Journal articles on the topic 'Elementi semplici'

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Ferrari, Veronica. "Il ruolo del progetto nel rapporto con la città stratificata. Paniconi e Pediconi a Mantova." TERRITORIO, no. 99 (August 2022): 122–29. http://dx.doi.org/10.3280/tr2021-099017.

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Abstract:
Il saggio illustra il contributo degli architetti romani Mario Paniconi (1904-1973) e Giulio Pediconi (1906- 1999) al programma di ricostruzione post-bellica del Piano Fanfani - gestione ina-Casa - mediante il progetto del complesso per abitazioni e negozi di piazza San Giovanni a Mantova, un intervento che sviluppa in maniera attenta e innovativa l'organizzazione planimetrica degli alloggi e sperimenta elementi compositivi diversi sui fronti che dialogano con la città. Il complesso di edilizia popolare si inserisce con la corretta misura all'interno del tessuto densamente costruito e stratificato mettendosi a sistema con la morfologia dell'edificato. I progettisti lavorano su schemi abitativi semplici e la dotazione di spazi collettivi come la grande corte-giardino e i servizi collettivi.
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Stawniak, Henryk. "Niezdolność do zawarcia małżeństwa (kan. 1095 KPK) w świetle przemówień papieskich do Roty Rzymskiej i nauki Kościoła." Prawo Kanoniczne 52, no. 3-4 (December 10, 2009): 229–46. http://dx.doi.org/10.21697/pk.2009.52.3-4.11.

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Abstract:
Il presente articolo è una più ampia versione della conferenza tenuta agli impiegati dei tribunali ecclesiastici. L’oggetto di questo studio consta dell’applicazione del can. 1095 CIC nella giurisprudenza ecclesiale in base ad alcune indicazioni contenute nei discorsi dei pontefici alla Rota Romana e del Magistero della Chiesa. L’essenziale filo dello studio sono le questioni di giovarsi abilmente delle scienze psicologiche o psichiatriche (nel contesto dell’antropologia cristiana, come pure nel contesto del pessimismo antropologico), inoltre anche le questioni di usufruire abilmente dei giudici sulle perizie degli esperti, alla fine della loro valutazione giuridica. Ulteriormente viene trattato il tema delle reciproche relazioni tra le figure d’incapacità considerate dal can. 1095 CIC e dei loro esenziali elementi. Il suddetto canone si analizza anche alla luce degli art. 203 e 209 dell’istruzione Dignitas connubii. Infine, viene sottolineato il fatto accertato da Benedetto XVI, che le persone semplici sono capaci al matrimonio e non si può mescolare le difficoltà nel funzionamento del matrimonio con una vera incapacità di contrarlo.
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3

Wronka, Stanisław. "Jan Paweł II – człowiek dobry." Ruch Biblijny i Liturgiczny 58, no. 2 (June 30, 2005): 85. http://dx.doi.org/10.21906/rbl.586.

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Abstract:
L’andare di Giovanni Paolo II alla casa del Padre ha toccato profondamente tutti, credenti e non credenti. Il modo in cui il Papa viveva i suoi ultimi giorni, segnati dalla sofferenza, la sua pasqua dalla morte alla vita in Dio, ha confermato definitivamente la sua grandezza. Agli occhi del mondo è sfavillata la sua bella umanità e allo stesso tempo si è aperto unenorme e doloroso vuoto. La vicenda dell’uomo rassomiglia a quella di un albero: si può valutarne bene la grandezza, salute e posto nel paesaggio solo quando è abbattuto.L’umanità del Santo Padre era tutta tessuta dei valori massimi di verità, libertà, amore... Il Papa li realizzava con radicalismo e coraggio che però sapeva unire alla mitezza e rispetto verso gli altri. Questa difficile sintesi testimonia il suo genio morale. Il fondamento dell’umanità di Giovanni Paolo II era la fede in Dio che rafforza le naturali capacità dell’uomo e permette di unire tutti gli elementi della realtà umana, inclusa la sofferenza e morte, in un armonioso insieme. Il legame con Dio non lo separava dagli uomini, ma lo apriva ancor di più a loro. Infatti, accanto a lui si radunavano sia giovani che adulti ed egli li univa sulla base dei valori che riconosceva. Col passare del tempo, la comunità attorno a lui aumentava, nel giorno del suo funerale abbracciava pressoché tutto il mondo. Ciò dimostra la giustezza dell’antropologia evangelica alla cui luce costruiva tutta la sua vita.I mezzi con cui il Santo Padre foggiava la sua umanità erano semplici, ma esigenti. La fonte della forza e della luce costituiva per lui soprattutto una fervida e costante preghiera, frequente partecipazione ai sacramenti e sistematica meditazione sulla Parola di Dio. A queste pratiche religiose univa un solido studio delle diverse materie: letteratura, filosofia, teologia. Con passione perseguiva la verità, voleva raggiungere l’essenza delle cose e fenomeni, trattava le questioni del tempo, confrontava i risultati delle sue riflessioni con le opinioni degli scienziati, artisti, politici. La luce della fede unita alla sapienza umana lo faceva un profeta dei nostri tempi che vedeva più lontano e più profondamente e influiva in modo efficace sul corso della storia. Poteva operare così molto grazie alla sua enorme laboriosità, sfruttamento di ogni istante e fedeltà nel poco.In verità per il Papa niente era di poco valore, egli scorgeva in tutto la straordinarietà, dappertutto scopriva con meraviglia le tracce della bellezza, sapienza e amore di Dio – nell’uomo, negli eventi, nella natura. Voleva rispondere a questo amore anche con amore con il quale abbracciava Dio, uomini e ogni creatura. L’amore faceva sì che non si sentisse mai annoiato né stanco e che esercitasse così forte influsso sugli altri. La gente si affezionava a lui, ricambiando il suo amore paterno e cercava di tramandarlo oltre, tentando perfino di riconciliarsi con i nemici. Infatti, è difficile resistere al potere dell’autentico amore!Di Giovanni XXIII si diceva: „Papa buono”, invece di Giovanni Paolo II si dice in modo più principale: „uomo buono”, poiché in lui si è manifestata nella misura rarissima la stessa umanità, la sua forma piena. Essere buono vuol dire essere vicino a Dio che come unico è veramente buono e fonte del bene. Dunque l’uomo buono è anche santo e grande. Tale era Giovanni Paolo II, perché cercava sempre di stare vicino a Dio, seguendo Cristo e la sua Madre. In questo cammino lo aiutavano la tradizione e la cultura polacca che nelle loro espressioni più alte sono fino in fondo evangeliche.
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Kanda, Karunsagar, and Dr P. Rajendra Karmarkar. "Hedonism in George Saunder’s The Semplica-Girl Diaries." SMART MOVES JOURNAL IJELLH 9, no. 8 (August 28, 2021): 92–103. http://dx.doi.org/10.24113/ijellh.v9i8.11153.

