Academic literature on the topic 'Esperienza utente'

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Journal articles on the topic "Esperienza utente"

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Hazan, Susan. "Mindfulness and the Museum: Can Digital Delivery of Cultural Heritage Contribute to our Wellbeing?" DigItalia 16, no. 2 (December 2021): 25–52. http://dx.doi.org/10.36181/digitalia-00035.

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Abstract:
L’arte può contribuire al benessere personale, anche attraverso esperienze digitali? Questo articolo esplora l’argomento esaminando iniziative culturali e prodotti commerciali basati sulle tecnologie digitali, progettati per trasmettere emozioni positive. Dopo aver esaminato l’impatto di queste esperienze sugli utenti durante il recente lockdown, il contributo pone alcuni interessanti quesiti sul futuro di queste iniziative, che offrono spunti per ulteriori indagini scientifiche.
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Cappella, A. W., E. Giacchi, G. Pompa, and C. Castagna. "Metodi naturali e cultura della vita Valutazione di una esperienza di insegnamento." Medicina e Morale 45, no. 4 (August 31, 1996): 669–82. http://dx.doi.org/10.4081/mem.1996.902.

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Abstract:
L’insegnamento dei Metodi Naturali viene impartito nel nostro Centro da almeno 20 anni ed esso è sempre stato caratterizzato dalla proposta di uno stile di vita per le coppie, piuttosto che da una mera tecnica per la regolazione della fertilità. Acquisito il valore della propria fertilità attraverso i Metodi Naturali, le coppie sono state soprattutto stimolate a sviluppare un atteggiamento di rispetto e di responsabilità verso la nuova vita che essi possono generare. Inoltre, esse sono aiutate a crescere nel dialogo, nella partecipazione e nel mutuo rispetto. Incoraggiati dai risultati di una precedente ricerca condotta negli anni 1986-1990, nel 1993 avviammo uno studio statistico multicentrico al fine di valutare l'accettabilità, l'efficacia e la diffusione in Italia del Metodo Billings. Furono analizzate 1730 schede di collezione di dati fornite da insegnanti del Metodo Billings che lavoravano in differenti province italiane. Esse corrisposero a un totale di 9360 cicli mestruali esaminati. 502 utenti mostrarono interesse a una semplice conoscenza del Metodo, ma essi non lo hanno applicato poiché erano single oppure erano fidanzati ma non avevano rapporti prematrimoniali. Dei 1228 utenti che hanno usato il Metodo, il 14,8% aveva lo scopo di ottenere una gravidanza, il 55,5% di posporla e il 29,7% di evitarla. Per le 1047 coppie che volevano posporre o evitare una gravidanza, il maggior stimolo ad imparare il Metodo derivava da una motivazione laica nel 50% dei casi e il 40% di queste coppie aveva avuto precedenti esperienze contraccettive. Soddisfazione per gli eccellenti risultati del Metodo si ebbero nell'85% dei "vecchi" utenti e nel 60,4% dei "nuovi", mentre i risultati furono insoddisfacenti nel 4,5% e nel 8,9% rispettivamente. L'associazione con i metodi di barriera fu abituale solo nel 2% dei casi e fu sporadico nel 9,6% degli utenti. La percentuale dell'abbandono nell'uso del Metodo fu del 5.95%. Questi dati mostrano che una precedente esperienza contraccettiva non sembra avere effetti sull'accettabilità del Metodo Naturale e dello stile di vita che esso richiede. La valutazione effettuata con l'Indice di Pearl modificata in accordo con l'Organizzazione Mondiale della Sanità evidenzia 0 gravidanze dovute al metodo, 3,7 gravidanze dovute all’inadeguato apprendimento o insegnamento del Metodo e 13.8 gravidanze dovute a scelta consapevole. In un totale di 66 gravidanze, 19 (28,7%) furono desiderate. Il considerevole numero di gravidanze dovute a scelta consapevole o di gravidanze intenzionalmente cercate, verificatesi perfino in coppie che volevano evitare una gravidanza come prima motivazione, mette in evidenza il progressivo sviluppo in queste coppie di un atteggiamento di apertura verso la vita, che rappresenta il grande successo dell'insegnamento dei Metodi Naturali.
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FARNETI, P., G. MACRÌ, G. GRAMELLINI, M. GHIRELLI, F. TESEI, and E. PASQUINI. "Curva di apprendimento nella scialoendoscopia diagnostica e interventistica per le patologie salivari ostruttive." Acta Otorhinolaryngologica Italica 35, no. 5 (October 2015): 325–31. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-352.

