 122 keV range, focusing on the effects of the polarization and the correlation between electrical and spectroscopic phenomena. The fourth chapter presents the results of electro-optical characterization. These experiments were carried out at the Institute of Physics of the Charles University in Prague, during a period spent living abroad, under the guidance of the Director of the Institute, the Prof. Jan Franc. Finally, in the fifth chapter the results of the electrical characterization of a pixel CdTe detector are presented.
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BAILO, LEUCARI MICHELA. "L'evoluzione dell'azione revocatoria ordinaria: la tutela dei creditori nei fenomeni di separazione patrimoniale." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2012. http://hdl.handle.net/10281/29837.

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ZAMPINI, LAURA. "Fenomeni tipici e atipici nello sviluppo linguistico di bambini con sindrome di Down." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2008. http://hdl.handle.net/10281/39208.

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Abstract:
Il presente lavoro di ricerca si è proposto di esaminare le prime fasi dello sviluppo linguistico nei bambini con sindrome di Down, allo scopo di evidenziare l’esistenza di fenomeni e processi propri del normale sviluppo del linguaggio all’interno di una popolazione caratterizzata da un profilo evolutivo atipico, dal punto di vista sia cognitivo che linguistico. I partecipanti ai quattro studi riportati nel presente lavoro sono stati estratti da un gruppo di bambini seguiti nell’ambito di un progetto longitudinale sul monitoraggio dello sviluppo linguistico nei bambini con sindrome di Down. Due degli studi condotti sono relativi all’utilizzo dei gesti comunicativi, data la predisposizione, rilevata da diverse ricerche in letteratura, per l’uso della modalità gestuale da parte di questi bambini; dal primo studio, che si è proposto di effettuare un confronto fra bambini con sindrome di Down di 24 mesi e coetanei con sviluppo del linguaggio rallentato, è emerso come il profilo comunicativo preverbale, vocale e gestuale, mostrato dai bambini con sindrome di Down si manifesti, nelle prime fasi di acquisizione del linguaggio, come un semplice rallentamento dello sviluppo tipico. Inoltre, il secondo studio ha permesso di rilevare, nello sviluppo gestuale dei bambini con sindrome di Down, due processi simili a quelli che sono stati identificati nella letteratura relativa allo sviluppo tipico: il ruolo dei gesti come “ponte” fra la comprensione e la produzione verbale ed il ruolo predittivo dei gesti, in associazione alla comprensione verbale, sul successivo sviluppo lessicale. Il terzo studio è, invece, relativo alla relazione intercorrente fra lo sviluppo lessicale e morfosintattico, poiché i dati relativi allo sviluppo linguistico nei bambini con sindrome di Down sono stati frequentemente utilizzati a sostegno dell’ipotesi dell’indipendenza fra le diverse aree del linguaggio, dato il riscontro di una maggiore compromissione a livello morfosintattico rispetto ad abilità lessicali relativamente preservate; i dati rilevati dal presente studio hanno, invece, permesso di sottolineare come, nonostante l’esistenza di una difficoltà specifica a livello morfosintattico, lo sviluppo lessicale e sintattico risultino essere correlati anche all’interno di questa popolazione, allo stesso modo in cui avviene nello sviluppo tipico. Da ultimo, il quarto studio, alla luce della prospettiva socio-interazionista, ha preso in esame le caratteristiche lessicali e strutturali del linguaggio rivolto ai bambini con sindrome di Down, al fine di verificare la tipicità dell’input che viene loro indirizzato; a tale proposito è stato rilevato come il linguaggio materno diretto ai bambini con sindrome di Down si collochi ad un livello intermedio rispetto a quello indirizzato a bambini con sviluppo tipico di pari età cronologica o di pari ampiezza lessicale, risultando più semplice di quanto previsto sulla base dell’età cronologica, ma più complesso di quanto richiesto dalle competenze linguistiche dei bambini.
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Bandini, Matteo. "Modellazione fisico-matematica di fenomeni aerodinamici associati al volo in formazione di uccelli migratori." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2013. http://amslaurea.unibo.it/5553/.

