Academic literature on the topic 'Efficacia nei confronti dei terzi'

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Journal articles on the topic "Efficacia nei confronti dei terzi"

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Croce, Mauro, Francesca Cristini, Andrea Gnemmi, and Luca Sacchi. "Peer education e prevenzione dell'Aids: piů responsabilità verso la propria salute." PSICOLOGIA DI COMUNITA', no. 2 (February 2011): 99–112. http://dx.doi.org/10.3280/psc2010-002010.

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Abstract:
Lač una strategia di intervento usata in tutto il mondo nella prevenzione dell'AIDS. Il presente studio presenta la valutazione di efficacia di un progetto diper la prevenzione dell'AIDS/HIV nel Nord Italia (Verbania). Il progetto si proponeva di incrementare l'attribuzione causale interna sulla salute, emozioni negative intense nei confronti dell'HIV/AIDS, e di modificare le rappresentazioni sociali dell'HIV/AIDS. La valutazione di efficacia č stata condotta attraverso un disegno di ricerca pre/post quasi sperimentale. Un questionario autocompilato č stato somministrato a 212 studenti (112 studenti che hanno partecipato al programma e 100 studenti che hanno frequentato scuole nei quali non č stato attuato il progetto). Il questionario č stato compilato due volte, una prima dell'intervento ed una dopo la sua conclusione. I risultati mostrano che, dopo l'intervento, il gruppo sperimentale riporta una attribuzione causale interna significativamente piů alta. Inoltre, dopo l'intervento, i ragazzi del gruppo sperimentale riportano un piů alto livello di emozioni negative nei confronti dell'HIV/AIDS. Risultati contradditori emergono nei confronti delle ragazze che, dopo l'intervento, riportano un incremento delle rappresentazioni stereotipiche dell'HIV/AIDS. Al termine sono discusse le implicazioni dei risultati nella prevenzione dell'HIV/AIDS.
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Borraccetti, Marco. "Il rimpatrio di cittadini irregolari: armonizzazione (blanda) con attenzione (scarsa) ai diritti delle persone." DIRITTO, IMMIGRAZIONE E CITTADINANZA, no. 1 (April 2010): 17–41. http://dx.doi.org/10.3280/diri2010-001002.

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Abstract:
La Direttiva 2008/115 riguarda norme e procedure che riguardano il rimpatrio di cittadini di Paesi terzi il cui soggiorno sul territorio comunitario risulti irregolare. Per combattere l'immigrazione clandestina sono stati scelti alcuni strumenti, tra questi: la possibilitŕ del rimpatrio dei minorenni; quella di inviare gli immigrati irregolari «in un Paese di transito» diverso da quello di origine; la possibilitŕ di trattenerli per 18 mesi in Centro di accoglienza; la possibilitŕ che queste misure riguardino anche le famiglie. L'obiettivo č quello di armonizzare un settore particolarmente delicato, che incide in primo luogo sulla vita delle persone ed č di particolare sensibilitŕ dal punto di vista politico. L'indirizzo che prevale privilegia l'approccio securitario al problema, con l'individuazione dei cittadini extracomunitari in posizione irregolare quasi esclusivamente come veicolo di problemi di ordine pubblico o di sicurezza interna. Da questo ne consegue un'unica preoccupazione: quella di allontanarli dal territorio comunitario, senza curarsi in veritŕ delle conseguenze che questo potrŕ comportare nei loro confronti.
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Casella, Claudia, Claudio Buccelli, Adriana Scuotto, and Emanuele Capasso. "Clinical trials e verifica dell’appropriatezza dell’informazione." Medicina e Morale 69, no. 1 (April 20, 2020): 11–22. http://dx.doi.org/10.4081/mem.2020.605.

