Academic literature on the topic 'EEG coregistration'
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Journal articles on the topic "EEG coregistration"
Del Felice, Alessandra, Tiziano Zanoni, Mirko Avesani, Emanuela Formaggio, Silvia Storti, Antonio Fiaschi, Giuseppe Moretto, and Paolo Manganotti. "EEG-fMRI coregistration in non-ketotic hyperglycemic occipital seizures." Epilepsy Research 85, no. 2-3 (August 2009): 321–24. http://dx.doi.org/10.1016/j.eplepsyres.2009.03.025.
Full textBruña, Ricardo, Delshad Vaghari, Andrea Greve, Elisa Cooper, Marius O. Mada, and Richard N. Henson. "Modified MRI Anonymization (De-Facing) for Improved MEG Coregistration." Bioengineering 9, no. 10 (October 21, 2022): 591. http://dx.doi.org/10.3390/bioengineering9100591.
Full textMiles, Kelly, Catherine McMahon, Isabelle Boisvert, Ronny Ibrahim, Peter de Lissa, Petra Graham, and Björn Lyxell. "Objective Assessment of Listening Effort: Coregistration of Pupillometry and EEG." Trends in Hearing 21 (July 28, 2017): 233121651770639. http://dx.doi.org/10.1177/2331216517706396.
Full textBagattini, Chiara, Tuomas P. Mutanen, Claudia Fracassi, Rosa Manenti, Maria Cotelli, Risto J. Ilmoniemi, Carlo Miniussi, and Marta Bortoletto. "Predicting Alzheimer's disease severity by means of TMS–EEG coregistration." Neurobiology of Aging 80 (August 2019): 38–45. http://dx.doi.org/10.1016/j.neurobiolaging.2019.04.008.
Full textFormaggio, Emanuela, Silvia Francesca Storti, Roberto Cerini, Antonio Fiaschi, and Paolo Manganotti. "Brain oscillatory activity during motor imagery in EEG-fMRI coregistration." Magnetic Resonance Imaging 28, no. 10 (December 2010): 1403–12. http://dx.doi.org/10.1016/j.mri.2010.06.030.
Full textGerloff, Christian, Wolfgang Grodd, Eckart Altenmüller, Rupert Kolb, Thomas Naegele, Uwe Klose, Karsten Voigt, and Johannes Dichgans. "Coregistration of EEG and fMRI in a simple motor task." Human Brain Mapping 4, no. 3 (1996): 199–209. http://dx.doi.org/10.1002/(sici)1097-0193(1996)4:3<199::aid-hbm4>3.0.co;2-z.
Full textWallois, F., M. Mahmoudzadeh, K. Kazemi, N. Roche, A. Aarabi, G. Kongolo, S. Goudjil, and R. Grebe. "W16.1 Dynamics of the preterm brain through simultaneous EEG-NIRS coregistration." Clinical Neurophysiology 122 (June 2011): S51. http://dx.doi.org/10.1016/s1388-2457(11)60170-3.
Full textDimigen, Olaf, Werner Sommer, Annette Hohlfeld, Arthur M. Jacobs, and Reinhold Kliegl. "Coregistration of eye movements and EEG in natural reading: Analyses and review." Journal of Experimental Psychology: General 140, no. 4 (2011): 552–72. http://dx.doi.org/10.1037/a0023885.
Full textFormaggio, E., S. F. Storti, M. Avesani, R. Cerini, F. Milanese, A. Gasparini, M. Acler, et al. "EEG and fMRI Coregistration To Investigate The Cortical Oscillatory Activities During Finger Movement." NeuroImage 47 (July 2009): S148. http://dx.doi.org/10.1016/s1053-8119(09)71514-9.
Full textFormaggio, Emanuela, Silvia Francesca Storti, Mirko Avesani, Roberto Cerini, Franco Milanese, Anna Gasparini, Michele Acler, Roberto Pozzi Mucelli, Antonio Fiaschi, and Paolo Manganotti. "EEG and fMRI Coregistration to Investigate the Cortical Oscillatory Activities During Finger Movement." Brain Topography 21, no. 2 (July 22, 2008): 100–111. http://dx.doi.org/10.1007/s10548-008-0058-1.
Full textDissertations / Theses on the topic "EEG coregistration"
Formaggio, E. "Integrating electroencephalography (EEG) and functional magnetic resonance imaging (fMRI) in epilepsy." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2010. http://hdl.handle.net/11577/3426904.