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SETHI, RAJANDREA. "Barriere reattive permeabili a ferro zerovalente: modellazione dei fenomeni di trasporto e degradazione multicomponente." Doctoral thesis, Politecnico di Torino, 2004. http://hdl.handle.net/11583/2500023.

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Abstract:
Le barriere reattive permeabili (Permeable Reactive Barrier – PRB) a ferro zero-valente rappresentano una delle metodologie di bonifica più recenti e promettenti per intervenire su acquiferi contaminati da sostanze organiche ed inorganiche e risultano essere una valida alternativa all’utilizzo del pump and treat. Il principio di funzionamento di un barriera reattiva permeabile è relativamente semplice: del materiale reattivo permeabile viene posto all’interno del sistema acquifero in modo da essere attraversato dall’acqua contaminata che si muove per effetto del gradiente naturale. I processi chimico-fisici che avvengono all’interno della barriera consentono di degradare, immobilizzare o adsorbire il contaminante nella fase di attraversamento. La tecnologia si configura, pertanto, come un trattamento di bonifica in situ di una contaminazione a carico del sistema acquifero. In questo studio vengono trattati ampiamente i meccanismi di funzionamento ed i criteri progettuali e realizzativi che portano alla progettazione ed all’installazione di una barriera reattiva permeabile a ferro zerovalente. Sono analizzate le principali configurazioni di barriera reattiva permeabile a ferro zero-valente, i contaminanti che possono essere trattati, le prove indispensabili per il dimensionamento, le soluzioni tecniche per la realizzazione dell’intervento ed il suo monitoraggio post operam. La maggiore innovazione di questo studio riguarda, comunque l'utilizzo lo sviluppo di tecniche analitiche e numeriche che hanno permesso di simulare in dominio uni- e tri-dimensionale i fenomeni di trasporto e degradazione multicomponente in presenza di ritardo ed adsorbimento all’interno delle barriere reattive permeabili. A questo proposito sono stati sviluppati ad hoc i modelli NETFIT1D ed NETFIT1D-N e le relative interfacce, utili per l’interpretazione di prove di degradazione in colonna e per il dimensionamento delle PRB. Inoltre, è stato modificato un codice di trasporto alle differenze finite tridimensionale, in modo che potesse simulare i fenomeni di trasporto multicomponente che avvengono all'interno delle barriere reattive permeabili a ferro zero-valente. I suddetti modelli sono stati utilizzati per l'interpretazione di una prova di degradazione in colonna condotta presso il Politecnico di Torino ed altre ricavate dalla letteratura in materia. Nel terzo ed ultimo capitolo, viene descritta in dettaglio, ed ampliata, la procedura seguita per il dimensionamento della prima barriera reattiva permeabile che verrà realizzata in Italia per un sito contaminato da solventi clorurati in Provincia di Torino. Per il dimensionamento della barriera sono stati utilizzati sia i modelli unidimensionali NETFIT1D ed NETFIT1D-N ed il software tridimensionale RT3D, opportunamente modificato per la simulazione delle reazioni di degradazione multicomponente che avvengono all’interno delle PRB. Le simulazioni hanno permesso di prevedere l’andamento spaziale e temporale delle concentrazione dei solventi clorurati a seguito della realizzazione dell’installazione della barriera.
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VOLPE, Evelina. "Protezione e conservazione dei siti archeologici in aree predisposte a fenomeni di dissesto idrogeologico." Doctoral thesis, Università degli studi del Molise, 2020. http://hdl.handle.net/11695/97964.

