Academic literature on the topic 'Etnografia organizzativa'

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Journal articles on the topic "Etnografia organizzativa"

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Corcione, Annabella. "Il benessere organizzativo degli infermieri di emergenza-urgenza. Indicazioni da una indagine di etnografia organizzativa." PRISMA Economia - Società - Lavoro, no. 1 (April 2017): 60–73. http://dx.doi.org/10.3280/pri2016-001006.

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Lipari, Domenico. "Per un uso in chiave (auto)valutativa delle etnografie organizzative." RIV Rassegna Italiana di Valutazione, no. 40 (February 2009): 77–88. http://dx.doi.org/10.3280/riv2008-040005.

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Abstract:
- The paper suggests some methodological considerations which, on the basis of a recent research on a medium enterprise in Italy, point out the reflexive and evaluative potential of the ethnographic approach to organizational analysis. The experience of reflexivity is not a spontaneous phenomenon. It represents the intentional effect of the debate among the actors about the report produced by the researcher. Thus it's possible to stimulate the reflexivity of actors also through more or less structured ways of debating a research in which they're implied. From this point of view driven reflexivity is, de facto, a practice of (self) evaluation in so far as the expositive modalities of the results of research which have to get strong narrative and descriptive features are able to involve actors and foster their interest and commitment to reflect and learn starting from the discussion of the interpretations (proposed by the researcher) of their practices. Key words: ethnography, organizational ethnography, qualitative research, reflexivity, narration (self)evaluation.
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3

Lo Presti, Veronica. "La valutazione del segretariato sociale nei municipi di Roma. Utilitŕ e pratica di un'osservazione sul "campo"." RIVISTA TRIMESTRALE DI SCIENZA DELL'AMMINISTRAZIONE, no. 4 (January 2011): 9–27. http://dx.doi.org/10.3280/sa2010-004002.

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Abstract:
Questo articolo illustra alcuni risultati di una ricerca empirica sui segretariati sociali in 4 municipi della cittŕ di Roma dopo la promulgazione della legge 328/2000 che ha riformato il sistema dei servizi sociali in Italia. La prospettiva di ricerca selezionata pet l'analisi delle micro-organizzazioni del welfare locale č quella che fa riferimento all'etnografia sociale, frutto di una originale sintesi di alcuni concetti e pratiche tipiche del "fare etnografia" e del "fare etnometodologia" sul terreno. Il presente trattamento mostra, attraverso esempi e "immagini" assunte dal campo di analisi, l'utilitŕ dell'approccio "integrato" e dell'osservazione "partecipata" nei contesti organizzativi come quelli dei servizi sociali.
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Dissertations / Theses on the topic "Etnografia organizzativa"

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CRIPPA, MATTEO ILIS. "Organizzare cure palliative. Una ricerca etnografica sul morire." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2012. http://hdl.handle.net/10281/29397.

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Abstract:
La tesi è frutto di una ricerca di tipo etnografico, guidata da alcuni interrogativi in merito alle modalità attraverso cui vengono organizzate le Cure Palliative in contesti di azione. Impiegando dati statistici secondari, traccia un profilo generale di questo fenomeno in Italia e in Europa. Il costrutto concettuale di “dolore totale” è stato identificato come uno degli elementi alla base delle successive elaborazioni teoriche fatte proprie dal mondo delle Cure Palliative. Il lavoro si concentra sullo studio etnografico dei principali contesti che compongono una Rete Locale di Cure Palliative: il processo di cura, che coinvolge operatori, familiari e malati, è stato compreso nei termini di una ri-organizzazione del morire e di produzione di “nuovi modi corretti” per stare accanto al malato, una produzione e riproduzione dei legami sociali nel contesto di una marginal situation, in una fase di crisi delle routine quotidiane. Le Cure Palliative, considerate come disciplina, sviluppano dispositivi di controllo delle azioni e delle relazioni tra esseri umani e gruppi sociali. Considerando il morire alla stregua di un’istituzione e le strutture studiate come parte di campo organizzativo, la ricerca ha richiesto la partecipazione ad alcune delle attività della società scientifica di riferimento (Società Italiana di Cure Palliative), lo studio di una parte della letteratura prodotta in questo campo, nonché il coinvolgimento in tre ampi progetti di ricerca in ambito organizzativo.
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ROLFINI, IRENE MARIA. "Web @ Work - Etnografia delle pratiche di rete in due sistemi sociotecnici." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2012. http://hdl.handle.net/10281/28620.