Full textIntroduzione La registrazione simultanea fra l’elettroencefalogramma (EEG) e la risonanza magnetica funzionale (fMRI) è un importante strumento nel campo del neuroimaging funzionale che unisce l’alta risoluzione spaziale delle immagini fMRI (1-2 mm) con l’alta risoluzione temporale dell’EEG (ms). Registrare il segnale EEG durante l’acquisizione di immagini fMRI permette di identificare l’attività cerebrale e di ottenere informazioni localizzatorie sui generatori di tale attività. Nonostante i numerosi problemi legati alla presenza di artefatti sul segnale e sulle immagini, dovuti all’interazione fra le due apparecchiature, tale metodica si sta affermando e rafforzando all’interno delle neuroscienze. I campi di applicazioni sono diversi e in particolare la coregistrazione EEG-fMRI può essere utilizzata per studiare e descrivere l’attività elettrica spontanea durante una condizione di riposo (resting state), durante il sonno o causata da forme di epilessia. Molti pazienti con una forma di epilessia farmaco-resistente non possono sottoporsi ad un intervento chirurgico, in quanto la semplice risonanza magnetica non permette l’individuazione della sorgente epilettogena. In questo senso la registrazione simultanea dell’EEG e della fMRI permetterebbe l’identificazione di una possibile sorgente, legata direttamente all’attività elettrica del paziente. Il cambiamento dell’attività neuronale, infatti, è associato ad un cambiamento del rapporto di concentrazione nel sangue fra l’emoglobina ossigenata e quella deossigenata e tale cambiamento può essere misurato attraverso l’effetto BOLD (Blood Oxygen Level Dependent). Le attivazioni cerebrali, infatti, sono date da alterazioni coordinate dell’attività elettrica regionale e del flusso sanguigno cerebrale. La tecnica di coregistrazione EEG-fMRI permette di evidenziare, nel momento in cui si verifica un evento elettrico, un’area di alterato contenuto di desossiemoglobina dovuta ad un aumentato afflusso ematico nella zona cerebrale che genera tale segnale EEG. In genere l’fMRI è usata in studi in cui è presente una condizione sperimentale che differisce da una condizione di riposo, entrambe controllate da un operatore. Il principio base dell’analisi fMRI è il confronto tra un’attività basale cerebrale ed un’attività dovuta ad un evento da studiare (spontaneo o evocato), al fine di ottenere una variazione relativa di flusso ematico. Nello studio dell’epilessia si può considerare l’EEG a riposo come condizione di controllo mentre come condizione sperimentale può essere usato il segnale EEG caratterizzato dalla presenza di eventi parossistici (crisi o attività intercritica). L’analisi convenzionale applicata ai dati EEG-fMRI consiste nell’individuazione visiva da parte del neurologo degli intervalli temporali di interesse, che caratterizzano l’attività intercritica del paziente. Dalla convoluzione degli eventi, rappresentati matematicamente da impulsi, con un modello di risposta emodinamica (haemodynamic response function: HRF), si ottiene il regressore utilizzato nell’analisi General Linear Model (GLM). Si producono così mappe di elevata risoluzione spaziale delle aree cerebrali che generano l’evento patologico osservato. Inoltre l’EEG-fMRI associata ad altre metodiche come video-EEG, risonanza magnetica nucleare (RMN) convenzionale, tomografia computerizzata ad emissione di fotoni singoli (SPECT), tomografia ad emissione di positroni (PET), spettroscopia ecc. contribuisce allo studio di pazienti epilettici candidati alla terapia chirurgica. Lo scopo della presente tesi è quello di sviluppare un metodo automatico, basato sull’analisi delle componenti indipendenti (ICA), per individuare l’attività intercritica in esame, al fine di utilizzare il segnale EEG in toto per la generazione di mappe di attivazione fMRI. Il Nuovo Metodo La qualità dei dati è molto importante nel processo di integrazione; pertanto è necessario applicare un pre-processing ad entrambe le tipologie di dati. Mentre tale elaborazione è standard per i dati fMRI, non lo è per i dati EEG. In letteratura sono stati sviluppati diversi metodi per rimuovere l’artefatto da gradiente di campo magnetico e quello da pulsazione cardiaca. Il metodo per la rimozione dell’artefatto da gradiente implementato nel nostro sistema di acquisizione EEG non ha dato dei risultati completamente soddisfacenti in alcune situazioni. Pertanto è stato necessario implementare un nuovo metodo. Tuttavia l’implementazione di questo nuovo filtro è iniziata contemporaneamente all’implementazione del nuovo metodo di integrazione EEG-fMRI e la sua applicazione su segnali di pazienti epilettici è ancora in atto. Per questi motivi e per non introdurre ulteriori variabili nella validazione del metodo di integrazione, è stato deciso di utilizzare l’algoritmo implementato nel software di acquisizione EEG. In seguito ad un pre-processamento dei dati, caratterizzato da un cambio di referenza e da opportuni filtraggi, è stato applicato il metodo delle componenti indipendenti. L’ICA è una tecnica statistica che permette di individuare le componenti che stanno alla base di una serie multidimensionale di dati, assumendo che le sorgenti siano statisticamente