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Abstract:
George Saunders is an American short story writer. His writings include moral sting and stints of realism. This article is an analysis of one of his famous stories The Semplica-Girl Diaries. The story is a fine example of hedonism which means favouring pleasure and avoiding pain. This article speculates the idea of hedonism in the characters of this story and brings forth the theme of moral myopia. Hedonistic treadmill was at multiple times was being operated by those characters who try to own pleasure in spite of biting bullets. The other elements like American dream and consumerism have been analysed through the lens of narrator.
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Santoro, Carlo M. "MODELLI DI SICUREZZA." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 18, no. 1 (April 1988): 3–39. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200017251.

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Abstract:
IntroduzioneL'impiego di modelli consente di ordinare concettualmente una teoria, oppure una pre-teoria, nel senso che per le sue caratteristiche di rappresentazione schematica (e talvolta anche grossolana) della realtà facilita l'identificazione di tutti gli elementi necessari alla sua impostazione. D'altra parte opera un raccordo fra classi o idealtipi la cui affinità affiora indirettamente, per metodo comparativo, proprio nel quadro della loro diversità. Infine, attraverso la loro potenza esplicativa, per le proprietà di raffigurare una teoria, nonché per la loro semplicità, riduzione di scala, e omissione dei dettagli, i modelli possono far da crocicchio, ovvero da intersezione, anche in seno all'analisi delle Relazioni Internazionali.
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Civitarese, Giuseppe. "Cosa vuol dire "giocare" in analisi?" PSICOTERAPIA PSICOANALITICA, no. 1 (June 2021): 33–55. http://dx.doi.org/10.3280/psp2021-001003.

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Abstract:
"Giocare" in analisi ha a che fare con a) l'ascoltare il discorso dell'inconscio come se virtualmente qualsiasi cosa riflettesse il sogno della coppia o del campo analitico, b) l'interpretare il processo dell'analisi non come un rettificare le distorsioni di transfert ma come un promuovere trasformazioni, c) l'adoperare uno stile semplice, diretto e spontaneo di conversazione con il paziente. Nel nuovo paradigma della psicoanalisi, che si può definire non più epistemico ma ontologico, cioè diretto non tanto a svelare contenuti rimossi ma a promuovere nuove funzioni, la psicoanalisi dei bambini, in cui il gioco ha un posto così rilevante, fa da modello alla psicoanalisi degli adulti. I concetti di attività, vitalità, intensità, curiosità, piacere, esplorazione, spontaneità, apertura, ecc. diventano elementi che idealmente dovrebbero essere presenti in qualsiasi analisi. Nel gioco tutto è finzione e si gioca in due. Giocare serve a far crescere la mente passando per momenti di sintonizza zione emotiva (at-one-ment). Da qui la necessità per l'analista di disporre di concetti aggiornati per intuire cosa succede sul piano inconscio e condiviso della relazione.
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Panebianco, Carmelo. "Isomorfismo e creativitŕ: un Processo di Reciproco Adattamento (PRA)." RIVISTA DI PSICOTERAPIA RELAZIONALE, no. 36 (December 2012): 5–24. http://dx.doi.org/10.3280/pr2012-036001.

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Abstract:
L'Autore ritiene di fondamentale importanza la scoperta dei neuroni specchio e l'individuazione di una funzione innata nell'uomo, quale la "simulazione incarnata". Riconosce, perň, una funzione innata piů ampia, la "funzione incarnata di adattamento" dove la simulazione incarnata č solo un sottosistema. L'adattamento si articola, sostiene l'Autore, attraverso processi di simulazione, sintonizzazione, assimilazione e accomodamento. Quando due individui entrano in contatto e attivano un'interazione, essendo entrambi dotati della "funzione incarnata di adattamento", non possono non attivare un complesso Processo di Reciproco Adattamento (PRA). La relazione si definisce attraverso un complesso processo di reciproco adattamento (PRA) dove i due interagenti selezionano elementi di compatibilitŕ: stili di attaccamento, MOI, modelli familiari, bisogni, etc. L'isomorfismo rappresenta una risposta che nasce dal PRA durante il percorso terapeutico. I comportamenti isomorfici dei terapeuti vengono considerati come un potente strumento diagnostico e terapeutico. Se l'isomorfismo č qualcosa che emerge dall'incontro tra due sistemi (sistema- pazienti e sistema-terapeuti), entrambi dotati della funzione di adattamento incarnato, il sistema terapeutico rappresenta qualcosa di piů e di diverso della semplice somma delle parti. Il qualcosa "di piů e di diverso", ovvero il sistema terapeutico, costituisce giŕ una condizione di cambiamento.
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Colombo, Alessandro. "ORDINE E MUTAMENTO NELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI." Italian Political Science Review/Rivista Italiana di Scienza Politica 27, no. 2 (August 1997): 373–401. http://dx.doi.org/10.1017/s0048840200024862.

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Abstract:
IntroduzioneSe è vero che i silenzi e le omissioni di una disciplina dicono, a volte, più di quanto dicano le sue parole, la riflessione post-bellica delle relazioni internazionali ha meno da dire sul mutamento internazionale di quanto questo abbia da dire sulle relazioni internazionali.Quando si tireranno le somme della storia della politica internazionale del nostro secolo, infatti, essa apparirà come una successione di mutamenti colossali: dalla fine degli imperi asburgico, ottomano e germanico all'indomani della prima guerra mondiale, a quella degli imperi coloniali dopo la seconda, fino a quella dell'impero russo-sovietico che ha chiuso anche simbolicamente il Novecento. Tanto più sorprendente, quindi, è il fatto che di questi processi non sia rimasta quasi traccia nell'analisi scientifica della politica internazionale. Con alcune lodevoli eccezioni, fino alla fine degli anni settanta la gran parte dell'analisi della politica internazionale si concentrò su elementi statici, quando non finì per essere pura e semplice teoria del bipolarismo. Diversi elementi giocarono a favore di questa scelta (Gilpin 1989, 4-6): la priorità, consueta nelle scienze sociali, dell'analisi statica rispetto all'analisi dinamica (Schumpeter 1979), resa ancora più pervasiva dal successo della teoria dei sistemi; il progressivo declino di quella che K.J. Holsti definì la «grande teoria» (Holsti 1971), cioè dei tentativi di costruire una teoria generale delle relazioni internazionali; la contraddizione tra i colossali mutamenti che avvenivano nel Terzo Mondo e la matrice euro-occidentale della disciplina; la mancanza, soprattutto, di una «domanda» di teorie del mutamento, annullata anch'essa nel «lungo presente» del confronto bipolare.
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Platas-García, Alejandra, Verónica Reyes-Meza, and José Martín Castro-Manzano. "Disegno e risoluzione di una prova di comprensione della lettura a scelta multipla per studenti adulti di italiano lingua straniera." Matices en Lenguas Extranjeras, no. 13 (January 1, 2019): 120–43. http://dx.doi.org/10.15446/male.n13.89896.

