Academic literature on the topic 'Epistemologia Evoluzionistica'

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Journal articles on the topic "Epistemologia Evoluzionistica"

1

Corbellini, Gilberto. "Jervis e i pregiudizi "di sinistra" contro la biologia." PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE, no. 3 (September 2010): 330–34. http://dx.doi.org/10.3280/pu2010-003003.

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Abstract:
Nel corso degli ultimi due decenni la riflessione teorica in campo psicologico e politico di Giovanni Jervis (1933-2009) si č caratterizzata in senso marcatamente naturalistico, con sempre piů consistenti e pertinenti richiami agli sviluppi della psicologia evoluzionistica e neurocognitiva. Le posizioni espresse da Jervis hanno sorpreso diversi intellettuali di sinistra, mettendo in luce il persistere, in questa tradizione politico-culturale, di paure o pregiudizi che tengono poco conto dei fatti. L'analisi proposta da Luigi Cavallaro (2010) illustra schematicamente la natura e le manifestazioni di tali paure e pregiudizi, mentre questo commento tenta di dimostrare che l'attenzione di Jervis per gli sviluppi delle conoscenze evoluzionistiche applicate al comportamento sociale e politico umano era del tutto coerente con la sua tensione epistemologica volta a trovare fondamenti obiettivi e piů scientifici per le scienze umane.
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2

Di Bernardo, Mirko. "Le dimensioni dell’intenzionalità nel dialogo tra neurodinamica funzionale e fenomenologia. Un confronto tra Freeman e Merleau-Ponty." Medicina e Morale 70, no. 1 (April 12, 2021): 73–90. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2021.930.

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Abstract:
Il contributo intende indagare la nozione di intenzionalità nella sua multidimensionalità, mettendo a confronto la prospettiva neurobiologica di Freeman con alcune geniali intuizioni filosofiche di Merleau-Ponty, con particolare riferimento ai concetti di arco intenzionale e di tendenza ad ottenere la massima presa. Tali analisi consentono di interpretare i più recenti dati sperimentali all’interno di una cornice epistemologica in grado di spiegare lo sviluppo delle strutture del comportamento umano mediante il ricorso ad uno specifico approccio genealogico ispirato ad un naturalismo evoluzionistico non riduzionista.
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3

Frigoli, Diego. "L’archetipo del Sé e l’Ecobiopsicologia." Ricerca Psicoanalitica 31, no. 2 (October 15, 2020). http://dx.doi.org/10.4081/rp.2020.278.

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Abstract:
L’attuale psicoterapia del profondo, con i suoi differenti modelli, si sta confrontando con la turbolenza degli sviluppi delle neuroscienze, con la ricchezza emozionale determinata dalle moderne concezioni del trauma e dell’attaccamento e con l’opportunità di scambi mutuamente fecondi con tutta la gamma delle più recenti acquisizioni della fisica quantistica e della biologia evoluzionistica. Questi importanti mutamenti culturali impongono una sorta di revisione dei modelli di funzionamento psicoterapico perché, nel clima di convergenza che si va designando tra la psicoterapia del profondo, il tema dell’archetipico, le neuroscienze, e più in generale con la fisica quantistica e la biologia evoluzionistica, si stanno gettando le basi di una nuova cornice epistemologica della complessità – l’ecobiopsicologia – nella quale mente, cervello e natura fanno parte di un campo in-formativo originato dal campo Akashico. Oggi questa esigenza sistemico-complessa è sentita come una necessità che ci offre la visione di un mondo sempre meno topografico e sempre più olografico. In questa prospettiva i costrutti tradizionali quali l’inconscio, l’empatia, la somatizzazione, il conflitto, l’alexitimia ed altri dovrebbero essere integrati, tramite il simbolo e l’analogia vitale, con i concetti di cognizione, di archetipo, di immaginario, di in-formazione, affinché la psicoterapia non si limiti ad esplorare il complesso dell’Io ma aspiri a focalizzarsi sugli stati dissociati del Sé, recuperando così una visione più integrale del disagio del paziente.
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4

Pennacchini, Maddalena. "L’approccio positivista alla filosofia della medicina: una review." Medicina e Morale 55, no. 2 (April 30, 2006). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2006.361.