indipendenti e la loro distribuzione non sia gaussiana. Tale analisi è stata effettuata utilizzando l’algoritmo FastICA implementato in EEGLAB ed ha prodotto un numero di componenti per ciascun tracciato pari al numero dei canali EEG. Il nuovo metodo può essere suddiviso in 4 passaggi: • Selezione delle componenti • Ricostruzione del segnale EEG • Selezione del canale ed analisi FFT • Costruzione del regressore EEG Il punto cruciale è la scelta delle componenti che descrivono l’attività intercritica in esame. Per ogni componente si è calcolata la trasformata wavelet continua negli intervalli di interesse che fornisce i valori di potenza nel tempo in funzione della frequenza. Selezionando la frequenza massima si è ottenuto un segnale dipendente esclusivamente dal tempo. Successivamente è stato calcolato il valore medio nell’intervallo temporale e sono state scelte le componenti con più elevata potenza. In seguito si è ricostruito il segnale EEG utilizzando solo il contributo delle componenti scelte. E’ stata applicata un’analisi in frequenza utilizzando la Fast Fourier Transform (FFT) ad epoche di durata pari al tempo di acquisizione di un volume di fMRI; la potenza ottenuta è stata convoluta con la risposta emodinamica scelta ottenendo un modello chiamato ‘regressore’ usato successivamente nella stima GLM dell’analisi fMRI. Questo metodo è stato validato utilizzando dati simulati, ed in seguito applicato a due datasets: il primo composto da due soggetti sani a cui è stata fatta la coregistrazione EEG-fMRI durante apertura e chiusura degli occhi, il secondo composto da 5 pazienti con epilessia parziale a cui è stata fatta la registrazione simultanea in condizione di riposo. L’applicazione del metodo ai dati simulati ha portato alla sua validazione. In tutte e tre le simulazioni si sono ottenute delle forme d’onda, rappresentanti i regressori, molto simili ai regressori assunti come “veri”. Nei due soggetti sani, che hanno svolto un task di apertura e chiusura degli occhi, l’analisi ha prodotto un’attivazione degli occhi ed una deattivazione occipitale, in accordo con i networks ormai noti dalla letteratura. Per quanto riguarda i pazienti, l’integrazione dei due segnali ha portato ad attivazioni concordi con l’attività elettrica e con il loro quadro clinico in 4 pazienti su 5. Le componenti scelte in base al metodo rispecchiano visivamente l’attività parossistica visibile nel tracciato EEG registrato durante acquisizione fMRI e confrontato con l’EEG standard acquisito di routine. Discussione In questo lavoro è stato presentato un nuovo metodo di integrazione fra un segnale neurofisiologico (EEG) e dati di neuroimaging funzionale (fMRI), basato sull’analisi delle componenti indipendenti. Il paradigma sperimentale (protocollo) è un dato molto importante per l’analisi fMRI, infatti le informazioni legate al task e alla condizione di riposo sono utilizzate come ingresso nell’analisi GLM. In assenza di un task, come nello studio dell’epilessia, è necessario utilizzare il segnale EEG per pilotare l’analisi GLM. In letteratura sono stati proposti diversi metodi di integrazione. Nell’approccio convenzionale il protocollo, formato dagli intervalli temporali degli eventi di interesse individuati in seguito ad ispezione visiva, viene convoluto con un modello di risposta emodinamica, ottenendo il regressore per l’analisi GLM. I metodi presentati in Formaggio et al., 2008 e in Manganotti et al., 2008 rappresentano due primi tentativi di integrazione. Tuttavia nel primo studio i segnali vengono analizzati come se fossero stati acquisiti in due sessioni separate, mentre nel secondo studio viene utilizzato l’approccio convenzionale. Da qui la necessità di sviluppare un nuovo metodo di integrazione. Il nuovo metodo ha lo scopo di migliorare quelli già esistenti sfruttando l’informazione derivante da tutto il segnale EEG e non tenendo conto dei soli intervalli temporali di interesse. Il punto cruciale è l’identificazione del segnale legato all’attività di interesse. E’ stato proposto un metodo automatico per facilitare tale scelta, basato sulle trasformate wavelet e valorizzando il contenuto energetico del segnale. Il segnale EEG ricostruito è ottenuto con il solo contributo delle componenti scelte ed in fine la sua potenza spettrale viene utilizzata come ingresso nell’analisi GLM. Uno degli scopi futuri sarà quello di aumentare il numero dei pazienti e di testare il metodo anche su altre tipologie di EEG, come ad esempio quello legato alla condizione di resting state. Anche in questo caso, infatti, manca la presenza di un task che possa pilotare l’analisi GLM, e l’EEG risulta l’unico strumento di informazione per poter arrivare a delle mappe di attivazione. Un ulteriore progetto futuro è legato alla scelta della risposta emodinamica HRF. Tale risposta potrebbe non essere identica a quella ottenuta in seguito ad un task o ad uno stimolo esterno; il suo picco e la sua forma potrebbero infatti essere diversi nella zona epilettogena. In questo senso la sensibilità degli studi EEG-fMRI nell’epilessia potrebbe migliorare utilizzando diverse HRF. In fine verrà applicato il nuovo metodo di integrazione a dati EEG filtrati con il nuovo algoritmo sviluppato.
