Academic literature on the topic 'Estetica del paesaggio'

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Journal articles on the topic "Estetica del paesaggio"

1

Ingarao, Giulia. "Javier Garcerá. L’insider del paesaggio." Boletín de Arte, no. 35 (October 31, 2014): 159–68. http://dx.doi.org/10.24310/bolarte.2014.v0i35.3375.

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Abstract:
Il testo analizza l’opera dell’artista Javier Garcerá dalla ne degli anni novanta ad oggi. Nella sua ricerca è centrale il tema «paesaggio», inteso come scenario del mondo in cui si consuma la diatriba tra natura e cultura. L’analisi delle diverse serie pittoriche realizzate a partire dal 1999 mostra come l’artista abbia condotto un’indagine parallela alla storia della rappresentazione del paesaggio, ripercorrendone ambiguità ed evoluzioni. Dalla natura sublime del romanticismo e la nascita delle scienze borghesi si passa all’a ermarsi della fotogra a come alternativa competitiva nella rappresen- tazione del mondo. Lo studio di Garcerá attraversa anche le avanguardie, attingendo alla velocità e mobilità di visione del Futurismo e al desiderio di contemplazione della pittura or ca o del più tardo Color Field. Javier Garcerá, metabolizza tutta questa informazione traducendola in immagine viva, cangiante e, attraverso il ricercato uso delle luci e di tessuti preziosi, raggiunge nelle sue opere una soluzione estetica che o re un’alternativa valida all’atro a del paesaggio del XX secolo: il fruitore cessa di essere spettatore passivo per diventare parte viva del paesaggio.
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2

Venturi Ferriolo, Massimo. "Qualitŕ dei paesaggi, qualitŕ delle politiche. Aménager le futur." TERRITORIO, no. 57 (June 2011): 135–39. http://dx.doi.org/10.3280/tr2011-057017.

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Abstract:
La Convenzione europea del paesaggio collega il processo di paesaggio al riconoscimento dell'ambito di vita percepito. Il paesaggio č una risorsa da governare per il benessere dei suoi abitanti, con potenzialitŕ propulsive per le culture locali nel variegato patrimonio culturale e naturale dell'Europa. La qualitŕ si dovrebbe affermare in ogni paesaggio indipendentemente dal giudizio estetico: essa č il fattore privilegiato e non la bellezza. Lo sviluppo dell'individuo e la sua affermazione socio-culturale si realizzano grazie ai tre concetti essenziali di benessere, soddisfazione, identitŕ: la vera bellezza di un paesaggio, che č il risultato dell'azione, quindi non astratta. A partire da qui si analizza il rapporto tra qualitŕ dei paesaggi e qualitŕ delle politiche, fondato sul riconoscimento, soprattutto quello dell'appartenenza: una straordinaria occasione democratica.
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3

Ciccarelli, Serena. "La bellezza della natura in un clima che cambia." RIVISTA DI STUDI SULLA SOSTENIBILITA', no. 2 (September 2011): 79–103. http://dx.doi.org/10.3280/riss2011-002006.

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Abstract:
Il cambiamento climatico č anche una sfida alla protezione dei valori estetici che attribuiamo ai patrimoni naturali dell'umanitŕ. In questo articolo si indaga l'evoluzione recente del concetto di estetica ambientale e il suo legame con l'etica ambientale. La tesi che si sostiene č che ci troviamo di fronte ad un bivio. Se affermiamo l'esistenza di patrimoni naturali dell'umanitŕ basati su un'idea di natura come entitŕ separata e separabile dall'uomo, i criteri estetici si indeboliscono e finiscono per combaciare con una visione ecologica e fisica dell'ambiente. Due le conseguenze: difendere la bellezza della natura diventa un imperativo etico; ci scontriamo con la difficoltŕ di riuscire a trovare oggi, anche di fronte ai cambiamenti ambientali in atto, qualcosa che si possa definire solo natura. L'alternativa č parlare di patrimoni culturali riconoscendo il ruolo fondamentale delle proiezioni culturali nella percezione che abbiamo della natura. Ne deriva la possibilitŕ per l'estetica di tornare ad avere un ruolo importante nella scelta di quali paesaggi, e non piů quale natura, siano belli.
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4