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Abstract:
La tesi, partendo dall'interesse nei confronti della diffusione della metafora della rete in diversi contesti disciplinari così come in diversi contesti della vita quotidiana, esplora la connessione tra la reticolarità delle tecnologie informatiche e la reticolarità delle pratiche all'interno di ambienti lavorativi tecnologicamente densi; la cornice teorica all'interno della quale si iscrive questo lavoro è quella dei Science and Technology Studies e dei Workplace Studies. I due casi studio sono stati scelti all'interno del settore dei nuovi media, per vedere l'interazione tra metafore organizzative reticolari e tecnologie che incorporassero lo script della rete (e della Rete). I due ambienti hanno rivelato due opposti tipi di reticolarità: "tecnologica" nel caso di Cloud, laddove gli artefatti tecnologici entrano come attanti nelle pratiche lavorative della redazione; organizzativa nel caso di Intranet, perché la divisione del lavoro riproduce la forma della Rete, senza però che vengano mutuate le caratteristiche di collaborazione, condivisione, circolazione dei saperi tipiche del Web. In conclusione si è rilevato il ruolo fondamentale della tecnologia di rete nel dar forma alla reticolarità pratica, non solo perché essa coadiuva o crea attività e pratiche lavorative, ma perché parte della cultura organizzativa, dell'auto-narrazione e dell'auto-percezione dei soggetti.
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3

Vernari, Chiara. "Gravità, grevità e levità. Bambini in ospedale e macchine di divertimento: interazioni organizzative e pratiche creative." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2011. http://hdl.handle.net/11577/3423341.