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Abstract:
Nella valutazione dei protocolli sperimentali accurata attenzione viene posta dai Comitati Etici Territoriali alla “Scheda informativa” (SI) da sottoporre ai pazienti, per verificarne efficacia e correttezza di formulazione, ai fini della loro preventiva dichiarazione di consapevole, inequivoca, libera autodeterminazione alla sperimentazione proposta. Va, però, osservato che frequentemente la SI, redatta con terminologia tecnica, oltre a risultare inappropriata, assume la fisionomia di una sorta di “liberatoria” di responsabilità nei confronti di possibili danni per lo sperimentatore stesso e per lo sponsor più che di strumento di effettiva tutela dei pazienti. In tale ambito si è condotta un’indagine statistico-conoscitiva sui dati del Comitato Etico Università Federico II, relativa a 1076 protocolli di ricerca esaminati nel periodo 2012-2016. Dall’indagine è emerso che la SI contenuta nei protocolli di tipo profit, anche per l’influenza esercitata dal dilagante fenomeno della medicina difensiva, è costituita da un numero medio di pagine notevolmente superiore rispetto a quello dei clinical trials no-profit. Questa constatazione è di notevole rilievo giacché la prolissità delle SI (che talvolta superano anche le 40 pagine) e l’oscurità lessicale che non infrequentemente vi si ritrovano contrastano con quel messaggio di chiarezza essenziale su cui deve strutturarsi un’adesione libera e consapevole al percorso sperimentale. Vivamente apprezzabile è, pertanto, l’attività svolta dai Comitati Etici Territoriali, ai quali è attribuito, fra gli altri, l’insostituibile compito di vigilare sulla comprensibilità della SI proprio al fine di garantire nel grado più elevato possibile la tutela del diritto all’autodeterminazione dei pazienti anche in tema di sperimentazioni cliniche.
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ODONE, A., S. VISCIARELLI, T. LALIC, F. PEZZETTI, F. SPAGNOLI, C. PASQUARELLA, G. FERRARI, and C. SIGNORELLI. "Carcinomi associati al papillomavirus umano: conoscenze, ruolo e attitudini dei medici otorinolaringoiatri in tema di prevenzione." Acta Otorhinolaryngologica Italica 35, no. 6 (December 2015): 379–85. http://dx.doi.org/10.14639/0392-100x-621.

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Abstract:
L’infezione da papillomavirus umano (HPV), in particolare HPV 16, è un riconosciuto fattore causale delle neoplasie orofaringee. L’incidenza delle neoplasie orofaringee è in aumento in diversi paesi europei, inclusa l’Italia, e negli Stai Uniti dove accurati modelli matematici hanno stimato che supererà quella del cancro alla cervice nella prossima decade. Recenti evidenze scientifiche supportano la potenziale efficacia del vaccino anti-HPV nel controllare quella che è stata definita “l’epidemia di neoplasie HPV-correlate”. In questo contesto, i medici otorinolaringoiatri assumono un ruolo cruciale, non solo nella diagnosi e trattamento di questa patologia, ma anche – come è stato sottolineato dall’American Head and Neck Society – nella prevenzione. Abbiamo condotto un’indagine sulle conoscenze e le attitudini dei medici otorinolaringoiatri italiani in tema di infezione HPV, patologie correlate e prevenzione vaccinale. Si tratta della prima indagine conoscitiva in Italia e in Europa sull’argomento. 262 medici otorinolaringoiatri italiani sono stati reclutati durante il 101° Congresso Nazionale della Società Italiana di Otorinolaringoiatria e Chirurgia Cervico-Facciale, tenutosi in maggio 2014. È stato utilizzato un questionario semi-strutturato sviluppato sulla base delle evidenze disponibili in letteratura e del parere di esperti. Le conoscenze e le attitudini sono state descritte e valutate con tecniche di analisi univariata. È stato inoltre costruito uno score composito di conoscenza. I dati dimostrano come i medici otorinolaringoiatri italiani abbiano, in media, un grado di conoscenza buono dell’infezione HPV e un’attitudine positiva nei confronti della prevenzione, in particolare della vaccinazione. I nostri risultati possono essere una utile base per pianificare, implementare e valutare programmi di educazione continua specifici sul tema della prevenzione dell’infezione da HPV. Come dimostriamo nel nostro studio, programmi di educazione continua specifici sono efficaci nell’aumentare il grado di conoscenza dei medici e l’attitudine positiva nei confronti dei programmi di prevenzione; il che contribuisce a promuovere l’adesione alla vaccinazione nei pazienti e nella popolazione generale. Con l’obiettivo generale di controllare l’epidemia di neoplasie HPV-correlate, maggiori risorse ed energie devono essere dedicate alla formazione e alla diffusione della cultura della prevenzione tra i medici otorinolaringoiatri e la comunità medica in generale. In questo contesto, identifichiamo grande potenziale nella collaborazione tra le comunità e le società scientifiche dell’otorinolaringoiatria e la sanità pubblica.
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Ceccarelli, Salvatore. "BiodiversitĂ , miglioramento genetico partecipativo e diritto al cibo. (Chi decide cosa mangerai stasera per cena?)." AGRICOLTURA ISTITUZIONI MERCATI, no. 3 (March 2011): 77–90. http://dx.doi.org/10.3280/aim2009-003004.