Simioli, Maria, and Michelangelo Russo. "Due tagli nella sostanza del mondo. Il Reno di Hölderlin e altri paesaggi contemporanei." Ri-Vista. Research for landscape architecture 19, no. 1 (July 26, 2021): 282–87. http://dx.doi.org/10.36253/rv-11390.

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Abstract:
Due tagli nella sostanza del mondo, Libria 2021, collana Paesaggio, è un agile pamphlet di 68 pagine di Roberto Pasini con note di Rahul Mehrotra e Peter Rowe. Il volume ricostruisce attraverso una sofisticata, attenta e mai scontata lettura critica del paradigma spaziale proposto da Walter Benjamin e delle sue molteplici interpretazioni, la trama di un discorso denso e complesso sul paesaggio, nel suo duplice valore estetico ed ecosistemico, e nella sua capacità di incidere sulla produzione dello spazio contemporaneo. Si sottolinea e si riafferma la centralità per il progetto, della costruzione di un modello spaziale per l’esplorazione, la descrizione e l’interpretazione della realtà, una lente interpretativa da cui traguardare il paesaggio.
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5

Arpioni, Maria Pia. "Lo sguardo sul paesaggio nella fotografia di Giovanni Pasinato // The Look into Landscape in the Photography of Giovanni Pasinato // La mirada sobre el paisaje en la fotografia de Giovanni Pasinato." Ecozon@: European Journal of Literature, Culture and Environment 6, no. 1 (March 2, 2015): 73–96. http://dx.doi.org/10.37536/ecozona.2015.6.1.639.