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Abstract:
The present study explores creativity from the vantage point of Sociology. Often considered something which takes place deep within the psyche of the creative individual, and thus outside the purview of sociological theory, creavity as presented in this dissertation is intimately connected to three domains long considered essential to sociological analysis: space, materiality, and the body. Based on participant observation in the Veneto-based Zamperla amusement park manufacturing company, and the Florence-based Meyer children’s hospital, this study offers a three-part argument. The first chapter explores the spatiality of creativity, analyzing the essential yet easily overlooked fact that all creative processes take place in particular spaces. Drawing upon “labelling theory,” we explore the symbolic power of declaring a space “creative.” In Meyer, the “creativity” of the hospital space is carefully embedded within the architectural layout and interior design of the building. It acts as a monument to its own creativity, whose symbolic power is keenly felt within the daily operations of the hospital. By contrast, the offices of Zamperla are understood as “creative” because of their somewhat chaotic, improvised, “just-in-time” organizational rhythm, which members of the firm see as outward manifestations of their President, Alberto Zamperla. The second chapter explores the generative tension between the immateriality and the materiality of creativity. While the aim of both Meyer and Zamperla is to produce sensations that are immaterial and light – excitement, joy, laughter, thrills – each must work with components that are material and heavy in a physical and sometimes emotional sense – metal blocks, catheters, drips, medical instruments, and so forth. To translate the immateriality of inspiration into an equally immaterial sensation of levity for customers and patients, each must travel through the heavy realm of equipment, moving from air to metal to air. This “productive oxymoron” of creativity also applies to the metaphorical metal of bureaucracy and standardization of procedures, embodied in Zamperla by the leadership of the general Director, sets against the charismatic dimension of the leadership of the President. The last chapter explores creativity and the corporeal dimension. Just as the creative processes in this study are transmitted by way of materiality, so too do they take shape by way of bodies and their practices, capacities and limitations. In Zamperla are described by the passengers of the rides, whose bodies the designers and engineers must constantly take into account, insofar as the high speeds, steep motions, acceleration and the twists of their creations, if taken too far, can cause harm or even death. At Meyer, we consider the body of the performing artists and educational professionals. As part of their intervention and energetic transformation through a relationship of play with ill children, they must maintain and protect their own emotional bodies, insofar as the heavy and intense suffering of the environment can easily erode one’s balance. Through the description and analysis of these two case studies and of these three areas, this thesis offers a new understanding of the creative process, and at the same time demonstrates that the study of creativity is well within the competence of sociological theory and practice.
Il presente studio esplora la creatività dal punto di vista sociologico. Spesso considerato qualcosa che avviene nel profondo della psiche di una persona, e quindi al di fuori della sfera della teoria e della pratica sociologica, la dinamica creativa presentata in questa ricerca è intimamente collegata a tre campi fondanti dell’analisi sociologica: lo spazio, la materialità, e il corpo. Basata sull’osservazione partecipante dell’azienda manifatturiera vicentina di macchine di divertimento Zamperla, e dell’Ospedale Pediatrico Meyer di Firenze, questo studio offre un’argomentazione che si snoda in tre tematiche. Nel primo capitolo, esplora la spazialità della creatività, analizzando il fatto essenziale e facilmente trascurato che tutti i processi creativi si svolgono in spazi dedicati. Attingendo alla “teoria dell’etichettamento”, si esplora il potere simbolico di dichiarare uno spazio “creativo”. Al Meyer, la creatività dello spazio ospedaliero è accuratamente rappresentata dall’allestimento architettonico e insita nel design di interni della costruzione. Esso agisce come un monumento alla sua creatività, il cui potere simbolico è profondamente sentito dall’operatività quotidiana dell’ospedale. Gli uffici della Zamperla, invece, si intendono “creativi” per il loro ritmo organizzativo apparentemente caotico e improvvisato, che i membri organizzativi considerano una manifestazione esteriore del loro Presidente, Alberto Zamperla. Il secondo capitolo esplora la tensione generativa tra l’aspetto immateriale e quello materiale della creatività. Mentre l’intento sia al Meyer che in Zamperla è quello di produrre sensazioni che sono di levità – eccitazione, gioia, risate, emozioni – entrambi devono lavorare con componenti che sono materiali e pesanti in senso fisico e talvolta emotivo – blocchi di metallo, cateteri, flebo, strumenti medici. Per tradurre l’immaterialità dell’ispirazione creativa in un’altrettanto immateriale sensazione di leggerezza per i clienti e i piccoli pazienti, ciascuno deve viaggiare attraverso il regno di forme pesanti, passando dall’aria al metallo all’aria. Quest’“ossimoro produttivo” vale anche per il metallo metaforico della burocrazia e della standardizzazione procedurale, impersonato in Zamperla dalla leadership operativa del Direttore generale, contrapposto alla dimensione carismatica della leadership del Presidente. L’ultimo capitolo esplora la creatività e la dimensione corporea. Proprio come i processi creativi in questo studio sono trasmessi dalla materialità, così sono messi in forma dai corpi e dalle loro pratiche, dalle loro capacità e dai loro limiti. In Zamperla, sono descritti dai passeggeri delle giostre, dei cui corpi progettisti e ingegneri devono costantemente tener conto, perché l’alta velocità, il movimento ripido, l’accelerazione e gli avvitamenti delle loro creazioni, se si spingono oltre, possono provocare danni o addirittura la morte. Al Meyer, si prende in considerazione il corpo degli artisti dello spettacolo e delle professionalità educative. Nel loro intervento di trasformazione energetica attraverso una relazione di gioco con i bambini degenti e malati, devono mantenere e proteggere il loro corpo emozionale, perchè la grevità intensa e di sofferenza dell’ambiente ospedaliero ne logora gli equilibri. Attraverso la descrizione e l’analisi di questi due casi-studio e di questi tre ambiti, questa tesi offre una nuova comprensione del processo creativo, e dimostra allo tempo stesso che lo studio della creatività è ben di competenza della teoria e della pratica sociologica.
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