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Abstract:
Questo lavoro affronta il problema del controllo del seme e di conseguenza della sicurezza alimentare nel mondo. Man mano che il miglioramento genetico è passato dalle mani degli agricoltori che lo hanno praticato per migliaia di anni a quelle di privati, si è anche passati da una grande agro-biodiversità , dovuta al fatto che gli agricoltori miglioravano ciascuno per il proprio ambiente e per i propri usi, ad una pericolosa uniformità . Attualmente appena 3 colture (mais, riso e grano) forniscono il 60% delle calorie nel nostro cibo; se a ciò si aggiunge che quasi il 50% del mercato mondiale dei semi è nelle mani di quattro multinazionali, si capisce quanto la agro-biodiversità sia limitata. L'uniformità tra ed entro le colture le rende vulnerabili a malattie, insetti e ai cambiamenti climatici che già si stanno verificando e che già stanno avendo un effetto dannoso sulla produzione di cibo e sulla sua qualità . Il miglioramento genetico partecipativo ha il vantaggio rispetto al miglioramento genetico convenzionale di una maggiore efficacia negli ambienti marginali, di una maggiore rapidità nel produrre varietà e soprattutto di aumentare la agro-biodiversità sia nello spazio che nel tempo. Programmi di miglioramento genetico partecipativo che siano inclusivi hanno già dimostrato la loro efficacia nel caso degli agricoltori più marginalizzati. Un aspetto importante del miglioramento genetico partecipativo è che il controllo della produzione del seme torna nelle mani degli agricoltori i quali, con le capacità acquisite nel praticare il miglioramento genetico partecipativo, sono in grado di manipolare popolazioni evolutive, cioè grandi miscugli di genotipi che continuano ad evolversi nelle loro mani producendo continuamente genotipi via via meglio adattati. Il lavoro dimostra che operando una sintesi tra le conoscenze dei ricercatori e quelle degli agricoltori come accade nei programmi di miglioramento genetico partecipativo è possibile produrre un gran numero di varietà diverse ciascuna adattata ad uno dei tanti ambienti agrari che ci circondano, capaci di rendere gli agricoltori meno dipendenti da input esterni e meno vulnerabili nei confronti di malattie, insetti e cambiamenti climatici, e di conseguenza in grado di contribuire alla sicurezza alimentare di tutti noi.
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Romagnoli, Matteo. "Il modello di partecipazione a “triplo binario” della Corte costituzionale italiana: la riforma delle norme integrative riguardo a interventi dei terzi, amici curiae ed esperti, nel segno del dialogo con la società civile e della rilegittimazione continua." Revista de la Facultad de Derecho de México 70, no. 277-3 (August 6, 2020): 1047. http://dx.doi.org/10.22201/fder.24488933e.2020.277-3.76367.

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Abstract:
L'8 gennaio 2020, la Corte costituzionale italiana ha dato alla società civile una voce sulle questioni discusse in precedenza. La Corte ha modificato i regolamenti che disciplinano lo svolgimento dei procedimenti dinanzi a sé e si pone in una posizione in cui è in grado di tener conto delle opinioni degli esperti e delle parti interessate della società civile. La nuova apertura della Corte costituzionale è degna di nota, dato che fino ad ora il suo atteggiamento nei confronti di materiali esterni è stato spesso definito come informale, implicito e indiretto. Il tribunale ha scelto la via del “triplo binario”, identificando tre distinti tipi di intervento di soggetti esterni, che sono molto diversi sia in termini di requisiti che in termini di garanzia e disciplina.
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Manfrè, L., R. Lagalla, S. Pappalardo, A. Mangiameli, M. Tortorici, F. Riggio, S. Ferrara, P. Ferrara, and A. E. Cardinale. "Anatomia e patologia del labirinto membranoso studio con sequenze RM sensibili al flusso." Rivista di Neuroradiologia 7, no. 5 (October 1994): 769–76. http://dx.doi.org/10.1177/197140099400700506.