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Abstract:
Il saggio presenta il lavoro di un giovane fotografo del Nord Est italiano, Giovanni Pasinato (Venezia 1974-), attraverso l’analisi della sua opera e un’intervista all’autore, impegnato in un’attività dalle consistenti valenze cognitive ed etiche, ascrivibile alla Scuola italiana di fotografia del paesaggio (Luigi Ghirri, Guido Guidi, Giovanni Chiaramonte), ma dotata di tratti originali in forte sviluppo. Il contributo intende mostrare come la fotografia di Pasinato—dalle esplorazioni del “terzo paesaggio” lungo strade e autostrade, alla ricerca condotta sulle scene urbane di Treviso e Venezia Mestre, fino alla più recente perlustrazione dell’antico bosco del Montello (sulla cui esistenza minacciata si era levato altissimo anche il canto poetico di Andrea Zanzotto, scomparso nel 2011)—sia tutta incentrata sulla funzione fondamentale dello “sguardo,” grazie alla quale il suo lavoro si caratterizza come indagine e strumento di consapevolezza, in senso lato “politica,” sul rapporto fra l’essere umano e i luoghi. Le immagini di Pasinato, sommesse, limpide e allo stesso tempo avvolte da vaghezza, interrogano l’osservatore, proponendogli un dialogo con gli spazi fotografati ed evidenziando l’inscindibilità stilistica fra forma e contenuto; si distinguono per l’assenza di ogni compiacimento soggettivistico ed estetico, a favore della riscoperta, realizzata per mezzo di una essenziale valorizzazione della “visione,” dello stretto nesso fra cultura e natura, fra l’essere umano e gli altri viventi. Proprio mentre sollecitano il senso della nostra responsabilità collettiva, tralasciando ogni cedimento sentimentalistico e nostalgico, queste fotografie invitano ad avere coscienza e perciò, in ultima analisi, speranza. Pasinato rivendica così alla fotografia un’alta funzione artistica e civile, spesso misconosciuta proprio da quegli enti e istituzioni che dovrebbero avere a cuore il bene comune. Abstract The analysis and the interview of the author contained in this essay portray the work of a young Italian photographer, Giovanni Pasinato (Venice 1974-), who lives in the North East of Italy and who devotes himself to an activity encompassing important cognitive and ethical aspects. His work can be included within the Italian School of Landscape Photography (Luigi Ghirri, Guido Guidi, Giovanni Chiaramonte), but has original features in robust development. This essay will show how Pasinato’s photography—from his explorations of the “third landscape” along roads and highways, through his research in the urban scenes of Treviso and Venice Mestre, up to the latest reconnaissance of the Montello’s ancient wood (on whose endangered existence, Andrea Zanzotto, who died in 2011, wrote wonderful poems)—is entirely focused on the fundamental function of the “look,” thanks to which his work characterizes itself as an investigation, an instrument of the awareness, in the broad sense “political,” of the relationship between human being and place. Pasinato’s whispered, limpid yet at the same time ambiguous images, question their beholders, offering them a dialogue with the photographed spaces, underlining the stylistic indivisibility between form and content. In comparison to other landscape photography experiences, Pasinato’s works stand out, thanks to the absence of any subjective and aesthetic self-gratification and by favouring, through an essential enhancement of the “vision,” the revival of the close relationship between culture and nature and between human beings and other living beings. Just as his photographs stress the importance of our collective responsibility, ignoring any sentimental or nostalgic concession, they are an exhortation to raise awareness and, ultimately, hope. Thus, Pasinato ascribes to photography a highly artistic and civil function, which is often disregarded by those organizations and those authorities that should really care for the common good. Resumen El análisis y la entrevista del autor en que se centra este ensayo presentan la obra de un joven fotógrafo del noreste de Italia, Giovanni Pasinato (Venecia, 1974-), que se dedica a un actividad que abarca importantes aspectos cognitivos y éticos. Su trabajo puede incluirse en la Escuela Italiana de Fotografía del paisaje (Luigi Ghirri, Guido Guidi, Giovanni Chiaramonte), pero tiene rasgos originales en fuerte desarrollo. Este ensayo mostrará como la fotografía de Pasinato—desde sus exploraciones del "tercer paisaje" en el camino de carreteras y autopistas, la investigación en las escenas urbanas de las ciudades de Treviso y Venecia Mestre, hasta la más reciente exploración del antiguo bosque de la colina llamada Montello (sobre el riesgo de su desaparición, también el poeta Andrea Zanzotto, fallecido en 2011, escribió algunas de sus mejores obras)—está completamente enfocada en la función fundamental de la observación, gracias al que su trabajo se caracteriza como una investigación, un instrumento de la concienciación, en el amplio sentido “político”, de la relación entre ser humano y lugar. Las imágenes de Pasinato, suaves, claras y al mismo tiempo envueltas en vaguedad, questionan a quien observa, le proponen un dialogo con los espacios fotografiados y subrayan la inseparabilidad estilística entre forma y contenido. En comparación con otras experiencias de fotografía del paisaje, las representaciones de Pasinato destacan gracias a la ausencia de autocomplacencia subjetivista y estética, tratando de descubrir nuevamente la estrecha interrelación entre naturaleza y cultura, entre los seres humanos y otros seres vivientes. En cuanto instan nuestro sentido de la responsabilidad colectiva, dejando de poner la atención en sentimentalismos y nostalgias, estas fotografías invitan a adquirir conciencia y, además, esperanza. Pasinato reclama para la fotografía una importante función artística y civil, muchas veces ignorada por las instituciones que deberían preocuparse por el bien común.
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6

Wolfzettel, Friedrich. "Berg(-Landschaft) bei Dante – mit einem Ausblick auf Boccaccio." Deutsches Dante-Jahrbuch 92, no. 1 (October 26, 2017). http://dx.doi.org/10.1515/dante-2017-0007.

