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Journal articles on the topic 'Espressività'

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Marina, R., L. Moschini, L. Caverni, F. Biroli, and O. Santonocito. "Espressività clinico-radiologica delle flebotrombosi cerebrali superficiali." Rivista di Neuroradiologia 7, no. 6 (December 1994): 945–49. http://dx.doi.org/10.1177/197140099400700615.

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Abstract:
Si descrive un caso di occlusione delle vene cerebrali superficiali del gruppo ventro laterale, con particolare coinvolgimento della vena di Labbé. L'analisi della letteratura clinica e radiologica esistente su questa rara patologia consente di riferire su alcuni elementi di particolare originalità.
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2

Luglio, Davide. "Una letteratura senza villaggio: la questione dell’“espressività” nella letteratura italiana al tempo della globalizzazione." Narrativa, no. 35-36 (September 1, 2014): 279–88. http://dx.doi.org/10.4000/narrativa.1223.

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3

Cammisa, M., and T. Scarabino. "Diagnostica radiologica convenzionale nelle metastasi vertebrali." Rivista di Neuroradiologia 8, no. 2 (April 1995): 145–55. http://dx.doi.org/10.1177/197140099500800203.

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Abstract:
Le metastasi vertebrali non sono insolite nel corso delle malattie neoplastiche. Tutte le neoplasie maligne infatti posseggono la capacità di metastatizzare in questo distretto. Il meccanismo di diffusione di una metastasi nelle vertebre avviene con diverse modalità: 1) per via diretta; 2) per via linfatica; 3) per via ematica. Quest'ultima via di diffusione è la più frequente e spiega la localizzazione preferenziale delle metastasi nel midollo rosso, di cui il rachide è ricco. Lo studio radiologico delle metastasi vertebrali si è arricchito di nuove e moderne tecniche: TC, RM e Scintigrafia. Fondamentale risulta la conoscenza di alcune nozioni di anatomia patologica senza le quali non si può comprendere l'equivalente radiologico delle metastasi. L'osso può reagire con processi di rimodellamento di tipo osteoclastico (metastasi osteolitiche) o osteoblastico (metastasi osteosclerotiche) o con ambedue le modalità, con espressività spesso variabile (metastasi miste). La semeiotica radiologica convenzionale viene qui analizzata in dettaglio.
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4

Pireddu, Mario. "Media literacy, coding e cittadinanza digitale: apprendere e costruire con le tecnologie." Revista Espaço Pedagógico 26, no. 2 (May 10, 2019): 338–51. http://dx.doi.org/10.5335/rep.v26i2.8704.

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Abstract:
Il complesso rapporto tra educazione e tecnologia digitale può essere compreso se è chiaro il ruolo delletecnologie nell’ecosistema di rete che abitiamo. Le tecnologie non sono strumenti o aiuti esterni al corpo umano, ma agenti di trasformazione delle nostre strutture mentali e corporee. Il concetto di fluidità computazionale aiuta a superare i limiti delle teorie relative al pensiero computazionale: il coding può essere visto a tutti gli effetti come una forma di espressione e di padronanza di un linguaggio, secondo un approccio incentrato sulla progettazione, il pensiero critico e la creatività. Lo scopo delle attività di coding non è imparare abilità e concetti base dell’informatica, ma l’espressione di se stessi attraverso ambienti di sviluppo creativo. Padroneggiare il coding aiuta a sviluppare il proprio pensiero, a sviluppare la propria espressività e a sviluppare la propria identità. La fluidità computazionale ha a che fare non solo con la comprensione dei concetti computazionali e delle strategie di risoluzione dei problemi, ma anche con la capacità di saper creare e sapere come esprimersi con le tecnologie digitali per contribuire attivamente alla società verso una piena cittadinanza digitale.
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Longo, Giuseppe O. "Il soffio del dàimon. Variazioni sulla creatività." EDUCAZIONE SENTIMENTALE, no. 36 (February 2022): 22–48. http://dx.doi.org/10.3280/eds2021-036004.

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Abstract:
Le immagini (artistiche e scientifiche) che ci costruiamo della realtà obbediscono a "codici rappresentativi", che a lungo sono stati considerati "naturali"; ma ver-so l'inizio del Novecento si è creduto di scoprirne la sostanziale arbitrarietà: di qui un pullulare di rivoluzioni rappresentative in arte, in musica, in letteratura e fors'anche in fisica e in matematica. Ma dopo questa esplosione di creatività nel dominio dei codici ci si è accorti che 1) esiste una sorta di "selezione naturale" dei codici rappresentativi basata sulla coevoluzione tra bio-fisiologia umana ed espressività dei codici e sulla compatibilità ed efficacia dei codici, per cui i codi-ci giunti fino a noi sono più robusti di quelli che si sono persi per strada (questa coevoluzione conferma il legame immersivo e sistemico tra noi e il resto della na-tura); 2) i codici rappresentativi non sono tutti sullo stesso piano: ve ne sono di più profondi e di più superficiali, e i primi richiamano il classico problema, af-frontato tra gli altri da Eugene Wigner, dell'irragionevole efficacia della mate-matica nelle scienze naturali. Questo problema si articola in altri più specifici: perché alcuni pittori dipingono frattali pur ignorandone gli aspetti matematici? Perché fin dall'antichità architetti, pittori e musicisti hanno basato le loro opere sulla sezione aurea?
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Rosa, M. L., M. A. Canevari, N. Mavilio, S. Ballerini, D. Capello, A. Dorcaratto, and E. Marinaro. "Tumori cerebrali primitivi." Rivista di Neuroradiologia 6, no. 4 (November 1993): 455–88. http://dx.doi.org/10.1177/197140099300600411.