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Abstract:
La scialoendoscopia è un nuovo strumento diagnostico e chirurgico che offre l’opportunità di trattare alcune patologie delle ghiandole salivari con procedure non invasive e con risultati potenzialmente superiori alle precedenti tecniche. Come per tutte le nuove tecniche, per raggiungere rapidamente risultati paragonabili a quelli riportati in letteratura, è indispensabile un corretto programma di formazione che segua una graduale curva di apprendimento. Questo include un appropriato programma diagnostico, una corretta selezione dei pazienti e la conoscenza delle possibili insidie operatorie. Abbiamo eseguito uno studio retrospettivo confrontando le prime 141 procedure (74 parotidee e 67 sottomandibolari) eseguite con questa tecnica nel nostro Dipartimento dal 2009 al 2013 con analoghe esperienze riportate in letteratura. I pazienti sono stati divisi in 3 gruppi: Gruppo A (le prime 49 procedure effettuate), gruppo B (le successive 50), Gruppo C (le ultime 42 procedure effettuate). Fra i tre gruppi non sono state evidenziate differenze statisticamente significative nei tempi medi di durata delle procedure, nella percentuale di ricorrenza della sintomatologia dopo il trattamento, nel numero di pazienti che hanno necessitato di più trattamenti e nell’incidenza di complicanze minori. Non sono state riportate complicanze maggiori. Con l’acquisizione di una maggiore esperienza da parte dei chirurghi si è evidenziato un progressivo calo del numero di interventi eseguiti in anestesia generale rispetto a quelli in anestesia locale (51% vs 18% vs 14%). Solo in tre casi su 130 ghiandole trattate (2.3%) è stato necessario eseguire un’asportazione ghiandolare. Per i calcoli salivari è stato valutato il tipo di tecnica utilizzato per l’estrazione e la percentuale d’insuccesso che era analoga nei tre gruppi (13.6% vs 15% vs 15%). I nostri risultati non differiscono sostanzialmente da quelli riportati in letteratura. Abbiamo risolto la difficoltà iniziale nella cateterizzazione del dotto con esercizi chirurgici su cadavere o su teste di maiale. La mancanza di precisione degli strumenti diagnostici radiologici può essere migliorata autonomizzando il chirurgo nell’esecuzione delle ecografie pre e post-operatorie. Viene infine sottolineata l’opportunità di creare dei centri di scialoendoscopia con un bacino di utenza di circa 1 o 2 milioni di abitanti in modo da concentrare le patologie, far fronte agli elevati costi della strumentazione necessaria e poter guadagnare la necessaria esperienza nelle gestione delle varie tecniche chirurgiche.
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Sommaruga, Marinella, Paola Gremigni, and Porta Paola Della. "Esperienze di pazienti e utenti durante una breve interazione comunicativa con il personale ospedaliero." PSICOLOGIA DELLA SALUTE, no. 1 (June 2009): 5–14. http://dx.doi.org/10.3280/pds2009-001001.

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Abstract:
- This study is aimed at investigating outpatients' and clients' experience of communication with a group of employees of a hospital in the North of Italy. Participants in the study were 328 patients/users who were asked to report their communicative experience with 20 hospital employees using the Health Care Communication Questionnaire (HCCQ). Employees were 40% administrative, 60% ambulatory nurses and technicians, and 82% females. The comparison between employees on scores obtained showed significant differences in two of the four factors of the questionnaire (Lack of hostility and Non verbal immediacy). Furthermore, the female employees have been perceived by patients as less hostile then men. Female patients/users felt to be more respected then males, but this difference was linked to age, as among males the feeling of being respected decreased with age. Finally, it was possible to observe the scores obtained by each hospital employee in the HCCQ factors, to detect which of the four communicative behaviours has been evaluated by the users as less appropriate. This seems useful for planning personalized training.Key words: communication, patients, hospital personnel.Parole chiave: comunicazione, pazienti, personale ospedaliero
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Arbia, Monica, Annalisa Anzani, and Antonio Prunas. "L'utilizzo di app per incontri nella popolazione genderqueer: esperienze, vissuti e motivazioni." PSICOLOGIA DELLA SALUTE, no. 1 (January 2021): 32–52. http://dx.doi.org/10.3280/pds2021-001004.

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Abstract:
Background. Le persone genderqueer affrontano numerose sfide nel corso della loro vita e sono esposte ad un rischio aumentato di violenza e molestie dovute alla diffusione della cultura eterossessista e cisgenderista. Per ciò che concerne le relazioni sessuali e romantiche, negli ultimi anni, le app per incontri sono diventate sempre più popolari, cambiando il modo in cui le persone vengono in contatto con nuovi e potenziali partner. Scopo. Lo scopo di questo studio è quello di indagare le esperienze, le emozioni e le moti-vazioni delle persone genderqueer nell'ambito delle app per incontri. Attingendo alla cornice teorica delle microaggressioni gli autori hanno condotto tre interviste qualitative individuali con individui genderqueer adulti. Analisi dei dati. Per analizzare i dati emersi dalle interviste gli autori si sono serviti dell'analisi tematica. Risultati. Le esperienze dei partecipanti riflettono diverse forme di discriminazione, vitti-mizzazione e oggettivazione ma anche forme più positive di interazione, sottolineando così il potenziale positivo delle applicazioni per incontri. I risultati hanno rivelato tre tematiche principali: 1) utenza, motivazioni e benefici relativi all'utilizzo di app per incontri, 2) self-disclosure, 3) esperienze nel contesto delle app per incontri. L'ultimo tema comprende, a sua volta, tre sotto-temi: a) omologazione e morbosità, b) feticizzazione e oggettivazione, c) delegittimazione e discriminazione. Nonostante i suoi limiti, questo studio potrebbe aiutarci a fare luce sull'impatto psicologico che le diverse esperienze vissute nell'ambito delle app per incontri hanno, sul benessere della minoranza genderqueer.
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Marinelli, Augusto, Claudio Fagarazzi, and Alessandro Tirinnanzi. "Valutazione degli effetti economici, ambientali e territoriali di alcune filiere biomassa-energia presenti in Toscana." RIVISTA DI STUDI SULLA SOSTENIBILITA', no. 2 (February 2013): 13–31. http://dx.doi.org/10.3280/riss2012-su2003.