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Abstract:
RiassuntoNella sua concezione del monte del Purgatorio Dante sembra voler ignorare deliberatamente la lunga tradizione di un purgatorio infernale descritta da Jacques Le Goff, per riallacciarsi invece alla tradizione del monte sacro dell’Antico e del Nuovo Testamento. Non a caso, il monte del Purgatorio è coronato dal Paradiso Terrestre. La nuova posizione del monte al confine del mondo, a differenza della tradizione medievale, sottolinea pure la novità di una concezione quasi reale della montagna sacra la cui ascensione viene descritta con un realismo dinamico inaudito fino ad allora. Ma la »montagna bruna« descritta alla fine del celebre canto XXVI dell’Inferno funge anche da simbolo della verticalità tipica della cultura medievale che il grande dantista Giovanni Boccaccio non potrà accettare. Il ripudio della montagna - a favore di un paesaggio erotico della pianura umida e soleggiata - sarà dunque una caratteristica di tutta la sua opera fino al Decameron. Però, alla fine della sua vita, l’autore riprenderà il motivo del monte sacro di Dante per farne, nella sua visione satirica intitolata Corbaccio, il simbolo di una nuova libertà intellettuale nei confronti delle tentazioni erotiche e della schiavitù della carne. Si tratta però di un tentativo di autoliberazione a spese del dinamismo e del realismo della rappresentazione dantesca: il progresso intellettuale viene contrariato dal regresso estetico.
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Dissertations / Theses on the topic "Estetica del paesaggio"

1

CARDINALI, Doris. "Costruzione ed estetica del paesaggio nel cinema di Michelangelo Antonioni. Dagli scritti critici ai documenti del Fondo Documentario del Museo Michelangelo Antonioni di Ferrara." Doctoral thesis, Università degli studi di Ferrara, 2016. http://hdl.handle.net/11392/2403287.

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Abstract:
Michelangelo Antonioni è stato un pioniere delle sperimentazioni di rappresentazione del paesaggio sul grande schermo, proprio in virtù delle indagini portate avanti nel corso della sua carriera, ma anche del rigore scientifico che ha accompagnato queste sperimentazioni che hanno definito i tratti peculiari della sua poetica dello sguardo. Senza perdere di vista il contesto teorico-critico in cui si colloca la figura di Antonioni – compreso il milieu culturale nel quale si forma il regista–, il discorso verte sulla complessità della costruzione dell’immagine antonioniana, attraverso il confronto tra quei legami coercitivi che mettono in relazione diverse discipline, quali estetica, antropologia, film studies, scienza e storia dell’arte, cultural studies, chiamate a misurarsi all’unisono su uno un argomento comune, vale a dire la rappresentazione del paesaggio nel cinema di Antonioni . La riflessione è ulteriormente arricchita grazie alla consultazione dei documenti e dei materiali d’archivio del Fondo documentario del “Museo Michelangelo Antonioni” di Ferrara.
Michelangelo Antonioni was a pioneer in the representation of landscape in cinema. His experiments on this subject, and the scientific accuracy that characterized them, defined some fundamental aspects of his original “poetics of gaze”. This dissertation deals with the complexities of Antonioni’s construction of his cinematic image, focusing on the theoretical and critical context of his work, including the cultural milieu in which he grew up, and using different disciplinary approaches, such as esthetics, anthropology, film studies, art science and history, and cultural studies, to reconstruct the representation of landscape in his cinema. The analysis is enriched by the consultation and study of the archival documents kept at the “Museo Michelangelo Antonioni” in Ferrara
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2

GISOTTI, MARIA RITA. "Forma, immagine e struttura del paesaggio rurale. L'approccio storico-geografico e l'approccio estetico a confronto." Doctoral thesis, 2008. http://hdl.handle.net/2158/1074137.

