Academic literature on the topic 'Educazione e mediazione culturale'

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Journal articles on the topic "Educazione e mediazione culturale"

1

Luatti, Lorenzo, and Andrea T. Torre. "Introduzione: sulla mediazione culturale." MONDI MIGRANTI, no. 1 (June 2012): 29–37. http://dx.doi.org/10.3280/mm2012-001002.

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2

Nardi, Emma. "La mediazione culturale nei musei come forma narratologica." CADMO, no. 1 (June 2010): 33–48. http://dx.doi.org/10.3280/cad2010-001004.

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3

Quassoli, Fabio, and Monica Colombo. "Professione mediatore: alcune considerazioni sulla mediazione linguistico-culturale." MONDI MIGRANTI, no. 1 (June 2012): 79–95. http://dx.doi.org/10.3280/mm2012-001006.

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4

Lorenzelli, Claire. "Educazione, scuola e politica culturale nelle migrazioni italiane." Altreitalie, no. 63 (July 15, 2021): 109–10. http://dx.doi.org/10.4000/altreitalie.365.

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5

Aime, Marco. "Dalla trasparenza all'opacitŕ. Ipotesi per una nuova mediazione culturale." MONDI MIGRANTI, no. 1 (June 2012): 39–47. http://dx.doi.org/10.3280/mm2012-001003.

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6

Buono, Mario, and Rosa Maria Giusto. "La ri-scrittura del patrimonio culturale nell’Era digitale." Boletín de Arte, no. 41 (November 5, 2020): 279–83. http://dx.doi.org/10.24310/bolarte.2020.v41i.8617.

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Abstract:
Il valore di una “mediazione” narrativa consapevole, integrata e potenziata dall’uso di strumenti digitali, diviene sempre più elemento centrale nelle politiche di valorizzazione e riconoscimento del patrimonio culturale dal momento che esso «non parla da solo» (2010: 45) ma ha bisogno di professionalità e strumenti informativi sempre più flessibili e aggiornati che lo disvelino e ne raccontino il significato più profondo. Il contributo affronta le nuove modalità di interazione e fruizione del patrimonio culturale tra discipline tecnologiche e scientifiche e discipline umanistiche.
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7

Cardia, Carlo. "Identitŕ religiosa e culturale europea: la questione del crocifisso." CITTADINANZA EUROPEA (LA), no. 1 (December 2010): 33–66. http://dx.doi.org/10.3280/ceu2010-001003.

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Abstract:
La presenza del crocifisso nelle aule scolastiche in Italia č stata ritenuta incompatibile con la libertŕ di religione e di educazione dalla Corte di Strasburgo, con una sentenza (Lautsi) che appare in contrasto con la giurisprudenza costante della stessa Corte, la quale riconosce agli stati un ampio margine di apprezzamento in materia della libertŕ religiosa, a tal fine richiamandosi alla tradizione dei singoli paesi. La sentenza, disattendendo il suo stesso criterio di valutazione, che impone di esaminare il contesto storico-culturale, perviene, con una sorta di atteggiamento di ‘iconoclastia laica', a un concetto limitato e fuorviante di educazione delle nuove generazioni. Infatti, se si concepisce il simbolo religioso come un elemento negativo e conturbante, i bambini cresceranno con un senso di ostilitŕ verso questi simboli, come se fossero fattori di divisione, e il rapporto tra religioni diverrebbe un rapporto diffidente, ostile e potenzialmente conflittuale. Senza poi considerare il fatto che il diritto di una maggioranza religiosa va tutelato con la stessa cura di quelli delle minoranze.
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8

Roić, Sanja. "LA GINESTRA DI GIACOMO LEOPARDI A CETTIGNE VLADAN DESNICA MEDIATORE DI CULTURA ITALIANA IN MONTENEGRO." Folia linguistica et litteraria XI, no. 30 (2020): 15–33. http://dx.doi.org/10.31902/fll.30.2020.1.