Casula, Elias Paolo. "THE COMBINED USE OF TRANSCRANIAL MAGNETIC STIMULATION AND ELECTROENCEPHALOGRAPHY IN THE INVESTIGATION OF REACTIVITY, CONNECTIVITY AND PLASTICITY OF THE PRIMARY MOTOR CORTEX." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2015. http://hdl.handle.net/11577/3424271.
Full textLa presente tesi si compone di due parti principali: una teorica e una sperimentale. La prima parte, suddivisa in due capitoli, è un approfondimento teorico sullo strumento stimolazione magnetica transcranica (TMS) e sul suo utilizzo simultaneo (ossia, in coregistrazione) con le tecniche di neuroimaging. La seconda parte comprende alcuni degli studi condotti durante il mio dottorato. Nello specifico, si tratta di tre studi che coprono i diversi aspetti applicativi delle ricerche che ho condotto in questi tre anni, ossia lo studio e l’utilizzo della coregistrazione TMS-EEG in ricerca (studio 1), in ambito clinico (studio 2) e per aspetti tecnico-metodologici (studio 3). Il primo studio (studio 1), condotto nel Dipartimento di Psicologia Generale di Padova, era volto all’analisi degli effetti neuromodulatori di un protocollo rTMS su volontari sani. Il secondo studio (study 2) è stato condotto all’Istituto di Neurologia dello University College London (Londra, Regno Unito) all’interno del progetto internazionale “TrackOnHD”, uno studio longitudinale avente come obiettivo l'indagine approfondita della Malattia di Huntington (HD) attraverso un approccio multimodale. L’obiettivo di questo studio era la ricerca di potenziali marker TMS-EEG che riflettessero il deficit di inibizione cerebrale che caratterizza questa patologia. Il terzo studio (study 3), svolto in collaborazione col Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione di Padova, aveva l’obiettivo di sviluppare un algoritmo di correzione in grado di rimuovere un artefatto indotto dalla TMS durante la registrazione EEG. CAPITOLO I - LA STIMOLAZIONE MAGNETICA TRANSCRANICA (TMS) Negli ultimi anni lo sviluppo di nuove tecniche in grado di analizzare l’attivazione cerebrale durante processi cognitivi e motori, ha portato ad un avanzamento progressivo delle conoscenze sul cervello umano. La stimolazione magnetica transcranica (TMS) è stata uno degli strumenti la cui popolarità è cresciuta in questi ultimi anni, grazie alla possibilità di stimolare, in modo focale e non invasivo, il cervello in vivo (Barker et al., 1985). Tale capacità ha consentito, per la prima volta, la straordinaria possibilità di inferire delle relazioni causali tra cervello, processi cognitivi e motori, e comportamento (Pascual-Leone et al., 2000). Nel primo capitolo della presente tesi vengono passate in rassegna tutte le possibili applicazioni della TMS in campo cognitivo, fisiologico e riabilitativo. Nello specifico, la prima parte è dedicata ai meccanismi di funzionamento della TMS e ai parametri di stimolazione che ne definiscono i diversi effetti sul cervello. Nella seconda parte vengono invece passati in rassegna i tre principali protocolli di stimolazione: la TMS a singolo impulso, utilizzata per la caratterizzazione spaziale e temporale dei processi cognitivi, per analizzare la reattività della corteccia motoria primaria, e per verificare l’integrità del tratto cortico-spinale; la TMS a doppio impulso, per studiare la connettività e l’interazione di network cerebrali a riposo e durante lo svolgimento di un task; e la TMS ripetitiva (rTMS), utilizzata per analizzare i fenomeni di plasticità cerebrale sia durante processi cognitivi, sia in relazione a trattamenti riabilitativi. CAPITOLO II - L’UTILIZZO SIMULTANEO DELLA TMS CON L’EEG ED ALTRE TECNICHE DI NEUROIMAGING Nonostante la grande popolarità che la TMS ha conosciuto negli ultimi anni, molti aspetti del suo meccanismo d’azione sono ancora poco chiari (Miniussi et al., 2010). Tale ambiguità è dovuta al fatto che, fatta eccezione per la corteccia motoria e visiva primaria, la stimolazione TMS non fornisce dei marker “visibili” di eccitabilità corticale. Negli ultimi anni, grazie al miglioramento tecnologico degli strumenti di indagine neuroscientifica, si è iniziato a