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Abstract:
La tesi ha affrontato il tema dell’interpretazione e della progettazione del paesaggio rurale rivalutando il punto di vista formale ed estetico. Finalità della tesi è di fornire un quadro di riferimenti sia teorici che operativi e di contribuire alla costruzione di una sintesi tra l’approccio storico geografico al tema del paesaggio – che individua le regole fondative della sua identità e le assume come guida progettuale per le trasformazioni future – e l’approccio estetico-culturale che studia le sue caratteristiche formali e i modelli iconici che si situano alla base del suo apprezzamento.
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3

ZAMPIERI, LAURA. "Il mondo non è più un giardino. una nuova estetica tra qualità del paesaggio e ragioni dell'ambiente." Doctoral thesis, 2020. http://hdl.handle.net/11573/1353997.

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Abstract:
Il presente lavoro di ricerca di Dottorato, così come esplicitato dal titolo, vuole indagare le condizioni per le quali, a partire dall’invenzione dell’’idea della natura selvaggia’ nel XVIII secolo, ed al cui sviluppo la cultura occidentale è strettamente correlata, si sia perso un approccio empatico nei confronti della natura e degli spazi naturali. Tale condizione, che ha facilmente veicolato la loro distruzione o sottomissione a ragioni che ne hanno profondamente alterato il nostro rapporto con essi, si è espressa a vantaggio di uno sviluppo produttivo ormai completamente scisso dall’idea di natura e, nella maggior parte dei casi, distruttivo nei suoi confronti. In contrapposizione a tali presupposti, si è inoltre rapidamente sviluppato un pensiero di opposizione che ha portato la nascita del movimento ecologista, a cavallo tra gli stati Uniti d’America ed il nord Europa, tra la fine dell’ottocento e la metà del XX secolo. Partendo da tali presupposti, le ‘azioni-reazioni’ che si sono sviluppate, hanno marcato nettamente le differenze di approccio tra mondo anglosassone e mondo giudaico-cristiano nei confronti dell’idea di natura, che tuttora sottolineano i due diversi continenti. Se negli Stati Uniti d’America, si è infatti rapidamente sviluppato ed organizzato un pensiero accademico che ha affrontato ed esplorato lo strumento del progetto di paesaggio quale possibilità di riequilibrio, lettura e risoluzione delle problematiche ambientali, resesi evidenti sino dagli inizi di tale storia, diverso è stato l’approccio nel continente europeo, che, a volte con grandi differenze tra ‘mondo nordico’ e ‘mondo mediterraneo’, fatica ancora a trovare sintesi nella possibilità di argomentare con risoluzione, un approccio al progetto di paesaggio che sappia realmente fare propria la materia relativa alla tutela e sviluppo dell’ambiente. Al fine di esplorare tali contraddizioni e potenzialità, che tuttora conservano margini non chiariti, la tesi di Dottorato propone un approccio metodologico che organizza tali considerazioni in un primo gruppo di indagini testuali, raccolte sotto il titolo di ‘Scritti’. All’interno di tale ambito tematico vengono riletti ed analizzati gli scritti di autori selezionati secondo tre principali punti di osservazione: ‘la crisi dell’idea di Natura e l’avvento dell’ecologia tra mondo nordamericano ed europeo’, il ‘rapporto tra progetto di paesaggio ed emergenza ambientale’, ‘l’evoluzione dell’idea di natura nel progetto di paesaggio europeo e mediterraneo’. Gli autori selezionati nella prima parte degli ‘Scritti’, contenuti nel primo capitolo, rileggono e chiariscono con autorevolezza, i passaggi principali che hanno veicolato l’evoluzione dell’idea di natura dal suo ‘status’ di Natura Selvaggia (Henry David Thoreau), alle sue contraddizioni epistemologiche (Paul Shepard), fino alla contemporanea emergenza ambientale e climatica (Bill McKibben). La seconda parte degli ‘Scritti’, contenuti nel capitolo successivo, intende indagare la registrata difficoltà contemporanea, particolarmente avvertita in ambito mediterraneo, nel coniugare e fare sintesi