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Abstract:
Nello studio delle neoplasie cerebrali primitive, anche ai fini di una indicazione per quanto riguarda la benignità o malignità delle lesioni, un adeguato inquadramento può essere ottenuto sulla scorta di conoscenze generali che si riferiscono — oltre ovviamente ai dati anamnestici — alla classificazione, al comportamento biologico-grado di malignità, alla localizzazione, ai segni di effetto massa e alla valutazione di elementi più specifici che hanno diretta espressività sulle immagini di TC e di RM quali: gli aspetti istologici, biologici e clinici. Per quanto riguarda gli aspetti istologici bisogna far riferimento alle basi patologiche delle immagini; per gli aspetti biologici alle indicazioni fornite dalle neuroimmagini che si riferiscono al tipo di accrescimento della neoplasia, all'eventuale presenza di metastasi per via liquorale e, più raramente, per via ematogena ed alla comparsa di una recidiva o meglio di una progressione della malattia. Infine è opportuno tenere in debita considerazione l'espressività clinica che comprende, oltre agli aspetti istologici e biologici, anche l'effetto compressivo sulle strutture nervose vitali (effetto massa ed ernie) e sulle vie liquorali ( idrocefalo ostruttivo) che costituiscono un elemento prognostico sfavorevole anche in caso di tumori benigni. Riteniamo quindi che l'espressività-biologica, clinica ed istopatologica in neuroradiologia rappresenti la strada da seguire per un ulteriore miglioramento nella diagnostica dei tumori cerebrali. Nel contempo è necessario ricercare una più approfondita valutazione degli aspetti funzionali mediante RM e PET ai fini di un più completo inquadramento delle lesioni anche sotto questo aspetto.
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Mesolella, M., B. Iorio, M. Landi, M. Cimmino, G. Ilardi, M. Iengo, and M. Mascolo. "Overexpression of chromatin assembly factor-1/p60 predicts biological behaviour of laryngeal carcinomas." Acta Otorhinolaryngologica Italica 37, no. 1 (February 2017): 17–24. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-867.

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Abstract:
CAF-1 è una proteina istonica trimerica implicata sia nella replicazione che nella riparazione del DNA, con il compito essenziale di stabilizzare la cromatina durante la replicazione; presenta un’ azione di assemblaggio del tutto tipica, poiché unisce solo DNA che è andato incontro a replicazione. Di recente la proteina CAF-1p60 è stata proposta come marker della proliferazione cellulare nei tumori solidi, in particolare nel distretto testa- collo in virtù della sua iper-espressione nelle cellule in stato di proliferazione rispetto a quelle quiescenti in cui è down- regolata. Questa relazione con l’attività mitotica ha inoltre permesso di considerarla come possibile indice prognostico di aggressività neoplastica. In precedenti lavori, effettuati presso il nostro dipartimento, abbiamo documentato che tale proteina risulta essere iper-espressa nei tumori del cavo orale, delle ghiandole salivari e della tiroide. In questo studio abbiamo analizzato e confrontato l’espressività immunoistochimica della proteina CAF-1/p60 nelle neoformazioni laringee precancerose, nei carcinomi in situ e nei tumori maligni, in particolare: in 30 casi di displasia moderata e/o severa, 30 casi di carcinoma in situ e 30 casi di SCCs. CAF-1/p60 è iperespressa nelle cellule neoplastiche; l’espressione di CAF-1/p60 aumenta significativamente in correlazione all’alto indice di replicazione cellulare; inoltre la sua iperespressione moderata-severa è correlata con una prognosi peggiore comparata con la lieve e l’iperespressione della proteina CAF-1/p60 è correlata con un più alto rischio di morbilità e mortalità rappresentando un reale indice prognostico delle neoplasie laringee. CAF-1/p60 assume, pertanto, un valore prognostico indipendente nelle neoplasie laringe. Riteniamo, dunque, che l’iperespressione della proteina CAF-1/p60 che possa essere usata come indicatore di aggressività nell’evoluzione maligna specie dei carcinomi in situ ed impiegata nel follow-up per identificare le forme a più alto rischio prognostico che necessitano quindi controlli più ravvicinati nel tempo.
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Roncallo, F., I. Turtulici, A. Bartolini, R. Corvò, G. Sanguineti, V. Vitale, G. Margarino, M. Scala, P. Mereu, and F. Badellino. "Tomografia computerizzata e risonanza magnetica nella patologia del distretto testa collo." Rivista di Neuroradiologia 9, no. 4 (August 1996): 471–91. http://dx.doi.org/10.1177/197140099600900421.