utilizzare simultaneamente (in coregistrazione) la TMS con diverse tecniche di neuroimaging. Ciò ha consentito di trarre delle inferenze di tipo “causale” e non più solo “correlazionale” (come nei tradizionali studi di neuroimaging) grazie alle informazioni spaziali e temporali sull’effetto della TMS che le tecniche di neuroimaging offrono. Nel secondo capitolo della presente tesi, vengono trattati dettagliatamente le potenzialità e i limiti delle diverse coregistrazioni TMS-neuroimaging. In particolare, nella parte centrale del capitolo è dato ampio spazio all’argomento centrale di questa tesi, ossia la coregistrazione TMS-EEG. L’approccio TMS-EEG, tra i vari metodi di coregistrazione, è stato quelli che negli ultimi anni ha riscontrato maggiore successo e diffusione, dovuto all’enorme potenzialità che questo metodo garantisce nello studio delle dinamiche cerebrali. L’EEG, infatti, è in grado di registrare, ad altissima risoluzione temporale, i potenziali post-sinaptici indotti dalla depolarizzazione neuronale evocata dalla TMS (Ilmoniemi et al., 1997). L’analisi dell’attività EEG indotta dalla TMS - in termini di tempo, spazio, frequenza e potenza - è in grado di fornire delle preziose informazioni sia sull’attivazione locale indotta dalla stimolazione (reattività cerebrale), sia su quella distale (connettività cerebrale), sia sulle modificazioni a seguito di protocolli di stimolazione ripetitiva (plasticità cerebrale). D’altra parte, la coregistrazione TMS-EEG presenta numerose difficoltà di tipo tecnico, dovuto ai numerosi artefatti che la stimolazione elettromagnetica induce sul segnale EEG (così come sui segnali delle altre tecniche di neuroimaging), questi aspetti sono trattati in maniera dettagliata all’interno del capitolo. Infine, l’ultima parte del capitolo è dedicata agli altri metodi di coregistrazione TMS con risonanza magnetica (MRI), risonanza magnetica funzionale (fMRI), tomografia a emissione di positroni (PET), tomografia a emissione di fotone singolo (SPECT) e spettroscopia del vicino infrarosso (NIRS). CAPITOLO III – STUDIO 1: EFFETTI NEUROMODULATORI DELLA RTMS A BASSA FREQUENZA: EVIDENZE DALL’APPROCCIO TMS-EEG Tradizionalmente gli effetti neuromodulatori della rTMS sono stati studiati attraverso l’analisi dei potenziali motori evocati (MEP). Tuttavia, come noto, i MEP sono una misura indiretta dell’eccitabilità corticale avendo una forte componente anche spinale. Con lo sviluppo di nuovi sistemi EEG compatibili con la TMS, è stato possibile analizzare gli effetti della stimolazione in modo più diretto, tramite l’analisi dei potenziali corticali evocati dalla TMS (TEPs). In questo studio abbiamo analizzato l’effetto di un protocollo di TMS ripetitiva (rTMS) a bassa frequenza (1 Hz) molto noto, soprattutto in ambito riabilitativo, per sortire un effetto di inibizione dell’eccitabilità corticale. Il protocollo è stato applicato sulla corteccia motoria primaria di quindici volontari sani e sulla corteccia visiva primaria di altri quindici volontari sani, assunti come gruppo di controllo per analizzare la specificità spaziale della stimolazione. Gli effetti della stimolazione ripetitiva sono stati testati su diverse misure elettrofisiologiche evocate da una stimolazione a singolo impulso della corteccia motoria, prima e subito dopo il protocollo rTMS, ossia: MEP, TEPs, local mean field power (LMFP) e distribuzione dell’attività sullo scalpo. I risultati sui MEP hanno mostrato una diminuzione significativa dell’ampiezza a seguito del protocollo rTMS sulla corteccia motoria. I risultati sui TEP hanno mostrato un pattern noto composto di quattro principali picchi: P30, N45, P60 e N100. A seguito del protocollo rTMS sulla corteccia motoria si è osservato un incremento significato dell’ampiezza dei TEP P60 e N100, la cui origine è legata all’attività dei potenziali post-sinaptici inibitori GABAb (Ferreri et al., 2011; Premoli et al., 2014). I risultati sul LMFP hanno mostrato un incremento di attività generale indotta dalla TMS sulla corteccia motoria a partire da circa 90 ms dalla stimolazione, ossia la latenza del picco massimo di