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Abstract:
Questo contributo offre alcuni elementi da considerare in merito al disegno e alla risoluzione delle prove di comprensione della lettura a scelta multipla in italiano lingua straniera ed è indirizzato ai lettori interessati nella valutazione di studenti ispanofoni. Si sa che l’abilità di comprensione della lettura non può essere valutata direttamente. Siccome gli insegnanti di italiano come lingua straniera non possono misurare il grado di comprensione raggiunto dagli studenti con la semplice osservazione della loro lettura, ci vuole l’uso di qualche prova che offra quest’informazione. Tra le diverse tipologie di prove che esistono c’è una che è molto adoperata, la prova a scelta multipla. L’obiettivo di questo contributo è descrivere aspetti relativi al disegno e alla risoluzione di una prova a scelta multipla di lettura ideata per studenti adulti di italiano lingua straniera. La metodologia è quantitativa: studio descrittivo, trasversale. Abbiamo somministrato la prova di lettura a 43 studenti di italiano con un’età media di 23,4 anni, che avevano un livello intermedio di conoscenza della lingua. I partecipanti hanno ottenuto più risposte corrette (66,5%) che errate (33,5%) e hanno adoperato di più la strategia di eliminazione per risolvere la prova che le altre strategie. Per concludere diamo dettagli sulla nostra ricerca futura.
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Frigerio, Luca. "La "Teoria fisiologica dell'anima" di Andrea Verga." STORIA IN LOMBARDIA, no. 2 (January 2022): 25–50. http://dx.doi.org/10.3280/sil2020-002002.

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Abstract:
A partire dalla metà dell'Ottocento in Italia si sviluppò una psichiatria nazionale, di matrice medico-scientifica, che rivendicò il monopolio medico-psichiatrico della malattia mentale, con l'obiettivo di emanciparla da ogni retaggio filosofico e teologico. Figura chiave di questa transizione fu il medico e psichiatra lombardo Andrea Verga. Il saggio analizza le lezioni che Verga tenne per la cattedra di Dottrina e Clinica delle alienazioni mentali nel biennio 1884-86, nelle quali delineò la "Teoria fisiologica dell'anima", in base alla quale «l'anima non è che la funzione dell'encefalo». Egli difese in primo luogo l'idea che fra il sistema nervoso e gli altri organi del corpo umano esistessero solo differenze quantitative: tale elemento rendeva possibile uno studio dell'anima come puro e semplice prodotto del funzionamento dell'organismo umano e, specialmente, come un oggetto di studi scientifici liberati da ogni ipoteca religiosa o metafisica. In secondo luogo, sostenne che fosse infondata l'idea che tale concezione dell'anima potesse minare il senso morale degli esseri umani e dunque danneggiare la società, perché l'agire morale umano sarebbe indipendente dalla convinzione che l'anima sia o meno immortale, che esista un Dio e che l'uomo disponga o meno del libero arbitrio.
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Todorović, Suzana. "I TEMPI VERBALI DEL MODO INDICATIVO NEL DIALETTO ISTROVENETO DEL LITORALE SLOVENO." Folia linguistica et litteraria XI, no. 30 (2020): 281–300. http://dx.doi.org/10.31902/fll.30.2020.16.

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Abstract:
Nel presente contributo ci proponiamo di presentare l’impiego dei tempi verbali istroveneti del modo indicativo. Il lessico istroveneto (attinente all’area istriana nordoccidentale) è riportato in otto dizionari dialettali, ovvero Dizionario storico fraseologico etimologico del dialetto di Capodistria (Giulio Manzini e Luciano Rocchi, 1995), Dizionario del dialetto capodistriano (Dino Parovel, 2006), Voci della parlata isolana nella prima metà di questo secolo (Antonio Vascotto, 1987), Vocabolarietto del dialetto isolano (Antonio Delise, 2006), Dizionario del dialetto isolano: raccolta di parole e modi di dire della parlata isolana di ieri, di oggi e, forse, di domani (Silvano Sau, 2009), Le perle del nostro dialetto (Ondina Lusa e Marino Bonifacio, 2004, 2010, 2012). In alcuni dizionari gli autori riportano altresì una selezione di elementi grammaticali senza fornire un puntuale quadro grammaticale delle parlate prese in esame; oltre a ciò, non sempre vi è rispondenza tra gli elementi grammaticali riportati e quelli rilevati sul campo durante le nostre ricerche, essendo (stati) gli autori dei dizionari perlopiù amanti della parola dialettale e non linguisti o dialettologi. Le regole d’uso dei tempi verbali istroveneti (presente, imperfetto, futuro semplice, passato prossimo, imperfetto, trapassato rossimo, futuro anteriore) sono state definite mediante materiali testuali registrati sul campo durante le inchieste dialettali effettuate in sette punti d’inchiesta istroveneti. Tutti i testi ricavati sul campo sono stati corredati da traduzioni in italiano. Per ogni tempo verbale riportiamo le coniugazioni dei verbi ausiliari ˈeṡer ‘essere’ e ver ‘avere’ e le coniugazioni dei verbi regolari con infinito in -ar o -a (Pirano); -er (Capodistria), -e (Isola) o -i (Pirano e Strugnano); -ir (Capodistria, Isola) o -i (Pirano). Nel caso dei tempi verbali composti è stata messa in rilievo la loro modalità di formazione.
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Buseti, Simone, and Bruno Dente. "L'introduzione del performance management nelle Universitŕ italiane." STUDI ORGANIZZATIVI, no. 2 (April 2013): 121–41. http://dx.doi.org/10.3280/so2012-002005.

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Abstract:
L'ipotesi centrale del saggio č che gli strumenti di misurazione della performance possono essere un modo efficace per promuovere la professionalizzazione del management delle universitŕ, ma soltanto nel rispetto di due condizioni, entrambe necessarie: che l'introduzione di nuovi sistemi sia parte di una piů ampia azione di sviluppo, e che le strategie di cambiamento rispettino l'eterogeneitŕ delle amministrazioni e siano quindi incrementali e differenziate. Si tratta di due condizioni che il decreto 150/2009 sembra sottovalutare, implicando una semplicitŕ doppiamente erronea: l'omogeneitŕ delle amministrazioni target e la sufficienza di valutazione e misurazione ai fini del miglioramento delle performance. Il saggio presenta una ricerca sui sistemi di management e valutazione, attraverso l'analisi dei risultati di un questionario somministrato a circa un terzo degli atenei italiani. La ricerca ha sostanzialmente smentito tali premesse e ha restituito due risultati: un'analisi dello stato dei sistemi che fotografa il posizionamento degli atenei e un modello di relazione tra le diverse variabili oggetto d'indagine. Per quanto riguarda il primo risultato, il panorama complessivo mostra alcuni elementi generalmente solidi e diffusi (come il quadro organizzativo), elementi diffusi ma solo raramente considerati adeguati (ad esempio il controllo di gestione), elementi sostanzialmente assenti (tra tutti il sistema di gestione dei rischi). D'altra parte, il posizionamento degli atenei rivela uno scenario - oltre che generalmente poco soddisfacente - anche fortemente eterogeneo. Non solo quindi non č possibile immaginare una riforma basata sul principio "one size fits all", ma č necessario tutto al contrario sviluppare diversi approcci al cambiamento. Il saggio presenta tre possibili strategie di implementazione della riforma, che partendo dallo stato di sviluppo dell'amministrazione suggeriscono percorsi di cambiamento differenziato. Infine, l'ultima parte del saggio utilizza i dati della rilevazione per costruire un modello di relazione che conferma il rapporto ipotizzato tra i sistemi di valutazione e alcune precondizioni, individuate nel quadro organizzativo, nei sistemi di supporto e (in minor misura) nei sistemi di gestione del rischio e di presidio della qualitŕ. Il modello non propone un rapporto di stretta causalitŕ tra variabili (il che implicherebbe una sequenza cronologica stretta nei programmi di riforma), ma piuttosto di guardare al management come oggetto complesso, il cui miglioramento necessita di sviluppo armonico e forte integrazione tra le sue diverse parti.
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Sondel, Janusz. "PRAWO RZYMSKIE JAKO PODSTAWA PROJEKTÓW KODYFIKACYJNYCH W DAWNEJ POLSCE." Zeszyty Prawnicze 1 (January 27, 2017): 47. http://dx.doi.org/10.21697/zp.2001.1.03.