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Abstract:
Nonostante le difficili condizioni materiali in cui si è trovato nel 1954, lo scrittore Vladan Desnica non aveva rinunciato alla propria dignità intellettuale. Alla rinomata rivista culturale Stvaranje di Cettigne lo scrittore ha inviato da Zagabria la propria traduzione de “La Ginestra o il fiore del deserto”, canto tra i più complessi della raccolta poetica di Giacomo Leopardi. Nel momento storico della crisi dei rapporti italo-jugoslavi la rivista Stvaranje ha realizzato un’importante mediazione culturale pubblicando la traduzione del classico italiano, confermando allo stesso tempo lo scrittore Vladan Desnica come eccellente conoscitore della cultura italiana e intellettuale critico.
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9

Nardi, Emma. "In interiori puero, una proposta di mediazione culturale nei musei." CADMO, no. 1 (September 2019): 7–23. http://dx.doi.org/10.3280/cad2019-001002.

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10

Bergonzini, Chiara. "La mediazione culturale: uno strumento (sottovalutato?) per l'integrazione degli immigrati." DIRITTO, IMMIGRAZIONE E CITTADINANZA, no. 1 (March 2009): 67–77. http://dx.doi.org/10.3280/diri2009-001005.

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Dissertations / Theses on the topic "Educazione e mediazione culturale"

1

Pecoraro, Nadia. "La mediazione culturale del sistema universitario." Doctoral thesis, Universita degli studi di Salerno, 2012. http://hdl.handle.net/10556/356.