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Abstract:
L'Italia è caratterizzata dalla presenza di un patrimonio culturale unico e peculiare, che sempre più spesso viene ad essere minacciato da agenti capaci di comprometterne la conservazione. Oltre al deterioramento naturale e l'impatto antropico, costituiscono un reale problema per il nostro inestimabile patrimonio, gli eventi estremi quali frane e alluvioni. L'impatto di tali fenomenologie rappresenta un tema rilevante, che nell'ultimo decennio ha suscitato molto interesse da parte della comunità scientifica, nazionale e internazionale. In tale quadro si inserisce il presente contributo, parte integrante di un ampio progetto di ricerca finalizzato alla definizione di un approccio metodologico multidisciplinare capace di agire sulla conservazione, tutela e salvaguardia del patrimonio culturale, ivi incluso il paesaggio, da fenomeni di dissesto idrogeologico. In particolare il lavoro focalizza l'attenzione sui siti archeologici, beni che per la loro posizione e ubicazione naturale risultano fortemente vulnerabili rispetto ai meccanismi di rottura del terreno che si verificano a seguito del raggiungimento delle condizioni di equilibrio limite; per tale ragione l'ingegneria geotecnica ha un ruolo importante, ed in parte fondamentale, nelle politiche di mitigazione e salvaguardia dei beni di interesse archeologico da frane pluvio-indotte. La conservazione dei siti archeologici localizzati in aree morfologicamente complesse è di difficile attuazione; i beni monumentali in caso di eventi eccezionali non possono essere salvaguardati con misure di urgenza e non pianificate; quindi i concetti di conservazione, tutela, protezione e mitigazione sono strettamente connessi a quello di previsione. A quest'ultimo è direttamente collegato lo sviluppo del modello probabilistico fisicamente basato, descritto e illustrato in questo lavoro, che consente di stimare la probabile risposta dell'area ad un evento di fissata intensità e durata, configurandosi come uno strumento utile alla realizzazione di una strategia di azione che va nella corretta direzione delle politiche di mitigazione. In altre parole la ricerca focalizza l'attenzione su aspetti direttamente collegati ai problemi di potenziale instabilità dei pendii che insistono sui complessi monumentali, concentrandosi sulla modellazione geologica e geotecnica del problema, con la consapevolezza che questi costituiscono solo una parte del complesso quadro conoscitivo, necessario all'esatta comprensione delle problematiche connesse alla tutela dei siti archeologici.
Italy is characterized by the presence of a unique and particular cultural heritage often threatened by different agents able to compromise its conservation. In addition to natural deterioration and human impact, extreme events, such as landslides and floods, represent a real problem for historic monuments. In the last decade, the national and international scientific community has shown a lot of interest on this issue, and different studies have been developed. This contribution fits in this framework. The work is a part of a large research project, aimed to define a multidisciplinary approach able to guarantee the conservation, the protection and safeguard of cultural heritage, including the landscape, from hydrogeological instability phenomena. In particular, the paper focuses attention on archaeological sites, cultural assets which, due to their natural location, are highly vulnerable to the soil failure mechanisms. These movements occur following the achievement of limit equilibrium conditions in the soil, therefore geotechnical engineering has an important role in the conservation of archaeological assets from landslides induced by rainfall. The protection of archaeological sites, located in morphologically complex areas, is difficult to implement; historical monuments, respect to extreme events cannot be safeguarded through unplanned measures. In other words, the notions of mitigation and conservation are strictly linked to forecast concepts. To this last aspect, the development of a physically based probabilistic model described in this thesis work, is connected. The model allows to evaluate the probable response of the area to a rainfall event (defined by a specific duration and intensity), representing a valid measure for a correct mitigation strategy definition. In other words, the research pays attention on the mechanisms related to potential instability problems of the slopes that insist on monumental complexes, focusing on geological and geotechnical aspects. The knowledge framework, necessary to describe the problems related to the conservation of archaeological sites is very large, but the geological and geotechnical aspects constitute an important part of it.
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Gheller, Viola. "Fenomeni identitari e appartenenza religiosa: problemi storiografici e aspetti politici della cristianizzazione dei Goti." Doctoral thesis, Università degli studi di Trento, 2014. https://hdl.handle.net/11572/367607.

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Abstract:
La tesi si propone di dimostrare la fallacia delle varie ricostruzioni relative alla cristianizzazione di massa dei Goti, che pongono l'accento di volta in volta sul ruolo di Ulfila o di Valente, e sul portato identitario del cristianesimo subordinazionista abbracciato dai barbari. In effetti, il fenomeno di conversione è ben più complesso e si svolge tra il III e il V secolo, intrecciandosi continuamente con le relazioni politiche e diplomatiche tra Romani e Goti. La vera e propria "conversione di massa" non può dirsi conclusa prima dello stanziamento dei Goti in Aquitania nel 418. Solo con il regno di Teoderico II, e ancor più all'epoca di Eurico e Alarico II, i re di Tolosa iniziano a proporre la propria fede religiosa come elemento identitario e come "strategy of distinction" rispetto ai Romani residenti in Gallia.