inibizione GABAb. A seguito del protocollo di stimolazione di controllo, applicato sulla corteccia visiva, non si è riscontrato nessun cambiamento significativo. I risultati di questo studio hanno una rilevanza su tre aspetti: (1) si è confermato l’effetto inibitorio del protocollo rTMS a 1-Hz, offrendo anche un correlato centrale di inibizione (TEPs) oltre che periferico (MEPs); (2) sono state definite la spazialità e l’origine dell’inibizione indotta dalla rTMS a bassa frequenza; (3) la N100 evocata dalla TMS si conferma essere un marker affidabile del grado di inibizione corticale. I risultati di questo studio potrebbero avere una rilevanza sia in campo terapeutico e riabilitativo, specie per i disturbi alla cui base si suppone vi sia un deficit di inibizione corticale (ad es. malattia di Parkinson, malattia di Huntington); sia in campo di ricerca, specie in studi in cui si vogliano correlare performance a task cognitivi o motori con il grado di eccitazione/inibizione corticale. CAPITOLO IV – STUDIO 2: DEFICIT DI INIBIZIONE NELLA MALATTIA DI HUNTIGTON: EVIDENZE DALLA COREGISTRAZIONE TMS-EEG Evidenze recenti hanno mostrato le potenzialità dell’utilizzo della coregistrazione TMS-EEG in ambito clinico e diagnostico. Diverse misure TMS-EEG in termini di potenziali evocati (TEPs), analisi di sorgenti, attività oscillatoria e potenza dell’attività globale, sono state utilizzate per lo studio di dinamiche cerebrali deficitarie in diverse patologie, come: schizofrenia (Ferrarelli et al., 2008); disordini psicotici (Hoppenbrouwers et al., 2008); depressione (Kähkönen et al., 2005); disturbi di coscienza (Massimini et al., 2005); epilessia (Rotenborg et al., 2008) e autismo (Sokhadze et al., 2012). Ad esempio, diverse evidenze hanno mostrato il potenziale contributo dei TEPs nello studio degli equilibri eccitatori/inibitori corticali, data la loro origine GABAergica (Ferreri et al., 2011; Premoli et al., 2014). In particolare, la N100 TMS-evocata sembra essere strettamente correlata al grado di inibizione GABAergica, come mostrato da evidenze a carattere farmacologico (ad es. Kähkönen et al., 2003; Premoli et al., 2014); studi comportamentali (ad es. Bender et al., 2005; Bonnard et al., 2009) e studi in pazienti (ad es. Helfrich et al., 2013). Nel presente studio, facente parte di un ampio progetto internazionale multicentrico (“TrackOnHD”), abbiamo utilizzato la coregistrazione TMS-EEG per analizzare dei possibili marker elettrofisiologici della malattia di Huntington, tramite stimolazione della corteccia motoria primaria. La malattia di Huntington (HD) è caratterizzata da una progressiva degenerazione dei neuroni striatali di natura GABAergica. Tale degenerazione porta a un eccessivo incremento del tono eccitatorio mediato dal glutammato, un fenomeno noto come eccitossicità. Nel presente studio sono stati analizzati dodici pazienti HD e dodici volontari sani su varie misure TMS-EEG, EMG, fMRI e cliniche (nel capitolo sono riportati solo i risultati relativi alle misure TMS-EEG). I risultati hanno mostrato una riduzione significativa e specifica della N100, come rilevato dall’analisi dei TEP per permutazioni punto-per-punto e dall’analisi dell’attività media globale da 94 a 104 ms dopo l’impulso TMS. Le mappe dello scalpo della distribuzione dell’attività hanno mostrato una riduzione della negatività su entrambi gli emisferi, con un effetto maggiore sul sito di stimolazione. Le analisi di perturbazione dello spettro evento-relata e della coerenza inter-trial hanno mostrato una differenza significativa nell’attività oscillatoria dei due gruppi all’interno della finestra di interesse GABAb-ergico (60-110 ms dopo l’impulso TMS). I risultati osservati potrebbero essere prodotti dal deficit di inibizione GABAergica nei pazienti HD conseguente alla degenerazione neuronale nello striato. Anche se preliminari, i risultati dello studio hanno rilevato dei marker TMS-EEG potenzialmente d’interesse per la valutazione dei deficit inibitori in pazienti HD. Ulteriori analisi sono necessarie per correlare i risultati ottenuti con le altre misure raccolte all’interno del