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Abstract:
Scopo del lavoro è quello di delineare le indicazioni generali alla radioterapia, definitiva o in associazione alla chirurgia, nei pazienti affetti da carcinoma del distretto testa-collo, anche sulla base delle informazioni TC ed RM, e di descrivere le alterazioni morfologiche radiologiche che emergono, differenziando quelle suggestive di persistenza o recidiva neoplastica, da quelle indotte dalla radioterapia. Sono stati selezionati 95 pazienti che hanno praticato radioterapia come unico trattamento o in associazione alla chirurgia. Il primo controllo radiologico è stato effettuato di norma in un periodo di tempo compreso tra i 3 e i 4, 5 mesi dal termine della radioterapia. I pazienti sono stati seguiti nel tempo con esami seriati rispettivamente a 6, 9 e 12 mesi a distanza dal termine della radioterapia, a seconda dei rilievi emersi al primo controllo a ciclo terapeutico ultimato. Per quanto concerne la valutazione della risposta del tumore primitivo alla radioterapia sono stati distinti tre gruppi di pazienti. Il primo gruppo comprende soggetti nei quali il tumore primitivo, valutato alla TC e/o RM prima del trattamento radioterapico, ha dimostrato una regressione volumetrica superiore al 75% nei controlli tra i 3 ed i 12 mesi dalla fine del ciclo terapeutico (31 pazienti). Il secondo gruppo comprende soggetti nei quali il volume tissutale residuo dopo radioterapia, nei controlli a tre mesi, ha dimostrato una regressione inferiore al 50%, una persistenza o addirittura una progressione (44 pazienti). Un terzo gruppo è costituito da soggetti nei quali la regressione volumetrica del tessuto neoplastico nel controllo a tre mesi dal termine del ciclo terapeutico radioterapico è compresa tra il 50 ed il 75%. Quest'ultimo gruppo è quello che pone i maggiori problemi diagnostici e che viene seguito con controlli seriati ogni tre mesi, anche in presenza di negatività degli esami clinici ed endoscopici (20 pazienti). Le alterazioni tissutali post-radioterapiche sono state distinte in transitorie e permanenti. Quelle transitorie hanno raggiunto il massimo della loro espressività al termine del ciclo di trattamento, con visualizzazione di una massa conglomerata più estesa del tumore primitivo. Quelle permanenti si sono verificate a carico dei tessuti superficiali (ispessimenti della cute e del platisma, addensamenti nel tessuto adiposo sottocutaneo), nei piani fasciali profondi periviscerali (fibrosi del connettivo lasso adiposo parafaringeo, cervicale anteriore e posteriore, pericarotideo), nelle logge salivari (scialoadenite reattiva e degenerazione grassa), a livello degli spazi mucosi profondi (ispessimento simmetrico e infiltrazione delle pliche ariepiglottiche e delle corde vocali false, obliterazione dei piani adiposi pre- e paraglottici). La difficoltà di interpretazione delle immagini, con particolare riguardo ai possibili falsi positivi e falsi negativi, rappresenta soltanto una delle diverse facce della complessa problematica in corso di carcinoma del distretto testa-collo. Infatti i quesiti da risolvere coinvolgono anche il clinico, il chirurgo, il radioterapista oltre che il radiologo, il cui sforzo comune deve essere quello di garantire al paziente la migliore terapia possibile a fronte di una qualità di vita accettabile.
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Campaner, Thomas. "“Buio” o “Invisibile”: Sensi Espressivi della Spazialita Musicale." Chiasmi International 9 (2007): 261–74. http://dx.doi.org/10.5840/chiasmi2007946.

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Miklič, Tjaša. "" Flash-forward " in italiano: aspetti concettuali e moduli espressivi." Linguistica 45, no. 1 (December 31, 2005): 239–58. http://dx.doi.org/10.4312/linguistica.45.1.239-258.

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Abstract:
In effetti tutto il sistema della lingua poggia sul princzpw irrazionale dell'arbitrarietà del segno che, se applicato senza restrizione, sfocerebbe nella massima complicazione; ma lo spirito riesce a introdurre un principio d'ordine e di regolarità in certe parti della massa dei segni, ed e in cio il ruolo del relativamente motivato. Il mio contributo presenta i principali risultati di una ricerca volta a determinare meglio le connessionitra alcuni fenomeni espositivi affini, alcuni dei quali sono contenuti nella seguente batteria.
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Massa Ope, Simona. ""Riflessi d'anima nello spirito del fiume". Frammenti di un discorso etico tra l'Io e il Sé in una situazione di coercizione della libertà." STUDI JUNGHIANI, no. 49 (May 2019): 67–87. http://dx.doi.org/10.3280/jun1-2019oa7909.

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Abstract:
L'articolo è l'elaborazione, dal punto di vista della psicologia analitica, di un'esperienza di espressività corporea condotta dall'Autrice all'interno di una situazione di coercizione della libertà. Il gesto è la parola più antica. Parola intesa non come Logos ma come Mythos: parola simbolica. Il gruppo, tramite il linguaggio del corpo, ha manifestato il mito, la narrazione simbolica, che lo abitava nel qui e ora dell'incontro. È emersa la funzione riparativa dell'inconscio transpersonale rispetto all'assetto della coscienza del gruppo. Il fiume, come immagine archetipica dello spirito, ha rispecchiato valore e purezza originaria a una coscienza identificata con ombre di colpa, vergogna e indegnità.
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Pelillo-Hestermeyer, Giulia. "I parlanti dialettofoni e le loro storie." Mnemosyne, no. 3 (October 11, 2018): 9. http://dx.doi.org/10.14428/mnemosyne.v0i3.12173.