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Abstract:
Ił DIRITTO ROMANO QUALE BASE NEI PROGETTI DI CODIFICAZIONE NELL’ANTICA POLONIATra i diversi settori, ove si puó constatare l’influsso del diritto Romano sul diritto dell’antica Polonia, e necessario ricordare inanzi tutto l’utilizzo di questo diritto quale materia prima nei tentativi di codificazione del diritto polacco. Questi tentativi non diedero tuttavia grandi risultati, il che fece si che praticamente 1’unica codificazione compredente il complesso del diritto in Polonia, prima della sua spartizione, fossero costituiti dagli Statuti di Casimiro il Grande, risalenti alla metà del XIV secolo. Altre raccolte uffîciali erano solo un semplice riordino cronologico delle normative oppure comprendevano solamente un determinato settore del diritto o ad uno specifico territorio.In questa situazione, data la mancanza di codificazione uffîciali si diede importanza ai progetti elaborati, i quali venivano applicati nella prassi giuridica. In gran parte i loro autori erano persone con istruzione giuridica, lo si desume dalfinflusso del diritto romano sui loro elaborati. Questi influssi sono anche evidenti negli Statuti di Casimiro il Grande pur essendo molto più numerosi nei progetti di codificazione corne lus Polonicum Sigismundinum (I metà del XVI secolo) di Maciej Sliwnicki, il quale fondô il suo elaborato sul diritto romano, nonché nella raccolta posteriore, la cosidetta Correctura iurium. Numerosi elementi romanistici, li rilevano anche le opere di Bartlomiej Groicki, risalenti alla metà del XVI secolo, che vennero applicate nelle prassi delle città polacche, locate sul diritto di Magdeburgo nonché i progetti delle codificazioni délia Prussia. Tra questi ultimi mérita particolare attenzione Jus Culmense Revisum (1594), la quaîe è costituita da una raccolta di leggi dal ricco contenuto romanistico. Molti altri esempi dell’applicazione del diritto romano, compendenti le citazioni testuali délia Codificazione di Giustiniano, li possiamo trovare nel Codice di Anrzej Zamojski del 1778.
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Andreoli, A., L. Simonetti, C. Sturiale, R. Agati, and M. Leonardi. "Malformazioni artero-venose del sistema nervoso centrale." Rivista di Neuroradiologia 15, no. 1 (February 2002): 55–67. http://dx.doi.org/10.1177/197140090201500106.

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Abstract:
Il trattamento delle malformazioni artero-venose (MAV) cerebrali dispone oggi di 3 opzioni terapeutiche: la microchirurgia, l'embolizzazione, la radiochirurgia. Esiste inoltre la possibilità di combinare fra di loro questi vari trattamenti. La scelta della strategia di trattamento preferibile non è sempre semplice, deve essere personalizzata caso per caso e si basa sull'integrazione di dati clinici, epidemiologici e neuroradiologici. Gli esami diagnostici, neuroradiologici e non, che possono entrare in gioco nello studio delle MAV sono numerosi: TC e/o angio-TC, RM, angio-RMN ed RM “funzionale” (RM-f) di attivazione, studio angiografico, ed altri eventuali esami funzionali quali la PET, i potenziali evocati (pazienti pediatrici in anestesia generale o MAV rolandiche); il transcranial doppler. La scelta delle tecniche varia in funzione delle informazioni che si desidera ottenere. Se l'impostazione terapeutica è essenzialmente chirurgica tradizionale e si basa sull'identificazione del “grading” di una MAV secondo la classificazione di Spetzler e Martin, sono sufficienti i dati deducibili da TC/angioTC o da RM/angio-RM. Sono noti, tuttavia i limiti di questo approccio, che tra l'altro è scarsamente utile per la valutazione del rischio del trattamento endovascolare o radiochirurgico Per tali motivi è più opportuno approfondire lo studio angioarchitettonico e fisiopatologico della MAV con l'esame angiografico selettivo e superselettivo. Nel valutare lo studio angiografico è importante sempre analizzare tutte le sue componenti: afferenti arteriosi, nidus, drenaggi venosi. Al termine di tale iter diagnostico avremo tutti gli elementi fisiopatologici che ci consentono di decidere il trattamento più adeguato: chirurgia; radiochirurgia, trattamenti endovascolari; varie associazioni, trattamento conservativo. In conclusione, esistono pazienti in cui ciascuna delle tre metodiche sarebbe di per sé efficace: in questi casi è da preferire la chirurgia in quanto anatomicamente risolutiva. Esistono pazienti in cui le caratteristiche cliniche e le indagini strumentali orientano verso l'utilizzazione di una sola metodica, chirurgia o radiochirurgia oppure embolizzazione. In altri pazienti il trattamento combinato di due o più metodiche in successione appare il più razionale per ottenere il miglior risultato possibile. Esistono infine alcuni pazienti in cui il rischio di qualsiasi tipo di trattamento è maggiore rispetto al rischio legato alla storia naturale, in cui ancora oggi il trattamento conservativo appare la scelta più ragionevole.
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Ardissino, Gianluigi, and Antonio Vergori. "Gestione dei liquidi e del sodio nella reidratazione per via endovenosa in età pediatrica." Medico e Bambino Pagine elettroniche 23 (July 2020): 156. http://dx.doi.org/10.53126/mebxxiiil156.