progettuale, tra paesaggio e ambiente. A tal fine, vengono riletti autori e progettisti che hanno esemplarmente affrontato tale tematica, sotto il duplice profilo teorico e della ricerca progettuale: Franco Zagari, Linda Pollack, Elizabeth K. Meyer, sotto il profilo teorico, Ian McHarg, Dilip Da Cunha, Anuradha Mathur, Kate Orff, Richard Misrach, Catherine Seavitt e Guy Nordenson. A conclusione di tale sezione di ricerca, si è inoltre ritenuto significativo mettere in relazione l’evoluzione della contemporanea ‘idea di natura’, così come espressa dagli autori di cultura anglosassone trattati in apertura di ricerca, con la quasi coeva sua esplorazione europea, attraverso la lettura critica di testi e ‘manifesti’ di tre indiscussi protagonisti del progetto di paesaggio europeo e mediterraneo: Dieter Kienast, Rosa Barba Casanovas, Gilles Clement. Attraverso la lettura dei testi di tali autori affiora infatti, cronologicamente cadenzato, un ripensamento contemporaneo attorno al tema del progetto di paesaggio, ed alla sua conseguente idea di natura che si organizza in una ricerca di essenzialità estetica, ed in particolare negli ultimi due autori, riporta alla prossimità con gli elementi basilari: terra, acqua, vegetazione, ed alla loro capacità di evolvere autonomamente anche, ed in particolare, nei contesti urbani. La seconda parte della ricerca, accorpata sotto il titolo ‘Progetti’, intende presentare una selezione di progetti, realizzati da indiscussi autori del progetto di paesaggio europeo, che hanno fatto ricerca e sintesi delle caratteristiche sopra descritte, ed espresso la possibilità di relazione e collaborazione tra componente estetica e processi di riqualificazione dell’ambiente. Al fine di esplicitare con chiarezza tale opportunità del progetto contemporaneo, gli esempi presentati, sono raccolti ed organizzati in quattro temi principali, che interpretano la capacità progettuale di diretta adesione con gli elementi trattati: acqua, aria, terra, scarto. Quest’ultima categoria, lo scarto, pur non costituendo necessariamente elemento naturale, è stata volutamente introdotta in quanto, nel contemporaneo, si ritiene essere lo scarto quale componente ineludibile dei processi di rielaborazione delle componenti dell’ambiente naturale. Tale primo catalogo, composto da otto casi di indagine, si dispone pertanto come indizio e inizio di ricerca aperta, implementabile nel tempo. La terza parte della ricerca, identificata con il termine ‘Mappe’, intende infine indagare, e dare prefigurazione ed evidenziazione grafica, a come le sopracitate categorie, acqua, aria, terra, scarto, individuate per sottolineare la possibilità di stabilire un punto di sinergia tra paesaggio, componenti ambientali e loro alterazioni, possano essere estese alla dimensione del bacino mediterraneo. Si è pertanto inteso comporre quattro scenari di sintesi, alla scala del bacino mediterraneo, da cui fare emergere relazioni complesse ed interdipendenti nell’uso attuale delle risorse naturali e, soprattutto, nel loro sfruttamento, consumo depauperazione. Tali categorie di indagine, espresse sinteticamente attraverso le alterazioni dei menzionati quattro elementi basilari di indagine, acqua, aria, terra, scarto, vogliono pertanto esprimere, attraverso l’evidenziazione grafica, gli scenari possibili, e le relative emergenze ambientali, cui il futuro progetto di paesaggio nel mediterraneo, ed i paesi che vi afferiscono, potranno o dovranno essere chiamati a dare risposta. I principali contenuti e codici interpretativi di tali mappe, redatte sulla base di dati GIS estrapolati dai cataloghi delle banche dati degli istituti internazionali di ricerca (IPCC, Banca Mondiale, etc.), sono analizzati e riportati attraverso quattro elementi di riscontro e comparazione: geografie, risorse, alterazioni, transiti.
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4

TOLLI, MICHELA. "Valutazione integrata delle trasformazioni del paesaggio rurale. Percezione e valutazione di impatto ambientale." Doctoral thesis, 2017. http://hdl.handle.net/11573/938583.