progetto. CAPITOLO V – STUDIO 3: ARTEFATTI TMS-EEG: UN NUOVO ALGORITMO ADATTATIVO PER IL DETREND DEL SEGNALE Durante un EEG, la stimolazione TMS può generare un artefatto a lunga latenza, noto come artefatto “decay”. Tale artefatto rappresenta un problema per l’analisi dei potenziali evocati dalla TMS (TEP). In letteratura, per risolvere il problema, sono comunemente utilizzate due principali strategie: l’utilizzo di un detrend lineare e l’utilizzo dell’independent component analysis (ICA). Tuttavia, nessuna di queste soluzioni può essere considerata ottimale. Per quanto riguarda l’utilizzo di un detrend lineare, dal momento che nella maggior parte dei casi l’artefatto decay non segue un andamento lineare, questo tipo di correzione risulta inefficiente. Per quanto invece riguarda l’ICA, anche questa procedura presenta dei limiti intrinseci: (1) può essere eccessivamente influenzato dalle scelte dello sperimentatore e (2) può causare la rimozione di componenti fisiologiche, oltre che artefattuali. Il nostro obiettivo è di verificare l’efficienza di un nuovo detrend adattivo, sviluppato su MATLAB, in collaborazione col dipartimento di Ingegneria Informatica di Padova, capace di discriminare i diversi trend dell’artefatto decay (ossia lineare e non-lineare). Quaranta volontari sani sono stati stimolati con 55 impulsi TMS singoli sulla corteccia motoria primaria di sinistra. Le risposte EEG indotte dalla TMS sono state analizzate in cinque condizioni: RAW (in cui non veniva applicata nessuna correzione dell’artefatto decay); INFOMAX29 (in cui l’artefatto decay veniva corretto con un algoritmo ICA-INFOMAX, considerando tutti i 29 canali); FASTICA (in cui l’artefatto decay veniva corretto con un algoritmo fastICA, considerando tutti i 29 canali); INFOMAX15 (in cui l’artefatto decay veniva corretto con un algoritmo ICA-INFOMAX, considerando solo 15 canali) e ALG (in cui l’artefatto decay veniva corretto tramite il nostro algoritmo adattivo). Per verificare se la correzione dell’artefatto avesse influenzato anche i TEP, sono state analizzare le differenze in una finestra temporale da -100 a +400 ms dall’impulso TMS attraverso l’utilizzo di un test per permutazioni, non-parametrico e corretto per cluster. Successivamente, sono state comparate le ampiezze e le latenze picco-picco dei TEP all’interno delle finestre temporali negli elettrodi risultati significativi. La risposta grand-average ha rilevato cinque picchi principali: P30, N45, P60, N100 e P180. Sono state rilevate delle differenze significative (i.e. Monte Carlo p < 0.05) in un cluster di elettrodi vicino alla stimolazione, comprendente i canali FC1, CP1, C3 e FC2. Le analisi sull’ampiezza picco-picco hanno rilevato una significativa modulazione dell’ampiezza dopo la correzione INFOMAX29 (in 3 TEP su 8), FASTICA (in 4 TEP su 12), INFOMAX15 (in 5 TEP su 15) e ALG (in 2 TEP su 15), rispetto al segnale RAW originale. I risultati LMFP e delle mappe di distribuzione sullo scalpo hanno rilevato diverse anomalie a seguito della correzione INFOMAX29 e FASTICA. I risultati hanno mostrato che la correzione ICA modifica in modo significativo l’ampiezza, la morfologia e la distribuzione di una parte dei TEP analizzati e nello stesso tempo non garantisce una completa rimozione dell’artefatto decay. Al contrario, a seguito della correzione col nostro algoritmo (condizione ALG), l’ampiezza, la morfologia e la distribuzione dei TEP rimanevano fedeli a quella originale, con una rimozione pressoché completa dell’artefatto decay. Il principale contributo di questo studio è stato la proposta di un nuovo algoritmo di correzione per un artefatto a lunga latenza che la TMS induce sul segnale EEG (artefatto decay) rendendo difficoltosa l’analisi. I risultati hanno dimostrato che questo metodo è più efficiente delle strategie attualmente in utilizzo in letteratura, non avendo i limiti intrinseci presentati dall’algoritmo ICA.
Burnsky, Jon. "The Effects of Predictability and Stimulus Quality on Lexical Processing: Evidence from the Coregistration of Eye Movements and EEG." 2021. https://scholarworks.umass.edu/masters_theses_2/1007.