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Abstract:
L’articolo intende presentare una rassegna delle tematiche affrontate dalla filosofia della medicina positivista. A questo scopo, è stato necessario propedeuticamente definire lo statuto epistemologico della medicina positivista così da individuare, in seconda istanza, gli ambiti di interesse propri della filosofia della medicina positivista, e cioè il suo oggetto, la malattia, i differenti modelli causali che consentano di spiegarne l’eziologia, ed il ragionamento medico. In merito al primo ambito, l’autrice ha cercato di ricostruire una tassonomia dei diversi approcci filosofico-epistemologici adottati dai filosofi positivisti per definire la malattia e, per opposita, la salute. Chiarito che i pensatori positivisti avviano la loro riflessione da posizioni nominaliste l’autrice ha esaminato i diversi criteri di valutazione proposti dai differenti autori: oggettivo, soggettivo, e socio-culturale. In riferimento al secondo campo di interesse, è stato delineato sinteticamente il quadro dei diversi modelli causali proposti dai filosofi della medicina positivisti: modello biomedico o biosperimentale, modello evoluzionistico, modello bio-psicosociale, modello epidemiologico o statistico. Infine, l’autrice in merito al terzo settore di analisi ha cercato di evidenziare in primo luogo come per i filosofi della medicina positivisti il metodo per la medicina clinica e quella sperimentale sia unico, mentre a loro giudizio a differenziarsi siano le tecniche di prova. Pertanto è su quest’ultima problematica che si è concentrato il dibattito sul ragionamento medico venendo a delineare due differenti approcci di verifica delle ipotesi diagnostico-terapeutiche: l’approccio probabilistico e quello basato sulle prove di efficacia. ---------- The article introduces a review of the issues considered by positivistic philosophy of medicine. To this purpose, firstly it’s necessary to define the epistemological statute of the positivistic medicine, so that, secondly, it’s possible to recognize the interests of the positivistic philosophy of medicine: its object, the illness, the different causal models that allow to explain the illness etiologia and the medic reasoning. Regarding the first field of research, the author tried to identify a taxonomy of the different philosophical and epistemological approaches adopted by the positivistic philosophy to define the illness and, pro opposita, the health. Once clarified that the positivistic thinkers started their reflection by nominalistic positions, the author examines the different standard of evaluation proposed by the different philosophies: objective, subjective, and sociocultural. Regarding the second field of interest, the author gives a synthetic picture of the different causal models proposes by positivistic philosophy of medicine: bio-physician or bio-experimental model, evolutionistic model, epidemiological or statistic model. Finally, regarding the third field of investigation, the author tries to remark that clinical and experimental medicine method is unique for positivistic philosophy of medicine, while the test techniques are different for them. Insofar, it is on this last problem list that the debate about medical reasoning is concentrated, coming to outline two different approaches of verification of diagnostic-therapeutic hypotheses: the probabilistic approach and effectiveness- based one.
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5

Gandolfi, Miriam. "Hanno ucciso l’Uomo Ragno. Nascita, splendore, declino di una fase mitica della psicopatologia clinica e della psicoterapia. C’è ancora margine per una loro dignità scientifica? Una proposta connessionista complessa." Ricerca Psicoanalitica 33, no. 2 (August 30, 2022). http://dx.doi.org/10.4081/rp.2022.608.

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Abstract:
Il panorama delle offerte di interventi tecnici in ambito psicoterapeutico non fa certo difetto per quantità e varietà. Anche la psichiatria, soprattutto non accademica, sta producendo grande mole di ricerca circa due gravi fenomeni: l’incremento incontrollato della prescrizione farmacologica e la grave sottovalutazione degli effetti collaterali e della sindrome da interruzione di assunzione. Non altrettanto si può dire dello sforzo concettuale nel riflettere, formulare e dibattere teorie che si interroghino sulla natura dei comportamenti che vengono definiti psicopatologici. Migliorare la loro comprensione permetterebbe una gestione più efficace dei processi psicoterapeutici e non il semplice controllo degli aspetti sintomatici. Attualmente è tornato in auge il vuoto, benché rassicurante, termine di raptus, così come l’onniesplicativa ricerca di un trauma/causa. La prospettiva evoluzionista, grazie al termine epigenetica, reintroduce una descrizione lineare e determinista di geni residuali. Neuropsicologi e neurobiologi non hanno dubbi sull’esistenza di strutture e meccanismi biologici di base difettosi che permetterebbero di tracciare una linea di demarcazione certa tra normalità e psicopatologia. L’autrice, dopo aver messo a confronto gli sviluppi dei diversi approcci che affrontano le tematiche e la gestione della psicopatologia, propone un percorso rigoroso e coerente con un approccio sistemico-connessionista circa le modificazioni del concetto di mente, di psicopatologia e di cambiamento psicoterapeutico e richiama l’attenzione circa il rischio di sostituire concetti teorici con la suggestione di linguaggi descrittivi fuorvianti. Dopo aver indicato nelle teorie della complessità la scelta della sua cornice epistemologica di riferimento, propone, attraverso l’esemplificazione e la presentazione di un caso clinico, il suo metodo di lavoro. Un metodo dove trasmissibilità e verificabilità restano criteri scientifici fondamentali.
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Dissertations / Theses on the topic "Epistemologia Evoluzionistica"