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Abstract:
Nonostante i deludenti esordi nella valutazione delle strutture labirintiche costituenti l'orecchio interno, la risonanza magnetica costituisce oggi, grazie anche al miglioramento dell'hardware e del software disponibili, una modalità diagnostica di grande efficacia non solo nell'analisi della patologia espansiva o infiammatoria coinvolgente il VII ed VIII nervo cranico, ma anche nella valutazione delle alterazioni patologiche del segnale endolabirintico in rapporto a focolai emorragici o, come recentemente dimostrato mediante uso di Gd-DTPA, nell'analisi delle alterazioni a carico della capsula oticanella fase spongiotica dell'otosclerosi. Tuttavia, lo scarso contrasto esistente tra liquido endolabirintico e strutture circostanti (solitamente aria nel cavo timpanico e tessuto osseo capsulare) rende le tradizionali scansioni in tecnica Spin-Echo con ponderazione T1 del tutto inadeguate alla valutazione dell'orecchio interno. Analoga osservazione deve essere fatta per le immagini T2-dipendenti che, per l'eccessivo spessore di scansione e l'elevata durata dei tempi di esame, non rappresentano di certo un mezzo di indagine pratico ed affidabile, certamente comunque non competitivo nei confronti dell'imaging TC, oggi particolarmente fedele grazie alla possibilità di effettuare scansioni di minimo spessore (1 mm). Gli autori riportano la loro esperienza nell'analisi delle strutture labirintiche nel normale e patologico mediante imaging per RM con unità operante a 0,5 T ed applicazione di sequenze di tipo GRASS, opportunamente modificate per aumentarne la sensibilità al flusso lento endolinfatico (mGRASS), e Fast-Spin-Echo (FSE). Nei casi patologici è stata effettuata una analisi comparativa rispetto al reperto TC.
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Bressani, Roberto, Isidoro Cioffi, Carlo Fraticelli, Franco Grillo, Salvatore Pisani, Anna Maria Verri, Fabio Banfi, and Simone Vender. "The suicidal behaviour in the North province of Varese: an epidemiological analysis." Epidemiologia e Psichiatria Sociale 10, no. 3 (September 2001): 180–85. http://dx.doi.org/10.1017/s1121189x00005303.

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Abstract:
RIASSUNTOScopo – Conoscere dati quantitativi e caratteristiche del comportamento suicidario nell'area nord della Provincia di Varese, comprendente il capoluogo ed i comuni limitrofi (Valceresio, valli del luinese e nord-Verbano), al fine di individuare interventi preventivi. Disegno – Studio epidemiologico-descrittivo. Sono state utilizzate le schede di morte ISTAT del Registro di Mortalità dell'ex Azienda USSL di Varese negli anni 1995-97. Sono stati inclusi i soggetti che al momento del suicidio risultavano residenti. Successivamente i casi delle schede ISTAT sono stati ricercati negli archivi dei servizi psichiatrici, per valutare eventuali contatti. Per costoro sono state rilevate informazioni, quali tentativi suicidari, patologia psichiatrica, data del primo contatto. Setting – Distretti di Arcisate, Cittiglio, Luino e Varese, corrispondenti al bacino di utenza delle Unità Operative di Psichiatria 1 e 2 dell'Azienda Ospedaliera Universitaria Macchi di Varese. Principali misure utilizzate – Sono stati calcolati i tassi di suicidio deH'area e tramite standardizzazione diretta sono stati confrontati i tassi dei singoli distretti. Risultati – I suicidi sono stati 78 (24 femmine e 54 maschi), con un tasso dell'8.2 per 100.000. In analogia all'andamento nazionale si osserva una diminuzione generale del fenomeno negli ultimi anni, ma non per i più giovani. Ci sono alcune aree geografiche (distretti di Luino e di Arcisate) da monitorare nel tempo, perche una casistica più ampia potrebbe rivelare un rischio più elevato. La fascia d'età giovane e anziana è più colpita nei maschi, e per i due sessi sono particolarmente a rischio i 55-64enni. I mezzi utilizzati differiscono per fasce d'età. Un'alta percentuale di soggetti sono non coniugati o con scarsa istruzione. Meno di un terzo dei casi era entrato in contatto con i servizi psichiatrici. Conclusioni – I dati consentono un confronto con la casistica nazionale e una riflessione sulle caratteristiche del suicidio nell'area di riferimento, al fine di elaborare strategie preventive orientate da un approccio multidimensionale, la cui efficacia potrà essere validata nel tempo attraverso l'attivazione di un osservatorio provinciale.
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Butturini, Francesco. "In tema di prescrizione dell’azione di responsabilità dei singoli soci o terzi verso gli amministratori di società di capitali." Ricerche giuridiche, no. 1 (June 15, 2020). http://dx.doi.org/10.30687/rg/2281-6100/2020/01/005.