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Abstract:
Nella narrazione orale, la voce esprime una molteplicità di significati, non solo in riferimento al contenuto vero e proprio del racconto, ma anche rispetto alla disposizione psicologica dei parlanti coinvolti nell’interazione, nonché in rapporto alle modalità di ricostruzione e trasmissione della memoria. Nel descrivere tale stratificazione, partirò da etnotesti tratti da un’intervista dialettologica, per mostrare come in questo tipo di racconto orale prenda forma una sorta di drammatizzazione dell’esperienza vissuta, la quale è interpretata, messa in scena dal parlante per l’interlocutore. Tale drammatizzazione impiega i mezzi espressivi propri del parlato, che saranno descritti in rapporto alle molteplici funzioni svolte nel contesto discorsivo.
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Spaggiari, Simona. "L'ambiente educante." EDUCAZIONE SENTIMENTALE, no. 37 (September 2022): 166–76. http://dx.doi.org/10.3280/eds2022-037015.

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Abstract:
L'ambiente della Scuola comunale dell'infanzia Diana di Reggio Emilia è la forma visibile di come oggi il sistema pubblico possa progettare e sostenere esperienze educative di qualità, connettendo saperi e investendo su un'immagine di bambino capace, se messo nelle condizioni di poterlo fare, di costruire la propria conoscenza attraverso una fitta rete di relazioni che sono avventura e prove di libertà quotidiane. Lo stupore e il desiderio rendono possibile lo sforzo necessario per conoscere. Ogni processo di ricerca dei bambini è reso visibile e condivisibile nell'ambiente della scuola attraverso i linguaggi espressivi e vivrà come evento relazionale, dove nessuno insegna "la verità", ma tutti progettano ipotesi del possibile
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Franceschini, Alice. "L’‘epitafio’ di Argo. Osservazioni sul lessico funerario in Hom. Od. 17.291-327." Anuari de Filologia. Antiqua et Mediaeualia 1, no. 10 (July 28, 2020): 20–36. http://dx.doi.org/10.1344/afam2020.10.1.2.

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Abstract:
in Hom. Od. 17.291-327, l’episodio del riconoscimento di Odisseo da parte del cane Argo. Nei luoghi analizzati, la dizione omerica sembra essere debitrice di tradizionali formulari espressivi funerari e influenzare a sua volta alcuni carmi epigrafici di epoca successiva. Un’attenzione particolare viene dedicata a due passaggi significativi. Al v. 312 il cane è presentato come il sema vivente del padrone, mentre riguardo ai vv. 326-327 si avanza l’ipotesi che potessero essere percepiti dai fruitori come un ‘epitafio orale’ di Argo: vi si riconoscono un uso del verbo ἰδεῖν simile a quello reperibile in numerosi epigrammi funerari e altri elementi tematici e formali caratteristici delle iscrizioni tombali, analizzati nello studio.
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D’Amia, Giovanna. "La Commissione d'Ornato a Milano, tra ortodossia classicista e cultura prospettica." TERRITORIO, no. 93 (January 2021): 156–55. http://dx.doi.org/10.3280/tr2020-093023.

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Abstract:
L'articolo prende in esame un aspetto poco indagato dell'attività della Commissione d'Ornato di Milano nella prima metà dell'Ottocento, interrogandosi sugli effetti della presenza di esponenti della cultura prospettica, come Paolo Landriani e Francesco Durelli, in un organo destinato a sovrintendere l'edilizia cittadina. Attraverso una serie di indizi tratti dalle fonti d'archivio emerge infatti la loro disponibilità ad allargare i riferimenti espressivi dalle norme vitruviane alle più libere proporzioni del linguaggio bramantesco e la loro sensibilità per la dimensione complessa dello spazio urbano. Attitudini che svolgono un'azione erosiva nei confronti dei modelli culturali su cui la commissione era chiamata a vigilare, traghettando la sensibilità della cultura architettonica milanese dal rigido classicismo di inizio secolo al più variegato panorama degli anni preunitari.
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Da Roit, Barbara, and Francesco E. Iannuzzi. "Trasformazioni del lavoro operaio tra mutamento tecnologico e contesto socioproduttivo. Una ricerca nella manifattura veneta." SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no. 158 (November 2020): 137–57. http://dx.doi.org/10.3280/sl2020-158007.

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Abstract:
Partendo dal presupposto che i contesti sociali e produttivi influiscano sugli effetti della trasformazione tecnologica, l'articolo analizza le esperienze soggettive dei lavoratori della manifattura veneta a seguito delle trasformazioni introdotte nella transizione verso Industria 4.0. Attraverso casi studio, la ricerca mette a fuoco il rapporto tra lavoratori, processi, organizzazione produttiva e vita quotidiana, prestando attenzione alle aspettative, percezioni ed esperienze che i lavoratori associano alla qualità del lavoro. La trasformazione tecnologica contribuisce alla costruzione di nuove istanze di soggettività osservabili nell'aumentato interesse dei lavoratori per gli aspetti espressivi e relazionali del lavoro e nella ridefinizione del valore associato alle diverse attività quotidiane. Tuttavia, non sempre queste istanze trovano adeguate risposte sul terreno dell'innovazione organizzativa, creando tensioni e insofferenza tra i lavoratori.
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Follis, Massimo. "Suggerimenti per rafforzare la ricerca sui reticoli organizzativi: le dinamiche dei legami strumentali e dei legami espressivi." SOCIOLOGIA DEL LAVORO, no. 162 (March 2022): 253–62. http://dx.doi.org/10.3280/sl2022-162012.

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Tylusińska-Kowalska, Anna. "La figura di ribelle, ‘un ribelle-modello’ in base alle autobiografie e memorie risorgimentali." Mnemosyne, no. 5 (October 15, 2018): 12. http://dx.doi.org/10.14428/mnemosyne.v0i5.13553.