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Gheller, Viola. "Fenomeni identitari e appartenenza religiosa: problemi storiografici e aspetti politici della cristianizzazione dei Goti." Doctoral thesis, University of Trento, 2014. http://eprints-phd.biblio.unitn.it/1260/1/Tesi_Gheller_upload.pdf.

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Abstract:
La tesi si propone di dimostrare la fallacia delle varie ricostruzioni relative alla cristianizzazione di massa dei Goti, che pongono l'accento di volta in volta sul ruolo di Ulfila o di Valente, e sul portato identitario del cristianesimo subordinazionista abbracciato dai barbari. In effetti, il fenomeno di conversione è ben più complesso e si svolge tra il III e il V secolo, intrecciandosi continuamente con le relazioni politiche e diplomatiche tra Romani e Goti. La vera e propria "conversione di massa" non può dirsi conclusa prima dello stanziamento dei Goti in Aquitania nel 418. Solo con il regno di Teoderico II, e ancor più all'epoca di Eurico e Alarico II, i re di Tolosa iniziano a proporre la propria fede religiosa come elemento identitario e come "strategy of distinction" rispetto ai Romani residenti in Gallia.
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Casalbore, Daniele <1979&gt. "Studio di fenomeni d'instabilità gravitativa sui fondali marini, con particolare riferimento all'isola di Stromboli." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/2163/1/Casalbore_Daniele_tesi.pdf.

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Abstract:
In the last decade the interest for submarine instability grew up, driven by the increasing exploitation of natural resources (primary hydrocarbons), the emplacement of bottom-lying structures (cables and pipelines) and by the development of coastal areas, whose infrastructures increasingly protrude to the sea. The great interest for this topic promoted a number of international projects such as: STEAM (Sediment Transport on European Atlantic Margins, 93-96), ENAM II (European North Atlantic Margin, 96-99), GITEC (Genesis and Impact of Tsunamis on the European Coast 92-95), STRATAFORM (STRATA FORmation on Margins, 95-01), Seabed Slope Process in Deep Water Continental Margin (Northwest Gulf of Mexico, 96-04), COSTA (Continental slope Stability, 00-05), EUROMARGINS (Slope Stability on Europe’s Passive Continental Margin), SPACOMA (04-07), EUROSTRATAFORM (European Margin Strata Formation), NGI's internal project SIP-8 (Offshore Geohazards), IGCP-511: Submarine Mass Movements and Their Consequences (05-09) and projects indirectly related to instability processes, such as TRANSFER (Tsunami Risk ANd Strategies For the European region, 06-09) or NEAREST (integrated observations from NEAR shore sourcES of Tsunamis: towards an early warning system, 06-09). In Italy, apart from a national project realized within the activities of the National Group of Volcanology during the framework 2000-2003 “Conoscenza delle parti sommerse dei vulcani italiani e valutazione del potenziale rischio vulcanico”, the study of submarine mass-movement has been underestimated until the occurrence of the landslide-tsunami events that affected Stromboli on December 30, 2002. This event made the Italian Institutions and the scientific community more aware of the hazard related to submarine landslides, mainly in light of the growing anthropization of coastal sectors, that increases the vulnerability of these areas to the consequences of such processes. In this regard, two important national projects have been recently funded in order to study coastal instabilities (PRIN 24, 06-08) and to map the main submarine hazard features on continental shelves and upper slopes around the most part of Italian coast (MaGIC Project). The study realized in this Thesis is addressed to the understanding of these processes, with particular reference to Stromboli submerged flanks. These latter represent a natural laboratory in this regard, as several kind of instability phenomena are present on the submerged flanks, affecting about 90% of the entire submerged areal and often (strongly) influencing the morphological evolution of subaerial slopes, as witnessed by the event occurred on 30 December 2002. Furthermore, each phenomenon is characterized by different pre-failure, failure and post-failure mechanisms, ranging from rock-falls, to turbidity currents up to catastrophic sector collapses. The Thesis is divided into three introductive chapters, regarding a brief review of submarine instability phenomena and related hazard (cap. 1), a “bird’s-eye” view on methodologies and available