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Abstract:
Il presente contributo esamina alcune filiere foresta-legno-energia presenti in Toscana. Lo studio č diretto a valutare l'effettiva efficienza economica della tecnologia, la sostenibilitŕ economica di lungo periodo della filiera, gli effetti sociali indotti sulle imprese e sulla comunitŕ e gli effetti ambientali determinati da queste nuove tecnologie, nonché eventuali problematiche gestionali e organizzative rilevate dai vari attori coinvolti nella filiera (proprietari boschivi, imprese di utilizzazione forestale, gestori degli impianti energetici, utenti finali). Le esperienze illustrate nel presente contributo, sono il risultato di due anni di attivitŕ di monitoraggio, realizzate nell'ambito del progetto transfrontaliero BIOMASS. I risultati rappresentano un utile strumento di supporto per la progettazione della filiera e degli impianti, in termini di logistica, infrastrutture e di valutazione degli effetti socioeconomici sulle comunitŕ e sulle imprese locali.
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Bertollo, Sabrina. "Esperienze di didattica collaborativa nella Terza Missione: lingua tedesca per la formazione continua." Altre Modernità, no. 27 (May 30, 2022): 113–30. http://dx.doi.org/10.54103/2035-7680/17881.

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Abstract:
Lo scopo del presente contributo è quello di indagare, tramite un resoconto di esperienze, come l’improvvisa distanza forzata abbia influito nell’interazione tra il sistema universitario e il tessuto sociale, con particolare riguardo al segmento della formazione continua, parte integrante della Terza Missione. Il punto di partenza per le riflessioni che verranno condotte è il corso di formazione “Lingua Tedesca per la Comunicazione Professionale”, destinato a utenti esterni, che si è tenuto tra gennaio e febbraio 2021, nell’ambito del Progetto di Eccellenza del Dipartimento di “Lingue e Letterature Straniere” dell’Università di Verona e del progetto MultilinVR. La situazione pandemica ha reso ancora più significativo il ruolo formativo dell’università per un’utenza diversa da quella canonica, mossa da spinte motivazionali e obiettivi che si sono evoluti e rideclinati proprio a fronte delle mutate condizioni sociali. A partire dalla pratica di didattica a distanza, svolta in forma sincrona e asincrona, verranno analizzate le strategie impiegate per realizzare una didattica pienamente collaborativa e situata, che ha visto nell’interazione il suo aspetto caratterizzante. Verranno inoltre presi in esame il ruolo e le forme della valutazione, che, con questa tipologia di apprendenti, assumono funzioni e valori diversi rispetto a quelli previsti nella didattica per studenti universitari.
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Silva, Clara Maria, and Ana Maria Orlandina Tancredi Carvalho. "Bambine e bambini con background migratorio nei servizi educativi in Italia." Zero-a-Seis 23, no. 43 (March 12, 2021): 543–60. http://dx.doi.org/10.5007/1980-4512.2021.e73636.

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Abstract:
L’articolo verte sul tema dell’educazione interculturale in relazione alla presenza delle bambine e dei bambini con background migratorio nei servizi educativi per l’infanzia in Italia. Una presenza che ha posto gli educatori e i coordinatori pedagogici di fronte all’esigenza di ripensare le pratiche educative e di partecipazione dei genitori al fine di riconoscere e valorizzare le specificità di cui è portatrice la nuova utenza. Alla luce di ricerche condotte negli ultimi anni in Italia e in Europa sono illustrati i principali nodi teorici alla base dell’educazione interculturale e presentate alcune esperienze educative realizzate in Toscana, volte a promuovere la relazione tra le diversità attraverso la lettura degli albi illustrati.
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d'Ovidio, Marianna, and Giampaolo Nuvolati. "Mobilitŕ, classe creativa, popolazioni urbane." SOCIOLOGIA URBANA E RURALE, no. 94 (April 2011): 43–61. http://dx.doi.org/10.3280/sur2011-094005.

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Abstract:
Il presente contributo propone una riflessione teorico-metodologica sulla mobilitŕ di gruppi sociali emergenti a partire dalla lettura di alcuni dati concernenti l'aumento generalizzato degli spostamenti nel nostro paese. La mobilitŕ come esito e fonte di pratiche specifiche di vita riguarda, infatti, un numero crescente di persone e rappresenta un aspetto rilevante nella vita quotidiana di ciascuno. Ciň rende sempre piů necessario delineare, anche attraverso l'analisi sociologica, modelli interpretativi precisi, costruiti in base alle caratteristiche socio-economiche e culturali degli individui oltre che alle loro motivazioni agli spostamenti. La diffusione degli spostamenti quotidiani effettuati per ragioni diverse che per viaggi di lavoro o vacanza interessa vari tipi di popolazioni contribuendo peraltro a trasformare la mobilitŕ da esperienza eccezionale a momento di routine. Questa larga diffusione del fenomeno chiama in causa a maggior ragione proprio quei segmenti sociali che hanno fatto della mobilitŕ e della transitorietŕ residenziale i loro punti di forza nelle societŕ contemporanee. Tra questi troviamo sicuramente la cosiddettacostituita da soggetti altamente mobili e per i quali nell'articolo si cercherŕ di individuare le traiettorie possibili di mobilitŕ alla luce della concentrazione territoriale di forza lavoro e utenti riconducibili a determinati settori e servizi culturali.
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Villani, Maria Rosaria, Bruno Caccianotti, Giovanni Barone, and Matteo Giordano. "Eradicazione possibile dell'epatite HCV negli utenti che afferiscono al Ser.D: esperienza di collaborazione tra un Ser.D della Provincia di Foggia e l'U.O.C. Malattie Infettive Policlinico Riuniti di Foggia." MISSION, no. 56 (January 2022): 63–70. http://dx.doi.org/10.3280/mis56-2020oa12631.