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Abstract:
La nota si sofferma su una sentenza del Tribunale di Roma inerente all'azione di responsabilità nei confronti di un amministratore di s.r.l. esercitata ai sensi dell'art. 2476, sesto comma (attuale settimo comma a seguito del d.lgs 12 gennaio 2019, n. 14). In particolare, si intende approfondire il termine di decorrenza della prescrizione dell'azione stessa per la quale il Tribunale predica una disciplina diversa sul punto rispetto all'analogo rimedio attribuito ai singoli soci o terzi direttamente danneggiati previsto nella s.p.a. all'art. 2395 c.c.. Tuttavia, le previsioni generali dettate in materia di prescrizione (artt. 2934 e ss.) e i principi costituzionali sembrano suggerire una differente interpretazione dell'art. 2395 c.c. che renderebbe, così, uniforme la disciplina tra i due tipi societari anche rispetto al termine di decorrenza dell'esercizio dell'azione stessa.
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Carrasco de Paula, Ignacio, Nunziata Comoretto, and Adriana Turriziani. "Sulla richiesta di sospensione dei trattamenti nella prospettiva etico-clinica." Medicina e Morale 56, no. 6 (December 30, 2007). http://dx.doi.org/10.4081/mem.2007.295.

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Abstract:
Il desiderio di morire sembra oggi espresso con frequenza sempre crescente dai pazienti, anche in situazioni cliniche che di per sé non sarebbero prossime alla morte. Per il medico, il desiderio di morire manifestato dal paziente non dovrebbe costituire un assunto ideologico da avvallare o da contrastare, quanto piuttosto un bisogno da colmare. L’articolo ha dunque l’obiettivo di indagare in quale modo si pone per il medico la volontà di vivere e/o la volontà di morire espressa da un suo paziente, quali conseguenze ha tale richiesta per l’operato del medico e quale spazio lascia alla sua competenza e al suo impegno professionale. Molti pazienti esprimono un desiderio di terminare la propria vita perché percepita come priva di “significato”, di “speranza” o di “dignità”. Soprattutto la nozione di dignità del paziente costituisce un riferimento frequente nelle decisioni etico-cliniche, soprattutto alla fine della vita; tuttavia, essa una comprensione piuttosto vaga e, soprattutto, non sempre è chiaro quali implicanze cliniche dovrebbe avere per la condotta del medico. In ogni caso, è certo che il concetto di dignità, sia nella definizione teorica sia nella esperienza che ne fanno i pazienti, ha a che vedere con la globalità dei tratti e dei bisogni del paziente, cioè con l’uomo tutto intero. Nella percezione che il paziente ha della propria dignità, dunque, riveste un ruolo significativo non tanto la malattia in quanto tale, con i suoi sintomi, quanto gli aspetti esistenziali che da quella malattia possono essere messi, per diverse ragioni e in diverso modo, a dura prova. Pertanto, la risposta ad una sofferenza che è reale ed è intensa non sembra essere una risposta medica in senso tecnico, ma sicuramente medica in senso etico: è la risposta dell’ascolto e della comunicazione, dell’attenzione alla sfera umana del paziente, oltre il limite segnato dalla malattia, ma aperta e accogliente nei confronti delle preoccupazioni espresse dal paziente e della sua personale esperienza della malattia. È nella stessa relazione, cioè nel fatto che esiste una vera relazione tra persone, la prima efficacia “terapeutica” del rapporto tra medico e paziente. ---------- The desire to die seems today expressed with increasing frequency by patients, even in clinical situations, which in itself would not be close to death. For the doctor, a death wish expressed by the patient should not be an ideological assumption to be endorsed or opposed, but rather a need to be filled. The article therefore has the objective to investigate how is the doctor for the will to live and/or expressed desire to die by a patient, how this request affects the work of the doctor and how much room it leaves to his skill and his professional commitment. Many patients express a desire to end their lives because they perceived as devoid of “meaning”, “hope” or “ dignity “. The notion of the patient’s dignity is a frequent reference in the clinical-ethical decisions, especially at the end of life, but it is a rather vague and, above all, it is not always clear which clinical implications should have for the conduct of the doctor. In any case, it is certain that the concept of dignity, both in theory and in practical experience of patients, has to do with all the features and needs of the patient, that is with the whole man. In the perception of the patient’s own dignity, therefore, plays a significant role not so much the disease itself, its symptoms, but the existential aspects that disease, for different reasons and in different ways, can put trough the mill. Therefore, the answer to a real and intense suffering does not seem to be a medical response in the technical sense, but certainly in the medical ethical one: it is the response of listening and communication skills, attention to the sphere of human patient, as well the limit marked by disease, but open and welcoming towards the concerns expressed by the patient and his personal experience of the disease. It is in the same “relationship”, namely, that there is indeed a relationship between two persons, the first “therapeutic” effect of the relationship between doctor and patient.
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Dissertations / Theses on the topic "Efficacia nei confronti dei terzi"