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Abstract:
2010 - 2011
Negli ultimi quindici anni l’Università italiana è stata chiamata a realizzare al proprio interno un cambiamento negli aspetti organizzativi e didattici in linea con il mutamento del Welfare italiano (Salvatore & Scotto di Carlo, 2005) e su sollecitazione dell’Unione Europea (EC; 2000, 2001, 2006, 2009) che invita gli istituti formativi a rispondere in modo adeguato alla “Modernizzazione del modello sociale europeo” (EC, 2000). Queste modifiche che hanno trovato la loro attuazione in numerose riforme legislative, l’ultima delle quali è la legge Gelmini (204) del 30 Dicembre 2010. Pur mantenendo il proprio mandato istituzionale formativo, l’Università ha dovuto ha dovuto fronteggiare due questioni importanti: la prima riguarda l’impossibilità di assimilare tout court la conoscenza all’occupazione lavorativa, la seconda, invece, riguarda la necessità di istaurare un dialogo efficiente ed efficace tra gli interlocutori dell’Università stessa (studenti, docenti, il personale, famiglie, mondo del lavoro) sempre più differenziati ed eterogenei. Per rispondere a questo mandato essa si è trasformata in un servizio che, in quanto tale, eroga prestazioni e costruisce prodotti definiti, in questo caso, dalla formazione degli studenti. La logica di servizio, si associa immediatamente a quella della Qualità, quale parametro per interpretare da un lato ai bisogni, desideri e richieste dei clienti, e dall’altro per offrire servizi che soddisfano tali esigenze (Gentile & Cocozza, 2000). La Qualità del servizio Universitario è, quindi, in questa ottica garanzia del miglioramento dell’offerta formativa, nonché dell’occupabilità delle persone e di conseguenza sostegno allo sviluppo del sistema produttivo (EC, 2006; 2009). La declinazione della qualità all’interno dell’Università ha richiesto sempre più una capacità di negoziare tra la richiesta di soddisfazione degli standard europei e nazionali e la domanda locale, definita dagli utenti tra i quali gli studenti. Questi ultimi costituiscono i clienti del servizio nonché il prodotto dello stesso, e non son più ritenuti utenti passivi ma pensati come co-costruttori del servizio stesso (Vairetti, 1995; Salvatore, 2001). Nella prima parte di questo lavoro, accanto alla presentazione della letteratura sui temi del servizio e della qualità universitaria, viene dato ampio risalto al modo con cui la prospettiva socio-costruttivista e psicodinamica (Cole, 1996; Carli, 1999; Gergen, 1985, 1999; Harrè & Gillett, 1994; Matte Blanco, 1975; Salvatore & Scotto di Carlo, 2005), all’interno del paradigma interpretativista, affronta il tema della qualità. In particolare è esplicitato il ruolo che gli studenti rivestono nell’implementazione di servizi di qualità a partire dai significati che gli studenti attribuiscono all’esperienza universitaria. Questi possono essere considerati come i vettori della loro partecipazione ed implicazione nel contesto formativo configurando l’intensità, le modalità degli investimenti, la forma delle pratiche organizzative e cognitive agite dagli stessi. L’università, quindi deve essere attenta a cogliere questi processi di significazione individuando come essi intervengono nell’implementazione degli interventi realizzati per migliorare la Qualità, ed interrogandosi sul suo ruolo nella riproduzione o trasformazione. Nella seconda parte è presentato, all’interno della cornice teorica presentata, un lavoro di ricerca effettuato su 310 studenti iscritti dal primo al quarto anno alla Facoltà di Scienze della Formazione (rispettivamente ai corsi di laurea in Scienze dell’educazione e Scienze della Formazione Primaria) dell’Università degli Studi di Salerno. Si tratta di un campionamento di convenienza per quote proporzionali (Ortalda, 1998) rispetto ai corsi di laurea e agli anni di iscrizione (Blalock JR, 1960; Carli & Salvatore, 2001; McBurney, 2001). L’obiettivo della ricerca è stato verificare se, a fronte dei modelli culturali degli studenti: a) l’incontro con i setting formativi produca una modifica dei processi di significazione degli studenti universitari; b) questa modifica segua traiettorie simili per i processi di significazione riguardanti rispettivamente il contesto sociale ed universitario e professionale in relazione anche all’afferenza al Corso di Laurea o all’anno di iscrizione. In altri termini questa ricerca ha inteso esplorare la capacità dei setting formativi di mediare i Modelli Culturali (processi di significazione) degli studenti (Carli & Paniccia, 1999). Agli studenti è stato somministrato un questionario costruito ad hoc facendo riferimento al repertorio di significati culturali proprio del metodo ISO (Carli, Paniccia, 2002; 2003; Carli, Salvatore, 2001; Salvatore, Mannarini, Rubino, 2004; Salvatore et al., 2008) che rileva due aree di analisi: Area del contesto sociale ed universitario e Area della formazione professionale. Le risposte al questionario sono state trattate considerando le due macro aree di analisi. Per entrambe la matrice di risposte ottenuta dalla somministrazione del questionario è stata elaborate attraverso una procedura di analisi multidimensionale (Metastasio & Cini, 2009). I risultati della ricerca evidenziano che in generale i setting formativi hanno un impatto sui modelli culturali degli studenti, sia per quanto riguarda la rappresentazione del contesto sociale ed universitario che professionale, e questo impatto si traduce sia nella riproduzione di questi modelli che nella loro trasformazione. Rispetto alla rappresentazione del contesto sociale e universitario la mediazione non opera diversamente rispetto ai corsi di laurea (Scienze della formazione Primaria e Scienze dell’Educazione). In altri termini formarsi per fare l’insegnante, piuttosto che l’educatore, non incide sul rapporto con il contesto micro-macro sociale e universitario. Nel tempo i Modelli culturali, però, si modificano per entrambe i corsi di laurea in una direzione non adeguata, di maggiore anomia da un lato, o di investimento senza progetto. Questo risultato è significativo ed evidente negli studenti del corso di laurea in Scienze dell’Educazione. Nel caso della rappresentazione del contesto professionale, invece, i risultati si presentano come invertiti. Il primo dato evidenzia come i Modelli Culturali degli studenti afferenti ai due corsi di laurea sono mediati secondo traiettorie diverse, proprio perché i setting formativi si configurano come diversi nei contenuti e nelle pratiche. Gli studenti di Scienze della formazione Primaria, si orientano verso una maggiore professionalità, invece la traiettoria seguita dagli studenti di Scienze dell’Educazione sembra essere a rischio, in quanto fortemente ancorata all’idea di volontariato e di aiuto ai bisognosi. Ultimo aspetto rilevante nella rappresentazione dell’area professionale riguarda la mancata modifica dei modelli culturali degli studenti nel tempo. Questo dato fa ipotizzare che i setting formativi riproducano nel tempo questi Modelli Culturali, per entrambe i corsi di laurea. Nell’ultima parte, inoltre, accanto alla discussione dei risultati, e stata effettuata una riflessione sui risultati e sulla necessità di interventi che mirino allo sviluppo della competenza contestuale degli studenti, intesa come capacità a costruire una rappresentazione sensata dell’Università, della formazione e della professione che - in questa ottica – è parte integrante di una strategia di sviluppo della qualità. L’università è chiamata in questo momento storico, da questo punto di vista, a pensare dispositivi che permettano di raccogliere e mappare tali universi di significati ed ad orientare, a partire dalla loro conoscenza, strategie di sviluppo della qualità. Infine sono stati affrontati i punti critici definiti dalla metodologia stessa e dall’applicazione di una metodologia longitudinale, nonché le linee di sviluppo. La prima di queste riguarda la relazione la relazione tra i Modelli Culturali e carriere universitarie, la seconda, già in analisi vuole verificare l’esistenza di una continuità/discontinuità tra Modelli Culturali di studenti e genitori (Ruggeri et al., 2011), quindi verificare il ruolo di mediazione del setting formativo all’interno di questa relazione. La terza si orienta verso una riflessione che concerne l’introduzione dei concetti di transizione ed identità. Il setting formativo, pertanto, può produrre una rottura dei Modelli Culturali che genera a sua volta una transizione (Zittoun, 2004; 2007b, 2008, 2009) verso un nuovo modello di significazione e quindi un nuovo posizionamento identitario (Hermans & Ligorio, 2005; Salgado & Gonçalves, 2007) verso l’oggetto Università e verso Sé (Simão, 2005). [a cura dell'autore]
X n.s.
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2