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Abstract:
Tornando indietro con la memoria a quasi 30 anni orsono, quando ero giovane specializzando in Pediatria, ricordo distintamente le personali incertezze e difficoltà ad acquisire un metodo per la corretta reidratazione del bambino. Ciascuno dei miei Maestri di allora sembrava utilizzare un approccio diverso e non univoco, come se l’argomento non avesse una sua regola precisa: c’era chi utilizzava sistematicamente la soluzione fisiologica, chi una soluzione ipotonica (a 20, 40 o 60 mEq/l di NaCl) e chi preparava la soluzione aggiungendo NaCl ipertonico alla glucosata. Per non parlare dei volumi da infondere e quindi delle velocità di infusione; anche questi gestiti con variabilità che non consentivano mai di derivarne una regola. In tali condizioni appariva impossibile imparare un metodo, forse anche perché, di fatto, un metodo non c’era. Le stesse mie difficoltà e incertezze le percepisco oggi negli specializzandi che si susseguono al nostro fianco come se il problema di una corretta reidratazione, per quanto basilare in Pediatria, rimanesse invariato nel tempo. La mia vita professionale mi ha poi portato dalla Pediatria alla Nefrologia pediatrica, ove l’equilibrio idrico ed elettrolitico sono elemento fondamentale del sapere. In tale contesto e per superare l’handicap una volta per tutte, ho sviluppato un metodo per la reidratazione del bambino che oggi credo sia giunta l’ora di condividere. Il metodo al quale alludo, infatti, si è rivelato efficace nel corso di decenni di attività non solo nelle condizioni di disidratazione semplice ma anche in condizioni estreme: dal prematuro di 380 g al ragazzone di 110 kg, dalla natremia di 99 mEq/l a quella di 203 mEq/l, dal disidratato con grave insufficienza renale (urea di 604 mg/dl) a quello con sindrome nefrosica (e albuminemia di 0,6 g/dl). A chi avrà la bontà di leggere questo nostro scritto e la pazienza di comprenderlo, promettiamo non solo di superare per sempre le incertezze e difficoltà che agitano i pediatri ospedalieri più giovani (e talvolta anche quelli meno giovani) nell’approccio alla disidratazione, ma promettiamo anche molte soddisfazioni nel veder puntualmente accadere quello che era stato preventivato e anticipato da una grande dimestichezza con la materia che consentirà loro di “giocare” con gli equilibri del sodio e dell’acqua e avere riscontri sempre positivi.
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Isse, Renan. "La lettura come attività pedagogica: l’uso della favola come strumento da trasmettere valori." Revista Italiano UERJ 12, no. 2 (July 13, 2022): 15. http://dx.doi.org/10.12957/italianouerj.2021.67582.

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ABSTRACT: Il presente articolo si propone a presentare una riflessione sulla funzione sociale della letteratura per i giovani e per i bambini e anche un punto di vista specifico di questo tipo di testo come strumento che serve alle indicazioni pedagogiche di trasmissione di valori e rinforzo di paradigme. Privilegiamo il genere favola, poiché è un genere classico indicato ai bambini a causa degli elementi costitutivi e di promuovere un senso moralizzante alla fine della lettura. Inoltre, indichiamo che i messaggi trasmessi attraverso il testo letterario infantile, e sopratutto la morale, richiedono che il lettore sia capace di articolare i suoi livelli di conoscenza per finalmente dare senso al testo letto, ossia, che il lettore supere la lettura semplice. Per illustrare l’argomento, ricerchiamo la favola Le avventure di Pinocchio: storia di un burattino seguendo alcuni riflesione sulla letteratura infantile in quanto riguarda al suo uso come strumento il cui scopo sarà lo sviluppo della competenza lettora dei lettori. Valuteremo, pertanto, l’importanza delle pratiche di lettura per raggiungere questo obbiettivo.Parole chiave: Letteratura infantile. Favola. Pinocchio. Pratiche di lettura. Scolarizzazione. RESUMO: O presente artigo busca propor uma reflexão sobre a função social da Literatura Infantojuvenil, bem como apresentar uma visão específica desse tipo de texto enquanto instrumento que serve aos propósitos pedagógicos de transmissão de valores e reforço de paradigmas. Privilegiamos o gênero fábula, por se tratar de um gênero clássico indicado às crianças devido aos elementos constituintes e de promover um sentido moralizante ao fim da leitura. Além disso, indicamos que as mensagens transmitidas pelo texto literário infantil, e sobretudo a moral, precisam que o leitor seja capaz de articular todos os seus níveis de conhecimento para enfim dar sentido ao texto lido, ou seja, que o leitor supere a leitura simples. Para ilustrar a argumentação, analisamos a fábula Le aventure di Pinocchio: storia di un burattino à luz de algumas reflexões sobre a literatura infantil, no que diz respeito ao seu uso como instrumento cujo objetivo será o desenvolvimento da competência leitora dos leitores. Valorizaremos, portanto, a importância das práticas de leitura para esse objetivo.Palavras-chave: Literatura infantil. Fábula. Pinocchio. Práticas de leitura. Escolarização. ABSTRACT: The following article proposes a reflection on the social role of children literature, as well as presenting a specific point of view of this kind of text as an instrument that follows the pedagogic indication of conveying values and reinforcing paradigms. We privilege the genre fable since it is a classic genre recommended to children because of its constitutive elements and because it proposes a moral sense at the end of the reading. Besides, we indicate that the messages conveyed through the literary text, mainly its moral, need the reader to be able to articulate all their levels of previous knowledge so they could finally create a new meaning to the text, that is, the reader needs to overcome the simple reading. To illustrate the arguments, we analyse the fable Le avventure di Pinocchio: storia di un burattino following a few readings on children literature, when it comes to its use as an instrument whose purpose is developing readers’ reading competence. We will accept, therefore, the importance of reading practices towards this goal.Key words: Children literature. Fable. Pinocchio. Reading practices. Schooling.
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Harhoff, Frederik. "Securing criminal evidence in armed conflicts abroad." Military Law and the Law of War Review 58, no. 1 (November 25, 2020): 2–30. http://dx.doi.org/10.4337/mllwr.2020.01.01.