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Abstract:
L'eradicazione dell'Epatite HCV negli utenti che afferiscono ai Ser.D dovrebbe essere incoraggiata non solo rispetto alla cura di tali pazienti ma anche per la salute globale, rappresentando oggi il principale serbatoio di infezione nei paesi industrializzati. Le esperienze sul campo e le evidenze scientifiche stanno cercando di individuare gli elementi essenziali al fine di facilitare l'accesso alle cure per la presa in carico del consumatore di sostanze con HCV. L'utilizzo dei nuovi farmaci, i DAA (antivirale ad azione diretta), in grado di curare oltre il 95% delle persone con infezione cronica da HCV, è certamente un elemento incoraggiante per il limitato tempo di cura e per gli scarsi effetti collaterali, ma l'arruolamento dei consumatori di sostanze è ancora difficile. Nel Ser.D. della provincia di Foggia è in corso una collaborazione con l'U.O.C. Malattie Infettive Policlinico Riuniti di Foggia. L'utilità di tale protocollo risiede nella sua capacità di integrare le attività svolte all'interno del Servizio per le dipendenze con quelle del Centro di cura Malattie Infettive, al quale spetta il compito di completare la diagnosi iniziale fatta dal Ser.D.e, prescrivere ai pazienti la terapia specifica. Spetta al Ser.D lo screening virologico completo, la diagnosi di attività di malattia epatica, il monitoraggio tramite esami laboratoristici in corso di terapia nonché la supervisione dell'assunzione della terapia affidata. L'esperienza fin qui svolta ha portato ai seguenti risultati: l'attività della malattia della dipendenza non ha rappresentato un fattore di non aderenza al trattamento né di non inclusione al trattamento stesso; i dipendenti afferenti al servizio risultati positivi agli Ab-HCV e con HCV-RNA positivo sono tutti dipendenti da sostanze stupefacenti con uso attivo o pregresso per via iniettiva, anche i due alcolisti positivi erano entrambi ex drug abuser; gli effetti collaterali registrati non sono risultati tali da determinare l'interruzione del trattamento antivirale in corso, eccetto per un paziente in cui è emerso una psoriasi e, comunque, quelli registrati sono legati alla terapia con interferone e ribavirina; la permanenza al servizio rappresenta un fattore protettivo non solo per la cura della dipendenza ma anche per la cura delle patologie correlate alla dipendenza, infatti ben il 72,3% di coloro che non hanno fatto il prelievo HCV-RNA aveva interrotto il trattamento per la cura della dipendenza; la percentuale di persi durante il trattamento è stata del 3,7%; rispetto alla patologia della dipendenza il 16,7% presentavano attività di malattia con positività alle sostanze stupefacenti, ma ciò non ha costituito né motivo di esclusione né d'interruzione della terapia antivirale. Il follow-up al 31 maggio 2021, post SVR-12, è stato caratterizzato da nessuna recidiva né reinfezione.
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Dissertations / Theses on the topic "Esperienza utente"

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CALDIROLI, CRISTINA LIVIANA. "Usabilità e Accessibilità al Web: carico cognitivo e difficoltà percepita nell’esperienza utente in normolettori e con dislessia evolutiva." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2019. http://hdl.handle.net/10281/258917.