dataset (cap. 2) and a short introduction on the evolution and the morpho-structural setting of the Stromboli edifice (cap. 3). This latter seems to play a major role in the development of largescale sector collapses at Stromboli, as they occurred perpendicular to the orientation of the main volcanic rift axis (oriented in NE-SW direction). The characterization of these events and their relationships with successive erosive-depositional processes represents the main focus of cap.4 (Offshore evidence of large-scale lateral collapses on the eastern flank of Stromboli, Italy, due to structurally-controlled, bilateral flank instability) and cap. 5 (Lateral collapses and active sedimentary processes on the North-western flank of Stromboli Volcano), represented by articles accepted for publication on international papers (Marine Geology). Moreover, these studies highlight the hazard related to these catastrophic events; several calamities (with more than 40000 casualties only in the last two century) have been, in fact, the direct or indirect result of landslides affecting volcanic flanks, as observed at Oshima-Oshima (1741) and Unzen Volcano (1792) in Japan (Satake&Kato, 2001; Brantley&Scott, 1993), Krakatau (1883) in Indonesia (Self&Rampino, 1981), Ritter Island (1888), Sissano in Papua New Guinea (Ward& Day, 2003; Johnson, 1987; Tappin et al., 2001) and Mt St. Augustine (1883) in Alaska (Beget& Kienle, 1992). Flank landslide are also recognized as the most important and efficient mass-wasting process on volcanoes, contributing to the development of the edifices by widening their base and to the growth of a volcaniclastic apron at the foot of a volcano; a number of small and medium-scale erosive processes are also responsible for the carving of Stromboli submarine flanks and the transport of debris towards the deeper areas. The characterization of features associated to these processes is the main focus of cap. 6; it is also important to highlight that some small-scale events are able to create damage to coastal areas, as also witnessed by recent events of Gioia Tauro 1978, Nizza, 1979 and Stromboli 2002. The hazard potential related to these phenomena is, in fact, very high, as they commonly occur at higher frequency with respect to large-scale collapses, therefore being more significant in terms of human timescales. In the last chapter (cap. 7), a brief review and discussion of instability processes identified on Stromboli submerged flanks is presented; they are also compared with respect to analogous processes recognized in other submerged areas in order to shed lights on the main factors involved in their development. Finally, some applications of multibeam data to assess the hazard related to these phenomena are also discussed.
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Casalbore, Daniele <1979&gt. "Studio di fenomeni d'instabilità gravitativa sui fondali marini, con particolare riferimento all'isola di Stromboli." Doctoral thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2009. http://amsdottorato.unibo.it/2163/.

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Abstract:
In the last decade the interest for submarine instability grew up, driven by the increasing exploitation of natural resources (primary hydrocarbons), the emplacement of bottom-lying structures (cables and pipelines) and by the development of coastal areas, whose infrastructures increasingly protrude to the sea. The great interest for this topic promoted a number of international projects such as: STEAM (Sediment Transport on European Atlantic Margins, 93-96), ENAM II (European North Atlantic Margin, 96-99), GITEC (Genesis and Impact of Tsunamis on the European Coast 92-95), STRATAFORM (STRATA FORmation on Margins, 95-01), Seabed Slope Process in Deep Water Continental Margin (Northwest Gulf of Mexico, 96-04), COSTA (Continental slope Stability, 00-05), EUROMARGINS (Slope Stability on Europe’s Passive Continental Margin), SPACOMA (04-07), EUROSTRATAFORM (European Margin Strata Formation), NGI's internal project SIP-8 (Offshore Geohazards), IGCP-511: Submarine Mass Movements and Their Consequences (05-09) and projects indirectly related to instability processes, such as TRANSFER (Tsunami Risk ANd Strategies For the European region, 06-09) or NEAREST (integrated observations from NEAR shore sourcES of Tsunamis: towards an early warning system, 06-09). In Italy, apart from a national project realized within the activities of the National Group of Volcanology during the framework 2000-2003 “Conoscenza delle parti sommerse dei vulcani italiani e valutazione del potenziale