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This article concerns an issue that has become increasingly relevant for international coalition forces participating in joint military operations abroad, viz. the duty to collect, document, record and secure evidence of serious violations of international humanitarian law (IHL) and international human rights committed in armed conflicts. The point, simple as it seems, is that respect for justice and international humanitarian law requires that perpetrators of war crimes etc. be brought to justice. Yet prosecution and trial of these crimes cannot succeed without material proof and information that meet the standards for admission into evidence in criminal trials. However, judicial experience from international criminal trials suggests that much of the evidence produced in Court fails to meet this standard – and is therefore dismissed. The article highlights the need to secure evidence of these crimes and proposes five simple basic recommendations for military personnel who come across evidence of serious violations of international humanitarian law in armed conflicts: (1) be familiar with the elements of genocide, crimes against humanity, war crimes and aggression; (2) know the rules of the game regarding collection of evidence, including the duty to respect local norms and authorities and to follow any international rules or agreements, and the duty to comply with obligations to seek authorization for investigation from domestic authorities; (3) be careful in your registration and handling of evidence material; (4) be careful not to hurt yourself or others when you search for evidence; and (5) stay critical and impartial to all material and information you receive from others. Cet article aborde un problème que les forces armées des coalitions internationales rencontrent de plus en plus souvent lorsqu’elles participent à des opérations militaires conjointes à l’étranger: l’obligation de rassembler, de documenter, d’enregistrer et de garantir des preuves de violations graves du droit international humanitaire et des droits de l’homme lors de conflits armés. Aussi simple qu’il paraisse, le principe est le suivant: le respect de la justice et du droit international humanitaire implique que les auteurs de crimes de guerre et autres soient traduits en justice. Toutefois, les poursuites judiciaires et le procès qui s’ensuit ne peuvent aboutir sans preuves matérielles et informations qui répondent aux normes d’admission de la preuve dans les procès au pénal. L’expérience judiciaire de ces procès internationaux suggère néanmoins que bon nombre des preuves présentées au tribunal ne répondent pas à ces normes et sont dès lors rejetées. L’auteur insiste sur le besoin de fournir des preuves de ces crimes et propose cinq recommandations de base pour le personnel militaire qui aurait des preuves de violations graves du droit international humanitaire dans les conflits armés: (1) informez-vous sur les différents éléments qui composent le génocide, les crimes contre l’humanité, les crimes de guerre et les agressions; (2) connaissez les règles relatives au rassemblement de preuves, y compris le devoir de respecter les normes et autorités locales, de suivre les règles et accords internationaux, et de se conformer à l’obligation d’obtenir une autoris­ation des autorités nationales pour mener une enquête; (3) soyez prudents lorsque vous enregistrez et utilisez des éléments de preuve; (4) veillez à ne pas causer de tort aux autres ni à vous-même lorsque vous cherchez des preuves; et (5) restez critique et impartial lorsque vous recevez des informations d’autres personnes. Dit artikel bespreekt een kwestie die van toenemend belang is voor internationale coalitietroepen die deelnemen aan gezamenlijke militaire operaties in het buitenland, nl. de plicht om bewijs van ernstige schendingen van het internationaal humanitair recht (IHR) en van de mensenrechten in gewapende conflicten te verzamelen, te staven, vast te leggen en veilig te stellen. Het punt, hoe eenvoudig ook, is dat het respect voor de rechtspleging en het internationaal humanitair recht vereist dat de daders van oorlogsmisdaden enz. voor het gerecht worden gebracht. Toch kunnen deze misdaden niet succesvol vervolgd en berecht worden zonder materieel bewijs en informatie die voldoen aan de normen om als bewijs in strafprocessen te worden toegelaten. De ervaring uit internationale strafprocessen leert echter dat veel van het bewijsmateriaal dat in de rechtbank wordt aangedragen, niet aan deze norm voldoet – en daarom wordt verworpen. Het artikel benadrukt de noodzaak om het bewijs van deze misdaden veilig te stellen en stelt vijf eenvoudige basisaanbevelingen voor aan militairen die in gewapende conflicten bewijzen van ernstige schendingen van het internationaal humanitair recht aantreffen: (1) wees op de hoogte van de elementen van genocide, misdaden tegen de menselijkheid, oorlogsmisdaden en agressie; (2) ken de regels van het spel met betrekking tot het verzamelen van bewijs, met inbegrip van de plicht om de lokale normen en autoriteiten te respecteren en om alle internationale regels of overeenkomsten te volgen, evenals de plicht om te voldoen aan de verplichting dat aan binnenlandse autoriteiten toestemming moet worden gevraagd om een onderzoek in te stellen; (3) let op bij het registreren en behandelen van bewijsmateriaal; (4) zorg ervoor dat je jezelf of anderen geen schade berokkent wanneer je naar bewijs zoekt; en (5) blijf kritisch en onpartijdig ten opzichte van al het materiaal en de informatie die je van anderen ontvangt. El artículo aborda un problema que con el tiempo ha adquirido una importancia relevante para las fuerzas en coalición que participan en operaciones conjuntas en el exterior, tal cual es el deber de recoger, documentar, registrar y asegurar las pruebas de crímenes graves contra el Derecho Internacional Humanitario (DIH) y contra los derechos humanos cometidos en los conflictos armados. El asunto, tan simple como parece, es que el respeto por la justicia y el Derecho Internacional Humanitario exige que en definitiva los perpetradores de crímenes de guerra sean llevados ante la justicia. Sin embargo, la acusación y el enjuiciamiento de estos crímenes no pueden prosperar sin una prueba material e información que reúna los requisitos necesarios para ser admitida como prueba de cargo en juicios penales. Al hilo de esto, la experiencia judicial en procedimientos penales internacionales demuestra que muchas de estas pruebas presentadas ante un tribunal no cumplen con estos estándares y, por consiguiente, son rechazadas. El artículo resalta la necesidad de asegurar la prueba de estos crímenes y propone cinco recomendaciones básicas para el personal militar que deba requisar estas pruebas relativas a crímenes graves contra el Derecho Internacional Humanitario en conflictos armados: (1) Familiarizarse con los elementos constitutivos del crimen de genocidio, crímenes contra la humanidad, crímenes de guerra y crimen de agresión; (2) Conocer las reglas del juego relativas a la recogida de pruebas, incluido el deber de respetar las normas y a las autoridades locales y cualquier otra regla o acuerdo internacional, y el deber de cumplir con la obligación de solicitar autorización a las autoridades locales para llevar a cabo investigaciones; (3) Ser diligente en el registro y manejo de las pruebas materiales; (4) Tener cuidado de no dañarse o dañar a otros en la búsqueda de las pruebas; y (5) tener una actitud crítica e imparcial ante las pruebas e información que se reciba de otros. Questo articolo tratta di una questione che è diventata sempre più rilevante per le forze di coalizione internazionali che partecipano ad operazioni militari congiunte all’estero, vale a dire il dovere di raccogliere, documentare, registrare e mettere al sicuro le prove di gravi violazioni al diritto internazionale umanitario (IHL) e dei diritti umani commesse nei conflitti armati. Il punto, semplice come appare, è che il rispetto della giustizia e del diritto internazionale umanitario richiedono che gli autori di crimini di guerra etc. siano assicurati alla giustizia. Però l’azione penale e il processo per tali crimini non possono avere successo senza prove materiali e informazioni che soddisfino gli standard per l’ammissione come prova nei processi penali. Tuttavia, l’esperienza giudiziaria dei tribunali penali internazionali suggerisce che molte delle prove prodotte nei tribunali non soddisfano questi standard e perciò vengono respinte. Questo articolo evidenzia la necessità di garantire prove di questi crimini e propone cinque semplice raccomandazioni di base per il personale militare che si imbatte in prove di serie violazioni al diritto internazionale umanitario nei conflitti armati: (1) Conoscere gli elementi del genocidio, dei crimini contro l’umanità, dei crimini di guerra e dell’aggressione; (2) Conoscere le regole del gioco riguardo la raccolta delle prove, compreso il dovere di rispettare le norme e autorità locali e di seguire qualsiasi regola o accordo internazionale, e il dovere di rispettare gli obblighi di chiedere l’autorizzazione alle indagini alle autorità nazionali; (3) Fare attenzione nella registrazione e gestione del materiale probatorio; (4) Fare attenzione a non fare del male a se stessi od altri nella ricerca delle prove; e (5) Rimanere critici ed imparziali nei confronti di tutto il materiale e delle informazioni ricevute da altri. Dieser Artikel behandelt eine Angelegenheit, die für die Streitkräfte internationaler Koalitionen, die sich an gemeinsamen Militäreinsätzen im Ausland beteiligen, an Relevanz gewinnt, nämlich die Pflicht, Beweismittel schwerer Verletzungen des internationalen humanitären Rechts und internationaler Menschenrechte in bewaffneten Konflikten zu sammeln, zu dokumentieren, aufzuzeichnen und sicherzustellen. Der Kernpunkt, so einfach dieser scheinen mag, besteht darin, dass Respekt vor der Justiz und dem internationalen humanitären Recht erfordert, dass Täter von Kriegsverbrechen, usw. vor Gericht gebracht werden sollen. Dennoch können die Verfolgung und Ahndung dieser Verbrechen ohne materiellen Beweis und Informationen, die den Standards zur Zulassung als Beweismittel in Strafprozessen gerecht werden, nicht gelingen. Die gerichtliche Erfahrung internationaler Strafprozesse weist allerdings darauf hin, dass manche der dem Gericht unter­breiteten Beweise diesen Standards nicht gerecht werden, und somit abgewiesen werden. Der Autor unterstreicht, dass es notwendig ist, Beweise für diese Verbrechen sicher­zustellen, und schlägt fünf einfache Grundempfehlungen für Militärangehörige vor, die auf Beweise schwerer Verletzungen des internationalen humanitären Rechts in bewaffneten Konflikten stoßen: (1) Sorgen Sie dafür, dass Sie die Elemente des Genozids, der Verbrechen gegen die Menschlichkeit, Kriegsverbrechen und Aggressionen kennen; (2) seien Sie mit den Spielregeln hinsichtlich der Sammlung von Beweisen vertraut, und dies einschließlich der Pflicht, örtliche Normen und Autoritäten zu respektieren, irgendwelche internationale Regeln oder Abkommen zu befolgen und die Verpflichtungen zu erfüllen, um die Genehmigung zur Durchführung von Ermittlungen von den Behörden des betreffenden Landes einzuholen; (3) seien Sie vorsichtig bei Ihrer Erfassung von bzw. Ihrem Umgang mit Beweismaterial; (4) sorgen Sie dafür, dass Sie sich selbst oder anderen keinen Schaden zufügen, wenn Sie nach Beweisen suchen; und (5) bleiben Sie kritisch und unvoreingenommen in Bezug auf all das Material und alle Informationen, die Sie von anderen erhalten.
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Roth, Colin. "Carl Nielsen and the Danish Tradition of Story-Telling." Carl Nielsen Studies 4 (April 10, 2009). http://dx.doi.org/10.7146/cns.v4i0.27758.