Bizzotto, Francesca <1986&gt. "Prospettive di empowerment nella mediazione linguistico-culturale." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2012. http://hdl.handle.net/10579/1701.

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3

Pelliccia, Francesca. "La mediazione linguistico-culturale e il turismo russo in Italia." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2020. http://amslaurea.unibo.it/20830/.

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Abstract:
Il presente lavoro si propone di analizzare il potenziale turistico russo in Italia, di fondamentale importanza per la nostra economia e per il settore dell'interpretariato. Per accogliere questa tipologia di turisti dalle particolari esigenze, infatti, non basta la conoscenza linguistica, ma è importante conoscere anche le differenze nella comunicazione e nella cultura tra i due paesi. Nel primo capitolo si descrivere sinteticamente cos'è la mediazione linguistico-culturale e qual è il ruolo del mediatore nella nostra società plurilinguistica e multiculturale. Successivamente viene fatto un excursus sui flussi turistici russi in Italia, analizzando il profilo del turista russo, i fattori di attrattività e la customer satisfaction e le destinazioni predilette da questo segmento di mercato. L'ultimo capitolo è incentrato su alcuni fattori culturali che differenziano l'Italia e la Russia e aiutano a comprendere meglio l'intervista che ho sottoposto da remoto a persone di nazionalità russa per mostrare l'immagine che hanno dell'Italia.
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Greco, Simone. "L’influenza culturale portoghese in Giappone." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019. http://amslaurea.unibo.it/17444/.

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Abstract:
Questa tesi analizza l’influenza culturale portoghese in Giappone. Si tratta di un’influenza non spesso evidente, ma sicuramente innegabile, dal momento che costituisce il primo contatto tra gli europei e il popolo giapponese, portando a un vero e proprio punto di svolta nella storia delle relazioni tra l'Occidente e il Paese del Sol Levante. Tale influenza è infatti riscontrabile nelle scienze, nell'arte, nella vita quotidiana e, di conseguenza, nella lingua. L’obiettivo è quindi quello di analizzare come queste due culture così lontane tra loro si siano incontrate con degli effetti anche sul piano linguistico. Viene prima presentata la storia del secolo definito "Secolo del commercio Nanban", dall'inizio del commercio tra portoghesi e giapponesi, alla campagna anticristiana. Vengono poi presentati esempi di influenza portoghese, riscontrabile anche oggi nelle arti, scienze e negli oggetti di vita quotidiana. Si conclude fornendo una lista dei prestiti in giapponese dal portoghese e descrivendo il Nippo Jisho, il primo dizionario tra una lingua europea e il giapponese.
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Muffato, Sara. "Immigrazione e assistenza sanitaria: la mediazione linguistico-culturale nel Consultorio di Asti." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2019.