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Abstract:
La ricerca concerne il valore estetico e percettivo del paesaggio, la sua importanza nell'ambito delle discipline paesaggistiche e la possibilità di integrare questo aspetto all'interno degli strumenti di valutazione delle trasformazioni del paesaggio. La varietà dei paesaggi italiani rende necessaria la delimitazione di un campo di azione, di un'area ideologicamente definita all'interno della quale calare ogni riflessione. L'area scelta riguarda i paesaggi rurali, recepiti come scrigno di un'identità culturale italiana che per lungo tempo si è identificata con il lavoro agricolo e la convivenza con la foresta. La complessità di contenuti e la sensibilità dei paesaggi rurali li rende uno dei principali ambiti nei quali si ritiene sia necessario applicare con maggiore cura, tutti gli strumenti a disposizione per valutare le sue trasformazioni e garantire che tanto la sua funzionalità come ecosistema produttivo, quanto il suo valore culturale, estetico e percettivo, siano tutelati e valorizzati. La valutazione degli impatti estetico percettivi è un problema di natura complessa, argomento di interesse già dai primi anni '70, è ancora motivo di discussione tra gli studiosi. Nell'esaminare questo problema la ricerca sperimenta su campo la possibilità di valutare le trasformazioni del paesaggio, integrando metodi scientifico oggettivisti con la cultura umanistico qualitativa che contraddistingue l'estetica e la percezione.
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Books on the topic "Estetica del paesaggio"

1

Trasformare il paesaggio: Energia eolica e nuova estetica del territorio. Milano: Ambiente, 2010.

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2

Bagnato, Vincenzo Paolo. Architettura e rovina archeologica: Etica, estetica e semantica del paesaggio culturale. Canterano (RM): Aracne, 2017.

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3

Laura, Zampieri. Il mondo non è più un giardino: Verso una nuova estetica tra qualità del paesaggio e ragioni dell'ambiente. Macerata: Quodlibet, 2021.

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4

Poli, Daniela, ed. Agricoltura paesaggistica. Florence: Firenze University Press, 2013. http://dx.doi.org/10.36253/978-88-6655-437-0.

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Abstract:
L’agricoltura è la prima delle arti, nasce da un progetto, dalla modificazione cosciente di un contesto, utilizzando conoscenze tramandate e accumulate nel tempo. L’agricoltura contemporanea, figlia della ‘rivoluzione verde’, del fordismo e della sua crisi, ha voltato le spalle a questo sapere che era in grado di produrre non solo alimenti, ma anche tutela ambientale e qualità estetica. I testi raccolti in questo volume intendono alimentare riflessioni e pratiche nei vari settori della pianificazione e progettazione del territorio e del paesaggio – da quello universitario a quello politico, tecnico, professionale e amministrativo – che portino il mondo dell’agricoltura a riconquistare un ruolo centrale nel disegnare nuove relazioni fra abitanti e territorio. In questi scritti, il paesaggio agrario rappresenta un’opportunità per produrre un contesto in cui sia piacevole vivere, con un approccio lontano dalla deriva estetizzante di un malinteso immaginario ‘pittoresco’, ma attento piuttosto ad un’estetica di tipo contestuale, che nasce dentro e dal mondo rurale.
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Book chapters on the topic "Estetica del paesaggio"

1

Morezzi, Emanuele. "Osservazione e comprensione dal rudere al paesaggio Unità morfologica e verità estetica negli scritti di John Ruskin." In John Ruskin’s Europe. A Collection of Cross-Cultural Essays With an Introductory Lecture by Salvatore Settis. Venice: Fondazione Università Ca’ Foscari, 2020. http://dx.doi.org/10.30687/978-88-6969-487-5/005.