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Abstract:
The author explains Carl Nielsen’s sixth symphony, ‘ semplice ’, as ‘eventyr’, ‘fantasy-adventure’, setting it in the context of works by Golden Age authors like Adam Oehlenschlager, Hans Christian Andersen, August Bournonville and Soren Kierkegaard, and Nielsen’s own friend, the painter Vilhelm Hammershoi. Colin Roth reads Sinfonia semplice as a direct address to Nielsen’s own audience, its ironised, disruptive selfconsciousness blending autobiographical elements with musical ones in order to heighten the symphony’s narrative and expressive power.
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"CONSIDERAZIONI PRAGMALINGUISTICHE SU TRE DISCORSI DI POLITICI CROATI." Studia Polensia 07, no. 01 (January 29, 2019): 45–60. http://dx.doi.org/10.32728/studpol/2018.07.01.03.

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Abstract:
Il discorso della politica, pur essendo indirizzato verso l’immediatezza, la semplicità e la chiarezza, in effetti si nasconde dietro a concetti generici e luoghi comuni. Appare spesso oscuro, vago, ambiguo, autoreferenziale. Le ricerche pragmalinguistiche individuano in questi discorsi informazioni rilevanti relative a tutti quegli elementi impliciti del contesto e del co-testo. In questa ricerca sono stati analizzati e discussi i discorsi di tre personaggi della politica croata e segnalate le similitudini e le differenze tramite l’analisi dei deittici, delle presupposizioni, delle implicature e degli atti linguistici individuati.
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Scano, Gian Paolo. "Vincolo e significato." Ricerca Psicoanalitica 33, s1 (December 30, 2022). http://dx.doi.org/10.4081/rp.2022.672.

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Abstract:
Al venir meno del modello economico-dinamico la psicoanalisi non ha saputo rispondere con una profonda riformulazione della teoria generale e ha preferito promuovere a teoria le generalizzazioni psico-evolutive, psicodinamiche e cliniche, rinunciando a una teoria processuale che, giustificando la pratica clinica e il metodo, ne promuovesse la ricerca e lo sviluppo. In controtendenza e in vista di una tale necessaria teoria generale, l’Autore introduce il concetto di vincolo a indicare un nesso fisso, stabile e persistente nel tempo tra un elemento somatico-valoriale e un elemento simbolico-rappresentazionale che, in forza della marcatura emozionale, limita, indirizza o prescrive le azioni possibili del soggetto. Caratteristica cruciale del vincolo è la sua continua attività attrattiva, che tende a modellare secondo lo schema fissato e marcato, gli elementi del flusso del vissuto, che in modo logico, analogico o metaforico si lasciano ricondurre allo schema. La marcatura emozionale attiva un’anticipazione dell’emozione e avvia la risposta di avvicinamento, allontanamento o cautela in qualunque ambito motivazionale, ponendosi come il meccanismo elementare di formazione delle motivazioni e, dunque, delle intenzioni. Il concetto di vincolo consente anche di fare chiarezza nella problematica del significato, indicando nel significato vincolato all’emozione, l’unico ‘significato’ che possa essere considerato causativo dal punto di vista degli effettivi processi. La congettura sottostante la definizione del concetto di vincolo è che ciò che la psicoanalisi ha sempre inteso come l’‘inconscio’ debba e possa essere tradotto nell’azione continua, sistematica e generalizzata della rete gerarchica dei vincoli. Tale rete guida silenziosamente il comportamento non attraverso insondabili intenzionalità mentalistiche, ma con il semplice esercizio di regole (relativamente o radicalmente) vincolanti, che costruiscono significati, intenzioni e moventi, secondo una grammatica e una sintassi, che istruiscono significati e contesti sulla spinta dei nessi marcati piuttosto che tramite l’intervento causativo di un contenuto mentale o la proiezione di un’immagine riesumata da un lontano, non verificabile passato.
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Burini, Andrea. "La pedana Wii Nintendo: supporto domiciliare nella riabilitazione dei disturbi dell’equilibrio." Journal of Advanced Health Care, July 20, 2019. http://dx.doi.org/10.36017/jahc1907-006.