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Abstract:
L'obiettivo di questa ricerca è quello di indagare la percezione e il carico cognitivo, detto anche cognitive load, nel web sia in persone normolettrici che in persone con diagnosi di dislessia evolutiva. Al pari di altre attività che vengono svolte dalle persone offline, navigare sul web rappresenta un’attività cognitiva complessa, soprattutto per la presenza di numerosi stimoli da elaborare. Le risorse cognitive disponibili durante l’esecuzione di un compito sono infatti limitate e vengono utilizzate in modo selettivo per il raggiungimento di uno scopo o un obiettivo specifico. Come dimostrato dalla teoria del cognitive load, durante il processamento di un’informazione o l’esecuzione di un compito intervengono processi cognitivi strettamente collegati alla memoria di lavoro. Un carico cognitivo elevato può ostacolare l'elaborazione delle informazioni, la percezione di stimoli e la memorizzazione, in particolare durante le attività complesse che richiedono di elaborare numerose di informazioni. Questo tratto rappresenta un problema ancor più accentuato in persone con diagnosi di dislessia evolutiva, che percepiscono un sovraccarico della memoria di lavoro prima e in maniera più elevata rispetto a persone normolettrici. Bisogna sottolineare che la dislessia evolutiva è una difficoltà specifica di apprendimento di origine neurologica (Lyon et al., 2003) e colpisce lo sviluppo di alfabetizzazione e le competenze relative alla lingua. La dislessia evolutiva è indicata come una difficoltà di apprendimento di alfabetizzazione, nei bambini con sviluppo tipico, a causa di una perdita durevole di capacità di elaborazione fonologiche necessarie per imparare a leggere e scrivere (Tunmer e Greaney, 2010). Anche se non esiste una definizione unica di dislessia evolutiva, i diversi approcci sono concordi nel riconoscerla come carenza di capacità di lettura, che è un elemento critico evidenziato nella maggior parte delle definizioni (Chen et al., 2015). Mentre le cause della dislessia evolutiva sono ancora dibattute, i ricercatori concordano sul fatto che la sfida principale è di studiare come ottenere che i bambini dislessici leggano più parole in meno tempo; infatti, un bambino dislessico legge in un anno lo stesso numero di parole che un buon lettore legge in due giorni (Zorzi et al., 2012). Un gran numero di informazioni è presentato come testo scritto e questo rende difficile per le persone con dislessia evolutiva usare in maniera ottimale le informazioni scritte in maniera standard (Rello e Barbosa, 2013) e le stesse difficoltà posso essere presenti in normolettori con tratti di dislessia. Infatti, dal 15 al 20% della popolazione che utilizza il web presenta dei sintomi e dei tratti caratteristici della dislessia come la lettura lenta, imprecisione nella lettura, difficoltà nella scrittura, utilizzo di lettere scritte in maniera simile (ad es. “p” e “d”), confusione tra parole simili sia nella scrittura che nella lettura (Shaywitz et al, 2001; Craven et al., 2006; McCarthy e Swierenga; de Santana et al., 2012). Nel primo studio del progetto si vuole indagare quale sia lea relazione tra l’esperienza web dell’utente e il carico cognitivo che una persona si trova a dover gestire quando svolge diverse attività sul web (ad es.: leggere, fare acquisti, etc.). Nel secondo esperimento, hanno preso parte un gruppo di partecipanti con dislessia evolutiva. In questo caso si è voluto indagare quali sono le difficoltà percepite dagli utenti con un disturbo specifico nella lettura. Anche in questo caso i partecipanti hanno svolto delle attività specifiche sul web. In ultimo, concludendo l’elaborato si messe in relazione le premesse iniziali con i risultati ottenuti, ipotizzando anche andamenti futuri per quanto riguarda il filone della ricerca su web experience e web accessibility.
The aim of this research is to investigate perception and cognitive load on the web both in normolectors people and in people with developmental dyslexia. Like other activities that are carried out by people offline, surfing the web is a complex cognitive activity, especially due to the presence of numerous stimuli to be processed. The cognitive resources available during the performance of a task are in fact limited and are used selectively to achieve a specific purpose or goal. As demonstrated by the cognitive load theory, during the processing of an information or the execution of a task, cognitive processes closely related to working memory intervene. High cognitive load can hamper information processing, perception of stimuli, and memorization, particularly during complex tasks that require processing of a lot of information. This trait represents an even more pronounced problem in people with developmental dyslexia, who perceive an overload of working memory earlier and higher than normolectors persons. It must be emphasized that developmental dyslexia is a specific difficulty of learning of neurological origin (Lyon et al., 2003) and affects the development of literacy and language skills. Developmental dyslexia is indicated as a learning difficulty in literacy, in children with typical development, due to a lasting loss of phonological processing skills necessary for learning to read and write (Tunmer and Greaney, 2010). Although there is no single definition of developmental dyslexia, the different approaches agree in recognizing it as a lack of reading skills, which is a critical element highlighted in most of the definitions (Chen et al., 2015). While the causes of developmental dyslexia are still debated, the researchers agree that the main challenge is to study how to get dyslexic children to read more words in less time; in fact, a dyslexic child reads in one year the same number of words that a good reader reads in two days (Zorzi et al., 2012). A large amount of information is presented as written text and this makes it difficult for people with developmental dyslexia to use the information written in a standard way (Rello and Barbosa, 2013) and the same difficulties can be found in normolectors with dyslexia. In fact, from 15 to 20% of the population that uses the web has symptoms and characteristic features of dyslexia such as slow reading, imprecision in reading, difficulty in writing, use of letters written in a similar way (eg "p" and "D"), confusion between similar words in both writing and reading (Shaywitz et al, 2001; Craven et al., 2006; McCarthy and Swierenga; de Santana et al., 2012). In the first study of the project we want to investigate what is the relation between the user experience and the cognitive load that a person has to manage when he performs various activities on the web (eg: reading, making purchases, etc. ). In the second experiment, a group of participants with developmental dyslexia took part. In this case we wanted to investigate the difficulties perceived by users with a specific disturbance in reading. Also in this case the participants have carried out specific activities on the web. Finally, by concluding the report, the initial premises were compared with the results obtained, assuming future trends as regards the web experience research and web accessibility trend.
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Raffelli, Francesca. "Il Design Thinking e il Service Design per un approccio strutturato all'innovazione dell'esperienza di fruizione di un festival di opera lirica." Master's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020.

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Abstract:
Tante volte tutti noi ci siamo lamentati di un servizio. Troppe volte ci siamo arrabbiati dopo aver parlato con un operatore che non comprendeva per nulla le nostre richieste, che non capiva le nostre necessità. La percezione di un’esperienza è determinata dall’impatto emotivo che essa ha sull’individuo. Ci aspettiamo che un servizio ci offra un supporto, costruito in base alle esigenze che abbiamo come utilizzatori. Sempre di più nel corso dell’evoluzione di questa disciplina, infatti, è stato attribuito un ruolo centrale all’individuo, il cui benessere è stato messo al centro dell’attenzione. La messa in scena di un’esperienza deve orientare i suoi sforzi anche verso l’aspetto emotivo, per garantire questa percezione del servizio costruito attorno all’individuo ed evitare qualsiasi tipo di situazione che posso minare negativamente l’esperienza. L’obiettivo di questa tesi è quello di esplorare l’affascinante mondo dell’opera lirica, cercando di utilizzare gli strumenti offerti dal Design Thinking e dal Service Design per scoprire nuovi ambiti di applicazione e instaurare una relazione inusuale fra queste due realtà così affascinanti e complesse. Con questa tesi di laurea magistrale si vuole mostrare come un attento studio sugli utenti, siano essi i fornitori o i fruitori del servizio, sia di grande aiuto per la promozione e la diffusione di un Festival così singolare e senza uguali. Gli strumenti che quest’affascinante disciplina ci ha fornito sono stati applicati nel corso del progetto e hanno portato ad instaurare un rapporto di fiducia tra fornitori, designer e utilizzatori finali, gettando le radici in un terreno fertile di intuizioni e proposte che un domani potranno essere testate.
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CORNEJO, OLIVARES OSCAR EDUARDO. "In-The-Field Monitoring of Interactive Applications." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2019. http://hdl.handle.net/10281/241251.