rischio vulcanico”, the study of submarine mass-movement has been underestimated until the occurrence of the landslide-tsunami events that affected Stromboli on December 30, 2002. This event made the Italian Institutions and the scientific community more aware of the hazard related to submarine landslides, mainly in light of the growing anthropization of coastal sectors, that increases the vulnerability of these areas to the consequences of such processes. In this regard, two important national projects have been recently funded in order to study coastal instabilities (PRIN 24, 06-08) and to map the main submarine hazard features on continental shelves and upper slopes around the most part of Italian coast (MaGIC Project). The study realized in this Thesis is addressed to the understanding of these processes, with particular reference to Stromboli submerged flanks. These latter represent a natural laboratory in this regard, as several kind of instability phenomena are present on the submerged flanks, affecting about 90% of the entire submerged areal and often (strongly) influencing the morphological evolution of subaerial slopes, as witnessed by the event occurred on 30 December 2002. Furthermore, each phenomenon is characterized by different pre-failure, failure and post-failure mechanisms, ranging from rock-falls, to turbidity currents up to catastrophic sector collapses. The Thesis is divided into three introductive chapters, regarding a brief review of submarine instability phenomena and related hazard (cap. 1), a “bird’s-eye” view on methodologies and available dataset (cap. 2) and a short introduction on the evolution and the morpho-structural setting of the Stromboli edifice (cap. 3). This latter seems to play a major role in the development of largescale sector collapses at Stromboli, as they occurred perpendicular to the orientation of the main volcanic rift axis (oriented in NE-SW direction). The characterization of these events and their relationships with successive erosive-depositional processes represents the main focus of cap.4 (Offshore evidence of large-scale lateral collapses on the eastern flank of Stromboli, Italy, due to structurally-controlled, bilateral flank instability) and cap. 5 (Lateral collapses and active sedimentary processes on the North-western flank of Stromboli Volcano), represented by articles accepted for publication on international papers (Marine Geology). Moreover, these studies highlight the hazard related to these catastrophic events; several calamities (with more than 40000 casualties only in the last two century) have been, in fact, the direct or indirect result of landslides affecting volcanic flanks, as observed at Oshima-Oshima (1741) and Unzen Volcano (1792) in Japan (Satake&Kato, 2001; Brantley&Scott, 1993), Krakatau (1883) in Indonesia (Self&Rampino, 1981), Ritter Island (1888), Sissano in Papua New Guinea (Ward& Day, 2003; Johnson, 1987; Tappin et al., 2001) and Mt St. Augustine (1883) in Alaska (Beget& Kienle, 1992). Flank landslide are also recognized as the most important and efficient mass-wasting process on volcanoes, contributing to the development of the edifices by widening their base and to the growth of a volcaniclastic apron at the foot of a volcano; a number of small and medium-scale erosive processes are also responsible for the carving of Stromboli submarine flanks and the transport of debris towards the deeper areas. The characterization of features associated to these processes is the main focus of cap. 6; it is also important to highlight that some small-scale events are able to create damage to coastal areas, as also witnessed by recent events of Gioia Tauro 1978, Nizza, 1979 and Stromboli 2002. The hazard potential related to these phenomena is, in fact, very high, as they commonly occur at higher frequency with respect to large-scale collapses, therefore being more significant in terms of human timescales. In the last chapter (cap. 7), a brief review and discussion of instability processes identified on Stromboli submerged flanks is presented; they are also compared with respect to analogous processes recognized in other submerged areas in order to shed lights on the main factors involved in their development. Finally, some applications of multibeam data to assess the hazard related to these phenomena are also discussed.
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Pica, Mattia <1994&gt. "Morire di troppo lavoro in Giappone: cause ed evoluzione dei fenomeni Karōshi e Karōjisatsu." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2019. http://hdl.handle.net/10579/15996.