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Abstract:
Nel primo Ottocento si nasceva ribelli, come afferma Giuseppe Ricciardi nella sua autobiografia Memorie di un ribelle, si ovunque, e la conseguenza di essere ribelli era carcere o esilio per chi era più fortunato. Il saggio mette a fuoco le figure di giovani ribelli, alcuni carbonari, altri affiliati alla ‘Giovine Italia’, altri ancora ‘cospiratori indipendenti’, che nel ‘primo Risorgimento’ diedero l’importante contributo alla lotta per l’indipendenza e per l’identità nazionale. Saranno tra di essi figure meno note, eppure senza di loro non si sarebbe compiuta la grande opera risorgimentale. Si sottopone ad un’analisi il loro atteggiamento verso la realtà in cui vissero, i loro ideali, le loro speranze per dipingere un ritratto del ‘ribelle-modello’ dando uno sguardo ai modi espressivi che adoperarono. Grazie alle autobiografie e memorie lasciate ai posteri, oggi possiamo ricostruire e commemorare al contempo le varie fasi del faticoso eppur vincente cammino italiano verso la libertà.
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Malagrinò, Ilaria. "Intimità e social media. Una riflessione a partire dal pensiero di Michel Henry." Medicina e Morale 69, no. 1 (April 20, 2020): 71–87. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2020.608.

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Abstract:
L’avvento delle nuove tecnologie mediatiche ha facilitato il diffondersi della cultura emotiva. Sotto gli imperativi dello sharing e del disclosure agli utenti viene chiesto di identificare e razionalizzare il loro intimo. Le emozioni vengono dette e categorizzate, fissate nello spazio virtuale, esternate e oggettivate attraverso mezzi visivi di rappresentazione e linguaggio, diventando così narrazioni fruibili dal grande pubblico dei followers. Le interazioni on line, proprio perché mediate dallo schermo, hanno liberato gli individui dalla paura del faccia a faccia e del giudizio sociale, favorendo sicuramente una maggiore condivisione. Tuttavia, l’anonimia dei mezzi espressivi fa sì che le intimità digitali siano, come direbbe Illouz, “fredde”, con il risultato apparentemente contraddittorio dell’aumento di ciò che Kristeva definisce come “nuove malattie dell’anima”, in cui gli individui sperimentano ciò che il soggetto depresso prova nel suo isolamento, ovvero il sentirsi separato dalle altre persone e dalla comunicazione. Scopo del presente contributo è, pertanto, analizzare le modalità di manifestazione dell’intimità, utilizzando le riflessioni tracciate in merito da Michel Henry, al fine di comprendere cosa è andato perso nella contemporaneità.
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Birocchi, Italo. "La fase attardata in cui è rimasto il Codice Civile italiano. Una felix culpa per la scienza giuridica degli anni dieci del novecento. Il giurista come intellettuale." Revista da Faculdade de Direito, Universidade de São Paulo 112 (August 28, 2018): 439–84. http://dx.doi.org/10.11606/issn.2318-8235.v112i0p439-484.

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Abstract:
Il saggio esamina l’affermazione della scienza giuridica italiana agli inizi del Novecento. Il processo di affermazione prende avvio con la crisi del modello liberale fondato sul codice civile, verso la fine dell’Ottocento, ma è soprattutto nel decennio della Grande Guerra che giunge a maturazione. Le diverse discipline giuridiche si rendono autonome dalla civilistica e si specializzano dandosi strumenti espressivi propri (riviste di settore; manuali). Mentre si specializzano, le diverse discipline predicano di essere accomunate dal metodo, che si asserisce essere scientifico perché depurato dalla storia e dalle ideologie. Perciò se ne accredita anche la neutralità. E però l’asserita neutralità della scienza giuridica non toglie, ed anzi implica, che il giurista si rivolga alla pratica e sia impegnato civilmente e nella politica (si teorizza anzi che compito del giurista sia quello di proporsi come legislatore, per incidere nel sociale). Queste linee generali di emersione della scienza giuridica vengono in particolare confrontate attraverso le figure di sei grandi giuristi nella loro formazione giovanile, considerati appunto ciascuno nel rispettivo specialismo disciplinare e nell’unità del metodo (Asquini, Betti, Calamandrei, Jemolo, Mossa, Vassalli).
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Romanelli, Claudia. "Quel che resta di pulp in Stabat Mater di Tiziano Scarpa." Forum Italicum: A Journal of Italian Studies 52, no. 3 (June 18, 2018): 763–87. http://dx.doi.org/10.1177/0014585818781796.

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Abstract:
Nel 2008 Tiziano Scarpa pubblica Stabat Mater con il quale vincerà prima il Premio Mondello e poi lo Strega. La critica ha definito questo romanzo sorprendente, visto che non ha molto a che vedere con l'interesse di Scarpa per la narrativa cannibale, dando ragione a chi di recente ha notato l’affermarsi di una nuova letteratura dell’impegno in Italia. Tuttavia, un’attenta analisi del romanzo mette in luce una serie di tecniche predilette dai cannibali che rendono l’opera meno convenzionale di quanto si possa credere. Stabat Mater, diario spietato di un’adolescente abbandonata dalla madre nella Venezia del 1700, rappresenta personaggi alienati, scene di sangue e secrezione corporea, ricorre alla frammentarietà ed alla ripetizione lessicale, alla sperimentazione linguistica tesa alla produzione di un linguaggio orale e performativo, trovando ispirazione in vari generi e mezzi espressivi, quali il romanzo, il diario, la pittura, la musica e la poesia sacra. Con quest’opera Scarpa continua a voler suscitare nei lettori una reazione alla parola scritta, dimostrando di non mancare né d’immaginazione a livello espressivo, né d’essere indifferente al tema dell’ engagement, come gli è stato spesso rimproverato. Stabat Mater si misura con questioni che coinvolgono i rapporti tra arte, vita e cultura anche grazie a quel che di pulp in esso rimane.
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Dondona, Adriana. "Mimčsi e rito: tra ripetizione e creativitŕ. Dare forma al non espresso: trasformazioni creative in gruppi di bambini e di adolescenti." GRUPPI, no. 1 (October 2010): 49–62. http://dx.doi.org/10.3280/gru2010-001005.