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Abstract:
Le tecniche di monitoraggio possono estrarre dati accurati sul comportamento dei sistemi software. Se utilizzati nel campo, possono rivelare come le applicazioni si comportano in contesti del mondo reale e come i programmi sono effettivamente esercitati dai loro utenti. Tuttavia, la raccolta, l'elaborazione e la distribuzione dei dati sul campo devono essere eseguiti senza interruzioni e in modo non invasivo mentre gli utenti interagiscono con le loro applicazioni. Per limitare l'intrusività del monitoraggio sul campo, un approccio comune consiste nel ridurre la quantità di dati raccolti (ad esempio, in pochi eventi e in crash dump), che tuttavia possono influire gravemente sull'efficacia delle tecniche che sfruttano i dati sul campo. Questa tesi di dottorato indaga il trade-off tra il monitoraggio sul campo e il degrado dell'esperienza utente nelle applicazioni interattive, cioè le applicazioni che richiedono input dell'utente per continuare le sue operazioni. In particolare, abbiamo identificato due grandi sfide: capire come l'utente percepisce il sovraccarico del monitoraggio e studiare come raccogliere dati in modo non intrusivo senza perdere troppe informazioni. In breve, forniamo tre contributi principali. In primo luogo, presentiamo uno studio empirico volto a quantificare se e in che misura il sovraccarico di monitoraggio introdotto in un'applicazione interattiva è percepito dagli utenti. I risultati riportati possono essere sfruttati per progettare attentamente le procedure di analisi in esecuzione sul campo. In particolare, abbiamo scoperto che gli utenti non percepivano differenze significative per un overhead dell'80% e raramente percepivano un overhead del 140%. In secondo luogo, introduciamo un framework di monitoraggio per ricavare dati a runtime completi senza influire sulla qualità dell'esperienza utente. La tecnica produce un automa a stati finiti che mostra i possibili usi dell'applicazione dagli eventi osservati sul campo. Dal modello, è anche possibile estrarre tracce accurate e complete che potrebbero essere utilizzate per supportare varie attività, come il debugging, la riproduzione e la profilazione di errori di campo. Infine, presentiamo una strategia per ridurre ulteriormente l'impatto del monitoraggio limitando l'attività svolta in parallelo con le operazioni degli utenti: la strategia ritarda il salvataggio di eventi da archiviare in fasi di inattività dell'applicazione per ridurre l'impatto sull'esperienza utente. L'approccio riduce considerevolmente l'impatto del monitoraggio sulle operazioni degli utenti producendo tracce estremamente accurate. I risultati ottenuti in questo dottorato la tesi può abilitare una serie di soluzioni di test e analisi che sfruttano in modo estensivo i dati sul campo.
Monitoring techniques can extract accurate data about the behavior of software systems. When used in the field, they can reveal how applications behave in real-world contexts and how programs are actually exercised by their users. However, the collection, processing, and distribution of field data must be done seamlessly and unobtrusively while users interact with their applications. To limit the intrusiveness of field monitoring a common approach is to reduce the amount of collected data (e.g., to rare events and to crash dumps), which, however, may severely affect the effectiveness of the techniques that exploit field data. This Ph.D. thesis investigates the trade-off between field monitoring and the degradation of the user experience in interactive applications, that is, applications that require user inputs to continue its operations. In particular, we identified two big challenges: to understand how the user perceives monitoring overhead and, to study how to collect data in a non-intrusive way without losing too much information. In brief, we provide three main contributions. In the first place, we present an empirical study aimed at quantifying if and to what extent the monitoring overhead introduced in an interactive application is perceived by users. The reported results can be exploited to carefully design analysis procedures running in the field. In particular, we realized that users do not perceive significant differences for an overhead of 80\% and seldom perceived an overhead of 140\%. Secondly, we introduce a monitoring framework for deriving comprehensive runtime data without affecting the quality of the user experience. The technique produces a finite state automaton that shows possible usages of the application from the events observed in the field. From the model, it is also possible to extract accurate and comprehensive traces that could be used to support various tasks, such as debugging, field failures reproduction and profiling. Finally, we present a strategy to further reduce the impact of monitoring by limiting the activity performed in parallel with users' operations: the strategy delays the saving of events to file to idle phases of the application to reduce the impact on the user experience. The approach considerably decreases the impact of monitoring on user operations producing highly accurate traces. The results obtained in this Ph.D. thesis can enable a range of testing and analysis solutions that extensively exploit field data.
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GENEROSI, ANDREA. "Tecniche di Deep Learning per analizzare e migliorare la Customer Experience in contesti digitali e fisici." Doctoral thesis, Università Politecnica delle Marche, 2020. http://hdl.handle.net/11566/274561.