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Abstract:
The paper proposes a reflection on the theoretical activity of John Ruskin towards the ruins and to analyze if these ideas find a legacy and a connection today in the criticism of the current conservation and architectural policies. For this purpose, the text will analyze the ideas of the English critic related to ruins, studying how his approach was not of an aesthetic nature, but rather ethical. From this, his hostility to restoration will be better understood, as actions of mystification not of protection, and it will be possible to underline his attention to conservation of cultural heritage with a more authentic approach. Finally, the paper will analyze some contemporary researches and activities attributable to the thoughts of Ruskin, to reiterate the relevance of the theories of the English critic even in different contexts and arts.
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Conference papers on the topic "Estetica del paesaggio"

1

Bellini, Oscar Eugenio. "Green camouflage: una nuova identità per le infrastrutture urbane nella città densa." In International Conference Virtual City and Territory. Roma: Centre de Política de Sòl i Valoracions, 2014. http://dx.doi.org/10.5821/ctv.7982.

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Abstract:
La crescente richiesta di città più ecologiche e sostenibili impone il ripensamento dei manufatti e delle attrezzature che vanno sotto la denominazione di infrastrutture urbane. Diventate un imprescindibile componente fisica dell’ecosistema urbano hanno infatti assunto, nella città contemporanea, l’involontario ruolo di testimoni della contrapposizione tra contesto naturale e ambiente artificiale. Attualmente oggetto di una riflessione critica che sta spostando l’interesse dalla loro configurazione estetico/funzionale alla verifica di compatibilità ambientale e paesaggistica, esse possono essere ripensate, anche grazie all’impiego della vegetazione e del verde tecnologico, quale azione preliminare verso la loro rigenerazione e quella degli “infra-luoghi” che ad esse si accompagnano. Al di là delle tendenze modaiole, che sovente scadono nel greenwashing, l’inverdimento delle infrastrutture può rappresentare l’occasione per rendere ambientalmente più sostenibili consistenti porzioni di città, anche in ragione degli importanti benefici che la vegetazione produce: riduzione dell’isola di calore, controllo del deflusso delle acque piovane, abbattimento dell’inquinamento atmosferico e del rumore, etc. In questo contesto i dispositivi del camouflage, attuati con il verde, possono aprire ad una nuova estetica, favorendo la dissimulazione di queste attrezzature all’interno della città. Il saggio propone un primo bilancio di una ricerca, tutt’ora in corso, sulle potenzialità dell’impiego della vegetazione nella città densa quale strumento con cui ripensare e riabilitare le infrastrutture e i relativi spazi, che deturpano il paesaggio urbano, formulando alcune riflessioni, contestualizzate per concreti risultati raggiunti, su come le tecniche del camouflage e della mimicry possono contribuire a migliorare il ruolo e la natura di queste attrezzature urbane, altrimenti solo ed esclusivamente funzionali. The growing demand for more environmentally friendly and sustainable cities requires the rethinking of the artifacts and equipment that we commonly call gray infrastructure. They have become an inevitable physical component of the urban ecosystem and have in fact assumed, in the contemporary city, the involuntary role of witnesses to the contrast between natural and artificial environment. Gray Infrastructures are currently subject to a critical reflection about their environmental compatibility as well as their aesthetic/functional configuration; that is why they can be rethought, by use of vegetation and ecotechgreen, to regenerate the "infraplaces" which they accompany. Beyond the greenwashing, the greening of infrastructure could be an opportunity to make more environmentally consistent parts of the high city, also because of the important benefits that vegetation produces: heat island reduction, control of storm water runoff, reducing air pollution and noise, etc. Intervening in many environmental aspects, ‘ecotechgreen’ becomes the premise for a new environmental planning with which to transform towns into more efficient ecosystems. In this context, the devices of camouflage, practiced by ecotechgreen, can open a new urban aesthetic, facilitating the disguise of these facilities within the city. This paper presents partial results of an ongoing research, about different planning approaches relative to these urban components into the high density city, and it shows how the techniques of camouflage and mimicry may help to improve the role and nature of these urban facilities.
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