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Abstract:
Visti gli ingenti flussi migratori verso l'Italia di questi ultimi cinquanta anni, si è resa necessaria la creazione di politiche migratorie volte all'integrazione degli stranieri sul territorio. Nello specifico, è stato scelto di trattare la mediazione linguistica in ambito medico, prestando particolare attenzione a uno dei servizi più frequentati dalle donne straniere, ovvero il Consultorio. In particolare, è stata analizzata la realtà del Consultorio della città di Asti.
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6

Savini, Virginia. "La figura del mediatore linguistico-culturale inserito in ambito sanitario: indagine conoscitiva all'interno della realtà emiliano-romagnola." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2021.

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Abstract:
Questa tesi si pone come obiettivo quello di indagare il ruolo del mediatore linguistico e culturale quale professionista inserito in primis in una situazione sociale di comunità e in particolare nell’ambito sanitario, cercando di delineare alcune possibili linee d’azione che il mediatore può mantenere durante la pratica lavorativa in modo che chi beneficia della sua mediazione ne percepisca l’efficacia. Questo scopo è stato perseguito tramite un questionario somministrato a personale infermieristico operante in Emilia-Romagna, con l’intento di far emergere punti di maggiore criticità, possibili soluzioni da adottare ed eventuali problematiche da risolvere. Si è voluto inoltre studiare nel dettaglio il rapporto triadico che si viene a creare tra mediatore-paziente-infermiere durante la seduta di mediazione.
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7

Bugno, Lisa. "Analisi delle concezioni sulla diversità culturale tra teoria e pratica in educazione. Una ricerca-azione." Doctoral thesis, Università degli studi di Padova, 2018. http://hdl.handle.net/11577/3421939.