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Abstract:
La trasformazione digitale che oggi interessa la maggior parte dei settori industriali ha avuto un impatto significativo nell’intero ecosistema del Retail, dalla produzione fino alla vendita e post-vendita di prodotti e servizi. Il presente lavoro di tesi affronta tale cambiamento proponendo una metodologia di gestione del retail basata sul concetto di Customer Experience ed innovativi strumenti fondati su sistemi di intelligenza artificiale, che insieme ed integrati sono atti a potenziare e rendere più efficace tale trasformazione. Un fattore importante del progressivo mutamento del Retail riguarda proprio l’introduzione di tecnologie basate sull’intelligenza artificiale, capaci di raccogliere ed interpretare la gran mole di dati generati dai diversi canali di vendita e contatto con il cliente, per migliorare la conoscenza dei consumatori, sempre più al centro dell’intero ecosistema, predirne comportamenti, attitudini e preferenze e attivare esperienze personalizzate capaci di connetterli con il brand, con la conseguenza di incrementare la fidelizzazione, le vendite ed il tasso di conversione. L’esperienza del cliente di un prodotto, di un servizio o semplicemente dell’ambiente in cui conosce il brand è diventata sempre più centrale in ogni processo di progettazione, produzione, vendita, distribuzione e assistenza che interessa l’ecosistema del retail. Lo studio su come progettare e gestire attraverso nuove tecnologie la Customer Experience attraverso delle azioni puntuali nei diversi punti di contatto tra cliente e brand (touchpoint) è oggi la chiave per molti retailers per raggiungere il successo su un mercato pieno di sfide competitive. In tutti i touchpoint il cliente interagisce con il brand attraverso i sensi primari e sono diversi i modi in cui esso reagisce agli stimoli ricevuti, sia razionalmente che istintivamente ed emotivamente: è in quest’ultimo caso soprattutto che il successo nell’avere una buona CX è fondamentale per garantire la fidelizzazione con il brand. Data la complessità nel riuscire a monitorare tutti i touchpoint, spesso, la progettazione di una corretta CX viene trascurata se non del tutto omessa. Ad oggi alcune delle metodologie più utilizzate per analizzare il livello di gradimento di un’esperienza qualsiasi da parte di un utente/cliente risultano molto macchinose ed esose in termini di tempo e risorse impiegate. In questo contesto nasce la ricerca su cui si focalizza la tesi di dottorato, ossia trovare una tecnologia capace di automatizzare la raccolta dati, interpretarli per conoscere la risposta del cliente ad una serie di stimoli multisensoriali e multimediali ricevuti e attuare una CX adattativa che abiliti una connessione empatica ed un coinvolgimento con il brand. Per ottenere questo scopo la ricerca in questione farà uso di strumenti e tecnologie pervasive e non invasive, al fine di ottenere una grande quantità di dati (Big Data) nella maniera più “autentica” possibile, così da non contaminare i risultati introducendo bias non desiderati: ad oggi questi strumenti che fanno parte sempre più della nostra vita quotidiana sono le telecamere, dalle webcam alle camere integrate negli smartphone. Per poter utilizzare e sfruttare a pieno queste tecnologie subentrano finalmente le discipline della Computer Vision e soprattutto del Deep Learning, che permettono di analizzare flussi video e predirne il contenuto ed il suo significato esattamente come se fosse un essere umano a visionarli.
The digital transformation that today affects most industrial sectors has had a significant impact on the entire retail ecosystem, from the production to the sale and after-sale of products and services. This thesis work addresses this change by proposing a retail management methodology based on the concept of Customer Experience and innovative tools based on artificial intelligence systems, which together and integrated are able to enhance and make this transformation more effective. An important factor in the progressive changes in Retail concerns the introduction of technologies based on artificial intelligence, capable of collecting and interpreting a large amount of data generated by the various sales and customer contact channels, in order to improve the knowledge of the consumers, who are increasingly at the centre of the entire ecosystem, predict their behaviour, attitudes and preferences and activate personalised experiences capable of connecting them with the brand, with the result of increasing loyalty, sales and conversion rates. The customer's experience of a product, service or simply the environment in which they know the brand has become increasingly crucial in every process of design, production, sales, distribution and service that affects the retail ecosystem. The study on how to design and manage through new technologies the Customer Experience through precise actions in the different points of contact between customer and brand (touchpoints) is today the key for many retailers to achieve success in a market full of competitive challenges. In all touchpoints the customer interacts with the brand through the primary senses and there are different ways in which it reacts to the received stimuli, both rationally and emotionally: it is especially in this last case that the success in having a good CX is fundamental to ensure brand loyalty. Given the complexity of being able to monitor all the touchpoints, the design of a correct CX is often neglected if not completely omitted. Today, some of the most widely used methodologies to analyze the acceptance level of any experience by a user/customer, are very cumbersome and costly in terms of time and spent resources. In this context, the research on which this PhD thesis is focused is born, that is to find a technology able to automate data collection, interpret them to know the customer's response to a series of multisensory and multimedia stimuli and implement an adaptive CX that enables an empathic connection and involvement with the brand. To achieve this goal, this research will make use of pervasive and not intrusive tools and technologies, in order to obtain a large amount of data (Big Data) in the most "authentic" possible way, so to not contaminate the results by introducing unwanted bias: today these tools that are increasingly part of our daily life are the cameras, from webcams to integrated smartphone cameras. In order to fully use and exploit these technologies, the disciplines of Computer Vision and especially Deep Learning will help, allowing to analyze video streams and predict their content and meaning, exactly as if a human being were watching them.
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NEGROGNO, LUCA. "Forme di interlocuzione di utenti e familiari nei servizi di salute mentale. Studio etnografico sulle esperienze di partecipazione." Doctoral thesis, Urbino, 2017. http://hdl.handle.net/11576/2641811.