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Abstract:
La Riabilitazione si è affacciata nel mondo della Realtà Virtuale e si sono sviluppati dei protocolli riabilitativi alternativi che si integrano alla terapia “convenzionale”. Con questo nuovo mezzo il soggetto non è più semplice spettatore di ciò che accade sullo schermo, ma vive la sensazione di un coinvolgimento e di una partecipazione, nonostante quegli oggetti e quegli spazi esistano solo nella memoria del computer e nella mente del soggetto stesso. Tutto ciò è in grado di aumentare il coinvolgimento e la motivazione del paziente, elementi critici soprattutto nella riabilitazione pediatrica e neurologica. Lo scopo di questo studio è stato quello di valutare l’efficacia terapeutica della Nintendo Wii Balance Board in nove pazienti con diversi tipi di disturbi dell’equilibrio. Si sono avuti risultati positivi in termini di efficacia di integrazione delle afferenze propriocettive, piacevolezza, miglioramento delle strategie sensoriali, dati che ci suggeriscono l’importanza della prescrizione di questo tipo di esercizio come integrazione dei protocolli di riabilitazione standard anche a domicilio. Non risentono di tali effetti positivi i pazienti con disturbo cerebellare ed esiti di trauma cranico, nei quali anzi si può avere un peggioramento.
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Casini, Marina, Maria Luisa Di Pietro, and Carlo Casini. "Profili storici del dibattito italiano sul testamento biologico ed esame comparato dei disegni di legge all’esame della XII Commissione (Igiene e Sanità) del Senato." Medicina e Morale 56, no. 1 (February 28, 2007). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2007.329.

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Abstract:
Il contributo prende in esame gli otto disegni di legge sul c.d. “testamento biologico” in discussione presso la XII Commissione (Igiene e Sanità) del Senato. L’analisi è condotta a partire sia dalle vicende che hanno portato al dibattito attuale, sia dall’indicazione delle varie proposte di legge che si sono succedute dalla XIII legislatura . Vengono così richiamati: l’iniziativa per la diffusione della “Biocard”, la Convenzione di Oviedo del 1997 ratificata nel 2001, il “caso Englaro”, il “Rapporto Oleari”, il parere del Comitato Nazionale per la Bioetica sulle dichiarazioni anticipate di trattamento, il “caso Welby”. Queste vicende aiutano a cogliere la ratio e la portata dei disegni di legge in oggetto. La parte centrale dell’articolo riguardante i profili di convergenza e di divergenza delle normative in discussione è seguita dall’indicazione degli elementi di criticità relativi al testamento biologico così come disciplinato nei disegni di legge. La valutazione di tali elementi riguardanti aspetti tutt’altro che secondari circa problematiche di fine vita, porta alla seguente considerazione: sebbene il “testamento biologico” venga presentato come semplice strumento di “allargamento” del consenso/dissenso informato che nulla ha a che vedere con l’eutanasia, in realtà questo strumento si offre come veicolo per introdurre nell’ordinamento giuridico logiche eutanasiche, favorendo pratiche di abbandono delle persone fragili e, dunque, incoraggiando scelte rinunciatarie. A questo punto si impone una domanda: di quale “autodeterminazione” si tratta? ---------- This paper examines the eight bills concerning the so-called “living will” discussed by the XII Commission (Health and Hygiene Committee) of the Senate. The analysis is based both on the events that prompted the current discussion, and on the information of the various legal proposals that have developed since the 13th legislature. The essay discusses: the initiative for the diffusion of the “Biocard,” the 1997 Oviedo Convention ratified in 2001, the “Englaro case,” the “Oleari Report,” the opinion of the National Commission for Bioethics concerning prior declarations with regard to treatment, the “Welby case.” These events help explain the reasoning and the range of the bills involved. The central part of the article focuses on the converging and diverging profiles of the norms being discussed. This is followed by a demonstration of the critical elements relating to the biological will as they are understood in the bills. The evaluation of such elements regarding aspects of primary importance concerning end-of-life issues leads to the following consideration: although the “living will” is being presented simply as a means of “enlarging” informed consent/dissent, which has nothing to do with euthanasia, in reality, this “enlarging” introduces into the legal sphere arguments for euthanasia, thus favoring ways of abandoning fragile persons and, consequently, encouraging them to give up. At this point a question arises: what is “self determination”?
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Ferrari, Emanuele. "IL POTERE DEL SOGNO: MUSICA E STRUTTURA NEL FILM EYES WIDE SHUT DI." Pensamiento palabra y obra, no. 1 (September 25, 2008). http://dx.doi.org/10.17227/ppo.num1-41.

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Resumen: En la película Eyes Wide Shut (traducida al español como Ojos bien cerrados) la tendencia no narrativa y antisicológica de la cinematografía de Kubrick alcanza su máxima expresión. No obstante la apariencia, la película no cuenta una historia o un proceso en marcha, ni siquiera se ocupa del interior de los personajes. Al contrario, el tema explorado por Kubrick es el enigma de lo visible, la sobreabundancia del sentido que emana de las imágenes. Luces, colores ambientes y fisonomías crean un mundo lleno de sentido, pero indescifrable. La realidad, luminosa y brillante para el ojo, resulta opaca e impenetrable a la razón. En este cuadro la música es un elemento fundamental que aumenta significativamente la complejidad del conjunto. El artículo examina algunas de las sofisticadas estrategias con las cuales Kubrick relaciona sonidos e imágenes según una concepción altamente evolucionada que excluye el puro y simple acompañamiento musical a las imágenes. Si lo visible es de por sí rico en sentido, lo audible no lo es menos y la interacción entre estas dos dimensiones conlleva a la enseñanza de la paradoja. Música e imagenes proceden según un juego de desfases y de contradicciones que multiplican los indicios con los cuales la realidad se vuelve legible, hasta sumergirla en una total ambigüedad. Los personajes -y espectadores- se encuentran tan perdidos en un laberinto de sentido que hipnotiza y fascina sin jamás revelar su propio secreto.Abstract: In Eyes Wide Shut la tendenza non narrativa e antipsicologica del cinema di Kubrick raggiunge un apice. Nonostante l’apparenza, il film non racconta una storia o un processo in divenire, né si occupa dell’interioritá dei personaggi. Al contrario, il tema esplorato da Kubrick è l’enigma del visibile, la sovrabbondanza del senso che promana dalle immagini. Luci, colori, ambienti e fisionomie creano un mondo pieno di senso, ma indecifrabile. La realtá, luminosa e brillante per l’occhio, risulta opaca e impenetrabile alla ragione. In questo quadro la musica è un elemento fondamentale che accresce significativamente la complessitá dell’insieme. L’articolo esamina alcune delle sofisticate strategie con cui Kubrick mette in relazione suoni e immagini secondo una concezione altamente evoluta che esclude il puro e semplice commento musicale alle immagini. Se il visibile è di per sé ricco di senso, l’udibile non lo è meno, e l’interazione fra queste due dimensioni avviene all’insegna del paradosso. Musica e immagini procedono secondo un gioco di sfasamenti e di contraddizioni che moltiplicano gli indizi con cui la realtá si rende leggibile, fino a immergerla in una totale ambiguità. Personaggi - e spettatori - si trovano così smarriti in un laberinto di senso che ipnotizza e affascina senza mai rivelare il proprio segreto.83
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