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Abstract:
The authors who dealt with intercultural education described it as the essential fil rouge that should lead the conscious practice of educators and teachers. Irretrievably, however, the theories of these authors are not translated faithfully in the disparate representations of real life, but they remain written in interesting and challenging scenarios that only rare and skilful actors are able to stage, interpret them with clear knowledge of the contexts. What makes these players able to intercept the profound nature of the theories, to read clearly by the context in which they operate and to translate this into incisive practices? Why don’t those theories and contexts become a nice composition? Our hypothesis is that among the ingredients that compose this recipe there are the professional and personal beliefs of teachers, and that those related to diversity play a substantial role in the actors’ school life. Indeed, we highlight that “educational activity is related to the coherence between the aims it pursues and in its practical implementation, considering the issue of mediation between these two logical and procedural steps” (Agostinetto, 2013, p. 16). We suppose that right in this process of reading and translating, "mistakes" happen: we refer, in this context, to "mistakes that are not perceived like that, [and therefore] they are hardly explicated and criticized by the person who performs them” (Agostinetto, 2014, pp.73-74). The question that arises is, thus, almost rhetorical: what is there behind these mistakes? The assumption is that non-reflexed logics lead teachers’ personal and professional beliefs. Therefore, the focus of the dissertation is the relation between the teachers’ beliefs about diversity, and their teaching activities. Referring to the theoretical level, the notion of belief was largely studied: several authors contributed defining beliefs as implicit or explicit, stable or dynamic or understanding them as individual or a part of a system. The aim is to propose an accurate pedagogical consideration in order to clarify the relationship between theory and belief and how it can affect the practice. Regarding the empirical level, while keeping the recursive relationship between theory and practice as fundamental, on the basis of a model-based approach, and using an epistemological model especially useful to chance, the characteristics of the relationship between educational theory and beliefs in teachers are investigated. The content is that of diversity on intercultural perspective, preliminarily identified and justified in theory, in order to recognize it on the empirical level». Regarding the empirical level, the relation between theory, beliefs, and the teaching activities on diversity is examined in detail using integrated analysis tools, and considering the recursive correlation between theory and practice in education as fundamental. The objectives were to investigate whether and how beliefs about diversity have implication in the education project design and in teachers’ actions. We chose to involve 3 groups of 10 primary teachers and handle a qualitative approach. We examined the “direct explicit” beliefs through teachers’ interviews, whereas their “indirect explicit” beliefs are studied thanks to the analysis of intercultural education school projects. Furthermore, the participant observation were useful to investigate the teachers’ “implicit” beliefs. Finally, the analysis of the interviews was useful to define guidelines for the participant observation in addition to topics and contents to discuss and reflect on during the focus groups. «This is extremely relevant, if we compare the school and the astronomical universe, thus considering it as a matter of delicate but essential balance, as the existence of gravitational waves in space-time that allow, simultaneously, a balanced, continuous and enchanting becoming» (Agostinetto & Bugno, 2016, pp. 148-151).
«Gli autori che si sono occupati di pedagogia interculturale, la descrivono come un irrinunciabile fil rouge che dovrebbe condurre le consapevoli pratiche di educatori ed insegnanti. Irrimediabilmente, però, le teorie di questi stessi autori non si traducono fedelmente nelle disparate rappresentazioni della vita reale, ma rimangono scritte in intriganti e stimolanti sceneggiature che solo rari, abili ed illuminati attori, riescono a mettere in scena, abitandole con nitida cognizione di causa. Che cosa rende questi attori in grado di intercettare contemporaneamente la profonda natura delle teorie, di leggere in modo chiaro il contesto in cui operano e di tradurre tutto ciò in pratiche incisive? E, al contrario, che cosa fa sì che, in altri casi, teorie e contesti non vengano interpretati in modo da risultare una piacevole composizione? La nostra ipotesi è che tra gli ingredienti che compongono tale raffinata ricetta vi siano le concezioni degli insegnanti e che quelle relative alla diversità giochino un ruolo sostanziale nel dipanarsi della vita scolastica dei diversi attori. Infatti, è necessario sottolineare “come l'azione educativa sia legata alla coerenza tra gli intenti che persegue e la loro realizzazione pratica, chiamando quindi in causa il problema della mediazione tra questi due passaggi logico-procedurali” (Agostinetto, 2013, p. 16). È proprio in questa operazione di lettura e traduzione che noi pensiamo accadano degli “errori”: occorre specificare che ci si riferisce, in questo contesto, a degli “errori che non sono percepiti come tali […] [e che, dunque,] difficilmente hanno la possibilità di essere esplicitati e assunti criticamente dalla persona che li compie” (Agostinetto, 2014, pp.73-74). La domanda che ne sorge assume, di conseguenza, un colore quasi retorico: dove poggiano tali errori? L’ipotesi è che alla base vi siano delle logiche irriflesse rispetto alle concezioni degli stessi insegnanti. Pertanto, l’attenzione per quanto riguarda la scelta del focus di ricerca si è concentrata sulla relazione tra le concezioni rispetto alla diveristà e le scelte pedagogiche degli insegnanti. Ciò determina una specifica attenzione orientata sul piano teorico: infatti, dopo una prima ricognizione bibliografica, è emersa una molteplicità di termini utilizzati dagli studiosi per riferirsi a concetti molto simili tra loro che richiede un lavoro di analisi e sistematizzazione volto a chiarire e specificare le diverse accezioni dei concetti, per proporre una riflessione significativa sul piano pedagogico». (Agostinetto & Bugno, 2016, p. 148-151). Inoltre, si è proceduto sul versante empirico: ritenendo fondamentale il nesso ricorsivo tra teoria e pratica sulla base di un approccio modellistico e assumendo a propria guisa un modello epistemologico particolarmente utile (Dalle Fratte, 1986, 2004), si sono indagate le caratteristiche della relazione tra la teoria pedagogica e le concezioni negli insegnanti. L’ambito contenutistico è stato quello della diveristà in prospettiva interculturale, sfera preliminarmente identificata e giustificata sul piano teorico, perché sia riconoscibile su quello empirico. Riguardo al livello empirico, tale relazione è stata esaminata utilizzando strumenti di analisi integrati a matrice qualitativa e coinvolgendo tre gruppi di dieci docenti di scuola primaria ciascuno, al fine di indagare se e in che modo le concezioni sulla diversità culturale hanno implicazioni sulla progettazione e sulle pratiche educativo-didattiche degli insegnanti. Abbiamo esaminato le concezioni "esplicite dirette" dei partecipanti attraverso interviste semi-strutturate, mentre quelle "indirette esplicite" sono state studiate grazie all'analisi documentale delle progettazioni. Inoltre, l'osservazione partecipante è stata utile per investigare le loro concezioni "implicite". L'analisi delle interviste è stata utile per definire le linee guida per le osservazioni partecipanti e i dati raccolti attraverso i tre strumenti di indagine hanno determinato argomenti e contenuti su cui gli insegnanti hanno discusso e riflettuto durante i focus group. «Tutto ciò appare estremamente rilevante, se si paragonano l’universo scolastico e quello astronomico, ovvero se si considera il tutto come una questione di delicati ma fondamentali equilibri, esattamente come il dipanarsi delle onde gravitazionali nello spazio-tempo che consentono, contemporaneamente, equilibrio e continuo, incantevole divenire» (Agostinetto & Bugno, 2016, pp. 148-151).
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Tavella, Stefania <1990&gt. "INCONTRIAMOCI: UN PROGETTO NELL'ULSS VENETA n.8 TRA MEDIAZIONE CULTURALE E SERVIZIO SOCIALE." Master's Degree Thesis, Università Ca' Foscari Venezia, 2015. http://hdl.handle.net/10579/6124.