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Abstract:
Si descrive l'esperienza di gruppi terapeutici ed esperienziali, condotti in scuole elementari e medie ed in un servizio ASL romano di neuropsichiatria infantile, per bambini e adolescenti con problemi d'apprendimento e di condotta spesso legati all'ambiente sociofamiliare. Gli esempi clinici illustrano come la mimčsi e la ritualitŕ siano utilizzate dai ragazzi, nel campo gruppale, per sperimentare rappresentazioni di sé meno ripetitive ed imbastire una narrazione soggettiva, originale, del proprio mondo emotivo e relazionale. La mimčsi genera contagi di emozioni e fantasie, rappresenta una forza magnetica che avvia il pensiero gruppale, la socialitŕ sincretica, il formarsi di alleanze, complicitŕ e antagonismi, stimola il rispecchiamento, l'empatia e la costruzione di "oggetti sé" transizionali, produce sia fenomeni di conformismo, che occasioni di trasformazione, aiutando a superare l'imitazione passiva, per cercare il proprio modo originale di ri-produrre la realtŕ. La mimčsi creativa, che il gruppo scopre, coglie dell'esperienza l'ambiguo e l'indifferenziato, per offrirgli una nuova espressione, che contiene parti di sé inesplorate, insieme a ciň che accade e incontriamo. Cosě le azioni rituali dei gruppi, pur riproducendo forme sociali conosciute e spesso subite, creano una cornice simbolica evocativa, che rompe il flusso indistinto dell'esistere e stimola a "giocare" con la ricerca di significati, con le aspettative, i paradossi e i punti oscuri dell'esperienza, destrutturando e ristrutturando l'abitudinario. Per questi bambini e adolescenti, troppo condizionati da modelli omologanti, spesso esposti ad esperienze traumatiche o profondamente ambivalenti sul piano psico-affettivo, tali da farli sentire riempiti proiettivamente di bisogni, desideri altrui, ed espropriati di aree vitali di espressivitŕ, č importante sperimentare una mimčsi che non copia, ma re-interpreta l'alteritŕ, in una tensione costante tra alienazione e soggettivitŕ, per costruire un processo autonomo e creativo di crescita individuale e collettivo.
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Cerkvenik, Mojca. "LETTERATURA E CINEMA: L’UTILIZZO DEL FILM NELLA DIDATTICA DELLA LETTERATURA ITALIANA." Folia linguistica et litteraria XI, no. 30 (2020): 355–73. http://dx.doi.org/10.31902/fll.30.2020.20.

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Abstract:
Il cinema rappresenta una delle forme narrative più coinvolgenti, soprattutto per lo studente formatosi in costante contatto con una cultura prevalentemente visiva. Sfruttare l’esperienza e le capacità dello studente relative alla fruizione di messaggi audiovisivi per fare leva sulla motivazione è un passaggio decisivo nella predisposizione e nell’applicazione di percorsi didattici nell’ambito dell’educazione letteraria. Il presente articolo si propone pertanto di illustrare la rilevanza, i motivi e l’utilità dell’utilizzo del cinema nell’insegnamento della letteratura, proponendo percorsi e metodi alternativi rispetto alla didattica tradizionale, che prevedono l’accostamento di testi letterari e filmici afferenti al panorama culturale italiano ed esplorano le rappresentazioni e gli immaginari che ne scaturiscono, incoraggiando l’avvicinamento a testi e mezzi espressivi in forme diverse, sia come oggetto di studio sia come opere di piacevole lettura e visione.Le proposte didattiche formulate sono incentrate sulla scoperta congiunta dei tratti formali ed estetici di opere letterarie e cinematografiche con l’intento di individuare ed evidenziare elementi comuni, variazioni e scambi. A una visione passiva del testo filmico si sostituisce una fruizione attiva ed è in questa prospettiva che si delinea la finalità primaria dello studio di testi letterari e cinematografici: accrescere la consapevolezza critica e la capacità di decodificazione linguistica nonché il livello del gusto estetico, affinché lo studente, lettore ma anche spettatore, sia capace di scelte libere e autonome nell’universo dei messaggi audiovisivi in cui si trova immerso nella società contemporanea.
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Bertoloni, Luca. "Usi espressivi della forma-canzone nelle "original soundtrack" del fenomeno Checco Zalone: performance, visioni, immaginario e crossmedialità. Da "Angela" (2009) a "L'immunità di gregge" (2020)." Schermi. Storie e culture del cinema e dei media in Italia 6, no. 10 (February 28, 2022): 119–35. http://dx.doi.org/10.54103/2532-2486/15245.