Full textBagattini, Chiara. "Neural correlates of visual and spatial awareness." Doctoral thesis, 2014. http://hdl.handle.net/11562/710361.
Full textThis PhD thesis focuses on attempting to experimentally investigate the neural correlates of awareness related to visual and spatial perception in humans. Specifically, this project aimed at looking into the electrophysiological markers of awareness in normal conditions and when awareness is lost due to a real or a “virtual” lesion. In both the studies conducted we adopted a causal multimodal approach, namely Transcranial Magnetic Stimulation and EEG (TMS-EEG) co-registration, which can provide insights into the neural correlates of visual and spatial awareness. The first study focuses on spatial awareness and specifically on the investigation of the mechanisms underlying neglect syndrome. Neglect is defined as a disorder of consciousness in which patients fail to report, respond to, or orient to stimuli presented on the opposite side of the brain lesion. One of the most influential models to explain the dysfunction underlying this syndrome takes into account the concept of inter-hemispheric rivalry, which postulates a pathological hyperactivation of the unaffected hemisphere due to the reduced inhibitory influences from the lesioned hemisphere. The aim of the present study is to test these models analyzing the effect that low frequency repetitive TMS (rTMS) exerts on the stimulated and contralateral hemispheres in the processing of visual stimuli. Specifically we aim at assessing the contribution of left and right parietal cortices in an impaired neglect-like functioning induced by means of low frequency rTMS in healthy participants. Fourteen healthy volunteers performed a Line Bisection task and a simple detection task of unilateral checkerboards stimuli. Both tasks were performed either before and after 30 minutes of low frequency rTMS (1 Hz) over the right posterior parietal cortex. The EEG signal was continuously recorded throughout the experiment. The efficacy of rTMS in inducing neglect-like phenomena was confirmed by the results of the Line Bisection task where participants showed a rightward deviation after rTMS, a performance comparable to that of neglect patients. Detection task results showed that the effect of rTMS was a lengthening of reaction times for both left and right visual stimuli and a reduction of the amplitude of P200 component registered both on left and right parietal sites. TMS-evoked potentials recorded during 30 minutes of stimulation, showed that low frequency rTMS induced a reduction of cortical excitability both of the stimulated right parietal cortex and of the left contralateral homologous area. Therefore, our results did not show a hyperactivation of the left hemisphere due to the inhibition of the right hemisphere (as theorized by “rivalry models”). Conversely, the inhibition of the right parietal cortex induced a spreading of the inhibition to the homologous area of the left hemisphere. The second study focuses on visual awareness and specifically aimed at investigating the neural correlates of phosphene perception. Single-pulse TMS of the visual cortex is known to induce visual sensations, i.e. phosphenes, which appear as brief flashes of light without light actually entering the eyes. Recent studies have shown that TMS can produce visual sensations not only when it is applied over early visual areas but also when parietal cortex is stimulated. As the pivotal neural basis involved in the perception of parietal phosphenes still remain unknown, the main question is whether parietal phosphenes are generated directly by local mechanisms or emerge through indirect activation of other visual areas. To characterize the electrophysiological correlates of occipital and parietal phosphene perception we investigated TMS-evoked potentials in a sample of healthy participants by comparing trials in which a phosphene was perceived with trials in which no visual percept was reported. When the left occipital cortex was stimulated, phosphene perception started to affect TMS-evoked potentials at a late latency, whereas phosphenes elicited by left parietal cortex stimulation modulated TMS-evoked potentials at an earlier latency. This difference in the time-course of cortical activation between occipital and parietal phosphenes could underlie a different mechanism in their generation. The early latency of the phosphene effect observed when TMS was applied over the parietal cortex might suggest that parietal phosphenes should be considered as the direct result of the activation of the stimulated area, rather than the consequence of a feedback activation of the early visual cortex. Furthermore, we investigated electrophysiological correlates of parietal phosphene perception in a hemianopic patient (SL) who suffered from a complete destruction of the left primary visual cortex. Ipsilesional parietal phosphene perception in patient SL showed a similar pattern of results to that of parietal phosphene perception in healthy participants, starting to affect TMS-evoked potentials at an early stage of latency. This evidence might thus support the idea of parietal cortex as an independent generator of magnetically induced conscious visual experiences.
Book chapters on the topic "EEG coregistration"
Aung, Thandar, Irene Z. Wang, and Andreas V. Alexopoulos. "Coregistration of Multimodal Imaging." In A Practical Approach to Stereo EEG. New York, NY: Springer Publishing Company, 2020. http://dx.doi.org/10.1891/9780826136930.0008.
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