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Abstract:
L'Italia, dal punto di vista migratorio, ha assistito dagli anni '70 a un'inversione di tendenza trasformandosi da paese di emigrazione a paese di immigrazione. L'importanza che il fenomeno migratorio andava assumendo negli anni nella nostra società e il costante aumento degli arrivi, ha comportato che negli anni '90 si cominciasse a rivalutare e ricalibrare le conoscenze e le competenze che il servizio sociale aveva maturato fino ad allora. Nella quotidianità professionale, l'assistente sociale si trova quindi sempre più in contatto con utenti provenienti da culture diverse dalla propria. É in questo contesto "multiculturale" che la collaborazione tra la figura professionale dell'assistente sociale e del mediatore linguistico-culturale appare quanto mai utile e preziosa. Una collaborazione e un legame che l'Ulss n.8 e la Cooperativa Una casa per l'uomo, attraverso il progetto "incontriamoci", intendono valorizzare con l'obiettivo di diffondere modelli teorici e strumenti di lavoro che aiutino a perseguire il fine dell'integrazione sociale della popolazione immigrata. In questa tesi si andranno quindi ad analizzare all'interno di tale progetto: obiettivi, modalità di attuazione e lavoro di collaborazione tra assistenti sociali e mediatori linguistico-culturali per andare a definirne, infine, punti di forza e criticità.
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De, Angelis Elena. "La traduzione come lettura ideale: il caso Educazione Siberiana di Nicolai Lilin." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2015. http://amslaurea.unibo.it/8911/.

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Abstract:
Questo elaborato nasce da un interesse personale, quello per il romanzo Educazione Siberiana e per l'autore Nicolai Lilin. Da qui è nata un'idea di analisi del romanzo da un punto di vista culturale e traduttologico, nonostante l'opera sia scritta in italiano. Il titolo dell'elaborato descrive la traduzione come lettura ideale: il traduttore, come figura che si pone tra due lingue e due culture, rappresenta infatti il lettore ideale di un'opera tradotta, poiché ha a disposizione le conoscenze della cultura di partenza e di quella di arrivo. Per questo motivo, è attraverso il suo lavoro che tale opera può essere trasmessa ad un lettore medio. Il lettore medio potenzialmente può non conoscere nulla della lingua e della cultura originaria. Come "russista" e studentessa di traduzione, madrelingua italiana, mi sono posta nella posizione di lettrice ideale, che dispone di un bagaglio culturale che va oltre la cultura che si acquisisce in base alle proprie origini. L'obiettivo di questa tesi è perciò quello di effettuare una rilettura del romanzo attraverso i realia, cioè termini e concetti che fanno riferimento ad aspetti propri di una cultura, in questo caso quella russa, per i quali spesso non esiste una traduzione ufficiale e che prevedono, da parte del traduttore, una grande conoscenza della cultura di partenza. Tuttavia mentre il lettore medio critica la veridicità dei racconti crudi e spesso violenti presenti nel romanzo, il traduttore-lettore ideale si rende conto di come alcuni realia della cultura russa siano stati riportati in maniera imprecisa nella lingua italiana. Si analizzeranno quindi i realia trattati in maniera imprecisa, i realia che funzionano e i linguaggi culturali dell'opera a partire dall'articolo di presentazione del romanzo e la sua trasposizione cinematografica.
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10

Marchetti, Tania. "Il dettato per i francofoni: disciplina linguistica e culturale." Bachelor's thesis, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, 2014. http://amslaurea.unibo.it/7119/.