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Abstract:
Checco Zalone is one of the most important phenomena of Italian Cinema of the last decades. One of the constants of his cinema is the presence of the song-form, in particular of original songs (original soundtrack), used as a mean to transit from the theatre, radio and TV to the cinema: this paper constitutes a sociosemiotic, interdisciplinary and culturalist analysis of the different expressive modalities with which Zalone makes use of his songs, that become a configuration element of his own style, representing a specific cinematographic way and strengthening Zalone’s authorial role in his cinema in a complex and considerable way.
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Vitali, P., N. Mavilio, D. Capello, M. Rosa, A. Ferrari, F. Levrero, A. Pilot, F. Nobili, and G. Rodriguez. "Studio RMf della dominanza emisferica in destrimani e non destrimani." Rivista di Neuroradiologia 13, no. 1 (February 2000): 131–38. http://dx.doi.org/10.1177/197140090001300124.

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Abstract:
La valutazione non invasiva della dominanza emisferica per il linguaggio è una delle più promettenti applicazioni cliniche della risonanza magnetica funzionale, specie nei pazienti destinati alla neurochirurgia. In questo studio sono state eseguite due prove linguistiche in un gruppo di giovani volontari sani (8 destrimani, 12 non destrimani): una di fluenza fonemica ed una di associazione semantica. Tra i voxels statisticamente attivati nei due emisferi sono stati calcolati tre indici di asimmetria (emisferico, frontale e temporoparietale) in ogni soggetto e per ogni prova. Nel complesso, la prova di fluenza fonemica attivava fortemente il lobo frontale, mentre la prova di associazione semantica determinava un pattern di attivazione piu distribuito, che comprendeva anche il giro temporale medio ed il giro angolare. Per quanto riguarda gli indici di asimmetria, nei destrimani quello emisferico e quello frontale indicavano sempre l'attivazione prevalente dell'emisfero sinistro. Un solo soggetto ambidestro ha presentato nella prova di fluenza fonemica indici di asimmetria emisferico e frontale espressivi di lateralizzazione destra. D'altra parte, l'indice di asimmetria temporoparietale deponeva per una lieve revalenza dell'emisfero destro in un destrimane ed per una chiara lateralizzazione destra in un non destrimane. La risonanza magnetica funzionale appare dunque metodica sensibile ed appropriata nella valutazione della dominanza emisferica per il linguaggio. L'impiego di indici di asimmetria lobari può meglio evidenziare il differente contributo alla dominanza emisferica delle aree frontali rispetto a quelle temporoparietali. Infine, l'individuazione delle aree corticali correlate con la funzione linguistica è uno strumento potenzialmente utile per il neurochirurgo nel programmare resezioni di aree limitrofe.
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Biondi, Teresa. "Donne in rivalsa e nuove “simboliche dei corpi femminili” tra antropomorfismo filmico, moda e idealismo di genere nel primo periodo del cinema viscontiano." dObra[s] – revista da Associação Brasileira de Estudos de Pesquisas em Moda, no. 35 (July 29, 2022): 55–82. http://dx.doi.org/10.26563/dobras.i35.1414.

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Abstract:
Il verismo filmico viscontiano riguarda il racconto delle trasformazioni identitarie degli italiani dal dopoguerra al boom economico, e si basa sulla rappresentazione del contesto psico-socio-antropologico in cui “modelli di donne della contemporaneità” appaiono per tratti erotizzati, e sempre emblematici di tentativi di una rivalsa femminile ancora in germe. Nei primi film di Visconti questo particolare aspetto prende dunque forma in toni solo idealmente progressisti e non concreti, rappresentati in personaggi interpretati da dive del tempo quali Giovanna-Calamai in Ossessione (1943), Maddalena-Magnani in Bellissima (1951) e Pupe-Schneider ne Il lavoro (1962). Alla base dei potenziali espressivi di queste opere vi è il valore antropomorfico del cinema, descritto in un suo saggio famoso che sembra più una “dichiarazione di intenti”, un preambolo ai suoi film atto a evidenziare la capacità, tutta da costruire, di riprodurre il valore dell’autenticità umana nella recitazione attoriale e nella scena, o a partire dagli aspetti materiali di cui è composta. Proprio la teoria filmica alla base dei suoi film e la correlata rappresentazione scenica, sia nelle forme simboliche costruite dalla regia, sia in quelle materialistiche dell’insieme di scenografie, costumi e fabbisogno scena, inizialmente assumono i tratti del neorealismo, o come egli precisava del “verismo umano” del quale manterrà sempre il carattere, anche nei film del secondo periodo definito dalla critica barocco e decadentista. Questo cambiamento sarà determinato dalla comprensione che il boom economico e il correlato avvento di una nuova società capitalista hanno cambiato radicalmente la vita e la cultura degli italiani, e non sempre verso il meglio. Per narrare tale cambiamento Visconti definirà nuove forme del racconto “realisticamente pre-strutturate” che mostrano, nella ricchezza della materialità degli ambienti e dei costumi, gli aspetti simbolici di un nuovo verismo umano degenerato dal denaro e spesso celato dietro la maschera dell’apparente crescita sociale. A partire da questo discorso si analizzano i tre personaggi femminili citati sopra, con particolare attenzione a Pupe-Schneider, caso di studio scelto per le particolari connotazioni drammaturgiche costruite tramite elementi barocchi della scena e costumi/abiti del marchio Chanel.
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Barbiellini Amidei, Beatrice. "«In pubblico»: tra oralità e scrittura. La «vexata quaestio»: sulla tradizione dell'ottava rima dei cantari "popolari" e del Boccaccio." Carte Romanze. Rivista di Filologia e Linguistica Romanze dalle Origini al Rinascimento 10, no. 2 (December 23, 2022): 231–52. http://dx.doi.org/10.54103/2282-7447/18739.