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MARCUTTI, SIMONE. "Sistemi immersivi per contesti sociali: come progettare e sviluppare nuovi tipi di esperienze ed interazioni." Doctoral thesis, Università degli studi di Genova, 2020. http://hdl.handle.net/11567/1010690.

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Abstract:
In questo lavoro verrà affrontato e discusso il concetto di esperienza immersiva e delle tematiche ad esso collegate con l’obiettivo finale di individuare e descrivere i principali fattori da tenere in considerazione durante la progettazione e lo sviluppo di artefatti digitali immersivi in contesti sociali. Nella prima parte del lavoro verranno quindi introdotti i concetti di immersività, le tecnologie che consentono la creazione della sensazione di immersione e i sensi che vengono stimolati. La seconda parte del lavoro introduce invece quella che è una classificazione dei contesti in cui è possibile fruire questo tipo di esperienze, permettendo quindi di evidenziare possibili differenze tra le necessità, i vincoli e gli agenti presenti all’interno di ciascuno. La combinazione e l’applicazione dei primi due argomenti ha portato a dover affrontare e definire il concetto di esperienza immersiva, le teorie e i concetti importanti da seguire per una sua buona realizzazione. Durante l’argomentazione delle tematiche relative al concetto di esperienza immersiva si è arrivati a delineare quelli che sono gli elementi caratterizzanti di questo tipo di esperienze (social contexts, environment, content, fruition, people relation, people disabilities, involved display, tracking e outcomes) e che si vanno a riflettere su quattro variabili principali da tenere in considerazione durante la progettazione, lo sviluppo e l’analisi. Queste riflessioni hanno portato alla concezione di un modello che si basa sulla descrizione delle informazioni legate al contesto in cui l’esperienza viene fruita (Context), la tipologia di utenti coinvolti (Users), la tecnologia necessarie per lo sviluppo (Technology), e le competenze necessarie per la sua realizzazione (Expertise). Tale modello, abbreviato in CUTE (Context, Users, Technology, Expertise), è stato poi quindi utilizzato per la progettazione e lo sviluppo delle esperienze immersive realizzate durante l’intero percorso di dottorato oltre che per l’analisi di progetti esistenti a cui si è contribuito, permettendo di evidenziare con facilità le alternative che i singoli elementi sono in grado assumere e consentendo l’identificazione di bisogni, requisiti e problematiche in maniera agile per ciascuna delle singole variabili. Le singole esperienze hanno riguardato lo sviluppo di funzionalità aggiuntive per un simulatore di operazioni videolaparoscopiche; la progettazione e sviluppo di un prototipo di simulatore di parto; lo sviluppo di un’esperienza di realtà aumentata in contesto education per l’apprendimento; la creazione di un virtual coach per il recupero motorio; un survey sulle possibili alternative d’uso di Natural User Interfaces su dispositivi mobile; uno studio su un’applicazione per la fruizione di luoghi non accessibili a causa di limiti strutturali degli ambienti o fisici/cognitivi degli utenti; la realizzazione di un prototipo immersivo per la progettazione di spazi dedicati a eventi pubblici; lo sviluppo di un’applicazione dedicata al immersive journalism; ed infine lo studio di un sistema intelligente per lo smaltimento dei rifiuti. Nelle conclusioni verranno i ripresi i concetti introdotti nelle varie sezioni e che insieme ai risultati emersi dalle singole esperienze permetteranno di fare delle riflessioni sulla readiness, cioè il livello di prontezza operativa, dei singoli contesti rispetto all’introduzione delle tecnologie immersive oltre che delle considerazioni sull’applicabilità e le possibili evoluzioni del modello CUTE sviluppato.
This work will analyze the concept of “immersive experience” and notions related to it, with the final aim to identify and describe the key elements to consider when designing and developing immersive digital artifacts in social contexts. The first part of the dissertation introduces the concepts of immersiveness and immersion, with a specific focus on technologies able to stimulate various human senses, thus enabling a perception called “sense of immersion”. Then, I will classify the possible social contexts in which an immersive experience can happen, highlighting the differences in terms of needs, constraints and agents involved. The combination of the knowledge belonging to immersion and social contexts leads to a deeper concept of immersive experience with theories and best practices useful for its development. This insight allowed the categorization of nine key elements that shape an immersive experience: social contexts, environment, content, fruition, people relation, people disabilities, involved display, tracking and outcomes. Such elements converge in four different variables to consider during the stages of analysis, design and development. Such variables refer to the information related to the context in which the experience occurs, the kind of users involved, the technologies and expertise required to complete the development. Starting from these considerations, I developed a model named CUTE (Context, Users, Technologies, Expertise) that can be used to analyze existing products and develop new projects. The model has been used for all the immersive experiences I realized during these years of PhD. In particular, the development of additional features for a videolaparoscopic simulator; the design and development of a birth simulator; the development of an augmented reality experience in educational context; a survey on the possible alternatives to enable Natural User Interfaces on mobile devices; the creation of a virtual coach for motor recovery; the development of an application to visit inaccessible places; the creation of an immersive solution for the design of public spaces and events; the development of an application dedicated to immersive journalism; the study of an intelligent system for waste disposal. Altogether the concepts introduced in the various sections and the results of single experiences gives hints about the readiness of the individual contexts regarding the introduction of immersive technologies as well as considerations on the applicability and possible evolutions of the CUTE model developed.
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