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Abstract:
Negli ultimi anni, l’introduzione di tipologie alternative di dettato ha permesso di superare il dettato tradizionale, un esercizio che opprimeva gli studenti, angosciati dal timore dell’errore, segno indelebile che sanziona la mancata acquisizione di una regola ortografica, e scoraggiati a migliorare per l’inappropriata constatazione di colpevolezza, e che, in quanto tale, rischiava di essere eliminato dall'istituzione scolastica. Le nuove tipologie di dettato, contraddistinte da specifiche finalità e caratterizzate da modalità innovative, consentono, infatti, di rivalutare questo esercizio: da mero strumento di valutazione, diviene un pratico momento di apprendimento. L’errore non è più considerato come il marchio che, agli occhi dell’insegnante, contrassegna in modo permanente l’alunno. La nozione di positività che si associa all'errore riconosce lo sforzo compiuto dall'alunno nel ricorrere alle conoscenze linguistiche in suo possesso poiché, seppure il suo ragionamento non abbia portato a scegliere la forma ortografica corretta, l’attività mentale, che implicitamente ha voluto creare una connessione logica tra aspetti linguistici distinti, testimonia che lo studio della lingua non è e non richiede unicamente un ingente lavoro di memorizzazione, diversamente da ciò che si è sempre creduto. L’insegnante è dunque chiamato ad affiancare lo studente guidandolo nell'analisi dei singoli passaggi del suo ragionamento per indicare come dovrà risolvere il problema, in una futura occorrenza di quella espressione, e arrivare così ad automatizzare le conoscenze linguistiche. Inoltre, la recente valorizzazione del dettato ha attribuito altri pregi a questo insegnamento, quali l'acquisizione essenziale del rigore, della fiducia in se stessi e della modestia.
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Books on the topic "Educazione e mediazione culturale"

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Pano, Ana, and D. R. Miller. La geografia della mediazione linguistico-culturale. [Bologna, Italy]: DuPress, 2009.

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2

La mediazione linguistico culturale: Una prospettiva interazionista. Perugia: Guerra, 2009.

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3

La mediazione culturale: L'idea, le fonti, il dibattito. Roma: AVE, 1985.

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4

Museo e identità sociale: Proposte di mediazione culturale. Firenze: Le lettere, 2012.

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5

Antonio, Palazzo, Sturzo Luigi 1871-1959, and Maritain Jacques 1882-1973, eds. Mediazione culturale e impegno politico in Sturzo e Maritain. Milano: Massimo, 1985.

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6

Balsamo, Franca. Famiglie di migranti: Trasformazioni dei ruoli e mediazione culturale. Roma: Carocci, 2003.

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7

editor, Antonini Rachele, ed. La mediazione linguistica e culturale non professionale in Italia. Bologna: Bononia University Press, 2014.

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8

Medici di corte e informazione politica (Conference) (2012 : Rome, Italy) and Mediatori e agenti di transfer culturali nell'Europa della prima età moderna (Conference) (2014 : Rome, Italy), eds. Tramiti: Figure e strumenti della mediazione culturale nella prima età moderna. Roma: Viella, 2015.

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9

Soldati, Maria Grazia. Quando l'altrove è qui: Costruire spazi di mediazione culturale ed etnoclinica. Milano: FrancoAngeli, 2006.

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10

Tortarolo, Edoardo. La ragione interpretata: La mediazione culturale tra Italia e Germania nell'età dell'illuminismo. Roma: Carocci, 2003.

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Book chapters on the topic "Educazione e mediazione culturale"

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Dente, Carla. "Le Inns of Court : mediazione culturale tra legge, società e letteratura." In Mediazioni letterarie: itinerari, figure e pratiche. Pisa University Press, 2019. http://dx.doi.org/10.12871/97888333925786.

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2

Giovannelli, Laura. "The Vampyre di John William Polidori e lo spettro di Byron : luci e ombre di una mediazione culturale complessa." In Mediazioni letterarie: itinerari, figure e pratiche. Pisa University Press, 2019. http://dx.doi.org/10.12871/978883339257812.

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