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Abstract:
Riassunto: Il saggio è un contributo alla vexata quaestio sull'origine dell'ottava rima narrativa. Si riflette su importanti spunti di Surdich e su dati noti per ipotizzare un'imitazione del metro del Cantare di Fiorio da parte del Boccaccio, che utilizza negli stessi anni nel Filocolo lo stesso tema romanzesco del Cantare e nel Filostrato l'ottava narrativa. Le operazioni inverse delle due opere giovanili rispetto al Cantare di Fiorio si aggiungono a molti altri elementi speculari nelle due opere boccacciane. Immaginare che l'autore del Cantare di Fiorio o chi per lui accogliesse il metro di nuova invenzione istantaneamente, adattandolo a esigenze espressive molto dissimili da quelle del Filostrato e calandovi una sintassi semplificata diversissima da quella delle ottave di Boccaccio, significa ritenere possibile un'operazione problematica per un genere tradizionale e conservativo come quello dei cantari. Che al contrario l'appropriazione del metro e di alcuni pochi tratti espressivi del cantare da parte del Boccaccio potesse costare all'autore una fatica modesta lo testimonia tutta o quasi la sua produzione. Come ha sottolineato Balduino nello stabilire la tradizione da cui dipende l'ottava rima cosí come la utilizzano i cantari è cogente l'esigenza di situarla in un contesto culturale "popolare", in cui la forma metrica sia legata all'esecuzione orale, a caratteristiche di generi come il serventese, a una temperie caratteristica e a un repertorio linguistico e formulare secolari. Se è imprescindibile tener conto di precise coordinate socioculturali per interpretare l'opera degli autori come lo sviluppo dei generi e delle forme, nel medioevo in particolare, categorie come popolare e colto non vanno intese in senso assoluto ma andrebbero utilizzate come valori scalari e relativi. Nonostante accostamenti possibili tra l'operato del Boccaccio e i cantari è evidente che i cantari sono da ascrivere un ambito per lo piú semicolto, mentre nelle opere in ottava rima del Certaldese intravediamo un autore che desidera appropriarsi delle tradizioni in cui si imbatte e segnare tali esperienze nobilitandole. Parole chiave: vexata quaestio, ottava rima, cantari, Boccaccio, Filostrato, Filocolo, Cantare di Fiorio e Biancifiore, popolare, colto. Abstract: The essay is a contribution to the vexata quaestio of the origin of ottava rima. Some important ideas of Surdich and known data are discussed to hypothesize Boccaccio's imitation of Cantare di Fiorio's meter. The author used in the same years in the Filocolo the topic of the Cantare and in the Filostrato the ottava rima. The inverse operations with respect to the Cantare di Fiorio are added to many other specular elements in Boccaccio's juvenile works. To imagine that the Cantare di Fiorio's author or someone else could welcome the meter of new invention instantly, adapting it to requirements very different from Filostrato's, with a simplified syntax very different from that of Boccaccio's ottave is very problematic for a conservative and traditional genre like that of cantari. On the contrary, the appropriation of the meter and few expressive features by Boccaccio might've been a modest effort, as his literary production attests. As underlined by Balduino, in establishing the tradition of ottava rima used in the cantari it's imperative to place it in a "popular" context, with a secular repertoire; the metrical form has to be connected to the performance, to genres as serventese. To interpret authors' works and the development of literary genres and forms it's essential to take into account precise socio-cultural coordinates, but we can anyway remember that in the Middle Ages in particular, categories as popular and cultured should be used as scalar and relative values. It's possible to put Boccaccio and the cantari side by side, but these last are to be ascribed most of the times to a semieducated literary field, instead Boccaccio's poems in ottava rima show an author who wishes to appropriate the traditions in which he comes across ennobling them. Keywords: vexata quaestio, ottava rima, cantari, Boccaccio, Filostrato, Filocolo, Cantare di Fiorio e Biancifiore, popular, cultured.
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Mohamed, Dina Adel Ahmed, and Dina Adel Ahmed. "L’arte visiva dei caratteri Espressività del lettering in due raccolte di fumetti." JOURNAL OF FOREIGN LANGUAGES, CULTURES & CIVILIZATIONS 8, no. 1 (2020). http://dx.doi.org/10.15640/jflcc.v8n1a2.

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Ceriani, Giulia. "Aritmie." Revista Acta Semiotica, June 29, 2022, 98–106. http://dx.doi.org/10.23925/2763-700x.2022n3.58399.

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Abstract:
Il concetto di aritmia sottolinea, all’interno delle molteplici possibilità di attraversamento del potenziale di significazione connesso al ritmo, la volontà di coglierne non tanto la regolarità, che pure lo fonda come dispositivo, quanto la facoltà di rottura, di improvisazione, di rigenerazione ínsita nel suo collocarsi come matrice figurale che presiede ai fenomeni espressivi. Al tempo stesso, le aritmie rendono conto del ruolo cruciale, all’interno delle diverse forme della rappresentazione e del rapporto con i loro destinatari, delle attese tradite, delle passioni sospese, del senso quando previsto e insieme negato.
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