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TAMMARO, PASQUALE. "ACCORDI DI COESISTENZA TRA MARCHI." Doctoral thesis, Università degli Studi di Milano, 2017. http://hdl.handle.net/2434/465718.

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Abstract:
Gli accordi di coesistenza sono strumenti molto diffusi per la composizione di controversie attuali o potenziali. Presentano tuttavia ancora molti interrogativi irrisolti. Il lavoro analizza alcune tematiche chiave che hanno interessato o che tuttora interessano gli accordi di coesistenza, considerando in primo luogo il punto di vista dell’ordinamento italiano, facendo anche ricorso alla comparazione con l’esperienza e le soluzioni offerte dagli ordinamenti di altri paesi. Viene in primo luogo analizzato il tema della validità degli accordi di coesistenza: un tempo considerati nulli, sono stati successivamente riconosciuti validi sia dalla dottrina che dalla giurisprudenza, con prospettazioni poi assecondate anche dal legislatore. Viene inoltre analizzato il contenuto tipico degli accordi di coesistenza, con una rassegna delle principali obbligazioni (limitazioni merceologiche, spartizioni territoriali, modifiche all’aspetto grafico o denominativo del segno, etc.), e sono individuati i profili critici sui quali più frequentemente le parti possono trovarsi successivamente a discutere. È infatti noto l’adagio secondo cui gli accordi di coesistenza sarebbero i sistemi più diffusi per risolvere controversie attuali, rinviando la lite a controversie future. Il lavoro approfondisce inoltre il tema della rilevanza degli accordi di coesistenza rispetto ai terzi, e i problemi che possono scaturire dalla qualificazione giuridica degli accordi di coesistenza quali i contratti aventi efficacia meramente obbligatoria, e quindi vincolanti solo per le parti che lo hanno sottoscritto. Infine, viene esaminato l’atteggiamento dell’EUIPO e dell’UIBM rispetto agli accordi di coesistenza, nello specifico nell’ambito delle procedure di opposizione. Nell’ordinamento italiano il tema è ancora pressoché inesplorato, e risulta solo un caso portato all’attenzione dell’UIBM che ha avuto esiti opposti nei due gradi di giudizio davanti alla Divisione di Opposizione e alla Commissione Ricorsi.
Trademark co-existence agreements are very popular tools to avoid/settle trademark disputes. However, many questions concerning these agreements remain unanswered. This thesis explores some of the most relevant issues from an Italian legal standpoint and the solutions offered by other countries. The thesis starts by analysing the issue of the validity of co-existence agreements (they were once considered void, were then accepted as valid by some courts and then finally also by the legislator). The thesis then analyses the typical content of co-existence agreements, with an overview of the main provisions (limitation to products and services, territorial divisions, modifications to the signs, etc.), with a focus on some wording that the parties may have further discussions on. Also examined is the relationship between co-existence agreements and third parties and the issues that can arise from the legal qualification of co-existence agreements as being binding only on the parties to it. The thesis closes with an analysis of the impact of co-existence agreements in opposition proceedings by examining the European and Italian trademark offices’ main caselaw.
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Books on the topic "Efficacia nei confronti dei terzi"

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Letizia, Vacca, ed. Gli effetti del contratto nei confronti dei terzi nella prospettiva storico-comparatistica: IV Congresso internazionale ARISTEC, Roma, 13-16 settembre 1999. Torino: G. Giappichelli, 2001.

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