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Abstract:
L’obiettivo di questo elaborato consiste nell'analizzare i fenomeni karōshi e karōjisatsu (rispettivamente morte e suicidio da troppo lavoro), riconosciute ad oggi come due delle piaghe sociali più logoranti della società giapponese. Verranno innanzitutto argomentate alcune delle principali cause scatenanti dei fenomeni, nonché il loro sviluppo a partire dal dopoguerra fino agli anni correnti attraverso la valutazione di dati rilasciati dal Ministero della Salute, del Lavoro e del Welfare giapponese. Successivamente verrà analizzata e valutata l’evoluzione delle normative a tutela dei lavoratori attualmente vigenti in Giappone, in particolar modo in relazione agli standard internazionali. Per concludere, verranno riportati alcuni casi giudiziari esemplari per determinare l’approccio della magistratura al problema karōshi.
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IUDICONE, FELICIANO. "TRASFORMAZIONI DELLA FIGURA DEL DATORE DI LAVORO MULTINAZIONALE. FENOMENI DI MOBILITA' GEOGRAFICA E TUTELE." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2019. http://hdl.handle.net/10280/59518.

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Abstract:
La tesi esplora le sfide poste al diritto del lavoro e alla politiche europee dal distacco di lavoratori, illustrando le sue complesse relazioni con le libertà economiche da un lato e con i diritti sociali dall’altro. In particolare, si propone una analisi della normativa europea alla luce della sua interpretazione da parte della Corte di Giustizia Europea e della concreta applicazione da parte delle autorità pubbliche. Il lavoro è arricchito da evidenze di tipo quantitativo e qualitativo sui flussi e sulle condizioni lavorative dei lavoratori distaccati, incluse le attività e i risultati di progetti volti a migliorare la comprensione del fenomeno rafforzando, al contempo, le capacità di ispettorati e sindacati. Le conclusioni propongono diversi percorsi di riforma, ispirati da visioni alternative dell’equilibrio tra libertà economiche e diritti sociali.
The thesis explores challenges posed to labour law and to European policies by the posting of workers, highlighting its complex relations with economic freedoms on the one side and with social rights on the other side. This is done by providing an analysis of EU-level law provisions in the light of their interpretation by the European Court of Justice and implementation by public authorities. The work is integrated by quantitative and qualitative evidences on flows and working conditions of posted workers, including activities and outcomes of projects meant to improve understanding of the phenomenon while empowering stakeholders, such as inspectorates and unions. The conclusions propose different pathways to reform posting rules, inspired by alternative visions on the balance between economic freedoms and social rights.
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IUDICONE, FELICIANO. "TRASFORMAZIONI DELLA FIGURA DEL DATORE DI LAVORO MULTINAZIONALE. FENOMENI DI MOBILITA' GEOGRAFICA E TUTELE." Doctoral thesis, Università Cattolica del Sacro Cuore, 2019. http://hdl.handle.net/10280/59518.

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Abstract:
La tesi esplora le sfide poste al diritto del lavoro e alla politiche europee dal distacco di lavoratori, illustrando le sue complesse relazioni con le libertà economiche da un lato e con i diritti sociali dall’altro. In particolare, si propone una analisi della normativa europea alla luce della sua interpretazione da parte della Corte di Giustizia Europea e della concreta applicazione da parte delle autorità pubbliche. Il lavoro è arricchito da evidenze di tipo quantitativo e qualitativo sui flussi e sulle condizioni lavorative dei lavoratori distaccati, incluse le attività e i risultati di progetti volti a migliorare la comprensione del fenomeno rafforzando, al contempo, le capacità di ispettorati e sindacati. Le conclusioni propongono diversi percorsi di riforma, ispirati da visioni alternative dell’equilibrio tra libertà economiche e diritti sociali.
The thesis explores challenges posed to labour law and to European policies by the posting of workers, highlighting its complex relations with economic freedoms on the one side and with social rights on the other side. This is done by providing an analysis of EU-level law provisions in the light of their interpretation by the European Court of Justice and implementation by public authorities. The work is integrated by quantitative and qualitative evidences on flows and working conditions of posted workers, including activities and outcomes of projects meant to improve understanding of the phenomenon while empowering stakeholders, such as inspectorates and unions. The conclusions propose different pathways to reform posting rules, inspired by alternative visions on the balance between economic freedoms and social rights.
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