1

DEBERNARDI, MASSIMO. "Le radici dell'epistemologia evoluzionistica: Popper, Campbell e Lorenz." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2015. http://hdl.handle.net/10281/77475.

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Abstract:
Il presente lavoro intende tracciare un’analisi storico-critica dell’epistemologia evoluzionistica, prendendo in esame le opere di Konrad Lorenz, Karl Raimund Popper e Donald T. Campbell, dopo averle inserite all’interno di una linea storica che risale al pensiero ed all’opera di Charles Darwin. L’epistemologia evoluzionistica, secondo la quale la conoscenza deve essere intesa primariamente come un prodotto dell’evoluzione biologica e considera quindi l’evoluzione biologica come la precondizione del comportamento cognitivo, culturale e sociale che un organismo, un gruppo o una specie può esprimere, ha le sue origini appunto già nei lavori di Charles Darwin. Il quadro esplicativo proposto da Darwin portava a considerare la vita, in modo totalmente “laico”, non più come il culmine di un processo attuato da una mente sovrannaturale, ma come l’esito conclusivo, ma contingente, di uno sviluppo evolutivo segnato da eventi inaspettati. Darwin poneva le premesse per una naturalizzazione della mente, ricollocandola nel contesto di una natura in evoluzione, senza alcuna finalità. Darwin rigettò ogni tentativo di rinunciare al naturalismo metodologico e di escludere a-priori l’applicazione del principio di selezione naturale alla mente umana e non arrivò mai a sostenere una posizione discontinuista. Dopo Darwin fu un filosofo, Herbert Spencer, che abbracciò entusiasticamente la teoria dell’evoluzione arrivando a considerare tutto come una manifestazione di una spinta evolutiva tesa verso il progresso. Fu però soprattutto negli Stati Uniti che la rivoluzione darwiniana impattò sulla filosofia. E’ noto che fin dalla sua apparizione L’origine delle specie venne accolta con grande interesse. E’ importante sottolineare che l’Epistemologia Evoluzionistica è strettamente connessa da una parte alla sintesi moderna, nel campo degli studi di biologia evoluzionistica e dall’altra all’ epistemologia naturalizzata di Willard van Orman Quine. D. T. Campbell fu, insieme a Karl Raimund Popper e Konrad Lorenz, protagonista, attorno agli anni ‘Settanta’ del secolo scorso, di una stagione molto importante per quanto concerne la ricezione della rivoluzione darwiniana all’interno dell’ambiente filosofico e più latamente intellettuale. In Popper l’epistemologia evoluzionistica fu interpretata in chiave più propriamente filosofica e lamarckiana, perché tutto il processo evolutivo viene letto come un processo creativo, che tende alla conoscenza. Konrad Lorenz ritiene che il progressivo processo di un sempre miglior adattamento degli organismi all’ambiente sia leggibile come una crescita di informazione sull’ambiente, che viene definito, in modo analogico, come “sapere”. ambpell non fu né un filosofo né uno storico della filosofia quanto a status accademico, ma uno psicologo. Questo fatto non è casuale: l’epistemologia evoluzionistica occupa uno spazio “extraterritoriale” all’interno della geografia accademica attuale ed è anche per questo motivo che non ha mai assunto un’identità ben definita, trovandosi ad occupare un territorio di confine fra la filosofia, la biologia evoluzionistica, la psicologia e la sociologia. Si tratta di un aspetto essenziale che va rimarcato in modo nettissimo, perché ha rappresentato una notevole difficoltà nella ricostruzione che è stata fatta del dibattito, rendendo quanto mai arduo definire i contorni e i limiti di questo ambito di ricerca. D.T. Campell adottò una prospettiva totalmente selezionista, applicandola a partire dal mondo del vivente su su fino alla scienza.
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